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  • Canti propri letti e non cantati

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  • Canti propri sostituiti da canti generici ordinari e/o elaborati

    3 14.29%
  • Canti propri su toni comuni, sempre quelli, anche nelle liturgie solenni

    1 4.76%
  • Musica propria, monodica, data al coro, sperando che le assemblee li assimilino

    4 19.05%
  • Musica propria per le liturgie solenni, in forme elaborate (anche polifoniche) solo per il coro

    9 42.86%
  • Altro (specificare)

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Discussione: I canti propri

  1. #1
    Iscritto L'avatar di davidthegray
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    I canti propri

    L’ampio vuoto della musica per i canti propri in italiano richiederebbe di essere opportunamente colmato.

    I testi dei canti propri, al contrario degli inni generici eseguiti comunemente nelle nostre celebrazioni, sono riportati sul Lezionario, sono strettamente legati alla liturgia del giorno ed attingono quasi sempre direttamente dalla Parola di Dio. Si tratta dunque di una parte troppo importante della Messa per essere bistrattata; di una ricchezza che, in particolare, per noi ambrosiani è fondato motivo di orgoglio (noi abbiamo canti propri per l'ingresso, l'alleluia, il "dopo il Vangelo", lo Spezzare del Pane, la Comunione).

    Tipicamente questi canti vengono ignorati, sostituendoli con inni più o meno opportuni, ma comunque generici, oppure letti (snaturandoli). E’ ovviamente molto impegnativo cantarli: per ogni singola celebrazione sono specifici (possono essere “riciclati” solo una o, raramente, poche volte all’anno) e sono molto numerosi.

    Non esiste un repertorio che li presenti in musica (salvo in qualche raro caso: splendidi per esempio sono quelli scritti da mons. Migliavacca per il Triduo pasquale ambrosiano). Essendo di solito scritti in forma non metrica e con un numero non regolare di strofe, risulta difficile - ma non improponibile - l’idea di usare “toni comuni” (melodie semplici sulle quali adattare di volta in volta i testi), cosa che alla lunga, se se ne abusasse, introdurrebbe una non auspicabile monotonia, ma faciliterebbe il compito alle assemblee, dando loro modo di cantarli.

    Ritengo che una soluzione sensata sarebbe quella usare ordinariamente dei “toni comuni” assembleari, melodie semplici, piane e di buon gusto che si adattino a vari testi, scritti sulla falsariga degli sperimentati toni comuni romani ed ambrosiani, in modo che le assemblee possano sentirli propri ed essere invogliate a cantarli (al contrario di quanto accade con gli inni moderni, che le assemblee sentono come proposti a loro e non come cosa loro).

    Allo stesso tempo si potrebbero mettere i testi dei canti propri e delle antifone dei salmi anche su musica specifica (magari che prenda spunto dalle antiche corrispettive melodie gregoriane o ambrosiane proprie, rielaborandole), da affidarsi al coro nelle messe più solenni e, quando possibile, ad un’assemblea preparata e dotata di opportuni sussidi.

    Si tratta di un’opera stimolante che dovrebbe coinvolgere i compositori disponibili nella Chiesa i quali, per ciascun testo, potrebbero scrivere brani di varia difficoltà (semplici melodie con accompagnamento per organo, armonizzazioni a più voci, polifonia più o meno elaborata) e di vario stile (purché in linea con i canoni della musica liturgica). La CEI dovrebbe selezionare e catalogare il risultato, mettendolo a disposizione di tutti (idealmente sul suo portale internet), così che ogni coro parrocchiale possa attingervi scegliendo in base al suo livello ed al tempo a disposizione, costituendo un moderno Antifonario in lingua corrente, che a lungo termine potrà sedimentare e costituire un repertorio ufficiale completo e condiviso. (In realtà ne risulterebbero due antifonari, uno romano ed uno ambrosiano.)

    Questo lavoro richiederebbe anni, anche considerando che ci troviamo in una fase di riforma liturgica, in cui è in corso la pubblicazione del nuovo Lezionario ambrosiano, cui seguiranno nei prossimi anni il nuovo Messale e la nuova Liturgia delle Ore, ed anche i Lezionari romani dovranno necessariamente essere presto rivisti alla luce della nuova traduzione CEI della Bibbia.

