LA PASQUA DI GESU’
La Pasqua di Gesù è un dramma di libertà e di liberazione nel dolore e nella gloria. Libertà di Gesù di abbandonarsi alla morte:< Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso>( Gv10,18); e libertà di alzarsi dal sepolcro e iniziare una vita senza fine:< E’ risorto, come aveva detto> ( Mt28, 6). La libertà di Gesù diventa liberazione dell’ uomo. Nell’ ultima cena con i suoi discepoli, Gesù affermò che il suo sangue sarebbe stato versato per molti per la redenzione dei peccati. San Paolo, a sua volta, aggiunge che Dio lo fece per noi: < Sapienza di Dio, giustizia, santificazione e redenzione> ( 1 Cor 1, 30). E’ sempre San Paolo che insegna, riferendosi alla Resurrezione, < La legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù mi ha liberato alla legge del peccato e della morte> ( Rm 8,2).Le apparizioni di Gesù ai suoi discepoli, in luoghi e circostanze differenti, non sono una vera liberazione da ogni sentimento di paura, tristezza, scoraggiamento, disperazione? Gesù, l’ uomo più libero della storia, porta a compimento tutti gli sforzi liberatori del passato e proietta l’ umanità verso una liberazione totale, al di là di qualsiasi condizionamento, nella patria eterna. Per gli ebrei, con molti secoli di storia alle spalle, il nome della libertà è Pasqua, passaggio di Dio, che libera il suo popolo dalla schiavitù dell’ Egitto. Per molti orientali dell’ Asia la libertà si raggiungeva nel Nirvana, così va nel vivere secondo ragione o secondo natura, Per i milioni di schiavi di quei secoli antichi, la libertà era soltanto un nome, un sogno, un’ aspirazione irraggiungibile, a volte un grido di disperazione. Per tutti loro Gesù è Pasqua, passaggio salvifico di Dio. In Cristo si coagulano tutti gli sforzi di liberazioni di interi popoli e degli individui che in Lui trovano il loro significato più profondo, il loro senso più recondito. La Pasqua di Gesù comprende il passaggio di Dio per tutti i secoli e i millenni precedenti, per tutte le regioni del pianeta: un passaggio attraverso il paesaggio dell’ anima per spezzare le catene del peccato ed introdurla nel regno della redenzione.
LA PASQUA CRISTIANA
La Pasqua di Gesù si prolunga nella Pasqua cristiana, nel corso della storia per culminare nella Pasqua eterna alla fine dei tempi. Pasqua oggi è per noi, come lo fu per Gesù, passaggio di Dio nelle nostre vite e nelle nostre società. Perché, anche se molte cose sono cambiate, tante sono ancora le minacce che attentano alla libertà umana, e non sono poche le persone che vivono narcotizzate e soddisfatte in una dolce schiavitù. Gli individui e le società hanno bisogno di essere scossi dalla Pasqua, dal suo passaggio liberatore del Signore. Quando Dio porrà fine al tempo, la Pasqua di Gesù avrà terminato il suo percorso attraverso la storia. Comincerà la Pasqua eterna: non più passaggio di Dio, bensì presenza della Trinità, possesso gioioso della perfetta libertà in Cristo Signore. Questa Pasqua eterna, < nella Pasqua di Gesù è anticipata, pregustata, è il regno di Dio entra nel nostro tempo>.
