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Discussione: Confronto tra la forma extra-ordinaria del Rito Romano e il Rito Bizantino

  1. #1
    Fedelissimo di CR L'avatar di a_ntv
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    Confronto tra la forma extra-ordinaria del Rito Romano e il Rito Bizantino

    Citazione Originariamente Scritto da Veritas et Amor Visualizza Messaggio
    altrove questa capacità di vedere oltre l'hanno mantenuta (dico mantenuta... perchè ce l'avevamo anche noi!)

    http://www.chiesadimilano.it/or4/or?...ex&oid=1313985
    CHIESA & DIOCESI E gli occhi di tutti
    guardarono “oltre” Che la celebrazione della Divina Liturgia sia
    il gesto più importante della religione ortodossa lo si comprende dal clima che si respira nella chiesa del monastero di Novodevicij. Tutti guardano nello stesso punto, verso (o meglio “oltre”) l’iconostasi...
    ...
    Bel post. Studiare il rito bizantino, è in fondo come studiare il latino per imparare la grammatica italiana.

    Però è necessario sottolineare che la spiritualità bizantina è mille volte lontana dal quella del VO.
    Semmai è il NO si è avvicinato di più al rito bizantino, e basterebbe poco per renderlo un po' più "bizantino"

    Sola Scriptura has hindered rather than helped the understanding of Christianity
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  2. #2
    Utente Senior L'avatar di Organista Romano
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    Citazione Originariamente Scritto da a_ntv Visualizza Messaggio
    Però è necessario sottolineare che la spiritualità bizantina è mille volte lontana dal quella del VO.
    Semmai è il NO si è avvicinato di più al rito bizantino, e basterebbe poco per renderlo un po' più "bizantino"
    Perchè?

  3. #3
    Fedelissimo di CR L'avatar di a_ntv
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    Confronto tra la forma extra-ordinaria del Rito Romano e il Rito Bizantino

    Citazione Originariamente Scritto da Miles Christi Visualizza Messaggio
    Però scommetto che consiglieresti di andare ad una messa in rito bizantino....
    si certo, almeno una volta per vedere

    Citazione Originariamente Scritto da Alfar Visualizza Messaggio
    ma a Milano non dicono gia' al gentilino la messa VO ambrasiano?
    ho dato l'indirizzo esatto della Messa al Gentilino...

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  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da a_ntv Visualizza Messaggio
    si certo, almeno una volta per vedere
    (...)
    Solo per vedere?)

  5. #5
    Fedelissimo di CR L'avatar di a_ntv
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    Citazione Originariamente Scritto da Miles Christi Visualizza Messaggio
    Solo per vedere?)
    Puoi anche fare la comunione....
    Se poi ti piace e se sviluppi tale spiritualità puoi anche tornare (come al Gentilino)

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  6. #6
    Iscritto L'avatar di J.H. Newman
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    Citazione Originariamente Scritto da a_ntv Visualizza Messaggio
    Bel post. Studiare il rito bizantino, è in fondo come studiare il latino per imparare la grammatica italiana.

    Però è necessario sottolineare che la spiritualità bizantina è mille volte lontana dal quella del VO.
    Semmai è il NO si è avvicinato di più al rito bizantino, e basterebbe poco per renderlo un po' più "bizantino"
    E questa affermazione su quali basi si fonda?

  7. #7
    Fedelissimo di CR L'avatar di a_ntv
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    Citazione Originariamente Scritto da J.H. Newman Visualizza Messaggio
    Citazione Originariamente Scritto da a_ntv Visualizza Messaggio
    Bel post. Studiare il rito bizantino, è in fondo come studiare il latino per imparare la grammatica italiana.

    Però è necessario sottolineare che la spiritualità bizantina è mille volte lontana dal quella del VO.
    Semmai è il NO si è avvicinato di più al rito bizantino, e basterebbe poco per renderlo un po' più "bizantino"
    E questa affermazione su quali basi si fonda?
    Ci sono tante differenze di impostazione tra la liturgia bizantina e quella romana del VO.

