Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: La Settimana Autentica (Santa) nel rito ambrosiano

  1. #11
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    GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA


    Liturgia della Parola al mattino

    Il sacerdote si porta alla sede e introduce la celebrazione con il saluto:

    Il Signore sia con voi.
    E con il tuo spirito.


    Se non presiede un sacerdote o un diacono:

    Signore, ascolta la nostra preghiera.
    E il nostro grido giunga fino a te.


    Segue la proclamazione della parola che può essere introdotta con una monizione. Tutti siedono.


    I LETTURA
    Lettura del profeta Daniele (13, 1-64)
    Susanna, ingiustamente accusata dai vecchi giudici, ma giustificata per intervento di Dio.

    In quei giorni. Abitava a Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkia, di rara bellezza e timorata di Dio. I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa, ed essendo stimato più di ogni altro, i Giudei andavano da lui.
    In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani; erano di quelli di cui il Signore ha detto: «L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono giudice del popolo». Questi frequentavano la casa di Ioakìm, e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi. Erano colpiti tutti e due dalla passione per lei, ma l’uno nascondeva all’altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei. Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all’altro: «Andiamo pure a casa: è l’ora di desinare». E uscite se ne andarono. Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere da sola.
    Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani, nascosti a spiarla. Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l’unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno». Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino e uscirono dalle porte laterali per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani, poiché si erano nascosti.
    Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lui e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
    I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa le stava accadendo. Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
    Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono là anche i due anziani, pieni di perverse intenzioni, per condannare a morte Susanna. Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna, figlia di Chelkia, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla ed ella venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. Susanna era assai delicata e bella di aspetto; aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto, per godere almeno così della sua bellezza. Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
    I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. Ella piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo precipitati su di loro. Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la condannò a morte. Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
    Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
    Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separateli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò». Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentisco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due». Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un leccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
    Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. Chelkia e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna, insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di vergognoso. Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
    Parola di Dio.


    oppure

    I LETTURA
    Lettura del profeta Daniele (6, 2-29)
    Daniele nella fossa dei leoni.

    In quei giorni. Dario volle costituire nel suo regno centoventi sàtrapi e ripartirli per tutte le province. A capo dei sàtrapi mise tre funzionari, di cui uno fu Daniele, ai quali i sàtrapi dovevano rendere conto perché nessun danno ne soffrisse il re. Ora Daniele era superiore agli altri funzionari e sàtrapi, perché possedeva uno spirito straordinario, tanto che il re pensava di metterlo a capo di tutto il suo regno. Perciò tanto i funzionari che i sàtrapi cercavano di trovare qualche pretesto contro Daniele nell’amministrazione del regno. Ma non potendo trovare nessun motivo di accusa né colpa, perché egli era fedele e non aveva niente da farsi rimproverare, quegli uomini allora pensarono: «Non possiamo trovare altro pretesto per accusare Daniele, se non nella legge del suo Dio».
    Perciò quei funzionari e i sàtrapi si radunarono presso il re e gli dissero: «O re Dario, vivi in eterno! Tutti i funzionari del regno, i governatori, i sàtrapi, i ministri e i profeti sono del parere che venga pubblicato un severo decreto del re secondo il quale chiunque, per la durata di trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi dio o uomo all’infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni. Ora, o re, emana il decreto e fallo mettere per iscritto, perché sia immutabile, come lo sono le leggi di Media e di Persia, che sono irrevocabili». Allora il re Dario ratificò il decreto scritto.
    Daniele, quando venne a sapere del decreto del re, si ritirò in casa. Le finestre della sua stanza si aprivano verso Gerusalemme e tre volte al giorno si metteva in ginocchio a pregare e lodava il suo Dio, come era solito fare anche prima.
    Allora quegli uomini accorsero e trovarono Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio. Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al suo decreto: «Non hai approvato un decreto che chiunque, per la durata di trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi dio o uomo all’infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni?». Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le leggi dei Medi e dei Persiani». «Ebbene – replicarono al re –, Daniele, quel deportato dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, o re, né del tuo decreto: tre volte al giorno fa le sue preghiere».
    Il re, all’udire queste parole, ne fu molto addolorato e si mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni sforzo per liberarlo. Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli dissero: «Sappi, o re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che qualunque decreto emanato dal re non può essere mutato».
    Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e lo si gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!». Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la sigillò con il suo anello e con l’anello dei suoi dignitari, perché niente fosse mutato riguardo a Daniele. Quindi il re ritornò al suo palazzo, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta nessuna concubina e anche il sonno lo abbandonò.
    La mattina dopo il re si alzò di buon’ora e allo spuntare del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino, il re chiamò Daniele con voce mesta: «Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?». Daniele rispose: «O re, vivi in eterno! Il mio Dio, ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male».
    Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio. Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli. Non erano ancora giunti al fondo della fossa, che i leoni si avventarono contro di loro e ne stritolarono tutte le ossa.
    Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: «Abbondi la vostra pace. Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l’impero a me soggetto si tremi e si tema davanti al Dio di Daniele,
    perché egli è il Dio vivente,
    che rimane in eterno;
    il suo regno non sarà mai distrutto
    e il suo potere non avrà mai fine.
    Egli salva e libera,
    fa prodigi e miracoli in cielo e in terra:
    egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni».
    Questo Daniele fu in grande onore sotto il regno di Dario e il regno di Ciro il Persiano.
    Parola di Dio.


    SALMELLO
    Sorgevano testimoni violenti,
    mi interrogavano su ciò che ignoravo,
    mi rendevano male per bene.
    Io, quando mi affliggevo, vestivo di sacco,
    mi mortificavo col digiuno, ed essi
    mi rendevano male per bene.
    II LETTURA
    Lettura del libro della Sapienza (2, 1a. 12 – 3, 9)
    Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama sé stesso figlio del Signore. Se è figlio di Dio, egli lo libererà. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, condanniamolo a una morte infamante.

    In quei giorni. Gli empi dicono fra loro sragionando:
    «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
    e si oppone alle nostre azioni;
    ci rimprovera le colpe contro la legge
    e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
    Proclama di possedere la conoscenza di Dio
    e chiama se stesso figlio del Signore.
    È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
    ci è insopportabile solo al vederlo,
    perché la sua vita non è come quella degli altri,
    e del tutto diverse sono le sue strade.
    Siamo stati considerati da lui moneta falsa,
    e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.
    Proclama beata la sorte finale dei giusti
    e si vanta di avere Dio per padre.
    Vediamo se le sue parole sono vere,
    consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
    Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
    e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
    Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
    per conoscere la sua mitezza
    e saggiare il suo spirito di sopportazione.
    Condanniamolo a una morte infamante,
    perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
    Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
    la loro malizia li ha accecati.
    Non conosco i misteriosi segreti di Dio,
    non sperano ricompensa per la rettitudine
    né credono a un premio per una vita irreprensibile.
    Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità,
    lo ha fatto immagine della propria natura.
    Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
    e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.
    Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,
    nessun tormento li toccherà.
    Agli occhi degli stolti parve che morissero,
    la loro fine fu ritenuta una sciagura,
    la loro partenza da noi una rovina,
    ma essi sono nella pace.
    Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
    la loro speranza resta piena d’immortalità.
    In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
    perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
    li ha saggiati come oro nel crogiuolo
    e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
    Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
    come scintille nella stoppia correranno qua e là.
    Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
    e il Signore regnerà per sempre su di loro.
    Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
    i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
    perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
    Parola di Dio.


    Se la liturgia della parola è presieduta dal sacerdote o dal diacono, alle letture può lodevolmente seguire una breve omelia, che introduca alla celebrazione del Sacro Triduo. Segue l’orazione finale e il congedo.


    ORAZIONE
    Il Signore nostro Gesù Cristo, nella sua passione accordò ai due ladroni ricompense diverse, avendo essi diversamente meritato; concedi a noi, o Dio onnipotente, che sciolti dagli errori dell’uomo vecchio, possiamo conseguire la grazia di Cristo risorto. Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    CONGEDO
    Se la celebrazione è presieduta da un sacerdote o da un diacono:

    Il Signore sia con voi.
    E con il tuo spirito. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

    Il Signore ci benedica e ci esaudisca.
    Amen.

    Diacono
    Andiamo in pace.
    Nel nome di Cristo.

    Quando non presiede un sacerdote o un diacono, si conclude con una delle seguenti formule:

    Il Signore ci benedica e ci esaudisca.
    Amen.

    Oppure

    La santa Trinità ci salvi e ci benedica.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 20-03-2010 alle 17:51

  2. #12
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    GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA

    Celebrazione vespertina “nella Cena del Signore”

    Secondo un’antichissima tradizione della Chiesa, in questo giorno sono vietate tutte le Messe senza la partecipazione del popolo.
    Sul far della sera, nell’ora più opportuna, si celebra la Messa «nella Cena del Signore», con la partecipazione di tutta la comunità locale. I sacerdoti, che hanno già celebrato nella Messa crismale o per utilità dei fedeli, possono di nuovo concelebrare nella Messa vespertina.
    La comunione dei fedeli si può dare soltanto durante la Messa; ai malati invece si potrà portarla in qualunque ora della giornata.

    *** Con questa celebrazione si apre il Primo giorno del Triduo Pasquale ***

    INIZIO DEI VESPRI

    Il sacerdote saluta il popolo:

    Il Signore sia con voi.
    E con il tuo spirito.


    Il sacerdote, o un altro ministro, può presentare brevemente il senso della celebrazione. Segue il rito della luce.
    Mentre si canta il Lucernario, i ministri presentano i due candelieri spenti al sacerdote celebrante. Questi, tracciato un segno di croce sulla lampada accesa, attinge alla fiamma e accende i candelieri. Alcuni ministri dispongono i candelieri vicino o sopra l’altare. Intanto, si accendono gli altri ceri e le lampade della chiesa.
    Dopo l’accensione dei candelieri, il sacerdote celebrante, secondo l’opportunità, infonde l’incenso, sale all’altare e insieme agli eventuali concelebranti lo bacia. Ricevuto il turibolo, incensa l’altare. Al termine dell’incensazione raggiunge la sede.

    RITO DELLA LUCE
    O Dio, tu sei la mia luce.
    Dio mio, rischiara le mie tenebre.
    Per te sarò liberato dal male.
    Dio mio, rischiara le mie tenebre.
    O Dio, tu sei la mia luce.
    Dio mio, rischiara le mie tenebre.

    INNO
    Testo latino


    Hymnum canámus súpplices
    laudes Deo cum cántico,
    nostrum genus qui nóxium
    suo redimi sánguine.

    Caligo noctem dúxerat
    noctem cruenta crímine,
    cum venit ad cenam ferus
    Christi sacrátam próditor.

    Iesus futúra núnciat
    Apóstolis cenántibus:
    morti Magístrum pérfidus
    convíva tradet caélicum.

    Iudas pudóri immemor
    Christi genis dat ósculum;
    pium sed Agnus innocens
    negáre nescit ósculum.

    Tunc villis argénti nitor
    lucem pepéndit saéculi;
    mercátor ille péssimus
    solem tenébris véndidit.

    Praeses Pilátus inscium
    Iesum fatétur críminis,
    undáque palmas ábluens
    plebis furóri trádidit.

    At turba saevi pérdita
    vitam latrónis praéferens,
    damnat supérnum Iúdicem
    crucique Regem déstinat.

    Vinclis Barábbas sólvitur,
    quem culpa morti addixerat;
    et Vita mundi caéditur,
    per quam resúrgunt mórtui.

    Patri simúlque Filio,
    Tibique, Sancte Spiritus,
    sicut fuit, sic iúgiter
    saeclum per omne glória. Amen.
    Traduzione ritmica


    Sciogliamo a Cristo un cantico,
    che venne per redimere
    col sangue suo purissimo
    l’umanità colpevole.

    Segue la notte al vespero,
    notte di sangue gravida:
    ecco alla cena mistica
    il traditore giungere.

    Cenando con gli Apostoli
    Gesù il segreto annuncia:
    uno di voi discepoli
    ha di tradirmi in animo.

    D’ogni pudor dimentico
    Giuda dà un bacio perfido
    e il mite Agnello degnasi
    il bacio a Giuda rendere.

    Vile bagliore argenteo
    vinse il fulgor dei secoli;
    Giuda, mercante pessimo,
    vende il sole alle tenebre.

    Pilato vuol prosciogliere
    Gesù che giusto giudica,
    ma poi le mani lavasi
    e lo consegna al popolo.

    Grida la turba immemore,
    ed il ladrone scelgono;
    condanna il sommo Giudice
    e il Re fa crocifiggere.

    Così Barabba slegano
    e l’omicida è libero;
    la Vita, stolti, uccidono
    che i morti fa risorgere.

    Onore, lode e gloria
    al Padre, all’Unigenito,
    e a te, divino Spirito,
    negli infiniti secoli. Amen.
    Versione ridotta


    Sciogliamo a Cristo un cantico,
    che venne per redimere
    nel sangue suo purissimo
    l’umanità colpevole.

    Segue la notte al vespero,
    notte di sangue gravida:
    Gesù sopporta il perfido
    bacio che morte provoca.

    Vile bagliore argenteo
    vinse il fulgor dei secoli;
    Giuda, mercante pessimo,
    vende il sole alle tenebre.

    Grida la turba immemore,
    Gesù vuol crocifiggere:
    la Vita, stolti, uccidono
    che i morti fa risorgere.

    Onore, lode e gloria
    al Padre, all’Unigenito,
    e a te, divino Spirito,
    negli infiniti secoli. Amen.

    RESPONSORIO
    Questa stessa notte voi tutti resterete
    scandalizzati per causa mia.
    Infatti sta scritto: «Ucciderò il pastore.
    e le pecore del gregge saranno disperse».
    Così, non avete trovato la forza
    di stare svegli un’ora con me,
    voi che vi esortavate a vicenda a morire con me?
    Ma Giuda, vedete come non dorme
    e si affretta a consegnarmi ai Giudei.
    Alzatevi, andiamo. Ormai l’ora è venuta.
    Infatti sta scritto: «Ucciderò il pastore.
    e le pecore del gregge saranno disperse».



    LETTURA VIGILIARE
    Lettura del profeta Giona (1,1 - 3,5.10)
    Il segno di Giona

    In quei giorni. Fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.
    Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi. I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell’equipaggio e gli disse: «Che cosa fai così addormentato? Àlzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo».
    Quindi dissero fra di loro: «Venite, tiriamo a sorte per sapere chi ci abbia causato questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». Egli rispose: «Sono Ebreo e venero il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra». Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: «Che cosa hai fatto?». Infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva lontano dal Signore, perché lo aveva loro raccontato.
    Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia».
    Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano, perché il mare andava sempre più infuriandosi contro di loro. Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fa’ che noi non periamo a causa della vita di quest’uomo e non imputarci il sangue innocente, poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e gli fecero promesse.
    Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, e disse:
    «Nella mia angoscia ho invocato il Signore
    ed egli mi ha risposto;
    dal profondo degli inferi ho gridato
    e tu hai ascoltato la mia voce.
    Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare,
    e le correnti mi hanno circondato;
    tutti i tuoi flutti e le tue onde
    sopra di me sono passati.
    Io dicevo: “Sono scacciato
    lontano dai tuoi occhi;
    eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio”.
    Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
    l’abisso mi ha avvolto,
    l’alga si è avvinta al mio capo.
    Sono sceso alle radici dei monti,
    la terra ha chiuso le sue spranghe
    dietro a me per sempre.
    Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
    Signore, mio Dio.
    Quando in me sentivo venir meno la vita,
    ho ricordato il Signore.
    La mia preghiera è giunta fino a te,
    fino al tuo santo tempio.
    Quelli che servono idoli falsi
    abbandonano il loro amore.
    Ma io con voce di lode
    offrirò a te un sacrificio
    e adempirò il voto che ho fatto;
    la salvezza viene dal Signore».
    E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.
    Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore.
    Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta».
    I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
    Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
    Parola di Dio.


