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Discussione: Santuario della Madonna del Sangue di Re (Valle Vigezzo, Verbania)

  1. #1
    Fedelissimo di CR L'avatar di Anselmo
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    Santuario della Madonna del Sangue di Re (Valle Vigezzo, Verbania)


    IL PAESE


    Re è un paese della bella Valle Vigezzo (provincia di Verbania, nel nord del Piemonte), di 786 abitanti. Si trova a poco più di 700 metri sul livello del mare, a 7 km dal confine con la Svizzera. Sarebbe sconosciuto se non vi fosse avvenuto uno straordinario miracolo, ben documentato, più di 500 anni fa.

    IL MIRACOLO

    Martedì 29 aprile 1494, sul far della sera un certo Giovanni Zucono, che poi i paesani chiamarono Zuccone, si trovava lì vicino con altre persone, riunitesi per giocare a piodella (gioco che consisteva nel tirare un sasso appiattito, la "piodella", contro un cilindro di legno su cui ognuno aveva posto una moneta; vinceva chi riusciva a far cadere le monete vicino al proprio sasso).

    Quel giorno lo Zuccone era sfortunato e continuava a perdere; stizzito, si girò e tirò la pietra contro la chiesa dedicata a San Maurizio martire, colpendo proprio il ritratto della Vergine. Subito pentitosi dell'atto sacrilego, fuggì via. Il giorno dopo un fedele, toccando l'effige in atto di devozione, si accorse che questa perdeva sangue dalla fronte. Prontamente accorsero il curato del villaggio e tutti i paesani, gridando al miracolo. Il sangue continuava a sgorgare abbondantemente ed emanava un intenso profumo.

    L’effusione di sangue durò circa venti giorni ed è documentata in due pergamene: una del tempo del miracolo, firmata dal Podestà della valle, Daniele Crespi e da 4 notai. Per giorni venne raccolto in pezze di tela che il parroco ripose in un calice, fino al 18 maggio, quando il prodigio cessò. I devoti accorsero a centinaia da ogni regione; molti ammalati e disgraziati si ritrovarono guariti. Le autorità civili e religiose attestarono il miracolo.

    Davanti all'immagine della Madonna del Sangue, fu subito costruito un altare. In seguito, dal 1606 al 1628 fu edificata una Chiesa più grande che conglobava l'immagine, la quale, pur rimanendo al suo posto, risultava collocata sull'altare. Ma l'afflusso dei pellegrini provenienti dall'Italia e dalla Svizzera richiese un Santuario più grande. Nel 1894, quattrocentesimo anniversario del miracolo, si decise di realizzare un tempio grandioso. L'attuale grandiosa basilica, di stile bizantino-rinascimentale, iniziata nel 1922 è stata consacrata il 5 agosto 1958 dal Vescovo di Novara ed è stata insignita da Pio XII del titolo di Basilica Minore. In un tabernacolo sul retro dell'altare sono conservare in un'ampolla di cristallo pezzuole di stoffa intrise del sangue miracoloso. Testimonianza della grande devozione popolare sono le centinaia di ex voto che tappezzano le pareti della Basilica.




    L'IMMAGINE DELLA MADONNA DEL SANGUE

    L’affresco della Madonna di Re raffigura con uno stile romanico bizantineggiante una delle Madonne del latte, assai diffuse nel periodo tra il XIII e il XVI secolo. Seduta in trono con Gesù Bambino benedicente sulle ginocchia, la Madonna è rappresentata nella sua funzione di madre-nutrice del Figlio di Dio; nella destra ostenta tre rose, il "fiore dei vergini" e il simbolo del Rosario.

    Ai piedi dell’immagine un cartiglio annunzia il significato teologico della missione di Maria: "In gramio Matris sedet sapientia Patris" ("In grembo alla Madre sta la sapienza del Padre"), espressione tipica dei Padri della Chiesa, non estranea alla cultura classica pagana. La devozione popolare vedeva anche nel seno della Vergine un segno di protezione e di buon auspicio rivolto alle puerpere in tempi in cui non si trovavano "succedanei al latte materno". Il pittore della Madonna di Re è anonimo non avendo lasciato la firma né su questo affresco né su altre opere da lui dipinte con uguali caratteristiche sia in Ossola che fuori. A preferenza di pittori celebri, è stato scelto dalla Provvidenza a "creare" un’immagine che sarà strumento di grazia e che avrà larga diffusione in Italia e all’estero. Soprattutto nelle case della Valle Vigezzo, della Valle Cannobina, del Lago Maggiore e del Canton Ticino l’immagine della Madonna del Sangue ha un posto di onore; inoltre la sua figura con la stimmate inconfondibile del sangue appare dipinta dovunque sui muri esterni delle abitazioni e sulle umili casere degli alpeggi.