    Vediamone alcune:

    - per gli orientali la consacrazione è inscindibile dall'azione dello Spirito Santo e si dà risalto a tutta la preghiera Eucaristica.
    La liturgia VO metteva invece in risalto solo le parole della consacrazione, evidenziandole dall'ostensiane, dalla genuflessione e dal campanello, recitando in silenzio il resto della preghiera eucaristica.
    Il NO, con le nuove epiclesi delle nuove preghiere eucaristiche, e con la recita ad alta voce di tutto il canone, va verso il rito bizantino

    - per gli orientali la Liturgia (=Messa) è unica per ogni chiesa in un certo giorno. Si evidenzia la qualità e non la quantità. Nel VO se in una chiesa c'erano 5 sacerdoti, ognuno di essi diceva la propria S.Messa magari su diversi altari in contemporanea. Questo è assurdo per la mentalità bizantina dove la Liturgia sarebbe stata sempre e solo una (ma molto lunga e bella).
    Nel NO la prescrizione dell'altare possibilmente unico e la co-celebrazione vanno verso l'idea bizantina (anche se la co-celebrazione è una soluzione di compromesso abbastanza indigesta agli orientali)

    - non è neppure lontanamente possibile per la mentalità orientale celebrare la liturgia senza il popolo, la cui presenza è assolutamente obbligatoria e che, come coro, interviene in ogni momento, intervenendo anche nella preghiera eucaristica.
    Il NO fatto si che il popolo intervenga nella liturgia perfino nella preghiera eucaristica (dopo il "Mistero della Fede")

    - il tipo di preghiera dei laici nel rito bizantino si svolge con acclamazioni brevi del popolo in risposta alle preghiere (schema scelto dal NO per la preghiera dei fedeli), mentre nel VO le preghiere del popolo, quando ci sono, sono tipo quel venerdì santo, ovvero antifonali.

    - nel NO le letture, come nel rito bizantino e differentemente dal VO, sono fatte ad alta voce versoil popolo.

    - nel NO la lingua liturgica è normalmente quella vernacolare, come come nel rito bizantino e differentemente dal VO

    Esistono poi anche differenze sostanziali di impostazione tra il rito bizantino e il VO, che però sono state mantenute anche dal NO:

    - nel rito bizantino Maria è ha parte notevole ed è pregata più volte, soprattutto appena dopo la consacrazione. Nel VO e nel NO Maria è giusto ricordata due volte

    - nel rito bizantino o la Liturgia è cantata (e quindi dura minimo minimo un'ora) o non si celebra. Nei riti occidentali si dice Messa bassa in 15 minuti tutto compreso.

    - la struttura della chiesa è diversa: nel rito romano daun parte c'è il popolo dall'altra cìè il presbiterio dove sta il clero (sede, ambone, altare, tabernacolo). Nelle chiese orientali la divisione è molto diversa: da una parte il Santo (solo l'altare e il tabernacolo), dall'altra tutto il resto, con la sede del vescovo nella navata con i fedeli

    ecc ecc ecc
    Ultima modifica di a_ntv; 11-09-2008 alle 19:47

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  8. #8
    Iscritto L'avatar di J.H. Newman
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    [QUOTE=a_ntv;465471]Ci sono tante differenze di impostazione tra la liturgia bizantina e quella romana del VO.

    Vediamone alcune:

    - per gli orientali la consacrazione è inscindibile dall'azione dello Spirito Santo e si dà risalto a tutta la preghiera Eucaristica. La liturgia VO metteva invece in risalto solo le parole della consacrazione, evidenziandole dall'ostensiane, dalla genuflessione e dal campanello, recitando in silenzio il resto della preghiera eucaristica.
    Il NO, con le nuove epiclesi delle nuove preghiere eucaristiche, e con la recita ad alta voce di tutto il canone, va verso il rito bizantino
    La consacrazione è inscindibile dall'epiclesi, in ogni Rito valido, de re sua. La modalità moderna del Canone recitato a voce alta non c'entra nulla con il rito orientale: è semmai un adattamento pratico-pastorale. Il canone nel NO e nel VO continua a venir concepito, come è tipico in Occidente, momento esclusivamente sacerdotale.

