Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: La Settimana Autentica (Santa) nel rito ambrosiano

  1. #1
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    Ultima modifica di Ambrosiano; 20-04-2022 alle 19:24

  2. #2
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    Ultimi SEI giorni di Quaresima.

    (Selezionare le didascalie sottolineate per accedere al testo delle celebrazioni liturgiche relative).
    Citazioni dal sito della Diocesi e dal Messale ambrosiano quotidiano.

    Sabato "in traditione Symboli"

    Pur non facendone parte in senso stretto, l'ultimo sabato di Quaresima già introduce nell'atmosfera della Settimana Santa. Il colore liturgico infatti è già il rosso.

    E' il giorno in cui sin dai tempi di S. Ambrogio veniva consegnato ai catecumeni il Simbolo della Fede cioè il Credo affinchè potessero impararlo a memoria.

    La Liturgia è totalmente focalizzata sul tema della trasmissione della fede nella Chiesa, processo emblematicamente rappresentato dal rito della consegna del Simbolo.

    Domenica delle Palme

    È la domenica che apre la Settimana Autentica.
    La tradizione ambrosiana prevede due celebrazioni eucaristiche:
    • la Messa per la benedizione delle Palme, solitamente congiunta alla liturgia processionale.
      La liturgia della parola è focalizzata sull'ingresso del Signore in Gerusalemme, la visione profetica di Zaccaria e l'inno della lettera ai Colossesi a Cristo, Capo della Chiesa e primogenito dei risorti.
    • la Messa del giorno.
      Al Vangelo della cena di Betania, svoltasi il sesto giorno prima della Pasqua, sono connessi il quarto cantico del servo del Signore e l'invito della lettera agli Ebrei a tenere fisso lo sguardo su Colui che si sottopose alla Croce.

    Le prime tre ferie

    • Il Lunedì viene richiamata dal Vangelo la tensione spirituale con cui la Sposa deve muovere incontro al suo Signore.

    Dal martedì fino alla Veglia pasquale (con la parentesi della Messa crismale) inizia la lettura praticamente ininterrotta, rispettando la scansione temporale degli avvenimenti narrati, dei capitoli 26, 27 e inizio 28 del Vangelo di Matteo.

    • Il Martedì la decisione del Sinedrio di arrestare Gesù
    • Il Mercoledì l'accordo di Giuda con i sommi sacerdoti per la consegna di Gesù.

    A fianco dei Vangeli vengono letti Giobbe (in cui si delinea la tipologia cristologica dell'uomo giusto, colpito dal male, ma giustificato da Dio) e Tobia (in cui attraverso le vicende di Sara, Tobia e Tobi, si adombra l'unione del Cristo con la Chiesa - anno I - e si stabilisce una nuova figura di giusto sofferente, che Dio stabilisce in pienezza di vita - anno II).

    Giovedì al mattino

    In Duomo si celebra la Messa crismale, che il Vescovo concelebra con i presbiteri e durante la quale consacra il Sacro Crisma e benedice gli altri Olii. E' considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del Vescovo, un segno della stretta unione dei presbiteri con lui e una privilegiata epifania della Chiesa particolare. Infatti, questa celebrazione manifesta la Chiesa locale come corpo di Cristo, organicamente strutturato, che nei vari ministeri e carismi esprime, per la grazia dello Spirito, i doni nuziali di Cristo alla sua sposa pellegrina nel mondo.

    Nelle parrocchie è prevista una Liturgia della parola articolata in due pericopi veterotestamentarie tratte da Daniele e dal libro della Sapienza, il cui contenuto cristologico è evidente e fondato sul saldo principio che "tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà".
    Ultima modifica di Ambrosiano; 02-04-2014 alle 19:37

  3. #3
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    TRIDUO PASQUALE

    (Selezionare le didascalie sottolineate per accedere al testo delle celebrazioni liturgiche relative).
    Citazioni dal sito della Diocesi e dal Messale ambrosiano quotidiano.


    Forse non tutti sanno che la Pasqua inizia la sera del Giovedì santo con la celebrazione dell’Eucaristia “infra vesperas”. Molti fedeli, facendo riferimento al vecchio modo di celebrare la Settimana santa considerano tutto il Giovedì santo come il primo giorno del Triduo Pasquale, mentre è l’ultimo giorno della Quaresima, fino a sera quando inizia il Triduo del Cristo crocifisso (venerdì), sepolto (sabato) e risorto (domenica).

    C'è una profonda unitarietà nelle principali celebrazioni del Triduo, caratterizzata da una sguardo contemplativo su tutto il Mistero e sulle sue drammatiche sequenze. E’ necessario mettere in particolare rilievo la Lectio continua del Vangelo di Matteo (Matteo 26,17-28,7 ), valorizzando in tal senso, là dove è possibile, anche la Liturgia della Parola del sabato santo mattina, vera e autentica celebrazione del mistero della discesa agli inferi del Signore.

    Le cinque sequenze del racconto matteano sono quindi il punto di riferimento per le cinque celebrazioni (giovedì sera, venerdì pomeriggio e sera, sabato mattina, veglia pasquale).

    Celebrazione vespertina "nella Cena del Signore".

    La celebrazione introduttiva al Triduo è la più delicata: farne una esclusiva commemorazione dell’istituzione dell’Eucaristia è certamente riduttivo, soprattutto nel nostro Rito.

    Il cuore della celebrazione non è neanche la lavanda dei piedi, che trova il suo luogo ideale o all’inizio della celebrazione serale, come avviene in cattedrale, o nel pomeriggio in un’apposita celebrazione. E’ noto a tutti che S. Ambrogio compiva la lavanda dei piedi, non il giovedì santo, ma la notte di Pasqua e che erano i nuovi battezzati i soggetti di questo rito. Il Vescovo, nella notte più importante dell’anno, lavava i piedi ai più piccoli, agli ultimi arrivati alla Chiesa!
    (Se fatto all'inizio della celebrazione, il rito della lavanda dei piedi nella liturgia ambrosiana, a differenza di quella romana, è comunque completamente staccato dalla Messa «in cena Domini» e ha un carattere quasi privato.)

    L’obiettivo globale è il primo tratto della Passione del Signore, da vivere come contemplazione del dono che il Signore Gesù ha fatto di se stesso, non senza mestizia per le congiure e i tradimenti di cui è fatto oggetto.

    La messa "in cena Domini" secondo la liturgia ambrosiana si caratterizza in effetti come primo atto commemorativo della Passione del Signore, contesto storico nel quale trova pertinente collocazione anche il ricordo della istituzione dell'eucaristia.

    Infatti come brano evangelico viene proclamata la prima sezione della passione secondo Matteo, dall'ultima cena al rinnegamento di Pietro, quando il gallo canta e sta ormai spuntando il nuovo giorno: la celebrazione vespertina ambrosiana vuole così ricalcare la successione cronologica degli avvenimenti del primo giovedì santo.

    Durante questa celebrazione è obbligatorio l'utilizzo della Preghiera Eucaristica V ambrosiana.

    Venerdì Santo
    Il Venerdì Santo sono previste due momenti liturgici:
    • La celebrazione della Passione del Signore.
      E' caratterizzata da tre momenti forti:
      • L'annuncio della Morte del Signore
        Se la celebrazione vespertina del Giovedì santo commemora il primo atto della Passione del Signore, quella del Venerdì ne è la naturale continuazione nonché il compimento, e trova il suo vertice nell'annuncio della morte di Cristo in croce, con la lettura della passione secondo Matteo dal punto in cui era stata interrotta la sera precedente.
      • L'adorazione della Croce
        L'immagine del crocifisso viene portata solennemente su un cuscino verso l'altare maggiore: per tre volte la croce viene innalzata, mentre si canta l'antifona "Ecce lignum Crucis in quo salus mundi pependit" (= ecco il legno della croce, al quale fu appeso il salvatore del mondo) e per tre volte tutti si inginocchiano davanti a essa in adorazione. Nuovamente la Croce, dopo essere stata deposta sui gradini dell'altare, viene adorata con tre genuflessioni e con un bacio di venerazione all'immagine del crocifisso.
      • La preghiera universale
        In cui solennemente si prega per le necessità della Chiesa e del Mondo.

    • La celebrazione vespertina "nella deposizione del Signore"
      Si incentra sulla pericope evangelica di Matteo 27, 57-61. Questa celebrazione si pone come momento cultuale con cui proficuamente concludere eventuali momenti di preghiera comunitaria alla sera del Venerdì, permettendo di integrare nell'ordinamento liturgico del Triduo anche pratiche devozionali profondamente radicate nella realtà ecclesiale.

    Sabato Santo

    La tradizione ambrosiana proclama al mattino la pericope evangelica relativa all'invio delle guardie al Sepolcro.

    Veglia Pasquale

    Caratterizzata dalla benedizione del fuoco nuovo, dall'accensione del Cero pasquale, dal canto del Preconio da parte del Diacono o Sacerdote, da sei letture veterotestamentarie intercalate da salmelli ed orazioni, dal triplice annuncio della Resurrezione, da tre letture neotestamentarie (Atti, lettera ai Romani e Vangelo di Matteo), e dalle liturgie battesimali a cui segue la liturgia Eucaristica e la benedizione finale.

    Dopo l'ultima lettura veterotestamentaria, chi presiede la Veglia (l'Arcivescovo, con in capo la mitra e in mano il pastorale), canta per tre volte e in tono sempre più alto, dai tre lati dell'altare, l'annuncio della Risurrezione: "Cristus Dominus resurrexit!", a cui i fedeli rispondono acclamando "Deo gratias!".

    Non quindi il canto del "Gloria", come nella veglia pasquale di rito romano, ma il triplice annuncio proclamato dall'altare e che dall'altare si diffonde in tutte le direzioni, sta a indicare che la veglia pasquale ambrosiana è giunta al suo momento centrale.

    Il triplice "Cristus Dominus resurrexit" della tradizione milanese trova un interessante parallelo nell'analoga proclamazione con cui anche nella liturgia bizantina si annuncia la risurrezione di Cristo: è un uso antichissimo che risale alla liturgia di Gerusalemme del secolo V-VI e che attualmente il solo rito ambrosiano conserva fra le liturgie occidentali.

    Durante questa celebrazione è obbligatorio l'utilizzo della Preghiera Eucaristica VI ambrosiana.

