Non sono minimamente d'accordo: la mezza eresia è un insegnamento come un altro, è come insegnare una mezza verità riguardo alla storia. Non è affatto vero che si dimenticano, anzi, essendo di solito le eresie più appetibili della dottrina, rimane ben più facile aderire alla mezza eresia imparata da bambino che fare sforzi per acquisire la Verità. Il catechismo è una delle pochissime occasioni per trasmettere la vera dottrina, non mi sembra proprio il caso di sprecarla o peggio, utilizzarla per trasmettere una falsa dottrina! Mica amano soltanto i cattolici: puoi stare certo che tutti gli agnostici e la maggior parte degli atei inneggiano all'amore un giorno sì e l'altro pure, e ovviamente tutti i cristiani delle altre Chiese. È proprio quello che dicono i relativisti: l'importante è amare, il Papa e la Chiesa sono cose superflue.
È vero che l'etimologia esatta di "evangelizzare" è "portare la buona notizia", a chi ancora non l'ha ricevuta ovviamente; tuttavia l'evangelizzazione dev'essere permanente, come la formazione scolastica e professionale. Tra l'altro non ho mai sentito che "bisogna riprendere l'evangelizzazione e lasciare da parte la catechesi". Anche i preti e le suore devono essere evangelizzati perché non c'è nessuno che abbia una piena padronanza della Parola. Per questo esistono i ritiri spirituali e il catechismo degli adulti (figuriamoci quello dei bambini). Il catechismo, come la mistagogia, è pienamente evangelizzazione, così come l'omelia durante la Messa, cioè annuncio. Tutte le attività della Chiesa (e quindi anche parrocchiali) rientrano nell'esercizio delle tre virtù teologali: in tutte le attività di annuncio-catechesi la Chiesa esercita la fede, nelle attività liturgiche di qualsiasi genere esercita la speranza, e ovviamente nelle opere di carità esercita la carità. Con questo non voglio dire che la carità non abbia a che fare anche con il catechismo e il servizio all'altare, è per sistematizzare.
Anche nella mia diocesi sono previsti un corso per catechisti, biennale, ed uno più esteso, triennale, che prevede dogmatica, morale, storia della chiesa, sacra scrittura e una serie di complementari (per es. dir. canonico, liturgia, sacerdozio, spiritualità ecc.). Penso che anche chi non intende fare il catechista, come cattolico farebbe bene ad approfondire le nozioni fondamentali della nostra fede, spesso ignorate. Comunque da noi sta diventando ogni anno più difficile trovare catechisti.
PS: faccio la catechista da due anni.
Antonella
Ultima modifica di bqanto; 19-07-2010 alle 21:11
Io, nelle varie parrocchie dove mi sono trasferita negli anni, ho sempre fatto la catechista.
Sono oramai più di 22 anni! catechsita stagionata!
Cosa posso dirti? che ogni anno mi dico: 'questo è l'ultimo, basta!'
Poi mi ritrovo in mezzo ai bambini e ai ragazzi e non so nemmeno io come sia potuto succedere che tutte le mie resistenze di fine anno si siano svaporate nel nulla!
Non è facile e non è semplice fare la catechsita, anche perchè ogni anno si avverte lo scollamento, sempre più profondo, con le famiglie che non danno più nemmeno un'infarinatura di catechsimo ai loro figli ( alcuni arrivano che non sanno fare nemmeno il segno della croce e non conoscono l'Ave Maria!). Poi ci sono le situazioni "difficili" da gestire, quelle dei ragazzini con famiglie divorziate e separate, conviventi o in cui uno dei due genitiori è ateo o indifferente e rema contro! ( il mio papà ha detto che sono tutte stronz....!)
Eppure ne vale la pena, vale la pena proporre Cristo a queste piccole anime, è un dovere di ogni cristiano che ama Cristo.E qundo si ama Cristo non si può non farlo conoscere agli altri.
Di questi tempi non farei una distinzione tra catechesi ed evangelizzazione, perchè ogni incontro è una commistione delle due cose.
Quello che mi sento accoratamente di suggerirti è la preghiera!
Prega sempre, soprattutto prima di ogni incontro.
Poniti davanti al Santissimo e chiedi che ti faccia strumento della Sua parola non per la tua ma per la Sua gloria e poi prega, prega per ciascuno dei bambini che ti verranno affidati. Chiedi per loro la protezione della Vergine e poi ad ogni incontro pregate insieme e invocate l'intervento dello Spirito Santo!
Solo così sarai in una "botte di ferro" e riuscirai ad andare avanti senza scoraggiamenti!