    - per gli orientali la Liturgia (=Messa) è unica per ogni chiesa in un certo giorno. Si evidenzia la qualità e non la quantità. Nel VO se in una chiesa c'erano 5 sacerdoti, ognuno di essi diceva la propria S.Messa magari su diversi altari in contemporanea. Questo è assurdo per la mentalità bizantina dove la Liturgia sarebbe stata sempre e solo una (ma molto lunga e bella).
    La tradizione occidentale concepiva una sola Messa domenicale e pontificale, finchè non sviluppò la teologia eucaristica, legata all'applicazione della Grazia e al suffragio dei defunti. La messa quotidiana è una peculiarità occidentale, sia nel VO che nel NO!

    Nel NO la prescrizione dell'altare possibilmente unico e la co-celebrazione vanno verso l'idea bizantina (anche se la co-celebrazione è una soluzione di compromesso abbastanza indigesta agli orientali) non è neppure lontanamente possibile per la mentalità orientale celebrare la liturgia senza il popolo, la cui presenza è assolutamente obbligatoria e che, come coro, interviene in ogni momento, intervenendo anche nella preghiera eucaristica.
    Il NO fatto si che il popolo intervenga nella liturgia perfino nella preghiera eucaristica (dopo il "Mistero della Fede")
    L'altare del rito in VO è SEMPRE unico. La moltiplicazione degli altari laterali è un'esigenza pratica molto tarda, insorta col tempo, legata al numero di sacerdoti e alla teologia della Messa quotidiana, ma che nulla ha a che fare col Rito stesso, sia chiaro!...
    Anche nel VO il popolo interviene dopo la consacrazione con la spezzatura del Benedictus. Inoltre la Messa è SEMPRE un atto pubblico della Chiesa, indipendentemente dalla presenza del popolo, sia nel VO che nel NO.


    - nel NO le letture, come nel rito bizantino e differentemente dal VO, sono fatte ad alta voce versoil popolo.
    Anche nella forma straordinaria sono fatte a voce alta! La voltura verso il popolo è prassi tornata in uso verso gli anni '50 del secolo scorso.


    - nel rito bizantino o la Liturgia è cantata (e quindi dura minimo minimo un'ora) o non si celebra. Nei riti occidentali si dice Messa bassa in 15 minuti tutto compreso.
    Non mi puoi paragonare la Divina Liturgia di S. Crisostomo della Domenica ad una Messa bassa romana qualunque! Non è onesto. Almeno paragonala ad una Messa pontificale, e poi vediamo.

    - la struttura della chiesa è diversa: nel rito romano daun parte c'è il popolo dall'altra cìè il presbiterio dove sta il clero (sede, ambone, altare, tabernacolo). Nelle chiese orientali la divisione è molto diversa: da una parte il Santo (solo l'altare e il tabernacolo), dall'altra tutto il resto, con la sede del vescovo nella navata con i fedeli

    ecc ecc ecc
    Che è poi la stessa divisione che esiste tra presbiterio e aula nei riti latini, solo che in Oriente il "Santo" non contiene altro che l'altare e la custodia eucaristica.


    Mi sembra che, per evitare tutta questa gran confusione, se si vuole paragonare due tradizioni liturgiche bisognerebbe riferirsi ai principi liturgici tradizionali, che sono praticamente identici sia in Oriente che in Occidente perchè coevi e formatisi in epoche in cui le Chiese erano ancora unite.

