io ci saròòòòòòòò!!! non vedo l'ora! :-)
io ci saròòòòòòòò!!! non vedo l'ora! :-)
Anche io!![]()
Nessun'altro?!?.... io comunque sto preparando la valigia in questo momento!
![]()
Oremus pro Pontifice nostro Benedicto
Io non ci sarò, ma dal mio paese partirà un autobus con 40/50 persone.
Abbiate il coraggio di rimanere poveri, ma con le mani pulite. (Mons. Pietro Santoro)
Io ci sarò. Sono in trepidazione!!!non vedo l'ora!!!!!!!!!!!!!!![]()
Centomila ragazzi dell'Azione Cattolica si preparano all'incontro col Papa in Piazza San Pietro
“C’è di più. Diventiamo grandi insieme”: è questo il tema del meeting nazionale dei bambini e ragazzi dell’Azione Cattolica, che avrà come momento culminante l’incontro sabato mattina, 30 ottobre, in Piazza San Pietro, con Benedetto XVI. A seguire momenti di festa, spettacolo e testimonianza in due luoghi di Roma: Piazza di Siena e Piazza del Popolo. Al centro di questo appuntamento, ancora una volta la sfida educativa per le nuove generazioni. Oggi alla conferenza stampa di presentazione dell’evento, c’era per noi Cecilia Seppia.
Circa 100 mila ragazzi provenienti da tutta Italia, 10 mila gli educatori che li accompagneranno, 500 sacerdoti assistenti, 50 vescovi, 7 i Paesi coinvolti nell’evento: Russia, Romania, Argentina, Burundi, Terra Santa, Spagna e Italia. Sono alcuni dei numeri del convegno nazionale dei ragazzi di Azione Cattolica che sabato mattina incontreranno Benedetto XVI e avranno la possibilità di dialogare con lui. Don Dino Pirri, assistente centrale Acr, Azione Cattolica Ragazzi:
“Questa scelta del Santo Padre, di voler rispondere alle domande dei più piccoli indica anche che i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, nella Chiesa, possono vivere da protagonisti: non sono degli oggetti o dei soggetti passivi, ma sono dei protagonisti del loro cammino di santità, delle scelte anche, del contributo che possono dare e della testimonianza di fede autentica, che sanno dare anche al mondo degli adulti”.
Al centro di questo incontro, la sfida educativa verso i più piccoli lanciata proprio dal Pontefice che più volte ha parlato di vera e propria emergenza da fronteggiare. Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica:
“Sarà molto bello trovarsi con il Papa, che è stato il primo a ricordarci oggi con forza la necessità di riprendere un impegno serio, fondato, per le nuove generazioni, un cammino educativo; è stato il primo che ci ha richiamato al compito urgente dell’educazione oggi, in questo tempo. A noi sembrava molto significativo dare un segno e l’Azione Cattolica è impegnata nella quotidianità delle esperienze delle parrocchie. Però, di tanto in tanto, è importante anche un grande segno comune, che dica insieme la volontà di camminare nella linea che il Papa ci ha indicato, di camminare con tutti i nostri vescovi, che in questo decennio, seguendo il Santo Padre insisteranno sull’importanza del compito educativo e di camminare insieme con le famiglie, proprio per concorrere tutti alla formazione di un tempo nuovo, un tempo nuovo in cui sia messa al centro la persona nella sua dignità, con tutte le caratteristiche proprie e necessarie. Un tempo in cui siano messi al centro i piccoli, in cui si lavori sin da oggi a costruire un futuro adeguato per le nuove generazioni”.
Prima dell’incontro con il Papa, un’intensa mattinata di preghiera, canti, testimonianze, l’intervento del cardinale Bagnasco, presidente della Cei: tutto per ribadire, in un clima di comunione gioiosa che “C’è di più”, da scoprire e sperimentare". Marco Iasevoli, vicepresidente nazionale Giovani di Azione Cattolica:
“Il 'di più' è l’incontro personale con Gesù Cristo, un 'di più', che trasforma la vita, che non toglie niente alla vita, che non amputa la libertà e l’autonomia dei più piccoli, ma che anzi aiuta a diventare grandi, aiuta a diventare più uomini, aiuta a diventare più donne; ed è un 'di più' di responsabilità, un 'di più' di felicità, di gioia, che nasce da questo incontro e che poi dilaga e arriva nella vita ordinaria delle persone. Il secondo significato fondamentale è l’idea di crescere insieme: che non si cresce da soli, che la vita non è un fatto privato, che la vita non è un farsi da soli, ma un farsi insieme agli altri. Quindi, l’idea che nella Chiesa c’è questa grande possibilità di crescere insieme, i piccoli con i grandi, i giovanissimi con gli adulti e con i bambini. Vorremmo trasmettere quest’idea di comunità, che cresce insieme, per la Chiesa, ma anche in questo momento per il Paese”.
Nel pomeriggio ancora momenti di festa in Piazza del Popolo e Piazza Siena, il confronto con personaggi dello spettacolo, delle istituzioni, del cinema e dello Sport, come il CT della nazionale Cesare Prandelli, infine l’incontro virtuale con alcune figure di santi che hanno saputo essere segno nella storia e ribadire quel concetto di santità feriale che lo stesso Benedetto XVI più volte ha esortato a seguire. Chiara Finocchietti, vicepresidente nazionale Giovani di Ac:
“I giovani, a volte, vedono la santità come un qualcosa di straordinario, i Santi sono degli eroi, delle persone inavvicinabili. Invece noi proviamo a vivere la santità nella ferialità, nel quotidiano: potremmo dire i Santi del lunedì, non i Santi della domenica, quelli che sono santi che cercano di essere santi e di santificarsi attraverso lo studio, il lavoro, l’impegno in famiglia, con gli amici, con la fidanzata o il fidanzato. Ecco, penso che essere santi per noi giovani sia un po’ vivere questa forza nell’ordinarietà, questa forza straordinaria dell’amore. In fondo, questa è la santità: amare al massimo grado”.
fonte: Radio Vaticana
Oboedientia et Pax
INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I RAGAZZI E I GIOVANISSIMI DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA , 30.10.2010
Alle ore 11 di questa mattina, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i ragazzi e i giovani dell’Azione Cattolica Italiana -almeno 50.000 bambini e ragazzi dell’A.C.R. e 50.000 giovanissimi - convenuti a Roma per l’iniziativa di festa e di riflessione dal titolo: "C’è di più. Diventiamo grandi insieme".
