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Discussione: Adeguamento liturgico di una chiesa

  1. #501
    Fedelissimo di CR L'avatar di Cavalier
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    Adeguamento della Basilica di San Biagio a Finalborgo











    Non ho informazioni circa l'inizio dei lavori.
    Matteo 25, 44-45

  2. #502
    Moderatore Globale L'avatar di Ambrosiano
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    Speriamo mai!

    La Basilica di Final Borgo è bellissima così come è.
    Il miglior adeguamento è lasciarla così come è stata pensata.

    Ci vuol poco a capirlo: basta entrare e aprire gli occhi (e anche la mente).

  3. #503
    Partecipante a CR L'avatar di Cornetto
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    Citazione Originariamente Scritto da Cavalier Visualizza Messaggio
    Adeguamento della Basilica di San Biagio a Finalborgo











    Non ho informazioni circa l'inizio dei lavori.

    Tenendo presente del progressivo ed inesorabile svuotamento delle chiese hanno saggiamente optato per eliminare le prime 4/5 file di panche….così non salterà troppo all’occhio la chiesa semivuota.

    Per una liturgia brutta hanno ben pensato che l’attuale presbiterio era troppo bello pertanto hanno optato per una nuova “area liturgica” ad hoc.

    Ps. Ma quando parlano di “…nobile semplicità…” perché non se ne parla quando è ora di rinnovare il parco auto in dotazione ai prelati (monsignori, vescovi, e curiali) oppure le loro sontuose abitazioni romane?

  4. #504
    CierRino di platino L'avatar di Pellegrina
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    E' una chiesa magnifica! Perchè volerla modificare?
    E perchè mai, mi chiedo, ogni volta che si cerca di rifilare degli elementi brutti, tristi e squallidi, si cerca sempre di spacciarli per "nobile semplicità"?
    Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla (Salmo 23)

  5. #505
    Hijo del Hombre
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    Citazione Originariamente Scritto da Cornetto Visualizza Messaggio
    Tenendo presente del progressivo ed inesorabile svuotamento delle chiese hanno saggiamente optato per eliminare le prime 4/5 file di panche….così non salterà troppo all’occhio la chiesa semivuota.
    La mia reazione dopo che ho letto questa frase è stata di farmi una grandissima risata... perché purtroppo è vera.

  6. #506
    Fedelissimo di CR L'avatar di Cavalier
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    Adeguamento liturgico della Cattedrale di San Lorenzo ad Alba.


    Matteo 25, 44-45

  7. #507
    Veterano di CR L'avatar di Exurge Domine
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    Organizziamo una "spedizione punitiva" e, fingendoci restauratori, ci portiamo via - per sempre - i nuovi altari?
    "Va-t-en, Satan" -Saint Jacques Hamel, Martyr

  8. #508
    Fedelissimo di CR L'avatar di Cavalier
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    Adeguamento del duomo di Monfalcone

    Situazione precedente

    Lavori (non pensavo usassero le ruspe...)

    Situazione dopo adeguamento (altra gallery)
    Matteo 25, 44-45

  9. #509
    Partecipante a CR L'avatar di Hernestus
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    Apro sempre con riluttanza questa discussione, per il timore, se non la certezza, di dovervi contemplare qualche ennesimo scempio.

    Quanto sgomenta di certi interventi, ancor prima del loro merito intrinseco, è la spregiudicatezza dell’uso padronale di beni pubblici o quantomeno di interesse pubblico (quali sono i beni storico-artistici nel nostro ordinamento), di beni comunque comuni, che essi sostanziano.

    Si demoliscono, si distruggono, si rimuovono, si modificano in base a proprie valutazioni soggettive, come se ne fosse padroni esclusivi, beni che appartengono a tutta la collettività, a tutta la comunità umana, in totale disprezzo del diritto degli altri consociati, degli altri uomini, delle generazioni future, a fruirne nella loro integrità originaria o in quella in cui ci sono storicamente pervenuti.