Auguri!![]()
Proverò a rispiegare (per l'ennesima volta) il significato della frase, meglio della battuta del sacerdote (che, evidentemente,) approvo, non prima di aver detto di lasciar perdere agnostici e atei che in questa discussione c'entrano ben poco.
L'elemento fondamentale per il catechista non è la preparazione teologica e dottrinale ma la capacità d'amare e la voglia di seguire costantemente il cammino di crescita e maturazione cristiana e umana dei bambini/ragazzi a lui (beh, in genere a lei) affidati, questo significa che il catechista non può e non deve mai limitarsi all'ora d'incontro settimanale (magari chiamato pure lezione), dove vengono "trasmesse" le dottrine, che poi vengono spesso dimenticate, come le "mezze eresie", ma deve cercare di essere vicino ai ragazzi anche e soprattutto in altri momenti: alla Messa, all'oratorio, magari durante le vacanze estive organizzate dalla parocchia e via dicendo. perché solo in questa maniera il catechista riesce a rendere presente l'interessamento e l'amore di Cristo per i ragazzi e a far sentire vicina a loro la comunitò cristiana. Solo e unicamente in quest'ottica ha senso la trasmissione degli elementi dottrinali della fede, perché aquistano una vitalità e una pienezza di senso che altrimenti non avrebbero, anzi rischierebbero di essere solo nozioni, magari pure noiose.
Se vogliamo quindi rifarci alla distinzione tra carità e evangelizzazione, per il catechista prima viene la carità, la capacità d'amare e poi l'evangelizzazione, cioè la capacità di trasmettere la fede, perché senza carità il rischio è quello di trasmettere una fede vuota e astratta, che è forse peggio di una mezza eresia.
P.S faccio il catechista (in varie forme e modi) da 28 anni.
Viviamo in un'epoca in cui, grazie alla televisione, ai giornali e a internet, i bambini vengono bombardati fin da piccoli di messaggi fuorvianti e sbagliati (la facilità del denaro, la vanità, il divertimento sfrenato, il sesso, l'alcool) e proprio in quest'epoca non si insegna più il Catechismo. Come si può pretendere che i ragazzi si convertano se non sanno di sbagliare, o l'entità del loro errore? Come si fa, se non si spiega più cos'è il peccato, il peccato lieve e il peccato grave, a pretendere che il ragazzo vada a confessarsi? Neanch'io ci andrei, se mi avessero detto che la confessione era una semplice chiaccherata tra me e il prete, in cui gli raccontavo la mia vita... Capacità di amare significa anche essere schietti e chiari, dicendo: "caro bambino: quello che fai è sbagliato"; provate, se avete il coraggio, in questo periodo di GREST, a fermare qualche ragazzo fuori dagli oratori e chiedergli cosa ne pensano della morale sessuale della chiesa; fatelo, abbiate il coraggio di farlo, soprattutto voi catechisti da 20, 30, 40... 100 anni, e vi renderete conto di cosa sia l'insegnamento che date (senza volermela prendere con nessuno, in particolare). Chiedete ai ragazzi cosa ne pensano dei rapporti pre-matrimoniali; ma d'altra parte, come si può pretendere una risposta seria se nessuno ha mai spiegato loro il perché la Chiesa dice così, pensa così, ragiona così?
Catechista significa "insegnante di catechismo"; quanti catechisti, oggi (e mi riferisco in particolare a quelle parrocchie in cui i catechisti hanno rigorosamente meno di 30 anni), conoscono il Catechismo? Mi direte che conoscere il Catechismo non è fondamentale per fare il catechista? Mi direte che molte parrocchie hanno povertà di mezzi e mettono i ragazzi a fare i catechisti perché non hanno nessun altro? Allora ditemi: se in un ospedale manca il chirurgo mandano in sala operatoria una matricola di medicina per operare lo stesso?
Caro Alain, ho quotato in parte il tuo messaggio sia per ragioni di spazio, sia perché questa è la parte che ritengo più interessante (non che io non condivida il resto, anzi!).
Come ben sai, da frequentatore di M&AS, ho sempre guardato con profonda tristezza al comportamento di molti catechisti - molti, non tutti, lo sottolineo prima che arrivino le geremiadi - che se ne strafregano bellamente della Chiesa e dei suoi insegnamenti, e portano i bambini a credere due cose: l'approccio alla Fede condotto in stile evangelico e che il corso di catechesi sia l'ora di educazione artistica. Il culmine di troppe catechesi è la Santa Messa di Prima Comunione fantasiosa, dove molti - vedi sopra - catechisti si scatenano a chi fa l'effetto speciale più "in". E la Chiesa con il suo Catechismo prima e il suo Magistero poi, dove è finita? Perché in tre anni di Catechismo i bambini non imparano cosa è la Santa Messa, non viene detto loro in modo semplice cosa è la Liturgia (cosa facilissima, poiché basta farli venire a contatto con gli arredi sacri e gli oggetti di culto!), dopo aver spiegato loro il Vangelo in maniera meno favolistica (col rischio - e badate che accade! - che i bambini recepiscano la storia di Gesù come un mito e quindi pensino che, in fondo, quello che fanno è solo un rituale vuoto e spoglio di significati veri) e più concreta.