    La liturgia romana nella forma straordinaria discende da un principio liturgico ben preciso e condiviso da tutte le Chiese cristiane (orientali e occidentali): il Sacrum, cioè quell’insieme di elementi sacrali e diaframmatici che caratterizzano il Rito e che servono a custodire il Tremendum, il Terribilis, il Sancta Sanctorum.

    Il diaframma, che generalmente viene inteso come elemento divisore, nella liturgia è in realtà l’elemento congiuntore. Una congiunzione, certo in saeculo transeunte, tra l’umano e il divino, a immagine dell’Incarnazione di Nostro Signore che è Gesù il Cristo detto il Nazareno; ma anche il superamento della separazione tra la Gerusalemme terrestre e la Gerusalemme celeste, proprio per il quale nella Liturgia si ha un’anticipata visio paradisi.

    Il principio liturgico del Sacrum, e quindi dei suoi elementi diaframmatici, va interpretato come la volontà di rappresentare la ricomposizione di un Cosmos spezzato che il sacrificio della Croce ha operato dopo il peccato originale: significa dunque la Redenzione.

    Da questo principio, in ogni rito cristiano valido, deriva l’adozione di una serie di elementi liturgici concreti: un orientamento sacro, una lingua sacra e un’arte sacralizzante.

    Ora, mentre nei Riti orientali, ove storicamente vige una cultura in cui prevale l’Imago, il diaframma sacro si è sviluppato anzitutto a livello di senso visivo, nei Riti latini, più sensibili al Verbo, ha prevalso una diaframmatura liturgica di tipo uditivo-sonoro.

    Così, mentre in Oriente il Canon è udibile chiaramente in un solenne canto tra il Sacerdote e il popolo ma si svolge dietro una poderosa e imaginifica iconostasi (nei Riti copti ciò avviene dietro degli ampi veli) che preclude lo sguardo all’Invisibile Mistero, in Occidente, dove le iconostasi sono state ridotte a più pratiche balaustre, si è privilegiato un Canon recitato subissa voce et in lingua latina. Qui, perciò, la diaframmatura tra umano e divino è uditiva, e il bisbiglio (e a suo modo la lingua latina, anche se questa assolve anche ad altre funzioni) nella sua incomprensibilità serve a ricordare al fedele la sostanziale incapacità dell’uomo di cogliere il Mistero Ineffabile, esattamente così come l’Iconostasi ne rammenta l’Inimmaginibilità.

    Il Mistero eucaristico dunque, che sia inteso Invisibile, come in Oriente, o Ineffabile, come in Occidente, è sempre un Mistero della Fede che si esprime nel Sacrum per portare al Sanctum.

    Le balaustre latine, per esempio, sono un diaframma che non insiste tanto sulla separazione tra clero e laici, come ci hanno retoricamente indotto a credere prima di abbatterle, ma sono i limina della Sancta Sanctorum concessi all’uomo. Ovvero, poiché nel Tremendo Mistero si accede solo per consacrazione sacerdotale, e senza un elezione divina nessuno può accedervi, ecco che la liturgia disvela il confine del Mistero, deputa un luogo dove è concesso a chiunque di giungere per cibarsi delle carni dell’Agnello sacrificato sull’Altare. Altrimenti, se il Sacerdote non si girasse e scendesse a valle, come Mosè dal Sinai, se non fosse il Sacerdote a portare Cristo al popolo che attende, come potrebbe l’uomo salire la montagna e arrivare da solo a Dio?

    Le balaustre quindi non sono solo un elemento architettonico di pura divisione: sono un luogo spirituale di comunione, di unione tra l’atto sacrificale e la manducazione, tra l’ara e la mensa. Sono il confine del deserto terreno, il varco aperto tra Cielo e Terra, sul quale si accalca il popolo affamato per trovare ristoro. Prima di Cristo e della Sua Croce, infatti, non vi era luogo, non vi era dove poter mendicare, poichè non vi era porta cui bussare ne cibo da chiedere.

