IL PAESE
Re è un paese della bella Valle Vigezzo (provincia di Verbania, nel nord del Piemonte), di 786 abitanti. Si trova a poco più di 700 metri sul livello del mare, a 7 km dal confine con la Svizzera. Sarebbe sconosciuto se non vi fosse avvenuto uno straordinario miracolo, ben documentato, più di 500 anni fa.
IL MIRACOLO
Martedì 29 aprile 1494, sul far della sera un certo Giovanni Zucono, che poi i paesani chiamarono Zuccone, si trovava lì vicino con altre persone, riunitesi per giocare a piodella (gioco che consisteva nel tirare un sasso appiattito, la "piodella", contro un cilindro di legno su cui ognuno aveva posto una moneta; vinceva chi riusciva a far cadere le monete vicino al proprio sasso).
Quel giorno lo Zuccone era sfortunato e continuava a perdere; stizzito, si girò e tirò la pietra contro la chiesa dedicata a San Maurizio martire, colpendo proprio il ritratto della Vergine. Subito pentitosi dell'atto sacrilego, fuggì via. Il giorno dopo un fedele, toccando l'effige in atto di devozione, si accorse che questa perdeva sangue dalla fronte. Prontamente accorsero il curato del villaggio e tutti i paesani, gridando al miracolo. Il sangue continuava a sgorgare abbondantemente ed emanava un intenso profumo.
L’effusione di sangue durò circa venti giorni ed è documentata in due pergamene: una del tempo del miracolo, firmata dal Podestà della valle, Daniele Crespi e da 4 notai. Per giorni venne raccolto in pezze di tela che il parroco ripose in un calice, fino al 18 maggio, quando il prodigio cessò. I devoti accorsero a centinaia da ogni regione; molti ammalati e disgraziati si ritrovarono guariti. Le autorità civili e religiose attestarono il miracolo.
Davanti all'immagine della Madonna del Sangue, fu subito costruito un altare. In seguito, dal 1606 al 1628 fu edificata una Chiesa più grande che conglobava l'immagine, la quale, pur rimanendo al suo posto, risultava collocata sull'altare. Ma l'afflusso dei pellegrini provenienti dall'Italia e dalla Svizzera richiese un Santuario più grande. Nel 1894, quattrocentesimo anniversario del miracolo, si decise di realizzare un tempio grandioso. L'attuale grandiosa basilica, di stile bizantino-rinascimentale, iniziata nel 1922 è stata consacrata il 5 agosto 1958 dal Vescovo di Novara ed è stata insignita da Pio XII del titolo di Basilica Minore. In un tabernacolo sul retro dell'altare sono conservare in un'ampolla di cristallo pezzuole di stoffa intrise del sangue miracoloso. Testimonianza della grande devozione popolare sono le centinaia di ex voto che tappezzano le pareti della Basilica.
L'IMMAGINE DELLA MADONNA DEL SANGUE
L’affresco della Madonna di Re raffigura con uno stile romanico bizantineggiante una delle Madonne del latte, assai diffuse nel periodo tra il XIII e il XVI secolo. Seduta in trono con Gesù Bambino benedicente sulle ginocchia, la Madonna è rappresentata nella sua funzione di madre-nutrice del Figlio di Dio; nella destra ostenta tre rose, il "fiore dei vergini" e il simbolo del Rosario.
Ai piedi dell’immagine un cartiglio annunzia il significato teologico della missione di Maria: "In gramio Matris sedet sapientia Patris" ("In grembo alla Madre sta la sapienza del Padre"), espressione tipica dei Padri della Chiesa, non estranea alla cultura classica pagana. La devozione popolare vedeva anche nel seno della Vergine un segno di protezione e di buon auspicio rivolto alle puerpere in tempi in cui non si trovavano "succedanei al latte materno". Il pittore della Madonna di Re è anonimo non avendo lasciato la firma né su questo affresco né su altre opere da lui dipinte con uguali caratteristiche sia in Ossola che fuori. A preferenza di pittori celebri, è stato scelto dalla Provvidenza a "creare" un’immagine che sarà strumento di grazia e che avrà larga diffusione in Italia e all’estero. Soprattutto nelle case della Valle Vigezzo, della Valle Cannobina, del Lago Maggiore e del Canton Ticino l’immagine della Madonna del Sangue ha un posto di onore; inoltre la sua figura con la stimmate inconfondibile del sangue appare dipinta dovunque sui muri esterni delle abitazioni e sulle umili casere degli alpeggi.