    SALMELLO
    Vegliate e pregate,
    per non entrare nella tentazione,
    perché il Figlio dell’uomo
    sta per essere consegnato
    nelle mani dei peccatori!
    Alzatevi, andiamo:
    è qui colui che mi consegnerà
    nelle mani dei peccatori!
    Il sacerdote recita o canta una delle seguenti ORAZIONI

    Preghiamo.
    O Dio giusto e buono, ricordando il castigo che Giuda trovò nel suo stesso delitto e il premio che il ladro ricevette per la sua fede, ti imploriamo che arrivi fino a noi l’efficacia della tua riconciliazione, e come a quelli fu data, nella passione redentrice, la ricompensa secondo la disposizione del loro cuore, così a noi, liberati dall’antica colpa, sia concessa la grazia della beata risurrezione con Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.

    oppure:
    Preghiamo.
    Ci hai convocato, o Padre, a celebrare la santa cena nella quale il tuo unico Figlio, consegnandosi alla morte, affidò alla Chiesa come convito del suo amore il nuovo ed eterno sacrificio; concedi che dalla celebrazione di così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    EPISTOLA
    Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (11, 20-34)
    La cena del Signore.

    Fratelli, quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
    Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.
    Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    «Siete venuti a prendermi
    armati di spade
    come fossi un ladro!
    Ogni giorno ero in mezzo a voi
    ad insegnare,
    e non mi avete arrestato!
    Adesso mi consegnate
    perché sia crocifisso!».
    Mentre ancora stava parlando,
    ecco arrivare la folla,
    ed anche l’apostolo di nome Giuda
    si avvicinò a Gesù per dargli un bacio.
    «Giuda, Giuda, con un bacio
    tradisci il Figlio dell’uomo,
    perché sia crocifisso!».


    PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
    Passione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo (26, 17-75)
    L’ultima cena e l’avvio della Passione del Signore.

    Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
    Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
    Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».
    Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti:
    Percuoterò il pastore
    e saranno disperse le pecore del gregge.
    Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.
    Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
    Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.
    Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
    I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico:
    d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo
    seduto alla destra della Potenza
    e venire sulle nubi del cielo».
    Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».
    Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».
    Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!».
    Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico
    al banchetto tuo stupendo, tu mi accogli.
    Non affiderò agli indegni il tuo mistero
    né ti bacerò tradendo come Giuda,
    ma ti imploro, come il ladro sulla croce,
    di ricevermi, Signore, nel tuo regno.



    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    Dona, o Padre di misericordia, a tutti i credenti la salvezza operata dalla passione redentrice e infrangi per il tuo amore infinito i vincoli dell’antica condanna in cui ricadiamo continuamente a motivo della nostra fragilità umana. Per Cristo nostro Signore.


    Non si dice il Credo


    SUI DONI
    Signore santo, Dio onnipotente, ti sia gradito questo nostro sacrificio: colui che te lo offre, e insegna oggi ai discepoli a rinnovarlo come suo memoriale, è lo stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
    Il tuo unigenito Figlio, che possiede con te la natura divina, per cancellare le nostre colpe si è fatto uomo; venuto a liberarci, pur essendo il Signore è venduto a sacrilego prezzo da un servo; e colui che giudica gli angeli è trascinato davanti al tribunale di un uomo. Così strappò dalla morte coloro cui aveva dato la vita.
    Per questo mistero d’amore uniti agli angeli e ai santi eleviamo a te, o Padre, unico Dio col Figlio e con lo Spirito santo, l’inno della triplice lode: Santo, santo, santo…

    Si prosegue con la Preghiera Eucaristica V


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    «Questo è il corpo che è dato per voi;
    questo calice è la nuova alleanza
    nel mio sangue – dice il Signore -.
    Ogni volta che ve ne cibate,
    fate questo in memoria di me».


    ALLA COMUNIONE
    Sono triste fino alla morte:
    rimanete qui e vegliate con me.
    Ora vedrete una folla circondarmi
    e voi fuggirete,
    mentre andrò a immolarmi per voi.


    Terminata la distribuzione della comunione, il sacerdote pone la pisside con le particole sull’altare; stando in piedi, infonde l’incenso nel turibolo; si inginocchia e incensa il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside.
    Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della riposizione, convenientemente ornato. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta il Pange lingua o un altro canto adatto.

    PANGE LINGUA

    Pange, lingua, gloriósi
    córporis mystérium,
    sanguinisque pretiósi,
    quem in mundi pretium
    fructus ventris generósi,
    rex effúdit géntium.

    Nobis datus, nobis natus
    ex intácta Virgine,
    et in mundo conversátus,
    sparso verbi sémine,
    sui moras incolátus
    miro clausit órdine.

    In suprémae nocte cenae,
    recúmbens cum frátribus,
    observáta lege plene
    cibis in legálibus,
    cibum turbae duodénae
    se dat suis mánibus.

    Verbum caro, panem verum,
    Verbo carnem éfficit,
    fitque sanguis Christi merum;
    et si sensus déficit,
    ad firmándum cor sincérum
    sola fides súfficit.

    Tantum ergo Sacraméntum
    venerémur cérnui;
    et antíquum documéntum
    novo cedat ritui:
    praestet fides suppleméntum
    sénsuum deféctui.

    Genitóri, Genitóque
    laus et iubilátio;
    salus, honor, virus quoque
    sit et benedictio;
    Procedénti ab utróque
    compar sit laudátio. Amen.
    Il mistero dell’altare
    canti lieto l’animo;
    il suo corpo e il suo sangue
    Cristo ci comunica;
    pegno certo di salvezza
    offre a tutti gli uomini.

    È mandato a noi dal Padre,
    nasce dalla Vergine;
    nella terra che l’attende
    il vangelo predica;
    con noi vive, con noi soffre:
    ama senza limiti.

    Dai fratelli si congeda
    col banchetto mistico ;
    e nel rito della Pasqua,
    che devoto celebra,
    egli dona come cibo
    tutto se medesimo.

    Rende il pane carne viva,
    benedice il calice;
    muta il vino in sangue vero;
    ogni attesa supera.
    Ed è Cristo che l’afferma:
    noi dobbiamo credergli.

    La divina eucaristia
    adoriamo supplici;
    Cristo fonda un’era nuova
    che non ha più termine;
    e la fede ci rivela
    che tra noi egli abita.

    Lode al Padre, onore al Figlio,
    ch’egli sempre genera;
    sommo gaudio, eterno osanna,
    esultante cantico;
    gloria all’infinito Amore,
    il divino Spirito. Amen.





    Giunta la processione al luogo della riposizione, il sacerdote depone la pisside nel tabernacolo, poi si inginocchia e incensa il Santissimo Sacramento; chiude il tabernacolo.

    Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il sacerdote e i ministri concludono i vespri all’altare maggiore, o all’altare stesso della riposizione.


    CONCLUSIONE DEI VESPRI


    ANTIFONA
    Ascolta, il Maestro ti dice: *
    «Da te voglio fare la pasqua con i miei discepoli».


    SALMODIA
    Sal 69 (70)

    O Dio, vieni a salvarmi, *
    Signore, vieni presto in mio aiuto.
    Siano svergognati e confusi *
    quanti attentano alla mia vita.
    Retrocedano, coperti d’infamia, *
    quanti godono della mia rovina.
    Se ne tornino indietro pieni di vergogna *
    quelli che mi dicono: «Ti sta bene!».
    Esultino e gioiscano in te *
    quelli che ti cercano;
    dicano sempre: «Dio è grande» *
    quelli che amano la tua salvezza.
    Ma io sono povero e bisognoso: *
    Dio, affréttati verso di me.
    Tu sei mio aiuto e mio liberatore: *
    Signore, non tardare.
    Sal 133 (134)

    Ecco, benedite il Signore, *
    voi tutti servi del Signore;
    voi che state nella casa del Signore *
    durante la notte.
    Alzate le mani verso il santuario *
    e benedite il Signore.
    Il Signore ti benedica da Sion: *
    egli ha fatto cielo e terra.
    Sal 116 (117)

    Genti tutte, lodate il Signore, *
    popoli tutti, cantate la sua lode,
    perché forte è il suo amore per noi, *
    e la fedeltà del Signore dura per sempre.
    Gloria al Padre e al Figlio *
    e allo Spirito santo.
    Come era nel principio, e ora e sempre *
    nei secoli dei secoli. Amen.
    ANTIFONA
    Ascolta, il Maestro ti dice: *
    «Da te voglio fare la pasqua con i miei discepoli».


    DOPO LA COMUNIONE
    Concedi, o Dio nostro, a noi che nella cena del tuo Figlio unigenito abbiamo partecipato al suo corpo e al suo sangue, di non essere coinvolti nelle tenebre del discepolo infedele, ma di riconoscere in Cristo il nostro Salvatore, che vive e regna nei secoli dei secoli.


    La celebrazione si chiude come al solito:
    Il Signore sia con voi.
    E con il tuo spirito. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

    Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
    Amen.


    Diacono
    Andiamo in pace.
    Nel nome di Cristo.




    Lavanda dei piedi

    La lavanda dei piedi può essere fatta in qualsiasi momento della giornata, anche prima o dopo la celebrazione, ma non mai durante la Messa. Se questa cerimonia precede o segue la Messa si usano i paramenti di colore rosso, altrimenti si usa il piviale di colore morello. Il sacerdote, deposta, se è necessario, la casula, si porta davanti a coloro che sono stati prescelti per il rito, e con l’aiuto di ministri versa dell’acqua sui piedi e li asciuga.
    Durante il rito si esegue parte del Salmo 118 (119) con la propria antifona, o altri canti adatti alla circostanza.


    ANTIFONA
    Il Signore si alzò da tavola, versò acqua in un catino *
    e incominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli.
    «Se io, Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, *
    tanto poi voi li dovete lavare gli uni agli altri».


    SALMODIA
    Sal 118 (119), 1-16

    Beato chi è integro nella sua via *
    e cammina nella legge del Signore.

    Beato chi custodisce i suoi insegnamenti *
    e lo cerca con tutto il cuore.

    Non commette certo ingiustizie, *
    e cammina nelle sue vie.

    Tu hai promulgato i tuoi precetti *
    perché siano osservati interamente.

    Siano stabili le mie vie, *
    nel custodire i tuoi decreti.

    Non dovrò allora vergognarmi, *
    se avrò considerato tutti i tuoi comandi.

    Ti loderò con cuore sincero, *
    quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.

    Voglio osservare i tuoi decreti: *
    non abbandonarmi mai.

    Come potrà un giovane tenere pura la sua via? *
    Osservando la tua parola.

    Con tutto il mio cuore ti cerco: *
    non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

    Ripongo nel cuore la tua promessa *
    per non peccare contro di te.

    Benedetto sei tu, Signore; *
    Insegnami i tuoi decreti.

    Con le mie labbra ho raccontato *
    tutti i giudizi della tua bocca.

    Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia *
    più che in tutte le ricchezze.

    Voglio meditare i tuoi precetti, *
    considerare le tue vie.

    Nei tuoi decreti è la mia delizia, *
    non dimenticherò la tua parola.

    Gloria al Padre e al Figlio *
    e allo Spirito Santo.

    Come era nel principio, e ora e sempre; *
    nei secoli dei secoli. Amen.


    ANTIFONA
    Il Signore si alzò da tavola, versò acqua in un catino *
    e incominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli.
    «Se io, Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, *
    tanto poi voi li dovete lavare gli uni agli altri».




    Il sacerdote conclude con l’ORAZIONE:
    Preghiamo.
    Signore Gesù, che hai lavato i piedi ai tuoi discepoli, accogli l’umile servizio che per tuo comando compiamo e detergi dal nostro cuore ogni colpa, o misericordioso Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.


    Se alla lavanda dei piedi non segue la Messa, il sacerdote congeda i presenti benedicendoli.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 18-04-2019 alle 22:41 Motivo: Corretto link alla PE V

  3. #13
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    VENERDÌ SANTO

    CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE


    Secondo la sua veneranda tradizione in questo giorno e nel giorno seguente la Chiesa ambrosiana non celebra l’eucaristia. Nelle ore pomeridiane di questo giorno, e precisamente verso le ore 15 – a meno che per motivi pastorali, non si ritenga opportuno spostare l’orario a più tardi – ha luogo la celebrazione della Passione del Signore.

    INIZIO DEI VESPRI


    Il sacerdote e il diacono rivestono rispettivamente il piviale e la dalmatica di colore rosso e li tengono per tutto il tempo della celebrazione. Preceduti dai ministranti e dal clero, si recano all’altare e, fatta la debita riverenza, si portano alla sede. Il sacerdote saluta il popolo:

    Il Signore sia con voi.
    E con il tuo spirito.


    Il sacerdote, o un altro ministro, può presentare il senso della celebrazione con queste parole o con altre simili:

    Ci troviamo raccolti a commemorare e rivivere la passione del Signore. La Chiesa contempla il suo Sposo che, morendo, si offre vittima al Padre per liberare tutta l’umanità del peccato e della morte. Noi adoriamo in questa celebrazione il mistero della nostra salvezza e disponiamo il nostro cuore nella fede e nel pentimento perché possiamo essere raggiunti, guariti e santificati dal sacrificio di Cristo Redentore.


    Segue il rito della luce. Mentre si canta il Lucernario, i ministri presentano i due candelieri spenti al sacerdote celebrante. Questi, tracciato un segno di croce sulla lampada accesa, attinge alla fiamma e accende i candelieri. Alcuni ministri dispongono i candelieri vicino o sopra l’altare. Intanto, si accendono gli altri ceri e le lampade della chiesa.
    Dopo l’accensione dei candelieri, il sacerdote celebrante, secondo l’opportunità, infonde l’incenso, sale all’altare e lo bacia. Ricevuto il turibolo, incensa l’altare. Al termine dell’incensazione raggiunge la sede.

    RITO DELLA LUCE
    O Dio, tu sei la mia luce.
    Dio mio, rischiara le mie tenebre.
    Per te sarò liberato dal male.
    Dio mio, rischiara le mie tenebre.
    O Dio, tu sei la mia luce.
    Dio mio, rischiara le mie tenebre.
    Secondo l’opportunità si può cantare il seguente INNO:

    INNO
    Vexilla Regis pródeunt;
    fulget Crucis mystérium,
    quo carne carnis Cónditor
    suspénsus est patibulo.

    Confixa clavis viscera,
    tendens manus, vestígia;
    redemptiónis grátia
    hic immolóta est hóstia.

    Quo vulnerátus insuper
    mucróne dirae lánceae;
    ut nos laváret crimine,
    manávit unda, sánguine.