A tutto questo io mi sono data varie spiegazioni, e sono giunta ad una conclusione leggermente diversa dalla tua. Io credo che il Catechista vero debba essere una persona dalla Fede adulta, e quindi saldo nelle verità della Fede, e colta, cioè deve conoscere bene le Scritture, il CCC, e così via. Poi deve saper sminuzzare questo sapere per donarlo ai piccoli catechizzandi, in modo che essi sappiano sempre la verità, senza inerpicarsi in favolette e mezze verità che sono più pericolose delle bugie intere.
Purtroppo, però, sono poche le persone ben formate che abbiamo a disposizione e che decidono di accettare questo compito. Allora i parroci si dirigono verso persone che hanno semplicemente tempo a disposizione, ma nessuna formazione in merito. In più, e mi perdonerete se dico ciò che vedo, spesso fare il catechista viene visto come un compito di mero prestigio, dove più si starnazza e più si diventa importanti. Si sta al centro dell'attenzione per sé stessi e si perdono di vista dettagli come...il Catechismo!
Ma non è una loro colpa se non in parte: si tratta di persone che non sanno da dove iniziare, poco formate, spesso non in grado di gestire il gruppo loro affidato.
E la mancanza di formazione non è prerogativa dei giovani, caro Alain, ma investe anche persone adulte. Anzi, ti dirò di più: al giorno d'oggi gli adulti che si occupano di catechismo riescono a progettare certe cose che i ragazzi d'oggi - Deo gratias - non avrebbero la capacità neppure di pensare lontanamente. C'è un giovanilismo dilagante e patetico che non avvicina punto i giovani alla Chiesa, anzi! I bambini che vedono a Messa il loro Catechista tutto felice a battere le manine e avvitare le lampadine, lo deridono prima e lo compiangono poi...
Anche io sono una matricola mandata ad operare, sai?
(mi infilerò in un covo di signore agguerrite che non han punto voglia di recedere dalle loro assurde posizioni)
Però c'è un fatto: se una persona mi affida un compito, io cerco di dare il meglio. M'informo, leggo qualche rivista di formazione specifica, cerco di sapere se in Diocesi c'è qualche corso specifico, m'iscrivo a CR e mi faccio amico SignorVeneranda ()...ma non vado allo sbaraglio, qualsiasi età io avessi. Quindi io non ne farei una questione di età, piuttosto di formazione culturale, capacità didattica e, soprattutto, di coerenza: se io insegno X devo vivere X, devo essere la prima a dare un buon esempio che parte dal mio credere fermamente in quel che insegno. Questo i piccoli lo recepiscono subito, e penso che un buon punto di partenza sia proprio questo: ispirare fiducia, con l'atteggiamento e con i fatti.
Logicamente, seguirò attentamente il thread perché sono anche io a caccia di suggerimenti, sempre bene accetti, dato il mio futuro impegno.![]()
Ben vengano i catechisti capaci; non sono contrario al fatto che vengano mandati catechisti giovani a fare il catechismo ai ragazzi, ma deve esserci il controllo del sacerdote.
In fondo il problema è questo: perché si manda il ragazzo a dottrina?
La risposta spesso è "perché non vada per strada, in brutte compagnie, o si rinchiuda in salagiochi". Allora, cari preti, fareste meglio a chiudere baracca e burattini subito, perché intanto prima o poi vi toccherà chiudere lo stesso, per prosciugamento del "bacino d'utenza".
Quando il prete non ha catechisti, o ha troppe classi a cui fare catechismo (cosa di cui dubito, perché ho visto troppo spesso pretini giovani tutti indaffarati in chissà quali incarichi di intrattenimento delegare la dottrina a giovani inesperti) può cercare chi sia disposto a farlo; ma a mio modo di vedere deve anche:
- guardare l'età della persona: se il ragazzo ha meno di 20 anni, solitamente, non riesce a fare a meno, come dici tu, di farsi vedere (spesso anche a più di 20 anni, e spesso anche a più di 50);
- tenere conto che coi bambini più piccoli ci vuole una sensibilità particolare, che un giovane di 20 anni non può avere;
- andare a controllare periodicamente, assistendo magari alla lezione, cosa fa questo individuo; direte: "eh, ma così si sente sotto esame..."; certo, deve sentirsi sotto esame, il parroco ha sulla coscienza l'educazione cattolica dei bambini, e dovrebbe avercela anche il catechista.
