Il problema, secondo me, è proprio alla base: è incredibile, per me, che si discuta "di ciò che al Papa piace", come se fossero gusti personali, anziché "di ciò che le norme o consuetudini prevedono", come risultato di secoli di sapienza teologica resa evidente nella prassi liturgica, che è sempre una fondamentale forma di pedagogia. Nulla, in liturgia, è capriccio: tutto ha un senso e deve essere sottratto, per quanto possibile, ai gusti personali. Voglio dire, vi sembra che Giovanni XXIII abbia stravolto lo stile celebrativo rispetto al predecessore? O che Pio XI - che so? - rifiutasse di usare alcuni paramenti perché "non gli piacevano"? O che Benedetto XV rifiutasse il triregno o l'abito corale? Ecco, fatti salvi alcuni opportuni aggiustamenti, che però devono essere stabiliti in maniera ponderata e messi per iscritto (mi riferisco al triregno, alla sedia gestatoria, a tutto quanto rischierebbe di fare del Papa un sovrano rinascimentale), non trovo spazio per i "gusti personali" del Papa. L'insegnamento di Benedetto XVI in questo campo, per me, è stato proprio questo: reinserirsi nella tradizione liturgica pontificia unendo "nova et vetera". Per carità, se Francesco stabilisce diversamente, ritenendo in coscienza di far bene, lui è il Papa e a lui va tutta la mia incondizionata obbedienza - e ci mancherebbe! - ma le mie idee restano quelle che ho esposto.