LA DOTTRINA DELLE INDULGENZE
Poichè molti, tra cui ci sono anch'io, non hanno le idee molto chiare sulla differenza tra perdono e indulgenza, ho pensato, su suggerimento di Raffaele, di dedicare un thread a questo argomento. Poichè in questa sezione del Forum si focalizza l'aspetto catechetico, trascurerò un poco l'aspetto storico delle indulgenze che potrà essere ripreso nella sezione della Storia della Chiesa.
Per fare questo ho pensato di commentare i dodici paragrafi della costituzione apostolica di Paolo VI, Indulgentiarum doctrina (1967), e le norme allegate alla costituzione. Concluderò con il piccolo manuale delle indulgenze del 1968 (Enchiridion) dove tra l'altro si legge che:
Si concede l'indulgenza parziale al fedele che impartisce o riceve l'insegnamento della dottrina cristiana.
Colui che, in spirito di fede e carità, impartisce l'insegnamento della dottrina cristiana, può conseguire l'indulgenza parziale secondo la concessione di carattere generale. Con questa nuova concessione si conferma l'indulgenza parziale per l'insegnante e la si estende al discepolo.
Questo per invogliarvi a leggere e ad intervenire!
Dunque partiamo con il primo paragrafo:
COSTITUZIONE APOSTOLICA
INDULGENTIARUM DOCTRINA
DI SUA SANTITÀ
PAOLO PP.VI
1. La dottrina e l’uso delle indulgenze, da molti secoli in vigore nella chiesa cattolica, hanno un solido fondamento nella divina rivelazione, la quale, tramandataci dagli apostoli, "progredisce nella chiesa con l’assistenza dello Spirito santo", mentre "la chiesa, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della divina verità, fino a quando in essa siano portate a compimento le parole di Dio". Per una esatta intelligenza di questa dottrina e del suo benefico uso è necessario, però, che siano ricordate alcune verità, che tutta la chiesa, illuminata dalla parola di Dio, ha sempre creduto come tali e che i vescovi, successori degli apostoli, e in primo luogo i romani pontefici, successori di Pietro, sia mediante la prassi pastorale sia con documenti dottrinali, hanno insegnato nel corso dei secoli e tuttora insegnano.
Paolo VI esordisce ricordandoci che sia la dottrina che l'uso delle indulgenze hanno un solido fondamento nella rivelazione di Dio. Dunque dove e quando è stata rivelata questa dottrina? Per capire questo punto non trovo cosa migliore di quella di parlare di un pilastro della storia della salvezza : il Re Davide. Leggiamo nel libro degli Atti degli Apostoli (13,22): Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. Perchè Davide, che nella sua vita è stato un adultero, un violento ed un assassino, è detto dalla Scrittura : uomo secondo il cuore di Dio?
Se capiamo questo punto, avremo fatto un passo in avanti nel comprendere la dottrina di cui stiamo parlando. Perchè Davide, nonostante i suoi peccati, era un uomo che, dopo essersene pentito e dopo anche aver ricevuto il perdono di Dio, accettava le conseguenze dei suoi peccati, era consapevole del fatto che comunque i suoi peccati avevano distrutto qualcosa e accettava l'effetto di questa distruzione nella sua vita. Gli esempi di questa attitudine di responsabilità e di accettazione, nella vita del re Davide, sono innumerevoli. Dopo l'assassinio di Urìa e l'adulterio con Betsabea, il profeta Natan andrà ad ammonire Davide che si pentirà del suo peccato e riceverà il perdono di Dio, ma ascoltiamo la Scrittura (2 Samuele 12):
Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il SIGNORE, il Dio d'Israele: "Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo signore e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; ti ho dato la casa d'Israele e di Giuda e, se questo era troppo poco, vi avrei aggiunto anche dell'altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto uccidere Uria, l'Ittita, hai preso per te sua moglie e hai ucciso lui con la spada dei figli di Ammon. Ora dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai disprezzato e hai preso per te la moglie di Uria, l'Ittita". Così dice il SIGNORE: "Ecco, io farò venire addosso a te delle sciagure dall'interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo sole; poiché tu lo hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in faccia al sole"».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il SIGNORE». Natan rispose a Davide: «Il SIGNORE ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai. Tuttavia, siccome facendo così tu hai dato ai nemici del SIGNORE ampia occasione di bestemmiare, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa sua.
Il SIGNORE colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide, ed esso cadde gravemente ammalato. Davide quindi rivolse suppliche a Dio per il bambino e digiunò; poi venne e passò la notte disteso per terra. Gli anziani della sua casa insistettero presso di lui perché egli si alzasse da terra; ma egli non volle e rifiutò di prendere cibo con loro. Il settimo giorno il bambino morì; i servitori di Davide non osavano fargli sapere che il bambino era morto; perché dicevano: «Quando il bambino era ancora vivo, gli abbiamo parlato ed egli non ha dato ascolto alle nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto? Potrebbe commettere un gesto disperato». Ma Davide, vedendo che i suoi servitori bisbigliavano tra di loro, comprese che il bambino era morto e disse ai suoi servitori: «È morto il bambino?» Quelli risposero: «È morto». Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e si cambiò le vesti; poi andò nella casa del SIGNORE e vi si prostrò; tornato a casa sua, chiese che gli portassero da mangiare e mangiò. I suoi servitori gli dissero: «Che cosa fai? Quando il bambino era ancora vivo digiunavi e piangevi; ora che è morto, ti alzi e mangi!» Egli rispose: «Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo: Chissà che il SIGNORE non abbia pietà di me e il bambino non resti in vita? Ma ora che è morto, perché dovrei digiunare? Posso forse farlo ritornare? Io andrò da lui, ma egli non ritornerà da me!»
Poi Davide consolò Bat-Sceba sua moglie, entrò da lei e si unì a lei; lei partorì un figlio che chiamò Salomone. Il SIGNORE amò Salomone e mandò il profeta Natan che lo chiamò Iedidia, a motivo dell'amore che il SIGNORE gli portava.
In questo passo della Scrittura vediamo che il peccato, anche se perdonato, comporta una sofferenza temporale, una pena temporale. Davide con grande pietà prega e supplica il Signore di risparmiargli questa prova, soprattutto di evitarla al figlio, ma una volta morto il figlioletto, Davide accetta la volontà di Dio con totale risoluzione d'animo e soprattutto accetta che lui sia il responsabile di tutto ciò. In questo Davide è uomo secondo il cuore di Dio perchè Dio cerca gli adoratori della verità. E Davide preferisce la verità a qualsiasi illusione. Chiede finchè c'è tempo. Finito il tempo, accetta responsabilmente la verità. E qual'è la verità? Che le sue azioni hanno distrutto una famiglia, quella di Uria, e anche la sua nuova famiglia, il cui primogenito è un bambino morto. Questa parola ci può scandalizzare perchè noi stessi siamo stati abituati a credere che c'è sempre qualcuno che può, con un colpo di bacchetta magica, fare sì che quello che abbiamo fatto di male venga annullato. In realtà, come vedremo, il perdono di Dio annulla il debito del nostro peccato, come per Davide, abbiamo salva la vita, ma l'effetto del peccato, la distruzione che ha operato nella vita nostra e degli altri ha ancora bisogno di una espiazione. La necessità di questa espiazione è la chiave per capire che cos'è l'indulgenza.