IL LUNGO CAMMINO DELLA PASQUA
La Pasqua di Gesù nella storia arriva alla sua fase ultima con la morte sulla croce. Ma il cammino della Pasqua cominciò con la sua stessa vita umana. Come ci insegna il catechismo: Durante la sua vita terrena, Gesù annunziava con il suo insegnamento e anticipava con le sue azioni il suo Mistero pasquale. Dal momento dell’ incarnazione e della Nascita, Gesù è già Pasqua, presenza itinerante di Dio tra gli uomini. La vita di Gesù è pasqua, perché l’ intera esistenza di Cristo è un sacrificio vivente,Santo, gradito a Dio. Dovunque passa Gesù passa Dio, il Dio del perdono, della pace, della misericordia e dell’ amore. Per questo, Gesù, nella sua vita pubblica, non risiede stabilmente in un villaggio o in una città; attraversa senza sosta città, villaggi e contrade per portare a tutti la Pasqua, la presenza di Dio che passa come una dolce brezza di compassione e di salvezza. La Pasqua di Gesù va da Nazaret a Betlemme, da Betlemme all’ Egitto di nuovo a Nazaret. Di questo periodo pasquale della vita di Gesù non sappiamo quasi niente. Ma non per questo è meno influente nella storia della salvezza. Successivamente viene la Pasqua della vita pubblica: dala regione del Giordano alla regione della Galilea; dalla Galilea, la prolungata marcia verso la Giudea e Gerusalemme. E’ la Pasqua di Cristo evangelizzatore, esorcista, taumaturgo, maestro saggio, profeta eloquente, figlio di David e Messia di Israele. Il passaggio di Cristo attraverso la geografia e la vita degli uomini influisce sul loro corpo e sulla loro anima, sul loro essere e sul loro operare, sulla loro vocazione terrena e sul loro destino eterno. La Pasqua di Gesù Cristo giunge al suo culmine nel mistero pasquale, concentrato di croce e di gloria. In quel mistero, la presenza di Dio in Gesù si oscura e si occulta inizialmente, per poi risplendere con maggior fulgore in un giorno senza tramonto. In conclusione, la resurrezione di Cristo è strettamente legata al mistero dell’ incarnazione del figlio di Dio. Ne è il compimento secondo il disegno eterno di Dio. La Chiesa rivive la Pasqua di Gesù nel corso dell’ anno liturgico. Al centro di esso sta la celebrazione del mistero pasquale a quaranta giorni dall’ inizio della Quaresima. Dopo questa solenne cerimonia, il passaggio di Gesù si ripete giorno dopo giorno e domenica dopo domenica nella celebrazione eucaristica, ma anche negli altri sacramenti e atti liturgici, nella predicazione della Chiesa, nella vita stessa di ogni cristiano che segue le sue orme. Il mistero pasquale di Cristo, invece, non può rimanere soltanto nel passato, dal momento che con la sua morte egli ha distrutto la morte, e tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell’ eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi e in essi è eso presente. L’ evento della croce e della risurrezione rimane e attira verso la vita.
LA PASQUA DI PASSIONE E DI CROCE
Il mistero pasquale è un mistero e un cammino di croce e di luce, un evento di passione e di gloria. La Pasqua della passione ha il suo centro nelle sofferenze patite da Gesù durante le ultime ore della sua vita mortale. Sono sofferenze di un essere umano, nel suo corpo e nella sua anima, ma le sopporta in virtù della forza e della presenza divine che lo inabitano e lo sostangono. Le sofferenze di Gesù hanno preso la loro forma storica concreta dal fatto che egli è stato” riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi”(Mt 8, 31). Nonostante ciò: la morte violenta di Gesù non è stata frutto del caso in un concorso sfavorevole di circostanze. Essa appartiene al mistero dl disegno di Dio. Mediante le sue sofferenze, Gesù si addossa la sofferenza umana, al porta sulla croce e la redime. In questo modo diventa solidale con gli uomini, per i quali il dolore è moneta corrente e in cui per natura non vedono che insensatezza. Grazie alla solidarietà di Cristo con l’ uomo nel suo patire, quest’ ultimo, con molta difficoltà, apre man mano gli occhi sul mistero del dolore e scopre in esso frammenti di senso. Con grande discrezione, a partire dallo scandalo della croce, Gesù ci rivela che il dolore è una differente modalità dell’ amore di Dio per noi e del nostro amore per