Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronache dall'Arcidiocesi di Milano. Archivio anno 2011.

  1. #1
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    Cronache dall'Arcidiocesi di Milano. Archivio anno 2011.

    CRONACHE
    DALL'ARCIDIOCESI DI MILANO

    Anno 2011



    Archivio
    delle cronache
    dall'Arcidiocesi di Milano
    per anno:

    Anno 2009

    Anno 2010

    Anno 2011

    Anno 2012







    Ottava del Natale nella Circoncisione del Signore[/SIZE][/FONT]
    44ª Giornata per la Pace
    Omelia
    Milano – Duomo, 1° gennaio 2011


    Per una rinnovata fraternità ecumenica


    Vi saluto con viva cordialità e vi auguro un anno di gioia e di pace, “fratelli e sorelle in Cristo”. Di proposito uso questo appellativo nel saluto che vi sto rivolgendo: è un appellativo che ha la forza di evocare il senso originale e profondo che nelle Scritture possiede il nome.

    Il nome
    Come sappiamo, per la Bibbia il nome dice l’essere profondo della persona, dell’io aperto al tu, e dunque in relazione. Ora, chiamarci “fratelli e sorelle in Cristo” significa che noi siamo in relazione, più precisamente in una relazione paritetica e familiare, fondata in Gesù, in colui che ci ha introdotti come figli e figlie nella comunione stessa di Dio.
    La nostra adozione a figli è connessa con l’annuncio del Verbo di Dio che si è fatto carne: “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). È stato questo l’annuncio di gioia nella notte di Natale.
    Abbiamo un unico Padre, lo stesso Padre di Gesù Cristo! Dal suo Spirito siamo resi tra noi fratelli e sorelle! Questo nostro comune nome ci rimanda alla comune paternità di Dio: un’unica grande famiglia di figli e figlie, di fratelli e sorelle abbracciati dall’unico Padre. Infatti il senso biblico del nome proprio di Dio indica la sua relazione di prossimità e di amore: Io sono “con” voi e “per” voi. A nostra volta, chiamarci con un nome, che dice il nostro essere tra noi in una relazione fraterna, è davvero cosa stupenda. E’ la venuta del Figlio di Dio nella nostra carne umana che ha reso e sempre rende possibile questa relazione. Mi sembra significativo sottolinearlo proprio oggi, perché tutte tre le letture bibliche che abbiamo ascoltato sono incentrate sul nome.
    Nella prima lettura Dio dice: “Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò” (Nm 6,27). È la benedizione che egli affida ai sacerdoti del suo popolo. Essi lo benediranno con la triplice ripetizione del suo nome proprio. È il nome che Dio aveva rivelato a Mosè, al roveto ardente, e che nella benedizione sacerdotale, per non essere pronunciato, viene sostituito tre volte con il termine “il Signore”.
    Nel Vangelo Luca ricorda che al Figlio di Dio, otto giorni dopo la nascita, “fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo” (Lc 2,21). Sì, il suo era un nome comune tra gli ebrei, ma scelto da Dio stesso per il proprio Figlio.
    E infine l’apostolo Paolo, scrivendo ai Filippesi, afferma di Gesù: “Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi…” (Fil 2,9-10). Gesù a Pasqua riceve dunque il nome stesso di Dio, perché “ogni lingua proclami: ‘Gesù Cristo è Signore!’, a gloria di Dio Padre” (Fil 2,11). È questa la fede che come cristiani siamo chiamati ad annunciare al mondo. E siamo chiamati ad annunciarla insieme!

    La fraternità ecumenica
    Mi è caro allora rivolgere l’appellativo “fratelli e sorelle in Cristo” a tutta questa assemblea liturgica, alle persone qui riunite che la medesima fede e l’unico battesimo hanno reso testimoni dello stesso Vangelo, nella sequela dell’unico Signore e Maestro. Il mio pensiero e il mio saluto vanno in particolare ai rappresentanti del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano: con la loro presenza essi ci offrono un segno tangibile di amicizia fraterna. E’ un’amicizia espressione di quella comunione in Cristo che lo Spirito ha già realizzato e che, grazie al movimento ecumenico, già sperimentiamo nella “fraternità ritrovata” (cfr. Giovanni Paolo II, enciclica Ut unum sint). E’ vero: le nostre Chiese non hanno ancora raggiunto la pienezza della comunione visibile, ma in noi è viva la speranza che un giorno la possano riconoscere e canonicamente sancire.
    Per questo, anche se oggi non condividiamo in pienezza con tutti i rappresentanti del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano la mensa eucaristica, tutti sono graditi ospiti in questa celebrazione. Rilevo in particolare che la liturgia della nostra Chiesa ambrosiana, a otto giorni dal Natale, mette a fuoco un aspetto essenziale dell’Incarnazione di Dio: l’appartenenza di Gesù al popolo ebraico. Con la sua circoncisione egli porta nella propria carne, fin sulla croce, il segno che contraddistingue ogni maschio del popolo dell’alleanza.
    In questo mese di gennaio ci attende inoltre la comune preghiera per l’unità dei cristiani, cui sono dedicati otto giorni dal 18 al 25 preceduti dalla giornata del 17 gennaio. Quest’ultima, Giornata del dialogo cristiano-ebraico, è importante per scoprire il nesso che esiste tra il cammino dei cristiani verso l’unità e la necessaria conversione dei nostri rapporti con il popolo ebraico.
    L’antico scisma, avvenuto nel II secolo tra il movimento dei discepoli di Gesù e il movimento giudaico sopravvissuto alla fine del tempio di Gerusalemme, appare come prototipo dei successivi scismi che hanno diviso la cristianità. Ora, per avere in noi “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5), è necessario abbandonare definitivamente i pregiudizi secolari nei confronti degli ebrei e, alla luce del Vangelo di Gesù e della sua testimonianza di fede e di amore, ripensare ai rapporti con coloro che credono nello stesso e unico Signore Dio.
    La Giornata dell’Ebraismo - introdotta esattamente 20 anni fa, il 17 gennaio 1990, dai Vescovi italiani per le comunità cattoliche - è stata assunta e condivisa, per la città di Milano, nel 2004 da tutto il Consiglio con le sue 18 Chiese di diversa confessione. Anche questo è un piccolo ma positivo segno di speranza, di fraternità ecumenica, sulle vie dell’unità.