Nel corso dell’incontro il Papa ha risposto a tre domande, poste rispettivamente da un ragazzo dell’A.C.R., da una giovanissima e da un’educatrice:
Pubblichiamo di seguito il testo del dialogo del Santo Padre con i partecipanti all’incontro:
Domanda del ragazzo ACR: Santità, cosa significa diventare grandi? Cosa devo fare per crescere seguendo Gesù? Chi mi può aiutare?
Santo Padre:
Cari amici dell’Azione Cattolica Italiana!
Sono semplicemente felice di incontrarvi, così numerosi, su questa bella piazza e vi ringrazio di cuore per il vostro affetto! A tutti voi rivolgo il mio benvenuto. In particolare, saluto il Presidente, Prof. Franco Miano, e l’Assistente Generale, Mons. Domenico Sigalini. Saluto il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, gli altri Vescovi, i sacerdoti, gli educatori e i genitori che hanno voluto accompagnarvi.
Allora, ho ascoltato la domanda del ragazzo dell’ACR. La risposta più bella su che cosa significa diventare grandi la portate scritta voi tutti sulle vostre magliette, sui cappellini, sui cartelloni: "C’è di più". Questo vostro motto, che non conoscevo, mi fa riflettere. Che cosa fa un bambino per vedere se diventa grande? Confronta la sua altezza con quella dei compagni; e immagina di diventare più alto, per sentirsi più grande. Io, quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli, e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande; e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più nella mia vita, anche se non conoscevo questa parola "c’è di più". Crescere in altezza implica questo "c’è di più". Ve lo dice il vostro cuore, che desidera avere tanti amici, che è contento quando si comporta bene, quando sa dare gioia al papà e alla mamma, ma soprattutto quando incontra un amico insuperabile, buonissimo e unico che è Gesù. Voi sapete quanto Gesù voleva bene ai bambini e ai ragazzi! Un giorno tanti bambini come voi si avvicinarono a Gesù, perché si era stabilita una bella intesa, e nel suo sguardo coglievano il riflesso dell’amore di Dio; ma c’erano anche degli adulti che invece si sentivano disturbati da quei bambini. Capita anche a voi che qualche volta, mentre giocate, vi divertite con gli amici, i grandi vi dicono di non disturbare… Ebbene, Gesù rimprovera proprio quegli adulti e dice loro: Lasciate qui tutti questi ragazzi, perché hanno nel cuore il segreto del Regno di Dio. Così Gesù ha insegnato agli adulti che anche voi siete "grandi" e che gli adulti devono custodire questa grandezza, che è quella di avere un cuore che vuole bene a Gesù. Cari bambini, cari ragazzi: essere "grandi" vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa, nella Confessione; vuole dire conoscerlo sempre di più e anche farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, anche i più poveri, gli ammalati, per crescere insieme. E l’ACR è proprio parte di quel "di più", perché non siete soli a voler bene a Gesù - siete in tanti, lo vediamo anche questa mattina! -, ma vi aiutate gli uni gli altri; perché non volete lasciare che nessun amico sia solo, ma a tutti volete dire forte che è bello avere Gesù come amico ed è bello essere amici di Gesù; ed è bello esserlo insieme, aiutati dai vostri genitori, sacerdoti, animatori! Così diventate grandi davvero, non solo perché la vostra altezza aumenta, ma perché il vostro cuore si apre alla gioia e all’amore che Gesù vi dona. E così si apre alla vera grandezza, stare nel grande amore di Dio, che è anche sempre amore degli amici. Speriamo e preghiamo di crescere in questo senso, di trovare il "di più" e di essere veramente persone con un cuore grande, con un Amico grande che dà la sua grandezza anche a noi. Grazie.
Domanda della giovanissima: Santità, i nostri educatori dell’Azione Cattolica ci dicono che per diventare grandi occorre imparare ad amare, ma spesso noi ci perdiamo e soffriamo nelle nostre relazioni, nelle nostre amicizie, nei nostri primi amori. Ma cosa significa amare fino in fondo? Come possiamo imparare ad amare davvero?
Santo Padre:
Una grande questione. E’ molto importante, direi fondamentale imparare ad amare, amare veramente, imparare l’arte del vero amore! Nell’adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi quando non permettete più allo specchio di essere l’unica verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici. Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, non di cercare se stessi, ma di dare se stessi agli altri: questa è la scuola dell’amore. Questo amore, però, deve portarsi dentro quel "di più" che oggi gridate a tutti. "C’è di più"! Come vi ho già detto, anch’io nella mia giovinezza volevo qualcosa di più di quello che mi presentava la società e la mentalità del tempo. Volevo respirare aria pura, soprattutto desideravo un mondo bello e buono, come lo aveva voluto per tutti il nostro Dio, il Padre di Gesù. E ho capito sempre di più che il mondo diventa bello e diventa buono se si conosce questa volontà di Dio e se il mondo è in corrispondenza con questa volontà di Dio, che è la vera luce, la bellezza, l’amore che dà senso al mondo.