Lui. Con questa rivelazione muore per tutti senza eccezione: Non c’è, né c’è mai stato, né ci sarà mai uomo per cui Cristo non abbia sofferto. Il regno che Gesù è venuto ad instaurare rimane definitivamente stabilito nella croce. Posto che Gesù rivelò il contenuto della sua regalità nell’ identità trascendente del Figlio dell’ uomo, insieme alla sua missione redentrice come Servo sofferente, il vero senso della sua regalità si manifesta soltanto dall’ alto della croce. La croce è, di consegnenza, il trono di Gesù redentore e la morte sulla croce il momento supremo della sua intronizzazione, come Re e Signore della storia e dell’ Universo. Dio passa come salvatore dell’ uomo attraverso la vicenda dolorosa di Gesù. Passa per il Getsemani salvando l’ angoscia e l’ avversione dell’ uomo di fronte al dolore incomprensibile. Passa per il Sinedrio e per il Pretorio, riscattando la dignità di ogni condannato a morte. Passa per le strade di Gerusalemme, redimendo con i suoi terribili dolori tutte le categorie umane che incrociò nel suo cammino. Dio passa per la collina del Golgota, come una raffica di vento che si porta via tutti i peccati del mondo, e come una mano potente e liberatrice che tira fuori gli uomini dall’ abisso del peccato e li immette nella libertà filiale.
PASQUA DI RISURREZIONE E DI LUCE
Il passaggio di Dio nella storia media la vita di Gesù non termina sulla croce e nel sepolcro, bensì nella Risurrezione e nell’Ascensione al cielo di Cristo glorificato. Dio, si manifestò in Gesù per camminare al nostro fianco nella vita, adesso ci invita a seguire i suoi passi verso il destino eterno e la beatitudine del cielo. Dio si è fatto nostro compagno sulla terra e ci chiama. Dalla risurrezione di Cristo, ad essere suoi compagni in cielo. La Luce di Cristo, che nella Risurrezione brilla di un fulgore speciale, viene da lontano, viene dall’ eternità stessa, dove il Verbo è: Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Lo splendore della Luce divina del Verbo si “vela” incarnandosi, ma in nessun momento dell’ esistenza di Gesù cessa di essere Luce e Salvezza. E’ vero che nel mondo e nella storia ci sono le tenebre, ma : La Luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’ hanno accolta. E con il suo fulgore le dissipa e le riempie di luminosità. La Luce di Dio brillava in maniera straordinaria nel : Suo sguardo che illumina gli occhi del nostro cuore e ci insegna a vedere tutto nella Luce della sua verità e della sua compassione per tutti gli uomini. Nell’ episodio misterioso della Trasfigurazione, la Luce affievolita recupera tutto il suo splendore di fronte a Pietro, Giacomo e Giovanni. Il volto di Gesù: cambiò d’ aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Gesù è il volto di Dio che risplende agli occhi dei tre discepoli. Le vesti, simbolo di relazione interpersonale, emanavano un tale fulgore di Luce divina da evocare a tutti e tre la felicità e la gloria del cielo. La pienezza di Luce si materializza il giorno di Pasqua, durante il quale tutti sono investiti da una grande Luce; l’ Oriente degli orienti ha invaso l’Universo, e colui che era prima della stella del mattino e prima degli astri, immortale e immenso, il grande Cristo, brilla su tutti gli esseri più del sole. Il giorno della Risurrezione di Gesù sorse la Luce del mondo e apparve il sole di giustizia i cui raggi ci portano la salvezza. In Cristo risuscitato il cielo e la terra si sono rallegrati e l’ Universo intero si è riempito di Luce. La Chiesa non ha altra Luce che quela di Cristo. Con la Luce che riceve da Cristo, la Chiesa vuole illuminare tutti gli uomini con la Luce del Vangelo e l’ azione santificatrice dello Spirito, L’ uomo riceve la Luce di Cristo al momento del Battesimo, Il Battezzato, dopo essere stato illuminato diventa figlio della Luce, egli stesso, fin dall’ inizio, dello splendore della Risurrezione si Gesù Cristo. San Gregorio Nazianzeno dirà che il Battesimo è illuminazione perché è Luce fulgente, che illumina sia la propria esistenza che quella degli altri. Il Battesimo è immersione nella Luce di Cristo, vero Giordano, tramite il quale l’ uomo passa dal deserto senza vita del peccato alla terra promessa della salvezza.
