Perchè secondo voi la Chiesa mentre vincola le coscienze per quanto riguarda importanti temi etici quali aborto ed eutanasia lascia ai fedeli la libertà di non concordare con il magistero sulla guerra e la pena capitale?
Perchè secondo voi la Chiesa mentre vincola le coscienze per quanto riguarda importanti temi etici quali aborto ed eutanasia lascia ai fedeli la libertà di non concordare con il magistero sulla guerra e la pena capitale?
cosa intendi dire precisamente con -lascia la libertà-?
io sinceramente leggendo il Catechismo della Chiesa Cattolica non trovo questa presunta "libertà".
Oboedientia et Pax
Tutto il magistero non è materia opinabile... altrimenti vedi che caos.
Non vorrei dire una cavolata, anzi, mi associo alla domanda.
La guerra non è definibile negativa a priori. Una guerra di difesa è necessaria, come anche una guerra per la difesa del più debole che invoca aiuto contro il più forte. Quando la diplomazia non basta essa diviene lecita.
La pena capitale non è esclusa a priori. Ma non è da vedere come punizione ma come aiuto dato al soggetto. Egli non è in grado di vivere una vita correttamente, oltre ad essere una minaccia per se stesso rappresenta fonte di errori per chi gli sta vicino. Affinchè la sua vita , irrecuperabilmente dedita a vizi e peccati, non continui lo si aiuta impedendogli la continuazione. In quanto minaccia per se e per gli altri.
Questo è un ricordo, aspetta chi ne sa qualcosa per risposte più corrette e complete.
Purtroppo non ricordo dove, ma in una discussione di questo stesso forum ho trovato un testo- mi sembra del cardinale Ratzinger- che già conoscevo e che afferma che il giudizio del Santo Padre per quanto riguarda la guerra o l'applicazione della pena capitale non è vincolante per i fedeli, come lo è invece quello sull'aborto e l'eutanasia.
dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
2267 L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56].
2308 Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre.
“Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa” [Cf Gaudium et Spes, 81].
2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:
- Che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo.
- Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci.
- Che ci siano fondate condizioni di successo.
- Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.
Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della “guerra giusta”.
La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune
2310 I pubblici poteri, in questo caso, hanno il diritto e il dovere di imporre ai cittadini gli obblighi necessari alla difesa nazionale.
Coloro che si dedicano al servizio della patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene comune della nazione e al mantenimento della pace [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 79].
2311 I pubblici poteri provvederanno equamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l'uso delle armi; essi sono nondimeno tenuti a prestare qualche altra forma di servizio alla comunità umana [Cf ibid].
2312 La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. “Né per il fatto che una guerra è. .. disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto” [Cf ibid].
in questi, e in altri articoli del Catechismo non riportati per ragioni di spazio, è chiaramente espresso il pensiero del Magistero sulla pena capitale e sulla guerra. Entrambe sono giustificabili solo come extremae rationes, a ben precise condizioni.
E' ovvio invece che non esista alcuna giustificazione per aborto ed eutanasia, in quanto sicuramente si tratta dell'uccisione di esseri umani innocenti e chiaramente non esistono condizioni che possano giustificare questi atti.
Oboedientia et Pax
Stupefacente, inizio ad imparare, ho risposto quasi correttamente.
Noto però che non la domanda indica libertà di critica nei confronti di guerra e pena capitale mentre c'è disobbedienza se si contesta la posizione sull'utanasia (cosa ovvia trattandosi di deboli e innocenti).
Ma io vedrei, più che libertà, obbedienza nel primo caso, perchè una guerra approvata dalla Chiesa non è approvata a casaccio ma sulla base di precisi criteri, se tali criteri si avverano allora anche il fedele deve ritenerla giusta oppure può veramente dire "la Chiesa sbaglia!"?
E' la domanda che è posta in modo errata.
Il Magistero specifica i casi in cui è ammessa la pena di morte. Non dice che ognuno è libero di concordare o meno con il Magistero. Pone semplicemente diversi casi. Cosa differente dall'aborto o dall'eutanasia. Su questi diversi casi non c'è "libertà di pensiero".
Non so se mi sono spiegato.