    IL GRANDIOSO SANTUARIO






    Nei cento anni successivi al miracolo non fu possibile costruire quel "maestoso tempio", cui fa cenno nella pergamena del Crespi, a cause delle tristissime vicende politiche ed altre calamità, previste nella pergamena del Romano.

    Già sette anni prima del miracolo la Valle che apparteneva al Ducato degli Sforza dato in feudo ai Borromei, era stata saccheggiata e depradata dai Vallesani e per tutto il secolo XVI risentirà del passaggio nell’Ossola degli eserciti francesi e spagnoli e dei tentativi insurrezionali di scacciare lo straniero; e subirà, oltre le vessazioni militari , anche quelle fiscali imposte dai padroni di turno, in particolare dagli spagnoli.

    Inoltre dal 1513 al 1630 per ben cinque volte il flagello della peste decimò le popolazioni. Alla fine del XVI secolo si aggiunse la piaga del brigantaggio.

    Solo nel 1596 il venerabile Bascapè, vescovo di Novara, nella prima visita pastorale, dà un impulso decisivo al culto della Madonna del Sangue. Decreta delle disposizioni severe relative alla custodia dell’immagine e delle reliquie del sangue; con una lettera invita i Vicari foranei della diocesi a far conoscere e venerare la Madonna di Re; e sollecita la costruzione di un tempio degno del miracolo. Vi ritorna nel 1603 ma trova le cose come le aveva lasciate richiede che si faccia almeno un "vestibolo" attorno all’immagine del miracolo. Nella terza visita del 1609 in una breve relazione manifesta la sua "consolazione" nel vedere che "la fabbrica di questa chiesa della Vergine faccia progressi grandi".

    Nel 1627 il Vescovo Volpi può consacrare e inaugurare il Santuario di stile corinzio ad una sola navata. Nel ‘700 viene costruito attorno all’affresco del miracolo il pregevole altare di marmo intarsiato con balaustra semicircolare, proveniente dalla scuola lombarda. L’altare è stato concepito come nicchia per incorniciare l’affresco e come trono della Madonna per tributarle quel debito di onore e di amore quale Madre di Dio e Madre della divina Grazia.

    Due angeli di marmo bianco stanno in adorazione ai fianchi dell’affresco, mentre sulla cuspide dell’altare sei angioletti in composizione ovale sorreggono alla sommità una corona per la Regina del cielo e della terra.

    Alle spalle dell’altare il santuario si prolunga nel coro dedicato a S. Maurizio, titolare della primitiva chiesa e tuttora patrono della parroccchia. Sulla parete di fondo campeggia la pala con la tela del Peretti raffigurante il martire romano a cavallo mentre sulle pareti laterali, al di sopra degli stalli del coro, due tele rettangolari raffigurano l’ultima cena e S. Paolo sulla via di Damasco.

    Il catino del coro è finemente decorato di stucchi a disegno concentrico con il tondo centrale raffigurante l’eterno Padre, sorretto dalle quattro vele degli Evangelisti.

    Il porticato del santuario è stato costruito nel 1806 con la nuova facciata istoriata dalle scene del miracolo. Gli affreschi furono poi demoliti all’inizio dei lavori della basilica.

    Il campanile, staccato dal santuario, risale al 1699, anno della posa della prima pietra; fu poi inaugurato nel 1703; è dotato di un melodioso concerto di 9 campane in "si" bemolle della ditta Barigozzi di Milano, insignito di "gram premio" all’esposizione mondiale di Torino del 1911. Fu inaugurato il 29 novembre del medesimo anno.