CONCLUSIONE
San Paolo visse intensamente l’ esperienza della liberazione e della conseguente libertà cristiana. Fu liberato dalle categorie mentali e religiose che lo accecavano e che gli impedivano di vedere e di ricevere la Luce del Vangelo e del mistero pasquale di Cristo. Per questo scriverà ai Galati, prendendo spunto dalla sua esperienza:< Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi> e ai Romani spiegherà:< La legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato perché della legge del peccato e della morte>. Il tutto volto ad un unico scopo:< La gloriosa libertà dei figli di Dio>. Questa meravigliosa libertà, dono e dovere, è frutto della Pasqua di Cristo, che < Morì per i nostri peccati, secondo le scritture; fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno, secondo le scritture>. Questo libro parla del cammino della croce e del cammino della Luce tanto nella realtà storica che in quella del mistero. I fatti storici della passione e morte e gli avvenimenti storici e sovrastorici della Risurrezione, interrogano l’ uomo sulla sua condizione di creatura e sul suo destino eterno. Il mistero di questi avvenimenti tanto singolari sprigiona la riflessone credente e la meditazione amorosa e fedele. Entrambi, storia e mistero, conducono alla preghiera di adorazione e di ringraziamento, di lode e di oblazione. Con Spirito di libertà, leggiamo e meditiamo la “via crucis” e la “via lucis”. Non abbracciamo tutto il percorso di Gesù, soltanto il suo approdo all’ apice del dolore e dell’ esaltazione. Da questa vetta contempliamo il corso della sua esistenza terrena fino al culmine della sua morte e risurrezione. La” via crucis” e la “via lucis” rappresentano la parabola della sua esistenza umana. Gesù ha percorso la nostra vita, l’ ha redenta del di dentro. Con la parabola della sua esistenza ci ha spiegato e chiarito il più grande enigma del genere umano: la morte, la vita, la risurrezione. Egli è l’ Eterno Vivente e, con la sua vita inestinguibile, illumina la nostra morte e la nostra vita.
“E DIFFICILE VIVERE BENE LA LITURGIA MA I PRETI DEVONO SAPER EDUCARE I FEDELI”
Ho avuto il piacere di intervistare un liturgista sui valori che la S. Messa e i Sacramenti hanno nella vita di un cristiano. Per me è stato un onore e un piacere dato che pian piano sto riscoprendo la bellezza di una liturgia che glorifica l’Uno e Trino Signore nelle sue mille sfaccettature.
L’intervistato mi ha chiesto di non rivelare il suo nome: rispetto la sua volontà.
Reverendo nel corso degli ultimi anni c’è stato un interesse crescente nei confronti della Liturgia? Effetto Conciliare oppure affonda le proprie radici nel passato?
L’interesse per la Liturgia è nato all’inizio del ‘900. Il “Movimento Liturgico” si proponeva di avvicinare i fedeli alla comprensione di ciò che si compiva nell’altare. Infatti i fedeli incontravano non poche difficoltà nel partecipare alla S. Messa e ai Sacramenti: con questi intenti fu avviata la Riforma Conciliare. Un interesse che è cresciuto negli ultimi anni con la “riscoperta” del Rito Tridentino, che ormai da anni veniva osteggiato a causa della Fraternità San Pio X, vista come unica portatrice di questo Rito. Le Riforme di S. Pio X, Pio XII e Giovanni XXIII sono frutto di una riscoperta della Liturgia che è iniziata di conseguenza agli inizi del secolo scorso.
L’interesse della Liturgia quali ambiti tocca?
