Io preferisco che la Croce sia posta al centro (come sostenuto anche dal Card. Ratzinger in alcuni suoi scritti).
O sulla mensa (preferibilmente, secondo me), oppure sospesa in alto (come nel Duomo di Milano), ma comunque al centro.
Ecco cosa scrive precisamente il Card. Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, a proposito della croce sull'altare, nel libro La festa della fede. Saggi di teologia liturgica (Jaca Book, Milano, 1984)
2. Nella tradizione, Oriente e immagine della croce, e quindi orientamento cosmico e storico salvifico della devozione, erano amalgamati; nell'immagine della croce era a sua volta espressa secondo un'interpretazione forse dapprima puramente escatologica il memoriale della Passione, la fede nella resurrezione e la speranza della parusia, e quindi tutta la tensione del concetto cristiano del tempo, per cui il tempo degli astri è trasformato nel tempo dell'uomo e nel tempo di Dio, nel tempo che non è Dio, ma che Dio ha per noi. Lo sguardo alla croce compendia in sé, in qualche modo, anche la teologia dell'icona, che è una teologia dell'incarnazione e della trasfigurazione; di fronte all'assenza di immagini dell'Antico Testamento (e dell'Islam) il Nuovo Testamento mette in evidenza la novità nell'immagine di Dio, verificatasi nell'incarnazione del Figlio: Dio va incontro ai nostri sensi. Egli è rappresentabile nell'uomo che è suo Figlio
3. L'epoca postconciliare ha portato un calo dell'immagine, che si spiega con molte ragioni; non possiamo essere tranquilli. Non si dovrebbe ripristinare come cosa estremamente importante, il significato dell'immagine della croce e rispondere cosi alla costante incisiva di tutta la tradizione della fede?
Anche nell'attuale orientamento della celebrazione, la croce potrebbe essere collocata sull'altare in tal modo che i sacerdoti e i fedeli la guardino insieme. Nel canone essi non dovrebbero guardarsi, ma guardare insieme lui, il trafitto (Zc 12, 10; Ap 1, 7).
3. Suscita sempre in me una certa impressione il fatto che i nostri fratelli evangelici, nella trasformazione delle forme medioevali, hanno trovato un ben equilibrato rapporto tra la posizione degli antistiti e della comunità da un lato e la posizione comune in direzione della croce. Fin dai primissimi esordi, essi hanno dato un rilievo molto forte al carattere comunitario del culto e hanno così necessariamente marcato con energia l'ambito delle parti nelle quali antistite e comunità sono rivolti l'uno verso l'altra, mentre in passato, nella liturgia cattolica, esso consisteva soltanto in brevi conversioni per i saluti e per gli inviti a pregare. Ma nell'atto vero e proprio della preghiera ci si rivolge pur lì insieme all'immagine del crocifisso. Ritengo che dovremmo apprendere seriamente da questo. Nella preghiera non è necessario, non è anzi nemmeno conveniente, guardarsi l'uno con l'altro, e tanto meno nel ricevere la comunione. Dipenderà dalle disposizioni locali come si possa soddisfare a questi due punti di vista. Forse l'indicazione data al punto 2. può in molti casi aprire una soluzione pratica. In un uso esagerato e malinteso della "celebrazione rivolta al popolo" si è continuato a rimuovere la croce dal mezzo dell'altare perfino nella basilica di San Pietro a Roma, per non ostacolare la visuale tra il celebrante e il popolo. La croce sull'altare non è però un impedimento alla visuale, ma un punto comune di riferimento. Essa è l'iconostasi, che è scoperta, non ostacola l'andare l'uno verso l'altro, ma media e significa pure per tutti l'immagine che concentra e unisce i nostri sguardi. Ardirei addirittura la tesi che la croce sull'altare non è impedimento ma presupposto della celebrazione "versus populum". Diverrebbe così nuovamente ricca di significato la distinzione tra liturgia della parola e canone. Nella prima si tratta dell'annuncio, e pertanto di un indirizzo immediato, nell'altra di un'adorazione comune, nella quale noi tutti stiamo più che mai durante la invocazione "conversi ad Dominum": Rivolgiamoci al Signore; convertiamoci al Signore
Nel passo del libro del Card. Ratzinger che ho postato, il futuro Papa parla precisamente di uso esagerato e malinteso della celebrazione "versus populum che ha portato alla rimozione della croce dal centro dell'altare, facendo proprio l'esempio della basilica di San Pietro.Originally posted by Marcus@Aug 14 2006, 11:42 AM
Allora non mi sbagliavo, non l'ho mai letto... eppure vedo un certo terrore di solito nel mettere la croce al centro.
Perché, da persona saggia qual è, sa bene che una riforma seria non si improvvisa dall'oggi al domani, ma, per mille motivi, va fatta gradatamente, con pazienza. Vale per la riforma della curia, vale per una possibile riforma del Messale, vale anche per l'apparato liturgico.Originally posted by Marcus@Aug 14 2006, 11:48 AM
Non mi permetto di scrivere nemmeno una virgola contro Sua Santità... ma... se lo pensa, perchè poi nel concreto non ordina il ripristino della croce, delle sette candelele dei busti sull'altare?