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Il Sinodo lavora alle proposizioni finali. Mons. Gadecki: servono catechesi per adulti
Lavori a porte chiuse, ieri, al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, in corso in Vaticano. In programma, l’unificazione delle proposizioni finali da parte del relatore generale e del segretario speciale. L’elenco unico, in versione provvisoria, verrà poi presentato questa mattina. Nei giorni scorsi, intanto, si è ribadito che la nuova evangelizzazione deve guardare anche agli adulti, spesso dimentichi del loro ruolo educativo e di testimoni della fede nei confronti delle giovani generazioni. In particolare, la Chiesa in Polonia ha presentato l’esperienza di una scuola di catechesi per adulti rivolta ad evangelizzatori laici. Ne parla al microfono di Paolo Ondarza, l’arcivescovo di Poznan, mons. Stanislaw Gadecki:
R. – Finora ci siamo preoccupati di fornire la catechesi ai bambini e ai giovani, senza pensare ad una catechesi per gli adulti. I frutti e lo sviluppo della catechesi dei bambini però, dipendono proprio dagli adulti che con il loro comportamento, spesso lontano dalla fede, distruggono quanto seminato nei ragazzi. La trasmissione della fede e dei suoi contenuti tramite la testimonianza, se non avviene da parte degli adulti, rischia di svanire.
D. - I genitori stanno disertando il loro ruolo educativo?
R. - Questa è una triste realtà che dobbiamo constatare. Tanto più ai nostri giorni in cui gli adulti vivono una situazione abbastanza penosa, costretti a lavorare non otto, ma da 12 o anche 14 ore al giorno, quindi, arrivano a casa di sera stanchi e non hanno tempo da dedicare ai bambini. Questi ultimi rimangono soli, nel pomeriggio non hanno la vicinanza dei genitori e trascorrono l’intera giornata su internet.
D. - Per sopperire a questa mancanza di catechesi per gli adulti, voi presentate l’esperienza di una scuola di catechisti laici, che vengono proprio formati per trasmettere a loro volta la fede agli adulti …
R. - Abbiamo creato una scuola appositamente, perché non ci si può improvvisare catechisti, testimoni, senza una preparazione. Questa esperienza della scuola di catechesi ci ha rivelato che il linguaggio dei laici nella trasmissione della fede agli adulti è molto più persuasivo del linguaggio dei sacerdoti.
fonte: Radio Vaticana
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Vox Populi
INTERVENTO AL SINODO DEL CARD. TARCISIO BERTONE, SEGRETARIO DI STATO, SULL’INVIO DI UNA DELEGAZIONE IN SIRIA , 16.10.2012
(...)
Il Santo Padre ha così disposto che una Delegazione si rechi nei prossimi giorni a Damasco con lo scopo di esprimere, a nome Suo e di tutti noi:
- la nostra fraterna solidarietà a tutta la popolazione, con una offerta personale dei Padri Sinodali, oltre che dalla Santa Sede;
- la nostra vicinanza spirituale ai nostri fratelli e sorelle cristiani;
- i nostri incoraggiamenti a quanti sono impegnati nella ricerca di un accordo rispettoso dei diritti e dei doveri di tutti, con una particolare attenzione a quanto previsto dal diritto umanitario.
(...)
La missione in Siria di rappresentanti della Santa Sede e del Sinodo si prepara a partire al più presto
“L’annunciata missione in Siria di rappresentanti della Santa Sede e del Sinodo dei Vescovi continua a essere allo studio e in preparazione, al fine di attuarla quanto prima possibile”: è quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, interpellato dai giornalisti. La missione – ha ricordato il portavoce vaticano - vuole “rispondere efficacemente alle finalità proposte di solidarietà, pace e riconciliazione, nonostante i gravissimi fatti avvenuti recentemente nella regione”.