    La libertà religiosa
    La Chiesa cattolica celebra oggi, primo giorno dell’anno civile, la Giornata mondiale della pace. Papa Benedetto XVI quest’anno l’ha voluta dedicare a un tema di grande importanza e di estrema attualità: “Libertà religiosa, via per la pace”.
    Il suo messaggio inizia precisandone la radice e i contenuti fondamentali: “Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata…” (n. 2); “Si potrebbe dire che, tra i diritti e le libertà fondamentali… gode di uno statuto speciale… è anche un’acquisizione di civiltà politica e giuridica… non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra… Essa è ‘la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani’ (Giovanni Paolo II)” (n. 5). In particolare il Papa afferma che la libertà religiosa “valorizza e mette a frutto le più profonde qualità e potenzialità, capaci di cambiare e rendere migliore il mondo” (n. 15). Ma nello stesso tempo ricorda che “ancora oggi si registrano persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e di intolleranza basati sulle religioni” (n. 13). E come tutti con profonda amarezza e sconcerto sappiamo, “in Asia e in Africa le principali vittime sono i membri delle minoranze religiose, ai quali viene impedito di professare liberamente la propria religione o di cambiarla, attraverso l’intimidazione e la violazione dei diritti, delle libertà fondamentali e dei beni essenziali, giungendo fino alla privazione della libertà personale o della stessa vita” (n. 13). Oggi sono spesso i cristiani ad essere vittime di fanatismi presenti in altre religioni.
    C’è dunque la necessità e l’urgenza di difendere la libertà delle minoranze religiose “le quali – precisa il Papa - non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale” (n. 13). Questo, ovviamente, vale per tutti, anche per i cristiani e i cattolici in particolare, sia dove e quando sono una minoranza osteggiata, sia dove e quando sono una maggioranza privilegiata. La coerenza non è sempre facile e può costare moltissimo. Così come è costata moltissimo ai ventuno cristiani copti uccisi ieri notte in un attentato mentre erano in preghiera ad Alessandria d’Egitto. Episodio grave e non isolato, purtroppo: in questi mesi in ragione della loro fede sono stati perseguitati e uccisi altri cristiani in Iraq, Pakistan, Filippine, Nigeria, India e in altri Paesi.
    Chi agisce così non è solo persecutore e nemico dei cristiani, ma persecutore e nemico dell’Islam, di tutte le religioni, e anzitutto persecutore e nemico dell’uomo e del suo desiderio profondo e inalienabile di esprimere il desiderio di Dio. Mentre manifestiamo ai rappresentanti della comunità copta a Milano, presenti a questa celebrazione, la nostra vicinanza umana e spirituale, preghiamo affinché cessino le violenze sui cristiani e ogni tipo di violenza. E mentre preghiamo per chi è stato ucciso, per le loro famiglie, per chi – in molte parti del mondo - professa la propria fede in Gesù Cristo mettendo in pericolo la propria vita, noi stessi ci sentiamo interrogati sulla nostra fede, qui, oggi. Per noi, l’amore per il Signore Gesù è realtà seria e impegnativa? Vale come la nostra esistenza terrena? Cosa siamo pronti a perdere per testimoniare la centralità del Signore nella nostra vita? Proprio in questo Duomo, nello scorso mese di giugno abbiamo celebrato i funerali di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia, ucciso a causa della sua fede. La sua testimonianza cristiana forte e gentile, appassionata e dialogante, indomabile ma sempre rispettosa della fede degli altri sia - per noi e per tutti i cristiani che vivono in situazioni di persecuzione - modello e stimolo per vivere la serietà della fede e il dovere della testimonianza.
    Il messaggio di Benedetto XVI, inoltre, ci riserva un avvertimento, che può interessare anche noi in Italia, quando scrive: “La strumentalizzazione della libertà religiosa per mascherare interessi occulti, come ad esempio il sovvertimento dell’ordine costituito, l’accaparramento di risorse o il mantenimento del potere da parte di un gruppo, può provocare danni ingentissimi alle società” (n. 7). Urge allora più vigilanza cristiana da parte dei cristiani nei confronti di reciproche strumentalizzazioni che potrebbero svilupparsi tra potere politico e potere religioso.
    La scelta del tema della libertà religiosa come via per la pace è stata suggerita anche dalla ricorrenza, nel prossimo ottobre 2011, del XXV anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace, convocata ad Assisi nel 1986 da Giovanni Paolo II. Fu un gesto profetico che mise in moto molteplici iniziative di incontro e dialogo tra leader ed esponenti delle diverse religioni. Ricordo in particolare due appuntamenti a noi più vicini: gli annuali Incontri internazionali di preghiera per la pace, approdati anche a Milano nel 1993 e nel 2004, e la più recente nascita a Milano di un piccolo Forum delle Religioni.
    Anche in collaborazione con questo Forum la nostra città si preparerà a celebrare, fra due anni, la ricorrenza del XVII centenario di una data storica, il 313, quando a partire da Milano si diffuse la comunicazione che in tutto l’impero romano era concessa la libertà di culto ad ogni forma religiosa. La religione pagana cessava così di essere la religione ufficiale e il culto cristiano assumeva pubblica legittimità. Evidentemente l’ottica di Costantino era funzionale alla “pax romana” e all’unità politica dell’impero. Ma il IV secolo, anche se non poteva conoscere l’idea moderna di “libertà religiosa” quale fondamentale diritto umano, segnò certamente una svolta decisiva per la storia del cristianesimo come religione.