    Domenica di Pasqua "nella Resurrezione del Signore"

    Nel giorno di Pasqua, durante tutta l'ottava o settimana "in Albis" e nel giorno di Pentecoste, accanto alla "Messa nel giorno" è proposta anche una "Messa per i battezzati".
    Ultima modifica di Ambrosiano; 26-03-2021 alle 22:28

  4. #4
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    SABATO DELLA V SETTIMANA DI QUARESIMA “IN TRADITIONE SYMBOLI”


    ALL’INGRESSO
    Hai promulgato, o Dio, i tuoi precetti
    da custodire fedelmente;
    che la mia vita si compia
    osservando la tua volontà.
    È dolce il tuo giogo, o umile Signore,
    il tuo carico è lieve, o mite Salvatore.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    O Dio clemente e fedele, che crei l’esistenza dell’uomo e la rinnovi, guarda con favore al popolo che ti sei eletto e chiama senza mai stancarti alla tua alleanza nuove generazioni perché, secondo la tua promessa, si allietino di ricevere in dono quella dignità di figli di Dio che supera, oltre ogni speranza, le possibilità della loro natura. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

    oppure:

    La tua grazia, o Dio di santità, discenda come soave rugiada sui nostri cuori e ci doni di accostarci ai tuoi misteri con animo puro perché nelle solenni celebrazioni di questi giorni ti possiamo offrire un più degno servizio. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    LETTURA
    Lettura del libro del Deuteronomio (6, 4-9)
    Ascolta. Israele: unico è il Signore.

    In quei giorni. Mosè parlò al popolo dicendo: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».
    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 77 (78)

    R. Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri.

    Ciò che abbiamo udito e conosciuto
    e i nostri padri ci hanno raccontato
    non lo terremo nascosto ai nostri figli,
    raccontando alla generazione futura
    le azioni gloriose e potenti del Signore
    e le meraviglie che egli ha compiuto. R.

    Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe,
    ha posto una legge in Israele,
    che ha comandato ai nostri padri
    di far conoscere ai loro figli. R.

    Perché la conosca la generazione futura,
    i figli che nasceranno.
    Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,
    perché ripongano in Dio la loro fiducia
    e non dimentichino le opere di Dio,
    ma custodiscano i suoi comandi. R.


    EPISTOLA
    Lettura di san Paolo apostolo agli Efesini (6, 10-19)
    State saldi: attorno ai fianchi. la verità.

    Fratelli, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
    Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me, affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con franchezza il mistero del Vangelo.
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Onore e gloria a te, Cristo Signore!
    Noi annunciamo Cristo,
    potenza di Dio e sapienza di Dio.
    Onore e gloria a te, Cristo Signore!


    VANGELO
    Lettura del Vangelo secondo Matteo (11, 25-30)
    Padre, hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

    In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
    Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Dio, custodisci e santifica il tuo popolo.
    Signore, siamo divisi: rendici uniti!
    Libera chi è schiavo dei tuoi nemici
    perché tutti sappiano che sei il nostro Dio.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    O Dio, che rinnovi il mondo con misteri ineffabili, fa’ crescere la tua Chiesa secondo gli eterni disegni e non lasciarle mancare mai il tuo aiuto nel tempo. Per Cristo nostro Signore.


    Si dice il Credo.


    SUI DONI
    O Dio vivo e vero, che nel battesimo rinnovi per la vita eterna quanti professano la fede nel tuo nome, accetta i doni e le preghiere dei tuoi figli che in te ripongono ogni speranza; esaudisci i loro giusti desideri e concedi il perdono delle colpe. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta celebrarti sempre, qui e in ogni luogo, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
    In questo tempo di grazia tu non ti stanchi di illuminare i tuoi figli con l’annunzio gioioso della salvezza e di sostenerli con la tua misericordia perché conoscano la tua legge di vita e abbiano forza di compierla con amore.
    Riconoscenti per questo tuo dono, uniti agli angeli e ai santi, eleviamo a te un inno di lode: Santo, santo, santo…


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Tu che conosci i segreti dei cuori
    lavami nel tuo sangue dalla colpa.
    Signore, dammi tempo di pentirmi
    e di invocare: «Ho peccato, perdonami».


    ALLA COMUNIONE
    Piegàti dalla fatica,
    veniamo a te, Signore:
    ristora il tuo popolo.
    Da’ la tua vita alle anime nostre
    perché diventiamo tuoi figli.


    DOPO LA COMUNIONE
    O Dio, Padre santo, il mistero cui abbiamo partecipato ci doni di rivivere la passione redentrice e di condividere la gloria di Cristo risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 08-04-2017 alle 21:43

  5. #5
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    DOMENICA DELLE PALME (Messa nel giorno)

    Liturgia vigiliare vespertina

    RITO DELLA LUCE
    Se la notte mi avvolge,
    il Signore sarà la mia luce.
    Egli difenderà le mie ragioni,
    mi trarrà dalle tenebre.
    Nel fulgore del suo giudizio
    mi renderà giustizia.
    Egli difenderà le mie ragioni,
    mi trarrà dalle tenebre.
    Se la notte mi avvolge,
    il Signore sarà la mia luce.
    Egli difenderà le mie ragioni,
    mi trarrà dalle tenebre.

    INNO
    Magnum salútis gáudium!
    Laetétur omne sacéculum:
    Iesus redèmptor géntium
    sanávit orbem lánguidum.

    Sex ante Paschae férias
    advénit in Bethániam,
    ubi pie post triduum
    resuscitávit Lázarum.

    Nardi María pístici
    sumpsit libram mox óptimi,
    unxit beátos Dómini
    pedes rigándo lácrymis.

    Post haec lugális ásinae
    Iesus, supérmus arbiter,
    pullo sedébat, inclitam,
    pergébat Ierosólimam.

    O quam stupénda pietas!
    Mira Dei cleméntia!
    Sessor asélli fieri
    dignátur auctor saéculi.

    Honor, decus, impérium
    sit Trinitá únicae,
    Patri, Nato, Paráclito,
    per infinita saécula. Amen.
    Gran giorno, immenso gaudio!
    Le genti si rallegrino:
    Gesù ha redento i popoli,
    ha risanato gli uomini.

    La Pasqua era ormai prossima
    quando arrivò a Betania,
    e fece là risorgere
    il morto amico Lazzaro.

    Maria versò un balsamo
    da un vaso preziosissimo
    e gli unse i piedi, tenera,
    di lacrime bagnandoli.

    Poi su un puledro d’asina
    seduto avanza umile,
    il Figlio dell’Altissimo
    Gerusalemme visita.

    Divino amor mirabile!
    Clemenza senza limiti!
    Colui che il mondo domina
    per noi cavalca un asino.

    Onore, osanna e gloria
    a te, Signore altissimo,
    al Padre e al Santo Spirito
    nei secoli dei secoli. Amen.
    Radioso sorge il giorno di salvezza
    che l’universo allieta:
    viene Gesù Redentore e risana
    il mondo estenuato.

    Tra pochi giorni è Pasqua: a Betania
    cena il Signore, assorto.
    Triste è il convito, Lazzaro
    sta, redivivo, a mensa.

    Ecco, amorosa e grata,
    Maria sul capo del Signore effonde
    prezioso profumo, e dell’effluvio
    tutta la casa odora.

    Il Sovrano dei secoli
    volge i suoi passi alla città di Davide;
    è pacifico e mite il suo trionfo:
    su un asinello siede.

    O sorprendente amore,
    o clemenza mirabile!
    Il Creatore di tutto, eterno Re,
    umile e povero viene,

    Lode e onore cantiamo
    al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo,
    unico Dio, Trinità beata,
    che senza fine glorioso regna. Amen.

    RESPONSORIO
    Signore, mio Dio, forza della mia salvezza,
    proteggi il mio capo
    nel giorno della lotta.
    Non soddisfare i desideri degli empi,
    non favorire le loro trame, non abbandonarmi
    nel giorno della lotta.

    LETTURA VIGILIARE
    Lettura del Vangelo secondo Giovanni (2, 13-22)

    In quel tempo. Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e il Signore Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
    Lode e onore a te, Cristo Signore, nei secoli dei secoli.


    SALMELLO
    Santo, santo, santo
    il Signore Dio, l’Onnipotente,
    che era, che è e che viene.
    Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
    lode al nostro Dio,
    che era, che è e che viene.

    ORAZIONE
    Con lo splendore della tua grazia, o Signore, illumina noi che celebriamo la festività odierna con fede e venerazione. Tu che sei Dio, e vivi e regni con il Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    LETTURA, CANTO AL VANGELO E VANGELO
    come per la Messa nel giorno

    Dopo la Comunione si canta il Magnificat con la relativa antifona e i tre Kyrie finali.


    ANTIFONA AL MAGNIFICAT
    «Questa donna, versando sul mio capo olio profumato, *
    lo ha fatto in vista della mia sepoltura».


    Messa nel giorno


    ALL’INGRESSO
    Nel nome del Signore
    ogni ginocchio si pieghi
    in cielo, in terra e negli inferi;
    perché il Signore si è fatto obbediente
    fino alla morte e alla morte di croce.
    Per questo proclamiamo:
    «Gesù Cristo è Signore
    nella gloria di Dio Padre».


    Non si dice il Gloria.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    Tu ci rinnovi, o Padre, per la beata passione del tuo Unigenito fatto nostro fratello; conserva in noi l’azione della tua misericordia perché celebrando questo mistero ti offriamo in ogni tempo la nostra vita. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    LETTURA
    Lettura del profeta Isaia (52, 13 – 53, 12)
    Il quarto cantico del servo del Signore: l’uomo dei dolori che ben conosce il patire.

    Così dice il Signore Dio:
    «Ecco, il mio servo avrà successo,
    sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
    Come molti si stupirono di lui
    – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
    e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
    così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
    i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
    poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
    e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
    Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
    A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
    È cresciuto come un virgulto davanti a lui
    e come una radice in terra arida.
    Non ha apparenza né bellezza
    per attirare i nostri sguardi,
    non splendore per poterci piacere.
    Disprezzato e reietto dagli uomini,
    uomo dei dolori che ben conosce il patire,
    come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
    era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
    Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
    si è addossato i nostri dolori;
    e noi lo giudicavamo castigato,
    percosso da Dio e umiliato.
    Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
    schiacciato per le nostre iniquità.
    Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
    per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
    Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
    ognuno di noi seguiva la sua strada;
    il Signore fece ricadere su di lui
    l’iniquità di noi tutti.
    Maltrattato, si lasciò umiliare
    e non aprì la sua bocca;
    era come agnello condotto al macello,
    come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
    e non aprì la sua bocca.
    Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
    chi si affligge per la sua posterità?
    Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
    per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
    Gli si diede sepoltura con gli empi,
    con il ricco fu il suo tumulo,
    sebbene non avesse commesso violenza
    né vi fosse inganno nella sua bocca.
    Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
    Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
    vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
    si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
    Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
    e si sazierà della sua conoscenza;
    il giusto mio servo giustificherà molti,
    egli si addosserà le loro iniquità.
    Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
    dei potenti egli farà bottino,
    perché ha spogliato se stesso fino alla morte
    ed è stato annoverato fra gli empi,
    mentre egli portava il peccato di molti
    e intercedeva per i colpevoli».
    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 87 (88)

    R. Signore, in te mi rifugio.

    Signore, Dio della mia salvezza,
    davanti a te grido giorno e notte.
    Giunga fino a te la mia preghiera,
    tendi l’orecchio alla mia supplica. R.