    Impléta sunt quae cóncinit
    David fidéli cármine,
    dicéndo natiónibus:
    «Regnávit a ligno Deus».

    Arbor decóra et fúlgida
    ornàta Regis púrpura,
    elécta digno stipite
    tam sancta membra tángere.

    Beáta, cuius bráchiis
    prétium pepéndit saéculi!
    Statéra facta est córporis,
    praedam tulitque Tártari.

    Fundis aróma córtice,
    vincis sapóre néctarem
    iucúnda fructu fértili
    plaudis triúmpho nóbili.

    Salve ara, salve victima,
    de passiónis glória,
    qua Vita mortem pértulit
    et morte vitam réddidit.

    O Crux ave, spes única
    hoc passiónis témpore;
    auge piis iustitiam
    reisque dona véniam.

    Te summa, Deus, Trinitas,
    colláudet omnis spiritus;
    quos per crucis mystérium
    salvas, rege per saécula. Amen
    Del Re il vessillo sfolgora,
    la Croce appare in gloria,
    ove il Creator degli uomini
    è appeso a un patibolo.

    I chiodi lo trafiggono,
    Gesù sospeso sanguina:
    s’immola qui la vittima
    che il mondo vuol redimere.

    Spietata poi lancia
    trapassa il cuore esanime;
    l’acqua e il sangue sgorgano
    che i nostri errori lavano.

    Veraci ora si adempiono
    le profezie di Davide:
    dal legno del patibolo
    regna il Signor dei secoli.

    Albero degno e fulgido,
    del Re il sangue sfolgora;
    il solo eletto a reggere
    le membra sue santissime.

    Beata croce, simile
    a mistica bilancia!
    Tu porti, appesa vittima,
    che ci salvò dagli inferi.

    Spandi profumi nobili
    più dolce sei del nettare,
    lieta di frutti floridi,
    del Re il trionfo celebri.

    Salve altare e vittima!
    Nella passione splendida
    ormai la morte sgomini,
    vita è donata agli uomini.

    Croce, speranza unica,
    la Chiesa oggi ti celebra:
    ai buoni aggiungi grazie,
    ai rei cancella i crimini.

    O Trinità, ti adorino
    i tuoi redenti unanimi:
    la Croce ebbe a redimerli,
    con la tua Croce salvali. Amen



    Un lettore, dall’ambone, proclama la I Lettura dopo aver chiesto la benedizione. Al termine della lettura si esegue il SALMELLO


    I LETTURA
    Lettura del profeta Isaia (49, 24 – 50, 10)
    Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Dice il Signore: rivesto i cieli di oscurità.

    Si può forse strappare la preda al forte?
    Oppure può un prigioniero sfuggire al tiranno?
    Eppure, dice il Signore:
    «Anche il prigioniero sarà strappato al forte,
    la preda sfuggirà al tiranno.
    Io avverserò i tuoi avversari,
    io salverò i tuoi figli.
    Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori,
    si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto.
    Allora ogni uomo saprà
    che io sono il Signore, il tuo salvatore
    e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe».
    Dice il Signore:
    «Dov’è il documento di ripudio di vostra madre,
    con cui l’ho scacciata?
    Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti?
    Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti,
    per le vostre colpe è stata scacciata vostra madre.
    Per quale motivo non c’è nessuno, ora che sono venuto?
    Perché, ora che chiamo, nessuno risponde?
    È forse la mia mano troppo corta per riscattare
    oppure io non ho la forza per liberare?
    Ecco, con una minaccia prosciugo il mare,
    faccio dei fiumi un deserto.
    I loro pesci, per mancanza d’acqua, restano all’asciutto,
    muoiono di sete.
    Rivesto i cieli di oscurità,
    do loro un sacco per mantello».
    Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
    perché io sappia indirizzare
    una parola allo sfiduciato.
    Ogni mattina fa attento il mio orecchio
    perché io ascolti come i discepoli.
    Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
    e io non ho opposto resistenza,
    non mi sono tirato indietro.
    Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
    le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
    non ho sottratto la faccia
    agli insulti e agli sputi.
    Il Signore Dio mi assiste,
    per questo non resto svergognato,
    per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
    sapendo di non restare confuso.
    È vicino chi mi rende giustizia:
    chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
    Chi mi accusa? Si avvicini a me.
    Ecco, il Signore Dio mi assiste:
    chi mi dichiarerà colpevole?
    Ecco, come una veste si logorano tutti,
    la tignola li divora.
    Chi tra voi teme il Signore,
    ascolti la voce del suo servo!
    Colui che cammina nelle tenebre,
    senza avere luce,
    confidi nel nome del Signore,
    si affidi al suo Dio.
    Parola di Dio.


    SALMELLO
    Hanno forato le mie mani e i miei piedi, *
    posso contare tutte le mie ossa.
    Essi mi guardano, mi osservano,: †
    si dividono le mie vesti, *
    sul mio vestito gettano la sorte.
    Ma tu, Signore, non stare lontano, *
    mia forza, accorri in mio aiuto.
    Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, *
    ti loderò in mezzo all’assemblea.
    Lodate il Signore, voi che lo temete, *
    gli dia gloria la stirpe di Giacobbe.


    Il sacerdote, alla sede, dice una delle seguenti ORAZIONI:

    Preghiamo.
    Volgi benevolo il tuo sguardo, o Dio misericordioso, su questa famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo, consegnandosi liberamente nelle mani dei carnefici subì il supplizio della croce, e ora, glorioso, vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.

    oppure:

    Preghiamo.
    O Dio misericordioso, che per la nostra redenzione hai accettato il sacrificio di Cristo, infrangi l’opera del demonio e spezza le catene della colpa: fa’ che l’antico contagio del male non torni a deturpare l’uomo nuovo che tu hai rigenerato. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.


    Un lettore, dall’ambone, proclama la II Lettura dopo aver chiesto la benedizione. Al termine della lettura si esegue il RESPONSORIO. Durante questo canto, se si usa l’incenso, il sacerdote lo pone nel turibolo.

    II LETTURA
    Lettura del profeta Isaia (52, 13 – 53, 12)
    Il quarto cantico del servo del Signore: l’uomo dei dolori che ben conosce il patire.

    Così dice il Signore Dio: Ecco, il mio servo avrà successo,
    sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
    Come molti si stupirono di lui
    – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
    e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
    così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
    i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
    poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
    e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
    Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
    A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
    È cresciuto come un virgulto davanti a lui
    e come una radice in terra arida.
    Non ha apparenza né bellezza
    per attirare i nostri sguardi,
    non splendore per poterci piacere.
    Disprezzato e reietto dagli uomini,
    uomo dei dolori che ben conosce il patire,
    come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
    era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
    Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
    si è addossato i nostri dolori;
    e noi lo giudicavamo castigato,
    percosso da Dio e umiliato.
    Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
    schiacciato per le nostre iniquità.
    Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
    per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
    Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
    ognuno di noi seguiva la sua strada;
    il Signore fece ricadere su di lui
    l’iniquità di noi tutti.
    Maltrattato, si lasciò umiliare
    e non aprì la sua bocca;
    era come agnello condotto al macello,
    come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
    e non aprì la sua bocca.
    Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
    chi si affligge per la sua posterità?
    Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
    per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
    Gli si diede sepoltura con gli empi,
    con il ricco fu il suo tumulo,
    sebbene non avesse commesso violenza
    né vi fosse inganno nella sua bocca.
    Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
    Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
    vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
    si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
    Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
    e si sazierà della sua conoscenza;
    il giusto mio servo giustificherà molti,
    egli si addosserà le loro iniquità.
    Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
    dei potenti egli farà bottino,
    perché ha spogliato se stesso fino alla morte
    ed è stato annoverato fra gli empi,
    mentre egli portava il peccato di molti
    e intercedeva per i colpevoli.
    Parola di Dio.


    RESPONSORIO
    Dense tenebre coprirono tutta la terra,
    mentre i Giudei crocifiggevano Gesù.
    Verso le tre del pomeriggio,
    Gesù invocò a gran voce:
    «Mio Dio, mio Dio,
    perché mi hai abbandonato?».
    Uno dei soldati
    gli trafisse il fianco con una lancia,
    dopo che egli, chinata la testa,
    emise lo spirito.
    Ecco sùbito un gran terremoto,
    il velo del tempio si strappò
    e la terra si scosse,
    dopo che egli, chinata la testa,
    emise lo spirito.



    Il diacono che deve proclamare la Passione del Signore o, in sua assenza un altro sacerdote (rivestito di camice e stola) si porta all’ambone (o sul pulpito) accompagnato, secondo l’opportunità, dai ministranti con l’incenso e i candelieri. Ivi, inchinatosi verso il sacerdote chiede la benedizione. Per sottolineare l’importanza del momento, la processione con l’evangeliario può essere fatta solennemente, partendo dalla sacrestia.

    Se non è presente il diacono (o un altro sacerdote), lo stesso sacerdote che presiede, inchinandosi dinanzi all’altare, dice sottovoce la preghiera Purifica il mio cuore…, poi si reca all’ambone (o sul pulpito), eventualmente accompagnato dai ministranti con l’incenso e i candelieri.


    PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
    Passione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo (27, 1-56)
    La morte del Signore sulla croce.

    Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
    Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
    Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.
    A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
    Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».
    Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
    Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
    Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
    Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.
    Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
    Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
    A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

    A questo punto si spegne ogni luce, tutti s’inginocchiano e, mentre la campana annuncia la Morte del Signore, si spoglia l’altare. Un grande silenzio cala sulla chiesa; poi la lettura prosegue con tono di voce più sommesso.



    Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
    Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
    Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.


    Al termine della proclamazione della passione il sacerdote (o il diacono) tiene l’OMELIA.


    ADORAZIONE DELLA CROCE


    Il clero si porta alla sacrestia oppure a un luogo predisposto, dove viene collocata la croce. Il sacerdote dice una delle seguenti ORAZIONI.

    ORAZIONE
    Preghiamo.
    O Dio che ci ami con amore di Padre e, in premio della sua fede, nello stesso giorno portasti il ladro pentito dalla croce al paradiso, liberaci dalle nostre ingiustizie e rendici eredi dei tuoi beni eterni. Per Cristo nostro Signore.


    oppure
    Preghiamo.
    O Dio, che hai redento l’uomo col sangue prezioso del tuo Figlio unigenito, a quelli che adorano la croce concedi la liberazione dal peccato e la vita eterna che dalla stessa croce è scaturita. Per Cristo nostro Signore.


    Si forma la processione per portare la croce all’altare lungo la corsia della navata centrale. Precede il clero; segue, adagiata sopra i cuscini, la croce rivolta verso il sacerdote celebrante, che viene immediatamente dopo. Si fanno tre soste di adorazione; in fondo alla chiesa al centro della chiesa e prima di arrivare all’altare.
    Ad ogni sosta si canta Ecco il legno della croce… Il popolo risponde Venite, adoriamo, mentre il clero e i fedeli si inginocchiano e la croce viene alzata orizzontalmente per l’adorazione.
    Di volta in volta l’invito Ecco il legno della croce… viene cantato in tono più alto.

    Ecco il legno della croce, al quale fu sospeso colui che è la salvezza del mondo.
    Venite, adoriamo.



    La croce viene deposta sui gradini dell’altare. Il sacerdote celebrante e il clero fanno adorazione con tre genuflessioni, a debita distanza l’una dall’altra, prima di giungere a baciare la croce.
    Intanto si cantano le seguenti ANTIFONE, alternandole con il SALMO 21 (22).

    I ANTIFONA
    O Signore, adoriamo la tua croce
    e cantiamo gloria alla tua risurrezione.


    II ANTIFONA
    Adoriamo la tua croce, o Signore;
    adoriamo il mistero della tua croce
    e la salvezza che viene da te crocifisso.


    III ANTIFONA
    Noi, ti lodiamo, o Cristo, e ti benediciamo
    perché con la tua croce hai redento il mondo.


    SALMODIA
    Sal 21 (22)

    Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? †
    Eppure tu sei il Santo, *
    tu siedi in trono fra le lodi d’Israele.

    In te confidarono i nostri padri, *
    confidarono e tu li liberasti;

    Ma io sono verme e non uomo, *
    rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.

    Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, *
    storcono le labbra, scuotono il capo:

    «Si rivolga al Signore, lui lo liberi, *
    lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

    Non stare lontano da me, †
    perché l’angoscia è vicina *
    e non c’è chi mi aiuti.

    Mi circondano tori numerosi, *
    mi accerchiano grossi tori di Basan.

    Spalancano contro di me le loro fauci: *
    un leone che sbrana e ruggisce.

    Io sono come acqua versata, *
    sono slogate tutte le mie ossa.

    Il mio cuore è come cera, *
    si scioglie in mezzo alle mie viscere.

    Arido come un coccio il mio vigore, †
    la mia lingua si è incollata al palato, *
    mi deponi su polvere di morte.

    Ma tu, Signore, non stare lontano, *
    mia forza, vieni presto in mio aiuto.

    Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, *
    ti loderò in mezzo all’assemblea.




    PREGHIERA UNIVERSALE

    Un diacono, o un altro ministro, all’ambone legge l’intenzione di preghiera. Poi il sacerdote, dopo un breve momento di silenzio, con le braccia allargate dice l’orazione. Se vi sono parecchi sacerdoti, le orazioni possono essere lette a turno a fianco dell’altare; la conclusione sarà del sacerdote che presiede la celebrazione. Per tutto il tempo della preghiera universale i fedeli possono rimanere in ginocchio o in piedi.
    In caso di grave necessità pubblica, l’ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione. Nel Messale vengono proposte undici orazioni con annesse orazioni che sono più adatte alla situazione concreta della comunità locale, in modo però che sia rispettata la serie delle intenzioni proposte per la preghiera universale.

    1. PER LA SANTA CHIESA
    Preghiamo, fratelli carissimi, per la santa Chiesa: il Signore Dio nostro le conceda pace e unità, la protegga su tutta la terra e doni a noi di vivere per la sua gloria.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, che in Cristo hai rivelato la tua gloria a tutte le genti, custodisci l’opera della tua misericordia e fa’ che la santa Chiesa, diffusa su tutta la terra, perseveri con fermezza di fede nella professione del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.


    2. PER IL PAPA
    Preghiamo per il nostro santo padre il papa N.: il Signore Dio nostro, che lo ha eletto nell’ordine episcopale, lo conservi alla sua Chiesa per guidare il popolo santo di Dio.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    Dio onnipotente ed eterno, sapienza che reggi tutte le cose, ascolta benigno le nostre preghiere: custodisci con paterna bontà il papa che tu hai scelto per noi perché sotto la sua guida il popolo cristiano, di cui tu sei il pastore unico e vero, cresca nella fede. Per Cristo nostro Signore.


    3. PER TUTTI GLI ORDINI SACRI E PER TUTTI I FEDELI
    Pregiamo per il nostro vescovo N. e per tutti i vescovi, per i sacerdoti e per i diaconi, per tutti quelli che svolgono un ministero nella Chiesa e per tutto il popolo di Dio.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo Spirito guidi e santifichi la Chiesa, accogli la preghiera che ti innalziamo perché secondo il dono della tua grazia tutti i membri della comunità, nel loro ordine e grado, ti possano fedelmente servire. Per Cristo nostro Signore.