    Rispettando una geografia liturgica comune in entrambe le Chiese, tradizionalmente nel Rito ci si avvale di un altro diaframma: l’orientamento del Mistero verso la Luce dell’Alba, cioè verso il Sole che sorge a Oriente.

    La luce, di cui tutte le chiese antiche hanno una regia particolare, fatta di penombre e raggi sfolgoranti, è l’elemento di natura in grado di rappresentare degnamente la Divinità. Sia in Oriente sia in Occidente, perlomeno fino al Concilio di Trento, quando per motivi apologetici in presbiterio si imposero imponenti soase con i Santi e monumentali tabernacoli, il Santo Sacrificio è sempre stato rivolto verso una croce che generalmente veniva vivificata da questa luce, attraverso una finestra centrale. Poiché si celebrava al mattino presto questo nimbo luminoso coincideva con l’alba, ovvero il passaggio dal buio della notte alla luce del giorno. Un diaframma temporale che esprimeva visibilmente la pasqua di Cristo, la resurrezione dopo la morte, e che congiungeva il tempo presente, l’hic et nunc dei fedeli in chiesa, al tempo venturo, la Parusia che verrà proprio dall’Est. Un “già e non ancora” di un popolo in cammino verso la Terra promessa sotto un Sole senza tramonto.

    La violenta perdita degli elementi del diaframma sacro (l’orientamento, la lingua, le balaustre, la voce e la luce) che si è avuta nella prassi della moderna della liturgia (il che non c’entra con la questione dei Messali), risponde ad un’esigenza didatticista del Sacramento, che è quanto di più lontano ci possa essere dalla mistagogia orientale e quanto di più vicino alla pedagogia moralistica dei protestanti. Ovvero al bisogno smodato di spiegare la religione quasi fosse una filosofia di vita sociale basata su di un Libro e non un incontro personale con la Grazia di Dio e le sue epifanie.

    Con questa premessa si possono comprendere le pesanti ripercussioni ecumeniche che la riforma liturgica ha avuto con le Chiese ortodosse.
    Ultima modifica di J.H. Newman; 12-09-2008 alle 00:02

  9. #9
    Fedelissimo di CR L'avatar di a_ntv
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    Citazione Originariamente Scritto da J.H. Newman Visualizza Messaggio
    Mi sembra che, per evitare tutta questa gran confusione, se si vuole paragonare due tradizioni liturgiche bisognerebbe riferirsi ai principi liturgici tradizionali, che sono praticamente identici sia in Oriente che in Occidente perchè coevi e formatisi in epoche in cui le Chiese erano ancora unite.
    su questo ti do pienamente ragione.

    Citazione Originariamente Scritto da J.H. Newman Visualizza Messaggio
    La tradizione occidentale concepiva una sola Messa domenicale e pontificale, finchè non sviluppò la teologia eucaristica, legata all'applicazione della Grazia e al suffragio dei defunti. La messa quotidiana è una peculiarità occidentale, sia nel VO che nel NO!

    L'altare del rito in VO è SEMPRE unico. La moltiplicazione degli altari laterali è un'esigenza pratica molto tarda, insorta col tempo, legata al numero di sacerdoti e alla teologia della Messa quotidiana, ma che nulla ha a che fare col Rito stesso, sia chiaro!...
    Be' l'importante è capirsi quando si parla di VO.
    Se si intende, come lo intendono normalmente il 99% di chi scrive su questo forum, come l'uso del rito romano appena prima del Concilio Vaticano II, allora le mie osservazioni su unicità dell'altare, unicità della Messa ecc sono assolutamente pertinenti

    Se invece tu intendi con il termine VO gli usi di prima che nascesse la teologia della Messa a suffragio dei defunti, ovvero qualche secolo prima del Concilio di Trento, allora è diverso.
    Nel XI secolo la liturgia orientale e quella occidentale erano sicuramente più simili come impostazione. Poi quella orientale è rimasta tale quale, mentre quella occidentale si è evoluta (moltiplicazione delle Messe, focalizzazione sulla consacrazione, clericarizzazione dei riti ecc).
    Se vuoi il NO non cerca di avvicinasi al rito orientale, ma al rito romano del primo millennio: direi che le due cose però sono quasi coincidenti.