    Io sono sazio di sventure,
    la mia vita è sull’orlo degli inferi.
    Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa,
    sono come un uomo ormai senza forze.
    Sono libero, ma tra i morti. R.

    Hai allontanato da me i miei compagni,
    mi hai reso per loro un orrore.
    Sono prigioniero senza scampo,
    si consumano i miei occhi nel patire.
    Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
    verso di te protendo le mie mani. R.


    EPISTOLA
    Lettera agli Ebrei (12, 1b-3)
    Tenete fisso lo sguardo su Gesù, che si sottopose alla croce.

    Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Quando sarò elevato da terra,
    io attirerò tutti a me, dice il Signore.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


    VANGELO
    Lettura del Vangelo secondo Giovanni (11, 55 – 12, 11)
    Sei giorni prima della Pasqua, la cena di Betània: lo ha fatto per la mia sepoltura.

    In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.
    Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
    Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Fratelli, seguiamo il cammino di Cristo
    che conduce a salvezza.
    Egli morì per noi, lasciando un esempio.
    Sulla croce portò nel suo corpo i nostri peccati
    perché, morendo alla colpa,
    risorgessimo alla vita di grazia.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    O Dio infinitamente misericordioso, che hai salvato il genere umano con la morte del tuo dilettissimo Figlio, dona alla Chiesa che celebra fedelmente il mistero della Pasqua la pienezza della tua gioia. Per Cristo nostro Signore.


    Si dice il Credo


    SUI DONI
    Il popolo dei credenti sia santificato, o Padre, dall’offerta di questo sacrificio che ci ha riconciliato con te quando eravamo lontani dalla tua amicizia. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
    Cristo tuo Figlio, il giusto che non conobbe la colpa, accettò di patire per noi e, consegnandosi a una ingiusta condanna, portò il peso dei nostri errori. La sua morte ha distrutto il peccato, la sua risurrezione ha ricreato la nostra innocenza.
    Per questo mistero d’amore, uniti agli angeli e ai santi cantiamo con voce unanime l’inno della tua gloria: Santo, santo, santo…


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    «Se avete sete, venite a quest’acqua
    - così dice il Signore -.
    Nessun timore, se poveri siete:
    saziatevi di gioia».


    ALLA COMUNIONE
    Nel Figlio del suo amore
    tutto dal nostro Dio ci fu donato.
    Il sangue del Signore
    ogni peccato nostro ci ha lavato.
    Perdona il nostro errore,
    medica le ferite del peccato.


    DOPO LA COMUNIONE
    I misteri che abbiamo celebrato ci rendano santi, o Dio vivo e vero, e ci dispongano a ricevere la grazia di questi giorni pasquali. Per Cristo nostro Signore.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 26-03-2021 alle 15:14

  6. #6
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    DOMENICA DELLE PALME

    Messa per la benedizione delle Palme

    Prima forma: processione
    All’ora stabilita, i fedeli si radunano in una chiesa succursale o in altro luogo adatto, fuori della chiesa verso la quale si dovrà dirigere la processione. I fedeli portano i rami di ulivo o di palma. Il sacerdote e i ministeri, indossate le vesti di colore rosso richieste per la celebrazione della messa, si recano al luogo dove si è radunato il popolo. Il sacerdote può indossare il piviale, che deporrà dopo la processione per indossare la casula. Si esegue un canto adatto.


    Il sacerdote inizia la celebrazione dicendo:

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
    Amen.
    La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
    E con il tuo spirito.
    oppure

    La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo, siano con tutti voi.
    E con il tuo spirito.
    oppure

    Il Signore sia con voi.
    E con il tuo spirito.
    Il sacerdote, o un altro ministro, rivolge ai fedeli una breve esortazione per illustrare il significato del rito e per esortarli a una partecipazione attiva e consapevole. Lo può fare con queste parole o con altre simili:

    Fratelli carissimi, questa assemblea liturgica è preludio alla pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando fin dall’inizio della Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione.
    Con fede viva accompagniamo il nostro Salvatore nel suo ingresso alla città santa e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce per essere partecipi della sua risurrezione.


    Dopo questa esortazione il sacerdote dice a mani giunte la seguente

    ORAZIONE
    Benedici, o Dio, questi rami di ulivo (e di palma) e fa’ che la celebrazione di oggi si compia e si perfezioni nell’amore che ci introduce nel piano della tua misericordia e solo ci dona di riportare vittoria sul Maligno che ci opprime. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.

    Il sacerdote, secondo l’opportunità, mette l’incenso nel turibolo e lo benedice. Poi asperge (e incensa) gli ulivi e le palme senza dire alcuna formula.
    Se i fedeli non avessero già in mano i rami di ulivo e di palma, il sacerdote li distribuisce al clero, ai ministri e ai fedeli. In questo caso si canta quanto segue, ripetendo, se è necessario, i versetti e le antifone I e II, o un altro canto adatto.


    ANTIFONA I
    I fanciulli cantavano le tempio e dicevano:
    «Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
    Osanna nell’alto dei cieli».

    oppure:
    ANTIFONA II
    Gran folla venne alla festa
    e a Cristo tendevano rami di palma,
    a lui acclamavano con voci di gioia:
    «Benedetto colui che viene
    nel nome del Signore».


    SALMO
    dal Salmo 118 (119), 1-9

    Beato chi è integro nella sua via *
    e cammina nella legge del Signore.
    Beato chi custodisce i suoi insegnamenti *
    e lo cerca con tutto il cuore.
    Non commette certo ingiustizie *
    e cammina nelle sue vie.
    Tu hai promulgato i tuoi precetti *
    perché siano osservati interamente.
    Siano stabili le mie vie *
    nel custodire i tuoi decreti.
    Non dovrò allora vergognarmi, *
    se avrò considerato tutti i tuoi comandi.
    Ti loderò con cuore sincero,
    quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
    Voglio osservare i tuoi decreti: *
    non abbandonarmi mai.
    Gloria al Padre e al Figlio *
    e allo Spirito Santo.
    Come era nel principio e ora e sempre *
    nei secoli dei secoli. Amen.
    Al termine si ripete l’antifona I o II.

    Per dare l’avvio alla processione, il sacerdote, o un altro ministro, può fare un’esortazione con queste parole o con altre simili:
    Imitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e avviamoci in letizia.

    Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la messa. Se si usa l’incenso, precedono i ministranti con il turibolo e con l’incenso, segue il crocifero con la croce ornata a festa; ai suoi lati, due ministranti con le candele accese; poi il sacerdote con i ministri e i fedeli con in mano i rami benedetti. Durante la processione la schola e il popolo eseguono le antifone seguenti, o altri canti adatti alla celebrazione.


    ANTIFONA III
    Riconosceva con gioia la folla
    che Gesù aveva richiamato Làzzaro a vita.
    Perciò gli andò incontro
    con rami di palma
    gridando a gran voce:
    «Osanna al Re di Israele.
    Benedetto colui che viene
    nel nome del Signore.
    Osanna nell’alto dei cieli».

    ANTIFONA IV
    Il cielo si è fatto vicino e tu,
    Signore pietoso,
    senza lasciare il tuo trono
    sei disceso sulla terra.
    Tu vieni a noi, Salvatore del mondo,
    su mite asinello.
    Ti corrono incontro i fanciulli con rami di palma
    e cantano le tue lodi.
    Benedetto sei tu
    che vieni volontariamente a soffrire
    per il nostro riscatto.
    A te, Signore, sia gloria.

    ANTIFONA V
    Con rami di ulivo
    i fanciulli ti acclamano gioiosi.
    Anche noi ti cantiamo il nostro osanna.
    Abbi pietà di noi, Signore.

    ANTIFONA VI
    Venite tutti ad adorare il Re dell’universo:
    sei giorni mancano alla tua passione.
    Viene il Signore nella sua città,
    secondo le Scritture.
    Accorrono lieti i fanciulli,
    si stendono a terra i mantelli.
    In alto levando l’ulivo
    acclamiamo a gran voce:
    «Osanna nell’alto dei cieli.
    Benedetto tu sei che vieni al tuo popolo:
    abbi di noi pietà».

    ANTIFONA VII
    Un inno cantiamo al tuo nome, Signore,
    o Re di Israele.
    Risplende la gloria divina
    e ricolma i cieli e la terra.
    Sei tu, benedetto, che vieni
    nel nome eterno di Dio.

    ANTIFONA VIII
    Osanna nell’alto dei cieli!
    Benedetto colui che vienenel nome del Signore.
    Osanna nell’alto dei cieli!

    ANTIFONA IX
    Il Signore è Dio,
    e fa risplendere su noi la sua luce.

    ANTIFONA X
    Preparate la festa
    con rami frondosi
    fino ai lati dell’altare.

    ANTIFONA XI
    Tu sei il mio Dio,
    io ti voglio lodare.
    Tu sei il mio Dio,
    io ti voglio esaltare.

    ANTIFONA XII
    Ti ringrazio perché mi hai esaudito
    e sei stato la mia salvezza.

    ANTIFONA XIII
    Lodate il Signore perché è buono,
    ed eterno è il suo amore.




    INNO
    Magnum salútis gáudium!
    Laetétur omne saéculum:
    Iesus Redémptor géntium
    sanávit orbem lánguidum.

    Sex ante Paschae férias
    advénit in Bethániam:
    ubi pie post triduum
    resuscitávit Lázarum.

    Nardi Maria pistici
    sumpsit libram mox óptimi,
    unxit beátos Dómini
    pedes rigándo lácrymis.

    Post haec iugális ásinae
    Iesus, supérnus árbiter,
    pullo sedébat, inclytam
    pergébat Ierosólymam.

    O quam stupénda pietas!
    Mira Dei cleméntia!
    Sessor asélli fieri
    dignatus auctor saéculi.

    Olim prophéta praéscius
    praedixit almo Spiritu:
    «Exsúlta, dicens, filia
    Sion, satis et iúbila.

    Rex ecce tuus húmilis,
    noli timére, véniet
    pullum iugális résidens,
    tibi benignus, pátiens».

    Ramos viréntes súmpserat
    palma recisos ténera
    turba, procéssit óbviam
    Regi perénni plúrima.

    Coetus sequens, et praévius,
    sanctóque plenus Spiritu
    clamábat: «In altissimis
    hosánna David Filio».

    Quidam solútis stróphiis
    viam tegébant véstibus,
    plurésque flore cándido
    Iter parábant Dómino.

    Ad cuius omnis civitas
    commóta ingréssum trémuit,
    hebraéa proles áurea
    laudes ferébat débitas.

    Nos ergo tanto Iúdici
    currámus omnes óbviam,
    palmas geréntes glóriae
    mente canámus sóbria.