    ULTERIORI INFORMAZIONI

    Come arrivare al Santuario di Re:
    http://www.comune.re.vb.it/ComTrasporti.asp
    (Mezzo di trasporto particolarmente suggestivo è la Ferrovia Vigezzina, che collega Domossola a Locaro: http://www.vigezzina.com/)

    Strutture ricettive di Re:
    http://www.comune.re.vb.it/ComStruttureRicettive.asp
    Ultima modifica di Anselmo; 10-08-2009 alle 14:49
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  2. #2
    fratel
    visitatore
    E' proprio una bel Santuario! Grazie per il post!
    E' bello trovare sempre nuovi posti sorprendenti dove il Signore mostra il suo amore per l'uomo.

  3. #3
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    Ho avuto la grazia di recarmi al Santuario di Re fino ad ora tre volte, e spero di tornarci presto!

    E' un Santuario meraviglioso, immerso in un paesaggio naturale magnifico... di grande pace e spiritualità!
    Tu es Petrus !

  4. #4
    Fedelissimo di CR L'avatar di Anselmo
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    Preghiera




    Onnipotente e miseriordioso Iddio
    che dalla miracolosa immagine
    della dolcissima Madre Tua
    hai fatto sgorgare rivoli di sangue,
    concedi propizio che,
    spenta la sete dell'umano orgoglio,
    abbiamo sete di Te,
    fonte della vera Sapienza.
    Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
    Amen.
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  5. #5
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    RE E LA VALLE VIGEZZO



    Panorama sulla Valle Vigezzo




    Il paese di Re (m. 710 s.l.m.) deve la sua importanza storica alla vicenda soprannaturale del miracolo avvenuto nel 1494 sopra l'affresco della Madonna del latte dipinto slla facciata della chiesa parrocchiale. Il nome del paese è derivato dal toponimo dialettale "Rì" (un ruscello che scorre dal monte verso il Melezzo orientale). All'origine era un piccolo agglomerato di casupole addossate tra loro e attraversate da strette viuzze selciate, oggi è il capolouogo di un comune di circa 1000 abitanti, comprendente frazioni disposte verso est, sul versante a solatia, per circa 7 km (Folsogno, Meis, Dissimo, Olgia) fino al confine con la Svizzera, segnato dal torrente Balasco, che dà nome al valico di Ribellasca.

    Re si colloca all'estremità orientale della Valle Vigezzo, un altopiano caratteristio per la sua ampiezza e per la rara disposizione geografica da est a ovest. I principali torrenti che attraversano la valle sono il Melezzo orientale e il Melezzo occidentale. Fanno corona alla valle catene di monti, non molto alti, arrivano al massimo attorno ai 2500 metri, di importante interesse escursionistico e naturalistico. I fianchi delle montagne sono ricoperti da splendidi boschi secolari. In alto si estendono ampi pascoli costellati da alpeggi risalenti all'epoca contadina, oggi in parte trasformati in rifugi di alta quota e in parte abbandonati. La Valle gode di un clima salubre che la rende ricercato luogo di villeggiatura per tutta la sua lunghezza, da Coimo ad Olgia. Ricca di acque, la Valle fa parte di una delle zone tradizionalmente più piovese d'Italia. E' percorsa da una strada statale e da una ferrovia (la famosa Vigezzina) che collegano Domossola e Locarno (Svizzera), distanti circa 45 km. Gli automezzi di grande portatata possono giungere solo da Domodossola a Re, dove è possibile parcheggiare. Comunica con la Valle Cannobina, che porta verso il Laggo Maggiore, attraverso una strada che serpeggia sopra Malesco e valica la catena montuosa al passo di Scolpello.
    La popolazione complessiva della Valle si aggira attorno ai 6000 abitanti residenti, durante l'estate i numerosi villeggianti portano la popolazione attorno alle 25.000 unità. I paesi postinel fondo della valle, da est ad ovest, sono Re, Malesco, Santa Maria Maggiore, vero centro vigezzino, Druogno, Gagnone, Orcesco. Dispostisulla costa sono Olgia, Dissimo, Folsogno, Villette, Zornasco, Craveggia, Vocogno, Toceno, Prestinone, Crana, Buttogno, Albogno e Coimo.
    L'emigrazione della popolazione vigezzina, iniziata nel secolo XV con i più svariati mestieri (spazzacamini, facchini, ambulanti), si è col tempo evolta nelle professioni di maggior prestigio (gioiellieri, pittori, imprenditori) ed è ridotta oggi al frontalierato giornaliero, data la vicinanza del confine con la Svizzera.

