SANTUARIO DI SAN MICHELE ARCANGELO
SUL MONTE GARGANO
CENNI STORICI
In Puglia, sul Monte Gargano, la Città di Monte Sant'Angelo accoglie il più celebre santuario dell'occidente latino dedicato all'Arcangelo Michele. Posta sulla sommità del massiccio montuoso, la Basilica, costituita da un complesso di costruzioni di varie epoche intorno alla Grotta naturale, testimonia ben 15 secoli di storia.
L'origine del Santuario si può collocare tra la fine del V e l'inizio del VI secolo. Antiche fonti scritte ne rendono testimonianza: una lettera inviata dal papa Gelasio I nel 493/494 a Giusto, vescovo di Larino, un'altra lettera dello stesso Pontefice ad Herculentius, vescovo di Potenza (492 - 496) ed ancora una nota riportata dal Martirologio Geronimiano sotto la data del 29 settembre. Un anonimo scrittore, vissuto più di mille anni fa, lo ha descritto così : " Il Santuario di S. Michele è dovunque conosciuto ed esaltato non per lo splendore dei suoi marmi, ma per gli eventi prodigiosi che qui sono avvenuti : di forma modesta, esso è, però, ricco di celesti virtù, poiché si degnò di edificarlo e consacrarlo lo stesso Arcangelo Michele, il quale, memore della fragilità umana, scese dal cielo per far sì che in quel tempio gli uomini potessero divenire partecipi delle cose divine".
PRIMITIVO TEMPIO DEDICATO A DIVINITA' PAGANE - L'immensa caverna calcarea, tenendo presente il sito, la struttura e l'ampiezza, dovette essere già in età greca e romana un luogo di culto. Lo storico Strabone parla, riferendosi probabilmente ad essa, di un tempio dedicato al dio Calcante, il mitico indovino, sacerdote di Apollo, della guerra di Troia cantata da Omero. Qui accorrevano i fedeli per chiedere i responsi che aspettavano passando la notte avvolti nelle pelli degli animali sacrificati. E' probabile che vi si adorasse anche lo stesso Apollo, divinità pagana simboleggiante la luce e raffigurata con l'aspetto giovanile, di rara bellezza, mentre è ormai accertato che l'antico rione medievale "Junno", centro storico nel Medioevo della città arcangelica sorta attorno alla Sacra Grotta, preesistesse allo stesso Arcangelo in quanto il suo nome deriverebbe dal mitico re dauno Pilunno.
ETA' PRELONGOBARDA - Fu proprio per estirpare il culto pagano, nel V secolo dell' era cristiana, che il vescovo di Siponto (l'odierna Manfredonia), Lorenzo Maiorano, cugino dell'imperatore Zenone, pensò di sostituire la figura del dio arciere con quella, così cara ai cristiani orientali, dell' Arcangelo principe delle milizie celesti, vincitore nella lotta contro gli spiriti del male. Si tramanda la memoria di tre apparizioni dello Spirito celeste (di cui parlerò più avanti) nelle quali Egli avrebbe manifestato inequivocabilmente al Santo Vescovo sipontino la sua volontà di aver scelto e consacrato quel luogo.
Il Gargano è praticamente la propaggine più avanzata del suolo italiano verso l'oriente e, perciò, grazie anche alla fama acquisita per queste apparizioni, fu gelosa custodia dei Bizantini che tenevano sotto il loro dominio tutte le regioni costiere adriatiche, segnatamente quella a loro più vicina, cioè la Puglia. In questa fase il Santuario era ben diverso da come ci appare oggi. All'immensa caverna si accedeva "in salita" dalla valle chiamata "di Carbonara", attraverso un porticato ed una galleria che sbucavano letteralmente nell'irregolare e profonda caverna. San Michele, poi, secondo la liturgia orientale, più che come il grande guerriero fu venerato in questa fase come il guaritore delle malattie e colui che presenta le anime dei defunti al trono divino. Famosa la cosiddetta "stilla": un'acqua miracolosa che, secondo i racconti, stillava dalle rocce della caverna e guariva ogni sorta di malattia.
