Mi piacerebbe approfondire questo argomento (sul quale ho trovato ben poche informazioni, in giro, molte delle quali anche discordanti tra loro...); partiamo da quello che so: per intraprendere questa attività occorre aver conseguito il dottorato in diritto canonico presso una Università Pontificia, a Roma. Tale dottorato è articolato in un biennio di preparazione teologica (rivolto per lo più ai laici, ed esso può essere sostenuto anche in una qualsiasi facoltà di scienze teologiche), ed un triennio nel quale ci si "addentra" più nel diritto canonico, approfondendo conoscenze giuridiche e processualistiche. Nel triennio, laddove si risulta già laureati in materie giuridiche, è ammessa la convalida degli esami di diritto già sostenuti in precedenza (questo a discrezione dell'Università in cui ci si iscrive, da quello che ho capito). Terminato questo quinquennio con relativa tesi, come in tutte le Università, si è ufficialmente "dottori in diritto canonico"...un "dottore in diritto canonico" può poi patrocinare nei tribunali ecclesiastici regionali per le cause di relativa competenza, e tale qualifica è di per sè sufficiente per l'abilitazione, senza che in questo sia necessaria l'approvazione del vescovo, che al contrario è condicio sine qua non affinché un non-dottore in diritto canonico possa essere abilitato alla medesima mansione : è così?
Per poi patrocinare dinanzi al tribunale della rota romana occorre continuare gli anni di studio e sostenere un apposito esame finale, ma questo diciamo che non m'interessa...