Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Notizie dall'Azione Cattolica

  1. #81
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
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    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    AI RAGAZZI DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA


    Sala Clementina
    Sabato, 18 dicembre 2021


    Cari ragazzi e ragazze, benvenuti!

    Per me è una gioia incontrarvi in questo appuntamento natalizio, e soprattutto questo [si riferisce a un bimbo] è coraggioso, lui farà fortuna nella vita! Lascialo andare, lascialo in pace… Mi piace. Guardiamo: ha iniziativa, ha coraggio, è uno che sta cercando le cose sconosciute. Così voi, ragazzi e ragazze, dovete essere: con coraggio andare avanti!

    Con voi ci sono il Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, prof. Giuseppe Notarstefano, l’Assistente Generale, Mons. Gualtiero Sigismondi, insieme ai responsabili nazionali e ad alcuni educatori. Li saluto di cuore e attraverso di loro ringrazio le tante persone che si impegnano con generosità per la vostra formazione dedicando tempo e risorse all’Associazione.

    Il vostro cammino di fede quest’anno è espresso dallo slogan Su misura per te, ispirato alle lavorazioni di sartoria. Mi piace questo tema, che fa pensare agli abiti preparati su misura, con accessori adeguati alle varie persone. È bello perché ciascuno di noi è una persona unica. Non ce ne sono due uguali, no: una, unica! Non siamo fotocopie, siamo tutti originali! E la cosa brutta è quando vogliamo imitare gli altri e fare le cose che fa la gente, gli altri, e da originali diventeremo fotocopie. Questo è brutto. Ognuno deve difendere la propria originalità. Lo ripeteva spesso il Beato Carlo Acutis, vostro coetaneo. E in effetti è importante che ciascuno indossi ogni giorno con gioia l’“abito” della propria originalità, della propria personalità. Pensate, nella storia non c’è nessuno e non ci sarà mai nessuno uguale a te, a te, a te... Tutti siamo differenti. Ognuno è una bellezza unica e irripetibile. E quando qualcuno fa delle cose brutte, ognuno è una bruttezza unica, irripetibile. Ognuno è originale sia nel bene sia nel male!

    Così vi vede Gesù, vi ama come siete, anche se qualcuno non vi considera e può pensare che contiate poco. Gesù, che è venuto al mondo bambino, crede in un mondo a misura di bambino, a misura di ognuno. Ce lo ha fatto capire nascendo a Betlemme. Ma anche oggi si fa vicino ai ragazzi di ogni Paese e di ogni popolo, e lo fa tutti i giorni. È lo stile di Dio, che si descrive in tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è lo stile di Dio, non un altro.

    Cari amici, di fronte a Gesù che si fa nostro prossimo, impariamo anche noi a farci “prossimi”; prossimi agli altri: prossimi ai familiari, agli amici, ai coetanei, ai bisognosi. Si può sempre fare qualcosa per gli altri senza aspettare che siano gli altri a fare qualcosa per noi. Si può sempre essere missionari del Vangelo, ed esserlo ovunque, a partire dagli ambienti in cui si vive: in famiglia, a scuola, in parrocchia, nei luoghi dello sport e del divertimento. Ma per fare questo, per assumere lo stile di Gesù, per essere suoi testimoni, bisogna stare con lui, fargli posto nella nostra giornata. E io domando a ognuno di voi, ragazzi e ragazze: voi, fate posto a Gesù nella vostra giornata, nel vostro lavoro, nel vostro studio, nel vostro riposo, nel vostro sport? Gesù entra lì? Non abbiate paura di dedicargli tempo nella preghiera, cioè di parlargli – con Gesù - dei vostri amici, di chiedergli aiuto nelle difficoltà, di raccontargli quando siete felici e quando siete tristi. E Gesù vi farà crescere in quella nobiltà che ha una persona quando prende su di sé la propria misura.

    Oggi mi è arrivata la biografia di un ragazzo, che ha dato la vita – 20 anni – ha dato la vita per la sua patria: Gino Pistoni. La sua causa di beatificazione è in corso. E ha offerto la vita con il suo sangue, scritto con il suo sangue… E subito ho pensato a voi: lo porterò all’udienza per parlare a loro di questo ragazzo. Che la vostra vita… Che ognuno di voi dia la vita, ma bene, con tutto: si esprima come lui si è espresso con il sangue, esprimersi con tutto quello che ha.

    Gesù dà al cuore una gioia piena, perché solo Lui è capace di rendere sempre nuova l’avventura della vita. Lui non si dimentica mai di voi; è sempre pronto a incoraggiarvi e non smette mai di credere in voi. Siamo noi a dimenticarci di Lui: questo sempre succede… Vi dà energia, vi dà coraggio ogni volta che andate a incontrarlo a Messa e vi guarda con gioia specialmente quando fate dei gesti di condivisione e di solidarietà verso gli altri, quando siete capaci di stare vicino a chi è solo, senza amici, in difficoltà; vicino a chi soffre, e purtroppo ci sono tanti vostri coetanei che soffrono! Pensate a loro, pensate: a questi ragazzi, che voi non conoscete, ma sono tanti che soffrono. Portateli nel vostro cuore per parlarne a Gesù. Coraggio! Coraggio nel vostro cammino di vita. Gesù conta su di voi!