fonte: Radio Vaticana
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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO
XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012
La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana
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Votato il Messaggio finale del Sinodo: la nuova evangelizzazione è urgenza del mondo
Un lungo e caloroso applauso: così stamani il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione ha accolto il “Messaggio al popolo di Dio”, sintesi dei lavori. Il documento è stato letto in cinque lingue: italiano, francese, spagnolo, inglese e tedesco. Il testo ribadisce che la nuova evangelizzazione è urgenza del mondo ed invita i cristiani ad annunciare il Vangelo con sereno coraggio, vincendo la paura con la fede. Il servizio di Isabella Piro:
È un applauso prolungato quello che risuona nell’Aula del Sinodo al termine della lettura, a più voci e in varie lingue, del “Messaggio al popolo di Dio”. E il popolo di Dio - definito spesso distratto e confuso, a rischio di delusioni rovinose - viene ritratto come la samaritana al pozzo narrata dal Vangelo di Giovanni: con un’anfora vuota. In lui c’è sete e nostalgia di Dio e a lui la Chiesa deve andare incontro per rendergli presente il Signore. E come la Samaritana – dice il messaggio del Sinodo - chi incontra Gesù non può fare a meno di diventare testimone dell’annuncio di salvezza e speranza del Vangelo: condurre l’umanità contemporanea a Gesù è un’urgenza di tutto il mondo.
Tuttavia, la Chiesa ribadisce che per evangelizzare bisogna essere innanzitutto evangelizzati e lancia un appello - a cominciare da se stessa - alla conversione perché le debolezze e i peccati personali dei discepoli di Gesù pesano sulla credibilità della missione. I cristiani, però, vincano la paura con la fede e guardino il mondo con sereno coraggio perché, sebbene pieno di contraddizioni e di sfide, esso resta pur sempre il mondo che Dio ama.
Niente pessimismo, dunque: globalizzazione, secolarizzazione, migrazioni, ateismo, crisi dell’egemonia della politica e dello Stato, pur con le difficoltà e le sofferenze che comportano, devono essere opportunità di evangelizzazione. Perché non si tratta di trovare nuove strategie per diffondere il Vangelo come un prodotto di mercato, ma di riscoprire i modi con cui le persone si accostano a Gesù.
Il messaggio del Sinodo guarda, dunque, alla famiglia come luogo naturale dell’evangelizzazione e ribadisce che essa va sostenuta dalla Chiesa, dalla politica e dalla società. E all’interno della famiglia, si sottolinea il ruolo speciale delle donne, si ribadisce la responsabilità della figura paterna e si ricorda la situazione dolorosa dei conviventi, dei divorziati e risposati: pur nella riconfermata disciplina circa l’accesso ai sacramenti, si sottolinea che essi non sono abbandonati dal Signore e che la Chiesa è casa accogliente per tutti.
Il documento sinodale cita poi le parrocchie come centri irrinunciabili di evangelizzazione e ricorda l’importanza della vita consacrata e della formazione permanente per i sacerdoti ed i religiosi, invitando anche i laici all’annuncio del Vangelo, in comunione con la Chiesa. Particolare attenzione viene rivolta ai giovani – presente e futuro dell’umanità e della Chiesa – in una prospettiva di ascolto e dialogo per riscattare, e non mortificare, il loro entusiasmo.
La nuova evangelizzazione ha orizzonti larghi quanto il mondo, afferma il Sinodo, ed è quindi fondamentale il dialogo, declinato in vari modi: con la cultura, che ha bisogno di una nuova alleanza tra fede e ragione; con l’educazione, per una formazione integrale della persona; con le comunicazioni sociali, luogo in cui spesso si formano le coscienze e che offrono un’opportunità nuova per raggiungere il cuore dell’uomo; con la scienza che, quando non chiude la persona nel materialismo diventa un’alleata nell’umanizzazione della vita.
E ancora: centrale il dialogo con l’arte, che esprime la spiritualità attraverso la bellezza; con il mondo dell’economia e del lavoro, affinché quest’ultimo non sia un peso insopportabile o una prospettiva incerta, ma promuova lo sviluppo umano; con la politica, alla quale si chiede una cura disinteressata e trasparente del bene comune, nel rispetto della dignità della persona, della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, della libertà educativa e religiosa, nella rimozione delle cause di ingiustizie e disuguaglianze. Fondamentale poi il dialogo interreligioso che contribuisce alla pace, rifiuta il fondamentalismo e denuncia la violenza contro i credenti, grave violazione dei diritti umani.
Due espressioni della vita di fede sono inoltre particolarmente significative per la nuova evangelizzazione: la contemplazione, dove il silenzio permette di accogliere al meglio la Parola di Dio, e il servizio ai poveri, nell’ottica di riconoscere Cristo nei loro volti.