Sia la Liturgia pratica che quella che spiega il valore. Purtroppo la gente è poco educata e i gesti, le parole del sacerdote vengono viste da una parte, mentre nascondono una bellezza incredibile: esempio il Canone Romano. Si cerca di far capire che tutto ciò che si compie nel Sacrificio della Messa si riallaccia all’Ultima cena, quando Nostro Signore affidò ai discepoli la potestà di consacrare il Pane e il Vino come Suo Corpo e Suo Sangue. Questo ci insegna il Catechismo ma non viene purtroppo vissuta veramente tanto che diventa solo un puro conoscere definizioni..niente di più
Come vede la riscoperta del Rito Tridentino?
Lo vedo come una cosa positiva che trova compimento nel Motu Proprio nonostante si potesse celebrare in Tridentino ancor prima di questo gesto del Pontefice. E’ stata riscoperta la solennità, il mistero, il misticismo della Messa che il nuovo rito ha perso a causa dei sacerdoti e della loro ars celebrandi. Personalmente ho sempre avuto un occhio di riguardo verso il Rito Tridentino e ho gioito alla notizia della pubblicazione di questo documento.
Ritiene che si cerchi di tornare indietro dopo uno "scivolone" dato dalla Riforma Liturgica?
Penso che il Pontefice abbia fatto capire a tutti che il passato non si getta mai, a maggior nragione quando contiene ricchezze inestimabili come il Rito Tridentino. In ogni caso con questo documento si è ricordato la Sacralità della Santa Messa e di tutto il fervore che il sacerdote e i fedeli devono avere nei confronti di questo Sacramento.
La Fraternità San Pio X ha approvato il documento del Papa ma allo stesso tempo ha parlato di altri “nodi” da sciogliere. Queste affermazioni confermano che non è solo la Riforma Liturgica ciò che portò Mons. Lefebvre allo strappo con Roma?
Certamente! La Riforma Liturgica fu il baluardo che i Tradizionalisti portarono avanti contro una Chiesa che cercava di aprirsi ad un mondo che sembrava lontano un kilometro: non è stato toccato nessun punto della dottrina perciò è considerato un “Concilio pastorale”. Ovviamente ciò che la fraternità osteggia è L’Ecumenismo e il dialogo interreligioso che precedentemente al Concilio non veniva preso in considerazione.
Quindi i Lefebvriani sono contro l’Ecumenismo?
Credo che siano contro l’ostentazione di esso, la ricerca di raggiungere un compromesso. Non credo che siano contro la Riconciliazione tra le diverse confessioni cristiane.
Tornando alla Liturgia ha mai celebrato una Messa in Rito Tridentino?
Purtroppo non ho la preparazione anche se è un mio desiderio.
Non crede che si rischi di cadere nel “bi-ritualismo”?
Assolutamente no, lo stesso Pontefice ha parlato di due Riti che si fecondano a vicenda perciò non si può parlare di questo.
Alcuni affermano che nella Messa attuale l’80% si trova anche nel Rito tridentino. Secondo lei è vero?
In effetti mi sembra un po’ grossa come percentuale dato che non solo è cambiata la lingua e l’orientamento ma anche parole e gesti.
Può citarne alcuni?
Le preghiere davanti l’altare come l’Aufer a nobis oppure il Suscipe e l’Offerimus dell’Offertorio, il Placeat Tibi al termine della Messa: sono preghiere antichissime che sono state o eliminate o cambiate.
Cosa del Nuovo Rito ritiene da modificare?
Credo che la Commissione farà la scelte giuste su cosa modificare del nuovo Rito.
E se le chiedessero consiglio che cosa suggerirebbe?
Io sono abbastanza rigido sulle norme liturgiche e ho assistito a vere e proprie Messe show dove regnava l’improvvisazione. Ciò non è dato dal Rito ma dalla scarsa educazione che i sacerdoti hanno ricevuto: si ritiene che la rigidità sia un errore, una esagerazione. Ora il Messale da a disposizione del celebrante diverse formule di saluto, del Kyrie, addirittura numerose preghiere eucaristiche: perché continuare a cambiare ciò che è stato scritto e deciso dalla Congregazione?