    4. PER I CATECUMENI
    Preghiamo per i (nostri) catecumeni: il Signore Dio nostro apra i loro cuori alla sua misericordia perché nell’acqua del battesimo ricevano il perdono di tutti i peccati e siano incorporàti a Cristo Gesù, nostro Salvatore.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi figli, accresci nei (nostri) catecumeni la luce della fede perché, rinati nel fonte battesimale, siano accolti tra i tuoi figli di adozione. Per Cristo nostro Signore.


    5. PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
    Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo: il Signore Dio nostro conceda loro di vivere secondo la verità che professano e li raduni e li custodisca nell’unica sua Chiesa.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, che riunisci i dispersi e li serbi nell’unità, guarda con amore al gregge del Figlio tuo; raccogli nell’integrità della fede e nel vincolo della carità quelli che un unico battesimo ha consacrato. Per Cristo nostro Signore.


    6. PER GLI EBREI
    Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell'amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore.


    7. PER I NON CRISTIANI
    Preghiamo per quelli che non credono in Cristo: illuminàti dallo Spirito santo, possano entrare anch’essi nella via della salvezza.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, ai nostri fratelli che camminano alla tua presenza in sincerità di cuore, ma non conoscono Cristo, concedi di trovare la verità; e a noi dona di crescere nella carità reciproca e di vivere più profondamente il tuo mistero di salvezza per essere nel mondo testimoni più credibili del tuo amore paterno. Per Cristo nostro Signore.


    8. PER QUELLI CHE NON CREDONO IN DIO
    Preghiamo per quelli che non credono in Dio perché, vivendo con bontà e con rettitudine di cuore, arrivino a conoscerlo e ad amarlo.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, che infondesti nel cuore degli uomini, così profonda nostalgia di te, che solo quando ti trovano hanno pace, concedi ai nostri fratelli di scorgere nel mondo i segni della tua bontà e, vedendo la testimonianza di amore di quelli che credono, di riconoscerti con gioia come unico vero Dio, padre di tutti. Per Cristo nostro Signore.


    9. PER I GOVERNANTI
    Preghiamo per quelli che sono chiamàti a reggere la comunità civile: il Signore Dio nostro li illumini e li guidi a cercare il bene di tutti nella libertà, nella giustizia e nella pace.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranze degli uomini e i diritti dei popoli; illumina coloro che ci governano perché promuovano in una pace duratura il progresso sociale e morale, e la libertà civile e religiosa. Per Cristo nostro Signore.


    10. PER QUELLI CHE SOFFRONO
    Preghiamo, fratelli carissimi, Dio Padre onnipotente perché salvi l’umanità da ogni male: allontani le epidemie, vinca la fame e l’ignoranza, abbatta i muri di ogni separazione, liberi gli oppressi, protegga chi è in viaggio, conceda il ritorno ai lontani da casa, la consolazione ai tribolàti, la salute ai malati, ai morenti la salvezza eterna.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, conforto degli afflitti e sostegno dei deboli, ascolta il grido dell’umanità sofferente e accorri in suo aiuto perché tutti si rallegrino di avere sperimentato la tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.


    11. PER I DEFUNTI
    Preghiamo per i nostri fratelli che sono morti nella pace di Cristo: associàti a lui nel destino di sofferenza e di morte, possano partecipare alla gloria della sua risurrezione.

    Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
    O Dio onnipotente ed eterno, che hai abbandonato il tuo unico Figlio alla morte di croce perché tutti noi, chiamàti a morire con lui, potessimo con lui rinascere alla vita, dona ai nostri fratelli, che nella fede hanno lasciato questo mondo, di entrare nella gioia della luce senza fine. Per Cristo nostro Signore.


    CONCLUSIONE

    ORAZIONE
    Preghiamo.
    O Dio, che hai dato agli uomini come modello di umiltà e di pazienza Gesù Cristo nostro fratello e nostro redentore morto in croce per noi, donaci di accogliere gli insegnamenti della sua passione e di condividere la sua gloria di Salvatore risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli.

    Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.

    Il Signore ci benedica e ci esaudisca.
    Amen.


    Diacono
    Andiamo in pace.
    Nel nome di Cristo.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 18-03-2014 alle 22:26 Motivo: Corretto punto 6 della Preghiera Universale

  4. #14
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    VENERDÌ SANTO

    CELEBRAZIONE VESPERTINA “NELLA DEPOSIZIONE DEL SIGNORE”

    *** Con questa celebrazione si apre il Secondo giorno del Triduo Pasquale ***

    SALUTO

    Il sacerdote (o il diacono), rivestito del piviale rosso, si reca all’altare, fa la riverenza e, giunto alla sede, inizia la celebrazione dicendo:

    Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.


    Il sacerdote (o un altro ministro) introduce, secondo l’opportunità, la celebrazione. Tutti siedono.

    I LETTURA
    Lettura del profeta Daniele (3, 1-24)
    I tre giovani nella fornace benedicono il Signore.

    In quei giorni. Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d’oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l’aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia. Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i governatori, i prefetti, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all’inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
    I sàtrapi, i governatori, i prefetti, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all’inaugurazione della statua che aveva fatto erigere il re Nabucodònosor. Un banditore gridò ad alta voce: «Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama: Quando voi udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d’oro che il re Nabucodònosor ha fatto erigere. Chiunque non si prostrerà e non adorerà, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente».
    Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, non appena ebbero udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d’oro che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
    Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei e andarono a dire al re Nabucodonòsor: «O re, vivi per sempre! Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, deve prostrarsi e adorare la statua d’oro: chiunque non si prostrerà e non l’adorerà, sia gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Ora, ci sono alcuni Giudei, che hai fatto amministratori della provincia di Babilonia, cioè Sadrac, Mesac e Abdènego, che non ti obbediscono, o re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d’oro che tu hai fatto erigere».
    Allora Nabucodònosor, sdegnato e adirato, comandò che gli si conducessero Sadrac, Mesac e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re. Nabucodònosor disse loro: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
    Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto».
    Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente. Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, i calzari, i copricapo e tutti i loro abiti, e gettati in mezzo alla fornace di fuoco ardente. Poiché l’ordine del re urgeva e la fornace era ben accesa, la fiamma del fuoco uccise coloro che vi avevano gettato Sadrac, Mesac e Abdènego. E questi tre, Sadrac, Mesac e Abdènego, caddero legati nella fornace di fuoco ardente. Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.


    CANTICO
    Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
    «Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
    degno di lode e di gloria nei secoli.
    Amen.

    Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
    degno di lode e di gloria nei secoli.
    Amen.

    Benedetto sei tu sul trono del tuo regno,
    degno di lode e di gloria nei secoli.
    Amen.

    Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, cieli, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, angeli del Signore, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, servi del Signore, il Signore
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, santi e umili di cuore, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.

    Benediciamo il Padre e il Figlio, e lo Spirito Santo,
    lodiamo ed esaltiamolo nei secoli.
    Amen.

    Perché ci ha liberati dagl’inferi,
    e salvati dalla mano della morte,
    ci ha liberati dalla fiamma ardente,
    e ci ha liberati dal fuoco.

    Lodate il Signore, perché egli è buono;
    perché il suo amore è per sempre».


    II LETTURA
    Continuazione del profeta Daniele (3, 91-100)
    Nabucodònosor vede nella fornace, disceso in mezzo ai tre, uno simile nell’aspetto a un figlio di dèi.

    Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi». Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace di fuoco ardente e prese a dire: «Sadrac, Mesac, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori». Allora Sadrac, Mesac e Abdènego uscirono dal fuoco. Quindi i sàtrapi, i governatori, i prefetti e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere, che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l’odore del fuoco era penetrato in essi.
    Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio. Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, sia fatto a pezzi e la sua casa sia ridotta a letamaio, poiché non c’è nessun altro dio che possa liberare allo stesso modo».
    Da allora il re diede autorità a Sadrac, Mesac e Abdènego nella provincia di Babilonia.
    Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano i tutta la terra: «Abbondi la vostra pace! Mi è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
    Quanto sono grandi i suoi prodigi
    e quanto potenti le sue meraviglie!
    Il suo regno è un regno eterno
    e il suo dominio di generazione in generazione».


    CANTO
    Sul mio dorso hanno arato gli aratori,
    hanno fatto lunghi solchi.
    Il Signore è giusto:
    ha spezzato il giogo degli empi.


    PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
    Continuazione del Vangelo secondo Matteo (27, 57-61)
    La sepoltura del Signore.

    Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.


    Alla lettura del Vangelo può lodevolmente seguire l’omelia che aiuti la riflessione spirituale sul mistero della Passione del Signore, contemplando la sua totale immolazione fino al sepolcro.



    Al termine della proclamazione del Vangelo o dopo l’omelia, lasciato un congruo spazio di silenzio, il sacerdote dice:

    Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.


    ORAZIONE
    Preghiamo.
    Tu hai voluto, o Dio, che il nostro Salvatore, affidato il corpo al sonno del sepolcro, riscattasse gli antichi giusti dal regno di morte; dona a quanti sono stati sepolti con lui nel battesimo di risorgere alla libertà della nuova vita e di entrare nella gloria con lui, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    CONGEDO
    Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.

    Il Signore ci benedica e ci esaudisca.
    Amen.

    Andiamo in pace.
    Nel nome di Cristo.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 11-01-2018 alle 18:05 Motivo: Aggiunto video

  5. #15
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    SABATO SANTO

    LITURGIA DELLA PAROLA AL MATTINO


    SALUTO

    Il sacerdote (o il diacono), rivestito del piviale rosso, si reca all’altare, fa la riverenza e, giunto alla sede, inizia la celebrazione dicendo:

    Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.


    Il sacerdote (o un altro ministro) introduce, secondo l’opportunità, la celebrazione. Tutti siedono.

    LETTURA
    Lettura del libro della Genesi (6, 9b – 8, 21a)
    Noè attraversa le acque del diluvio.

    Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
    Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.
    Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e farne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro».
    Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.
    Il Signore disse a Noè: «Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. Di ogni animale puro prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono puri un paio, il maschio e la sua femmina. Anche degli uccelli del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; cancellerò dalla terra ogni essere che ho fatto». Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato.
    Noè aveva seicento anni quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. Noè entrò nell’arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali puri e di quelli impuri, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo un maschio e una femmina entrarono, a due a due, nell’arca, come Dio aveva comandato a Noè.
    Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. In quello stesso giorno entrarono nell’arca di Noè, con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli; essi e tutti i viventi, secondo la loro specie, e tutto il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, tutti i volatili, secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. Vennero dunque a Noè nell’arca, a due a due, di ogni carne in cui c’è il soffio di vita. Quelli che venivano, maschio e femmina d’ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio. Il Signore chiuse la porta dietro di lui.
    Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l’arca, che s’innalzò sulla terra. Le acque furono travolgenti e crebbero molto sopra la terra e l’arca galleggiava sulle acque. Le acque furono sempre più travolgenti sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.
    Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta, morì. Così fu cancellato ogni essere che era sulla terra: dagli uomini agli animali domestici, ai rettili e agli uccelli del cielo; essi furono cancellati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell’arca. Le acque furono travolgenti sopra la terra centocinquanta giorni.
    Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell’arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. Le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l’arca si posò sui monti dell’Araràt. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.
    Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece uscire un corvo. Esso uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell’arca, perché c’era ancora l’acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell’arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui.
    L’anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell’arca ed ecco, la superficie del suolo era asciutta. Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra si era prosciugata.
    Dio ordinò a Noè: «Esci dall’arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli animali d’ogni carne che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa».
    Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo le loro specie, uscirono dall’arca.
    Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offrì olocausti sull’altare. Il Signore ne odorò il profumo gradito.


    SALMELLO
    Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
    difendi la mia causa, Signore mio Dio.
    Non esultino su di me i nemici bugiardi,
    non strizzi l’occhio chi mi odia senza motivo;
    difendi la mia causa, Signore mio Dio.
    PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
    Continuazione del Vangelo secondo Matteo (27, 62-66)
    Le guardie al sepolcro.

    Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.


    Alla lettura del Vangelo può lodevolmente seguire l’omelia che prepari alla celebrazione della Veglia Pasquale.

    Al termine della proclamazione del Vangelo o dopo l’omelia, lasciato un congruo spazio di silenzio, il sacerdote dice:

    Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.


    ORAZIONE
    Preghiamo.
    Dio onnipotente ed eterno, che sei mirabile in tutte le opere del tuo amore, illumina i figli da te redenti perché comprendano e riconoscano che, se fu prodigio grande all’inizio la creazione del mondo, prodigio ancora più adorabile e grande nella pienezza dei tempi è il compimento della nostra salvezza nell’immolazione pasquale di Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    CONGEDO
    Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.

    Il Signore ci benedica e ci esaudisca.
    Amen.

    Andiamo in pace.
    Nel nome di Cristo.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 20-03-2010 alle 18:27

  6. #16
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    VEGLIA PASQUALE

    L’intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte: essa deve cominciare dopo l’inizio della notte e terminare prima dell’alba della Domenica. La messa della notte, anche se celebrata prima della mezzanotte, è la messa pasquale della Domenica di risurrezione.
    Coloro che partecipano alla Messa della notte possono di nuovo ricevere la comunione nella seconda Messa di Pasqua. Chi celebra o concelebra la Messa nella notte può celebrare o concelebrare la seconda Messa di Pasqua.
    Il sacerdote e i ministri indossano le vesti di colore bianco, prescritte per le Messe.

    *** Con questa celebrazione si apre il Terzo giorno del Triduo Pasquale ***

    BENEDIZIONE DEL FUOCO


    La benedizione del fuoco, o del nuovo lume, cui attingere per l’accensione del cero pasquale e delle altre lampade, è facoltativa.
    Essa può avvenire in sacrestia o nel luogo che le circostanze rendono più opportuno, come ad es. – sul modello della liturgia pontificale in Duomo – all’altare della Riserva eucaristica.
    Il sacerdote a mani giunte dice:

    O Dio vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era in principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. Lode a te, Signore, re di eterna gloria. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.


    ORAZIONE
    Preghiamo.
    Signore, Dio nostro, luce perenne, benedici questo fuoco (questo lume); come il volto di Mosè per la tua presenza divenne raggiante, così rifulga su noi lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, e ci sia dato di camminare sulla strada della vita come figli della luce verso il tuo regno eterno. Per Cristo nostro Signore.
    Amen.


    Al nuovo fuoco o al nuovo lume si accendono subito il cero pasquale e i cantari. Ci si reca all’altare nel seguente ordine: precedono i ministranti con turibolo fumigante e incenso; seguono il ministro che porta il cero pasquale tra due accoliti con i cantari accesi, il diacono con il libro del Preconio e, ultimo, il celebrante.




    SOLENNE INIZIO DELLA VEGLIA O LUCERNARIO


    Mentre la processione, che dovrà essere particolarmente solenne avanza, vengono accese le candele e le luci della chiesa.




    Giunto all’altare, il sacerdote si reca alla sede e dice:

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
    Amen.


    Il sacerdote saluta il popolo con queste parole o altre simili, attinte preferibilmente dalla Sacra Scrittura, come indicato nel Rito della Messa con il popolo.

    La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
    E con il tuo spirito.


