Vorrei fare una riflessione più generale sulla cappella del duomo.
1) Da non nativo ambrosiano - benché sia uno dei pochi parrocchiani del duomo... - non ho il mito di Migliavacca. Lo ritengo un buon compositore, sicuramente sarà stato una bravissima persona, niente da dire, ma ritengo che una presenza così ingombrante anche dopo il passaggio a miglior vita non sia positiva nell'attività musicale di una cappella. E, ripeto, lo dico con rispetto per l'uomo, per il compositore e per il maestro. Invece, dopo che ha retto la cappella per - sempre a mio parere - troppi anni, si continua anche oggi a vivere nella sua ombra. E infatti il coro sembra perennemente alla ricerca di un'identità diversa dalla copia sbiadita di quello che era un tempo.
2) L'attuale direttore, ottimo prete e bravissima persona anche lui, non mi è mai sembrato molto adatto al ruolo. Già il fatto che nel curriculum - quindi tra le cose rilevanti di sé - metta che dà continuità alla figura di don Luciano, dice molto. Lasciamo perdere la formazione, perché si può essere ottimi direttori anche senza "titoli" rilevanti. Ma guardiamo ai risultati...
3) Non si può dire che il coro canti male. Ma non è quello che ci si aspetterebbe da un coro di questo tipo. Sono addentro alla faccenda e conosco i problemi organizzativi e tutto quanto, ma lasciatemi dire che un coro che fa 100 servizi all'anno e che conta su una base di quel tipo,
non può cantare in questo modo. I problemi di questo tipo dipendono in gran parte dal direttore. Ne segnalo due rilevantissimi: problemi grossi di vocalità e problemi grossissimi con gli attacchi. E infatti, quanto a quest'ultimo punto, basta vedere la gestualità di don Claudio: come si fa a stare insieme a fronte di quel tipo di direzione?
Questi problemi si risolverebbero molto facilmente, con qualche mese di lavoro serio. Lavoro che, a quanto pare, non si vuole o non si può fare.
4) E vengo al nocciolo: quanto si è puntato sulla creazione di una scuola milanese? Dove sono tutti gli allievi? Perché le cose sono molto semplici: dove si vuole dare forza a un'attività musicale, anche in Italia, si ha il coraggio di investire su di essa in modo professionale (vedi cattedrale di Vercelli). Perché l'unico prete ritenuto degno di succedere a don Luciano dà questo tipo di risultati? In una diocesi ancora non troppo priva di clero, perché non ce ne sono stati altri con una formazione solida? Mi ricollego al primo punto. So per esperienza che quando ci sono figure così ingombranti, si rischia la paralisi una volta che se ne vanno. E mi sembra che sia successo qualcosa di simile.
Per capirsi, ma a voi sembra normale cantare in questo modo (a parte qualche tenore I e il bambino solista, che però studia con Casoni nel coro di vb della Scala)?
https://www.youtube.com/watch?v=5sJdO87pgQY&ab_channel=Gianl uigi Giosu%C3%A8SebastianSartori
5) Bene, detto tutto ciò io non capisco assolutamente che bisogno c'era di sostituire don Claudio. Perché lo dico? Ma è chiaro: se l'impostazione dell'attività musicale del duomo è questa, non è colpa di don Claudio. Se lui era quello che offriva le maggiori garanzie rispetto al progetto che si voleva perseguire, non è giusto fargli fare - adesso - la figura del poveraccio che ha giocherellato per anni ma adesso se ne deve andare perché arrivano i Veri Maestri. Questo professionalmente e umanamente è inaccettabile, oltre che inutile visto che non darà alcun risultato positivo.
6) Quanto all'arrivo di Palombella, hanno già detto tutto gli amici ambrosiani, di cui condivido le preoccupazioni. Palombella non sapeva niente di polifonia romana, figuriamoci della tradizione ambrosiana. La sua nomina viene da molto in alto, perciò non c'è niente che le vostre email possano fare. Dico solo di prepararsi a veder comparire nella cappella personaggi di cui non conoscevate l'esistenza.