
Originariamente Scritto da
Luca Dibova
. . . E' un ricordo di quando nella comunità cristiana di Roma c'erano clero e fedeli di lingua greca . . .
Oppure un ricordo di quando anche a Roma la lingua liturgica era il greco (*), ossia – parrebbe – fino a praticamente tutto il quarto secolo?
Così come non può a meno di riconoscere la stessa terza edizione del I volume della Storia liturgica del Righetti, pure edita nel 1964 [ossia in epoca in cui il non almeno adombrare “la necessità di usare una lingua nella preghiera liturgica che sia compresa da tutti” comportava, più che la fucilazione, lo sparo a vista (**)], vuoi anche solo in via di citazione di un autore (Klauser, Der Ubergang der röm. Kirche von der griechisten zur lateininschen Liturgiesprache, in Miscellanea Mercati, Roma, 1946, vol. I, p. 467-482).

Originariamente Scritto da
Luca Dibova
Dimenticavo ...
non sapete quante risate si fanno i Greci quando sentono quel Vangelo greco, magari in mondovisione,
dove il diacono “greco” della Cappella Papale – che greco non é –
confonde sistematicamente k e ch e ci inzeppa qualche bel svarione di lettura,
per non parlare dell'intonazione non proprio ellenica . . . .
Beh, caro Luca, a dire il vero mi pare si tratti pur sempre di diaconi del Pontificio Collegio Greco, e comunque non mai di diaconi latini “mascherati” da greci. E che l’intonazione sia quella che ho sempre sentito a Sant’Atanasio, al di là delle possibili inesattezze del singolo interprete, che del resto credo si possano molto più di una volta riscontrare anche nella proclamazione latina.

Originariamente Scritto da
Teofilo89
credo che il problema sia nell'insegnamento della pronuncia, che tende sempre all'erasmiana anziché all'itacista.
Certo,la pronuncia cui alle nostre latitudini siamo stati tutti avvezzati è quella erasmiana, non quella reuchliniana. E certamente non è facilissimo riavvezzarsi poi a quest’ultima: lo dico per esperienza personale, là dove certi “svarioni” non mancano di sovvenirmi ancora oggi. Però davvero non saprei dire se il problema segnalato da Luca possa ricondursi solo a questo.
(*) “L’inglese di allora”, lo definirebbe la sempre indubbiamente fascinosa S.Em. il Cardinal Ravasi, però forse, anzi sicuramente, dimenticando un poco che allora non esistevano né Internet, né Twitter o Facebook, né televisione o radio, né “auricolari”, né tanti media in genere.
(**) L’epoca in cui, tanto per darne una minima idea, qui a Roma si abbattevano splendidi villini liberty per fabbricare in loro luogo, con l’entusiastica approvazione generale, “palazzine” che più immonde e squallide non si può. E in cui l’architettura sacra era quella che tutti possiamo, purtroppo, ancora apprezzare, e le illustrazioni del Messalino quotidiano erano quelle, a dir poco inquietanti, del Messale romano quotidiano al momento “In ristampa breve” da parte della Marietti 1820.