Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Inni della «Liturgia Horarum» - 1. Proprium de Tempore & Psalterium

  1. #41
    CierRino
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    Te Patrem summum genitúmque Verbum

    Santissima Trinità, all'Ufficio delle letture
    Autore: di nuova composizione
    Metro: strofe saffica. ˉ˘ˉx|ˉ˘˘ˉ|˘ˉx (3 volte); ˉ˘˘|ˉˉ (1 volta)

    Te Patrem summum genitúmque Verbum
    Flamen ac Sanctum Dóminum faténtur
    únicum, quotquot paradísi amœnus
    hortus adúnat.

    Quam modis miris, Trias alma, vivas
    pércipit nemo, tamen usque in ævum
    cælites vultu sátias, alácri
    voce canéntes.

    Te canunt mundi statuísse molem,
    Lúmine ætérno régere univérsa,
    ígnibus celsi refovére Amóris
    corda tuórum.

    Mente permísti súperum catérvis,
    iam choris illis sociámus hymnos,
    qui tua optámus fore sempitérna
    pace beáti. Amen.
    _____________

    1. Sommo Padre, Verbo generato, Spirito Santo, Ti proclamano unico Signore tutti coloro che sono raccolti nell’ameno giardino del paradiso.
    2. Nessuno comprende in quanti mirabili modi tu viva, o Triade che dà vita, eppure con il tuo volto tu sazii in eterno i cittadini del cielo, che cantano con lieta voce.
    3. Cantano Te, che hai fissato la massa del mondo, che con l’eterna Luce reggi l’universo, che riscaldi i cuori dei tuoi con le fiamme dell’eccelso Amore.
    4. Con la [tua] intelligenza hai messo assieme le schiere dei celesti, ora ci uniamo agli inni di quelle schiere noi che speriamo di stare per sempre beati nella tua pace. Amen.
    Ultima modifica di anacleto; 06-10-2009 alle 13:51

  2. #42
    CierRino
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    Trinitas, summo solio coruscans

    Santissima Trinità, alle Lodi mattutine
    Autore: di nuova composizione
    Metro: strofe saffica. ˉ˘ˉx|ˉ˘˘ˉ|˘ˉx (3 volte); ˉ˘˘|ˉˉ (1 volta)

    Trínitas, summo sólio corúscans,
    glóriæ carmen tibi sit perénne,
    quæ tenes nostri veheménti amóre
    péctoris ima.

    Cónditor rerum, Pater, alma virtus,
    quos tuæ vitæ facis atque formæ
    esse consórtes, fídei fac usque
    dona meréri.

    Candor ætérnæ speculúmque lucis
    Nate, quos dicis sociásque fratres,
    pálmites viti tibi nos inésse
    da viridántes.

    Cáritas, ignis, píetas, poténti
    lúmine ac blando móderans creáta,
    Spíritus, mentem rénova, fovéto
    íntima cordis.

    Hospes o dulcis, Trias obsecránda,
    nos tibi iugi fac amóre nexos,
    pérpetes donec modulémur hymnos
    teque fruámur. Amen.
    _____________

    1. O Trinità, che risplendi sul celeste trono, sia perenne il cantico di gloria per te, che tocchi con il [tuo] amore travolgente l’intimo dei nostri cuori.
    2. O Padre, creatore del mondo, forza vitale, fa’ che meritino i doni della fede in eterno coloro che fai consorti della tua vita e della tua immagine.
    3. O Figlio, splendore e immagine dell’eterna luce concedi che siamo tralci verdi innestati in te, vite, noi che tu chiami e a cui ti unisci come fratelli.
    4. O Spirito, amore, fuoco, pietà, che governi la creazione con luce potente e dolce, rinnova l’anima, riscalda l’intimo del cuore.
    5. O Triade, a cui si rivolgono le preghiere, ospite dolce, fa’ che noi siamo legati a te da un’amore perenne, finché cantiamo inni in eterno e godiamo di te. Amen.
    Ultima modifica di anacleto; 06-10-2009 alle 10:23

  3. #43
    CierRino
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    Pange, lingua, gloriosi corporis mysterium

    Santissimo Corpo e Sangue del Signore, ai Primi e ai Secondi Vespri
    Autore: San Tommaso d'Aquino (?)
    Metro: tetrametro trocaico. ˉ˘ˉ˘|ˉ˘ˉ˘||ˉ˘ˉ˘|ˉ˘x

    Pange, lingua, gloriósi córporis mystérium,
    sanguinísque pretiósi, quem in mundi prétium
    fructus ventris generósi Rex effúdit géntium.