Nell’ultima parte, il messaggio guarda alla Chiese delle diverse regioni del mondo e ad ognuna di esse rivolge parole di incoraggiamento per l’annuncio del Vangelo: alle Chiese d’Oriente auspica di poter praticare la fede in condizioni di pace e di libertà religiosa; alla Chiesa d’Africa chiede di sviluppare l’evangelizzazione nell’incontro con le antiche e nuove culture, appellandosi poi ai governi perché cessioni i conflitti e le violenze.
I cristiani dell’America del Nord, che vivono in una cultura con molte espressioni lontane dal Vangelo, devono guardare alla conversione, ed essere aperti all’accoglienza di immigrati e rifugiati. L’America Latina è invitata a vivere la missione permanente per affrontare le sfide del presente come la povertà, la violenza, anche nelle nuove condizioni di pluralismo religioso. La Chiesa in Asia, anche se è una piccola minoranza, spesso posta ai margini della società e perseguitata, viene incoraggiata ed esortata alla saldezza della fede e si esprime vicinanza ai cristiani del continente sul quale, nella Terra Santa, Gesù è nato, morto e risorto.
L’Europa, segnata da una secolarizzazione anche aggressiva e ferita dai decenni di regimi e ideologie nemiche di Dio e dell’uomo, ha però creato – dice il Sinodo - una cultura umanistica capace di dare un volto alla dignità della persona e alla costruzione del bene comune; le difficoltà del presente non devono quindi abbattere i cristiani europei, ma devono essere percepite come una sfida. All’Oceania, infine, si chiede di avvertire ancora l’impegno di predicare il Vangelo. Il messaggio si chiude quindi con l’affidamento a Maria, Stella della nuova evangelizzazione.
A concludere i lavori di stamani, è stato poi l’intervento del Patriarca ortodosso serbo, Irinej, presente al Sinodo in veste di delegato fraterno. Nelle sue parole, il richiamo all’importanza dell’ecumenismo, perché - ha detto – la nuova evangelizzazione arriva ovunque se c’è uno sforzo comune e un supporto reciproco tra i cristiani. L’unità della testimonianza su questioni che toccano tutti i credenti, come la bioetica o la promozione della pace, ha aggiunto il Patriarca Irinej, non mette in pericolo le verità di fede.
fonte: Radio Vaticana
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Sinodo. Il card. Betori presenta il Messaggio ai media: la Chiesa è pronta alle sfide di oggi
l Messaggio del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, approvato oggi, è stato presentato in tarda mattinata in Sala stampa vaticana dal cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, presidente della Commissione per il Messaggio, dal cardinale designato e arcivescovo di Manila, Luis Antonio G. Tagle, e dall’arcivescovo di Montpellier e segretario generale del Sinodo, mons. Pierre Marie Carré. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La “Chiesa è viva”, “non dobbiamo cedere alle visioni catastrofiste”: è quanto affermato dal cardinale Giueseppe Betori che ha, innanzitutto, sottolineato come il messaggio del Sinodo sia il frutto di metodologie comunionali che richiedono il contributo di tutti e non della dialettica tra una maggioranza e minoranza. L’arcivescovo di Firenze ha, dunque, affermato che dai lavori sinodali è emersa una Chiesa fiduciosa, pronta a raccogliere le sfide dei nostri tempi:
“Ci sono delle sfide, dei problemi di fronte a noi; ma questi problemi sono delle opportunità per la Chiesa, per evangelizzare. Questo è stato un leit-motiv costante negli interventi dei vescovi, anzi, direi che più erano difficili le situazioni da cui i vescovi venivano, più incoraggiante era lo sguardo con cui loro si ponevano di fronte al futuro della Chiesa”.
Dal canto suo, l’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, ha affermato che per dare slancio alla nuova evangelizzazione, bisogna ripartire dall’incontro con il Signore. E’ qui, ha detto, il cuore della dimensione missionaria della Chiesa. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Betori è quindi voluto ritornare sull’immagine emersa dal Sinodo e proiettata nel testo del Messaggio:
“Questa consapevolezza di una Chiesa viva, che ha grandi esperienze che vanno maggiormente comunicate, maggiormente condivise mi sembra che senz’altro risponda allo spirito e alla lettera di quanto i vescovi hanno detto”.