    La storia della Valle ha le sue radici nell'epoca della colonizzazione da parte dei Leponzi, che si eano insediati nel Canton Ticino nell'Ossola verso il III secolo a.C. Tracce della loro religosità di tipo sacrificale propiziatorio sono le coppelle incise sulle lastre di sasso nella Colma di Craveggia e nella zona dello Zicher (m. 1970).
    Durante la dominazione romana seguì nella Valle un periodo di prosperità agricla nella cultura dei campi, nella pastorizia e nell'attività dei boschi. Le invasioni barbariche arrecarono poi devastazioni e conseguenti condizioni di povertà e disorganizzazione amministrativa.
    Durante la dominazione longobarda la Valle fu asservita al Ducato di san Giulio; un presidio di soldati vigilava sui confni (risalgono a quel tempo i toponimi del Limidario e di Finero).
    I secoli successivi furono tormentati da ricorrenti conese per l'appropriazione delle terre ossolane da parte degli svizzeri, dei Comuni di Novara e Vercelli e del Ducato di Milano, prima nelle mani dei Visconti e poi, dalla fine del '400, degli Sforza.
    I 1° agosto 1466 la Valle Vigezzo viene ceduta in feudo da Ducato di Milano ai Borromeo,che esigono il giuramento di fedeltà e rimangono signori della Valle fino al XVIII secolo, con l'insorgere dei moti repubblicani, legatialla rivoluzione francese.
    La Valle veniva amministrata per conto dei Borromeo da un podestà che risiedeva a Santa Maria Maggiore, al centro della Vale., Quando accaddero i prodigiosi fatti di Re, era podestà Daniele Crespi, proveniente da Busto Arsizio. Gli succedette nel 1500 il podestà Angelo Romano, di origine veneta, altro protagonista dei fatti di Re, per aver steso una particolareggiata pergamena sul miracolo e sui personaggi coinvolti nella vicenda.
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  6. #6
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    IL MIRACOLO DEL SANGUE




    La cupola del Santuario di Re

     
    Era il tardo pomeriggio di martedì 29 aprile 1494, un'ora prima del tramonto.

    Sulla piazzetta davanti alla facciata della chiesa parrocchiale si stava giocando alla "piodella" (sopra un recpiente capovolto a forma di bicchiere, detto "mago", ogni giocatore poneva la sua moneta; da lontano ognuno tirava la sua piodella di sasso a forma piatta per colpire il bersaglio; chi si avvicinava di più ai soldi, sparpagliati dal lancio della piodella, era il vincitore e si portava via la posta in pallio).

    Prendevano parte al gioco i due cugini di Londrago: Giovanni Zucono (soprannominato poi "Zuccone" e Comolo, forse con altri.

    Lo Zuccone, dal carattere impulsivo, noto in Valle per qualche sua bravata, probabilmente alticcio, per non aver azzeccato un colpo vincente, scagliò con rabbia la piodella contro l'immagine della Madonna dipinta sulla facciata della chiesa.

    E' una Madonna del latte, di stile romanico, seduta sopra un trono; con la mano sinistra tiene sulle ginocchia il Bambino che sta succiando dal seno scoperto; un ampio velo scuro copre il capo e la parte alta della fronte della Madonna; scende fino ai gomiti, costellato da cerchietti raggianti contenenti una croce stilizzata. Attorno alla testa fa un cerchio perfetto un'ampia aureola raggiata messa ancora più in evidenza da un bordo segnato da punti neri. Il suo sguardo è dolcissimo. Nella mano destra mostra un mazzetto di tre rose. Appoggiato ai piedi nudi del Bambino, un cartiglio, srotolato porta la scritta latina: "IN GREMIO MATRIS SEDET SAPIENTIA PATRIS" (In grembo alla Madre siede la Sapienza del Padre). Con la sinistra il Bambino tiene disteso il cartiglio mentre con la destra benedice con tre dita aperte. Lo sfondo dell'immagine somiglia ad una inferriata; sopra la testa della Madonna discendono due lembi incurvati di un tendaggio rosso. L'affresco risale alla fine del '300, o all'inizio del '400, di autore ignoto, che ha lasciato tracce della sua iconografia inconfondibile in altri dipinti sparsi nella zona dell'Ossola e oltre.