    Nobis datus, nobis natus ex intácta Vírgine,
    et in mundo conversátus, sparso verbi sémine,
    sui moras incolátus miro clausit órdine.

    In suprémæ nocte cenæ recúmbens cum frátribus,
    observáta lege plene cibis in legálibus,
    cibum turbæ duodénæ se dat suis mánibus.

    Verbum caro panem verum verbo carnem éfficit,
    fitque sanguis Christi merum, et, si sensus déficit,
    ad firmándum cor sincérum sola fides súfficit.

    Tantum ergo sacraméntum venerémur cérnui,
    et antíquum documéntum novo cedat rítui;
    præstet fides suppleméntum sénsuum deféctui.

    Genitóri Genitóque laus et iubilátio,
    salus, honor, virtus quoque sit et benedíctio;
    procedénti ab utróque compar sit laudátio. Amen.
    _____________

    1. Canta, o lingua, il mistero del glorioso corpo e del prezioso sangue che il Re delle genti, frutto di un nobile ventre, sparse in riscatto del mondo.
    2. Dato a noi, nato per noi da una casta Vergine, e dopo aver dimorato nel mondo, sparso il seme della parola, chiuse il tempo del suo esilio [terreno] con [questo] meraviglioso gesto.
    3. Nella notte dell’ultima Cena, a tavola con i discepoli, dopo aver osservato pienamente la Legge con i cibi prescritti, dà con le sue mani se stesso in cibo al gruppo dei Dodici.
    4. La Parola [fatta] carne cambia con la parola il vero pane in carne e il vino puro diventa sangue di Cristo e, se la ragione non ci arriva, per rassicurare un cuore sincero basta la sola fede.
    5. Adoriamo, quindi, a capo chino un così grande Sacramento e l’antico patto ceda al nuovo rito; la fede supplisca al difetto della ragione.
    6. Al Padre e al Figlio lode e giubilo, salute, onore e anche potenza sia e benedizione; e a Colui che procede da Entrambi (lo Spirito Santo) sia uguale lode. Amen.
    Ultima modifica di Marcianus; 19-11-2009 alle 18:35

  4. #44
    CierRino
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    Sacris sollémniis iuncta sint gáudia

    Santissimo Corpo e Sangue del Signore, all'Ufficio delle letture
    Autore: San Tommaso d'Aquino (?)
    Metro: asclepiadeo. ˉ˘˘ˉ˘˘|ˉ˘˘ˉ˘˘ (3 volte); ˉ˘˘ˉ|x x x x (1 volta)

    Sacris sollémniis iuncta sint gáudia,
    et ex præcórdiis sonent præcónia;
    recédant vétera, nova sint ómnia,
    corda, voces et ópera.

    Noctis recólitur cena novíssima,
    qua Christus créditur agnum et ázyma
    dedísse frátribus iuxta legítima
    priscis indúlta pátribus.

    Dedit fragílibus córporis férculum,
    dedit et trístibus sánguinis póculum,
    dicens: «Accípite quod trado vásculum;
    omnes ex eo bíbite».

    Sic sacrifícium istud instítuit,
    cuius offícium commítti vóluit
    solis presbýteris, quibus sic cóngruit,
    ut sumant et dent céteris.

    Panis angélicus fit panis hóminum;
    dat panis cælicus figúris términum.
    O res mirábilis: mandúcat Dóminum
    servus pauper et húmilis.

    Te, trina Déitas únaque, póscimus;
    sic nos tu vísitas sicut te cólimus:
    per tuas sémitas duc nos quo téndimus
    ad lucem quam inhábitas. Amen.
    _____________

    1. Le gioie siano congiunte ai sacri riti e gli inni di lode risuonino dai cuori; recedano le cose vecchie, siano nuove tutte le cose, i cuori, le voci, le opere.
    2. Si celebra il memoriale dell’ultima cena della notte, nella quale si crede che Cristo diede l’agnello e gli azzimi agli apostoli, secondo le concessioni legali date agli antichi padri.
    3. Diede ai deboli il cibo del corpo e agli sfiduciati la bevanda del sangue dicendo: «Prendete la coppa che vi porgo, bevete tutti da essa».
    4. Così istituì codesto sacrificio, la celebrazione del quale volle che fosse affidata ai soli presbiteri, ai quali è opportuno che se ne cibino e lo diano agli altri [fratelli nella fede].
    5. Il Pane degli angeli diventa pane degli uomini, il pane del cielo pone termine ai segni. O meraviglia: si ciba del Signore il servo povero ed umile!
    6. O Trina ed Una Deità, ti preghiamo; visitaci tu poiché ti siamo devoti: conducici per i tuoi sentieri al luogo cui aspiriamo, alla luce in cui dimori. Amen.
    Ultima modifica di Marcianus; 19-11-2009 alle 18:40