    Vi ringrazio e auguro un felice e santo Natale a voi. Grazie! Buon Natale alle vostre famiglie e a tutta l’Azione Cattolica. Di cuore vi benedico e vi chiedo, di pregare per me.


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    (Fonte, dal sito della Santa Sede).
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  2. #82
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    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    ALLA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO DI AZIONE CATTOLICA DI FRANCIA


    Sala Clementina
    Giovedì, 13 gennaio 2022


    Cari fratelli e sorelle!

    Vi saluto tutti con affetto e ringrazio Monsignor Fonlupt per le sue cortesi parole. Sono contento di accogliervi in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma. Voglio anche salutare, tramite voi, tutti i membri delle équipes di Azione Cattolica in Francia, e vi chiedo di assicurare loro la mia preghiera e anche la mia vicinanza.

    È un’antica abitudine dei vostri movimenti quella di venire a incontrare il Papa. Già nel 1929 Pio XI aveva ricevuto alcuni rappresentanti dell’Azione Cattolica e aveva salutato in quel movimento «il rinnovamento e la continuazione di ciò che è stato nei primi giorni del cristianesimo, per la proclamazione del Regno di Dio, […] nella cooperazione del laicato con gli Apostoli» (12 giugno 1929). Avete scelto come tema del vostro pellegrinaggio proprio “Apostoli oggi”. Vorrei riflettere con voi sulla nostra chiamata ad essere effettivamente apostoli al giorno d’oggi, a partire dall’intuizione che vi ha lasciato una delle grandi figure dell’Azione Cattolica, l’abbé Cardijn, cioè la “revisione di vita”. Quando i discepoli camminano con Gesù sulla strada di Emmaus (cfr Lc 24,18-35), essi cominciano ricordando gli avvenimenti che hanno vissuto; poi riconoscono la presenza di Dio in quegli avvenimenti; infine, agiscono ritornando a Gerusalemme per annunciare la risurrezione di Cristo. Vedere, giudicare, agire: voi conoscete bene queste tre parole! Riprendiamole insieme.

    Vedere. Questa prima tappa è basilare; consiste nel fermarsi a osservare gli avvenimenti che formano la nostra vita, ciò che costituisce la nostra storia, le nostre radici familiari, culturali, cristiane. La pedagogia dell’Azione Cattolica comincia sempre con un momento di memoria, nel senso più forte del termine: una “anamnesi”, vale a dire il comprendere col senno di poi il senso di ciò che si è e di ciò che è stato vissuto, e di percepire come Dio era presente ad ogni istante. La finezza e la delicatezza dell’azione del Signore nella nostra vita ci impedisce a volte di capirla sul momento, e ci vuole questa distanza per coglierne la coerenza. L’Enciclica Fratelli tutti, che i vostri gruppi hanno studiato, inizia con uno sguardo sulla situazione, a volte preoccupante, del nostro mondo. Può sembrare un po’ pessimista, ma è necessario per andare avanti: «Senza memoria non si va mai avanti, non si cresce senza una memoria integra e luminosa» (n. 249).

    La seconda tappa è giudicare o, si potrebbe dire, discernere. È il momento in cui ci si lascia interrogare, mettere in discussione. La chiave di questa tappa è il riferimento alla Sacra Scrittura. Si tratta di accettare che la propria vita sia passata al vaglio della Parola di Dio, la quale, come dice la Lettera agli Ebrei, «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; […] essa discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (4,12). In Fratelli tutti ho scelto la parabola del Buon Samaritano per interrogare il nostro rapporto con il mondo, con gli altri, in particolare con i più poveri. Nell’incontro tra gli avvenimenti del mondo e della nostra vita, da un lato, e la Parola di Dio, dall’altro, possiamo discernere gli appelli che il Signore ci rivolge. I vostri movimenti di Azione Cattolica hanno sviluppato, nella loro storia, vere pratiche sinodali, specialmente nella vita di gruppo, che costituisce la base della vostra esperienza. Anche la Chiesa nel suo insieme è avviata in un processo sinodale, e conto sul vostro contributo. Ricordiamoci, in proposito, che la sinodalità non è una semplice discussione. Non è un “aggettivo”. Mai aggettivare la sostanzialità della vita. La sinodalità non è neppure la ricerca del consenso della maggioranza, questo lo fa un parlamento, come si fa in politica. Essa non è un piano, un programma da mettere in atto. No. Essa è uno stile da assumere, in cui il protagonista principale è lo Spirito Santo, che si esprime anzitutto nella Parola di Dio, letta, meditata, condivisa insieme. Prendiamo l’immagine concreta della croce: ha un braccio verticale e un braccio orizzontale. Il braccio orizzontale è la nostra vita, la nostra storia, la nostra umanità. Il braccio verticale è il Signore che viene a visitarci con la sua Parola e il suo Spirito, per dare senso a quello che viviamo. Essere fissati alla croce di Gesù, come dice San Paolo (cfr Gal 2,19), significa proprio accettare di mettere la mia vita sotto il suo sguardo, accettare questo incontro tra la mia povera umanità e la sua divinità trasformante. Per favore, lasciate sempre un posto importante alla Parola di Dio nella vita dei vostri gruppi. E date ugualmente spazio alla preghiera, all’interiorità, all’adorazione.