E’ proprio vero: voi non potete e non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto "amore" proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti. Certo costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore - senza rinunce non si arriva a questa strada - ma sono sicuro che voi non avete paura della fatica di un amore impegnativo e autentico, E’ l’unico che, in fin dei conti, dà la vera gioia! C’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù. Anche l’Azione Cattolica vi insegna le strade per imparare l’amore autentico: la partecipazione alla vita della Chiesa, della vostra comunità cristiana, il voler bene ai vostri amici del gruppo di ACR, di AC, la disponibilità verso i coetanei che incontrate a scuola, in parrocchia o in altri ambienti, la compagnia della Madre di Gesù, Maria, che sa custodire il vostro cuore e guidarvi nella via del bene. Del resto, nell’Azione Cattolica, avete tanti esempi di amore genuino, bello, vero: il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Alberto Marvelli; amore che arriva anche al sacrificio della vita, come la beata Pierina Morosini e la beata Antonia Mesina.
Giovanissimi di Azione Cattolica, aspirate a mete grandi, perché Dio ve ne dà la forza. Il "di più" è essere ragazzi e giovanissimi che decidono di amare come Gesù, di essere protagonisti della propria vita, protagonisti nella Chiesa, testimoni della fede tra i vostri coetanei. Il "di più" è la formazione umana e cristiana che sperimentate in AC, che unisce la vita spirituale, la fraternità, la testimonianza pubblica della fede, la comunione ecclesiale, l’amore per la Chiesa, la collaborazione con i Vescovi e i sacerdoti, l’amicizia spirituale. "Diventare grandi insieme" dice l’importanza di far parte di un gruppo e di una comunità che vi aiutano a crescere, a scoprire la vostra vocazione e a imparare il vero amore. Grazie.
Domanda dell’educatrice: Santità, cosa significa oggi essere educatori? Come affrontare le difficoltà che incontriamo nel nostro servizio? E come fare in modo che siano tutti a prendersi cura del presente e del futuro delle nuove generazioni? Grazie.
Santo Padre:
Una grande domanda. Lo vediamo in questa situazione del problema dell’educazione. Direi che essere educatori significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre. Significa soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso quel "di più" che ci viene da Dio. Questo esige una conoscenza personale di Gesù, un contatto personale, quotidiano, amorevole con Lui nella preghiera, nella meditazione sulla Parola di Dio, nella fedeltà ai Sacramenti, all’Eucaristia, alla Confessione; esige di comunicare la gioia di essere nella Chiesa, di avere amici con cui condividere non solo le difficoltà, ma anche le bellezze e le sorprese della vita di fede.
Voi sapete bene che non siete padroni dei ragazzi, ma servitori della loro gioia a nome di Gesù, guide verso di Lui. Avete ricevuto il mandato dalla Chiesa per questo compito. Quando aderite all’Azione Cattolica dite a voi stessi e a tutti che amate la Chiesa, che siete disposti ad essere corresponsabili con i Pastori della sua vita e della sua missione, in un’associazione che si spende per il bene delle persone, per i loro e vostri cammini di santità, per la vita delle comunità cristiane nella quotidianità della loro missione. Voi siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani. Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli. Senza la presenza della famiglia, ad esempio, rischiate di costruire sulla sabbia; senza una collaborazione con la scuola non si forma un’intelligenza profonda della fede; senza un coinvolgimento dei vari operatori del tempo libero e della comunicazione la vostra opera paziente rischia di non essere efficace, di non incidere sulla vita quotidiana. Io sono sicuro che l’Azione Cattolica è ben radicata nel territorio e ha il coraggio di essere sale e luce. La vostra presenza qui, stamattina, dice non solo a me, ma a tutti che è possibile educare, che è faticoso ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi. Abbiate il coraggio, vorrei dire l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù, della sua tenerezza che fate sperimentare a tutti, anche ai più bisognosi e abbandonati, con la vostra missione di educatori.
Cari amici, alla fine vi ringrazio per aver partecipato a questo incontro. Mi piacerebbe fermarmi ancora con voi, perché quando sono in mezzo a tanta gioia ed entusiasmo, anche io sono pieno di gioia, mi sento ringiovanito! Ma purtroppo il tempo passa veloce, mi aspettano altri. Ma col cuore sono con voi e rimango con voi! E vi invito, cari amici, a continuare nel vostro cammino, ad essere fedeli all’identità e alla finalità dell’Azione Cattolica. La forza dell’amore di Dio può compiere in voi grandi cose. Vi assicuro che mi ricordo di tutti nella mia preghiera e vi affido alla materna intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, perché come lei possiate testimoniare che "c’è di più", la gioia della vita piena della presenza del Signore. Grazie a tutti voi di cuore!
[01503-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0660-XX.02]
fonte: Sala Stampa della Santa Sede
Credenti d'Italia
a cura di VITTORIA PRISCIANDARO
Alla vigilia della XIV Assemblea nazionale, qual è lo stato di salute dell'aggregazione laicale cattolica più importante del nostro Paese? Per tentare una risposta, Jesus ha voluto fare un viaggio nei luoghi dove batte il cuore dell'Ac, tra le persone che ogni giorno, con il loro impegno, cercano di costruire una Chiesa più fraterna e accogliente e una società più giusta e responsabile.
Vecchioni più che Zucchero. La «sana e consapevole libidine» che doveva salvare i giovani dall'Azione cattolica suona come roba passata. Oggi sono più vicine le parole di un'altra canzone: «Per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero / così belli a gridare nelle piazze / perché stanno uccidendo il pensiero... ».