    Honor, decus, impérium
    sit Trinitáti únicae,
    Patri, Nato, Paráclito
    Per infinita saècula. Amen.
    Gran giorno, immenso gaudio!
    Le genti si rallegrino:
    Gesù ha redento i popoli,
    ha risanato gli uomini.

    La Pasqua era ormai prossima
    quando arrivò a Betania,
    e fece là risorgere
    il morto amico Lazzaro.

    Maria versò un balsamo
    da un vaso preziosissimo
    e gli unse i piedi, tenera,
    di lacrime bagnandoli.

    Poi su un puledro d’asina
    seduto avanza umile,
    il Figlio dell’Altissimo
    Gerusalemme visita.

    Divino amor mirabile!
    Clemenza senza limiti!
    Colui che il mondo domina

    per noi cavalca un asino.

    I tuoi profeti videro
    ed ispirati dissero:
    «Di Sion figlia giubila
    con gioia incontenibile!

    A te verrà magnanimo
    il sommo re pacifico:
    tu non temere, accoglilo!
    È mite e clementissimo».

    Le turbe pronte accorrono
    e attorno gli si stringono,
    tagliando via dagli alberi
    i rami ancora teneri.

    E quanti lo accompagnano,
    sospinti dallo Spirito:
    «Osanna», insieme gridano
    «a te, Figlio di Davide!».

    La via alcuni coprono
    con vesti che distendono;
    molti con fiori candidi
    il suo cammino adornano.

    Commossa Sion s’agita,
    al suo ingresso trepida;
    fanciulli a lui innalzano
    le lodi che gli spettano.

    Noi pure a tanto Giudice
    incontro andiamo fervidi:
    ulivi e palme s’alzino
    e i cuori a lui si prostrino.

    Onore, osanna e gloria
    a te, Signore altissimo,
    al Padre e al Santo Spirito
    nei secoli dei secoli. Amen.
    Terminata la processione, i ministranti con la croce e con le candele accese di fermano al limite del presbiterio, rivolti verso i fedeli; il clero e i ministranti si dispongano su due file rivolte l’una verso l’altra, e il sacerdote, in centro, sta rivolto verso la croce. Si cantano nel modo solito i 12 Kyrie, eleison, con la seguente antifona.

    ANTIFONA
    Benedetto colui che viene
    nel nome del Signore.
    Osanna nell’alto dei cieli!
    Gloria al Padre e al Figlio
    e allo Spirito santo.
    Come era nel principio, e ora e sempre,
    nei secoli dei secoli. Amen.
    Benedetto colui che viene
    nel nome del Signore.
    Osanna nell’alto dei cieli!


    Mentre si canta il Gloria al Padre tutti fanno inchino alla croce: terminata la prima parte del Gloria fanno inchino al sacerdote e procedono all’altare. Il sacerdote si reca alla sede e dice la seguente orazione:


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    O Dio forte e santo, distruggi i nostri peccati e disponi i cuori ad attendere con fede il Signore che viene; donaci la grazia di agire nella tua giustizia e di conseguire la palma della vittoria. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    LETTURA
    Lettura del profeta Zaccaria (9, 9-10)
    Ecco viene il tuo re, umile cavalca un asino.

    Così dice il Signore Dio:
    «Esulta grandemente figlia di Sion,
    giubila, figlia di Gerusalemme!
    Ecco, a te viene il tuo re.
    Egli è giusto e vittorioso,
    umile cavalca un asino,
    un puledro figlio d’asina.
    Farà sparire il carro da guerra da Efraim
    e il cavallo da Gerusalemme,
    l’arco di guerra sarà spezzato,
    annuncerà la pace alle nazioni,
    il suo dominio sarà da mare a mare
    e dal Fiume fino ai confini della terra».
    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 47 (48)

    R. Ecco, o figlia di Sion, il tuo re.

    Grande è il Signore e degno di ogni lode
    nella città del nostro Dio.
    La tua santa montagna, altura stupenda,
    è la gioia di tutta la terra.
    Il monte Sion, vera dimora divina,
    è la capitale del grande re. R.

    Come avevamo udito, così abbiamo visto
    nella città del Signore degli eserciti,
    nella città del nostro Dio;
    Dio l’ha fondata per sempre. R.

    O Dio, meditiamo il tuo amore
    dentro il tuo tempio.
    Come il tuo nome, o Dio,
    così la tua lode si estende
    sino all’estremità della terra;
    di giustizia è piena la tua destra. R.


    EPISTOLA
    Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi (1, 15-20)
    Cristo è il principio, il capo della Chiesa, il primogenito di quelli che risorgono dai morti.

    Fratelli, Cristo è immagine del Dio invisibile,
    primogenito di tutta la creazione,
    perché in lui furono create tutte le cose
    nei cieli e sulla terra,
    quelle visibili e quelle invisibili:
    Troni, Dominazioni,
    Principati e Potenze.
    Tutte le cose sono state create
    per mezzo di lui e in vista di lui.
    Egli è prima di tutte le cose
    e tutte in lui sussistono.
    Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
    Egli è principio,
    primogenito di quelli che risorgono dai morti,
    perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
    È piaciuto infatti a Dio
    che abiti in lui tutta la pienezza
    e che per mezzo di lui e in vista di lui
    siano riconciliate tutte le cose,
    avendo pacificato con il sangue della sua croce
    sia le cose che stanno sulla terra,
    sia quelle che stanno nei cieli.
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
    Osanna al re d’Israele!
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


    VANGELO
    Lettura del Vangelo secondo Giovanni (12, 12-16)
    L’ingresso di Gesù in Gerusalemme.

    In quel tempo. La grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:
    «Osanna!
    Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
    il re d’Israele!».
    Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:
    Non temere, figlia di Sion!
    Ecco il tuo re viene,
    seduto sopra un puledro d’asina.
    I suoi discepoli al momento non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.
    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Un inno cantiamo al tuo nome, Signore, o re di Israele.
    Risplende la gloria divina e ricolma i cieli e la terra.
    Sei tu, benedetto, che vieni nel nome eterno di Dio.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    Accogli, Dio misericordioso, la nostra preghiera e aumenta la fede di chi spera in te; a noi che innalziamo ulivi e palme nel giorno del trionfo di Cristo, dona di portare frutti di opere giuste in perenne comunione con lui, che vive e regna nei secoli dei secoli.


    Si dice il Credo


    SUI DONI
    Donaci, o Padre, di celebrare questi santi misteri con cuore ardente e puro perché il nostro servizio risponda degnamente alla bontà che ci manifesti, e con fiducia accresciuta si elevino a te le nostre preghiere. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
    Tu hai mandato in questo mondo Gesù, tuo Figlio, a salvarci perché, abbassandosi fino a noi e condividendo il dolore umano, risollevasse fino a te la nostra vita. Salendo a Gerusalemme portava a compimento quanto le Scritture avevano annunziato; e la folla dei credenti con fede e con gioia gli andava incontro acclamando.
    Come allora la voce dei fanciulli risonava della tua lode, così ora con tutto il nostro amore eleviamo esultando un inno alla tua gloria: Santo, santo, santo…


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Ti ringrazio perché mi hai esaudito
    e sei stato la mia salvezza.
    Lodate il Signore perché è buono,
    ed eterno è il suo amore.


    ALLA COMUNIONE
    Tutti accorriamo cantando: «Ecco il Signore viene».
    Diamogli gloria dicendo: «Sei benedetto, Signore!
    Tu che salisti sul monte, tu che spirasti in croce,
    tu che gustasti la morte, tu che glorioso regni,
    guida la santa tua Chiesa fino al convito eterno».


    DOPO LA COMUNIONE
    O Padre di misericordia, poiché ci hai nutrito del Pane di vita e ci hai voluto tuoi commensali nel tempo, donaci per la grazia di questi misteri di aver parte nell’eredità alla gloria di Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli.


    Seconda forma: ingresso solenne
    Se non è possibile fare la processione fuori della chiesa, l’entrata del Signore in Gerusalemme si celebra all’interno della chiesa, con un ingresso solenne prima della messa principale.
    I fedeli, tenendo in mano i rami di ulivo o di palma, si radunano o davanti alla porta della chiesa o all’interno della chiesa stessa.
    Il sacerdote, i ministri e una rappresentanza di fedeli si recano nel luogo più adatto della chiesa, fuori del presbiterio, dove almeno la maggior parte dei presenti possano vedere lo svolgimento del rito.
    Mentre il sacerdote si avvia a questo luogo, si esegue un canto adatto.
    Quindi si benedicono i rami. Poi il sacerdote con i ministri e un piccolo gruppo di fedeli, che portano i rami, attraversando la chiesa, si reca processionalmente in presbiterio; intanto si eseguono o alcune delle antifone proposte per la processione, o l’inno Gran giorno, immenso gaudio! / Magnum salútis gáudium, o un altro canto adatto.
    Giunto all’altare, il sacerdote fa la debita riverenza, lo bacia (lo incensa) e poi si reca alla sede. Tralasciando i riti di introduzione, dice l’orazione della Messa con la processione.
    L’eventuale anticipazione al sabato sera dell’ingresso solenne unito alla Messa nel giorno prende il posto della Liturgia vigiliare vespertina.

    L’ingresso solenne, non la processione, si può ripetere prima di una seconda o anche di una terza messa con grande concorso di fedeli.
    Nel caso di ripetizione, la Messa che segue sarà però quella del giorno.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 26-03-2021 alle 15:29

  7. #7
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    LUNEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA


    ALL’INGRESSO
    Cristo si è caricato dei nostri mali,
    ha preso su di sé le nostre colpe.
    Ci hai riscattato con il tuo sangue, o Signore;
    uomini di ogni razza e di ogni lingua,
    di ogni tribù e nazione.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    Aiutaci, o Dio che sei la nostra salvezza, e concedi al tuo popolo di avviarsi con gioia a celebrare e a rivivere i misteri della tua redenzione. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    GIOBBE
    ANNO I

    Inizia la lettura del libro di Giobbe (1, 6-22)
    Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!

    In quei giorni. I figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male». Satana rispose al Signore: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!». Il Signore disse a Satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui». Satana si ritirò dalla presenza del Signore. Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore, un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi. I Sabei hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo». Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo». Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo». Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo». Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse: «Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!». In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

    Parola di Dio.






    ANNO II

    Inizia la lettura del libro di Giobbe (2,1-10)
    Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male? In tutto questo Giobbe non peccò

    Accadde, un giorno, che i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, e anche Satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. Egli è ancora saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui per rovinarlo, senza ragione». Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quello che possiede, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e colpiscilo nelle ossa e nella carne e vedrai come ti maledirà apertamente!». Il Signore disse a Satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita». Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Allora sua moglie disse: «Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!». Ma egli le rispose: «Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?». In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

    Parola di Dio

    SALMO
    dal Sal 118 (119)


























    Anno I
    R. Dammi vita, o Dio, secondo il tuo amore.