IL GRANDIOSO SANTUARIO
Nei cento anni successivi al miracolo non fu possibile costruire quel "maestoso tempio", cui fa cenno nella pergamena del Crespi, a cause delle tristissime vicende politiche ed altre calamità, previste nella pergamena del Romano.
Già sette anni prima del miracolo la Valle che apparteneva al Ducato degli Sforza dato in feudo ai Borromei, era stata saccheggiata e depradata dai Vallesani e per tutto il secolo XVI risentirà del passaggio nell’Ossola degli eserciti francesi e spagnoli e dei tentativi insurrezionali di scacciare lo straniero; e subirà, oltre le vessazioni militari , anche quelle fiscali imposte dai padroni di turno, in particolare dagli spagnoli.
Inoltre dal 1513 al 1630 per ben cinque volte il flagello della peste decimò le popolazioni. Alla fine del XVI secolo si aggiunse la piaga del brigantaggio.
Solo nel 1596 il venerabile Bascapè, vescovo di Novara, nella prima visita pastorale, dà un impulso decisivo al culto della Madonna del Sangue. Decreta delle disposizioni severe relative alla custodia dell’immagine e delle reliquie del sangue; con una lettera invita i Vicari foranei della diocesi a far conoscere e venerare la Madonna di Re; e sollecita la costruzione di un tempio degno del miracolo. Vi ritorna nel 1603 ma trova le cose come le aveva lasciate richiede che si faccia almeno un "vestibolo" attorno all’immagine del miracolo. Nella terza visita del 1609 in una breve relazione manifesta la sua "consolazione" nel vedere che "la fabbrica di questa chiesa della Vergine faccia progressi grandi".
Nel 1627 il Vescovo Volpi può consacrare e inaugurare il Santuario di stile corinzio ad una sola navata. Nel ‘700 viene costruito attorno all’affresco del miracolo il pregevole altare di marmo intarsiato con balaustra semicircolare, proveniente dalla scuola lombarda. L’altare è stato concepito come nicchia per incorniciare l’affresco e come trono della Madonna per tributarle quel debito di onore e di amore quale Madre di Dio e Madre della divina Grazia.
Due angeli di marmo bianco stanno in adorazione ai fianchi dell’affresco, mentre sulla cuspide dell’altare sei angioletti in composizione ovale sorreggono alla sommità una corona per la Regina del cielo e della terra.
Alle spalle dell’altare il santuario si prolunga nel coro dedicato a S. Maurizio, titolare della primitiva chiesa e tuttora patrono della parroccchia. Sulla parete di fondo campeggia la pala con la tela del Peretti raffigurante il martire romano a cavallo mentre sulle pareti laterali, al di sopra degli stalli del coro, due tele rettangolari raffigurano l’ultima cena e S. Paolo sulla via di Damasco.
Il catino del coro è finemente decorato di stucchi a disegno concentrico con il tondo centrale raffigurante l’eterno Padre, sorretto dalle quattro vele degli Evangelisti.
Il porticato del santuario è stato costruito nel 1806 con la nuova facciata istoriata dalle scene del miracolo. Gli affreschi furono poi demoliti all’inizio dei lavori della basilica.
Il campanile, staccato dal santuario, risale al 1699, anno della posa della prima pietra; fu poi inaugurato nel 1703; è dotato di un melodioso concerto di 9 campane in "si" bemolle della ditta Barigozzi di Milano, insignito di "gram premio" all’esposizione mondiale di Torino del 1911. Fu inaugurato il 29 novembre del medesimo anno.
ULTERIORI INFORMAZIONI
Come arrivare al Santuario di Re:
http://www.comune.re.vb.it/ComTrasporti.asp
(Mezzo di trasporto particolarmente suggestivo è la Ferrovia Vigezzina, che collega Domossola a Locaro: http://www.vigezzina.com/)
Strutture ricettive di Re:
http://www.comune.re.vb.it/ComStruttureRicettive.asp