    La kenosi ecclesiale
    Nel cosiddetto “spirito di Assisi”, che privilegia la piccolezza e la minorità, anche noi ora vogliamo pregare e invocare la benedizione di Dio sul nuovo anno civile, perché – come scrive Benedetto XVI - “tutti gli uomini e le società ad ogni livello ed in ogni angolo della Terra possano sperimentare la libertà religiosa, via per la pace!” (n.15).
    La lettera ai Filippesi, che la liturgia oggi ci ha fatto riascoltare, ci invita a meditare con grande serietà sulla via di abbassamento che Cristo Gesù ha scelto e ha seguito fino alla morte di croce. Egli “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini …” (Fil 2,6-8). Le nostre Chiese sono disposte a seguirlo lungo questa stessa via di kenosi, di svuotamento, di abissale umiltà? Come singoli fedeli e come Chiese sappiamo noi “diminuire” di importanza e di prestigio mondani, per attenderci solo da Dio gloria e riconoscimenti? Di Gesù è detto che è Dio a conferirgli onore e gloria: “Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami: ‘Gesù Cristo è Signore!’, a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 9-11).
    Quale luminosa grazia se un giorno si potesse dire questo di noi e della nostra Chiesa! Non è impossibile, se davvero ci affidiamo alla benedizione biblica ascoltata: “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia” (Nm 6, 25).
    Che Dio ci conceda di crederlo, fratelli e sorelle in Cristo. E per noi e per la Chiesa del Signore sia davvero così. Amen!

    + Dionigi card. Tettamanzi
    Arcivescovo di Milano

    http://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/omelia_pace.pdf

  2. #2
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    Solennità dell’Epifania del Signore
    Omelia
    Milano-Duomo, 6 gennaio 2011

    L’EPIFANIA DELLA “CONDISCENDENZA” DI DIO

    Carissimi,
    riascoltiamo le parole dell’antico profeta Isaia che la Chiesa, in questa Solennità dell’Epifania di Nostro Signore, offre al nostro cuore e alla nostra vita: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te» (Is 60,1-2).

    Su di te risplende il Signore
    Sono parole, queste, rivolte a una città che sta vivendo giorni difficili, molto simili ai nostri giorni di uomini e donne all’alba di questo terzo millennio. La gente di Gerusalemme non è stata risparmiata dalle difficoltà e dalle crisi.
    Passato l’entusiasmo di un tempo e ormai frustrate le promesse suscitate dai profeti Aggeo e Zaccaria, il sentimento comune è quello della delusione e dell’incertezza del futuro: sì, l’attesa manifestazione di Dio tarda ad apparire!
    Come giustificare questo ritardo? Come vivere in una situazione di crisi, di ambiguità, di sconcerto? Gli errori che i padri non hanno saputo evitare incombono sempre di più sulla nuova comunità, fortemente scossa dal pericolo di allontanarsi dall’adorazione del vero Dio per attaccarsi a forme religiose di idolatria, dalla frammentazione culturale ideologica del gruppo di quanti sono rientrati in patria, dal peso opprimente dei molti problemi sociali ed economici.
    Non tutti vivono con slancio e con zelo la fedeltà alla Legge di Dio. Vi sono alcuni che vorrebbero arroccarsi come gruppo separato e impedire i matrimoni con donne non giudee, per evitare di mischiarsi con gli stranieri, e altri invece che sognano una Gerusalemme capitale cosmopolita con abitanti raccolti dai quattro punti cardinali. Alcuni vorrebbero impedire agli stranieri di abitare a Gerusalemme, mentre altri arrivano a pensare che il Signore sceglierà i suoi sacerdoti persino dalle nazioni lontane e non soltanto dalla stirpe dei figli di Israele.
    E’ in questo contesto socio-culturale e religioso che risuona la voce del profeta. Le sue sono parole forti che tracciano una via di speranza nuova: il ritardo della manifestazione del Signore terminerà quando il popolo di Gerusalemme accetterà di fuggire non più dalla città di Babilonia, ma dall’ingiustizia.
    C’è bisogno grande di un esodo nuovo: non come spostamento geografico da una terra all’altra, bensì come esodo «sul posto», come conversione del cuore. Gerusalemme riuscirà a diradare la tenebra che l’opprime e la nebbia che l’avvolge quando metterà fine alle situazioni di ingiustizia che l’affliggono e si lascerà ricreare e plasmare dallo Spirito, portatore della buona notizia e di un futuro di speranza, un futuro fatto di cure amorevoli per i cuori feriti e di consolazione per gli animi afflitti.
    Il cuore di Gerusalemme palpiterà di gioia e diventerà una città nuova - capace di aggregare a sé tutti - quando vivrà un culto “in spirito e verità”: un culto che non si ferma al ritualismo o alla pratica di una religione puramente esteriore, ma che è espressione di un cuore povero e umile, che cerca l’altro con il proprio dovere di giustizia e con il rispetto del diritto degli altri.
    Tutte le genti potranno camminare alla luce di Gerusalemme, tutte le carovane si incroceranno nelle vie impervie dei suoi monti e dei suoi torrenti, perché tutti potranno essere protagonisti, partecipi attivi e responsabili del futuro glorioso di Gerusalemme.
    Come si vede, il profeta del Signore parla in un periodo deprimente di delusione e di paura, ma la sua parola è un grido potente di speranza, di speranza ferma e certa che apre persino in quel momento di crisi una prospettiva di futuro positivo, creato dal manifestarsi della salvezza di Dio e della sua giustizia.