I relatori in Sala Stampa si sono poi trovati concordi nel sottolineare il grande ruolo della famiglia nell’impegno della nuova evangelizzazione. A proposito dei divorziati, il cardinale Betori ha detto che la linea è quella dell’accoglienza, indicata dal Papa nell’Incontro mondiale delle Famiglie a Milano. Il porporato non ha così mancato di mettere l’accento sulla sfida rappresentata dai giovani, spesso oggetto delle tentazioni forti di questo mondo. Rispondendo dunque ad una domanda sull’umiltà della Chiesa, il futuro cardinale Tagle ha affermato:
"Humility for the Church is not a strategy: it is the way of Jesus…"“Per la Chiesa – ha detto – l’umiltà non è una strategia: è il modo di essere di Gesù. E’ il modo in cui Dio ha manifestato se stesso a noi in Gesù”. Quindi, ha avvertito, “non penso che abbiamo scelta diversa che essere umili”. Dall’arcivescovo di Manila, infine, una sottolineatura sul ruolo dei migranti come promotori di evangelizzazione. Un aspetto che lui stesso ha potuto apprezzare attraverso la grande migrazione di filippini nel mondo.
fonte: Radio Vaticana
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COMPOSIZIONE DEL XIII CONSIGLIO ORDINARIO DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI
Durante la Congregazione Generale, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E.R. Mons. Nikola ETEROVIĆ, ha comunicato i nominativi dei 12 Membri eletti del XIII Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e i nominativi dei 3 Membri nominati dal Santo Padre:
- S. Em. R. Card. Christoph SCHÖNBORN, O.P., Arcivescovo di Wien, Presidente della Conferenza Episcopale (AUSTRIA)
- S. Em. R. Card. Wilfrid Fox NAPIER, O.F.M., Arcivescovo di Durban (SUD AFRICA)
- S. Em. R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. Em. R. Card. George PELL, Arcivescovo di Sydney (AUSTRALIA)
- S. Em. R. Card. Péter ERDŐ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell'Europa (C.C.E.E.) (UNGHERIA)
- S. Em. R. Card. Oswald GRACIAS, Arcivescovo di Bombay, Segretario Generale della "Federation of Asian Bishops' Conferences" (F.A.B.C.) (INDIA)
- S. Em. R. Card. Odilo Pedro SCHERER, Arcivescovo di São Paulo (BRASILE)
- S. Em. R. Card. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
- S. Em. R. Card. Donald William WUERL, Arcivescovo di Washington (STATI UNITI D'AMERICA)
- S. Em. R. Card. Timothy Michael DOLAN, Arcivescovo di New York, Presidente della Conferenza Episcopale (STATI UNITI D'AMERICA)
- S. B. R. Sviatoslav SCHEVCHUK, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina (UCRAINA)
- S. E. R. Mons. Bruno FORTE, Arcivescovo di Chieti-Vasto (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Salvatore FISICHELLA, Arcivescovo titolare di Voghenza, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Luis Antonio G. TAGLE, Arcivescovo di Manila (FILIPPINE)
- S. E. R. Mons. Santiago Jaime SILVA RETAMALES, Vescovo titolare di Bela, Ausiliare di Valparaíso, Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (COLOMBIA)
fonte: Bollettino "Synodus Episcoporum", n. 31
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In questo messaggio avevo postato il passo dell'Ordo Synodi Episcoporum relativo alle competenze del Consiglio della Segreteria Generale, che viene costituito al termine di ogni Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e rimane in carica fino al termine dell'Assemblea Ordinaria successiva.
Rispetto al XII Consiglio, eletto in data 25 ottobre 2008 a conclusione della XII Assemblea Ordinaria, rimangono in carica i Cardinali Turkson, Scherer, Mosengwo Pasinya e l'Arcivescovo Tagle (futuro Cardinale); escono invece dal Consiglio i Cardinali Arinze, George, Rodriguez Maradiaga, Ouellet, Zen Ze-Kiun, Kasper e Ravasi, gli Arcivescovi Menamparampil e Coleridge e il Vescovo Crihalmeanu.
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PAROLE DEL SANTO PADRE NEL CORSO DELL’ULTIMA CONGREGAZIONE GENERALE DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI , 27.10.2012
Si è tenuta questa mattina nell’Aula del Sinodo, alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI, la 22ma e ultima Congregazione generale della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, per la presentazione e la votazione dell’Elenco finale delle Proposizioni.