    E veniamo alla terza tappa: agire. Il Vangelo ci insegna che l’azione – che è nel nome stesso del vostro movimento – dovrebbe sempre avere l’iniziativa di Dio. Dopo la risurrezione, san Marco riferisce che «il Signore agiva insieme con [gli Apostoli] e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano» (16,20). Così, «l’agire appartiene al Signore: è Lui che ne ha l’esclusiva, camminando “in incognito” nella storia che abitiamo» (Discorso all’Azione Cattolica Italiana, 30 aprile 2021). Il nostro ruolo consiste dunque nel sostenere e favorire l’azione di Dio nei cuori, adattandosi alla realtà che si evolve continuamente. Le persone che i vostri movimenti raggiungono – penso in particolare ai giovani – non sono le stesse di qualche anno fa. Oggi, specialmente in Europa, quanti frequentano i movimenti cristiani sono più scettici rispetto alle istituzioni, cercano relazioni meno impegnative e più effimere. Sono più sensibili all’affettività, e perciò più vulnerabili, più fragili delle generazioni precedenti, meno radicati nella fede, ma tuttavia alla ricerca di senso, di verità, non meno generosi. È vostra missione, come Azione Cattolica, raggiungerli così come sono, farli crescere nell’amore di Cristo e del prossimo, e condurli a un maggiore impegno concreto, affinché siano protagonisti della loro vita e della vita della Chiesa, perché il mondo possa cambiare.

    Grazie, cari amici, grazie di cuore per il vostro servizio generoso, di cui la Chiesa ha più che mai bisogno, in questo tempo nel quale tanto auspico che ciascuno trovi o ritrovi la gioia di conoscere l’amicizia di Cristo e di annunciare il Vangelo. Vi chiedo di portarmi nelle vostre preghiere. Affido voi, responsabili, come pure tutti i membri delle vostre équipes, all’intercessione della Vergine Maria, e vi do la benedizione.


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    (Fonte, dal sito della Santa Sede.
    Citazioni bibliche:
    La Sacra Bibbia, Conferenza Episcopale Italiana, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, 2008).
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  3. #83
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    Il Papa ai ragazzi di AC: c'è tanto bisogno di "ricucire" i rapporti tra persone e Stati
    Francesco saluta dal Palazzo apostolico i giovani di Azione Cattolica riuniti a San Pietro per la Carovana della Pace sul tema: "Ricuciamo la pace!". Il pontefice si rallegra per la scelta dello slogan ed esorta i ragazzi a perseverare nel loro impegno. Quest'anno la loro solidarietà è a favore dell’Associazione Bambino Gesù del Cairo Onlus, per la costruzione dell’Oasi della Pietà, una casa di accoglienza per bambini e ragazzi.
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  4. #84

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  6. #86
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    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    AI GIOVANI DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA


    Aula Paolo VI
    Sabato, 29 ottobre 2022


    Cari giovani di Azione Cattolica, buongiorno e benvenuti!... Almeno sapete fare rumore, è già una cosa, avanti!

    Ringrazio il Presidente nazionale per le sue parole.

    Vi dico subito che apprezzo molto il fatto che a voi sta a cuore la parrocchia. Anche a me sta a cuore! La parrocchia. Ci sono movimenti, ci sono cose che ruotano… La parrocchia: la radice è nella parrocchia. Ma io sono di un’altra generazione. Sono nato e cresciuto in un contesto sociale ed ecclesiale diverso, quando la parrocchia – con il suo parroco – era un punto di riferimento centrale per la vita della gente: la Messa domenicale, la catechesi, i sacramenti… La realtà socio-culturale in cui vivete voi è molto cambiata, lo sappiamo; e già da tempo – prima in altri Paesi, poi anche in Italia – la missione della Chiesa è stata ripensata, in particolare la parrocchia. Ma, in tutto questo, rimane una cosa essenziale: per noi, per me e per voi, per il nostro cammino di fede e di crescita, l’esperienza parrocchiale è stata ed è importante, insostituibile. È l’ambiente “normale” dove abbiamo imparato ad ascoltare il Vangelo, a conoscere il Signore Gesù, ad offrire un servizio con gratuità, a pregare in comunità, a condividere progetti e iniziative, a sentirci parte del popolo santo di Dio…

    Tutto questo voi lo avete vissuto anche attraverso l’Azione Cattolica, cioè un’esperienza associativa che è, per così dire, “intrecciata” con quella della comunità parrocchiale. Alcuni di voi immagino che abbiate fatto parte di un gruppo ACR, l’Azione Cattolica dei Ragazzi; e lì già si impara tantissimo di che cosa significa far parte di una comunità cristiana: partecipare, condividere, collaborare e pregare insieme…