    Il sacerdote, o un altro ministro, illustra brevemente la Veglia Pasquale con queste parole o altre simili.

    Fratelli, in questa santissima notte, nella quale Gesù Cristo nostro Signore è passato dalla morte alla vita, la Chiesa, diffusa sulla terra, chiama i suoi figli a vegliare in preghiera. Rivivremo la pasqua del Signore, nell’ascolto della parola di Dio e nella partecipazione ai sacramenti; e Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sul peccato e sulla morte per vivere con lui, in Dio Padre, la vita nuova.


    Il diacono si reca all’ambone, accompagnato dai ministranti con l’incenso e i cantari, e chiede la benedizione. Il celebrante dice:

    Il Signore sia nel tuo cuore e sulle tue labbra perché tu possa proclamare degnamente l’annunzio pasquale. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
    Amen.


    Se non è presente il diacono, il sacerdote celebrante (oppure un altro sacerdote, rivestito degli opportuni paramenti) si reca all’ambone per la proclamazione del Preconio.



    PRECONIO PASQUALE

    Il diacono incensa il libro e, mente tutti stanno in piedi, inizia il Preconio pasquale.

    Esultino i cori degli angeli,
    esulti l’assemblea celeste.
    Per la vittoria del più grande dei re,
    le trombe squillino
    e annuncino la salvezza.
    Si ridesti di gioia la terra
    inondata da nuovo fulgore;
    le tenebre sono scomparse,
    messe in fuga dall’eterno Signore della luce.
    Gioisca la Chiesa, madre nostra,
    irradiata di vivo splendore,
    e questo tempio risuoni
    per le acclamazioni del popolo in festa.
    Ci assista Cristo Gesù, nostro Signore e nostro Dio,
    che vive e regna col Padre, nell’unità dello Spirito Santo,
    per tutti i secoli dei secoli.
    Amen.

    Il Signore sia con voi.
    E con il tuo spirito.

    In alto i nostri cuori.
    Sono rivolti al Signore.

    Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
    È cosa buona e giusta.

    È veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre,
    qui e in ogni luogo,
    a te, Signore, Padre Santo,
    Dio onnipotente ed eterno.
    Tu hai consacrato la Pasqua per tutte le genti
    senza immolazione di pingui animali,
    ma con il corpo e il sangue di Cristo,
    tuo Figlio unigenito.
    Hai lasciato cadere i riti del popolo antico
    e la tua grazia ha superato la legge.
    Una vittima sola
    ha offerto se stessa alla tua grandezza,
    espiando una volta per sempre
    il peccato di tutto il genere umano.
    Questa vittima è l’Agnello prefigurato dalla legge antica;
    non è scelto dal gregge, ma inviato dal cielo.
    Al pascolo nessuno lo guida,
    poiché lui stesso è il Pastore.
    Con la morte e con la risurrezione
    alle pecore tutto si è donato
    perché l’umiliazione di un Dio
    ci insegnasse la mitezza di cuore
    e la glorificazione di un uomo
    ci offrisse una grande speranza.
    Dinanzi a chi lo tosava non volle belare lamento,
    ma con voce profetica disse:
    «Tra poco vedrete il Figlio dell’uomo
    assiso alla destra di Dio».
    Col suo sacrificio, o Padre, a te riconcilia i tuoi figli
    e, nella sua divina potenza, ci reca il tuo stesso perdono.
    Tutti i segni delle profezie antiche
    oggi per noi si avverano in Cristo.

    Ecco: in questa notte beata
    la colonna di fuoco risplende
    e guida i redenti alle acque che danno salvezza.
    Vi si immerge il Maligno e vi affoga,
    ma il popolo del Signore salvo e libero ne risale.
    Per Adamo siamo nati alla morte;
    ora, generati nell’acqua dallo Spirito Santo,
    per Cristo rinasciamo alla vita.
    Sciogliamo il nostro volontario digiuno:
    Cristo, nostro agnello pasquale,
    viene immolato per noi.
    Il suo corpo è nutrimento vitale,
    il suo sangue è inebriante bevanda;
    l’unico sangue che non contamina,
    ma dona salvezza immortale a chi lo riceve.
    Mangiamo questo pane senza fermento,
    memori che non di solo pane vive l’uomo,
    ma di ogni parola che viene da Dio.
    Questo pane disceso dal cielo
    vale più assai della manna,
    piovuta dall’alto come feconda rugiada.
    Essa sfamava Israele,
    ma non lo strappava alla morte.
    Chi invece di questo corpo si ciba,
    conquista la vita perenne.
    Ecco: ogni culto antico tramonta,
    tutto per noi ridiventa nuovo.
    Il coltello del rito mosaico si è smussato.
    Il popolo di Cristo non subisce ferita,
    ma, segnato dal crisma, riceve un battesimo santo.
    Questa notte, dobbiamo attendere in veglia
    che il nostro Salvatore risorga.
    Teniamo dunque le fiaccole accese
    come fecero le vergini prudenti;
    l’indugio potrebbe attardare l’incontro
    col Signore che viene.
    Certamente verrà e in un batter di ciglio,
    come il lampo improvviso
    che guizza da un estremo all’altro del cielo.
    Lo svolgersi di questa veglia santa
    tutto abbraccia il mistero della nostra salvezza;
    nella rapida corsa di un’unica notte
    si avverano preannunzi e fatti profetici di vari millenni.
    Come ai Magi la stella,
    a noi si fa guida nella notte
    la grande luce di Cristo risorto,
    che il sacerdote con apostolica voce oggi a tutti proclama.
    E come l’onda fuggente del Giordano
    fu consacrata dal Signore immerso,
    ecco, per arcano disegno,
    l’acqua ci fa nascere a vita nuova.
    Infine, perché tutto il mistero si compia,
    il popolo dei credenti si nutre di Cristo.
    Per le preghiere e i meriti santi
    di Ambrogio, sacerdote sommo e vescovo nostro,
    la clemenza del Padre celeste
    c’introduca nel giorno del Signore risorto.
    A lui onore e gloria nei secoli dei secoli.
    Amen.


    Il diacono incensa eventualmente il cero pasquale, che viene collocato sull’apposito candelabro. Segue la catechesi veterotestamentaria di sei letture.



    CATECHESI VETEROTESTAMENTARIA


    Se le circostanze pastorali lo richiedono, il numero delle letture dell’Antico Testamento può essere ridotto; possono essere omesse la V e la VI. Si abbia tuttavia sempre presente che la lettura della parola di Dio è parte fondamentale della Veglia Pasquale.

    L’ascolto delle Sacre Scritture sia introdotto con queste parole o con altre simili:

    Fratelli, dopo il solenne inizio della veglia, disponiamo il nostro cuore ad ascoltare la parola di Dio. Meditiamo come, nell’antica alleanza, Dio ha salvato il suo popolo e come, nella pienezza dei tempi, ha inviato il suo Figlio per la nostra redenzione. Preghiamo perché il nostro Dio conduca a compimento l’opera di salvezza incominciata con la Pasqua.


    Per ciascuna lettura, il lettore si reca all’ambone e, dopo aver chiesto e ricevuto la benedizione, ne proclama il testo.
    Terminata la lettura si esegue il SALMELLO o il CANTO. Tutti poi si alzano e il sacerdote invita alla preghiera: Preghiamo. Dopo una breve pausa di silenzio il sacerdote conclude con l’orazione.
    Il salmello e il canto possono essere sostituiti con un momento di sacro silenzio. In questo caso si tralascia la pausa silenziosa dopo Preghiamo.


    I LETTURA
    Lettura del libro della Genesi (1,1-2,3a)
    La creazione.

    In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
    Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
    Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
    Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
    Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
    Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
    Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
    Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
    E Dio creò l’uomo a sua immagine;
    a immagine di Dio lo creò:
    maschio e femmina li creò.
    Dio li benedisse e Dio disse loro:
    «Siate fecondi e moltiplicatevi,
    riempite la terra e soggiogatela,
    dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
    e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
    Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
    Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò.
    Parola di Dio.


    SALMELLO
    Tuoi sono i cieli, Signore, tua è la terra,
    tu hai fondato il mondo e quanto contiene.
    Canterò senza fine le tue grazie,
    con la mia bocca annunzierò
    la tua fedeltà nei secoli.
    Tu hai fondato il mondo e quanto contiene.
    ORAZIONE
    Preghiamo.
    O Dio, potenza perenne e luce senza tramonto, guarda con amore allo stupendo mistero della tua Chiesa e serenamente attendi, secondo il tuo disegno eterno, all’opera della salvezza umana; il mondo intero ammirato contempli che l’universo abbattuto e decrepito risorge e si rinnova, e tutto ritorna all’integrità primitiva in Cristo, da cui tutto prese principio. Per lui che vive e regna nei secoli dei secoli.


    II LETTURA
    Lettura del libro della Genesi (22,1-19)
    Il sacrificio di Abramo.

    In quei giorni. Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
    Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme.
    Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
    L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
    Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
    Parola di Dio.


    SALMELLO
    Offri a Dio un sacrificio di lode e
    sciogli all’Altissimo i tuoi voti.
    Parla il Signore, Dio degli dèi,
    convoca la terra; e tu
    sciogli all’Altissimo i tuoi voti.
    ORAZIONE
    Preghiamo.
    O Dio, Padre dei credenti, che, offrendo a tutti gli uomini il dono della tua adozione, moltiplichi nel mondo i figli della promessa e nel mistero battesimale rendi Abramo, secondo la tua parola, padre di tutte le genti, concedi ai popoli che ti appartengono di accogliere degnamente la grazia della tua chiamata. Per Cristo nostro Signore.


    III LETTURA
    Lettura del libro dell’Esodo (12,1-11)
    L’agnello pasquale.

    In quei giorni. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!”».
    Parola di Dio.


    CANTICO
    Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
    degno di lode e di gloria nei secoli.
    Amen.
    Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
    degno di lode e di gloria nei secoli.
    Amen.
    Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
    degno di lode e di gloria nei secoli.
    Amen.
    Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.
    Benedite, sorgenti, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.
    Benedite, servi del Signore, il Signore,
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
    Amen.
    Benediciamo il Padre, e il Figlio, e lo Spirito Santo,
    lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.
    Amen.


    ORAZIONE
    Preghiamo.
    O Dio di infinito amore, che hai comandato al tuo popolo in Egitto di cibarsi dell’agnello, la cui immolazione per tuo dono avrebbe loro ridato la libertà, salva anche noi nel sangue di Cristo, che è il vero Agnello pasquale, perché, liberati dalla schiavitù del demonio, nella verità e nella giustizia possiamo fedelmente celebrare la nostra pasqua nel Signore risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli.

    IV LETTURA
    Lettura del libro dell’Esodo (13,18b-14,8)
    Il «passaggio» pasquale.

    In quei giorni. Gli Israeliti, armati, uscirono dalla terra d’Egitto. Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto prestare un solenne giuramento agli Israeliti, dicendo: «Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa». Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte.
    Il Signore disse a Mosè: «Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achiròt, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Sefòn; di fronte a quel luogo vi accamperete presso il mare. Il faraone penserà degli Israeliti: “Vanno errando nella regione; il deserto li ha bloccati!”. Io renderò ostinato il cuore del faraone, ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!». Ed essi fecero così.
    Quando fu riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: «Che cosa abbiamo fatto, lasciando che Israele si sottraesse al nostro servizio?». Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. Prese seicento carri scelti e tutti i carri d’Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re d’Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata.
    Parola di Dio.


    CANTICO DI MOSÈ
    Allora Mosè e gli Israeliti
    cantarono questo canto al Signore e dissero:
    «Voglio cantare al Signore,
    perché ha mirabilmente trionfato:
    cavallo e cavaliere
    ha gettato nel mare.
    Mia forza e mio canto è il Signore,
    egli è stato la mia salvezza.
    È il mio Dio: lo voglio lodare,
    il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!
    Il Signore è un guerriero,
    Signore è il suo nome.
    Il Signore regni
    in eterno e per sempre!».
    Gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare. Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i tamburelli e con danze. Maria intonò per loro il ritornello:
    «Cantate al Signore,
    perché ha mirabilmente trionfato».


    ORAZIONE
    Preghiamo.
    Moltiplica, Dio onnipotente ed eterno, la discendenza promessa alla fede dei patriarchi e accresci il numero dei tuoi figli perché la Chiesa veda in larga parte adempiuto il disegno universale di salvezza nel quale i nostri padri hanno fermamente sperato. Per Cristo nostro Signore.


    V LETTURA
    Lettura del profeta Isaia (54,17c-55,11)
    La parola uscita dalla bocca di Dio ne realizza il disegno di salvezza; per tutti i popoli assetati, chiamati alle acque, è stabilita un’alleanza eterna.

    Così dice il Signore Dio:
    Questa è la sorte dei servi del Signore,
    quanto spetta a loro da parte mia.
    Oracolo del Signore.
    O voi tutti assetati, venite all’acqua,
    voi che non avete denaro, venite,
    comprate e mangiate; venite, comprate
    senza denaro, senza pagare, vino e latte.
    Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
    il vostro guadagno per ciò che non sazia?
    Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
    e gusterete cibi succulenti.
    Porgete l’orecchio e venite a me,
    ascoltate e vivrete.
    Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
    i favori assicurati a Davide.
    Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
    principe e sovrano sulle nazioni.
    Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
    accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
    a causa del Signore, tuo Dio,
    del Santo d’Israele, che ti onora.
    Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
    invocatelo, mentre è vicino.
    L’empio abbandoni la sua via
    e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
    ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
    e al nostro Dio che largamente perdona.
    Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
    le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
    Quanto il cielo sovrasta la terra,
    tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
    i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
    Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
    e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
    senza averla fecondata e fatta germogliare,
    perché dia il seme a chi semina
    e il pane a chi mangia,
    così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
    non ritornerà a me senza effetto,
    senza aver operato ciò che desidero
    e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
    Parola di Dio.


    SALMELLO
    Benedetto il Signore, Dio di Israele:
    Egli solo compie prodigi.
    E benedetto il suo nome glorioso per sempre.
    Dio, da’ al re il tuo giudizio,
    al figlio del re la tua giustizia;
    egli scenderà come pioggia sull’erba,
    come acqua che irrora la terra.
    E benedetto il suo nome glorioso per sempre.
    ORAZIONE
    Preghiamo.
    Dio onnipotente, unica vera speranza del mondo, con la parola dei profeti hai preannunziato gli avvenimenti di salvezza che oggi si compiono; ravviva nel tuo popolo, riconciliato con te, il desiderio del bene poiché, se tu non la ispiri, la virtù nei tuoi fedeli non si accresce. Per Cristo nostro Signore.


    VI LETTURA
    Lettura del profeta Isaia (1,16-19)
    Invito al fonte: lavatevi, purificatevi.

    Così dice il Signore Dio:
    Lavatevi, purificatevi,
    allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
    Cessate di fare il male,
    imparate a fare il bene,
    cercate la giustizia,
    soccorrete l’oppresso,
    rendete giustizia all’orfano,
    difendete la causa della vedova.
    «Su, venite e discutiamo
    – dice il Signore –.
    Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
    diventeranno bianchi come neve.
    Se fossero rossi come porpora,
    diventeranno come lana.
    Se sarete docili e ascolterete,
    mangerete i frutti della terra».
    Parola di Dio.