    Anno II
    R. La tua legge, Signore, è fonte di pace.

    Vedi la mia miseria e liberami,
    perché non ho dimenticato la tua legge.
    Difendi la mia causa e riscattami,
    secondo la tua promessa fammi vivere. R.

    Lontana dai malvagi è la salvezza,
    perché essi non ricercano i tuoi decreti.
    Grande è la tua tenerezza, Signore:
    fammi vivere secondo i tuoi giudizi. R.

    Molti mi perseguitano e mi affliggono,
    ma io non abbandono i tuoi insegnamenti.
    Ho visto i traditori e ne ho provato ribrezzo,
    perché non osservano la tua promessa. R.

    Vedi che io amo i tuoi precetti:
    Signore, secondo il tuo amore dammi vita.
    La verità è fondamento della tua parola,
    ogni tuo giusto giudizio dura in eterno. R.


























    TOBIA
    ANNO I

    Inizia la lettura del libro di Tobia (3, 7-15; 4, 1-3a. 20 – 5, 3)
    Sara, dando voce all’umanità sottoposta al peccato, chiede a Dio la liberazione dal male.

    In quei giorni. A Sara, figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, capitò di sentirsi insultare da parte di una serva di suo padre, poiché lei era stata data in moglie a sette uomini, ma Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto portare il nome. Perché vorresti colpire noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non dobbiamo mai vedere né figlio né figlia». In quel giorno dunque ella soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l’intenzione di impiccarsi. Ma, tornando a riflettere, pensava: «Che non insultino mio padre e non gli dicano: “La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure”. Così farei precipitare con angoscia la vecchiaia di mio padre negli inferi. Meglio per me che non mi impicchi, ma supplichi il Signore di farmi morire per non sentire più insulti nella mia vita». In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. Ora a te innalzo il mio volto e i miei occhi. Comanda che io sia tolta dalla terra, perché non debba sentire più insulti. Tu sai, Signore, che sono pura da ogni contatto con un uomo e che non ho disonorato il mio nome né quello di mio padre nella terra dell’esilio. Io sono l’unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino né un parente per il quale io possa serbarmi come sposa.Già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guarda a me con benevolenza: che io non senta più insulti». In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabaèl a Rage di Media e disse in cuor suo: «Ecco che io ho invocato la morte: perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?». Chiamò il figlio e gli disse: «Ora, figlio, ti comunico che ho depositato dieci talenti d’argento presso Gabaèl, figlio di Gabri, a Rage di Media. Non temere, figlio, se siamo diventati poveri. Tu hai una grande ricchezza se avrai il timore di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore, tuo Dio». Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò, o padre. Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade da prendere per andare in Media». Rispose Tobi a suo figlio Tobia: «Mi ha dato un documento autografo e anch’io gli ho apposto il mio autografo: lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascuno una parte; la sua parte la lasciai presso di lui con il denaro. Sono ora vent’anni da quando ho depositato quella somma. Cércati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che si metta in viaggio con te. Lo pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Va’ dunque da Gabaèl a ritirare il denaro».

    Parola di Dio.






    ANNO II

    Inizia la lettura del libro di Tobia (2,1b-10d)
    Tobi, uomo giusto, colpito da infermità.

    In quei giorni. Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni, figlio mio». Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio?». «Padre – riprese – uno della nostra gente è stato ucciso e gettato nella piazza; l’hanno strangolato un momento fa». Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. Ritornai, mi lavai e mangiai con tristezza, ricordando le parole del profeta Amos su Betel: / «Si cambieranno le vostre feste in lutto, / tutti i vostri canti in lamento». E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già ricercato per ucciderlo. È dovuto fuggire e ora eccolo di nuovo a seppellire i morti». Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli.

    Parola di Dio


    CANTO AL VANGELO
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Mentre avete la luce, dice il Signore,
    credete nella luce, per diventare figli della luce.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    VANGELO











    ANNO I/II

    Lettura del Vangelo secondo Luca (21,34-36)
    Vegliate pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

    In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che
    i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e
    che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si
    abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni
    momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere
    e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

    Parola del Signore.












    DOPO IL VANGELO
    Fratelli, seguiamo il cammino di Cristo
    che conduce a salvezza.
    Egli morì per noi, lasciando un esempio.
    Sulla croce portò nel suo corpo i nostri peccati
    perché, morendo alla colpa,
    risorgessimo alla vita di grazia.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    Accogli con bontà, o Padre, le nostre preghiere: donaci di celebrare con cuore libero e puro la passione di Gesù Cristo, tuo Figlio, che vive e regna nei secoli dei secoli.


    SUI DONI
    Dio forte ed eterno, il sacrificio che stiamo celebrando ci liberi dal male e ci conduca con animo purificato al mistero della Pasqua, in cui questo sacramento di salvezza trova principio. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
    Il tuo Figlio unigenito facendosi uomo ci raccoglie in unità, umiliandosi ci innalza, consegnandosi alla morte ci libera, soffrendo ci riscatta. La sua croce ci salva, il suo sangue ci lava, la sua carne ci nutre.
    Per questo mistero d’amore uniti ai cori degli angeli tutti insieme cantiamo l’inno della tua gloria: Santo, santo, santo…


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Non chiudere la tua porta,
    anche se ho fatto tardi.
    Non chiudere la tua porta:
    sono venuto a bussare.
    A chi ti cerca nel pianto
    apri, Signore pietoso.
    Accoglimi al tuo convito,
    donami il Pane del regno.


    ALLA COMUNIONE
    Gli occhi del Signore
    non abbandonano chi lo ama
    e chi spera nella sua bontà.
    Egli ascolta il lamento del prigioniero;
    per il mistero della sua morte
    dona libertà e vita.


    DOPO LA COMUNIONE
    Resta con noi, o Dio fedele, e proteggi con sollecito amore i tuoi figli santificàti da questi misteri perché non disperdano i doni di salvezza che dalla tua misericordia hanno ricevuto. Per Cristo nostro Signore.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 15-07-2012 alle 21:04

  8. #8
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    MARTEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA


    ALL’INGRESSO
    Cristo si è caricato dei nostri mali,
    ha preso su di sé le nostre colpe.
    Ci hai riscattato con il tuo sangue, o Signore;
    uomini di ogni razza e di ogni lingua,
    di ogni tribù e nazione.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    La tua misericordia, o Dio, strappi dal nostro cuore ogni vecchia radice di peccato e ci renda aperti al dono della vita nuova. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    GIOBBE
    ANNO I


    Lettura del libro di Giobbe (19, 1-27b)
    I miei familiari mi sono diventati estranei, sono scomparsi vicini e conoscenti. Dopo che questa mia pelle sarà strappata via vedrò Dio, i miei occhi lo contempleranno.

    In quei giorni. Giobbe prese a dire: «Fino a quando mi tormenterete e mi opprimerete con le vostre parole? Sono dieci volte che mi insultate e mi maltrattate in modo sfacciato. È poi vero che io abbia sbagliato e che persista nel mio errore? Davvero voi pensate di prevalere su di me, rinfacciandomi la mia vergogna? Sappiate dunque che Dio mi ha schiacciato e mi ha avvolto nella sua rete. Ecco, grido: “Violenza!”, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c’è giustizia! Mi ha sbarrato la strada perché io non passi e sui miei sentieri ha disteso le tenebre. Mi ha spogliato della mia gloria e mi ha tolto dal capo la corona. Mi ha distrutto da ogni parte e io sparisco, ha strappato, come un albero, la mia speranza. Ha acceso contro di me la sua ira e mi considera come suo nemico. Insieme sono accorse le sue schiere e si sono tracciate la strada contro di me; si sono accampate intorno alla mia tenda. I miei fratelli si sono allontanati da me, persino i miei familiari mi sono diventati estranei. Sono scomparsi vicini e conoscenti, mi hanno dimenticato gli ospiti di casa; da estraneo mi trattano le mie ancelle, sono un forestiero ai loro occhi. Chiamo il mio servo ed egli non risponde, devo supplicarlo con la mia bocca. Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio ribrezzo ai figli del mio grembo. Anche i ragazzi mi disprezzano: se tento di alzarmi, mi coprono di insulti. Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti: quelli che amavo si rivoltano contro di me. Alla pelle si attaccano le mie ossa e non mi resta che la pelle dei miei denti. Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei, perché la mano di Dio mi ha percosso! Perché vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne? Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

    Parola di Dio.

    ANNO II


    Lettura del libro di Giobbe (16,1-20)
    Tutto il mio vicinato mi è addosso, si è costituito testimone ed è insorto contro di me: il mio calunniatore mi accusa in faccia, mi schiaffeggiano con insulti. La mia faccia è rossa per il pianto. Ma ecco fin d’ora il mio testimone è nei cieli.
    In quei giorni. Giobbe prese a dire: «Ne ho udite già molte di cose simili! Siete tutti consolatori molesti. Non avranno termine le parole campate in aria? O che cosa ti spinge a rispondere? Anch’io sarei capace di parlare come voi, se voi foste al mio posto: comporrei con eleganza parole contro di voi e scuoterei il mio capo su di voi. Vi potrei incoraggiare con la bocca e il movimento delle mie labbra potrebbe darvi sollievo. Ma se parlo, non si placa il mio dolore; se taccio, che cosa lo allontana da me? Ora però egli mi toglie le forze, ha distrutto tutti i miei congiunti e mi opprime. Si è costituito testimone ed è insorto contro di me: il mio calunniatore mi accusa in faccia. La sua collera mi dilania e mi perseguita; digrigna i denti contro di me, il mio nemico su di me aguzza gli occhi. Spalancano la bocca contro di me, mi schiaffeggiano con insulti, insieme si alleano contro di me. Dio mi consegna come preda all’empio, e mi getta nelle mani dei malvagi. Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha scosso, mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato; ha fatto di me il suo bersaglio. I suoi arcieri mi circondano; mi trafigge le reni senza pietà, versa a terra il mio fiele, mi apre ferita su ferita, mi si avventa contro come un guerriero. Ho cucito un sacco sulla mia pelle e ho prostrato la fronte nella polvere. La mia faccia è rossa per il pianto e un’ombra mortale mi vela le palpebre, benché non ci sia violenza nelle mie mani e sia pura la mia preghiera. O terra, non coprire il mio sangue né un luogo segreto trattenga il mio grido! Ecco, fin d’ora il mio testimone è nei cieli, il mio difensore è lassù. I miei amici mi scherniscono, rivolto a Dio, versa lacrime il mio occhio».

    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 118 (119)























    ANNO I/II


    R. Dal profondo a te grido, Signore; ascolta la mia voce.

    I potenti mi perseguitano senza motivo,
    ma il mio cuore teme solo le tue parole.
    Io gioisco per la tua promessa,
    come chi trova un grande bottino. R.