  5. #45
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    Verbum supérnum pródiens

    Santissimo Corpo e Sangue del Signore, alle Lodi mattutine
    Autore: San Tommaso d'Aquino
    Metro: dimetro giambico. ˘ˉ˘ˉ|˘ˉ˘ˉ

    Verbum supérnum pródiens
    nec Patris linquens déxteram,
    ad opus suum éxiens
    venit ad vitæ vésperam.

    In mortem a discípulo
    suis tradéndus æmulis,
    prius in vitæ férculo
    se trádidit discípulis.

    Quibus sub bina spécie
    carnem dedit et sánguinem,
    ut dúplicis substántiæ
    totum cibáret hóminem.

    Se nascens dedit sócium,
    convéscens in edúlium,
    se móriens in prétium,
    se regnans dat in præmium.

    O salutáris hóstia,
    quæ cæli pandis óstium,
    bella premunt hostília:
    da robur, fer auxílium.

    Uni trinóque Dómino
    sit sempitérna glória,
    qui vitam sine término
    nobis donet in pátria. Amen.
    _____________

    1. Il Verbo celeste nascendo, pur senza lasciare la destra del Padre, crescendo fino al momento di compiere la propria missione giunse al vespro della vita.
    2. Mentre stava per essere consegnato dal [reo] discepolo ai suoi [invidiosi] nemici per morire, prima consegnò sé stesso ai discepoli come cibo di vita.
    3. A questi, sotto le due specie diede la [propria] carne e il sangue; affinché cibassero l’umanità intera della duplice sostanza.
    4. Nascendo, si diede come compagno, cenando insieme, [si diede] come cibo, morendo, [si diede] come riscatto, regnando, si dà come premio.
    5. O Ostia di salvezza, che apri le porte del cielo, ci opprimono le potenze nemiche, dacci la forza, prestaci soccorso.
    6. Sia gloria eterna all’Uno e Trino Signore: [Lui] ci doni nella patria celeste la vita senza fine. Amen.
    Ultima modifica di anacleto; 06-10-2009 alle 13:42

  6. #46
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    Auctor beáte sæculi

    Sacratissimo Cuore di Gesù, ai Primi e ai Secondi Vespri
    Autore: Filippo Bruni (XVIII secolo)
    Metro: dimetro giambico. ˘ˉ˘ˉ|˘ˉ˘ˉ

    Auctor beáte sæculi,
    Christe, Redémptor ómnium,
    lumen Patris de lúmine
    Deúsque verus de Deo:


    Amor coégit te tuus
    mortále corpus súmere,
    ut, novus Adam, rédderes
    quod vetus ille abstúlerat:


    Ille amor, almus ártifex
    terræ marísque et síderum,
    erráta patrum míserans
    et nostra rumpens víncula.

    Non corde discédat tuo
    vis illa amóris íncliti:
    hoc fonte gentes háuriant
    remissiónis grátiam.


    Ad hoc acérbam lánceam
    passúmque ad hoc est vúlnera,
    ut nos laváret sórdibus
    unda fluénte et sánguine.

    Iesu, tibi sit glória,
    qui corde fundis grátiam,
    cum Patre et almo Spíritu
    in sempitérna sæcula. Amen.
    _____________

    1. Beato creatore del tempo, Cristo, nostro Redentore [lett. Redentore di tutti], luce dalla luce del Padre e Dio vero da Dio:
    2. il tuo amore ti ha spinto ad assumere un corpo mortale, affinché, nuovo Adamo, rendessi ciò che il vecchio aveva portato via:
    3. proprio quell’amore, almo artefice della terra, dei mari e dei cieli, ha compassione degli errori dei padri e spezza le nostre catene.
    4. Non se ne vada dal tuo cuore quella forza del tuo inclito amore: le genti attingano a questa fonte la grazia del perdono.
    5. Per questo [ha patito] una penetrante lancia e per questo ha patito ferite, per lavarci dalle lordure con un flusso di acqua e sangue.
    6. A te, Gesù, sia gloria, che con il cuore effondi la grazia, con il Padre e lo Spirito che dà vita, nei secoli eterni. Amen.
    Ultima modifica di Ambrosiano; 17-10-2009 alle 21:38 Motivo: Corretto errore di battitura