    Né possono valere a giustificazione di simili intraprese eventuali autorizzazioni ottenute da soprintendenze troppo spesso proclivi, quando non a velleità muñoziane o di sfogo di personali estri “creativi”o “ri-creativi”, a velleità di ergersi ad arbitro, a compositore dei conflitti tra l’interesse alla tutela e alla conservazione del bene, di cui sono depositarie, e gli altri interessi che volta a volta vi si contrappongono, sebbene alla stregua dell’art. 9 della Costituzione resti loro preclusa ogni valutazione comparativa di interessi, secondo che anche di recente ribadito dal Consiglio di Stato (1): “La norma (ossia l’art. 9 Cost., n.d.s.) costituzionalizza e al massimo rango la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione – e questo richiede, a opera dell’Amministrazione appositamente preposta, che si esprimano valutazioni tecnico-professionali e non già comparative di interessi, quand’anche pubblici e da altre amministrazioni stimabili di particolare importanza.” (2).

    E questo non soltanto sotto il profilo morale e giusnaturalistico (nella cui ottica non può essere certo un’autorizzazione amministrativa a giustificare l’appropriazione e la distruzione di beni comuni con correlativa conculcazione degli altrui diritti su di essi), ma anche, almeno nel nostro ordinamento, sotto lo specifico profilo penale.

    Non da oggi, infatti, la Cassazione ha chiarito come “non sia corretto sul piano sistematico affermare che il giudice ordinario deve arrestare il proprio controllo allorché si sia in presenza di determinazioni amministrative, e a maggior ragione di pronunce dei Consiglio di Stato, che dopo avere bilanciato gli interessi contrastanti individuino il punto di equilibrio tra gli stessi e acconsentano alla realizzazione di interventi modificativi di un bene soggetto a tutela”, e come “il giudice penale non possa sindacare l'esercizio della discrezionalità tecnica dell'ente e le determinazioni che su tale base sono state assunte, ma abbia il dovere di verificare la liceità e la legittimità dell'atto amministrativo ai fine di vagliarne la rilevanza nella determinazione sulla liceità delle condotte tenute dal privato anche in base a quell'atto. In altri termini, un atto illegittimo delia pubblica amministrazione, per quanto confermato dal giudice competente, non può rimuovere gli ostacoli o i divieti che la legge ha posto nei confronti delle condotte del privato al fine di tutelare un interesse pubblico qualificato” (3).

    Il che significa, traducendo anche qui in parole semplici, che l’esecuzione di opere modificative di beni di interesse storico-artistico o paesaggistico (e comunque di edifici pubblici o destinati a uso pubblico o all'esercizio di un culto, o compresi nel perimetro dei centri storici), può ben costituire reato anche qualora sia stata autorizzata dalla competente soprintendenza, ed anche qualora tale autorizzazione sia stata confermata dal giudice amministrativo (TAR o Consiglio di Stato). Reato che il giudice penale ha il dovere di accertare e sanzionare sia a carico di chi ha eseguito le opere, sia a carico di chi le autorizzate.

    Proprio su questa linea, appena il 21 dicembre scorso il Tribunale di Genova ha condannato per il reato di cui all’art. 170 D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), in relazione alle opere propedeutiche alla realizzazione di un autosilo nel parco Acquasola, sia l’amministratore della società esecutrice di tali opere, sia coloro che tali opere avevano a suo tempo concorso ad autorizzare (due ex soprintendenti, un ex funzionario di soprintendenza e un ex funzionario comunale).

    Certo, le pene inflitte sono modeste (sei mesi di arresto, più – presumo, poi che le cronache non ne riportano – un’ammenda, con la condizionale, ma d’altro canto la pena edittale era quella che è, come sono in genere quel poco che sono le pene previste per i reati in materia), tuttavia la sentenza è importante in quanto è la prima a dare applicazione concreta al principio enunciato dalla Cassazione, a sfatare con la concretezza di una condanna concezioni assurde ma generalizzate quali quella che una soprintendenza possa autorizzare quel che vuole, o che un’autorizzazione di una soprindentenza possa valere a consentire qualsiasi abuso e mettere al riparo da ogni sanzione penale.

    Resta ora da sperare che essa non resti un precedente isolato e, per questo effetto, confidare che la Provvidenza voglia aprire gli occhi e la mente a tanti altri Tribunali e Procure, e soprattutto suscitare un poco di buona volontà tra i cittadini.
    Perché, come diceva qualcuno, la giustizia penale è un mulino che per girare ha bisogno di acqua, e in primo luogo dell’acqua delle denunce (o “esposti”, come preferisce chiamarle il linguaggio corrente), il cui apporto è rimesso appunto ai cittadini di buona volontà.