    Il suo significato teologico risale alla definizione del dogma fondamentale della teologia mariana (Concilio di Efeso del 431): la divina maternità verginale di Maria.
    Le tre rose indicano il fiore della verginità; successivamente, con lo sviluppo della pietà popolare per merito dei predicatori della devozione mariana, le tre rose furono interpretate anche come un invito della Madonna alla preghiera del Rosario.
    L'affresco figurava sul lato destro della porta dl'entrata della chiesa dedicata a san Maurizio, comandante, secondo la tradizione, della Legione Tebea, martire con altri commilitoni sotto la persecuzione di Diocleziano, eletto patrono dei cavalieri e, si presume, della parrocchia di Re, al tempo della dominazione carolingia.
    Dell'antica chiesa, di piccole dimensioni, risalente con probabilità all'inizio del secondo millennio, non è rimasta alcuna traccia se non il lembo di muro portante l'affresco della Madonna.

    Il gesto sacrilego dello Zuccone colpì la Madonna in mezzo alla fronte. Essendo appiattita, la piodella non scavò l'intonaco dell'affresco, ma segnò una frattura a forma di "X".
    Rimproverato dal cugino Comolo, lo Zuccone si pentì e chiese perdono; poi, impaurito, fuggì con l'amico.

    Nella notte due passanti, prima Giovanni di Minola di Re e poi Antonio Ardizio di Craveggia, notano con sorpresa un chiarore proveniente dal porticato della chiesa, come se ci fosse una candela accesa. Presi da timore, si allontanano frettolosamente.

    Di buon mattino il sacrestano Stefano Gisla, mentre si accinge ad aprire la chiesa, nota una donna bianco vestita, inginocchiata davanti all'immagine della Madonna. Non curandosi di lei, entra a suonare l'Ave Maria e, uscendo, non vede più la donna e neppure si accorge di ciò che sta avvenendo sul dipinto percosso dalla piodella dello Zuccone.

    Fece la scoperta del prodigio un vecchietto, Bartolomeo di Leone di Re, abituato a segnarsi, ogni volta che passada di lì, dopo aver toccato con la mano l'immagine della Madonna. Ritrasse la mano inorridito, vedendola sporca di sangue. Un rigagnolo sgorgava dalla ferita della fronte insanguinando il volto della Madonna e del Bambino e tutta l'immagine fino a terra. Gridando: "Misericordia, misericordia", il vecchietto si precipitaa chiamare il parroco don Giacomo.

    La notizia del prodigio si sparse fulminea e fece accorrere da ogni paese della Valle una moltitudine di gente.

    L'effusione di sangue si ripeteva ad intervalli, provocando nella folla, alte grida di implorazione: "Misericordia, misericordia!".

    Il parroco stese sotto l'immagine una tovaglia d'altare e vi pose un calice.
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  7. #7
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    Mi inserisco nella discussione per ringraziare chi fa conoscere anche su questo forum il santuario di Re e tutta l'Ossola. Ogni tanto abitando in una valle vicina mi reco anche io a Re... Bel santuario, l'unico problema nella basilica maggiore è la pessima acustica...
    Grazie ancora!

  8. #8
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    LE DUE PERGAMENE
     
    La storicità del miracolo
     
    Il miracolo di Re, sebbene risalga a più di 500 anni fa, non è una leggenda; al contrario è ben documentato in due atti pubblici firmati da notai dell'epoca e dalle massime autorità della Valle Vigezzo: i podestà Daniele Crespi ed Angiolo Romano.

     
    La prima pergamena.
     

    La prima pergamena è un atto notarile, redatto secondo il formulario giuridico del Ducato di Milano della fine del XV secolo. E' scritta in un carattere gotico minuscolo e contiene 40 righe. Inizia con solennità liturgica: "Dio glorioso e il Signor nostro Gesù Cristoe la grazia dello Spirito Santo si degnino di illuminare i cuori di quelli che descrivono prodigi così grandi". Segue la descrizione del prodigio "del sangue che si può vedere e appare uscito da un punto della stessa fronte" della Madonna. Il sangue è detto "di mirabile fragranza". Il testo prende atto che l'autore della ferita è lo Zuccone di Londrago e attesta che è avvenuta una indagine sull'immagine, cui hanno partecipato quattro notai, per escludere che il miracolo sia stato "prodotto con qualche artificio". La pergamena porta in calce la firma dei quattro notai con il loro segno di tabellionato, e del podestà Daniele Crespi.

     
    La seconda pergamena e il racconto degli avvenimenti prodigiosi.

