Con le premesse che Kant ha posto (dal che la filosofia si è trasformata in una teoria della conoscenza), qualunque conoscenza per essere vera e raggiungere il vero ha bisogno del fenomeno empirico e di forme a priori dell'intelletto. Per questo la metafisica viene bollata come inconoscibile. Kant non dice che la metafisica (l'insieme delle conoscenze dell'essere e dei principi primi che sta "dietro" alle cose, che non è visibile, per così dire) ha oggetti impossibili, dice solo che arriva a delle antinomie, perchè studia cose che non hanno un supporto empiricamente testabile (cfr. Kant, Critica della Ragion Pura, I, 2, cap. 2: “L’antinomia della ragion pura”). Il risultato è questo, secondo me, che si torna a Tommaso d'Aquino, che propone invece una conoscenza diversa, che soprattutto non limita la conoscenza umana alla sola fisica o a modi fisici di conoscere, ma la estende alla metafisica. Infatti, Tommaso è capace di individuare la logica sostanziale, non solo formale e di conoscere le cose che l'uomo non vede a partire semplicemente dal ragionamento. Io non so chi in questo forum preferisce Kant, tuttavia devo dire che quando la filosofia mette un suo particolare elemento a fondamento del tutto, finisce per limitarsi da sola. Con San Tommaso abbiamo una concezione che mette Dio a base di tutte le cose, quindi una metafisica completa e totale, che analizza tutta la realtà. Da qui anche, secondo me, il carattere "monumentale" delle sue opere, che sono analisi dettagliate di tutta la realtà umana, dalla morale alla fisica, dalla conoscenza alle virtù. Invece, con Kant assistiamo ad un nuovo modo di fondare la filosofia, che la limita. Il principio assoluto di tutto non è più Dio, ma l'Io conoscente; per questo egli arriva all'agnosticismo metafisico. E poi limita il sapere umano a pochi settori, perchè se metti il trascendentale del Vero a base di tutto, escludi gli altri e riduci l'oggetto di studio a poche cose che riguardano la conoscenza e nulla di più.