    Tali antifonari dovrebbero affiancarsi al nuovo Innario appena pubblicato, che raccoglie (teoricamente e discutibilmente, lo so) il meglio - filtrato ed approvato - del repertorio nazionale, ed ad un Innario diocesano completo comprendente gli inni ambrosiani per le "nuove" liturgie vespertine.

    Personalmente quest'anno ho messo in musica parecchie antifone ambrosiane (con ovviamente tutti i miei limiti artistici) per le celebrazioni cui ha preso parte il coro. Gradirei molto uno scambio di opinioni ed un confronto di esperienze su questo tema.

  2. #2
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    Come me, lo sai bene, sfondi una porta aperta. Una delle attitudini più sbagliate di chi si pone nel preparare un servizio musicale alla liturgia è quello di pensare a: inizio, offertorio, comunione, finale, spesso con risultati molto generici e poco pertinenti alla ricorrenza. L'approccio migliore, invece, sarebbe quello di cantare sempre l'ordinario della messa, che è fisso e può essere adattato a facilissime melodie (ho già parlato da qualche parte di ordinario su tono salmodico), semplificando i canti del proprio tramite melodia fissa o comunque facilmente eseguibile.
    Personalmente, negli anni ho costruito un vastissimo repertorio sui canti del proprio, con mottetti, inni alternati, polifonia semplice o più complessa, canto piano. Confesso che, complice l'abbrutimento musicale della mia [ex] parrocchia negli ultimi sette anni, l'assemblea non ha risposto bene recentemente. Al tempo dei tempi, invece, tale pratica era abbastanza comune, più come canto antifonale e innale che altro.

  3. #3
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    Vediamo di chiarire a modo mio quel che ho detto.
    Ho parlato di un sistema di servizio musicale che comporta un intervento da parte dell’assemblea sia nell’ordinario che nel proprio. Orbene, questo tipo di sistema esiste tale e quale a mia memoria, ed è stato modificato solo per adattarlo alle nuove direttive della riforma liturgica. Da quando io ho iniziato a frequentare come artista la mia [ex] parrocchia, cioè dal lontano 1936, non ho mai sentito di assemblee che non cantassero o che il programma fosse troppo complicato. Nessun problema neanche dopo la riforma: l’assemblea ha sempre svolto il ruolo che le spetta con la massima efficienza. Solo che da sette anni a questa parte, un grande elemento, allora vice parroco, oggi parroco, ha introdotto una nuova messa piazzandoci un nuovo gruppo formato da quaranta/cinquantenni super-bolliti con demenza senile galoppante, armati di chitarrazze e prontuario del buon sodomizzatore liturgico. Nel contempo ha penalizzato l’orario della messa centrale, spostandola dalle 10.30 alle 11.30. In questo modo il vecchio ragazzo ha fatto confluire la maggior parte del volgo alla nuova messa, alle ore 9.30. Da quell’anno in avanti, la situazione musicale è andata a quel paese: oltre all’assenteismo evidente durante la messa centrale, l’assemblea era diseducata al canto liturgico ed è stato faticoso mantenere la tradizione tipica, fino a che l’ormai parroco non mi ha impedito di far partecipare piú di tanto l’assemblea alle mie “manifestazioni musicali” nella liturgia – ci si premunisce nel caso il cantar bene possa esser deleterio per la spontaneità e la partecipazione attiva.
    Ultima modifica di anacleto; 13-10-2009 alle 14:07 Motivo: tolta citazione di messaggio cancellato e adeguamento minimo necessario