     
    La seconda pergamena è opera del podestà successivo, Angiolo Romano, giunto in Valle Vigezzo, sempre per conto della famiglia Borromeo, nel 1500. Non era propendo a prestar fede ai fatti di Re, ma tormentato, anche di notte, da un pensiero insistente, recatosi sul posto afferma che "fui costretto a versare lacrime, perchè mi pareva di essere da Lei rimproverato della mia incredulità". La sua pergamena, molto più estesa della precedente (107 righe), è una relazione minuziosa dei fatti, dei personaggi e delle guarigioni miracolose, espressa nel linguaggio dell'epoca. Un particolare confermato è la fragranza del sangue effuso dall'immagine della Madonna, è detto infatti "odoroso più di qualsiasi altra sostanza aromatica". Nell'elenco dei molti avvenimenti prodigiosi cita il fatto curioso di "pulcini di tre o quattro giorni" che in casa di "Pietro Leone cantavano come fossero galli di due anni". Racconta poi il caso dell'indemoniata di Olgia: "Guglielma, moglie di Comino Zugno, impossessata da sei mesi da crudeli spiriti che la costringevano a gettarsi nel fuoco e a gettarvi gli altri, fatto un voto alla predetta Vergine, chiese ella stessa al marito di portarla dinanzi all'immagine sanguinante; non appena vi fu condotta venne liberata con meraviglia del popolo presente". Altro caso prodigioso: "Giovanna di Re, dopo di aver promesso di accendere alcune candele davanti all'immagine sacra e di stare in ginocchio e in preghiera per tutto il tempo che bruciavano; quando le canele erano per circa metà consumate, ricordandosi del bambino lasciato a casa, se ne partì e andò a casa. Tornata a pregare, vide l'immagine sudar sangue, mentre a lei stessa rimase sul viso un segno di color sanguigno per tre giorni, poi scomparve senza lasciar cicatrice o macchia alcuna". L'elenco dei prodigi si chiude con l'episodio singolare di un uomo giusto e lodato da tutti, Ubertino di Busto Arsizio, giunto a Re quando ormai da otto giorni era cessata l'effusione di sangue. Mentre egli pregava da tre ore "con il capo chino fino a terra, dalla predetta immagine di nuovo uscì sangue". Fu l'ultima manifestazione del miracolo di Re.
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  9. #9
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    Santuario della Madonna del Sangue di Re (Valle Vigezzo, Verbania)

    Caro Anselmo,
    è bellissimo quanto hai postato.
    Io non conoscevo il Santuario di Re fino a quando, casualmente, cercando lo stemma di Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Giovanni Lajolo, ho avuto modo di apprendere la sua esistenza.

    In questa zona il papà del Cardinale ebbe la sua prima condotta medica.

    Particolare curioso: nello stemma del Governatore dello Stato della Città del Vaticano Card. Lajolo ci sono tre rose araldiche, a ricordo delle tre rose che la Madonna di Re tiene nella sua mano destra.

    La pubblicazione sarà presentata presso il Palazzo della Cancelleria (zone extra territoriale vaticana) nella omonima piazza in Roma, nella sala dei Cento Giorni, il giorno 6 novembre alle ore 18.30.

    Con il Cardinale Giovanni Lajolo, sarà presente il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Porporati, Arcivescovo e Vescovi e varie autorità.
    Ultima modifica di Sofia; 04-09-2010 alle 21:01

  10. #10
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    LA MADONNA DEL SANGUE NELL'ARTE

    Influenze dell'immagine della Madonna del Sangue sull'arte vigezzina.


    L'immagine originale della Madonna del Sangue di Re, riferibile alla Madonna del latte affrescata sulla facciata della chiesa di S. Maurizio presenta sette caratteristiche:

    -La Madonna è seduta semplicemente su uno sgabello ed ha sullo sfondo una tenda a quadrettoni.

    -La Madonna non è coronata, ma velata da un lungo manto stampigliato di dischetti raggiati al centro dei quali compare una crocetta a piccole stelle.

    -La Madonna tiene con la sinistra il Bambino seduto un poco a lato, ma quasi al centro, e con la destra solleva e regge la triplice rosa con triplice radice.

    - Il Bambino benedice con la mano destra alzata e con la sinistra abbassata tiene l'estremità del cartiglio con la scritta " In gremio Matris Sedet Sapientia Patris". E' vestito con un pellicciotto accollato, con il pelo all'esterno di colore verde.