    Odio la menzogna e la detesto,
    amo la tua legge.
    Sette volte al giorno io ti lodo,
    per i tuoi giusti giudizi. R.

    Grande pace per chi ama la tua legge:
    nel suo cammino non trova inciampo.
    Aspetto da te la salvezza, Signore,
    e metto in pratica i tuoi comandi. R.
    Io osservo i tuoi insegnamenti
    e li amo intensamente.
    Osservo i tuoi precetti e i tuoi insegnamenti:
    davanti a te sono tutte le mie vie. R.

















    TOBIA
    ANNO I


    Lettura del libro di Tobia (5, 4-6a; 6, 1-5. 10-13b)
    Tobia, immagine dello Sposo, prende dimora nella casa di Sara.

    In quei giorni. Uscì Tobia in cerca di qualcuno pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l’angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio. Gli disse: «Di dove sei, o giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, e sono venuto qui a cercare lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella Media?». Gli disse: «Certo». Il giovane partì insieme con l’angelo, e anche il cane li seguì e s’avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzando dall’acqua tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. Ma l’angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. Gli disse allora l’angelo: «Apri il pesce e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte ma getta via gli intestini. Infatti il suo fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti». Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato. Arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata. Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara e all’infuori di Sara non ha altro figlio o figlia. A te, come parente più stretto, spetta il diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza saggia, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona». E aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello: io parlerò della fanciulla al padre questa sera, per serbartela come fidanzata».

    Parola di Dio.

    ANNO II


    Lettura del libro di Tobia (11,5-14)
    Tobi risanato.

    In quei giorni. Anna sedeva scrutando la strada per la quale era partito il figlio. Quando si accorse che stava arrivando, disse al padre di lui: «Ecco, sta tornando tuo figlio con l’uomo che l’accompagnava». Raffaele disse a Tobia, prima che si avvicinasse al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce». Anna corse avanti e si gettò al collo di suo figlio dicendogli: «Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!». E si mise a piangere. Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: «Coraggio, padre!». Gli applicò il farmaco e lo lasciò agire, poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!». E aggiunse: «Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Sia il suo santo nome su di noi e siano benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito, ma ora io contemplo mio figlio Tobia».

    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire,
    dice il Signore,
    ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


    VANGELO
    ANNO I/II

    Lettura del Vangelo secondo Matteo (26, 1-5)
    I capi dei sacerdoti tengono consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire.

    In quel tempo. Terminati tutti questi discorsi, il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso». Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire. Dicevano però: «Non durante la festa, perché non avvenga una rivolta fra il popolo».

    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Fratelli, seguiamo il cammino di Cristo
    che conduce a salvezza.
    Egli morì per noi, lasciando un esempio.
    Sulla croce portò nel suo corpo i nostri peccati
    perché, morendo alla colpa,
    risorgessimo alla vita di grazia.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    Concedi, o Padre, di partecipare al mistero che ci fa rivivere la passione del tuo unico Figlio e in questa celebrazione infondi largamente ai credenti la grazia del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore.


    SUI DONI
    Accetta, o Dio nostra salvezza, le offerte che ti presentiamo e donaci di celebrare santamente il mistero della nostra liberazione e della nostra vita. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta esaltarti, o Dio di misericordia infinita, celebrando la memoria di Cristo redentore.
    Sono imminenti ormai i giorni della sua passione salvifica e della sua gloriosa risurrezione; i giorni nei quali è sconfitta l’antica superbia del Maligno e si rinnova il mistero della nostra liberazione.
    Riconoscenti e lieti, o Padre, per l’immenso amore con cui doni al mondo il tuo Figlio, noi con tutti gli angeli e i santi, eleviamo l’inno della nostra fede: Santo, santo, santo…


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Non chiudere la tua porta,
    anche se ho fatto tardi.
    Non chiudere la tua porta:
    sono venuto a bussare.
    A chi ti cerca nel pianto
    apri, Signore pietoso.
    Accoglimi al tuo convito,
    donami il Pane del regno.


    ALLA COMUNIONE
    Gli occhi del Signore
    non abbandonano chi lo ama
    e chi spera nella sua bontà.
    Egli ascolta il lamento del prigioniero;
    per il mistero della sua morte
    dona libertà e vita.


    DOPO LA COMUNIONE
    Tu ci hai saziato, o Dio, alla tua mensa e con la morte del tuo unico Figlio susciti in noi il desiderio fiducioso del regno promesso; la sua risurrezione ci dia la forza di arrivare alla vita eterna, mèta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 27-03-2017 alle 19:55

  9. #9
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    MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA


    ALL’INGRESSO
    Cristo si è caricato dei nostri mali,
    ha preso su di sé le nostre colpe.
    Ci hai riscattato con il tuo sangue, o Signore;
    uomini di ogni razza e di ogni lingua,
    di ogni tribù e nazione.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    O Dio, che nella morte in croce del tuo Figlio ci liberi dal potere del Maligno, concedi ai tuoi fedeli di partecipare alla gloria di Cristo risorto, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    GIOBBE
    ANNO I

    Lettura del libro di Giobbe (42, 10-17)
    Avendo Giobbe pregato per i suoi amici, il Signore raddoppiò quanto aveva posseduto.

    In quei giorni. Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe, dopo che egli ebbe pregato per i suoi amici. Infatti il Signore raddoppiò quanto Giobbe aveva posseduto. Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo; banchettarono con lui in casa sua, condivisero il suo dolore e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui, e ognuno gli regalò una somma di denaro e un anello d’oro. Il Signore benedisse il futuro di Giobbe più del suo passato. Così possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. Ebbe anche sette figli e tre figlie. Alla prima mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Argentea. In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell’eredità insieme con i loro fratelli. Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant’anni e vide figli e nipoti per quattro generazioni. Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.

    Parola di Dio.




    ANNO II

    Lettura del libro di Giobbe (42, 1-10a)
    Ora i miei occhi ti hanno veduto. Non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe.

    In quei giorni. Giobbe prese a dire al Signore: «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. Chi è colui che, da ignorante, può oscurare il tuo piano? Davvero ho esposto cose che non capisco, cose troppo meravigliose per me, che non comprendo. Ascoltami e io parlerò, io t’interrogherò e tu mi istruirai! Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere». Dopo che il Signore ebbe rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz di Teman: «La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. Prendete dunque sette giovenchi e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io, per riguardo a lui, non punirò la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe». Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà andarono e fecero come aveva detto loro il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe. Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe.

    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 118 (119)






















    ANNO I/II


    R. Dammi vita, Signore, e osserverò la tua parola.

    Giunga il mio grido davanti a te, Signore,
    fammi comprendere secondo la tua parola.
    Venga davanti a te la mia supplica,
    liberami secondo la tua promessa. R.

    Sgorghi dalle mie labbra la tua lode,
    perché mi insegni i tuoi decreti.
    La mia lingua canti la tua promessa,
    perché tutti i tuoi comandi sono giustizia. R.

    Mi venga in aiuto la tua mano,
    perché ho scelto i tuoi precetti.
    Desidero la tua salvezza, Signore,
    e la tua legge è la mia delizia. R.

    Che io possa vivere e darti lode:
    mi aiutino i tuoi giudizi.
    Mi sono perso come pecora smarrita;
    cerca il tuo servo: non ho dimenticato i tuoi comandi. R.






















    TOBIA
    ANNO I

    Lettura del libro di Tobia (7, 1a-b. 13 – 8, 8)
    Tobia, lo sposo, libera Sara dal male e fa di essa la sua sposa.

    In quei giorni. Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimi diritto dal nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Raguele chiamò sua figlia Sara e, quando venne, la prese per mano e l’affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè lei ti viene concessa in moglie. Tienila e, sana e salva, conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi conceda un buon viaggio e pace». Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese l’atto di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere. Poi Raguele chiamò sua moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro». Quella andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e le disse: «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì. Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto. Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell’incenso. L’odore del pesce respinse il demonio, che fuggì verso le regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi. Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, àlzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza». Lei si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: “Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui”. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia». E dissero insieme: «Amen, amen!».

    Parola di Dio.




    ANNO II

    Lettura del libro di Tobia (13,1-18)
    La preghiera di esultanza di Tobi: Convertitevi peccatori, tutti diano lode a Dio in Gerusalemme, città santa. Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure, gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia. Anima mia benedici il Signore, il grande re.

    In quei giorni. Tobi disse: «Benedetto Dio che vive in eterno, benedetto il suo regno; egli castiga e ha compassione, fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra, e fa risalire dalla grande perdizione: nessuno sfugge alla sua mano. Lodatelo, figli d’Israele, davanti alle nazioni, perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza; date gloria a lui davanti a ogni vivente, poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli. Vi castiga per le vostre iniquità, ma avrà compassione di tutti voi e vi radunerà da tutte le nazioni, fra le quali siete stati dispersi. Quando vi sarete convertiti a lui con tutto il cuore e con tutta l’anima per fare ciò che è giusto davanti a lui, allora egli ritornerà a voi e non vi nasconderà più il suo volto. Ora guardate quello che ha fatto per voi e ringraziatelo con tutta la voce; benedite il Signore che è giusto e date gloria al re dei secoli. Io gli do lode nel paese del mio esilio e manifesto la sua forza e la sua grandezza a un popolo di peccatori. Convertitevi, o peccatori, e fate ciò che è giusto davanti a lui; chissà che non torni ad amarvi e ad avere compassione di voi. Io esalto il mio Dio, l’anima mia celebra il re del cielo ed esulta per la sua grandezza. Tutti ne parlino e diano lode a lui in Gerusalemme. Gerusalemme, città santa, egli ti castiga per le opere dei tuoi figli, ma avrà ancora pietà per i figli dei giusti. Da’ lode degnamente al Signore e benedici il re dei secoli; egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia, per allietare in te tutti i deportati e per amare in te tutti gli sventurati, per tutte le generazioni future. Una luce splendida brillerà sino ai confini della terra: nazioni numerose verranno a te da lontano, gli abitanti di tutti i confini della terra verranno verso la dimora del tuo santo nome, portando in mano i doni per il re del cielo. Generazioni e generazioni esprimeranno in te l’esultanza e il nome della città eletta durerà per le generazioni future. Maledetti tutti quelli che ti insultano! Maledetti tutti quelli che ti distruggono, che demoliscono le tue mura, rovinano le tue torri e incendiano le tue abitazioni! Ma benedetti per sempre tutti quelli che ti temono. Sorgi ed esulta per i figli dei giusti, tutti presso di te si raduneranno e benediranno il Signore dei secoli. Beati coloro che ti amano, beati coloro che esulteranno per la tua pace. Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure: gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia per sempre. Anima mia, benedici il Signore, il grande re, perché Gerusalemme sarà ricostruita come città della sua dimora per sempre. Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza per vedere la tua gloria e dare lode al re del cielo. Le porte di Gerusalemme saranno ricostruite con zaffiro e con smeraldo e tutte le sue mura con pietre preziose. Le torri di Gerusalemme saranno ricostruite con oro e i loro baluardi con oro purissimo. Le strade di Gerusalemme saranno lastricate con turchese e pietra di Ofir. Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di esultanza, e in tutte le sue case canteranno: “Alleluia! Benedetto il Dio d’Israele e benedetti coloro che benedicono il suo santo nome nei secoli e per sempre!”».