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da laerziade Visualizza Messaggio
    Per me è proprio nel termine "artista" il problema, un artista è meglio che sta in un palcoscenico non in Chiesa, in Chiesa c'è il ministro ed il popolo, non c'è nessun altro in mezzo, e non esiste nella Chiesa il musicante o l'artista, il musico è giusto che vada a musicare insieme ai suoi amici musicanti e non in Chiesa, così oggi la pensano tutti i parroci... il mio parroco dice sempre: ai laici se gli dai spazio in chiesa si metterebbero pure a dire la messa e credo che sia il tuo caso, l'esibizione ahimé in Chiesa non è prevista neanche quella musicale, è previsto il servizio della musica che possono fare tutti quelli che sono in Chiesa in grado di cantare o suonare uno strumento... esattamente tutti e non è richiesta per cantare nessun tipo di preparazione scolastica, al massimo per suonare bisogna saper suonare uno strumento qualsiasi di quelli permessi in Chiesa
    Esibizione? E-si-bi-zi-o-ne? Cioè, tu stai dicendo che io, avendo seguíto con sacrificî incommensurabili e senza alcun compenso o pretesa di riconoscenza la congiuntura musicale e liturgica di una parrocchia, avrei fatto dell’esibizione, perché ho avuto l’ardire di mettermi in discussione e presentare un minimo di professionalità? Stai dicendo che ho buttato all’aria una gioventú spesa negli studî musicali perché non si richiede nessuna preparazione scolastica per “cantare”, che basta “al massimo” (quindi non conta) saper suonare uno strumento? Stai dicendo che i secoli di grandissimi musici che persero il fiato a comporre perle musicali per la Chiesa sono contingenti come una foglia secca, visto che basta suonicchiare e metterci tanto amore?
    Hai fortuna che stasera sono di buon’umore per l’ottima cena, altrimenti ti avrei coperto di insulti di ogni genere.

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da laerziade Visualizza Messaggio
    Mi fa piacere che hai mangiato bene e che il Signore ti benedica, il mio discorso vale solo per una parrocchia qualsiasi di quelle normali che frequentiamo tutti, certo che se la tua parrocchia è San Giovanni in Laterano o il Duomo è un altro discorso... se tu suoni in Duomo allora ritiro tutto perché lì è giusto così, ci vuole una certa esperienza per essere organista in DUomo, ma in una parrocchietta di periferia basta 2 chiatarre e tanto tanto amore di Dio per fare una messa splendida! no

    (Per il resto tra fratelli lasciamo stare le parolacce e gli insulti, sei d'accordo, no?)
    È un discorso che non regge. Non si può sminuire e calibrare il valore e la solennità d’una liturgia in base al luogo in cui ci si trova. Si deve pretendere sempre il meglio, che ci è insegnato dai documenti magisteriali. Certo, il meglio di una parrocchietta non sarà lo stesso di San Pietro, ma visti i tempi buî in cui viviamo, non è opportuno prendere paragoni con altre chiese, quanto attenersi strettamente al Magistero.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Fiat Lux Visualizza Messaggio
    È un discorso che non regge. Non si può sminuire e calibrare il valore e la solennità d’una liturgia in base al luogo in cui ci si trova. Si deve pretendere sempre il meglio, che ci è insegnato dai documenti magisteriali. Certo, il meglio di una parrocchietta non sarà lo stesso di San Pietro, ma visti i tempi buî in cui viviamo, non è opportuno prendere paragoni con altre chiese, quanto attenersi strettamente al Magistero.
    Fiat, un consiglio: lascialo perdere. Quel laerziade è solo un troll che cerca di provocarti.
    Dice quando tutti mi danno torto inizio a pensare di averlo, ma puntualmente tutti gli danno torto, e lui insiste imperterrito.
    Tra l'altro, tutti sanno che a fare gli "artisti" e gli spettacolini in chiesa sono solo i gruppetti delle chitarre, con i loro solisti microfonato cui è impossibile unire la voce, sempre che qualcuno ambisse a cantare i loro canti incantabili.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da laerziade Visualizza Messaggio
    se la tua parrocchia è San Giovanni in Laterano o il Duomo è un altro discorso...
    E perché mai? Semmai il contrario visto che la liturgia celebrata nella Chiesa Cattedrale dovrebbe essere il paradigma su cui uniformare tutte le altre liturgie.

    Citazione Originariamente Scritto da laerziade Visualizza Messaggio
    in una parrocchietta di periferia bastano 2 chiatarre e tanto tanto amore di Dio per fare una messa splendida!
    Questo discorso è intriso, scusa la franchezza, di un pauperismo decisamente inaccettabile e che tanto mi ricorda quello che secoli fa offrì il fianco alla nascita di tanti movimenti eretici.