  7. #47
    CierRino
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    Cor, arca legem cóntinens

    Sacratissimo Cuore di Gesù, all'Ufficio delle letture
    Autore: Filippo Bruni (XVIII secolo)
    Metro: dimetro giambico. ˘ˉ˘ˉ|˘ˉ˘ˉ

    Cor, arca legem cóntinens
    non servitútis véteris,
    sed grátiæ, sed véniæ,
    sed et misericórdiæ;

    Cor, sanctuárium novi
    intemerátum fœderis,
    templum vetústo sánctius
    velúmque scisso utílius:

    Te vulnerátum cáritas
    ictu paténti vóluit,
    amóris invisíbilis
    ut venerémur vúlnera.

    Hoc sub amóris sýmbolo
    passus cruénta et mýstica,
    utrúmque sacrifícium
    Christus sacérdos óbtulit.

    Quis non amántem rédamet?
    quis non redémptus díligat
    et caritáte iúgiter
    hærére Christo géstiat?

    Iesu, tibi sit glória,
    qui corde fundis grátiam,
    cum Patre et almo Spíritu,
    in sempitérna sæcula. Amen.
    _____________

    1. O cuore, arca che racchiude la legge, non della passata condizione servile, ma della grazia, del perdono, e anche della misericordia;
    2. O cuore, santuario incontaminato della nuova alleanza, tempio più sacro del vecchio e velo più utile di quello squarciato:
    3. l’amore ha voluto che tu fossi ferito con un colpo manifesto, perché venerassimo le ferite dell’invisibile amore.
    4. Sotto questo segno [palese] dell’amore avendo patito in maniera cruenta e mistica, Cristo Sacerdote ha offerto entrambi i sacrifici [cruento e mistico].
    5. Chi non ricambierebbe l’amore di un tale amante? Chi, redento, non lo amerebbe e bramerebbe di rimanere continuamente unito a Cristo (che è) amore?
    6. A te, Gesù, sia gloria, che con il cuore effondi la grazia, con il Padre e l’Almo Spirito nei secoli eterni. Amen.
    Ultima modifica di anacleto; 06-10-2009 alle 13:43

  8. #48
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    Iesu, auctor cleméntiæ

    Sacratissimo Cuore di Gesù, alle Lodi mattutine
    Autore: San Bernardo di Chiaravalle (?)
    Metro: dimetro giambico. ˘ˉ˘ˉ|˘ˉ˘ˉ

    Iesu, auctor cleméntiæ,
    totíus spes lætítiæ,
    dulcóris fons et grátiæ,
    veræ cordis delíciæ:

    Iesu, spes pæniténtibus,
    quam pius es peténtibus,
    quam bonus te quæréntibus;
    sed quid inveniéntibus?

    Tua, Iesu, diléctio,
    grata mentis reféctio,
    replet sine fastídio,
    dans famem desidério.

    O Iesu dilectíssime,
    spes suspirántis ánimæ,
    te quærunt piæ lácrimæ,
    te clamor mentis íntimæ.

    Mane nobíscum, Dómine,
    Mane novum cum lúmine,
    pulsa noctis calígine
    mundum replens dulcédine.

    Iesu, summa benígnitas,
    mira cordis iucúnditas,
    incomprehénsa bónitas,
    tua nos stringit cáritas.

    Iesu, flos Matris vírginis,
    amor nostræ dulcédinis,
    laus tibi sine términis,
    regnum beatitúdinis. Amen.
    _____________

    1. Gesù, maestro di clemenza, speranza di ogni gioia, fonte della dolcezza e della grazia, vera delizia del cuore:
    2. Gesù, speranza per i penitenti, quanto sei amorevole con coloro che pregano, quanto sei buono con coloro che ti cercano; ma cosa [sei] per coloro che ti troveranno?
    3. Gesù, il tuo amore, piacevole ristoro dell'anima, colma senza [dar] nausea, dando [anzi] fame nel desiderio [di te].
    4. O amatissimo Gesù, speranza dell’anima che sospira, ti pregano devote lacrime, [pregano] te, richiamo del più profondo dell’anima.
    5. Resta con noi, Signore, nuovo Mattino, con la [tua] luce, scaccia via le tenebre della notte, riempiendo il mondo di dolcezza.
    6. Gesù, bontà perfetta, meravigliosa letizia del cuore, incomprensibile benevolenza, il tuo amore ci avvince.
    7. Gesù, fiore della Vergine Madre, amore della nostra dolcezza, [sia] a te, nel regno della beatitudine, lode senza fine. Amen.
    Ultima modifica di anacleto; 06-10-2009 alle 13:44