    Il coraggio del cammino: è apparsa la grazia di Dio
    Carissimi, in un certo senso la storia che ho ricordato è la storia di ogni tempo, luogo nel quale s’incrociano delusione e speranza, depressione e coraggio. Come ha scritto un grande teologo, “ogni epoca è sempre stata la peggiore. E se ve ne sono state di veramente peggiori, si tratta di quelle che produssero gli eventi più grandi. S. Agostino, questa fiaccola luminosa che ancora ci illumina, verso la fine della sua vita, era un piccolo vescovo assediato dai barbari, che vedeva crollare il grande impero, la cui storia sembrava confondersi con quella del mondo. [...] In pieno XIII secolo, il grande secolo della Cristianità, il più grande, quello che desta tanta nostalgia, quello che non tornerà più, la Cristianità credette giunta la sua ultima ora. Nessun grido di dolore universale può essere paragonato al discorso pronunciato da Innocenzo IV, nel 1245, a Lione, nel refettorio di Saint-Just: costumi abominevoli di prelati e di fedeli, insolenza dei Saraceni, scisma dei Greci, sevizie dei Tartari, persecuzione di un imperatore empio... queste le cinque piaghe delle quali muore la Chiesa; per salvare il salvabile che tutti si mettano a scavare delle trincee, solo rimedio contro i Tartari... «Questo secolo è un secolo di ferro!» gemeva Marsilio Ficino, nel XV secolo a Firenze! Non vi è materia sufficiente per infonderci coraggio?” (H.DE LUBAC, Paradossi e nuovi paradossi, Jaca Book, Milano 1989, p. 95). Ma il coraggio di camminare e di cercare Dio anche in questo nostro tempo, costruendo una nuova Gerusalemme capace di ridiventare «madre di tutti i popoli», ci viene soprattutto dall’amore grande del Signore, dalla “condiscendenza” di Dio che con i molteplici segni della sua presenza e con la sua Parola, che mai appassisce, ci sprona a rimanere uomini e donne della speranza.
    Come non sentirci confortati e spronati dalle parole dell’apostolo Paolo che la Chiesa oggi ci fa riascoltare? Il “credo” e il “coraggio” dell’apostolo possano diventare per noi certezza e decisione: «è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tito 2, 11-13).

    I Magi, maestri della ricerca per giungere a Gesù Messia
    Un insegnamento per la fiducia e il coraggio che dobbiamo avere ci viene da quei sacerdoti che provengono dall’Oriente, i Magi. L’evangelista Matteo li presenta come i primi adoratori di Cristo. Essi, davanti al bambino e sua Madre, fanno quella prostrazione che alcuni tra i discepoli, sul monte in Galilea quando il Figlio dell’Uomo glorificato appare a loro, ancora dubitano di fare.
    Questi Magi sono la primizia di tutti i popoli, resi discepoli del Messia figlio di Davide e figlio di Abramo, sì, ma anche Figlio di Dio. Essi, con la loro ricerca della Verità, arrivano alla soglia di Gerusalemme e della rivelazione. Hanno bisogno però di un maestro che indichi loro il senso della Parola rivelata. Lo trovano negli Scribi e nei Sacerdoti che conoscono le Scritture e danno loro la risposta alla domanda: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta…».
    Gli scribi, pur conoscendo la Parola, non si schiodano dal loro posto. I Magi, pur non avendo ricevuto in dono la Parola delle Sacre Scritture, attraverso gli Scribi di Gerusalemme arrivano a comprendere il compimento della rivelazione di Dio.
    Quando i Magi tornarono a vedere la stella «provarono una gioia grandissima». E’ interessante rilevare come l’evangelista Matteo utilizzi qui un’espressione che riprende dal profeta Giona, il quale «prova una gioia grandissima» quando può sostare all’ombra del kikāion, del ricino. Questa relazione ci permette di scoprire un ulteriore significato nella contrapposizione tra gli Scribi e i Magi. Gli Scribi sono come il Giona che fugge davanti alla Parola di Dio e, invece di dirigersi a oriente verso Ninive, tenta di raggiungere Tarshìsh, ossia il punto che sta nell’occidente più lontano, e questo perché teme che la propria parola di minaccia contro Ninive sia smentita dalla misericordia illogica del Signore, il Dio d’Israele e di tutti i popoli. I Magi, invece, rappresentano il Giona che non teme di andare a Ninive ad annunciare la minaccia, pur prevedendo che – davanti al cuore contrito degli abitanti della grande città – il Signore avrebbe abbandonato la minaccia e sarebbe passato al perdono.
    È l’altra strada che i Magi prendono al loro ritorno, non tornando a Gerusalemme da Erode: è la strada indicata dall’imprevedibile rivelazione della misericordia di Dio per tutte le genti. È la sua condiscendenza che si scopre dopo aver fatto la prostrazione a Gesù Messia.