    (1) Cfr. sentenza N. 3602/2015 in data 23 luglio 2015, qui leggibile:
    https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=KCGKOABMUBWF7OCVBRP4 LJFKFA&q=
    (2) Cfr. ivi, § 19 della motivazione. Traducendo in parole semplici: di fronte, per esempio, a una richiesta di autorizzazione all’esecuzione di opere in un edificio di valore storico-artistico, il soprintendente può e deve unicamente valutare se tali opere determinino, o meno, un’inaccettabile alterazione del preesistente valore protetto (cioè del preesistente assetto di quell’edificio), senza affatto poter accedere a valutazioni comparative, di bilanciamento tra l’interesse alla tutela di quest’ultimo e gli interessi sottesi alla richiesta di autorizzazione, che non possono e non debbono interessarlo, quale che sia la loro natura e quand’anche si tratti di interessi pubblici e ritenuti di particolare importanza da altre amministrazioni.
    (3) Cfr. sentenza N. 42065/2011, e richiami ivi. La pronuncia, intervenuta nel quadro della famosa vicenda del parco Acquasola in Genova, è qui leggibile:
    http://www.italianostra.org/wp-content/uploads/sentenza-cassazione-acquasola-.pdf

  10. #510
    Fedelissimo di CR L'avatar di Cavalier
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    Citazione Originariamente Scritto da Hernestus Visualizza Messaggio
    Apro sempre con riluttanza questa discussione, per il timore, se non la certezza, di dovervi contemplare qualche ennesimo scempio.

    Quanto sgomenta di certi interventi, ancor prima del loro merito intrinseco, è la spregiudicatezza dell’uso padronale di beni pubblici o quantomeno di interesse pubblico (quali sono i beni storico-artistici nel nostro ordinamento), di beni comunque comuni, che essi sostanziano.

    Si demoliscono, si distruggono, si rimuovono, si modificano in base a proprie valutazioni soggettive, come se ne fosse padroni esclusivi, beni che appartengono a tutta la collettività, a tutta la comunità umana, in totale disprezzo del diritto degli altri consociati, degli altri uomini, delle generazioni future, a fruirne nella loro integrità originaria o in quella in cui ci sono storicamente pervenuti.

    Inoltre, tali "adeguamenti" costano anche milioni di euro nel caso di cattedrali o chiese grandi. Soldi che potrebbero essere meglio usati anche nell'ambito della conservazione del patrimonio artistico diocesano.

    Ho girato diverse città e non è raro trovare chiese perennemente chiuse (solo due nel centro storico della mia città), o magari aperte solo per la Messa (ne conosco una aperta solo per la Messa delle 7 delle domenica, nonostante sia di interesse storico notevole), per altre si scende a solo poche volte all'anno, alcune addirittura solo una volta l'anno. Quelle perennemente chiuse non oso immaginare le condizioni interne, nonostante spesso siano edifici antichi e artisticamente interessanti. Altre chiese antiche sempre aperte sono in condizioni pietose, con l'interno mangiato dalla muffa e l'esterno sporchissimo.

    Ecco, non si potrebbero mettere a posto queste cose, piuttosto che spendere quei soldi per distrug...pardon, "adeguare" altre chiese ?

    Personalmente, oltre a far perdere interesse artistico all'edificio "adeguato", altre chiese interessanti (si trovano tanti piccoli tesori in chiese e chiesette minori) vengono lasciate in rovina.

    Non parlo della mia diocesi (economicamente con l'acqua alla gola, e comunque senza opere di adeguamento di rilievo, anche perché il presbiterio della cattedrale è stato polverizzato sotto i bombardamenti) ma ho visitato diverse città della mia regione, e spesso puoi solo "sperare e pregare" di trovare le tal chiese aperte.

    Insomma, se ci sono i soldi, invece di spendere 1-2 milioni per adeguare la cattedrale o una basilica, si assumano dei guardiani per tenere aperto il patrimonio artistico di chiese e si restaurino quelle in condizioni pietose.
    Matteo 25, 44-45

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