    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Anche l’amico in cui confidavo,
    che con me divideva il pane,
    contro di me alza il suo piede.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


    VANGELO




    ANNO I/II

    Lettura del Vangelo secondo Matteo (26, 14-16)
    Il patto scellerato di Giuda.

    In quel tempo. Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

    Parola del Signore.





    DOPO IL VANGELO
    Fratelli, seguiamo il cammino di Cristo
    che conduce a salvezza.
    Egli morì per noi, lasciando un esempio.
    Sulla croce portò nel suo corpo i nostri peccati
    perché, morendo alla colpa,
    risorgessimo alla vita di grazia.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    Accogli, o Padre, le nostre preghiere: confortaci nella sofferenza che si affligge e liberaci dai nostri peccati per la passione del Figlio tuo e Salvatore nostro Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli.


    SUI DONI
    Accetta, o Dio eterno, la nostra offerta e donaci di rivivere nella verità del nostro mondo interiore il mistero della passione che in questa celebrazione rinnoviamo. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
    Nella passione redentrice del tuo Figlio tu rinnovi l’universo e doni all’uomo il vero senso della tua gloria; nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.
    Per questo disegno di ineffabile misericordia, con gli angeli e con i santi, eleviamo a te con gioia l’inno di lode: Santo, santo, santo…


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Non chiudere la tua porta,
    anche se ho fatto tardi.
    Non chiudere la tua porta:
    sono venuto a bussare.
    A chi ti cerca nel pianto
    apri, Signore pietoso.
    Accoglimi al tuo convito,
    donami il Pane del regno.


    ALLA COMUNIONE
    Gli occhi del Signore
    non abbandonano chi lo ama
    e chi spera nella sua bontà.
    Egli ascolta il lamento del prigioniero;
    per il mistero della sua morte
    dona libertà e vita.


    DOPO LA COMUNIONE
    Concedi a noi di credere, o Dio onnipotente, che la morte del Figlio tuo, celebrata in questi misteri, ci rende partecipi della tua stessa vita senza fine. Per Cristo nostro Signore.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 15-07-2012 alle 21:28

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    GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA


    Messa Crismale (al mattino in cattedrale)


    ALL’INGRESSO
    Gesù Cristo ha fatto di noi un regno
    e ci ha costituito sacerdoti per Dio, Padre suo;
    a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen.


    Non si dice il Gloria.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    O Dio, che hai consacrato il tuo unico Figlio con la misteriosa unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi, partecipi della sua consacrazione, di essere nel mondo testimoni della sua opera di salvezza. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    LETTURA
    1.
    Lettura del Libro dell’Esodo (30, 22-32)
    L’olio dell’unzione per la consacrazione dei sacerdoti e dell’altare.

    In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè: «Procurati balsami pregiati: mirra vergine per il peso di cinquecento sicli; cinnamomo profumato, la metà, cioè duecentocinquanta sicli; canna aromatica, duecentocinquanta; cassia, cinquecento sicli, conformi al siclo del santuario; e un hin d’olio d’oliva. Ne farai l’olio per l’unzione sacra, un unguento composto secondo l’arte del profumiere: sarà l’olio per l’unzione sacra. Con esso ungerai la tenda del convegno, l’arca della Testimonianza, la tavola e tutti i suoi accessori, il candelabro con i suoi accessori, l’altare dell’incenso, l’altare degli olocausti e tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo. Consacrerai queste cose, che diventeranno santissime: tutto quello che verrà a contatto con esse sarà santo.
    Ungerai anche Aronne e i suoi figli e li consacrerai, perché esercitino il mio sacerdozio. Agli israeliti dirai: “Questo sarà per me l’olio dell’unzione sacra, di generazione in generazione. Non si dovrà versare sul corpo di nessun uomo e di simile a questo non ne dovrete fare: è una cosa santa e santa la dovrete ritenere”».
    Parola di Dio.

    2.
    Lettura del primo libro di Samuele (16, 1-5, 10-13b)
    L’unzione di Davide.

    In quei giorni. Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare il Signore”. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti darò». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli dissero: «È pacifica la tua venuta?». Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
    Parola di Dio.

    3.
    Lettura del profeta Isaia (61, 1-3. 6. 8-9)
    Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore.

    In quei giorni. Isaia disse: «Lo spirito del Signore Dio è su di me,
    perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
    mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
    a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
    a proclamare la libertà degli schiavi,
    la scarcerazione dei prigionieri,
    a promulgare l’anno di grazia del Signore,
    il giorno di vendetta del nostro Dio,
    per consolare tutti gli afflitti,
    per dare agli afflitti di Sion
    una corona invece della cenere,
    olio di letizia invece dell’abito da lutto,
    veste di lode invece di uno spirito mesto.
    Essi si chiameranno querce di giustizia,
    piantagione del Signore, per manifestare la sua gloria.
    Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore,
    ministri del nostro Dio sarete detti.
    Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni,
    vi vanterete dei loro beni.
    Perché io sono il Signore che amo il diritto
    e odio la rapina e l’ingiustizia:
    io darò loro fedelmente il salario,
    concluderò con loro un’alleanza eterna.
    Sarà famosa tra le genti la loro stirpe,
    la loro discendenza in mezzo ai popoli.
    Coloro che li vedranno riconosceranno
    che essi sono la stirpe benedetta dal Signore».
    Parola di Dio.

    4.
    Lettura della Prima lettera di san Pietro apostolo (2, 4-10)
    Il nuovo popolo sacerdotale.

    Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura:
    Ecco, io pongo in Sion
    una pietra d’angolo, scelta, preziosa,
    e chi crede in essa non resterà deluso.
    Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono
    la pietra che i costruttori hanno scartato
    è diventata pietra d’angolo
    e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.
    Essi v’inciamparono perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.
    Parola di Dio.

    5.
    Lettura della Lettera di san Giacomo apostolo (5, 13-16)
    L’unzione degli infermi nella Chiesa.

    Fratelli, chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto.
    Parola di Dio.

    6.
    Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (1, 5b-8)
    Gloria a Colui che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre.

    A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
    Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà,
    anche quelli che lo trafissero,
    e per lui tutte le tribù della terra
    si batteranno il petto.
    Sì, Amen!
    Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!
    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 88 (89)

    R. Canterò in eterno l’amore del Signore.

    Beato il popolo che ti sa acclamare:
    camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
    esulta tutto il giorno nel tuo nome,
    si esalta nella tua giustizia. R.

    Ho trovato Davide, mio servo,
    con il mio santo olio l’ho consacrato;
    la mia mano è il suo sostegno,
    il mio braccio è la sua forza. R.

    La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
    e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
    Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre,
    mio Dio e roccia della mia salvezza». R.


    EPISTOLA
    1.
    Lettera agli Ebrei (5, 1-10)
    Cristo, sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek.

    Fratelli, ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
    Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì come è detto in un altro passo:
    Tu sei sacerdote per sempre,
    secondo l’ordine di Melchìsedek.
    Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.
    Parola di Dio.

    2.
    Lettera agli Ebrei (1, 5-13)
    Cristo, l’unto di Dio.

    Fratelli, a quale degli angeli Dio ha mai detto:
    Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?
    E ancora:
    Io sarò per lui padre
    ed egli sarà per me figlio?
    Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice:
    Lo adorino tutti gli angeli di Dio.
    Mentre degli angeli dice:
    Egli fa i suoi angeli simili al vento,
    e i suoi ministri come fiamma di fuoco,
    al Figlio invece dice:
    Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli;
    e;
    Lo scettro del tuo regno è scettro di equità;
    hai amato la giustizia e odiato l’iniquità,
    perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato
    con olio di esultanza, a preferenza dei tuoi compagni.
    E ancora:
    In principio tu, Signore, hai fondato la terra
    e i cieli sono opera delle tue mani.
    Essi periranno, ma tu rimani;
    tutti si logoreranno come un vestito.
    Come un mantello li avvolgerai,
    come un vestito anch’essi saranno cambiati;
    ma tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno fine.
    E a quale degli angeli poi ha mai detto:
    Siedi alla mia destra,
    finché io non abbia messo i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi?
    Parola di Dio.

    3.
    Lettera agli Ebrei (7, 15b-27)
    Il nuovo sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedek e il suo unico sacrificio.

    Fratelli, sorge, a somiglianza di Melchisedek, un sacerdote differente, il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. Gli è resa infatti questa testimonianza:
    Tu sei sacerdote per sempre
    secondo l’ordine di Melchisedek.
    Si ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità – la Legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale noi ci avviciniamo a Dio.
    Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento; costui al contrario con il giuramento di colui che gli dice:
    Il Signore ha giurato e non si pentirà:
    tu sei sacerdote per sempre.
    Per questo Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore.
    Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
    Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
    Parola di Dio.

    4.
    Lettera agli Ebrei (9, 1-14)
    Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri.

    Fratelli, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi, con l’altare d’oro per i profumi e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovavano un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne, che era fiorita, e le tavole dell’alleanza. E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendevano la loro ombra sul propiziatorio. Di queste cose non è necessario ora parlare dei particolari.
    Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda erano sempre i sacerdoti per celebrare il culto; nella seconda invece entra solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto commesso dal popolo per ignoranza. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era stata ancora manifestata la via del santuario, finché restava la prima tenda. Essa infatti è figura del tempo presente e secondo essa vengono offerti doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, colui che offre: si tratta soltanto di cibi, di bevande e di vari abluzioni, tutte prescrizioni carnali, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
    Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
    Parola di Dio.

    5.
    Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1, 10-13)
    Non vi siano divisioni tra voi.

    Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo».
    È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Lo Spirito del Signore Dio è su di me:
    mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


    VANGELO
    1.
    Lettura del Vangelo secondo Marco (6, 7-13)
    Il mandato apostolico di ungere con olio gli infermi.

    In quel tempo. Il Signore Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto il vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
    Parola del Signore.

    2.
    Lettura del Vangelo secondo Luca (4, 16-21)
    Lo Spirito del Signore è sopra di me; mi ha consacrato con l’unzione per portare il lieto annuncio.

    In quel tempo. Il Signore Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
    Lo Spirito del Signore è sopra di me;
    per questo mi ha consacrato con l’unzione
    e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
    a proclamare ai prigionieri la liberazione
    e ai ciechi la vista;
    a rimettere in libertà gli oppressi,
    a proclamare l’anno di grazia del Signore.
    Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Lo Spirito del Signore è su di me,
    mi ha consacrato con l’unzione
    e inviato ad annunziare ai poveri la buona novella.
    Mi ha mandato a risanare le piaghe dei cuori affranti,
    a predicare la venuta del Signore.