Nel corso della Congregazione generale, dopo l’indirizzo di omaggio rivoltoGli da uno dei Presidente Delegati, il Card. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa, il Papa ha rivolto ai Padri le parole che riportiamo di seguito:
PAROLE DEL SANTO PADRE
Cari Fratelli e sorelle,
prima di ringraziare da parte mia, vorrei ancora fare una comunicazione.
Nel contesto delle riflessioni del Sinodo dei Vescovi, «La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana», ed a conclusione di un cammino di riflessione sulle tematiche dei Seminari e della Catechesi, mi è gradito annunciare che ho deciso, dopo preghiera e ulteriore riflessione, di trasferire la competenza sui Seminari dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica alla Congregazione per il Clero e la competenza sulla Catechesi dalla Congregazione per il Clero al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Seguiranno i documenti relativi in forma di Lettera Apostolica Motu Proprio per definire gli ambiti e le rispettive facoltà. Preghiamo il Signore perché accompagni i tre Dicasteri della Curia Romana nella loro importante missione, con la collaborazione di tutta la Chiesa.
Avendo già la parola, vorrei anche esprimere i miei cordialissimi auguri ai nuovi Cardinali. Io ho voluto, con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio, proprio nel contesto della Nuova Evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un Continente, ma Chiesa universale. Proprio questa era la mia intenzione, di esprimere questo contesto, questa universalità della Chiesa; è anche la bella espressione di questo Sinodo. Per me è stato veramente edificante, consolante ed incoraggiante vedere qui lo specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie, esperienze della presenza del Signore, anche in situazioni difficili.
Abbiamo sentito come la Chiesa anche oggi cresce, vive. Penso, per esempio, a quanto ci è stato detto sulla Cambogia, dove di nuovo nasce la Chiesa, la fede; o anche sulla Norvegia, e tanti altri. Vediamo come anche oggi dove non si aspettava, il Signore è presente e potente e il Signore è operante anche tramite il nostro lavoro e le nostre riflessioni.
Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e così, con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perché ci ha dato questo incontro veramente cattolico.
Ringrazio tutti: i Padri del Sinodo, gli Uditori, con le testimonianze veramente spesso molto commoventi, gli Esperti, i Delegati fraterni che ci hanno aiutato; e sappiamo che tutti vogliamo annunciare Cristo ed il suo Vangelo e combattere, in questo tempo difficile, per la presenza della verità di Cristo e per il suo annuncio.
Soprattutto vorrei ringraziare i nostri Presidenti che ci hanno guidato dolcemente e decisamente, i Relatori che hanno lavorato giorno e notte. Io penso sempre che sia un po’ contro il diritto naturale lavorare anche di notte, ma se lo fanno volontariamente si possono ringraziare e dobbiamo sentirci grati; e, naturalmente, il nostro Segretario Generale, indefesso e ricco di idee.
Adesso queste Propositiones sono un testamento, un dono, dato a me per noi, per elaborare tutto in un documento che viene dalla vita e dovrebbe generare vita. Su questo speriamo e preghiamo; in ogni caso, andiamo avanti con l’aiuto del Signore. Grazie a voi tutti. Con molti ci vediamo anche in novembre - penso al Concistoro. Grazie.
[01403-01.01] [Testo originale: Italiano]
fonte: Sala Stampa della Santa Sede
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CAPPELLA PAPALE PER LA CONCLUSIONE DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI , 28.10.2012
Alle ore 9.30 di oggi, XXX Domenica del Tempo Ordinario, il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Celebrazione Eucaristica con i Padri Sinodali, in occasione della conclusione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:
OMELIA DEL SANTO PADRE
Venerati Fratelli,
illustri Signori e Signore,
cari fratelli e sorelle!