    Questo è molto importante: imparare attraverso l’esperienza che nella Chiesa siamo tutti fratelli per il Battesimo; che tutti siamo protagonisti e responsabili; che abbiamo doni diversi e tutti per il bene della comunità; che la vita è vocazione, seguire Gesù; che la fede è un dono da donare, un dono da testimoniare. E poi, ancora: che il cristiano si interessa alla realtà sociale e dà il proprio contributo; che il nostro motto non è “me ne frego”, ma “mi interessa!”. State attenti, state attenti voi, che è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo nei giovani. Per favore, state attenti! Abbiamo imparato che la miseria umana non è un destino che tocca ad alcuni sfortunati, ma quasi sempre il frutto di ingiustizie da estirpare. E così via, abbiamo imparato tutte queste cose. Queste realtà di vita si imparano spesso in parrocchia e nell’Azione Cattolica. Quanti giovani si sono formati a questa scuola! Quanti hanno dato la loro testimonianza sia nella Chiesa sia nella società, nelle diverse vocazioni e soprattutto come fedeli laici, che hanno portato avanti da adulti e da anziani lo stile di vita maturato da giovani, nella parrocchia.

    Dunque, cari giovani, siamo di generazioni diverse, ma abbiamo in comune l’amore per la Chiesa e la passione per la parrocchia, che è la Chiesa in mezzo alle case, in mezzo al popolo. E sulla base di questa passione vorrei condividere con voi alcune sottolineature, cercando di sintonizzarmi con il vostro cammino e il vostro impegno.

    Anzitutto, voi volete contribuire a far crescere la Chiesa nella fraternità. Vi ringrazio! Su questo siamo perfettamente sintonizzati. Sì, ma come farlo? Prima di tutto, non spaventatevi se – come avete notato – nelle comunità vedete che è un po’ debole la dimensione comunitaria. È una cosa molto importante, ma non spaventatevi, perché si tratta di un dato sociale, che si è aggravato con la pandemia. Oggi, specialmente i giovani, sono estremamente diversi rispetto a 50 anni fa: non c’è più la voglia di fare riunioni, dibattiti, assemblee… Per un verso, è una cosa buona, anche per voi: l’Azione Cattolica non dev’essere una “Sessione” Cattolica!, e la Chiesa non va avanti con le riunioni! Ma, per altro verso, l’individualismo, la chiusura nel privato o in piccoli gruppetti, la tendenza a relazionarsi “a distanza” contagiano anche le comunità cristiane. Se ci verifichiamo, siamo tutti un po’ influenzati da questa cultura egoistica. Dunque bisogna reagire, e anche voi potete farlo incominciando con un lavoro su voi stessi.

    E dico un “lavoro” perché è un cammino impegnativo e richiede costanza. La fraternità non si improvvisa e non si costruisce solo con emozioni, slogan, eventi… No, la fraternità è un lavoro che ciascuno fa su di sé insieme con il Signore, con lo Spirito Santo, che crea l’armonia tra le diversità. Vi consiglio di rileggere quella parte dell’Esortazione Christus vivit intitolata “Percorsi di fraternità”. Sono pochi numeri: dal 163 al 167. Christus vivit, Percorsi di fraternità. Mi raccomando, leggetela. Il punto di partenza è l’uscire da sé stessi per aprirsi agli altri e andare loro incontro (cfr n. 163). Lo Spirito di Gesù Risorto opera questo: ci fa uscire da noi stessi, ci apre all’incontro. Attenzione! Non è alienazione, no, è relazione, nella quale ci si riconosce e si cresce insieme. La realtà fondamentale per noi è che nella Chiesa questo movimento lo viviamo in Cristo, attraverso l’Eucaristia: Lui esce da sé e viene in noi perché noi usciamo da noi stessi e ci uniamo a Lui, e in Lui ci ritroviamo in una comunione nuova, libera, gratuita, oblativa. La fraternità nella Chiesa è fondata in Cristo, nella sua presenza in noi e tra noi. Grazie a Lui ci accogliamo, ci sopportiamo – l’amore cristiano si edifica sul sopportarsi – e ci perdoniamo. Mi fermo qui. Voi mi capite bene, sono realtà che vivete, sono la vostra, la nostra gioia!

    E qui mi fermo su un punto che per me è come la malattia più grave in una comunità parrocchiale: il chiacchiericcio. Il chiacchiericcio che sempre si fa come strumento di arrampicamento, di promozione, di auto-promozione: sporcare l’altro perché io vada più avanti. Per favore, il chiacchiericcio non è cristiano, è diabolico perché divide. Attenti, voi giovani, per favore. Lasciamo questo per le zitelle… Mai chiacchierare di un altro. E se tu hai una cosa contro l’altro, vai e dillo in faccia; sii uomo, sii donna: in faccia, sempre. A volte poi riceverai un pugno, ma hai detto la verità, l’hai detto in faccia con carità fraterna. Per favore, le critiche nascoste sono cose del diavolo. Se volete criticare, tutti insieme, criticatevi tra voi, ma non fuori, contro di voi.