E' vero anche che in alcuni casi i catechisti giovani buttati nella mischia allo sbaraglio hanno maturato da soli le modalità e i contenuti da insegnare ai ragazzi; ma, capisci, non può essere la norma quella di buttare in mezzo le persone e sperare che capiscano come si fa. Si rischia, come succede nella mia parrocchia, che i cosiddetti "animatori" (almeno per coerenza non si chiamano più catechisti) fuori dall'oratorio sparlino del papa, della Chiesa e del Catechismo (senza nemmeno conoscerlo) come solo un radicale tesserato saprebbe fare.
In sostanza sono d'accordo con te che la colpa sia dei preti, in primo luogo, e marginalmente dei catechisti in sè; infatti è quello che intendevo dire. Se un prete avesse a cuore l'insegnamento del Catechismo ai bambini come un padre ha a cuore che il figlio impari a vivere nel mondo, farebbe i salti mortali perché ciò accada. Non succede così, e i risultati si vedono; sarà forse che ai preti crea scandalo andare a dire ai giovani "cercate di non fare così, guardate che così è peccato grave..."?
Ah, adesso mi è più chiaro, Alain: tu parli non soltanto del Catechismo presacramentale, ma anche delle attività di animazione. Allora già c'è una bella differenza, perché nel Corso di Catechesi presacramentale c'è un nucleo di base da affrontare, molto importante; nelle attività degli animatori bisogna sì sviluppare questo nucleo, ma il lavoro più impegnativo è stato già fatto. Anche le riunioni sono più distanziate nel tempo ed intervallate da partite di calcetto ed altre attività di svago "da oratorio"; l'importante però, nel caso degli animatori, è non dimenticarsi di fare le riunioni, e tenere comunque la propria catechesi!
Di solito per i più grandicelli si sceglie un tema per tutto l'anno e poi lo si sviluppa in vari modi. Poi i vari gruppi si coordinano per un'attività generale - tipo uno spettacolo o musical - da fare tutti insieme.
Il farsi vedere è proprio tipico di una fascia d'età 40/50 che è tremenda...
Sulla sensibilità e capacità didattica sono perfettamente d'accordo, soprattutto nel caso dei più piccoli: di solito i ventenni si stufano e perdono subito la pazienza, mentre per insegnare catechismo (cioè, una cosa abbastanza complessa e di non facilissimo apprendimento, se lo si vuol far bene) ci vuole serenità e disponibilità. Ripeto, ho detto di solito fanno così, non sempre.![]()
Con i più grandicelli, c'è però il rischio che l'animatore faccia il ragazzo con i ragazzi e dimentichi il suo ruolo. Ma lì dipende molto dalla maturità dell'aspirante animatore, perché essere all'incirca coetaneo degli animati, o poco più grande, potrebbe - condizionale d'obbligo - rivelarsi persino un vantaggio.
Il controllo periodico ci vuole eccome!
Da noi è andata così: per un po' di tempo il Corso Cresima è stato tenuto dal Parroco, che si è accorto dell'ignoranza caprina dei cresimandi. Allora si è reso conto che una persona può essere una bravissima cristiana, dedita alla famiglia, di buona volontà, ma non per questo è automaticamente un bravo catechista! Così ha capito che, tra i criteri con cui scegliere i responsabili della catechesi, deve esserci una certa formazione e conoscenza. E poi, suvvia: il Parroco è pur sempre il Parroco, e se venisse a vedere una mia lezione non mi scandalizzerei affatto! Sta in casa sua, d'altronde!
Infatti, era esattamente il senso del mio post, soprattutto della fine!
Magari si potrebbe ovviare al tutto in questo modo. Premesso che i sacerdoti non possono fare tutto, e hanno facoltà di demandare le attività di catechesi ai laici, una volta individuate le persone cui poter affidare questo compito, si dovrebbero indirizzare primariamente a corsi istituiti dalla Diocesi e incoraggiare la partecipazione a incontri di formazione. Bisognerebbe cioè dare un segnale: non basta avere tanto tempo a disposizione! Ci vuole anche conoscenza sicura e ferma, e una buona capacità didattica.
Se si desse questo segnale, magari tanta sciatteria non la vedremmo più.![]()
Sono stata catechista pure io per diversi anni in parrocchia... sto pensando di ritornarci perchè so che in parrocchia hanno sempre bisogno di figure di questo genere... sono però dell'opinione che stavolta farei tutto in maniera molto diversa da come ho agito anni fa.