    Gesù Signore, il volto di Dio
    Carissimi, la solennità d’oggi ci conduce, in comunione profonda con i Magi, ad accogliere e a vivere la grande grazia che è entrata e rimane nella nostra storia, nel vissuto quotidiano di tutti e di ciascuno di noi: la grazia della “condiscendenza” di Dio, del suo amore benevolo e misericordioso, una grazia generatrice di una vera e propria contemplazione.
    Sì, «Epifania» significa «manifestazione», ma manifestazione di qualche cosa che appare e risplende in una forma vivente e concreta. È quanto il Vangelo di Giovanni ha proclamato nella notte del Natale: «Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre» (Gv 1,14).
    Questa gloria non è solo un pensiero o un sentimento. Noi l’abbiamo contemplata con i nostri occhi, perché nella persona vivente e concreta di Gesù gli apostoli hanno contemplato ciò che ci hanno trasmesso nella testimonianza evangelica: nella carne di Gesù – questo è il grande mistero – si rivela l’inaccessibile di Dio. E’ questa la grande «epifania» che ha cambiato e continua a cambiare la storia.
    Vorrei tanto che tutti noi facessimo l’esperienza degli apostoli quando «contemplarono la gloria di Dio». Certo, noi non possiamo più vedere la «carne» di Gesù di Nazaret come «epifania» del mistero del suo essere Figlio di Dio, ma possiamo guardare le persone che attorno a noi cercano aiuto per superare i molti motivi di delusione, di povertà e di bisogno. Di qui deve oggi passare la nostra esperienza di «epifania» della “condiscendenza” di Dio.
    Chiediamo allora al Signore che ci arricchisca del suo amore benevolo e misericordioso e ci renda strumenti vivi che ridonano questo stesso amore a quanti incontriamo sulla strada della nostra vita imploranti attenzione, vicinanza, comprensione e aiuto. Chiediamo al Signore che faccia dei nostri gesti di nostro amore fraterno, soccorrevole, solidale e generoso una specie di “sacramento”, ossia un segno e uno strumento della stessa “condiscendenza” di Dio.
    Che il Signore renda ciascuno di noi in qualche modo “il volto di Dio” che si rivela ai fratelli e alle sorelle poveri e bisognosi che invocano la nostra condivisione. Così l’epifania si rinnova ogni giorno e riaccende nel nostro cuore e nella nostra vita la “condiscendenza” di Dio, il suo amore benevolo e misericordioso verso tutti!

    + Dionigi card. Tettamanzi
    Arcivescovo di Milano

    http://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/omelia_pontificale_epifania.pdf

  3. #3
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    Corsi, incontri e ritiri nel prossimo periodo:

    • dall'8 gennaio: incontri per cammino spirituale per ragazze a cura del Centro Diocesano Vocazioni.
    • dal 10 gennaio: Scuola di formazione per i responsabili dell'oratorio
    • 10-14 gennaio: settimana per i nuovi incarichi pastorali, a cura della Formazione permanente per il clero.
    • 13 gennaio: giornata di studi del Centro Studi di Spiritualità della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano: "il corpo nell'esperienza cristiana".
    • 14 gennaio: a Lecco incontro dell'Arcivescovo con gli amministratori locali.
    • 15 gennaio: presentazione del tema e dei contenuti del prossimo Carnevale Ambrosiano.
    • 15 gennaio: presentazione dell'itinerario per ragazzi davanti all'urna di San Carlo in duomo.
    • 16 gennaio: convegno diocesano fidanzati 2011
    • 18-25 gennaio: settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
    • 20 gennaio: a Lecco incontro dell'Arcivescovo con gli amministratori locali.
    • 21 gennaio: a Monza incontro dell'Arcivescovo con gli amministratori locali.
    • 22 gennaio: a Milano, assemblea diocesana missionaria.
    • dal 31 gennaio: secondo ciclo della Scuola Biblica in città
    • 4 febbraio: a Milano incontro dell'Arcivescovo con gli amministratori locali.