    E con queste cose che ho detto si comprende in che senso i cristiani diventano “lievito” nella società: se un cristiano è in Cristo, se è un fratello nel Signore, se è animato dallo Spirito, non può che essere lievito dove vive: lievito di umanità, perché Gesù Cristo è l’Uomo perfetto e il suo Vangelo è forza umanizzante. Mi piace molto un’espressione che voi usate: “essere impastati in questo mondo”. È il principio di incarnazione, la strada di Gesù: portare la vita nuova dall’interno, non da fuori, no, da dentro. Ma a una condizione, però, che sembrerebbe ovvia ma non lo è: che il lievito sia lievito, che il sale sia sale, che la luce sia luce. Ma se il lievito è un’altra cosa, non va; se il sale è un’altra cosa, non va; se la luce è oscurità, non va. Altrimenti, se, stando nel mondo, ci mondanizziamo, perdiamo la novità di Cristo e non abbiamo più niente da dire o da dare. E qui viene buona l’altra vostra espressione che mi ha colpito: “essere giovani credenti responsabili credibili”. È quello che dice Gesù quando, da una parte afferma: «Voi siete il sale della terra», e poi subito avverte: attenzione a non perdere il sapore! (cfr Mt 5,13). “Questo, da ragazzo, da ragazza, era uno bravo, una brava, di Azione Cattolica, andava avanti, dappertutto… Adesso è uno tiepido, una tiepida, è uno che non si fa sentire, una persona spiritualmente noiosa e annoiata, che non ha forza di portare avanti il Vangelo”. State attenti: che il sale rimanga sale, che il lievito rimanga lievito, che la luce rimanga luce!

    Giovani credenti, responsabili e credibili: questo io vi auguro. Potrebbe diventare anche questa una formula, un “modo di dire”. Ma non è così, perché queste parole sono incarnate nei santi, nei giovani santi! La Madre Chiesa ce ne propone molti, pensiamo – limitandoci solo ad alcuni italiani – a Francesco e Chiara d’Assisi, Rosa da Viterbo, Gabriele dell’Addolorata, Domenico Savio, Gemma Galgani, Maria Goretti, Pier Giorgio Frassati, Chiara Badano, Carlo Acutis. Loro ci insegnano che cosa vuol dire essere lievito, essere nel mondo, non del mondo. Pier Giorgio Frassati è stato un membro attivo ed entusiasta dell’Azione Cattolica Italiana, in particolare della FUCI, e dimostra come si può essere giovani credenti responsabili credibili, credenti felici, sorridenti. Guai ai giovani con la faccia da veglia funebre: hanno perso tutto.

    Cari amici e amiche, ci sarebbero tante cose che potremmo condividere sulla vita in parrocchia e sulla testimonianza nella società. Ma non ne abbiamo il tempo – né abbiamo la pazienza per continuare a parlare! –. Vorrei aggiungere solo un suggerimento, che mi viene anche dal fatto che ottobre è il mese del Rosario: imparate dalla Vergine Maria a custodire e meditare nel vostro cuore la vita di Gesù, i misteri di Gesù. Rispecchiatevi ogni giorno negli eventi gioiosi, luminosi, dolorosi, gloriosi della sua vita, ed essi vi permetteranno di vivere l’ordinario in modo straordinario, cioè con la novità dello Spirito, con la novità del Vangelo.

    Grazie di essere venuti e grazie della vostra testimonianza! Andate avanti con gioia e coraggio. Di cuore benedico voi e tutti i giovani dell’Azione Cattolica. Buon cammino nelle vostre parrocchie e impastati come lievito nel mondo! E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!


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  7. #87
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    Messaggio del Santo Padre al Forum Internazionale di Azione Cattolica, 27.11.2022


    Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre ha inviato ai partecipanti al Forum Internazionale di Azione Cattolica, che ha avuto luogo a Roma on-line (26-27 novembre 2022), sul tema: “Durante il Sinodo – In un mondo ferito – Con tutti e per tutti”:

    Messaggio del Santo Padre

    Queridos hermanos del FIAC:

    Después de la elección de las nuevas autoridades del Forum Internazionale di Azione Cattolica, felicito a quienes han asumido el compromiso de llevar adelante la conducción durante el próximo período, que sigue el camino iniciado hace más de 30 años. En aquel momento, el venerable Cardenal Eduardo Pironio intuyó la necesidad de crear este foro para que la vida de la Acción Católica contribuyera al desafío de la nueva la evangelización, enriquecida con la peculiaridad de cada lugar y cultura. Muchos de ustedes acompañaron decididamente esa intuición y pusieron sus capacidades y el deseo de anunciar el Evangelio en ese servicio, aun con las dificultades propias de la época, ya que no se contaba con los medios de comunicación y de acercamiento entre países que existen en la actualidad.

    Ciertamente, el contexto mundial que acompaña a la nueva etapa no es el mismo que el de hace treinta años, ni siquiera al de la conducción anterior. Las secuelas sociales de la pandemia, así como las personales, siguen marcando el ánimo y la mirada frente a la vida y el futuro de muchos. En ciertos ámbitos se ha reavivado el individualismo de una salvación a medida; sin olvidar el azote de la violencia entre países y hermanos que van socavando el deseo de una fraternidad universal. Sin embargo, las épocas difíciles pueden ser desafiantes y convertirse en tiempos de esperanza. Como decía el Cardenal Pironio, hombre de la esperanza: “¡Qué importante en la vida es ser signo! Pero no un signo vacío o de muerte, sino un signo de luz comunicador de esperanza. La esperanza es capaz de superar las dificultades, las desavenencias, las cruces que se presentan en la vida cotidiana”.