Erano in 100 mila in piazza del Popolo ad ascoltare il professor Vecchioni, il 30 ottobre scorso. Sanremo era ancora da venire, ma da tutt'Italia i ragazzi e i giovanissimi di Azione cattolica si erano ritrovati proprio per raccontare la voglia di pensiero e di cultura, di legalità e di partecipazione, di democrazia sotto lo slogan C'è di più. Diventiamo grandi insieme.
Dopo il Papa a San Pietro, in piazza con Vecchioni, con Zingaretti commissario da fiction e sul palco voce di un martire della giustizia, il magistrato Rosario Livatino; con don Ciotti di Libera, l'Associazione contro le mafie, e Cesare Prandelli, il commissario tecnico della Nazionale italiana. È da questo aggettivo e da quella piazza che vale la pena ripartire per raccontare i mille volti di un'associazione antica – è nata nel 1867 – la cui storia si intreccia con quella di questo Paese e di questa Chiesa.
Italiana, perché vive radicata sul territorio, in ogni Chiesa locale, ma mantiene un'identità nazionale. In un'operazione di continue mediazioni (parola amata e sofferta, carica di storia) tra i diversi livelli e le domande della gente. Ha ancora senso pretendere di avere una proposta efficace per ogni diocesi italiana e di seguire ogni fascia di età, dai "piccolissimi" agli "adultissimi", in un Paese tentato dal federalismo del cuore e in una Chiesa alla ricerca di nuovi modelli pastorali?
È la domanda che ci guida in questo viaggio alla scoperta dell'associazione in giro per l'Italia, nei mesi che precedono la XIV assemblea nazionale del 6-8 maggio (Vivere la fede, amare la vita) e che vedono a ogni livello, dalle parrocchie ai centri diocesani, alle reti zonali e regionali, il rinnovo delle cariche associative, attraverso elezioni democratiche che coinvolgeranno i circa 350 mila soci (35% ragazzi, 25% giovani dai 15 ai 30 anni e 40% adulti).
Piove. Traffico e freddo. Milano. Via sant'Antonio è una stradina alle spalle dell'isola pedonale che circonda il Duomo. Al numero 5 la casa del cardinale Ildefonso Schuster, crocevia di attività e uffici della diocesi. La sede dell'Azione cattolica è al primo piano. Corridoio e locali da lavoro, manifesti e disegni, libri e opuscoli, stanze vissute e colorate, come troveremo in giro per tutta Italia. «Vi portiamo a conoscere una realtà di cui siamo particolarmente orgogliosi», dice Jessica. Pochi metri e raggiungiamo "La Casa di Zaccheo". Una palazzina su tre piani dove, da circa dieci anni, l'Ac dà casa ai giovani.
«Trovare spazi di vita comunitaria», aveva chiesto il cardinale Martini al Sinodo dei giovani. L'Ac aveva risposto con la "casa". Due settimane, o un mese, per mettersi alla prova: nel rapporto con l'altro, in una vita che dà un tempo alla preghiera, in un raccontarsi la quotidianità secondo la Regola condivisione-servizio-contemplazione.
Martina, Gioele ed Eleonora sono qui da pochi giorni, fanno gli onori di casa: hanno poco più di vent'anni, studiano. Per qualcuno questa è la prima esperienza con l'Ac, altri l'hanno conosciuta in parrocchia. «Qui capisci che puoi conciliare cose diverse in una vita normale: studio, preghiera, comunità », dice Arianna. Una stanza adibita a cappella, cuscini e libretti della Liturgia delle ore. Due volte a settimana don Luca Ciotti, che segue i giovani in diocesi, tiene loro una lectio. Sulla porta d'ingresso, il calendario con i vari turni di servizio, dalla spesa alle pulizie. E le frasi celebri che gli ospiti hanno voluto lasciare in eredità. Si va da don Tonino Bello, a Emmanuel Lévinas, da Neruda alla Banda Bardò.
La Casa è una delle tante proposte originali fatte alla diocesi: il percorso Attraversiamo la città; i campi di lavoro estivi in supporto a progetti solidali sul territorio; per gli studenti vacanze itineranti, stile "avventure nel mondo"; e poi Benvenuti al Sud, in collaborazione con le diocesi meridionali. 1.107 parrocchie, 74 decanati, una lunga tradizione di oratori e una pastorale organizzata, in cui la parrocchia, dal 2006, si sta ristrutturando a fatica intorno alle comunità pastorali.
«L'Ac ascolta i bisogni che non hanno risposta. Sperimenta, e dona alla Chiesa. Senza essere gelosa di quanto ha realizzato, come sempre nella sua storia», dice Valentina Soncini, docente di Filosofia e di Teologia, presidente dell'Ac ambrosiana. Basta entrare nella stanza del Settore adulti per capire cosa significa lavorare per la Chiesa locale: Cristina, Mariateresa e Roberto sono un pezzo della commissione per i Gruppi di ascolto della Parola. Un'iniziativa nata 17 anni fa, quando il cardinale Martini chiese all'associazione di occuparsi della formazione degli animatori di questi gruppi (oggi sono 1.100) che periodicamente si ritrovano nelle case per studiare e pregare la Parola. Un cammino supportato dai testi che gli adulti di Ac, insieme a qualificati biblisti, preparano ogni anno per tutta la diocesi.