  4. #4
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    Per Toniolo beato «Milano non può che esultare»

    Le parole del cardinale Tettamanzi dopo l’annuncio della beatificazione del promotore dell’Università Cattolica.
    «Viva soddisfazione e immensa gioia spirituale» dell’Arcivescovo, che presiede l’Istituto intitolato allo studioso



    14.01.2011

    Con quello di Karol Wojtyla, nell’elenco dei prossimi beati per i quali Benedetto XVI ha firmato oggi i decreti, spicca il nome del professor Giuseppe Toniolo, laico e padre di famiglia, ordinario di Economia politica all’Università di Pisa ed esponente di primo piano del cattolicesimo sociale in Italia, che lo riconosce come fondatore della Settimana sociale dei cattolici italiani e promotore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, fondata materialmente da padre Agostino Gemelli, la cui gestione è stata affidata per questo dalla Santa Sede e dalla Cei proprio all'Istituto Toniolo. Vissuto tra il 1845 e il 1918 - ha spiegato a Radio Vaticana il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi - il professor Toniolo rappresenta non solo per l’Italia «una figura di grande rilievo culturale».
    Anche se non fu mai propriamente impegnato nella sfera politica, Toniolo fu tra i fondatori della Fuci e può essere considerato come uno degli ispiratori della Dc di De Gasperi. Fanfani e La Pira furono in particolare i devoti continuatori del suo cattolicesimo sociale. Era venerabile dal 14 giugno 1971, quando Paolo VI chiuse l’esame della sua vita col decreto di eroicità delle virtù. «Viva soddisfazione e immensa gioia spirituale» sono state espresse dal cardinale Dionigi Tettamanzi, che presiede l’Istituto intitolato allo studioso. Ricordando la profonda ambrosianità di Toniolo, l’Arcivescovo sottolinea: «Milano non può che esultare»

  5. #5
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    San Carlo, santità e riforma
    Un modello per i preti oggi

    A Triuggio la Tre giorni parroci della città
    di Milano. Il vicario episcopale monsignor
    De Scalzi: «Nella memoria di tutti
    la sua figura di “pastore” che ha dedicato
    la vita al popolo di Dio»

    17.01.2011


    La santità di San Carlo può diventare il riferimento per rileggere il nostro tempo e il ministero sacerdotale? Si svilupperà a partire da questo interrogativo la riflessione, sul tema “Santità e riforma”, al centro della Tre giorni Parroci della città di Milano, che si terrà a Triuggio, presso Villa Sacro Cuore, dal 23 al 26 gennaio, a cura della Formazione permanente del clero della Diocesi di Milano e della Zona pastorale I - Milano città.
    «C’è un aspetto della vicenda spirituale di San Carlo che evoca una certa consonanza con la nostra condizione di Chiesa - anticipa monsignor Erminio De Scalzi, Vicario episcopale della Zona pastorale I -. San Carlo vive il travaglio di un passaggio culturale ed ecclesiale profondo, la trasformazione di un’immagine di Chiesa e di fede, che vedrà nascere quella che ancora oggi chiamiamo la Chiesa tridentina. Vive un concilio e il tempo immediatamente successivo della sua attuazione, vive il compito di dare una forma nuova alla Chiesa».
    «L’impegno di ri-forma della Chiesa da parte di San Carlo - continua - è diventato un vero e proprio cammino spirituale, che gli ha chiesto forza, coraggio, pazienza, intelligenza, costanza, lungimiranza e conversione. Questo è stato il suo cammino di santità. Infatti rimane nella memoria di tutti la sua figura di “pastore” che ha dedicato la vita al popolo di Dio, che ha saputo animare profondamente le forme concrete della pastorale. L’edificazione della Chiesa lo ha consumato, ma al tempo stesso ha fatto emergere la santità della sua fede, perché solo la santità è capace di cambiare e convertire la Chiesa».
    Durante la Tre giorni i parroci di Milano proveranno dunque a rileggere il loro ministero e il tempo di Chiesa che stiamo vivendo, e saranno aiutati da illustri relatori. Dopo l’arrivo a Triuggio per la cena di domenica 23, i lavori inizieranno lunedì 24 alle 9.45 con l’intervento di monsignor Claude Dagens, già membro dell’Académie française, vescovo di Angoulême; nel pomeriggio ci sarà una relazione storica sulle due stagioni postconciliari, quella di San Carlo e la nostra, tenuta dal professor don Saverio Xeres, docente presso la Facoltà Teologica di Milano; in serata, la proiezione del film Uomini di Dio. Martedì 25 sarà presente il Vicario generale della Diocesi di Milano, monsignor Carlo Redaelli, che aprirà la giornata presiedendo la Messa del mattino e la chiuderà con una conversazione serale. Inoltre interverranno i professori don Roberto Repole, docente di ecclesiologia presso la Facoltà teologica di Torino, e padre Elmar Salmann, benedettino, docente di filosofia e teologia sistematica presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo, la Pontificia Università Gregoriana e la Hochschule für Philosophie di Monaco. Mercoledì 26, infine, monsignor Renato Corti, vescovo di Novara, presenterà la storia di santità di John Henry Newman, cardinale, teologo e filosofo inglese, soffermandosi sulla sua conversione e la sua visione del ministero sacerdotale. La conclusione dei lavori è prevista alle 12.30.
    Iscrizioni direttamente a Triuggio presso Villa Sacro Cuore (tel. 0362.919322; fax 0362.919344). Quota soggiorno euro 150 più 30 per spese organizzative.


    fonte: http://www.chiesadimilano.it/or4/or?...ex&oid=2685887
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  6. #6
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    Famiglia in festa:
    «Maggiore cura per i più piccoli»
    Domenica la Diocesi celebrerà la Giornata in cammino verso l’Incontro mondiale