    Citazione Originariamente Scritto da J.H. Newman Visualizza Messaggio
    Non mi puoi paragonare la Divina Liturgia di S. Crisostomo della Domenica ad una Messa bassa romana qualunque! Non è onesto. Almeno paragonala ad una Messa pontificale, e poi vediamo.
    Be', la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo è l'unica liturgia normalmente usata (salvo liturgie ancora più elaborate) e se si celebra nei giorni feriali rimane sempre cantata: non esiste il concetto di Messa bassa.
    Peraltro il discorso rimane identico anche se la confronti con una Messa domenicale VO (=appena prima del Vaticano II) che senza l'omelia si riduce a circa 20 minuti.
    Certo che il paragone più opportuno è con i pontificali: non per altro le forme solenni del VO, particolarmente quelle papali, rappresentano la forma più antica e quindi più simile.


    Citazione Originariamente Scritto da J.H. Newman Visualizza Messaggio
    Che è poi la stessa divisione che esiste tra presbiterio e aula nei riti latini.

    La liturgia romana nella forma straordinaria discende da un principio liturgico ben preciso e condiviso da tutte le Chiese cristiane (orientali e occidentali): il Sacrum, cioè quell’insieme di elementi sacrali e diaframmatici che caratterizzano il Rito e che servono a custodire il Tremendum, il Terribilis, il Santa Sactorum.
    .....

    Così, mentre in Oriente il Canon è udibile chiaramente in un solenne canto tra il Sacerdote e il popolo ma si svolge dietro una poderosa e imaginifica iconostasi (nei Riti copti ciò avviene dietro degli ampi veli) che preclude lo sguardo all’Invisibile Mistero, in Occidente, dove le iconostasi sono state ridotte a più pratiche balaustre, si è privilegiato un Canon recitato subissa voce e in lingua latina. Qui, perciò, la diaframmatura tra umano e divino è uditiva, e il bisbiglio (e a suo modo la lingua latina, anche se questa assolve anche ad altre funzioni) nella sua incomprensibilità serve a ricordare al fedele la sostanziale incapacità dell’uomo di cogliere il Mistero Ineffabile, esattamente così come l’Iconostasi ne rammenta l’Inimmaginibilità.

    Il Mistero eucaristico dunque, che sia inteso Invisibile, come in Oriente, o Ineffabile, come in Occidente, è sempre un Mistero della Fede che si esprime nel Sacrum per portare al Sanctum.
    ....
    Le balaustre latine, per esempio, sono un diaframma che non insiste tanto sulla separazione tra clero e laici, come ci hanno retoricamente indotto a credere prima di abbatterle, ma sono i limina della Sancta Sanctorum concessi all’uomo. Ovvero, poiché nel Tremendo Mistero si accede solo per consacrazione sacerdotale, e senza un elezione divina nessuno può accedervi, ecco che la liturgia disvela il confine del Mistero, deputa un luogo dove è concesso a chiunque di giungere per cibarsi delle carni dell’Agnello sacrificato sull’Altare. Altrimenti, se il Sacerdote non si girasse e scendesse a valle, come Mosè dal Sinai, se non fosse il Sacerdote a portare Cristo al popolo che attende, come potrebbe l’uomo salire la montagna e arrivare da solo a Dio?
    Premetto che sono assolutamente d'accordo con te nell'individuazione dell' Sancta Sanctorum e nel suo scopo.