    Al mismo tiempo, como Iglesia estamos transitando un tiempo en el cual necesitamos que el espíritu sinodal se vaya arraigando en nuestro modo de ser Iglesia; esto significa el ejercicio de caminar juntos en la misma dirección. Estoy convencido de que es lo que Dios espera de la Iglesia del tercer milenio. Que retome la conciencia que es un pueblo en camino y que debe hacerlo junto.Por eso, quisiera pedirles que animen con este espíritu a los grupos de acción católica en las diversas iglesias locales. Con espíritu sinodal necesitamos aprender a escucharnos, reaprender el arte del hablar con el otro sin barreras ni prejuicios, incluso y de un modo particular, con quienes están fuera, en el margen, para buscar la cercanía, que es el estilo de Dios (cf. Video del Papa por una Iglesia abierta a todos, octubre 2022).

    En este contexto, exhorto a la nueva conducción a ser hombres y mujeres de la escucha. Anhelo que no sean “dirigentes” de escritorio, de papeles o de Zoom, y que no caigan en la tentación del estructuralismo institucional que planifica y organiza desde estatutos, reglamentos y propuestas heredadas, que fueron buenas y útiles en su momento pero que quizás hoy no sean significativas. Por favor, les pido que escuchen.

    Primero: escuchen a los hombres, mujeres, ancianos, jóvenes y niños concretos, en sus realidades, en sus gritos silenciosos expresados en sus miradas y en sus clamores profundos. Tengan el oído atento para no dar respuestas a preguntas que nadie se hace ni decir palabras que a nadie le interesa escuchar ni sirven. Escuchen con oídos abiertos a la novedad y con un corazón samaritano.

    Segundo: escuchen los latidos de los signos de los tiempos, la Iglesia no puede estar al margen de la historia, enredada en sus propios asuntos, manteniendo inflada su burbuja. La Iglesia está llamada a escuchar y ver los signos de los tiempos, para hacer de la historia con sus complejidades y contradicciones, historia de salvación. Necesitamos ser una Iglesia vitalmente profética, desde los signos y los gestos, que muestren que existe otra posibilidad de convivencia, de relaciones humanas, de trabajo, de amor, de poder y servicio.

    Y, por último, para que esto sea posible necesitamos escuchar la voz del Espíritu. En cada época, el Espíritu nos abre a su novedad; «siempre enseña a la Iglesia la necesidad vital de salir, la exigencia fisiológica de anunciar, de no quedarse encerrada en sí misma» (Homilía del Domingo de Pentecostés, 5 junio 2022). Mientras que el espíritu mundano nos presiona para que sólo nos concentremos en nuestros problemas e intereses, en la necesidad de ser relevantes, en la defensa tenaz de nuestras pertenencias y de grupo, el Espíritu nos libra de obsesionarnos con las urgencias, y nos invita a recorrer caminos antiguos y siempre nuevos: los del testimonio, la pobreza y la misión, para liberarnos de nosotros mismos y enviarnos al mundo.

    Quizás sientan que la propuesta de escuchar es poco, sin embrago, no es escucha pasiva; es la escucha activa que nos marca el ritmo de trabajo; es la inhalación necesaria para ser una Iglesia que respira misioneramente. Así lo hizo la Santísima Virgen, porque escuchó, se puso de pie y caminó para ir a servir.

    Rezo para que puedan hacer de este período un tiempo de gracia, con la audacia de saber escuchar, la serenidad para poder discernir y el coraje para anunciar con la vida y desde la vida.

    Muchas gracias por haber aceptado este desafío. Pido a Dios por cada uno de ustedes. Por favor, no dejen de rezar por mí.

    Que Jesús los bendiga y la Virgen Santa los cuide.

    Fraternalmente,

    Francisco

    [01850-ES.01] [Texto original: Español]

    [B0882-XX.02]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 27.11.2022 della Sala Stampa della Santa Sede.
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  8. #88
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    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    AI RAGAZZI DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA


    Sala del Concistoro
    Giovedì, 15 dicembre 2022


    Discorso consegnato del Santo Padre

    Cari Ragazzi dell’ACR (Acierre), buongiorno e benvenuti!

    Mi fa piacere incontrarvi in questa circostanza pre-natalizia, tanto attesa e desiderata da tutti voi. Venite da diverse Regioni e siete accompagnati dal Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano, dall’Assistente Generale, Mons. Gualtiero Sigismondi, dai Responsabili dell’ACR e dai vostri educatori. Li ringrazio per quello che fanno e, tramite loro, voglio dire grazie a quanti si adoperano per la vostra crescita umana e cristiana.