    CANTO
    Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
    così l’anima mia a te, Signore!


    ORAZIONE
    Preghiamo.
    O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa chiamando nuovi figli da tutte le genti, custodisci nella tua protezione coloro che fai rinascere dall’acqua del battesimo. Per Cristo nostro Signore.

    oppure (se vi sono dei battezzandi)

    Preghiamo.
    Dio onnipotente ed eterno, guarda con bontà ai tuoi servi che si avvicinano con desiderio all’inizio della nuova vita, come la cerva assetata anela alle fonti delle acque; e fa’ che nel sacramento della fede trovino la loro salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Il sacerdote si porta all’altare lo bacia ed eventualmente lo incensa.


    ANNUNCIO DELLA RISURREZIONE

    Il sacerdote si porta al lato sinistro dell’altare e canta:


    Cristo Signore è risorto.
    Rendiamo grazie a Dio.

    oppure

    Christus Dóminus resurréxit.
    Deo grátias.


    E subito si suonano le campane e l’organo. Il sacerdote ripete lo stesso annuncio della risurrezione al centro e al lato destro dell’altare, con un tono sempre più alto. Poi ritorna alla sede e dice l’orazione.

    ORAZIONE
    Preghiamo.
    Dio onnipotente ed eterno, che sei mirabile in tutte le opere del tuo amore, illumina i figli da te redenti perché comprendano e riconoscano che, se fu prodigio grande all’inizio della creazione del mondo, prodigio ancora più adorabile e grande nella pienezza dei tempi è il compimento della nostra salvezza nell’immolazione pasquale di Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.



    LITURGIA DELLA PAROLA


    LETTURA
    Lettura degli Atti degli Apostoli (2,22-28)
    Pietro annuncia la risurrezione sul fondamento delle Scritture.

    In quei giorni. Pietro parlò al popolo e disse: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo:
    “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
    egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.
    Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua,
    e anche la mia carne riposerà nella speranza,
    perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi
    né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione.
    Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
    mi colmerai di gioia con la tua presenza”».
    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 117 (118)

    R. Venite al Signore con canti di gioia.

    oppure:

    R. Alleluia, alleluia, alleluia.

    Rendete grazie al Signore perché è buono,
    perché il suo amore è per sempre.
    Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». R.

    La destra del Signore si è innalzata,
    la destra del Signore ha fatto prodezze.
    Non morirò, ma resterò in vita
    e annuncerò le opere del Signore. R.

    La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta la pietra d’angolo.
    Questo è stato fatto dal Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi. R.


    EPISTOLA
    Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (1,1-7)
    Cristo, costituito Figlio di Dio in virtù della risurrezione.

    Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Alleluia.
    È risorto, come da un sonno,
    come un forte inebriato.
    Alleluia.


    VANGELO
    Lettura del Vangelo secondo Matteo (28,1-7)
    L’angelo annuncia la risurrezione a Maria di Màgdala e all’altra Matia.

    In quel tempo. Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
    Parola del Signore.



    LITURGIA BATTESIMALE


    Dopo l’omelia, il sacerdote con i ministri va al fonte battesimale, se questo è in vista dell’assemblea dei fedeli. Altrimenti si colloca in presbiterio un bacile con l’acqua da benedire. Se vi sono catecumeni adulti, vengono chiamati per nome e presentati poi dai loro padrini; i bambini vengono portati dai genitori e dai padrini alla presenza della comunità riunita.
    Il sacerdote, o un altro ministro, si rivolge ai presenti con le seguenti parole o con altre simili.

    Se ci sono dei battezzandi:

    Fratelli, con unanime preghiera sosteniamo la gioiosa speranza dei nostri fratelli perché Dio, Padre onnipotente e misericordioso, li guidi nella sua bontà al fonte della rigenerazione.

    Se si benedice il fonte, ma non ci sono battezzandi:

    Carissimi, invochiamo la benedizione di Dio Padre onnipotente sul fonte battesimale, nel quale i nostri fratelli saranno rigeneràti in Cristo, per entrare nella famiglia di Dio.


    Se la processione al battistero fosse piuttosto lunga, si esegue qualche canto adatto durante il tragitto; in tal caso l’appello dei battezzandi verrà fatto prima della processione.
    Se non vi sono battezzandi, né si deve benedire il fonte, subito ha luogo la benedizione dell’acqua lustrale.






    BENEDIZIONE DELL’ACQUA


    Preghiamo.
    Dio onnipotente ed eterno, vieni e anima con la tua presenza questo sacramento del tuo grande amore; manda il tuo Spirito a generare dal fonte battesimale la nuova progenie dei tuoi figli e fa’ che l’efficacia della tua potenza dia vigore alla pochezza del nostro ministero. Per Cristo nostro Signore.
    Amen.


    Il sacerdote, a mani giunte prosegue:
    Ricevi la forza di Dio per la salvezza e sii acqua santa e benedetta. Sii benedetta per il Dio vero, per il Dio vivo, per il Dio santo, o acqua, che egli separò dalla terra al principio del mondo; acqua effusa dalla fonte del cielo e inviata per quattro fiumi a irrigare tutta la terra; acqua amarissima, resa dolce dal legno che prefigurava la croce; acqua sgorgata dalla roccia per dissetare il popolo prediletto; acqua risanatrice, in cui fu mondato dalla lebbra Naham il siro. Sii benedetta per il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, che in Cana di Galilea ti trasformò mirabilmente in vino; che camminò sulle tue onde, in te si immerse, in te fu battezzato da Giovanni; e ti chiamò fonte di Siloe, volendo che in te il cieco si lavasse gli occhi per ricuperare la vista; acqua sorgente di vita, che lasciò scaturire dal suo fianco insieme con il sangue, per comandare infine ai suoi discepoli: andate, portate il vangelo a tutte le genti e battezzatele nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo.
    Sii benedetta per l’efficacia dello Spirito santo, o acqua pura e purificante, perché essa possa dissipare ogni presenza diabolica, ogni influsso del Maligno e liberare chi sarà immerso in te per il battesimo e gioioso in te rinascerà senza colpa. Nel nome di Dio Padre onnipotente, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che verrà nello Spirito santo a giudicare il mondo con il fuoco.
    Amen.


    Se non si amministra il battesimo, si procede alla rinnovazione delle promesse battesimali.






    CONFERIMENTO DEL BATTESIMO




    I riti di accoglienza, l’orazione di esorcismo e l’unzione con olio dei catecumeni avverranno in tempo e luogo opportuno prima della Veglia Pasquale.
    Se i battezzandi sono bambini, il celebrante si rivolge ai genitori e ai padrini con queste parole o altre simili:

    Cari genitori, padrini e madrine, i bambini che voi presentate stanno per ricevere il battesimo. Nel suo amore Dio darà loro una vita nuova e rinasceranno dall’acqua e dallo Spirito Santo. A voi il compito di educarli nella fede perché la vita divina che ricevono in dono sia preservata dal peccato e cresca di giorno in giorno. Se dunque, in forza della vostra fede, siete pronti ad assumervi questo impegno, memori delle promesse del vostro battesimo, rinunziate al peccato e fate la vostra professione di fede in Cristo Gesù: è la fede della Chiesa nella quale i vostri figli vengono battezzàti.


    Se i battezzandi sono bambini e adulti:

    Carissimi genitori e padrini, col sacramento del battesimo i bambini da voi presentati riceveranno dall’amore del Signore, e in virtù dell’acqua e dello Spirito Santo, una vita nuova. Sarete voi a farli crescere nella fede, così che tale vita nuova trascorra lontana dal contagio della colpa, e maturi giorno dopo giorno nelle opere della grazia. Allo stesso modo, voi, che in questa veglia pasquale ricevete la rigenerazione e la vita dello Spirito, farete crescere il dono di Dio e la grazia che vi è data come frutto della Pasqua del Signore. Guidati dalla fede della Chiesa, che vince il peccato del mondo, rinunciate al peccato e professate con tutto il popolo di Dio la vostra adesione a Cristo, Salvatore e Signore:


    Se i battezzandi sono adulti:

    Voi che in questa veglia pasquale riceverete la rigenerazione e la vita dello Spirito, farete crescere il dono di Dio e la grazia che vi è data come frutto della Pasqua del Signore. Guidati dalla fede della Chiesa, che vince il peccato del mondo, rinunciate al peccato e professate con tutto il popolo di Dio la vostra adesione a Cristo, Salvatore e Signore:


    RINUNCIA


    Rinunciate a Satana?
    Rinuncio.

    E a tutte le sue opere?
    Rinuncio.

    E a tutte le sue seduzioni?
    Rinuncio.


    PROFESSIONE DI FEDE


    Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?
    Credo.

    Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
    Credo.

    Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?
    Credo.


    BATTESIMO

    Se i battezzandi sono bambini, il celebrante fa avvicinare al fonte i genitori e i padrini del primo bambino, si fa ripetere il nome del piccolo, e poi rivolge loro la seguente domanda, che si tralascia se i battezzandi sono adulti.

    Volete dunque che N. riceva il battesimo nella fede della Chiesa che tutti insieme abbiamo professato?

    Genitori e padrini:
    Sì, lo vogliamo.

    E subito il celebrante battezza dicendo:
    N. io ti battezzo nel nome del Padre

    prima immersione
    e del Figlio

    seconda immersione
    e dello Spirito Santo.

    terza immersione.


    Allo stesso modo si comporta il celebrante con ogni battezzando. Il padrino o la madrina, oppure ambedue, toccano il battezzando.


    UNZIONE CON IL SACRO CRISMA


    Non ricevono questa unzione coloro che devono essere cresimati.
    Il celebrante dice:

    Iddio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, vi ha liberato dal peccato e vi ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito santo, unendovi al suo popolo; egli stesso vi consacra con il crisma di salvezza perché inseriti in Cristo, sacerdote, re e profeta, siate sempre membra del suo corpo per la vita eterna.
    Amen.

    Quindi, senza proferire parola, il celebrante fa l’unzione con il sacro crisma sul capo di ogni battezzato. Se i battezzati sono molti, e sono presenti altri sacerdoti o diaconi, ognuno di loro può collaborare col celebrante nell’unzione.


    CONSEGNA DELLA VESTE BIANCA

    Il celebrante dice:

    N. e N. siete diventati nuove creature e vi siete rivestiti di Cristo. Questa veste bianca sia segno della vostra nuova dignità; aiutàti dalle parole e dall’esempio dei vostri cari, portatela senza macchia per la vita eterna.
    Amen.

    Ad ogni battezzato viene consegnata la veste bianca.


    CONSEGNA DEL CERO ACCESO

    Uno dei presenti (ad esempio il padre o il padrino, o lo stesso battezzato se adulto), accende alla fiamma del cero pasquale la candela del battezzato.

    Se i battezzati sono bambini, il celebrante dice:

    Ricevete la lampada accesa. La vostra vita, o genitori e padrini, sia luminosa come questa lampada, e trascorra irreprensibilmente, così che, sul vostro esempio, questi bambini possano custodire la santità del loro battesimo.

    Se ci sono anche battezzati adulti, il celebrante aggiunge:

    Così, voi, o fedeli, che avete ricevuto il dono della vita nuova, diffondete nel mondo la luce della vita divina, con le parole e con le opere, così che il Signore, al suo ritorno per le nozze, vi accolga con tutti i santi nell’aula del convito celeste, per una vita senza fine, e per la beatitudine nei secoli dei secoli.
    Amen.
    Se ci sono soltanto adulti battezzati, il celebrante dice:

    Voi, o fedeli, che avete ricevuto il dono della vita nuova, diffondete nel mondo la luce della vita divina, con le parole e con le opere, così che il Signore, al suo ritorno per le nozze, vi accolga con tutti i santi nell’aula del convito celeste, per una vita senza fine, e per la beatitudine nei secoli dei secoli.
    Amen.

    Quindi il sacerdote dice:

    Celebrati i riti battesimali, diciamo senza fine il nostro grazie al Padre onnipotente, Signore del cielo e della terra, e chiediamogli umilmente di rendere partecipi noi e tutto il popolo della gloria del Cristo risorto. Ce lo conceda per il suo stesso Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.

    Il sacerdote asperge il popolo con l’acqua battesimale, mentre tutti cantano:

    ANTIFONA
    Lavacro santo e puro,
    perenne fonte d’acqua,
    che dona a chi si immerge
    la giovinezza eterna, alleluia.

    Se si fa la processione dal battistero all’altare o se si porta l’acqua battesimale dall’altare al battistero, si canta:

    ANTIFONA
    Alleluia, alleluia, alleluia.


    SALMODIA
    Sal 31(32)

    Beato l’uomo a cui è tolta la colpa *
    e coperto il peccato, alleluia
    Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto *
    e nel cui spirito non è inganno, alleluia.
    Tacevo e si logoravano le mie ossa, *
    mentre ruggivo tutto il giorno, alleluia.
    Giorno e notte pesava su di me la tua mano, *
    come nell’arsura estiva si inaridiva il mio vigore, alleluia.
    Per questo ti prega ogni fedele *
    nel tempo dell’angoscia, alleluia.
    Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! *
    Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! Alleluia.
    Gloria al Padre e al Figlio *
    e allo Spirito Santo.
    Come era nel principio e ora e sempre *
    nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
    ANTIFONA
    Alleluia, alleluia, alleluia.


    Se si deve amministrare il sacramento della confermazione a qualche battezzato adulto, il rito prosegue con l’imposizione delle mani e la crismazione, secondo quanto indicato dal Rituale.
    Il sacerdote, alla sede, riprende la Messa.

    Invece della preghiera dei fedeli, si cantano o recitano le LITANIE.

    LITANIE DEI SANTI
    Rigenerati nel lavacro, questi neobattezzati vengono chiamati e sono veramente figli di Dio. Essi sono divenuti partecipi della comunione dei santi, che ora invochiamo come nostri fratelli:
    Signore, abbi pietà. Signore, abbi pietà.
    O Cristo, liberaci. O Salvatore, liberaci.
    Santa Maria, intercedi per loro.
    San Michele, intercedi per loro.
    San Giovanni, intercedi per loro.
    San Giuseppe, intercedi per loro.
    San Pietro, intercedi per loro.
    San Paolo, intercedi per loro.
    Sant’Andrea, intercedi per loro.
    Santo Stefano, intercedi per loro.
    San Protaso, intercedi per loro.
    San Gervaso, intercedi per loro.
    Santa Tecla, intercedi per loro.
    Sant’Agnese, intercedi per loro.
    San…(si possono invocare i santi patroni dei Battezzati, della chiesa o del luogo) intercedi per loro.
    San Martino, intercedi per loro.
    San Galdino, intercedi per loro.
    San Carlo, intercedi per loro.
    Sant’Ambrogio, intercedi per loro.

    Dégnati, Padre onnipotente, di condurre questi tuoi figli, mediante la santità della loro vita, alla gioia del regno celeste,
    ascolta la nostra voce.
    Rendili partecipi della pienezza dello Spirito Santo e della mensa del sacrificio di Cristo,
    ascolta la nostra voce.
    Fa’ che genitori e padrini siano fulgido esempio di fede per questi tuoi fedeli appena rinati alla vita,
    ascolta la nostra voce.
    Custodisci sempre nel tuo amore le loro famiglie,
    ascolta la nostra voce.
    Rinnova in noi tutti la grazia del battesimo,
    ascolta la nostra voce.
    Segue l’orazione a conclusione della liturgia della parola.


