Una domanda a chi è esperto: ho letto che da un po' di tempo è diventata prassi, prima dell'espianto, fare comunque un'anestesia. E vero o è una sciocchezza?
Dall'articolo non mi pare che lo avessero già dichiarato cerebralmente morto: sembra piuttosto che per i medici non ci potessero essere più speranze (sono esseri umani e possono anche sbagliare... e se ci troviamo di fronte ad un vero miracolo non è nemmeno imputabile ad una qualche disattenzione).
Quanto alla volontà di avere i suoi organi mi pare un'accusa gratuita (e vi invito a stare attenti a formulare queste accuse, perché sono gravi).
I medici avevano intenzione di svolgere comunque un Elettroencefalogramma e, in previsione di una probabile diagnosi di morte celebrale, avevano chiesto ai genitori se avrebbero dato l'assenso all'espianto degli organi. Mi pare una prassi assolutamente normale e corretta.
Ringraziamo il cielo di questo probabile miracolo piuttosto che perderci in futili polemiche.
O Signore, dai a ciascuno la sua morte. La morte che è il frutto di quella vita in cui aveva amore, senso e necessità (R. M. Rilke)
Pare che la notizia sia partita, il 7 marzo, da un sito americano della rete FOX, poi ripresa dai media anche italiani. Non risultano, che io sappia, repliche dei medici e comunicati dell’ospedale. Sono ovviamente contentissimo che il ragazzo, Trenton McKinley, si sia ripreso. Ma resto cauto nel chiamarlo “miracle boy”, mancando una controverifica del quadro clinico e delle procedure effettuate, raccontate ai microfoni unicamente dalla madre, tale Jennifer Reindl.
Avvallo la tua ricostruzione, però dell’articolo, almeno da come è stato impostato, sembrava che i medici fossero sicuri di dover eseguire il trapianto e che l’EEG fosse un test di routine, di prassi. Quasi che lo avessero già dichiarato morto.
Credo che come sempre ci sia stato un misunderstanding da parte dei familiari, e che le cose siano in realtà andate come da te descritto.
Come ricorda non_mite, inoltre, i trapianti si eseguono sempre a cuore battente. È la norma, ovunque.
Peró il paziente è cerebralmente morto.
Sorge una domanda, caro Messa.Un paziente si dice clinicamente morto quandio non c'è più attività cerebrale, indipendentemente dal battito del cuore e perchè non il contrario? Quando è morto mio fratello ,tanto per fare un esempio, dopo l'ultimo respiro l'infermiera si è affrettata a togliere tutti i tubi ,senza pensare a effettualre un ECG e del resto io ero talmente afflitto che ho accettato passivamente quello che hanno fatto, non avendo neppure la forza di porre domande. Del resto si trovava in un Hospice e credo che non potessero fare altro,ma mi è rimasto sempre il dubbio che avesse avuto bisogno di maggiori attenzioni.
Un paziente si dice morto quando il cuore smette di battere dopo tot tempo, la morte cerebrale è un altro modo di dichiarare qualcuno morto.
Però non ho capito bene, si vuol porre una domanda etica sul fatto se sia giusto o meno dichiarare la morte cerebrale oppure altro?
Esattamente. Fino a che punto è eticamente lecito dichiarare la morte di una persona ? Ho sbagliato a scrivere ECG invece che eletrroencefalogramma, che su mio fratello non hanno effettuato. I confini, comprendo, sono talmente labili che è difficile rispondere,specie quando di tratti di espiantare degli organi.
In realtà i confini non sono labili: la condizione di morte cerebrale a cuore battente, quella tipica dei momenti di espianto di organi, è una condizione clinica estramamente recente e che non sarebbe mai esistita prima del 1960. Si parlava infatti in passato di coma depassè, ossia "coma oltrepassato".
Da sempre quando il cuore cessa di battere e il respiro viene meno il pompaggio del sangue ai vari organi, sangue che ovviamente deve essere ossigenato e privato dell'anidride carbonica tramite la ventilazione.
Per cui il sangue smette di arrivare al cervello, che già dopo 2 minuti inizia a degenerare e andare in necrosi colliquativa.
Quando inventarono le macchine per la respirazione artificiale, che rendevano superflua la respirazione naturale che è controllata e attivata dai centri respiratori del tronco encefalico, la parte basale e più primitiva dell'enccefalo (che controlla molti riflessi basali come quello della deglutizione e che invece è attivo ancora nei soggetti in stato vegetativo permanente), si realizzò una nuova situazione: nonostante il cervello non ricevesse più sangue, per cui non potesse consentire la respirazione perchè i centri che la controllano erano in necrosi, la macchina respiratoria permetteva di proseguire la ventilazione al resto dell'organismo, ivi incluso il cuore, che ricevendo ossigeno continuava a battere. Questo perchè il battito cardiaco non dipende dal cervello, ma da un pacemaker in esso insito e localizzato nel nodo seno-atriale, sull'atrio destro. Un cuore può battere infatti anche in vitro, non necessita del cervello. Per cui in questi pazienti il cervello è morto, i muscoli respiratori non consentirebbero più la respirazione (che se avviene, accade solo passivamente per via delle macchine), anche se il cuore continua a battere.
Il cervello muore, nonostante il cuore batta, perchè in seguito a un danno grave a livello dell'encefalo aumenta la pressione endocranica per emorragie o edemi. In poche parole, il gonfiore conseguente al trauma cranico violento costituisce un peso che chiude le arterie impedendo al sangue di raggiungere il cervello. Come se vi fosse una diga. Per cui il cervello inizia a necrotizzare rapidamente. In questi pazienti pertanto l'attività cerebrale è nulla. Se anche muovessero tronco e arti in maniera riflessa è perchè magari è ancora vivo il midollo spinale, che però non è encefalo.
Su tuo fratello non l'hanno effettuato perchè di solito il paziente quando il cuore smette di battere, dopo appena 20 minuti, è assai improbabile si risvegli: proprio perchè non battendo il cuore il sangue non giunge al cervello che dopo 2 minuti inizia ad andare in necrosi.