Il miracolo della guarigione del cieco Bartimeo ha una posizione rilevante nella struttura del Vangelo di Marco. E’ collocato infatti alla fine della sezione che viene chiamata «viaggio a Gerusalemme», cioè l’ultimo pellegrinaggio di Gesù alla Città santa, per la Pasqua in cui Egli sa che lo attendono la passione, la morte e la risurrezione. Per salire a Gerusalemme dalla valle del Giordano, Gesù passa da Gerico, e l’incontro con Bartimeo avviene all’uscita dalla città, «mentre – annota l’evangelista – Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla» (10,46), quella folla che, di lì a poco, acclamerà Gesù come Messia nel suo ingresso in Gerusalemme. Proprio lungo la strada stava seduto a mendicare Bartimeo, il cui nome significa «figlio di Timeo», come dice lo stesso evangelista. Tutto il Vangelo di Marco è un itinerario di fede, che si sviluppa gradualmente alla scuola di Gesù. I discepoli sono i primi attori di questo percorso di scoperta, ma vi sono anche altri personaggi che occupano un ruolo importante, e Bartimeo è uno di questi. La sua è l’ultima guarigione prodigiosa che Gesù compie prima della sua passione, e non a caso è quella di un cieco, una persona cioè i cui occhi hanno perso la luce. Sappiamo anche da altri testi che la condizione di cecità ha un significato pregnante nei Vangeli. Rappresenta l’uomo che ha bisogno della luce di Dio, la luce della fede, per conoscere veramente la realtà e camminare nella via della vita. Essenziale è riconoscersi ciechi, bisognosi di questa luce, altrimenti si rimane ciechi per sempre (cfr Gv 9,39-41).
Bartimeo, dunque, in quel punto strategico del racconto di Marco, è presentato come modello. Egli non è cieco dalla nascita, ma ha perso la vista: è l’uomo che ha perso la luce e ne è consapevole, ma non ha perso la speranza, sa cogliere la possibilità di incontro con Gesù e si affida a Lui per essere guarito. Infatti, quando sente che il Maestro passa sulla sua strada, grida: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (Mc 10,47), e lo ripete con forza (v. 48). E quando Gesù lo chiama e gli chiede che cosa vuole da Lui, risponde: «Rabbunì, che io veda di nuovo!» (v. 51). Bartimeo rappresenta l’uomo che riconosce il proprio male e grida al Signore, fiducioso di essere sanato. La sua invocazione, semplice e sincera, è esemplare, e infatti – come quella del pubblicano al tempio: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13) – è entrata nella tradizione della preghiera cristiana. Nell’incontro con Cristo, vissuto con fede, Bartimeo riacquista la luce che aveva perduto, e con essa la pienezza della propria dignità: si rialza in piedi e riprende il cammino, che da quel momento ha una guida, Gesù, e una strada, la stessa che Gesù percorre. L’evangelista non ci dirà più nulla di Bartimeo, ma in lui ci presenta chi è il discepolo: colui che, con la luce della fede, segue Gesù «lungo la strada» (v. 52).
Sant’Agostino, in uno dei suoi scritti, fa sulla figura di Bartimeo un’osservazione molto particolare, che può essere interessante e significativa anche oggi per noi. Il Santo Vescovo di Ippona riflette sul fatto che, in questo caso, Marco riporti il nome non solo della persona che viene guarita, ma anche del padre, e giunge alla conclusione che «Bartimeo, figlio di Timeo, era un personaggio decaduto da prosperità molto grande, e la sua condizione di miseria doveva essere universalmente nota e di pubblico dominio in quanto non era soltanto cieco ma un mendicante che sedeva lungo la strada. Per questo motivo Marco volle ricordare lui solo, perché l’avere egli ricuperato la vista conferì al miracolo tanta risonanza quanto era grande la fama della sventura capitata al cieco» (Il consenso degli evangelisti, 2, 65, 125: PL 34, 1138). Così Sant’Agostino.
Questa interpretazione, che Bartimeo sia una persona decaduta da una condizione di «grande prosperità», ci fa pensare; ci invita a riflettere sul fatto che ci sono ricchezze preziose per la nostra vita che possiamo perdere, e che non sono materiali. In questa prospettiva, Bartimeo potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la luce della fede si è affievolita, e si sono allontanati da Dio, non lo ritengono più rilevante per la vita: persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, sono «decadute» da un’alta dignità - non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana -, hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza. Sono le tante persone che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè di un nuovo incontro con Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio (cfr Mc 1,1), che può aprire nuovamente i loro occhi e insegnare loro la strada. E’ significativo che, mentre concludiamo l’Assemblea sinodale sulla Nuova Evangelizzazione, la Liturgia ci proponga il Vangelo di Bartimeo. Questa Parola di Dio ha qualcosa da dire in modo particolare a noi, che in questi giorni ci siamo confrontati sull’urgenza di annunciare nuovamente Cristo là dove la luce della fede si è indebolita, là dove il fuoco di Dio è come un fuoco di brace, che chiede di essere ravvivato, perché sia fiamma viva che dà luce e calore a tutta la casa.
