Vi allego un articolo riguardante l'erezione di una Parrocchia Personale a Roma secondo le disposizioni del MP. Sarebbe la prima in Italia. Speriamo che non rimanga l'unica.
AMDG
Luigi C
La preghiera prima del Concilio.
di Paolo Conti
La cattolicissima Roma, che può vantare la Sede di Pietro e contemporaneamente la presenza della più vasta e affascinante moschea d'Europa, può oggi arricchirsi di un altro record. Nel cuore antico della città (a un passo da ponte Sisto e dalla vecchia via Giulia) sta per nascere la prima «parrocchia personale» per i fedeli cattolici che si riconoscono nel Rito tridentino e nell'uso del Missale Romanum di san Pio V. Nulla di straordinario, se pensiamo che papa Benedetto XVI col Motu Proprio «Summorum Pontificorum» ha definitivamente ufficializzato il ripristino del rito che portò allo scisma di Marcel Lefebvre.
Ma la creazione di una vera e propria parrocchia è una novità assoluta: un conto è assistere sporadicamente alla messa «tradizionale », altro conto è ufficializzare l'esistenza di una (nutrita) comunità di fedeli legati all'uso preconciliare.
Il tutto avviene, ed è qui il punto, in una piena concordia tipicamente romana. Chi immaginava scontri con la Comunità di Sant'Egidio, «coinquilina» della splendida chiesa, ha sbagliato di grosso nonostante l'evidente diversità di stili e attitudini tra quei due universi. Una volta tanto, arriva un messaggio positivo. Cioè che due diversi modi di intendere una stessa fede possono convivere senza attriti e animosità. Chi prega sentendosi figlio del Concilio Vaticano II può farlo anche nello stesso spazio di chi guarda al lascito di san Pio V.
Non è un dettaglio da poco, nei nostri tempi. E la faccenda non riguarda solo la fede cattolica. Perché si trasforma in un messaggio più o meno diretto a tutta la città di Roma e, in fondo, alla nostra comunità nazionale: la coabitazione è possibile, le stesse differenze rappresentano una ricchezza e non un ostacolo. E così si può ragionare tenendo presente la straordinaria esperienza storico-culturale della Comunità ebraica romana, la più antica dell'intera Diaspora con i suoi 2000 anni. O i nuovi numeri della sempre più nutrità realtà musulmana. Per non parlare delle altre fedi. Ecco forse l'aspetto migliore di Roma: quello di individuare il punto di comprensione e non di divisione. Cerchiamo di tutelare questo valore come uno straordinario tesoro, figlio di un retaggio secolare.
© Copyright Corriere della sera (Roma), 5 marzo 2008
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La chiesa della Ss. Trinità dei Pellegrini attualmente ospita le attività di S. Egidio.
«Ite, Missa est» a Ponte Sisto torna l'antico rito in latino.
Presto una parrocchia per il messale preconciliare.
di Carlotta De Leo Ester Palma
Diventa una parrocchia dedicata in esclusiva al rito tridentino la chiesa Ss. Trinità dei Pellegrini, vicino Ponte Sisto.
La celebrazione in latino, il sacerdote «versus Deum»con le spalle ai fedeli e i canti gregoriani: così si è celebrata la messa per centinaia di anni, così, secondo il rito di San Pio V, si riprenderà a celebrare tutti i giorni nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, nella piazza omonima, a due passi da Ponte Sisto.
L'antico tempio barocco diventerà la prima parrocchia di Roma (e d'Italia) dedicata in esclusiva al rito tridentino. I fedeli potranno assistere alla messa in latino e anche ricevere i sacramenti more antiquo: battesimo, comunione, cresima, matrimonio e funerali.
«Non c'è ancora un atto ufficiale del cardinal Ruini»: è prudente monsignor Ernesto Mandara che al Vicariato segue le chiese del centro. Ma è già pronto il documento per la nascita della nuova parrocchia che sarà affidata alla Fraternità sacerdotale S. Pietro, che conta oltre 200 sacerdoti in tutto il mondo per portare avanti il rito antico. Salvo imprevisti, le attività partiranno subito dopo la Settimana Santa.
All'ufficializzazione della notizia manca proprio l'accordo definitivo sulla gestione degli spazi tra Fraternità, Arciconfraternita della Ss. Trinità dei Pellegrini (cui è affidata la chiesa) e Comunità di S. Egidio - movimento di punta del cattolicesimo democratico - che ha in uso i locali. «Polemiche? Macchè. Di certo il nostro lavoro qui continuerà», assicura il portavoce Mario Marazziti.
La chiesa diventerà una «parrocchia personale», ovvero priva di una giurisdizione territoriale, ma legata ai fedeli che si riconoscono nell'antico rito. Un gruppo numeroso che ora si riunisce nella piccola chiesa di S. Gregorio dei Muratori, quasi nascosta nel budello di vicoli dietro piazza Nicosia. Qui si celebrano messe in latino e la funzione domenicale, accompagnata da magnifici canti gregoriani, è sempre affollatissima.
Niente ottuagenari nostalgici, ma tanti giovani, compresa qualche famiglia con figli in fasce. Molti anche gli stranieri, muniti di messalini bilingue.
La nascita della nuova parrocchia è legata al Motu Proprio «Summorum Pontificum» con cui nel 2007, Benedetto XVI ha voluto salvare dall' oblio, «per il suo uso venerabile e antico», il Missale Romanum emanato nel 1570 da S. Pio V e rivisto nel 1962 da Giovanni XXIII. La liturgia in latino scomparve quasi completamente nel 1970 sostituita da quella in volgare promossa, ma non imposta, dal Concilio Vaticano II.
© Copyright Corriere della sera (Roma), 5 marzo 2008.