    Mi permetto due osservzioni tecniche:

    La prima è che non è vero che una poderosa e imaginifica iconostasi preclude lo sguardo all’Invisibile Mistero. Secondo il Typicon bizantino (anche se i russi spesso non lo seguono) la porta dell'iconostasi è assolutamente aperta durante la preghiera eucaristica (anafora), come lo è la tenda nel rito armeno e siriaco (e la porta nel rito copto). Di fatto il sacerdote si vede benissimo durante la consacrazione, sia pure di spalle.
    L'iconostasi non serve a immaginare, ma a unire ed a entrare nel Sancta Sanctorum.
    Il fatto che chi respira la spiritualità del VO pensi che l'iconoscatasi al momento della consacrazione sia chiusa, è tipico di una diversa spiritualità: nel rito VO il momento sommo del Canone è da nascondere (... subissa voce), nel rito bizantino è invece da palesare: apertura della porta e canto: vedi la differenza nella spiritualità

    La seconda è che l'elemento architettonico che aveva (nel primo millennio) in occidente il valore dell'iconostasi è il ciborio (o eventuali conopei d'altare), non la balaustra.
    Il ciborio infatti racchiude quello che è racchiuso dal'iconostasi: ovvero la Presenza di Dio (sull'altare e nel tabernacolo sopra l'altare). Per questo è detto Sancta Sanctorum (è paragonabile al Santo dei Santi del Tempio di Salomone: l'altare, -l'Arca- e la Presenza di Dio sopra di esso)

    La baluastra architettonicamente deriva probabilmente dallo "jubé" medioevale che fu abbassato per permettere la visione dell'elevazione alla consacrazione.
    Al di là dell'origine, di fatto la balaustra racchiude sia il ciborio (il Sancta Sanctorum, ovvero quello che sta dietro l'iconoscasi) che la sede del celebrante, ma anche il posto per il resto del clero e il luogo della proclamazione delle letture.
    La balaustra non è quindi assolutamente paragonabile alla iconostasi, né per storia né per funzioni

    Se vuoi, nell'archietura post Trento, il Sancta Sanctorum era rappresentato archiettonicamente dal blocco altare-tabernacolo, perfettamente delimitato dai gradini (e perfetamente atto allo scopo originale: la Presenza di Dio nel Tabernacolo sopra l'altare, magari tra due statue di angeli come è tipico in Lombardia)
    Nei riti orientali la sede del vescovo orientale è fuori dall'iconostasi nel navata (sono sicuro nel rito bizantino, armeno, siriaco e copto), la lettura viene letta nella navata e il Vangelo sulla porta dell'iconostasi.
    Esiste talvolta (specie dai copti e dagli armeni) nelle chiese orientali una piccola delimitazione davanti l'iconostasi che racchiude la sede del vescovo: questa è l'equivalente della nostra balaustra.

    Citazione Originariamente Scritto da J.H. Newman Visualizza Messaggio
    si accede solo per consacrazione sacerdotale, e senza un elezione divina nessuno può accedervi,
    Ultima nota tecnica: al di là dell'iconostasi entrano normalmente solo i sacerdoti e i diaconi (ma non il clero, che se non celebrante sta col popolo). Però nel rito bizantino anche i bambini (e le bambine) appena battezzati vengono portati dal sacerdote oltre l'iconostasi. Questo sta a indicare che la divisione non è tanto tra consacrati e non consacrati, ma è legata probabilmente alla purezza.
    Ultima modifica di a_ntv; 12-09-2008 alle 00:10

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  10. #10
    Tommaso
    visitatore
    Però i cristiani ortodossi di rito occidentale (sotto un Ordinariato del Patriarcato greco di Antiochia) seguono la Liturgia di San Gregorio, vale a dire il NO; il Patriarca Ecumenico Athenagoras diede a intendere di essere contrario a una riforma liturgica dopo il Concilio Vaticano II; e la maggioranza dei commenti di parte ortodossa che leggo in giro è poco lusinghiera nei confronti del NO.
    Quindi, a_ntv: o tu hai ragione (come io credo) e le polemiche sono fatte per puro spirito di contraddizione, o qualcosa ci sfugge.

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