Dunque, il testo a cui si riferisce il 3ead starter è questo:
La parte sottolineata è quella su cui verte la domanda.Dignità a ricevere la santa comunione. Principi generali
di Joseph Ratzinger
1. Presentarsi a ricevere la santa comunione dovrebbe essere una decisione consapevole, fondata su un giudizio ragionato riguardante la propria dignità a farlo, secondo i criteri oggettivi della Chiesa, ponendo domande del tipo: "Sono in piena comunione con la Chiesa cattolica? Sono colpevole di peccato grave? Sono incorso in pene (ad esempio scomunica, interdetto) che mi proibiscono di ricevere la santa comunione? Mi sono preparato digiunando almeno da un ora?". La pratica di presentarsi indiscriminatamente a ricevere la santa comunione, semplicemente come conseguenza dell´essere presente alla messa, è un abuso che deve essere corretto (cf. l´istruzione "Redemptionis Sacramentum", nn. 81, 83).
2. La Chiesa insegna che l´aborto o l´eutanasia è un peccato grave. La lettera enciclica "Evangelium Vitae", con riferimento a decisioni giudiziarie o a leggi civili che autorizzano o promuovono l´aborto o l´eutanasia, stabilisce che c´è un "grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza. [...] Nel caso di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l´aborto o l´eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa, ´né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto´" (n. 73). I cristiani "sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la legge di Dio. Infatti, dal punto di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male. [...] Questa cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede" (n. 74).
3. Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell´aborto e dell´eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull´applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la santa comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell´applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull´applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all´aborto e all´eutanasia.
4. A parte il giudizio di ciascuno sulla propria dignità a presentarsi a ricevere la santa eucaristia, il ministro della santa comunione può trovarsi nella situazione in cui deve rifiutare di distribuire la santa comunione a qualcuno, come nei casi di scomunica dichiarata, di interdetto dichiarato, o di persistenza ostinata in un peccato grave manifesto (cf. can. 915).
5. Riguardo al peccato grave dell´aborto o dell´eutanasia, quando la formale cooperazione di una persona diventa manifesta (da intendersi, nel caso di un politico cattolico, il suo far sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull´aborto e l´eutanasia), il suo pastore dovrebbe incontrarlo, istruirlo sull´insegnamento della Chiesa, informarlo che non si deve presentare per la santa comunione fino a che non avrà posto termine all´oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l´eucaristia.
6. Qualora "queste misure preventive non avessero avuto il loro effetto o non fossero state possibili", e la persona in questione, con persistenza ostinata, si presentasse comunque a ricevere la santa eucaristia, "il ministro della santa comunione deve rifiutare di distribuirla" (cf. la dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, "Santa comunione e cattolici divorziati e risposati civilmente", 2000, nn. 3-4). Questa decisione, propriamente parlando, non è una sanzione o una pena. Né il ministro della santa comunione formula un giudizio sulla colpa soggettiva della persona; piuttosto egli reagisce alla pubblica indegnità di quella persona a ricevere la santa comunione, dovuta a un´oggettiva situazione di peccato.
[N.B. Un cattolico sarebbe colpevole di formale cooperazione al male, e quindi indegno di presentarsi per la santa comunione, se egli deliberatamente votasse per un candidato precisamente a motivo delle posizioni permissive del candidato sull´aborto e/o sull´eutanasia. Quando un cattolico non condivide la posizione di un candidato a favore dell´aborto e/o dell´eutanasia, ma vota per quel candidato per altre ragioni, questa è considerata una cooperazione materiale remota, che può essere permessa in presenza di ragioni proporzionate.]
Quindi direi che è mal interpretata: Ratzinger si riferisce alla comunione. Anche se la pensi diversamente rispetto al Magistero riguardo una guerra sei però autorizzato a comunicarti. Non dice che hai libertà di pensarla diversamente, credo si tratti di disobbedienza in ogni caso.
Ma ben specifica Benedetto XVI che ciò accade perchè non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso. L'aborto e l'eutanasia sono semre sbagliate. In una guerra o un giudizio su una persona entrano in gioco molteplici fattori invece.
Sinceramente mi ha confuso un po' però quel "Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull´applicare la pena di morte"
Aspetto chiarimenti anche io va![]()
Ultima modifica di Humus; 03-11-2007 alle 20:28