    24.01.2011
    di Pino NARDI

    «Cara mamma, caro papà, sono proprio felice di essere vostro figlio. Con voi il mondo e la vita mi sembrano belli e gioiosi, non vi cambierei con nessuno al mondo. Mamma sei la più bella del mondo, papà il più forte e sapiente di tutti. Mi piace tanto passare del tempo con voi, quando siete lì con me e mi date retta, mi ascoltate, mi coccolate, mi fate fare le cose dei grandi, mi preparate il cibo, mi insegnate a pregare... Sento talvolta quanto siete presi e occupati nei vostri pensieri e allora, per farvi accorgere che ci sono, ne invento un po’ di tutti i colori, almeno poi mi date retta e siete lì con me».
    Inizia così la lettera ai genitori distribuita nelle Chiese ambrosiane in preparazione alla Festa della famiglia del 30 gennaio. È la prima delle quattro Giornate “sociali” che verranno dedicate quest’anno in particolare proprio ai bambini. “I nostri piccoli al centro” è infatti il tema della Festa di domenica prossima (approfondimenti su www.chiesadimilano.it). La lettera vuole stimolare i genitori a parlare, a confrontarsi con i propri figli, che spesso la frenesia della vita porta a trascurare o a dedicare loro solo scampoli di tempo insieme. La proposta è quella di trascorrere una sera di questa settimana per parlare tra loro dei propri bimbi, leggendo la lettera e immaginando una possibile risposta. «Cercando di mettersi nei panni dei propri “piccoli” i genitori si interrogano sul “funzionamento” della famiglia chiedendosi se i ritmi quotidiani e settimanali sono rispettosi delle esigenze dei loro bambini - sottolinenano i responsabili diocesani del Servizio per la Famiglia e quello per la Vita sociale -. È possibile verificare il tempo dedicato al lavoro chiedendosi: è tutto indispensabile? Mi permette di avere un rapporto vero coi miei piccoli? Posso modificare qualche cosa? Si può mettere a fuoco il modo di trascorrere il tempo libero e la festa con queste domande: qual è la qualità della mia presenza in casa nei giorni non lavorativi? Quanto è sgombra la mia testa perché io sia veramente disponibile per i bambini? Come faccio loro vivere la festa? A questa fase individuale seguirà poi la condivisione e il confronto in coppia».
    In concreto allora i genitori si impegnano a creare occasioni nella settimana per raccontare alcuni episodi della loro infanzia, per guardare insieme le foto della famiglia, per fare memoria dell’infanzia e parlarne anche per chi ha i figli più grandi. Domenica prossima, oltre all’animazione specifica durante le Messe, molte parrocchie promuoveranno il «pranzo in oratorio in modo, pensato quale occasione per avvicinare famiglie non ancora inserite in parrocchia, magari migranti o famiglie in situazione di separazione o nuova unione, che in questa occasione possono sperimentare il volto accogliente della comunità».
    «Constato come non sempre le nostre città e i nostri paesi sono “a misura di bambino”: dal punto di vista abitativo, dei tempi e dei ritmi di vita... - ha sottolineato il cardinale Tettamanzi nell’omelia della Notte di Natale -. Sempre gli asili nido e le scuole dell’infanzia sono sufficienti e accessibili anche alle famiglie con un reddito contenuto? Sempre sono adeguati gli spazi per il gioco, la socializzazione e la formazione culturale? Specialmente a motivo del lavoro fuori casa di entrambi i genitori, spesso i bambini vivono situazioni di solitudine domestica, proprio laddove dovrebbero sperimentare relazioni ricche e significative. Siamo di fronte ad una povertà relazionale, affettiva ed educativa che può essere superata dal “dono” più prezioso di cui i bambini hanno necessità: il tempo e la disponibilità all’ascolto e alla compagnia».

    (Fonte: http://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.main.index&oid=2695250 )

  7. #7
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    Ecco le nomine e rinunce diocesane del mese di gennaio 2011.

    Mese di gennaio 2011
    Ogni giorno che passa è un giorno in meno - COMING SOON!

  8. #8
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    12 febbraio
    Un convegno sui due anni del Fondo

    Al Centro congressi Fondazione Cariplo alla vigilia della Giornata della solidarietà. Tra i relatori, Aldo Bonomi, Giuseppe Guzzetti, l’arcivescovo di Barcellona e il cardinale Tettamanzi

    “Chiesa, crisi, solidarietà: due anni di Fondo Famiglia-Lavoro” è il tema del convegno in occasione della Giornata della solidarietà, che si terrà sabato 12 febbraio, dalle 9.30 alle 12.30, presso il Centro congressi Fondazione Cariplo, in via Romagnosi 6 a Milano.
    Introdurrà mons. Eros Monti, vicario episcopale per la Vita sociale, su “Solidarietà sociale e solidarietà ecclesiale”. Verrà poi proiettato il video Il Fondo famiglia-lavoro: una risposta ecclesiale attiva e partecipata. Proseguirà il sociologo Aldo Bonomi, direttore dell’Istituto di ricerca Consorzio Aaster: “Dal Welfare alle ‘comunità di cura’: verso quale società siamo incamminati?”. Giuseppe Guzzetti, presidente Fondazione Cariplo, proporrà la riflessione su “Quanto resta della crisi? Che cosa ci è possibile apprendere e quanto ci è dato sperare”. Ci sarà anche un ospite internazionale: il cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona, che parlerà su “Chiese costruttrici di solidarietà per il futuro dell’Europa. La Chiesa in Spagna: l’esperienza di Barcellona. Testimonianze, insegnamenti, prospettive per il futuro”. “Una solidarietà che si fa storia. Da una spontaneità occasionale a una con-cittadinanza solidale” è invece il tema che affronterà il cardinale Tettamanzi. Seguiranno le testimonianze di persone impegnate sul territorio.
    Il convegno offre la possibilità di guardare oltre il momento attuale: non per dimenticare la crisi ancora in atto, ma per capire quali nuovi scenari si attendono e quali timori e speranze si possono coltivare, per imparare da questa crisi. Si potrà capire come passare da un welfare ormai superato a forme reinventate dalla società civile, come le “comunità di cura”, senza far venir meno le responsabilità istituzionali. Si approfondirà l’esigenza di rivedere un’economia che, da finanziarizzata e chiusa al bene comune, possa divenire motore di un rinnovato sviluppo, sociale e occupazionale. Si potrà soprattutto ascoltare alcune esperienze ecclesiali trainanti in ambito europeo. Infatti i due cardinali presenteranno altrettante immagini di comunità cristiane solidali, in grado non solo di offrire aiuto concreto a chi è nel bisogno, ma di contribuire all’edificazione di una concittadinanza nuova, intessuta da relazioni, che supera il criterio dell’utile. Perché la vera risposta a questa crisi viene da una rinnovata solidarietà, sociale ed ecclesiale.
    Info: tel. 02.8556240.