    Ad accompagnarvi, in quest’anno associativo, ci sono anche delle parole. Poche, ma forti. Sono alcune parole che Gesù dice ai suoi discepoli, a ciascuno di noi: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). È una richiesta che il Signore fa ad ogni cristiano in ogni tempo. Gesù utilizza un verbo facile ed essenziale: “andare”. Qualcuno potrebbe pensare che per essere dei bravi cristiani occorra soprattutto riflettere, meditare. Invece Gesù dice: Andate! È un verbo decisivo, perché trasforma il discepolo in apostolo, lo rende missionario. E anche voi, cari amici, siete chiamati ad andare, perché a Dio non piace quando stiamo a impigrirci sul divano; Lui ci vuole in movimento, in cammino, pronti e ben disposti a metterci in gioco.

    Andate! Ma verso dove, verso chi? Verso gli altri, verso – dice Gesù nel Vangelo – tutti i popoli, senza escludere nessuno. Il Signore non vuole che trascorriamo le giornate restando chiusi in noi stessi. E questo è un grande rischio per un ragazzo e una ragazza oggi: passare le giornate tenendo davanti agli occhi lo schermo di un telefonino. No, i nostri occhi sono fatti per guardare quelli degli altri. Non sono fatti per guardare in basso un mondo virtuale che teniamo tra le mani, ma per alzare lo sguardo al cielo, a Dio, e per guardare negli occhi chi ci vive accanto. Il nostro sguardo, i nostri occhi sono fatti per trasmettere la gioia sperimentata dall’aver incontrato Gesù, quell’amicizia che trasforma l’esistenza, che ci fa abbracciare la vita e ci permette di scoprirne la bellezza. Perché, ragazzi, è bello seguire Gesù; è bello scoprire il grande amore che Lui nutre per ciascuno di noi; è bello avventurarsi nel progetto di felicità che ha pensato per me, per te, per ognuno; è bello scoprire i regali che ci fa con grande generosità, le sorprese che riempiono di stupore e speranza le nostre vite, che ci fanno crescere liberi e felici.

    Ma per questo bisogna andare, e – notate – non andare da soli, ma insieme. Andate, dice Gesù, al plurale, a tutti i discepoli insieme, non a ciascuno isolatamente. Per testimoniare l’amore di Gesù, bisogna “scendere in campo” non individualmente, ma insieme, come gruppo. Bisogna, in altre parole, “fare squadra”, per scoprirci fratelli e sorelle in un mondo che tende a isolarci, a dividerci, a metterci l’uno contro l’altro; che ti dice: “pensa a te stesso e non preoccuparti degli altri”. Invece, il segreto è proprio prendersi cura degli altri. E così ci si prende cura anche di sé stessi. Si parte da qui, dal vedere in ogni persona non un avversario, ma un compagno di squadra, un figlio di Dio: ecco lo spirito con cui vincere l’indifferenza. Ecco che cosa ci insegna Gesù con il suo sguardo, che è uno sguardo di predilezione. Per Lui ciascuno è importante, ma ci sono alcuni che ama in modo particolare. Sapete chi sono? Non i ricchi e i potenti, non chi sta già sulle copertine delle riviste patinate o in televisione, ma i più piccoli, i poveri, i dimenticati, gli scartati, quelli di cui nessuno si cura. Pensare a loro e a quello che serve e a loro, anziché a quello che manca a noi, è il segreto per rendere più bello, giusto e pacifico il nostro mondo, che di pace ha tanto bisogno. E io per questo mi affido a voi, al vostro sguardo d’insieme sul futuro, alla vostra forza di andare e soprattutto alla vostra preghiera per la pace, che è potente e può fare grandi cose!

    Non dobbiamo avere paura di scendere in campo, di metterci in gioco: “Vai – ti ripete Gesù ogni giorno – non fermarti e non spaventarti mai, perché io sarò sempre con te!”. Davvero, Lui è sempre al nostro fianco, nei momenti belli e in quelli tristi. La festa del Natale, ormai vicina, ci ricorda proprio questo: che Dio entra nel mondo e ci dona la forza di andare, di camminare con Lui.A Natale ci ha raggiunti, è diventato nostro compagno di viaggio. E mai e poi mai ci abbandonerà. Non vede l’ora di accompagnarci nelle nostre vicende, in tutte le vicende della vita, per aiutarci a scoprire il senso del cammino, il significato del quotidiano, per infonderci coraggio nelle prove e nel dolore. Per rialzarci dopo ogni caduta e proteggerci in mezzo a ogni tempesta. Non è bello camminare con un Dio così, con un Dio che è nostro amico, l’Amico del quale sempre fidarci?

    Allora Andate, cari amici! La vivacità e i talenti che ciascuno di voi ha – tutti ne abbiamo, nessuno è privo di grandi talenti, non dimentichiamolo! – siano a disposizione di tutti e portino frutto! Vi auguro, insieme a un santo Natale, di testimoniare ogni giorno questa speranza. Ed estendo gli auguri alle vostre famiglie e all’intera Azione Cattolica. Vi benedico tutti di cuore; e vi chiedo un favore: non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!


    Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana


    (Fonte, dal sito della Santa Sede.
    Citazione biblica:
    La Sacra Bibbia, Conferenza Episcopale Italiana, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, 2008).
    «Ego sum resurrectio et vita.
    Qui credit in me, etsi mortuus fuerit, vivet»
    (Io. 11, 25).