    Tornando alla discussione, personalmente preferirei che i canti del proprio fossero rivestiti di musica propria, scusate il gioco di parole.
    Prevedendo per le liturgie delle solennità anche la versione polifonica del canto da affidare al coro.

    ciao, orietur
    Ultima modifica di anacleto; 13-10-2009 alle 14:08 Motivo: uniti messaggi

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da laerziade Visualizza Messaggio
    Per me è proprio nel termine "artista" il problema, un artista è meglio che sta in un palcoscenico non in Chiesa, in Chiesa c'è il ministro ed il popolo, non c'è nessun altro in mezzo, e non esiste nella Chiesa il musicante o l'artista, il musico è giusto che vada a musicare insieme ai suoi amici musicanti e non in Chiesa, così oggi la pensano tutti i parroci...
    Bè come portavoce di tutti i parroci del mondo uno ti è sfuggito !
    Il rimprovero della Chiesa nei confronti degli artisti
    Noi siamo sempre rimasti amici. Ma come spesso avviene tra genitori, tra amici, le Nostre relazioni si sono un po' viziate. Non abbiamo incrinato l'amicizia, semplicemente c'è stata una perdita di chiarezza. Mi permettete di parlarvi francamente? Voi Ci avete un po' abbandonati: vi siete allontanati per abbeverarvi ad altre sorgenti, cercando di esprimere altre cose, pur certo legittime, che pero' non sono più le Nostre. Avremmo delle altre osservazioni da fare, ma questa mattina non vogliamo nè tediarvi, nè mancarvi di cortesia. Voi sapete che noi percepiamo una certa ferita nel cuore quando vi vediamo portati verso espressioni artistiche che Ci offendono. Noi che siamo i tutori dell'umanità tutta intera, della definizione completa dell'uomo, della sua salute morale, della sua stabilità. Voi separate l'arte dalla vita, e allora... Ma c'è di più. Alle volte voi dimenticate i canoni fondamentali della vostra consacrazione all'espressione; noi non sappiamo che ciò che voi dite e sovente voi stessi non lo sapete, da cui un linguaggio di Babele, di confusione. E allora, dov'è l'arte? L'arte dovrebbe essere intuizione, leggerezza, serenità. Questa leggerezza, questa serenità voi non sempre la date e allora noi restiamo sorpresi, intimiditi, lontani.

    Il mea culpa della Chiesa
    Ma per essere coraggiosamente sinceri - accennando appena alla questione - riconosciamo che anche Noi vi abbiamo un po' contrariati. Vi abbiamo imposto come prima regola l'imitazione, a voi che siete sempre dei creatori vivaci, dalle mille idee e novità. Vi dicemmo: Noi abbiamo questo stile al quale bisogna che voi vi adattiate, abbiamo questa tradizione e bisogna che voi le siate fedeli, abbiamo questi maestri che bisogna seguire, abbiamo queste regole a cui voi non potete sottrarvi. Alle volte vi abbiamo imposto una cappa di piombo, bisognerà pur dirlo: perdonateci. E inoltre, vi abbiamo abbandonati. Non vi abbiamo spiegato le nostre cose; non vi abbiamo introdotto presso il nucleo dove i misteri di Dio fanno trasalire il cuore di gioia, di speranza, di ebbrezza. Non vi abbiamo avuto come discepoli, amici, interlocutori; è per questo che voi non ci avete conosciuti. E allora il linguaggio col quale avete parlato al nostro mondo è stato docile, certo, ma per cosi' dire, costretto, a disagio, incapace di trovare la propria libera espressione. È così che anche noi dal canto nostro siamo rimasti insoddisfatti di questa espressione artistica. Inoltre – e andremo sino in fondo nel nostro mea culpa – vi abbiamo offeso ricorrendo a dei falsi, all'oleografia, all'opera d'arte a buon mercato. Questo egualmente – diciamolo a nostra discolpa – perché non avevamo i mezzi per acquistare delle cose grandi, belle, nuove, degne d'essere ammirate, anche noi abbiamo preso in prestito dei percorsi alternativi che non hanno servito l'arte, la bellezza e – ciò che e peggio per noi – il culto di Dio.
    Le condizioni di un accordo tra la Chiesa e gli artisti
    Rifaremo dunque pace? Oggi stesso? Qui? Vogliamo ritornare amici? Il Papa sarà nuovamente amico degli artisti? Volete dei suggerimenti? Dei mezzi pratici? Ma per il momento lasciamoli e restiamo ai sentimenti. Dobbiamo ricostituire la nostra alleanza. Dobbiamo domandarvi di utilizzare tutte le possibilità che il Signore vi ha dato e dunque nell'ambito del carattere funzionale e di finalità che associano fraternamente l'arte al culto divino, noi dobbiamo lasciare esprimere liberamente il canto libero e potente del quale voi siete capaci. Quanti a voi, noi vi saremo riconoscenti d'interpretare ciò che avrete da esprimere, di venire ad attingere presso di noi il motivo, il tema e alle volte più che il tema, quel fluido segreto che si chiama ispirazione, grazia, carisma dell'arte. E se piacerà a Dio, noi ve lo daremo. Ma Noi vi diciamo che il momento presente non si presta ai lunghi discorsi e alle proclamazioni definitive. Nel frattempo, dal canto loro, il Papa e la Chiesa hanno già concluso un atto della nuova alleanza con l'artista. La Costituzione sulla Liturgia, che il II Concilio ecumenico del Vaticano ha elaborato e promulgato, contiene una pagina – spero la conosciate – che è precisamente il patto di riconciliazione e di rinascita dell'arte religiosa in seno alla Chiesa cattolica. Lo ripeto. Il nostro patto è firmato. Attendo che lo firmiate anche voi.omelia di paolo VI agli artisti
    Ultima modifica di Organetto; 08-10-2009 alle 23:04

