
Originariamente Scritto da
Abbas S:Flaviae
La liturgia è catabasi di Dio e anabasi dell'uomo, queste due dimensioni si fondono insieme e vanno parimenti rispettate perché l'azione liturgica sia pienamente e realmente vissuta. Tralasciando l'aspetto della catabasi, che esula da questo thread, vorrei dire una parola sull'anabasi.
Anabasi è propriamente l'ascesa dell'uomo verso Dio, come risposta alla discesa di Dio verso l'uomo, e si esprime proprio attraverso la lode mediante il culto. Questo aspetto non può che assumere modalità differenti a seconda della cultura in cui l'azione di lode viene a compiersi, semplicemente perché il modo in cui un norvegese loda (che sia lode a Dio o agli uomini poco cambia) è differente dal modo in cui lo fa un siciliano, un palestinese, un cinese, un congolese o un brasiliano.
Entra in gioco, qui, la questione sempre attuale dell'inculturazione, che non dobbiamo mai perdere di vista. La liturgia dev'essere unisona ma mai asettica, deve aiutarci a lodare Dio non come un gruppo di corde vocali clonate, ma come un coro, ove, pur cantando il medesimo inno, alcuni sono bassi, altri tenori, altri soprani e così via.
Questo lo dico perché certi commenti appaiono fortemente irrispettosi della sensibilità culturale e spirituale di alcuni popoli. A me può non piacere il continuo cantare delle celebrazioni africane, ma rispetto profondamente la loro cultura e mi commuove la passione e la gioia, assai tangibili delle loro celebrazioni. Allo stesso modo guardo a una celebrazione solenne fatta in Sardegna, ove la sensibilità di quel popolo ama lodare Dio anche attraverso la solenne bellezza del filet e dell'intaglio, che sono un'antica tradizione soprattutto nel Meridione e nelle Isole.
Il Papa, come giustamente è stato fatto notare, condanna l'abuso di queste cose e, soprattutto, condanna chi le usa per abbellire se stesso anziché onorare e lodare Dio, ma questo non significa che vanno bruciati o disprezzati. Bisogna solo saperli usare nel modo e nel momento giusto.
Invito a un maggior rispetto della cultura e delle tradizioni, che sono fondamentali per la fede, una fede asettica è già morta, perché nessuno la sentirà propria. Se Dio avesse voluto una fede asettica non si sarebbe manifestato al suo popolo e, soprattutto, non si sarebbe incarnato per farsi Uomo fra gli uomini, sarebbe rimasto nel lontano abisso della sua eternità, facendosi immaginare come un irraggiungibile puntino bianco.
E' chiaro che la cultura deve rispettare a sua volta la fede e la liturgia, evitando gli abusi, perché è solo con questo rispetto reciproco che possono aiutare l'uomo a crescere.