    -Il Bambino accosta le labbra al seno materno.

    -Un fiotto di sangue cola dalla ferita nella fronte della Madonna.

    Questa immagine ha inciso profondamente sull'arte locale, tuttavia l'iconografa della Madonna del Sangue di Re fu sempre piuttosto libera: infatti è stata reinterpretata spesso e le sette caratteristiche elencate in precedenza non sono state solitamente rispettate alla lettera. Un prima spiegazione a ciò è determinato dal fatto che l'affresco originale era racchiuso in una stretta cornice che permetteva di vedere solo la parte superiore del dipinto ed in modo incompleto. Per questo motivo l'immagine veniva sempre riprodotta come se al di sotto del cartiglio ci fosse una nuvola evanescente. Inoltre per comprendere l'evoluzione iconografica dobbiamo rifarci ad alcuni momenti fondamentali.
    Nel 1598 Il vescovo Mons. Carlo Bascapè pubblica la relazione del podestà dottor Angelo Romano del 1500 e vi inserisce una immagine della Madonna che evidenziava solo la parte centrale e con caratteristiche diverse dalla " Vera Immagine della Madonna del sangue di Re ". La Madonna appare rappresentata su uno sfondo luminoso irradiante dal capo, coronato e con un manto che le ricopre la testa. Il braccio sinistro non appare in quanto nell'originale era ricoperto dalla cornice e non si vedeva. Il manto appare costellato di stelle e monogrammi che richiamano le parole del cartiglio. Non si vedono i piedini del bambino. L'elemento che appare più visibile è il sangue che sgorga dalla fronte. Il fatto che la Madonna sia coronata è perchè a quei tempi l'originale presentava una corona d'argento così come una raggera in foglia d'oro. In questo modo è raffigurata nella cappella datata 1649 sita lungo la mulattiera che da Re porta a Villette ed in un'altra cappella nei pressi sempre di Villette.
    Nel 1690 Mons. G.B. Visconti , dopo una visita pastorale ordina di allargare la cornice per cui appare il braccio alzato della Madonna e la triplice rosa. Probabilmente viene rimossa la corona.


    Immagine della Madonna del Sangue lungo la mulattiera Villette-Re, 1649.



    Immagine della Madonna del Sangue, presente a Masera, località Bondolo, XVIII secolo.


    Immagine del Sangue di Re, presente a Masera in località Bondolo, in una cappella del XVIII secolo. Nel 1718 in un stampa dedicata al cardinale Gilberto Borromeo compare un duplice fiore nella mano benedicente del bambino.In questo modo la ritrae il Borgnis. Egli propone ripetutamente il tipo di immagine riprodotta a lato eliminando i monogrammi che costellavano il manto e sostituendoli con piccole stelle. Esempi la Cappella dei Santi in località Bondolo a Masera o la pittura murale a Viganella.
    Nel 1771 in una ristampa del "Miracolo" compare un personaggio a mezzo busto nell'angolo a sinistra in basso che allunga il braccio verso la Madonna con in mano un sasso. Scompare il seno forse per pudore o forse per una riproduzione sommaria.
    Nel 1824 vi è una solenne incoronazione e diffusione di una immagine con il Bambino a lato e l'occultamento del seno. La Madonna resta carica di ornamenti ed in questo modo viene dipinta ( Malesco Cappella sulla strada per Finero , Cappella dell'addio a Gagnone , Cappella del sciur cunt e dal Portic a Trontano).
    Nel 1954 dopo un intervento di pulizia del ritratto riemergono i piedini del Bambino.
    Le immagini della Madonna di Re in val Vigezzo e nelle altre valli ossolane restano innumerevoli. Possiamo così riassumere:
    Fino al 1690 le immagini riprodotte sono di una Madonna coronata, senza rose e non compare il braccio sinistro. Dal 1700 scompare la corona, appare la rosa tenuta dal braccio sinistro riapparso e viene occultato il seno. Dal 1824 nuovamente immagini con la corona, Bambino di lato e seno occultato.



    Raffigurazione della Madonna del Sangue di Re, presente in una cappella tra Malesco e Finero, del 1876.
    Initium sapientiae timor Domini
    Prima di parlare, pensa; dopo aver pensato, taci. (P.M.) A star zitti si fa sempre bella figura

    .

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