    fonte: http://www.chiesadimilano.it/or4/or?...ex&oid=2698802
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  9. #9
    Cardinale Bellarmino
    visitatore
    L'Avvenire di oggi (inserto milanese) riporta alcune nomine significative all'interno della Curia Ambrosiana (con la conseguente riorganizzazione di alcuni settori della Curia):
    • il Rev.do Mons. Luigi Manganini, lascia l'incarico di Vicario Episcopale per l'Evangelizzazione e i Sacramenti, mentre rimane Pro-Presidente della Congregazione per il Rito Ambrosiano e Arciprete del Duomo di Milano; egli sarà ancora il riferimento per quanto riguarda le persone che sono coinvolte nel fenomeno delle "sette" e continuerà a seguire quanto attiene alle celebrazioni in cui si utilizza il Messale Plenario Ambrosiano antecedente la riforma liturgica del Vaticano II;
    • S.E. Mons. Mario Delpini, Vescovo Ausiliare, viene nominato Vicario Episcopale per l'Evangelizzazione e i Sacramenti (con riferimento all'ambito dei Sacramenti e della Liturgia, sovraintendendo al Servizio per la Disciplina dei Sacramenti e al Servizio per la Pastorale Liturgica), mantenendo il suo incarico di Vicario Episcopale per la Zona Pastorale VI
    • il Rev.do Mons. Carlo Faccendini, Vicario Episcopale per l'Educazione Scolastica e della Zona Pastorale VII, riceve il compito di seguire l'ambito della Iniziazione Cristiana, della catechesi e del catecumenato (sovraintendendo i Servizi per la Catechesi e il Servizio per il Catecumenato)
    • il Rev.do Mons. Gianni Zappa, Moderatore della Curia e Vicario Episcopale per il Settore degli Affari Generali, seguirà invece gli ambiti della pastorale sanitaria, dei migranti, delle cause dei santi e della formazione degli operatori pastorali (sovraintendendo al servizio svolto dai competenti uffici);
    • il Rev.do Mons. Ambrogio Piantanida, Vicario Episcopale per la Vita Consacrata, riceve il compito di Delegato Arcivescovile per l'Ordo Viduarum Ambrosiano;
    • il Rev.do Mons. Claudio Magnoli riceve il compito di Delegato Arcivescovile per il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra e per le Cappellanie di Rito Orientale;

  10. #10
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    Anniversario
    Vent’anni fa il sacrificio
    di don Isidoro Meschi

    Il fondatore della Comunità “Marco Riva” venne ucciso il 14 febbraio 1991 a B.to Arsizio in un raptus da un ragazzo psicolabile che aveva assistito. Lunedì messa di suffragio in basilica. In preparazione una biografia

    Lunedì 14 febbraio ricorre il 20° anniversario della morte di don Isidoro Meschi, fondatore agli inizi degli anni Ottanta della Comunità “Marco Riva” di Busto Arsizio per il recupero dei tossicodipendenti. La sera del 14 febbraio 1991 don Isidoro venne ucciso in un raptus di follia, da Maurizio, un ragazzo psicolabile che egli aveva accolto come un figlio.
    Numerose le iniziative ideate per commemorarlo. Domenica 13 febbraio è in programma un Open Day alla Comunità “Marco Riva”. Lunedì, alle 21, nella basilica di San Giovanni a Busto Arsizio, si terrà una solenne celebrazione di suffragio presieduta da monsignor Mario Delpini, vescovo ausiliare, con la partecipazione dei parroci del decanato. Dalle 20.30 alle 23, nel vicino Battistero, sarà presente un funzionario delle Poste per l’annullo filatelico di una cartolina commemorativa stampata per l’occasione.
    Martedì 15, alle 20.45, presso il Teatro Sociale, si terrà il concerto di San Valentino in memoria di don Isidoro, organizzato dagli allievi del Liceo classico linguistico statale Crespi (dove ha insegnato), con la partecipazione del coro di Worms.
    In ottobre le Edizioni Paoline pubblicheranno Un prete felice. Storia di Don Isidoro Meschi, martire della Carità, una biografia basata sulle numerose testimonianze raccolte tra chi l’ha conosciuto.


    fonte: http://www.chiesadimilano.it/or4/or?...ex&oid=2711369
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