Inutile spendere parole sul come: tutto secondo programma… L’accoglienza alla Madonna del Piano in Ausonia, la tappa presso i più piccoli (don Giovanni e gli ospiti di san Giulio), l’arrivo a Gaeta e il saluto delle autorità, l’ingresso in Cattedrale e il saluto dei presbiteri, dei diaconi, dei religiosi e di non pochi laici… infine la Celebrazione Eucaristica in una piazza Caboto piena e attenta… Tutto secondo il programma. Con gran partecipazione di clero e di fedeli sia dell’Arcidiocesi cajetana che di Montecassino.
Ma l’evento ecclesiale che l’Arcidiocesi di Gaeta ha vissuto può racchiudersi in 4 parole:
-Gesù Cristo che è la Parola sulla quale ogni altra parola sta. La centralità di Gesù Cristo è al cuore di mons. D’Onorio: “Egli ci è necessario” dice, facendosi prestare le parole nientemeno che da un ateo doc come Bertold Brecht. Il Signore è nei gesti dell’Arcivescovo, che vogliono essere solo ripresentazione di quelle dell’unico buon pastore: “la mia instancabile azione di Pastore consisterà nell’annunziare e far amare Cristo Gesù, affinché lui sia il centro dei nostri cuori e della nostra vita”. Delle sue parole, misurate, dirette e chiare. Del suo motto episcopale, che proprio dalla Regula Monasteriorum di san Benedetto è tratta: Nihil Amori Christi praeponere Nulla preferire all’amore di Cristo… “perché Egli nulla ha preferito a noi”, ricorda il novello Arcivescovo.
-Carità, che è la conseguenza di questa preminenza di Gesù Cristo su tutto. Una carità che ha intessuto tutto questo primo atto solenne. Proprio in questa pratica dell’amore ha trovato tutta la sua solennità. La carità del Signore Gesù splende nella sua vita, ricorda mons. D’Onorio nell’omelia, e ha i tratti della bontà, della beatitudine, ma soprattutto della bellezza: “Una vita bella, umanamente bella, vita dignitosa, vita abitata dal desiderio di testimoniare Dio come Padre, vita sì impegnata ma anche attenta alla bellezza della natura”. Una carità che nasce dal rapporto personale tra un io e un tu ()… e che trova poi concretezza nella dedizione dell’uomo a Dio, di cui l’Arcivescovo è stato segno in mezzo alla sua Chiesa attraverso l’attenzione ai piccoli e l’amabilità dei suoi gesti.
-Odighitria che vuol dire: “Colei che indica la Via”… è stata una delle più belle sorprese. Era presente l’antica immagine della Madonna della Civita ritrovata e appena restaurata. È un’antica immagine bizantina in cui Maria, la Vergine Madre, è raffigurata nell’atto di presentare Cristo come via per la vita cristiana. L’immagine ha accompagnato la processione d’ingresso, come Maria cammina insieme al Popolo di Dio pellegrino nel tempo, e ha partecipato alla Divina Eucaristia. Al termine della quale l’Arcivescovo ha guidato una sentita preghiera di affidamento.
-Sinodalità è stata invece la parola significativa del “piano pastorale” di mons. D’Onorio. Che, come ha espressamente detto, sarà semplicemente “la massima condivisione e collegialità con tutti gli amati sacerdoti di questa arcidiocesi”. Questa sinodalità si è bene espressa nella vicinanza di molti Vescovi del Lazio attorno al nuovo Arcivescovo di Gaeta e a mons. Farano e mons. Mazzoni, arcivescovi emeriti. E al termine dell’omelia mons. D’Onorio ha come annunciato un sinodo diocesano basato su tre ambiti: evangelizzazione e catechesi; liturgia e sacramenti; carità e testimonianza.
Quattro parole che racchiudono l’inizio dell’azione pastorale di mons. D’Onorio e che diventano come un sentiero chiaro da percorrere. Non da soli, però…
“Dentro tutti i nostri sonni, dentro ogni mezzanotte dell’anima, dentro ogni stanchezza, una voce viene a ridestare il cuore”. È la voce dello Spirito che non cessa di guidare la Chiesa del Signore nei sentieri del tempo verso la casa del Padre.