Milano rappresenta un'area importante per la sperimentazione dei cammini di evangelizzazione nelle grandi metropoli», dice Valentina. Ritmi convulsi e forte pendolarismo, in una città cosmopolita e multietnica, dove la parrocchia non intercetta più un tessuto antropologico che travalica l'ombra del campanile, hanno imposto anche all'Ac di ripensarsi, «per garantire la comunione senza sradicarsi dal territorio, avendo cura dei rapporti personali e della qualità della formazione », come scrivono i testi nazionali. Queste priorità per Milano significano, soprattutto per le fasce più giovani, investire su gruppi che si ritrovano a livello di zone pastorali e non più di parrocchie, inventarsi sinergie con realtà "sorelle", e trovare sul territorio "case di Ac", luoghi di riferimento, anche simbolici, dove fare riunioni, promuovere incontri, fare festa insieme, come per esempio a Varese, dove l'associazione trova ospitalità in un condominio solidale.
Per capire di cosa si parla basta prendere l'auto in un qualunque pomeriggio della settimana. A Cormano si ritrova il gruppo zonale di giovanissimi "Pizzico di sale". Dolci e torte salate, preghiera e formazione, secondo il cammino annuale nazionale intitolato Il gusto del tempo presente. In calendario, gli esercizi spirituali di Quaresima, all'eremo di Erba, dove è viva la memoria di Giuseppe Lazzati.
Il grande rettore della Cattolica è figura che ha segnato la storia dell'Ac, nazionale e ambrosiana. L'associazione a lui dedicata la si incontra spostandosi di qualche chilometro, in una parrocchia di Zara, alle porte di Milano, dove con gli adulti di Ac promuove uno degli appuntamenti di "Cittadinanza attiva". «In questo contesto socio-politico confuso e travagliato, come cristiani abbiamo sentito il bisogno di confrontarci», dice Chiara Grassi, la responsabile di zona.
Così l'Ac ha promosso questi incontri sul bene comune, (non a caso il tema lanciato a livello nazionale è Compromessi nella storia), aperti a tutti, palcoscenico di confronto con personaggi del mondo della cultura e amministratori locali. Centinaia di altre iniziative sono in programma in contemporanea sul territorio. «In una realtà come la nostra, dove la pastorale si va ristrutturando e si fa fatica a intercettare la normalità, il compito dell'Ac è inventare percorsi e risposte nuove», dice Valentina. È uno dei modi, quello ambrosiano, di fare associazione.
Altri modelli sono possibili, in risposta a situazioni diverse. In altre diocesi, se non c'è una pastorale molto strutturata, l'associazione offre indicazioni e cammini all'intera Chiesa locale; laddove, invece, le parrocchie sono ancora un punto di riferimento sul territorio, le strutture e gli uffici diocesani sono spesso affidati a sacerdoti e laici dell'associazione. In tutti i casi la sfida è sempre quella di tenere chiare alcune coordinate che permettono all'associazione di mantenere una sua identità, senza disperdersi o annullarsi tra le urgenze e le richieste locali.
Per ascoltare la grande varietà di situazioni, in questi anni l'associazione nazionale ha messo a fuoco alcune priorità che, oltre ai classici cammini formativi, fanno da filo rosso e tengono in rete le diverse realtà, da Venezia a Napoli, da Cagliari a Otranto: i passaggi tra le fasce di età; la formazione dei "quadri"; l'attenzione alle giovani coppie (Progetto Nazareth) e quella al bene comune, la Regola spirituale.
E, trasversale, la cura dei legami, perché chi si avvicina all'associazione si senta "a casa", in famiglia: dal giovanissimo che l'incontra per caso a scuola, al seminarista che frequenta un campo assistenti. «L'Ac è una vocazione che mette insieme laicità e diocesanità. Un tempo si rivolgeva a chi era più "impegnato" nella pastorale. Oggi è anche soglia di accesso per chi scopre la fede e dietro, grazie all'Ac, vede che c'è una Chiesa», dice Soncini.
Un'analisi condivisa da Andrea Frison, 27 anni, vicepresidente giovani dell'Ac di Vicenza: «L'Ac può dare continuità a un percorso iniziato in un momento forte, che ha suscitato domande che sembravano dimenticate ». Nella cittadina disegnata dal Palladio, un tempo sacrestia di Italia, l'Ac con i suoi 10 mila soci gode buona salute e, insieme a Padova e Treviso, conta circa il 12 per cento degli iscritti a livello nazionale. Nel ricco Nord-Est industriale anche l'associazione, con i suoi 15 impiegati, un pensionato studentesco e diverse case in montagna per campi scuola, funziona a regime come una piccola impresa. «Prima del Concilio l'Ac coincideva con la pastorale, che oggi invece è ben strutturata negli uffici.
C'è un'ottima collaborazione, anche se a volte ci chiediamo quale sia il nostro ruolo», dice Lucio Turra, bancario, presidente diocesano. «Il Triveneto ha una mentalità autonoma e anche nella vita ecclesiale la partecipazione a un livello superiore viene percepita come un qualcosa di più. Di recente, con i festeggiamenti dei 140 anni dell'associazione, il tema unitario è stato più sentito», dice Lucio.
Da Nord a Sud la memoria storica, l'orgoglio di un'identità che ha radici antiche, è una delle costanti che ritornano. Lucio sfoglia le pagine dei tre volumi della storia associativa diocesana appena ultimata, mostra le foto dei locali devastati dalla furia fascista. «Bisognava scegliere e noi ragazzi eravamo orgogliosi di indossare il distintivo di Ac e non quello fascista », ricorda il signor Elia. È uno dei soci più anziani della parrocchia di San Bortolo, che ha 130 aderenti, di tutte le età.
L'Acr (il Settore ragazzi) copre circa la metà dei soci. Gruppo, esperienza, protagonismo dei ragazzi sono le tre coordinate di fondo che fanno dell'Acr una tappa significativa nel cammino di crescita personale: «Sono attività che ci aprono gli occhi anche su cose che sembrano banali», dice Anna, che frequenta la terza media.