  9. #49
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    Deus, creátor ómnium

    Tempo per annum, ai Primi Vespri, nelle Domeniche delle settimane I e III del salterio
    Autore: Sant'Ambrogio
    Metro: dimetro giambico. ˘ˉ˘ˉ|˘ˉ˘ˉ

    Deus, creátor ómnium
    políque rector, véstiens
    diem decóro lúmine,
    noctem sopóris grátia,

    Artus solútos ut quies
    reddat labóris úsui
    mentésque fessas állevet
    luctúsque solvat ánxios,

    Grates perácto iam die
    et noctis exórtu preces,
    voti reos ut ádiuves,
    hymnum canéntes sólvimus.

    Te cordis ima cóncinant,
    te vox canóra cóncrepet,
    te díligat castus amor,
    te mens adóret sóbria,

    Ut cum profúnda cláuserit
    diem calígo nóctium,
    fides tenébras nésciat
    et nox fide relúceat.

    Christum rogámus et Patrem,
    Christi Patrísque Spíritum;
    unum potens per ómnia,
    fove precántes, Trínitas. Amen.
    _____________

    1. Dio, creatore di tutte le cose e reggitore del cielo, che rivesti il giorno di bella luce e la notte di salutare sonno,
    2. affinché il riposo restituisca, al lavoro quotidiano, membra rilassate, sollevi le menti stanche e dissolva le luttuose angosce,
    3. trascorso ormai il giorno, e al principio della notte, [a te] rivolgiamo grate preghiere, cantando un inno, affinché [Tu] ci sostenga nell’adempiere i voti cui siamo tenuti.
    4. Te canti in nostro cuore nel suo intimo, te faccia echeggiare la voce sonora, te prediliga il casto amore, te adori la mente sobria,
    5. affinché, quando le profonde tenebre notturne avranno spento [la luce del] giorno, la fede non conosca oscurità e la notte risplenda di fede.
    6. Invochiamo Cristo e il Padre,e lo Spirito di Cristo e del Padre; Trinità, unica potenza in ogni luogo, favorisci propizia noi che ti preghiamo. Amen.
    Ultima modifica di anacleto; 07-10-2009 alle 16:49

  10. #50
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    Primo diérum ómnium

    Tempo per annum, all'Ufficio delle Letture (quando si dice la notte o di primo mattino), nelle Domeniche delle settimane I e III del salterio
    Autore: anonimo del VI-VII secolo
    Metro: dimetro giambico. ˘ˉ˘ˉ|˘ˉ˘ˉ

    Primo diérum ómnium,
    quo mundus exstat cónditus
    et quo resúrgens cónditor
    nos, morte victa, líberat.

    Pulsis procul torpóribus,
    surgámus omnes ócius,
    et nocte quærámus pium,
    sicut Prophétam nóvimus.

    Nostras preces ut áudiat
    suámque dextram pórrigat,
    et hic piátos sórdibus
    reddat polórum sédibus.

    Ut, quique sacratíssimo
    huius diéi témpore
    horis quiétis psállimus,
    donis beátis múneret.

    Deo Patri sit glória
    eiúsque soli Fílio
    cum Spíritu Paráclito,
    in sempitérna sæcula. Amen.
    _____________

    1. Nel primo di tutti i giorni nel quale il mondo emerse creato e nel quale il Creatore risorgendo, vinta la morte, ci libera,
    2. respinto lontano il torpore, alziamoci tutti presto, e nella notte cerchiamo il Pio [Dio], così come apprendiamo [aver fatto] il Profeta,
    3. affinché ascolti le nostre preghiere e stenda la sua destra e, purificati quaggiù da ogni colpa, ci conduca alla patria celeste [letteralmente: alle sedi dei cieli],
    4. affinché ricompensi con i doni celesti ciascuno di noi che nel sacratissimo tempo di questo giorno salmodia nelle ore quiete [più liberamente: consacra le ore quiete al canto dei salmi].
    5. A Dio Padre sia gloria, e al suo unico Figlio con lo Spirito Paraclito nei secoli eterni. Amen.
    Ultima modifica di anacleto; 06-10-2009 alle 10:29

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