Da cosa è portato secondo lei questo atteggiamento del celebrante, volto a trasformare le parole della Messa?
Si parla di esibizionismo solo quando durante una funzione religiosa regnano pizzi e merletti: credo che l’esibizionismo si manifesti anche in queste forme, nel cambiare le parole della Messa, nel rendere la Liturgia teatro solo per attirare l’attenzione. Questo è un grosso male portato dal ritenere che a Dio tutto sia gradito: che importa rispettare le parole del Messale, tanto non si fa niente di male! E’ su questo che si devono scagliare i vescovi: non si può andare avanti così.
Secondo lei questo fenomeno è in crescita?
Dico che molti preti giovani apprezzano il latino, il decoro della Liturgia mentre se vai a chiedere ad un prete anziano ti dirà che sono tutte sciocchezze. Coloro che hanno ricevuto l’Ordine Sacro prima del 1970 e hanno celebrato per anni in Rito tridentino sono i primi ad essersi scagliati contro la pubblicazione del Motu Proprio.
Perché questo astio di una parte del clero “anziano” nei confronti di un gesto che comunque è stato fatto per amore della Chiesa?
Perché durante il Concilio tirava aria di cambiamento, tutti erano curiosi di sapere come si sarebbe evoluta la situazione perciò non hanno osteggiato il Nuovo Rito e comunque la mentalità che sia andava creandosi. Tutto ciò che era nuovo veniva visto automaticamente come buono.
Perché invece nei preti giovani vi è la riscoperta del Rito Tridentino, del latino in generale, del canto gregoriano?
Perché sono tutti stanchi di sentire lo strimpellio di chitarre e il rumore delle batterie che rende la Messa come un concerto. Sono stanchi di sentire preti che considerano il latino “una lingua da ripostiglio” e il gregoriano come “canto noioso”. La Chiesa ha un patrimonio di musiche, preghiere straordinario. Perché esorcizzarlo come negativo per i nostri tempi e non cercare di riscoprirlo?
I fedeli come vivono la liturgia secondo lei?
Sentiamo che con la Riforma Liturgica c’è stato un miglioramento: io vedo più che altro confusione. Da una parte i fedeli dicono che è solo il sacerdote che consacra dall’altra ripetono le parole della Consacrazione rendendola una maxi concelebrazione. Cose dell’altro mondo! I fedeli non ne hanno colpa, assolutamente non mi permetto di giudicare quanta fede e devozione possano avere anche nel ripetere le parole recitate ad alta voce dal celebrante, ma è frutto dalla scarsa educazione che i preti forniscono. E’ difficile vivere bene la Liturgia, ma i preti devono dare l’esempio!
Questo “devono” implica una assenza di insegnamento?
Certamente, perché fedeli vedendo il celebrante che cambia le parole, che rende la Messa un teatro dove l’attore principale è lui stesso, sono portati a giudicare tali abusi leciti perciò non vedono niente di male nel commetterne anche loro (come quello di ripetere le parole del celebrante già citato).
A proposito commentate! E se avete domande non esitate a farle! Le sottoporrò al reverendo al più presto!![]()
L'intervista mi pare equilibrata ed esprime anche diversi punti in modo intelligente.