Il rapporto tra il cammino formativo dei ragazzi di Ac e quello di iniziazione ai sacramenti è da sempre uno dei temi più controversi. E ogni diocesi, spesso ogni parrocchia, trova una sua strada. A San Bortolo, per esempio, «fino a 11 anni si fanno solo gruppi di catechesi. Poi si presenta a tutti i ragazzi la proposta associativa dell'Acr, per continuare il cammino», dice il parroco, don Antonio Gonzato. In altre situazioni, come a Carpi, «nelle parrocchie dove c'è l'Acr non si fa più catechismo, ma si segue il cammino del gruppo», spiega Ilaria Vellani, presidente di Carpi, che ha tra i suoi predecessori Odoardo Focherini, un "giusto tra le nazioni" che salvò dai lager numerosi ebrei e per questo fu deportato e morì a Hersbruck.
In Puglia, nella parrocchia San Giuseppe di Giovinazzo, il parroco don Raffaele Gramegna conferma: «Chi fa Acr ha una possibilità di formazione in più, non in meno ». Su questo tema, comunque, molto dipende dall'idea che il parroco o il vescovo ha dell'Ac. Il rapporto tra i laici dell'associazione e la gerarchia in questi decenni ha avuto alti e bassi. L'impressione, andando in giro, è che la "vecchia" Azione cattolica da qualche anno abbia acquistato di nuovo considerazione e affetto.
«Qui a Reggio Calabria il vescovo ci crede», e l'associazione ha ben 9 assistenti, spiega l'assistente unitario, don Sasà Santoro: «Negli ultimi anni l'episcopato ha riletto con una predisposizione più benevola il servizio dell'Ac alla Chiesa locale». A Fondi, nel Lazio, per esempio, il vescovo ha affidato all'Ac l'antico monastero di San Magno, per farne uno spazio di spiritualità per l'intera diocesi. Tra le iniziative, un cammino sulle Beatitudini e "l'eremo di lavoro", una tre giorni di lavoro manuale e preghiera. A Otranto, monsignor Donato Negro, nell'ultima lettera pastorale chiede che l'associazione sia presente in tutte le parrocchie: non è una simpatia epidermica, ma il riconoscimento di un servizio che negli anni si è radicato sul territorio, conquistando fiducia e credibilità.
D'altra parte, basta fare un salto alla Settimana biblica diocesana per ritrovarli tutti, i soci di Azione cattolica. E scoprire che qui, come in altre diocesi, molte delle vocazioni sacerdotali sono nate proprio dai gruppi di Ac. «Sono stato segretario nazionale del Movimento studenti, dopo ho lavorato dieci anni in banca, continuando a seguire i giovani in diocesi. La mia vocazione è partita da una forte coscienza laicale», dice l'assistente unitario, don Enzo Vergine.
Alcune ex socie oggi sono nel convento delle clarisse, sul colle della Minerva. Nelle giornate limpide, dal colle si vedono con chiarezza le coste dell'Albania, dove venti anni fa partirono i gommoni dei disperati in cerca di fortuna. «Dopo un primo aiuto di tipo materiale alle Chiese d'Albania», dice Adarita Micocci, la presidente diocesana, «oggi seguiamo la crescita pastorale di questa Chiesa giovane. E collaboriamo con le clarisse, che lì hanno aperto un monastero ». Anche Pescara e altre associazioni che si affacciano sull'Adriatico hanno intrecciato legami con la sponda opposta: Albania, ma anche ex Jugoslavia, mantenendo un'amicizia nata con l'Acr durante la guerra, a sostegno delle scuole multietniche.
La Puglia è una regione "associativa doc", con un'Ac numerosa in ogni diocesi: «Siamo punto di riferimento per la pastorale, sia per tradizione sia per la scelta della parrocchia, fatta nel '69 con il nuovo Statuto», dice Michele Pappagallo, presidente di Molfetta.
Basta fare una passeggiata in diocesi per capire di cosa si parli. A Sant'Achille, parrocchia di una zona in espansione, le luci sono accese anche dopo le undici di sera: 303 ragazzi dell'Acr, 136 tra giovani e giovanissimi, 70 adulti. «L'Ac è preziosa », dice il parroco, don Raffaele Tatulli. «Luce di posizione per la pastorale», la chiamava il vescovo "santo" di Molfetta, don Tonino Bello.
E su quell'indicazione l'Ac si è costruita un po' in tutta la regione. Coniugando i cammini tradizionali di catechesi a nuove esperienze di presenza sul territorio. Otranto, per esempio, in accordo con Torino e Milano, dove si sono trasferiti a studiare alcuni giovani dell'Ac, ha sperimentato il "Progetto fuorisede", suggerito dal Centro nazionale, per dare continuità al cammino di fede nella famiglia associativa allargata. A Molfetta una delle proposte più rilevanti è stata la campagna sulla gestione pubblica dell'acqua. A Terlizzi, nell'ambito del progetto regionale "Principi attivi", l'Ac è diventata partner delle istituzioni nel ristrutturare il vecchio mattatoio e farne spazio di iniziative e percorsi culturali. A Giovinazzo, è nata InstradAci, un percorso molto concreto di educazione alla cittadinanza e al decoro urbano, rivolto alle parrocchie e alle scuole.
Il tema del bene comune è molto sentito, anche nei movimenti nati dall'associazione: dai suggerimenti per la salvaguardia del Creato alle campagne sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, organizzate dal Movimento lavoratori, alle Settimane teologiche e ai convegni sulla partecipazione politica della Fuci, alle iniziative del Movimento studenti sulla riforma della scuola. A Napoli, a Reggio Calabria e in tante altre diocesi, l'Ac ha stabilito una collaborazione stabile con l'associazione Libera.