    BENEDIZIONE DELL’ACQUA LUSTRALE

    Se non ci sono battezzandi né si deve benedire il fonte battesimale, il sacerdote benedice l’acqua con questa orazione:

    Fratelli, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi in ricordo del nostro battesimo. Egli ci rinnovi interiormente e ci conceda di essere sempre fedeli allo Spirito che ci è stato donato.

    E, dopo una breve pausa di preghiera silenziosa, a mani giunte, prosegue:

    Dio di bontà e di misericordia, ascolta la preghiera di questo popolo che ricorda l’opera mirabile della creazione e la grazia ancora più mirabile della salvezza. Dégnati di benedire † quest’acqua, creata a portare fertilità alla terra, freschezza e sollievo ai nostri corpi. In questo tuo dono riveli molti segni della tua benevolenza. Passando per le acque del Mar Rosso, Israele ha raggiunto la libertà promessa; una sorgente, che hai fatto scaturire nel deserto, ha sollevato il tuo popolo dal tormento della sete; con l’immagine dell’acqua viva i profeti hanno offerto agli uomini l’annunzio della nuova alleanza; infine, nell’acqua del fiume Giordano, santificata da Cristo, tuo Figlio, hai dato inizio al popolo nuovo, liberato dalla colpa d’origine nel sacramento della rinascita. Nel segno di quest’acqua benedetta, ravviva, o Padre, il ricordo del nostro battesimo e raduna l’assemblea gioiosa di tutti i fratelli, battezzati nel mistero pasquale di Cristo Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
    Amen.


    RINNOVAZIONE DELLE PROMESSE BATTESIMALI

    Compiuta la benedizione dell’acqua, tutti, in piedi, rinnovano le promesse del loro battesimo. Il sacerdote si rivolge ai fedeli con queste parole o con altre simili:

    Fratelli carissimi, per mezzo del battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale di Cristo: siamo stati con lui sepolti nella morte per risorgere con lui a vita nuova. Ora, al termine dell’itinerario quaresimale, rinnoviamo le promesse del nostro battesimo, con le quali un giorno abbiamo rinunziato a Satana e alle sue opere, impegnandoci a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.

    Rinunciate a Satana?
    Rinuncio.

    E a tutte le sue opere?
    Rinuncio.

    E a tutte le sue seduzioni?
    Rinuncio.

    Credete in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra?
    Credo.

    Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
    Credo.

    Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?
    Credo.

    Il sacerdote conclude:

    Iddio Padre onnipotente, che ci ha liberato dal peccato e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito santo, ci custodisca con la sua grazia, nel Signore Gesù, per la vita eterna.
    Amen.




    Il sacerdote, alla sede, riprende la messa con la PREGHIERA DEI FEDELI.



    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    O Padre, che nella celebrazione pasquale hai rianimato il mondo con la forza della grazia divina, serbaci per sempre i doni che l’annua festività ci ha portato perché nella fedeltà dei nostri fuggevoli giorni possiamo arrivare alla vita che non finisce. Per Cristo nostro Signore.

    oppure (se ci sono dei neobattezzati)

    Accogli le nostre preghiere, o Dio che illumini questa santissima notte con la gloria del Salvatore risorto: conserva nei nuovi membri della tua famiglia lo spirito di figli che hai loro donato e fa’ che, rinnovati nel cuore e nella vita, possano servirti con animo puro. Per Cristo nostro Signore.


    Non si dice il Credo


    SUI DONI
    Accogli, o Padre, questi doni che lieta la Chiesa ti offre; tu che l’hai rallegrata con la celebrazione della vittoria pasquale, guidala fiduciosa alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta benedirti in ogni tempo, o Padre, ma soprattutto proclamare la tua gloria in questa notte memoranda nella quale Cristo, nostra pasqua, si è immolato; Agnello di Dio, egli ha tolto i peccati del mondo, morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha rinnovato la vita.
    Per questo mistero, con il cuore traboccante di gioia, esultano gli uomini di tutta la terra e uniti agli angeli e ai santi cantano l’inno della lode perenne: Santo, santo, santo…


    Si prosegue con la Preghiera Eucaristica VI (che si può trovare qui).
    Dopo le parole …
    per la tua santa Chiesa, diffusa su tutta la terra; se è stato celebrato il sacramento del battesimo, vengono ricordati i neofiti:
    per questi tuoi figli che oggi hai fatto rinascere dall’acqua e dello Spirito puri da ogni peccato;
    La preghiera riprende normalmente con le parole: te l’offriamo inoltre per i sacerdoti a te consacrati…


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Morivo con te sulla croce,
    oggi con te rivivo.
    Con te dividevo la tomba,
    oggi con te risorgo.
    Donami la gioia del regno,
    Cristo, mio salvatore.
    Alleluia, alleluia.


    ALLA COMUNIONE
    L’albero della vita
    è donato a chi crede;
    ecco la porta s’apre
    ai tuoi servi fedeli.
    Acqua di fonte viva
    Ci disseta e ci sazia.
    Alleluia, alleluia.

    Durante la comunione il diacono o un altro ministro riporta l’eucaristia dal luogo dove era stata riposta.


    DOPO LA COMUNIONE
    A noi, che abbiamo partecipato al banchetto pasquale e ci siamo nutriti del Pane di vita e del Calice di salvezza, concedi, o Dio, di essere sostenuti e difesi fino al regno eterno. Per Cristo nostro Signore.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 21-04-2019 alle 18:12 Motivo: Aggiornato link alla PE VI

  7. #17
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    DOMENICA DI PASQUA "NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE"


    Nel giorno di Pasqua, durante tutta l'ottava o settimana in Albis e nel giorno di Pentecoste, accanto alla "Messa nel giorno" è proposta una "Messa per battezzati", con esplicito richiamo, nelle letture, nelle orazioni e nei canti, ai temi battesimali.
    Questa Messa è particolarmente indicata quando si voglia commemorare il Sacramento ricevuto, la grazia che vi è stata attinta e gli impegni in esso assunti. Essa è strettamente obbligatoria qualora, durante la Messa, venga celebrato il rito del Battesimo.




    Messa nel giorno



    ALL’INGRESSO

    Cristo è risorto dai morti, a tutti ha donato la vita.
    Cantano gli angeli in cielo,
    canta il tuo popolo in terra
    la tua risurrezione, o Cristo salvatore.
    Alleluia, alleluia.


    Si dice il Gloria.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    O Dio, che vincendo la morte nel tuo Figlio risorto ci hai dischiuso le porte della vita eterna e ci hai ricolmato di gioia, serba i nostri cuori liberi da ogni mondana tristezza e ravviva in noi l’attesa del tuo regno. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    LETTURA
    Lettura degli Atti degli Apostoli (1,1-8a)
    Gesù si mostrò vivo agli apostoli, dopo la sua passione, apparendo per quaranta giorni. Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi.

    Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
    Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
    Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi».
    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 117 (118)

    R. Questo è il giorno che ha fatto il Signore;
    rallegriamoci e in esso esultiamo.


    oppure

    Alleluia, alleluia, alleluia.

    Rendete grazie al Signore perché è buono,
    perché il suo amore è per sempre.
    Dica Israele:
    «Il suo amore è per sempre». R.

    La destra del Signore si è innalzata,
    la destra del Signore ha fatto prodezze.
    Non morirò, ma resterò in vita
    e annuncerò le opere del Signore. R.

    La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta la pietra d’angolo.
    Questo è stato fatto dal Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi. R.


    EPISTOLA
    Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,3-10a)
    Cristo morì secondo le Scritture, è risorto il terzo giorno, apparve a Cefa, agli apostoli, a più di cinquecento fratelli.

    Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
    che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
    e che fu sepolto
    e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
    e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
    In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Alleluia.
    È stata immolata la nostra vittima pasquale,
    l’agnello, che è Cristo nostro Signore.
    Alleluia.


    PRIMA DEL VANGELO
    Lodate il Signore nell’alto dei cieli,
    lodatelo, angeli tutti:
    oggi il Signore è risorto,
    oggi ha redento il suo popolo.
    Alleluia, alleluia.


    VANGELO
    Lettura del Vangelo secondo Giovanni (20,11-18)
    Non mi trattenere.

    In quel tempo. Maria di Màgdala stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Dicano i riscattàti dal Signore, alleluia:
    «Ci ha liberato dalle mani del nemico
    e radunato da tutta la terra», alleluia.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    O Dio, che nella risurrezione di Cristo ci restituisci alla vita eterna, concedi al popolo da te redento fede salda e speranza incrollabile e donaci di attendere senza dubitare il compimento delle tue promesse. Per Cristo nostro Signore.


    Si dice il Credo


    SUI DONI
    O Dio grande e buono, salvaci dal giudizio che meritiamo come peccatori, poiché da questa condanna ci ha liberato Cristo, nostra pasqua, che vive e regna nei secoli dei secoli.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta renderti grazie, Dio onnipotente e lodarti con tutto il cuore, Padre santo, autore e creatore del mondo.
    Cristo Gesù, che possiede con te la natura divina, per liberare l’uomo si è offerto volontariamente alla morte di croce. Egli è stato prefigurato nel sacrificio dell’unico figlio di Abramo; il popolo di Mosé, uccidendo l’agnello senza macchia, ne preannunziava l’immolazione pasquale; i profeti lo hanno previsto già nei secoli antichi come il servo che avrebbe portato i peccati di tutti e di tutti cancellato la colpa.
    Questa è la vera Pasqua esaltata dal sangue del Signore, nella quale, o Padre, la tua Chiesa celebra la festa che dà origine a tutte le feste. Il Figlio tuo, come schiavo, si consegna prigioniero agli uomini per restituirli a libertà piena e perenne e con una morte veramente beata vince per sempre la loro morte. Ormai il principe delle tenebre si riconosce sconfitto e noi, tratti dall’abisso del peccato, ci rallegriamo di entrare col Salvatore risorto nel regno dei cieli.
    Per questo mistero di grazia ci uniamo alla gioia dell’universo e con tutto il popolo dei redenti che in cielo e in terra canta la tua gloria eleviamo a te, o Padre, l’inno di lode: Santo, santo, santo…


    Se si usa la Preghiera Eucaristica I, si dicono il Communicantes (In comunione) e l’hanc igitur (Accetta con benevolenza) propri.


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Morivo con te sulla croce,
    oggi con te rivivo.
    Con te dividevo la tomba,
    oggi con te risorgo.
    Donami la gioia del regno,
    Cristo, mio salvatore.
    Alleluia. Alleluia.


    ALLA COMUNIONE
    O popoli, venite
    con timore e fiducia a celebrare
    l’immortale e santissimo mistero.
    Le mani siano pure
    e avremo parte al dono
    che ci trasforma il cuore.
    Cristo, agnello di Dio,
    si è offerto al Padre,
    vittima senza macchia.
    Lui solo adoriamo,
    a lui diciamo gloria,
    cantando con gli angeli: «Alleluia».


    DOPO LA COMUNIONE
    Col tuo amore misericordioso, o Padre, proteggi sempre la tua Chiesa perché, rigenerata nel mistero pasquale, possa giungere alla pienezza gloriosa della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.




    Messa per i battezzati



    ALL’INGRESSO
    In verità vi dico:
    «Chi non nasce dall’acqua e dallo Spirito
    non potrà entrare nel regno di Dio», alleluia.


    Si dice il Gloria.


    ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
    O Dio, che moltiplichi il popolo dei credenti con larga effusione di grazia, guarda benevolo ai figli che ti sei prescelto e serba per il regno eterno quanti nel battesimo rinascono alla vita nuova. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


    LETTURA
    Lettura degli Atti degli Apostoli (2, 29-38)
    Pietro annuncia la risurrezione di Cristo e invita al battesimo.

    Pietro parlò al popolo e disse: «Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione.
    Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:
    Disse il Signore al mio Signore:
    siedi alla mia destra,
    finché io ponga i tuoi nemici
    come sgabello dei tuoi piedi.
    Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
    All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli. «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo».
    Parola di Dio.


    SALMO
    dal Sal 88 (89)

    R. Benedetto il Signore in eterno.

    oppure

    R. Alleluia, alleluia, alleluia.


    Un tempo parlasti in visione
    ai tuoi fedeli, dicendo:
    «Ho portato aiuto a un prode,
    ho esaltato un eletto tra il mio popolo». R.

    Ho trovato Davide, mio servo,
    con il mio santo olio l’ho consacrato;
    la mia mano è il suo sostegno,
    il mio braccio è la sua forza. R.

    Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
    mio Dio e roccia della mia salvezza”.
    Io farò di lui il mio primogenito,
    il più alto fra i re della terra. R.

    In eterno durerà la sua discendenza,
    il suo trono davanti a me quanto il sole,
    sempre saldo come la luna,
    testimone fedele nel cielo. R.


    EPISTOLA
    Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5, 5b-11)
    Riconciliati per mezzo della morte di Cristo, salvati mediante la sua vita.

    Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
    Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
    Parola di Dio.


    CANTO AL VANGELO
    Alleluia.
    Dal fianco aperto di Cristo uscì sangue e acqua;
    e chi ha visto ne dà testimonianza
    e la sua testimonianza è vera.
    Alleluia.


    VANGELO
    Lettura del Vangelo secondo Giovanni (7, 37-39a)
    Sgorgheranno fiumi di acqua viva.

    In quel tempo. Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, il Signore Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.
    Parola del Signore.


    DOPO IL VANGELO
    Dicano i riscattàti dal Signore, alleluia:
    «Ci ha liberato dalle mani del nemico
    e radunato da tutta la terra», alleluia.


    A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
    O Dio, che ci fai rinascere nell’acqua e nello Spirito Santo e ci apri le porte del tuo regno, accresci in noi il dono della tua grazia e perdona tutti i nostri peccati perché possiamo attendere degnamente il compimento delle tue promesse. Per Cristo nostro Signore.


    SUI DONI
    Al tuo popolo, o Dio, liberato nel sacro fonte dal peccato di origine, dona di gustare, nella terra della promessa, la dolcezza del tuo nutrimento divino. Per Cristo nostro Signore.


    PREFAZIO
    È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, poiché in Gesù Cristo, tuo Figlio, hai distrutto ogni contaminata vecchiezza e ci hai ridonato, intatta e nuova, la vita.
    Per questo mistero esulta di gioia ineffabile tutta la terra e gli angeli inneggiano in cielo, senza fine cantando la tua gloria: Santo, santo, santo…


    Se si usa la Preghiera Eucaristica I, si dicono il Communicantes (In comunione) e l’hanc igitur (Accetta con benevolenza) propri.


    ALLO SPEZZARE DEL PANE
    Il battesimo ci ha immerso nello Spirito
    perché formiamo un corpo solo,
    come di un solo Spirito
    ci siamo dissetati, alleluia.


    ALLA COMUNIONE
    Veniamo a te, Signore,
    donaci la tua vita,
    e saremo tuoi figli, alleluia.


    DOPO LA COMUNIONE
    O Padre, che ci hai nutrito con il tuo dono divino, fa’ che manifestiamo nella vita il rinnovamento operato in noi da questi santi misteri. Per Cristo nostro Signore.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 20-03-2010 alle 18:41

  8. #18
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    Preghiera Eucaristica V ambrosiana.