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da laerziade Visualizza Messaggio
    Per me è proprio nel termine "artista" il problema, un artista è meglio che stia in un palcoscenico non in Chiesa
    Ecco, questo è il vero atteggiamento sbagliato. Pensare che l'arte non sia a servizio di Dio, semmai del diavolo. Mai sentito parlare di "Ars Celebrandi"? Oppure di un tal versetto che dice "Cantate inni con arte"? O credi che in chiesa ci sia spazio soltanto per la banalità e per musicisti improvvisati?

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Alain Visualizza Messaggio
    Ecco, questo è il vero atteggiamento sbagliato. Pensare che l'arte non sia a servizio di Dio, semmai del diavolo. Mai sentito parlare di "Ars Celebrandi"? Oppure di un tal versetto che dice "Cantate inni con arte"? O credi che in chiesa ci sia spazio soltanto per la banalità e per musicisti improvvisati?
    Scusate, non vorrei che questo thread divenisse l'ennesima arena dello scontro musicisti contro strimpellatori. Questi ultimi continueranno a lungo a vantare pretese assurde, ma non è con loro che ce la dobbiamo prendere, perché sono in buona fede. E' con chi gli dà spazio che ce la si deve prendere. Con i parroci, anche se non si può inveire nemmeno con loro, perché se purtroppo non hanno nessuna competenza musicale, e spesso ne hanno poca anche liturgica, non è colpa loro. I seminari lasciano lacune enormi, ed è lì per primo che si dovrebbe intervenire.

    Laerziade ha già dimostrato di non assimilare nulla e di proseguire imperterrito ignorando qualunque obiezione circostanziata. Lui possiede la sua verità, se ne frega di qualunque testo magisteriale, è supportato dal suo gruppetto di RnS ed è contento così. Basta ignorarlo e lasciarlo cuocere nel suo brodo.

    Comunque, davvero, il tema qui è un altro. I canti propri. Fiat Lux ci ha spiegato quello che ha fatto nella sua lunga storia di musicista liturgico, ed è interessante. Però, Fiat, mi piacerebbe capirne un po' di più. Non capisco per esempio come si possa fare un inno alternato su un testo breve come quello dei canti propri. La soluzione di una melodia "fissa" per i propri, a parte i problemi che questi pongono essendo così diversi strutturalmente l'uno dall'altro, non induce alla lunga in un po' di noia? Immagino che sia a questa soluzione che ti riferivi dicendo che l'assemblea rispondeva bene.

    Vorrei che gli altri ci raccontassero cosa fanno loro. Lo stesso Laerziade, invece di fare stupide polemiche, potrebbe dirci cosa fa nella sua parrocchia-non-duomo. Ma immagino che la risposta sia semplice: chissenefrega dei canti propri (sempre che sappia di cosa stiamo parlando). Quella roba può andare nella discarica, meglio riciclare i canti generici in stile pop di RnS. Ci ho preso?

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