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    comunicato stampa

    Azione Cattolica di Roma: domenica 29 gennaio la Carovana della Pace all’Angelus con Papa Francesco

    Il tradizionale incontro, a conclusione del Mese della Pace, si aprirà alle ore 10 con il festoso corteo guidato dalla Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica, sotto lo slogan “Allenati alla Pace”, che raggiungerà piazza San Pietro. A seguire, la preghiera con il cardinale vicario Angelo De Donatis e l’Angelus con Papa Francesco. Infine i partecipanti si sposteranno presso la parrocchia San Gregorio VII per la Festa della Pace e la Messa

    Domenica, 29 gennaio 2023, i ragazzi dell’Azione Cattolica (Acr) di Roma, con i loro educatori e genitori e con i coetanei delle scuole e delle parrocchie della città, daranno vita alla Carovana della Pace: un corteo festoso e colorato che attraverserà le strade del centro della capitale, accompagnato dallo slogan: “Allenati alla Pace!” Le attività della giornata cominceranno alle ore 10 presso i Giardini di Castel Sant’Angelo. Dopo il momento iniziale, i partecipanti si trasferiranno in festoso e colorato corteo fino a San Pietro, passando per via della Conciliazione fra giochi e scenografie che richiamano l’ambientazione degli sport di squadra. Pregheranno insieme al cardinale vicario Angelo De Donatis e parteciperanno all’Angelus di Papa Francesco. Per festeggiare il ritorno della Carovana della Pace per le vie della città, dopo due anni in cui a causa della pandemia questo evento si è svolto in modalità telematica, la proposta di quest’anno prevede anche una parte più festosa e conviviale: dopo l’Angelus, i partecipanti si sposteranno presso la vicina parrocchia di San Gregorio VII per il pranzo, dei giochi a tema e la conclusione della giornata con la Santa Messa presieduta da don Alfredo Tedesco, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile e assistente ecclesiastico dell’Acr diocesana.

    I bambini e i ragazzi dai 3 ai 14 anni dell’associazione invitano i loro coetanei a testimoniare insieme la speranza di Pace per le strade di Roma. «Da oltre 40 anni – spiega la responsabile diocesana Marilena Pintagro – nel Mese della Pace i ragazzi si impegnano in prima persona per essere testimoni contro ogni tipo di violenza e sopraffazione, dalle liti fra i singoli ai conflitti fra le nazioni, gridando letteralmente alla città il loro desiderio di Pace: un desiderio che è diventato particolarmente urgente e attuale nell’ultimo anno».

    Quest’anno, accompagnati a riflettere sul Vangelo di Matteo (28, 16-20) gli “accierrini” scoprono la chiamata a essere una Chiesa in uscita, a “essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità” (cfr. EG 114), a essere discepoli-missionari nella Chiesa e nei propri ambienti di vita ciascuno con i propri talenti e la propria unicità. Da qui quindi l’ambientazione in cui si colloca tutto il cammino dell’anno associativo e di conseguenza anche la Carovana della Pace: gli sport di squadra, che sono – in un certo senso – una “palestra” di vita cristiana in cui si impara a collaborare insieme per un obiettivo comune e in cui si fa esperienza che “l’altro” non è un nemico, un avversario da battere, ma è qualcuno in cammino con noi.

    La Carovana della Pace, inoltre, permetterà ai ragazzi di scoprirsi missionari, prendendo a cuore sin dalle loro attività parrocchiali l’adesione a due progetti di solidarietà. Il primo è quello proposto dall’Azione Cattolica Italiana che, tramite la vendita di palloni fatti di materiali ecologici, andrà a sostenere il progetto CSI per il mondo, promosso dal Centro Sportivo Italiano. La seconda iniziativa è invece sul territorio di Roma; le parrocchie raccoglieranno delle offerte che verranno devolute alle attività della Caritas diocesana a sostegno delle realtà che operano con ragazzi e giovani in difficoltà. Ogni parrocchia è chiamata anche a donare un pallone che sarà regalato a queste realtà, come segno concreto della bellezza del gioco di squadra.

    Ulteriori informazioni sull’evento: https://www.acroma.it/carovanadellapace

    I giornalisti e gli operatori media che intendono partecipare all’Angelus in piazza San Pietro, domenica 29 gennaio 2023, devono inviare richiesta entro 24 ore dall’evento, esclusivamente attraverso il Sistema di accreditamento online della Sala Stampa della Santa Sede, all’indirizzo: press.vatican.va/accreditamenti. Per partecipare agli altri eventi non è invece richiesto accredito.


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    Qui credit in me, etsi mortuus fuerit, vivet»
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    Citazione Originariamente Scritto da Mercarte Visualizza Messaggio
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    Nomina dell’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana
    Il Santo Padre ha nominato Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana l’Eccellentissimo Monsignore Claudio Giuliodori, Vescovo emerito della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia e Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
    [00384-IT.01]

    […].

    [B0176-XX.01]

    Fonte: SSSS
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