I punti che forse andrebbero sviluppati maggiormente sono:
- la liturgia e' un incontrare il Signore che si fa presente in mezzo a noi mediante la ripresentazione del sacrificio della Croce ? e' un modo di fare unita', di fare comunione tra di noi ? tutte e due le cose ? Qualcos'altro ? Se non abbiamo ben chiaro cos'e' la liturgia, non e' chiaro neanche in che modo e' meglio farla
Il mio sospetto e' che tante volte siamo noi che vogliamo "fare" la liturgia, mentre dovrebbe essere la liturgia a "farci"
- se uno si sente piu' attratto dalla Messa VO e un altro da quella NO, e' giusto che ognuno abbia quello che gli piace di piu' ? E' solo questione di gusti personali ? O e' in ballo qualcosa di piu' importante ? Si possono moltiplicare a piacere i diversi riti per soddisfare tutti i gusti ? Non dimentichiamo che prima del Concilio di Trento c'erano almeno una quarantina di riti diversi nella Chiesa Latina, e il Concilio opportunamente ritenne che fossero troppi, e aboli' tutti i riti che vantavano meno di 200 anni di vita; ne rimasero relativamente pochi (romano, ambrosiano e mozarabico e qualche variante).
Sugli abusi (che a dir la verita' ci possono essere sia nel NO che nel VO) e sulla scarsa conoscenza da parte dei fedeli del significato della Messa, non si puo' che dare ragione al reverendo
Non sono soltanto contrari al'ostentazione dell'ecumenismo (cosa che sarebbe giusta) bensì sono apertamente contrari all'Ecumenismo così come presentato nei documenti del Magistero. La cosa è ben diversa!
Attenzione a non generalizzare.... c'è in generale una tendenza verso la riscoperat del sacro ma la stragrande maggioranza dei preti giovani di latino, rito preconciliare e gregoriano non ne vuol affatto sapere.
Ultima modifica di Ambrosiano; 20-06-2008 alle 19:43 Motivo: Sistemati i tag
Sequenza alla Spirito Santo:
...Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa...
Perchè si dice "senza di te nulla è senza colpa"? cosa significa?
Dall'enciclica "Dominum et vivificantem" di Giovanni Paolo II.
67. Vogliamo concludere queste considerazioni nel cuore della Chiesa e nel cuore dell'uomo. La via della Chiesa passa attraverso il cuore dell'uomo, perché è qui il luogo recondito dell'incontro salvifico con lo Spirito Santo, col Dio nascosto, e proprio qui lo Spirito Santo diventa «sorgente di acqua, che zampilla per la vita eterna». Qui egli giunge come Spirito di verità e come Paraclito, quale è stato promesso da Cristo. Di qui egli agisce come consolatore, intercessore, avvocato--specialmente quando l'uomo, o l'umanità, si trova davanti al giudizio di condanna di quell'«accusatore», del quale l'Apocalisse dice che «accusa i nostri fratelli davanti al nostro Dio giorno e notte». Lo Spirito Santo non cessa di essere il custode della speranza nel cuore dell'uomo: della speranza di tutte le creature umane e, specialmente, di quelle che «possiedono le primizie dello Spirito» ed «aspettano la redenzione del loro corpo». Lo Spirito Santo, nel suo misterioso legame di divina comunione col Redentore dell'uomo, è il realizzatore della continuità della sua opera: egli prende da Cristo e trasmette a tutti, entrando incessantemente nella storia del mondo attraverso il cuore dell'uomo.
Qui egli diventa --come proclama la Sequenza liturgica della solennità di Pentecoste-- vero «padre dei poveri, datore dei doni luce dei cuori»; diventa «dolce ospite dell'anima», che la Chiesa saluta incessantemente sulla soglia dell'intimità di ogni uomo. Egli, infatti, porta «riposo e riparo» in mezzo alle fatiche, al lavoro delle braccia e delle menti umane; porta «riposo» e «sollievo» in mezzo alla calura del giorno, in mezzo alle inquietudini, alle lotte e ai pericoli di ogni epoca; porta, infine, la «consolazione», quando il cuore umano piange ed è tentato dalla disperazione. Per questo, la stessa Sequenza esclama: «Senza la tua forza nulla è nell'uomo, nulla è senza colpa». Solo lo Spirito Santo, infatti, «convince del peccato», del male, allo scopo di instaurare il bene nell'uomo e nel mondo umano: per «rinnovare la faccia della terra». Perciò, egli opera la purificazione da tutto ciò che «deturpa» l'uomo, da «ciò che è sordido»; cura le ferite anche più profonde dell'umana esistenza; cambia l'interiore aridità delle anime, trasformandole in fertili campi di grazia e di santità.