    RINNOVAZIONE DELLE PROMESSE SACERDOTALI

    Dopo l’omelia, il vescovo si rivolge ai presbiteri con queste parole o con altre simili:

    Figli carissimi, nell’annuale commemorazione del giorno in cui Cristo Signore comunicò agli apostoli e a noi il suo sacerdozio, volete rinnovare le promesse, che al momento dell’ordinazione avete fatto davanti al vostro vescovo e al popolo santo di Dio?
    Presbiteri Lo voglio.

    Volete unirvi intimamente al Signore Gesù, modello del nostro sacerdozio, rinunciando a voi stessi e confermando i sacri impegni che, spinti dall’amore di Cristo, avete assunto liberamente verso la sua Chiesa?
    Presbiteri Lo voglio.

    Volete essere fedeli dispensatori dei misteri di Dio per mezzo della santa eucaristia e delle altre azioni liturgiche, e adempiere il ministero della parola di salvezza sull’esempio del Cristo, capo e pastore, lasciandovi guidare non da interessi umani, ma dall’amore per i vostri fratelli?
    Presbiteri Lo voglio.


    Quindi, rivolgendosi al popolo, il vescovo continua:

    E voi, figli carissimi, pregate per i vostri sacerdoti: che il Signore effonda su loro l’abbondanza dei suoi doni, perché siano fedeli ministri di Cristo, sommo sacerdote, e vi conducano a lui, unica fonte di salvezza.
    Noi ti preghiamo: ascoltaci, o Signore.

    E pregate anche per me perché sia fedele al servizio apostolico, affidato alla mia umile persona, e tra voi diventi, ogni giorno di più, immagine viva e autentica del Cristo sacerdote, buon pastore, maestro e servo di tutti.
    Noi ti preghiamo: ascoltaci, o Signore.

    Il Signore ci custodisca nel suo amore e conduca tutti noi, pastori e gregge, alla vita eterna.
    Amen.


    Si omette la preghiera universale.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    Concedi, o Dio onnipotente, che una degna celebrazione di questo rito ci ottenga i rimedi necessari alla fragilità umana e ci doni di usarli con viva fede a nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.


    Scambiato il segno di pace, mentre vengono portati all’altare gli oli, il crisma e la materia per il sacrificio viene cantato l’INNO seguente.

    R. O Redémptor, sume carmen Temet concinéntium.

    Audi judex mortuórum,
    una spes mortálium,
    audi voces proferéntum
    donum pacis praévium. R.

    Arbor feta alma luce
    hoc sacrándum prótulit
    fert hoc prona praesens
    turba Salvatóri saéculi. R.

    Stans ad aram imo supplex
    infulátus Póntifex,
    débitum persólvit
    omne consecráto Chrísmate. R.

    Consecráre tu dignáre,
    Rex perénnis pátriae,
    hoc olivum, signum vivum
    iura contra daémonum. R.

    Ut novétur sexus
    omnis unctióne Chrísmatis,
    ut sanétur sauciáta
    dignitátis glória. R.

    Lota mente sacro fonte
    aufugántur crímina,
    uncta fronte sacrosáncta
    influunt charísmata. R.

    Corde natus ex paréntis,
    alvum implens Virginis,
    praesta lucem, claude mortem
    Chrismatis consórtibus. R.

    Sit haec dies festa nobis
    saeculórum saéculis;
    sit sacráta digne laude,
    nec senéscat témpore. R.
    R. Accogli, o Redentore, il canto della nostra lode.

    Ascolta, Giudice dei morti,
    unica speranza degli uomini,
    ascolta la voce di chi ti offre
    un dono simbolo della pace. R.

    Un albero cresciuto ai raggi fecondi della luce,
    ha prodotto l’olio che oggi consacriamo:
    i fedeli lo offrono
    adoranti
    al Salvatore del mondo. R.


    Presso l’altare, supplice
    nella solennità del rito,
    fedele
    al suo ministero
    il vescovo
    consacra il Crisma. R.

    Dégnati tu, eterno Re del cielo,
    di consacrare il frutto dell’ulivo,
    segno vivo di vittoria
    contro le forze del Maligno. R.

    Il sacro Crisma
    rinnovi ogni uomo;
    la sua dignità ferita dalla colpa
    ne sia gloriosamente risanata. R.

    Lavata al sacro fonte,
    l’anima è purificata dalle colpe;
    la fronte riceve il sacro segno,
    i doni
    dello Spirito scendono nel cuore. R.

    Tu che sei nato dal seno del Padre
    e abitasti il grembo della Vergine
    effondi la tua luce e allontana la morte
    da quelli che ricevono il tuo Crisma. R.

    Sia per questo per noi giorno di festa,
    senza fine, sia giorno consacrato
    che non conosce volgere del tempo,
    né tramonto. R.


    Si dice il
    Credo


    SUI DONI
    O Dio di misericordia, la tua forza mirabile di questo sacrificio tolga da noi tutto ciò che è vecchio e corrotto e ci faccia crescere come nuove creature. Per Cristo nostro Signore.


    BENEDIZIONE DEL CRISMA
    Il vescovo invita alla preghiera, poi pronuncia la formula di benedizione sul crisma.

    Fratelli carissimi, rivolgiamo la nostra preghiera a Dio Padre Onnipotente, perché benedica e santifichi quest’olio misto a profumo, e coloro che ne riceveranno l’unzione siano interiormente consacrati e resi partecipi della missione di Cristo Redentore.


    Tutti pregano per breve tempo in silenzio. Poi il vescovo canta o dice:

    O Dio, fonte prima di ogni vita e autore di ogni crescita nello spirito, accogli il gioioso canto di lode che la Chiesa ti innalza con la nostra voce.
    Tu in principio facesti spuntare dalla terra alberi fruttiferi e tra questi l’olivo, perché dall’olio fluente venisse a noi il dono del crisma. Il profeta Davide, misticamente presàgo dei sacramenti futuri, cantò quest’olio, che fa splendere di gioia il nostro volto.
    Dopo il diluvio, lavacro espiatore dell’iniquità del mondo, la colomba portò il ramoscello d’olivo, simbolo dei beni messianici, e annunziò che sulla terra era tornata la pace.
    Nella pienezza dei tempi si sono avverate le figure antiche quando, distrutti i peccati nelle acque del Battesimo, l’unzione dell’olio ha fatto riapparire sul volto dell’uomo la tua luce gioiosa.
    Mosè, tuo servo, per tua volontà purificò con l’acqua il fratello Aronne e con la santa unzione lo consacrò sacerdote.
    Il valore di tutti questi segni si rivelò pienamente in Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore.
    Quando egli chiese il battesimo a Giovanni nelle acque del fiume Giordano, allora tu hai mandato dal cielo in forma di colomba lo Spirito Santo e hai testimoniato con la tua stessa voce, che in lui, tuo Figlio unigenito, dimora tutta la tua compiacenza.
    Su di lui a preferenza di tutti gli altri uomini, hai effuso l’olio di esultanza profeticamente cantato da Davide.


    Tutti i concelebranti, senza dire nulla, stendono la mano destra verso il crisma e la tengono così stesa sino al termine dell’orazione.

    Ora ti preghiamo, o Padre: santifica con la tua benedizione † quest’olio, dono della tua provvidenza; impregnalo della forza del tuo Spirito e della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri.
    Confermalo come segno sacramentale di salvezza e vita perfetta per i tuoi figli rinnovati nel lavacro spirituale del Battesimo. Questa unzione li penetri e li santifichi, perché, liberi dalla nativa corruzione e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa.
    Si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti. Quest’olio sia crisma di salvezza per tutti i rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo; li renda partecipi della vita eterna e commensali al banchetto dalla tua gloria. Per Cristo nostro Signore.
    Amen.



    BENEDIZIONE DELL’OLIO DEI CATECUMENI
    O Dio, sostegno e difesa del tuo popolo, benedici † quest’olio nel quale hai voluto donarci un segno della tua forza divina; concedi energia e vigore ai catecumeni che ne riceveranno l’unzione, perché, illuminati dalla tua sapienza, comprendano più profondamente il Vangelo di Cristo; sostenuti dalla tua potenza, assumano con generosità gli impegni della vita cristiana; fatti degni dell’adozione a figli, gustino la gioia di rinascere e vivere nella tua Chiesa. Per Cristo nostro Signore.
    Amen.


    Il vescovo ritorna all’altare e riprende la celebrazione della messa con il dialogo all’inizio del prefazio. È d’obbligo la Preghiera Eucaristica I.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta celebrarti, o Padre, ed esaltare il disegno della tua infinita misericordia.
    Con l’unzione dello Spirito hai costituito il Figlio tuo unigenito pontefice della nuova ed eterna alleanza e hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa. Egli, acquistando con il sangue un popolo nuovo, gli concede l’onore del sacerdozio regale e imponendo le mani ad alcuni prescelti, li rende partecipi del suo ministero di salvezza. Nel suo nome essi rinnovano il sacrificio della croce e preparano ai tuoi figli la cena pasquale; come servi premurosi del tuo popolo, spezzano il pane della parola e offrono la grazia dei sacramenti. Con la vita spesa per te a redenzione dei fratelli, seguendo da vicino l’esempio del loro Maestro, diano testimonianza di fede e di amore.
    Per questo dono ineffabile, insieme con gli angeli eleviamo a te, o Padre, unico Dio col Figlio e con lo Spirito Santo, l’inno della triplice lode: Santo, santo, santo…


    Prima della conclusione della Preghiera Eucaristica I (per Cristo, Signore nostro…), il vescovo procede alla benedizione dell’olio degli infermi.


    BENEDIZIONE DELL’OLIO DEGLI INFERMI
    O Dio, Padre di ogni consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paràclito su quest’olio, frutto dell’olivo, nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa † benedizione perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore. Questo dono della tua creazione diventi olio santo da te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, per il quale tu, o Dio, crei e santifichi sempre, fai vivere, benedici e doni al mondo ogni bene per accrescere la nostra fede e liberarci dai nostri peccati.


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Canterò senza fine
    la pietà del Signore
    con la mia bocca
    annunzierò a tutte le genti la tua verità.


    ALLA COMUNIONE
    Difensore dei deboli, protettore dei disprezzati,
    salvezza di chi non spera,
    Dio dei nostri padri di Israele tua eredità,
    Signore dei cieli e della terra.
    Creatore delle acque, Sovrano di tutto il creato,
    ascolta le nostre preghiere.


    DOPO LA COMUNIONE
    Concedi, o Dio forte e buono, che, nutrìti e rinnovati dai santi misteri, diffondiamo nel mondo il buon profumo di Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 27-03-2014 alle 18:22

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