«Se l'Ac è palestra di santità, l'impegno per la giustizia non è qualcosa di avulso dalla nostra fede», dice Ettore Triolo, avvocato, presidente diocesano di Reggio Calabria, dove tra l'altro è nato il "Laboratorio Bachelet", spazio in cui si riflette sui temi "caldi" per la vita della città, come quello dell'immigrazione.
Nata nel 1867, anche a Reggio la storia di Ac si è intrecciata a quella di figure ecclesiali storiche, come don Italo Calabrò. Oggi l'associazione, presente in quasi la metà delle 100 parrocchie, guarda al futuro puntando a costruire "quadri" qualificati «attraverso una solida formazione, progettata insieme per tutte le fasce di età», dice Ornella Occhiuto, che coordina il laboratorio sui cammini per soci e responsabili. Una formazione che significa anche far crescere le persone, affidando loro delle responsabilità.
Reggio in questo senso, ha chiesto a una ventina di ragazzi provenienti da diverse parrocchie di partecipare al consiglio diocesano eletto dai soci. «Siamo l'équipe Acr, diamo suggerimenti e aiutiamo a preparare alcuni eventi, come la festa della pace e il giornalino per l'assemblea», dice Sara, 11 anni. Sono ragazzi normali, con centinaia di amici su Facebook, il sabato girano per il corso Garibaldi, rifiutano i pregiudizi sulla loro terra e hanno le idee chiare sul futuro. «Farò il magistrato, l'ho deciso dopo aver letto il libro di Falcone e aver ascoltato alcuni testimoni di giustizia», dice Chiara.
«La responsabilità fa crescere», sostiene Ilaria Vellani, di Carpi, che è stata anche vicepresidente Giovani nazionale. «In presidenza i responsabili dei giovani contano quanto gli adulti. L'Azione cattolica ha sempre investito per dare responsabilità ai giovani, senza paternalismi, contrariamente a quanto fa la cultura dominante ». È un modo per aiutare le persone a maturare e a trovare la propria strada. Lo esprimeva bene Luigi Alici, il presidente che ha preceduto l'attuale, nella relazione all'ultima assemblea: «Ciò che conta non è catturare le persone per portarle a casa nostra, ma aiutarle umilmente a tornare, prima di tutto, a casa propria. Ritrovarsi per riconoscersi è la condizione indispensabile, senza la quale non è possibile incontrare veramente nessuno»
Fonte: stapauls.it
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI ALLA XIV ASSEMBLEA GENERALE DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA , 07.05.2011
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato ai partecipanti alla XIV Assemblea Generale dell’Azione Cattolica Italiana sul tema: "Vivere la fede, amare la vita. L’impegno educativo dell’Azione Cattolica" (Roma, Domus Pacis, 6-8 maggio 2011):
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
Cari amici dell’Azione Cattolica Italiana!
Siete riuniti nella vostra Assemblea generale sul tema: Vivere la fede, amare la vita. L’impegno educativo dell’Azione Cattolica, per ribadire il vostro amore a Cristo e alla Chiesa e rinnovare il cammino della vostra Associazione, con l’impegno di assumervi pienamente la vostra responsabilità laicale a servizio del Vangelo. Siete ragazzi, giovani e adulti che si mettono a disposizione del Signore nella Chiesa con un impegno solenne, pubblico, in comunione con i Pastori, per dare buona testimonianza in ogni ambito della vita. La vostra presenza è capillare nelle parrocchie, nelle famiglie, nei quartieri, negli ambienti sociali: una presenza che vivete nella quotidianità e nell’aspirazione alla santità. I vostri bambini e ragazzi, adolescenti e giovani vogliono essere vivaci e felici, generosi e coraggiosi, come il beato Pier Giorgio Frassati. Avete slancio di dedizione alla costruzione della città di tutti e coraggio di servizio nelle istituzioni, come Vittorio Bachelet, come il beato Alberto Marvelli, come Giuseppe Toniolo, che presto sarà proclamato beato. Nel vostro progetto di formazione umana e cristiana volete essere amici fedeli di Cristo, come le beate Pierina Morosini e Antonia Mesina, come la venerabile Armida Barelli. Volete ravvivare le nostre comunità con bambini affascinanti per la purezza del loro cuore, come Antonietta Meo, capaci di attirare anche i genitori a Gesù. Quando accolgo i vostri ragazzi in occasione del Natale o del mese della pace resto sempre ammirato della genuinità con cui comunicano la gioia del Signore.
Ho incontrato l’anno scorso in ottobre i vostri adolescenti e giovani, impegnati e festosi, amanti della libertà vera che li orienta a una vita generosa, a un apostolato diretto. Essi hanno davanti a sé l’esempio di uomini e donne contenti della loro fede, che vogliono accompagnare le nuove generazioni con amore, con saggezza e con la preghiera, che intendono costruire con pazienza tessuti di vita comunitaria e affrontare i problemi più scottanti della vita quotidiana della famiglia: la difesa della vita, la sofferenza delle separazioni e dell’abbandono, la solidarietà nelle disgrazie, l’accoglienza dei poveri e dei senza patria. Vi seguono presbiteri assistenti che sanno bene che cosa significa educare alla santità. Nelle diocesi siete chiamati a collaborare con i vostri Vescovi, in maniera costante, fedele e diretta, alla vita e alla missione della Chiesa. Tutto questo non nasce spontaneamente, ma con una risposta generosa alla chiamata di Dio a vivere con piena responsabilità il Battesimo, la dignità dell’essere cristiani. Perciò vi stabilite in associazione con ideali e qualità precisi come li indica il Concilio Ecumenico Vaticano II: un’associazione che ha il fine apostolico della Chiesa, che collabora con la gerarchia, che si manifesta come corpo organico e che dalla Chiesa riceve un mandato esplicito (cfr Decr. Apostolicam actuositatem, 20). Sulla base di ciò che voi siete vorrei, cari amici, sulla scia dei miei venerati Predecessori, affidarvi alcune indicazioni di impegno.