La nuova evangelizzazione riguarda tutta la vita della Chiesa. Essa si riferisce, in primo luogo, alla pastorale ordinaria che deve essere maggiormente animata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la Comunità e che si radunano nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna. Vorrei qui sottolineare tre linee pastorali emerse dal Sinodo. La prima riguarda i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. E’ stata riaffermata l’esigenza di accompagnare con un’appropriata catechesi la preparazione al Battesimo, alla Cresima e all’Eucaristia. È stata pure ribadita l’importanza della Penitenza, sacramento della misericordia di Dio. Attraverso questo itinerario sacramentale passa la chiamata del Signore alla santità, rivolta a tutti i cristiani. Infatti, è stato più volte ripetuto che i veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con le opere della carità.
In secondo luogo, la nuova evangelizzazione è essenzialmente connessa con la missione ad gentes. La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il Messaggio di salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo. Anche nel corso delle riflessioni sinodali è stato sottolineato che esistono tanti ambienti in Africa, in Asia e in Oceania i cui abitanti aspettano con viva attesa, talvolta senza esserne pienamente coscienti, il primo annuncio del Vangelo. Pertanto occorre pregare lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa un rinnovato dinamismo missionario i cui protagonisti siano, in modo speciale, gli operatori pastorali e i fedeli laici. La globalizzazione ha causato un notevole spostamento di popolazioni; pertanto, il primo annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione. Tutti gli uomini hanno il diritto di conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo; e a ciò corrisponde il dovere dei cristiani, di tutti i cristiani – sacerdoti, religiosi e laici –, di annunciare la Buona Notizia.
Un terzo aspetto riguarda le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo. Nel corso dei lavori sinodali è stato messo in luce che queste persone si trovano in tutti i continenti, specialmente nei Paesi più secolarizzati. La Chiesa ha un’attenzione particolare verso di loro, affinché incontrino nuovamente Gesù Cristo, riscoprano la gioia della fede e ritornino alla pratica religiosa nella comunità dei fedeli. Oltre ai metodi pastorali tradizionali, sempre validi, la Chiesa cerca di adoperare anche metodi nuovi, curando pure nuovi linguaggi, appropriati alle differenti culture del mondo, proponendo la verità di Cristo con un atteggiamento di dialogo e di amicizia che ha fondamento in Dio che è Amore. In varie parti del mondo, la Chiesa ha già intrapreso tale cammino di creatività pastorale, per avvicinare le persone allontanate o in ricerca del senso della vita, della felicità e, in definitiva, di Dio. Ricordiamo alcune importanti missioni cittadine, il «Cortile dei gentili», la missione continentale, e così via. Non c’è dubbio che il Signore, Buon Pastore, benedirà abbondantemente tali sforzi che provengono dallo zelo per la sua Persona e per il suo Vangelo.
Cari fratelli e sorelle, Bartimeo, avuta di nuovo la vista da Gesù, si aggiunse alla schiera dei discepoli, tra i quali sicuramente ve n’erano altri che, come lui, erano stati guariti dal Maestro. Così sono i nuovi evangelizzatori: persone che hanno fatto l’esperienza di essere risanati da Dio, mediante Gesù Cristo. E la loro caratteristica è una gioia del cuore, che dice con il Salmista: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia» (Sal 125,3). Anche noi, oggi, ci rivolgiamo al Signore Gesù, Redemptor hominis e Lumen gentium, con gioiosa riconoscenza, facendo nostra una preghiera di San Clemente di Alessandria: «Fino ad ora ho errato nella speranza di trovare Dio, ma poiché tu mi illumini, o Signore, trovo Dio per mezzo di te, e ricevo il Padre da te, divengo tuo coerede, poiché non ti sei vergognato di avermi per fratello. Cancelliamo, dunque, cancelliamo l’oblio della verità, l’ignoranza: e rimuovendo le tenebre che ci impediscono la vista come nebbia per gli occhi, contempliamo il vero Dio …; giacché una luce dal cielo brillò su di noi sepolti nelle tenebre e prigionieri dell’ombra di morte, [una luce] più pura del sole, più dolce della vita di quaggiù» (Protrettico, 113,2 – 114,1). Amen.