Quello che è «rigido - lo piega», quello che è «gelido - lo riscalda», quello che è «sviato - lo raddrizza» lungo le vie della salvezza. Pregando così, la Chiesa incessantemente professa la sua fede: c'è nel nostro mondo creato uno Spirito che è un dono increato. È questi lo Spirito del Padre e del Figlio: come il Padre e il Figlio, è increato, immenso, eterno, onnipotente, Dio, Signore. Questo Spirito di Dio «riempie l'universo», e tutto ciò che è creato in lui riconosce la fonte della propria identità, in lui trova la propria trascendente espressione, a lui si volge e lo attende, lo invoca col suo stesso essere. A lui, come a Paraclito, a Spirito di verità e di amore, si rivolge l'uomo che vive di verità e di amore e che senza la fonte della verità e dell'amore non può vivere. A lui si rivolge la Chiesa, che è il cuore dell'umanità, per invocare per tutti ed a tutti dispensare quei doni dell'amore, che per mezzo suo «è stato riversato nei nostri cuori». A lui si rivolge la Chiesa lungo le intricate vie del pellegrinaggio dell'uomo sulla terra: e chiede, incessantemente chiede la rettitudine degli atti umani come opera sua; chiede la gioia e la consolazione, che solo lui, il vero consolatore, può portare scendendo nell'intimo dei cuori umani; chiede la grazia delle virtù, che meritano la gloria celeste; chiede la salvezza eterna, nella piena comunicazione della vita divina, a cui il Padre ha eternamente «predestinato» gli uomini, creati per amore ad immagine e somiglianza della Santissima Trinità.
La Chiesa col suo cuore, che in sé comprende tutti i cuori umani, chiede allo Spirito Santo la felicità, che solo in Dio ha la sua completa attuazione: la gioia «che nessuno potrà togliere», la gioia che è frutto dell'amore e, dunque, di Dio che è amore; chiede «la giustizia, la pace e la gioia nello Spirito Santo», in cui, secondo san Paolo, consiste il Regno di Dio. Anche la pace è frutto dell'amore: quella pace interiore, che l'uomo affaticato cerca nell'intimo del suo essere. quella pace chiesta dall'umanità, dalla famiglia umana dai popoli, dalle nazioni, dai continenti, con una trepida speranza di ottenerla nella prospettiva del passaggio dal secondo al terzo Millennio cristiano. Poiché la via della pace passa in definitiva attraverso l'amore e tende a creare la civiltà dell'amore, la Chiesa fissa lo sguardo in colui che è l'amore del Padre e del Figlio e, nonostante le crescenti minacce, non cessa di aver fiducia, non cessa di invocare e di servire la pace dell'uomo sulla terra. La sua fiducia si fonda su colui che, essendo lo Spirito-amore, è anche lo Spirito della pace e non cessa di esser presente nel nostro mondo umano, sull'orizzonte delle coscienze e dei cuori, per «riempire l'universo» di amore e di pace. Davanti a lui io m'inginocchio al termine di queste considerazioni, implorando che, come Spirito del Padre e del Figlio, egli conceda a noi tutti la benedizione e la grazia, che desidero trasmettere, nel nome della Santissima Trinità, ai figli e alle figlie della Chiesa ed all'intera famiglia umana.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 18 maggio, Solennità di Pentecoste, dell'anno 1986, ottavo del mio Pontificato.
Giovanni Paolo II non poteva spiegarlo meglio!
ciao a tutti
volevo informare che domenica 9 novembre presso la chiesa di san Rocco a Cavaria con Premezzo vicino la piazza della chiesa di Cavaria si aprirà una mostra con piviali e pianete.
apertura ore 10:00