    La Preghiera Eucaristica quinta:
    • si deve usare nella messa vespertina del giovedì santo;
    • si può anche usare nelle messe che hanno come tema il mistero dell'eucaristia e della passione, nelle ordinazioni o negli anniversari sacerdotali e nelle riunioni sacerdotali. In questa preghiera eucaristica non si può inserire la formula per il defunto.

    (In corsivo rosso scuro, tra parentesi sono riportate le rubriche a cui attenersi.)

    Veramente santo,
    veramente benedetto sei tu, o Dio;
    tu ci hai voluto in comunione di vita col Figlio tuo,
    eredi con lui del tuo regno,
    cittadini del cielo
    e compagni degli angeli,
    se però con serviamo con fede pura
    il mistero cantato dalle schiere celesti.
    E noi, elevati a tale dignità
    da poter presentare a te,
    per l'efficacia dello Spirito santo,
    il sacrificio sublime
    del corpo e del sangue
    del Signore nostro Gesù Cristo,
    tutto possiamo sperare
    dalla tua misericordia.

    Per la redenzione del mondo,
    egli andò incontro liberamente alla passione
    che ricordiamo con venerazione e con amore.
    E per istituire un sacrificio
    quale sacramento di imperitura salvezza,
    per primo offrì se stesso come vittima
    e comandò di ripresentarne l'offerta.

    (Congiunge le mani.
    Nelle formule seguenti, le parole del Signore siano dette con voce chiara e distinta, come è richiesto dalla loro natura.)

    (In questo giorno,) alla vigilia di patire
    per la salvezza nostra e del mondo intero,
    stando a mensa tra i suoi discepoli,
    (prende il pane, e tenendolo un poco sollevato sull'altare, prosegue):
    egli prese il pane
    (alza gli occhi)
    e alzando gli occhi al cielo
    a te, Dio, Padre suo onnipotente,
    rese grazie con la preghiera di benedizione,
    spezzò il pane,
    lo diede ai suoi discepoli e disse:
    (inchinandosi leggermente)

    PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI:
    QUESTO È IL MIO CORPO
    OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
    (Presenta al popolo l'ostia consacrata, la depone sulla patena e genuflette in adorazione).

    (Poi riprende)
    Dopo la cena,
    allo stesso modo,
    (prende il calice, e tenendolo un poco sollevato sull'altare, prosegue)
    prese il calice
    (alza gli occhi)
    e alzando gli occhi al cielo
    a te, Dio, Padre suo onnipotente,
    rese grazie con la preghiera di benedizione,
    lo diede ai suoi discepoli
    e disse:
    (inchinandosi leggermente)

    PRENDETE, E BEVETENE TUTTI:
    QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE
    PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,
    VERSATO PER VOI E PER TUTTI
    IN REMISSIONE DEI PECCATI.

    Diede loro anche questo comando:
    OGNI VOLTA CHE FARETE QUESTO
    LO FARETE IN MEMORIA DI ME:
    PREDICHERETE LA MIA MORTE,
    ANNUNZIERETE LA MIA RISURREZIONE,
    ATTENDERETE CON FIDUCIA IL MIO RITORNO
    FINCHÈ DI NUOVO VERRÒ A VOI DAL CIELO.
    (Presenta al popolo il calice, lo depone sul corporale e genuflette in adorazione)

    (Poi dice)
    Mistero della fede.
    Tu ci hai redento con la tua croce
    e la tua risurrezione:
    salvaci, o Salvatore del mondo.

    (Con le braccia distese in forma di croce, il sacerdote continua)
    Obbedendo al divino comando,
    noi celebriamo, o Padre, questo mistero
    e, ricercando nel convito del corpo del Signore
    una comunione inseparabile con lui,
    ne annunziamo la morte.

    (Con le braccia allargate, prosegue)
    Manda a noi, o Padre onnipotente,
    l'unigenito tuo Figlio,
    tu che ce lo hai mandato con amore spontaneo
    prima ancora che l'uomo potesse cercarlo.
    Da te, che sei Dio ineffabile e immenso,
    lo hai generato Dio ineffabile e immenso, a te uguale.
    Donaci ora, quale fonte di salvezza, il suo corpo
    che ha sofferto per la redenzione degli uomini.
    Guarda propizio a questo popolo che è tuo possesso
    e a tutta la tua famiglia,
    che in comunione col nostro papa N.
    e col nostro vescovo N.,
    rinnovando il mistero della passione del Signore,
    proclama le tue opere meravigliose
    e rivive i prodigi che l'hanno chiamata a libertà.

    Tu che ora ci raduni col vincolo di un amore sincero
    nell'unità della Chiesa cattolica,
    serbaci per il banchetto del cielo
    e per la partecipazione alla tua gloria
    con la beata vergine Maria, con sant'Ambrogio e tutti i santi.

    (Prende con una mano la patena su cui è l'ostia, e con l'altra mano il calice, ed elevandoli insieme dice)
    Con il Signore nostro Gesù Cristo,
    nell'unità dello Spirito santo,
    a te, o Padre, è l'onore, la lode, la gloria,
    la maestà e la potenza,
    ora e sempre,
    dall'eternità e per tutti i secoli dei secoli.

    Amen.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 20-03-2010 alle 18:15

  9. #19
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    Preghiera Eucaristica VI Ambrosiana.

    La Preghiera Eucaristica sesta:
    • si deve usare nella Veglia pasquale;
    • si può anche usare nelle messe "per i battezzati", nelle domeniche e nelle ferie del tempo pasquale e nelle messe rituali dell'iniziazione cristiana. In questa preghiera eucaristica non si può inserire la formula per il defunto.

    (In corsivo rosso scuro, tra parentesi sono riportate le rubriche a cui attenersi.)

    (Il sacerdote, con le braccia allargate, dice)

    Veramente santo,
    veramente benedetto
    è il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio tuo.
    Egli, che è Dio infinito ed eterno,
    discese dal cielo,
    si umiliò fino alla condizione di servo
    e venne a condividere la sorte
    di chi si era perduto.
    Accettò volontariamente di soffrire
    per liberare dalla morte l'uomo
    che lui stesso aveva creato;
    con amore che non conosce confini
    ci lasciò quale sacrificio da offrire al tuo nome
    il suo corpo e il suo sangue,
    che la potenza dello Spirito santo
    rende presenti sull'altare.

    (Congiunge le mani.
    Nelle formule seguenti, le parole del Signore siano dette con voce chiara e distinta, come è richiesto dalla loro natura)

    La vigilia della sua passione,
    sofferta per la salvezza nostra
    e del mondo intero,
    stando a mensa tra i suoi discepoli,
    (prende il pane, e tenendolo un poco sollevato sull'altare, prosegue)
    egli prese il pane,
    (alza gli occhi)
    e, alzando gli occhi al cielo,
    a te, Dio, Padre suo onnipotente,
    ti rese grazie
    con la preghiera di benedizione,
    lo spezzò
    e lo diede a loro dicendo:

    (inchinandosi leggermente)
    PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI:
    QUESTO È IL MIO CORPO
    OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

    (Presenta al popolo l'ostia consacrata, la depone sulla patena e genuflette in adorazione)

    (Poi riprende)
    Dopo la cena,
    allo stesso modo,
    (prende il calice, e tenendolo un poco sollevato sull'altare, prosegue)

    prese il calice
    (alza gli occhi)
    e alzando gli occhi al cielo
    a te, Dio, Padre suo onnipotente,
    rese grazie con la preghiera di benedizione,
    lo diede ai suoi discepoli
    e disse:

    (inchinandosi leggermente)
    PRENDETE, E BEVETENE TUTTI:
    QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE
    PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,
    VERSATO PER VOI E PER TUTTI
    IN REMISSIONE DEI PECCATI.

    Diede loro anche questo comando:
    OGNI VOLTA CHE FARETE QUESTO
    LO FARETE IN MEMORIA DI ME:
    PREDICHERETE LA MIA MORTE,
    ANNUNZIERETE LA MIA RISURREZIONE,
    ATTENDERETE CON FIDUCIA IL MIO RITORNO
    FINCHÈ DI NUOVO VERRÒ A VOI DAL CIELO.

    (Presenta al popolo il calice, lo depone sul corporale e genuflette in adorazione.
    Poi dice)

    Mistero della fede.

    Tu ci hai redento con la tua croce
    e la tua risurrezione:
    salvaci, o Salvatore del mondo.


    (Con le braccia distese in forma di croce, il sacerdote continua)
    Il mistero che celebriamo, o Padre,
    è obbedienza al comando di Cristo.

    (Con le braccia allargate, prosegue)
    Manda tra noi in questa azione sacrificale
    colui che l'ha istituita
    perché il rito che noi compiamo con fede
    abbia il dono della presenza del Figlio tuo
    nell'arcana sublimità del tuo sacramento.
    E a noi, che in verità partecipiamo
    al sacrificio perennemente offerto
    nel santuario celeste,
    concedi di attingere la viva e misteriosa realtà
    del corpo e del sangue del Signore.

    Degnati, o Dio, di accogliere
    questo sacrificio pasquale:
    uniti alla beata vergine Maria madre di Dio,
    a sant'Ambrogio e a tutti i santi,
    insieme col papa nostro N.
    e col vescovo nostro N.,
    noi te lo offriamo con cuore umile e grato
    per la tua santa Chiesa,
    diffusa su tutta la terra *
    (se si è celebrato il sacramento del Battesimo, si fa il ricordo dei neofiti)
    e radunata nello Spirito santo
    dall'amore del suo Redentore;
    te lo offriamo inoltre
    per i sacerdoti a te consacrati,
    per questo tuo popolo
    che in te ha trovato misericordia
    e per i nostri fratelli
    che ci hanno preceduto
    nella fiduciosa speranza
    della venuta del tuo regno.

    Serba scritti nel libro della vita
    i nomi di tutti
    perché tu li possa tutti ritrovare
    nella comunione di Cristo Signore nostro.

    (Prende con una mano la patena su cui è l'ostia, e con l'altra mano il calice, ed elevandoli insieme dice)
    Con lui e con lo Spirito santo,
    a te, o Padre, è l'onore, la lode, la gloria,
    la maestà e la potenza,
    ora e sempre,
    dall'eternità e per tutti i secoli dei secoli.

    Amen.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 01-04-2023 alle 15:28

  10. #20
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    La settimana Santa nella tradizione ambrosiana
    STORIA E SPIRITUALTÀ


    Negli antichi documenti della liturgia ambrosiana la settimana santa è chiamata curiosamente settimana «autentica», quasi a voler dire che è la «vera» settimana dell’anno liturgico, la settimana eminente fra tutte le altre, proprio perché in essa il credente è chiamato a ripercorrere il mistero pasquale di Cristo che per la nostra salvezza soffre, muore e risorge.

    di Marco Navoni

    Le celebrazioni liturgiche della settimana santa non sono la semplice ripresentazione cronachistica di quanto è avvenuto nella prima settimana santa di duemila anni fa. E non sono neppure il ricordo psicologico e nostalgico di fatti irrimediabilmente congelati nel passato, senza che abbiano attinenza alcuna con il nostro presente.

    Attraverso la celebrazione liturgica, infatti, gli eventi commemorati (la passione, morte e risurrezione del Signore) si rendono presenti nell’oggi e la loro efficacia salvifica si fa per noi attuale. E così i credenti sono chiamati annualmente a fare esperienza della redenzione, partecipando ai sacramenti che trovano nella pasqua di Cristo la loro origine fontale.

    Dunque protagonista unico e assoluto della settimana santa è Cristo Signore. Ma chi ne celebra la commemorazione liturgica, per attingere alle sorgenti della salvezza, è la sua Chiesa. Potremmo chiederci, da questo punto di vista, di quale natura sia il rapporto che lega questi due soggetti (Cristo e la Chiesa) nella prospettiva specifica della liturgia che si celebra nei giorni della settimana santa.

    Si potrebbero dare, a questo proposito, molte risposte. Ma forse ve n’è una che in modo particolare può essere considerata la più ricca ed esaustiva dal punto di vista spirituale e liturgico: il cosiddetto rapporto sponsale. Infatti, per usare un’espressione che da san Paolo (Ef 5,25-27) attraverserà tutta la tradizione cristiana, Cristo è lo Sposo della Chiesa; e la Chiesa ne è dunque la Sposa.

    E questo è un tratto peculiare della settimana santa ambrosiana; o meglio, è la prospettiva peculiare secondo la quale la Chiesa ambrosiana rivive nella liturgia i fatti della pasqua di Cristo.

    In effetti, un cronista si accontenterebbe di ripercorrere e ricostruire la cronologia dei fatti capitati a Gesù di Nazaret negli ultimi giorni della sua vita terrena. E, con ogni probabilità, riuscirebbe a fare tanto meglio il proprio mestiere, quanto più fosse in grado di offrirci una ricostruzione asettica, imparziale, gelidamente obiettiva di quanto è accaduto.

    Ma la liturgia non è cronaca. Chi infatti, attraverso la celebrazione liturgica, ripercorre le tappe cronologiche di quei giorni cruciali è per l’appunto la Chiesa, cioè la Sposa, che rivive con emozione, coinvolgimento e tensione gli ultimi giorni della vita terrena del proprio Sposo, Gesù Cristo. È proprio questa prospettiva che permette di interpretare correttamente alcune caratteristiche tipiche della liturgia ambrosiana del triduo pasquale. E nel contempo questa stessa prospettiva educa i fedeli a vivere le celebrazioni della settimana santa non come spettatori di una sacra rappresentazione, ma, in quanto membra vive della Chiesa, come protagonisti di un dramma che li coinvolge direttamente, anche dal punto di vista emotivo.

    E così – solo per fare una rapida sintesi delle principali celebrazioni del triduo pasquale – nella messa del giovedì santo sera la Chiesa Sposa è chiamata a condividere la notte dell’eucaristia, dell’agonia, del tradimento di Giuda e del rinnegamento di Pietro, attenta a non farsi coinvolgere «nelle tenebre del discepolo infedele».

    Al venerdì santo la Sposa accompagna il suo Signore fino al Calvario, ne contempla la morte salvifica ed entra in una specie di lutto, di “stato di vedovanza”, facendo l’esperienza bruciante della perdita del proprio Sposo: l’assenza della comunione eucaristica in questo giorno – come diceva l’arcivescovo Montini – fa percepire ai fedeli in qualche modo «la perdita del Dio vivo», rasentando «il confine dello spavento e della disperazione».

    Ma la Chiesa non è vedova disperata, è Sposa fedele e fiduciosa: e infatti, sorretta dalla speranza e dalla Parola di Dio, nella veglia pasquale ritrova Cristo Signore risorto, e fa esperienza della sua potenza salvifica attraverso i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia. Giustamente – come diceva un antico autore dei primi secoli cristiani – la notta di pasqua è la “notte ninfagoga”, la notte che, dopo i giorni della passione e del lutto, fa reincontrare nella gioia pasquale lo Sposo e lo Sposa.

    da: chiesadimilano.it
    Ultima modifica di Ambrosiano; 20-04-2022 alle 18:11

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