[01404-01.01] [Testo originale: Italiano]
fonte: Sala Stampa della Santa Sede
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Sinodo. Mons. Eterovic: si evangelizza ripartendo da famiglie e parrocchie
Le tre settimane di lavori sinodali - come ricordato stamani all'Angelus dallo stesso Benedetto XVI - permetteranno di trarre nel prossimo futuro indicazioni organiche per tutta la Chiesa in tema di nuova evangelizzazione. Ma intanto, un primo bilancio dell'Assise è possibile nelle parole di mons. Nikola Eterović, segretario generale dell’Assise. Paolo Ondarza l'ha intervistato:
R. - È troppo presto per fare un bilancio esaustivo. Però, penso che tutti i Padri sinodali siano grati al Signore per la bella e positiva esperienza di comunione della Chiesa. Molti mi hanno detto di avere sperimentato che cosa voglia dire essere cattolico. Infatti, sotto la presidenza del Santo Padre, si sono riuniti i rappresentanti di tutti i continenti, di tante Chiese particolari. Abbiamo potuto partecipare alle loro gioie, ma abbiamo anche condiviso i dolori di altre Chiese che sono in difficoltà.
D. - Crede che questo Sinodo abbia contribuito all’ecumenismo?
R. - Senz’altro. Noi abbiamo avuto la grazia di ascoltare le parole del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, e anche dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana, come pure quelle dei degni rappresentanti che sono venuti qui in qualità di delegati fraterni di tante Chiese e comunità ecclesiali. Anche loro hanno ascoltato gli interventi del Santo Padre e dei Padri sinodali. Certo, ci sono ancora delle difficoltà, ma ognuno deve cercare di andare avanti secondo lo Spirito Santo che ci guida per conoscere sempre meglio Gesù e per essere sempre di più una sola cosa.
D. - Si può provare a tracciare concretamente un’esempio di nuova evangelizzazione proposto?
R. – Nell’Aula del Sinodo, è stato sottolineato l’influsso e l’importanza della famiglia e della parrocchia. Mantenendo i valori tradizionali di entrambe, bisogna cercare modi nuovi per aiutare la famiglia che, in questo momento, si trova sotto attacco da diverse parti. Ma bisogna cercare nuovi modi per evangelizzare la gente nelle parrocchie, non accontentandosi solo di quelli che le frequentano, ma anche andando alla ricerca di altre persone, che magari hanno ricevuto il sacramento del Battesimo, ma che non sono praticanti.
D. - Il Papa ha espresso soddisfazione, ha ringraziato per lo svolgimento di questo Sinodo, per tutto ciò che ne è emerso e per come esso è stato organizzato…
R. - Il Santo Padre è veramente il Pastore universale della Chiesa. Ha potuto sperimentare l’amore, il rispetto, la vicinanza dei vescovi del mondo, in qualità di vescovo di Roma. Lui stesso ha potuto incoraggiare i Pastori, soprattutto quelli che si trovano nei Paesi in cui i cristiani sono in difficoltà, a continuare ad annunciare la Buona Notizia anche in mezzo alle sofferenze, alle persecuzioni, perché la Croce, per noi cristiani, è la via della Risurrezione.
D. - Tre settimane di lavori per un Sinodo largamente partecipato, visto anche il numero dei Padri sinodali presenti. Dietro tutto questo c’è un lavoro “silenzioso” di preparazione, di assistenza. Vogliamo spendere qualche parola su questo?
R. - C’è una grande preparazione soprattutto spirituale attraverso la preghiera. Poi, c’è l’aspetto tecnico che dipende in buona parte da noi, dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. È un lavoro molto esigente, delicato, che abbiamo potuto fare grazie all’ausilio di buoni collaboratori e come sento dire, sembra lo abbiamo fatto abbastanza bene. Questo è importante, perché in questo Sinodo in tutto eravamo circa 450. Ringrazio anche tutti i gli addetti alla logistica, grazie ai quali i Padri sinodali si sono sentiti come a casa. Si è creato un ambiente squisito di comunione, di partecipazione, di amicizia. E questo si percepiva in ogni momento, anche in questi aspetti tecnici non così essenziali, ma importanti per il buono svolgimento dell’Assemblea sinodale.
fonte: Radio Vaticana