1. La prospettiva educativa
Nella linea tracciata dai Vescovi per le Chiese che sono in Italia, siete particolarmente chiamati a valorizzare la vostra vocazione educativa. L’Azione Cattolica è una forza educativa qualificata, sostenuta da buoni strumenti, da una tradizione più che centenaria. Sapete educare bambini e ragazzi con l’ACR, sapete realizzare percorsi educativi con adolescenti e giovani, siete capaci di una formazione permanente per gli adulti. La vostra azione sarà maggiormente incisiva se, come già fate, lavorerete ancor più fra di voi in un’ottica profondamente unitaria e favorirete collaborazioni con le altre forze educative sia ecclesiali che civili. Per educare occorre andare oltre l’occasione, il momento immediato, e costruire con la collaborazione di tutti un progetto di vita cristiana fondato sul Vangelo e sul magistero della Chiesa, mettendo al centro una visione integrale della persona. Il vostro Progetto Formativo è valido per tanti cristiani e uomini di buona volontà, soprattutto se possono vedere in voi modelli di vita cristiana, di impegno generoso e gioioso, di interiorità profonda e di comunione ecclesiale.
2. La proposta della santità
Le vostre associazioni siano palestre di santità, in cui ci si allena ad una dedizione piena alla causa del Regno di Dio, ad una impostazione di vita profondamente evangelica che vi caratterizza come laici credenti nei luoghi del vivere quotidiano. Questo esige intensa preghiera sia comunitaria che personale, ascolto continuato della Parola di Dio, assidua vita sacramentale. Occorre rendere il termine "santità" una parola comune, non eccezionale, che non designa soltanto stati eroici di vita cristiana, ma che indica nella realtà di tutti i giorni una decisa risposta e disponibilità all’azione dello Spirito Santo.
3. La formazione all’impegno culturale e politico
Santità significa per voi anche spendersi al servizio del bene comune secondo i principi cristiani offrendo nella vita della città presenze qualificate, gratuite, rigorose nei comportamenti, fedeli al magistero ecclesiale e orientate al bene di tutti. La formazione all’impegno culturale e politico rappresenta dunque per voi un compito importante, che richiede un pensiero plasmato dal Vangelo, capace di argomentare idee e proposte valide per i laici. E’ questo un impegno che si attua anzitutto a partire dalla vita quotidiana, di mamme e papà alle prese con le nuove sfide dell’educazione dei figli, di lavoratori e di studenti, di centri di cultura orientati al servizio della crescita di tutti. L’Italia ha attraversato periodi storici difficili e ne è uscita rinvigorita anche per la dedizione incondizionata di laici cattolici, impegnati nella politica e nelle istituzioni. Oggi la vita pubblica del Paese richiede un’ulteriore generosa risposta da parte dei credenti, affinché mettano a disposizione di tutti le proprie capacità e le proprie forze spirituali, intellettuali e morali.
4. Una dedizione di ampio respiro nel grande sconvolgimento del mondo e del Mediterraneo
Vi chiedo infine di essere generosi, accoglienti, solidali, e soprattutto comunicatori della bellezza della fede. Tanti uomini, donne e giovani vengono a contatto con il nostro mondo, che conoscono superficialmente, abbagliati da immagini illusorie, e hanno bisogno di non perdere la speranza, di non barattare la loro dignità. Hanno bisogno di pane, di lavoro, di libertà, di giustizia, di pace, di veder riconosciuti i propri inderogabili diritti di figli di Dio. Hanno bisogno di fede, e noi possiamo aiutarli, nel rispetto delle loro convinzioni religiose, in uno scambio libero e sereno, offrendo con semplicità, franchezza e zelo la nostra fede in Gesù Cristo. Nella costruzione della storia dell’Italia l’Azione Cattolica – come ho già avuto modo di scrivere al Presidente della Repubblica in occasione del 150° dell’Unità d’Italia – ha avuto una grande parte, sforzandosi di tenere assieme amore di patria e fede in Dio. Radicata in tutto il territorio nazionale, essa può contribuire anche oggi a creare una cultura popolare, diffusa, positiva, e formare persone responsabili capaci di mettersi al servizio del Paese, proprio come nella stagione in cui fu elaborata la Carta costituzionale e si ricostruì il Paese dopo la seconda guerra mondiale. L’Azione Cattolica può aiutare l’Italia a rispondere alla sua vocazione peculiare, collocata nel Mediterraneo, crocevia di culture, di aspirazioni, di tensioni che esigono una grande forza di comunione, di solidarietà e di generosità. L’Italia ha sempre offerto ai popoli vicini e lontani la ricchezza della sua cultura e della sua fede, della sua arte e del suo pensiero. Oggi voi laici cristiani siete chiamati ad offrire con convinzione la bellezza della vostra cultura e le ragioni della vostra fede, oltre che la solidarietà fraterna, affinché l’Europa sia all’altezza della presente sfida epocale.
Nel rivolgere all’intera Assemblea il mio augurio più cordiale, saluto il Presidente, prof. Franco Miano, l’Assistente generale, Mons. Domenico Sigalini, e tutti i delegati, ed a ciascuno e alla grande famiglia dell’Azione Cattolica Italiana invio una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 6 maggio 2011
BENEDICTUS PP. XVI
[00686-01.01] [Testo originale: Italiano]
fonte: Sala Stampa della Santa Sede