ETA' LONGOBARDA - La lunga lotta tra i Bizantini ed i Longobardi, oltre a procurare al Santuario saccheggi e devastazioni, si concluse con la vittoria proprio del fiero popolo venuto dal Nord che subito trovò nell' Arcangelo la figura ideale di dio guerriero protettore. Il Santuario divenne, perciò, il sacrario nazionale dei Longobardi, da essi curato ed abbellito e grazie ad essi incluso in quel circuito di pellegrinaggi che lo resero sempre più venerato e conosciuto, come è testimoniato da numerose iscrizioni sui muri degli ingressi, talune addirittura a carattere "runico", che era il sistema di scrittura dei popoli abitanti le regioni più a nord dell' Europa.
ETA' MEDIEVALE - I primi Normanni venuti in Italia ben presto si spinsero verso il Gargano ed il suo celebre Santuario. In questo luogo strinsero alleanza con il condottiero Melo da Bari per scacciare i Bizantini dalla Puglia, che poi divenne uno dei loro domini. La "Città Arcangelica" ebbe da loro un singolare privilegio: si chiamò da allora "Signoria dell' Onore", in genere concessa alle regine come dotalizio e godette di innumerevoli diplomi ed esenzioni. Qui confluivano non solo i romei ma gli stessi crociati in partenza o di ritorno dall'Oriente, sia per la posizione del Santuario, tutto proteso verso i lidi orientali, sia perché la figura dell' Arcangelo guerriero esercitava un indiscutibile fascino su quegli uomini armati. Durante il Medioevo è tutto un accorrere di nobili figure sul Gargano: Papi, condottieri, imperatori, Santi. Da ricordare anche il particolarissimo dono fatto dal nobile amalfitano Pantaleone: due superbe porte di bronzo fuse a Costantinopoli nel 1076 sulle quali sono cesellati episodi dell' Antico e del Nuovo Testamento legati all'intervento degli angeli nella storia dell' umanità. A sinistra della statua di San Michele, poi, nell' attuale presbiterio, possiamo notare la Cattedra Episcopale, datata alla prima metà del secolo XI, quando il I° arcivescovo della diocesi denominata sipontino-garganica (ed in quest'ultimo aggettivo si intendeva espressamente la Città di Monte Sant'Angelo) era Leone (1023-1050), originario di Monte Sant'Angelo e canonico della Basilica. E' opera dello scultore arcidiacono Acceptus e testimonia l'intenso fervore non solo spirituale, ma anche culturale ed artistico, che animò splendidamente il Santuario in questo periodo. Intanto il centro abitato, spontaneamente sorto intorno al prestigioso luogo di culto, cresceva e si allargava, forte anche della sua posizione elevata, strategicamente importante. Lo svevo Federico II, il "Puer Apuliae", venne spesso a dimorarvi con la sua corte fastosa. La leggenda vuole che nell'imponente castello egli abbia generato Manfredi dalla diletta Bianca Lancia, ma, secondo la sua ambigua e lungimirante politica, egli non disdegnò di saccheggiare lo stesso Santuario e poi, pentito, gli regalò un reliquario con un pezzo della Santa Croce che egli aveva acquisito nella crociata in Terrasanta da lui condotta.
ETA' ANGIOINA - Carlo d'Angiò, il vincitore degli Svevi per conto del papato, fu il grande devoto e benefattore del Santuario e, anche se la dominazione francese fu complessivamente negativa per l'Italia meridionale, nei riguardi della Basilica e della Città egli fu straordinariamente benevolo. A lui si devono l'attuale sistemazione del Santuario (con un' ardita operazione che tagliava a metà la grotta, relegando nel sottosuolo gli antichi ingressi bizantino - longobardi) e l'accesso "in discesa" dal lato sud attraverso un' ampia scalinata segnata da grandi arcate laterali, anticamente sepolcreti di famiglie gentilizie del Gargano, che continuano anche nel cosiddetto atrio interno. La ristrutturazione angioina si completa con la grande navata praticamente addossata alla grotta, nel cui abside si trova l'altare barocco di fine Seicento per la custodia dell' Eucaristia. A Carlo si deve ancora la costruzione, iniziata nel 1274, del grande campanile, eretto per ringraziamento della conquista dell' Italia meridionale, opera degli architetti Giordano e Maraldo di Monte Sant' Angelo, e che richiama straordinariamente le torri del federiciano Castel del Monte. Né meno benevoli del re francese furono i suoi successori che portarono a compimento la sistemazione già iniziata. Nella Basilica fu battezzato re Carlo III di Durazzo, nato appunto nel castello di Monte Sant' Angelo.
I pellegrinaggi al Santuario continuarono ma si perpetrarono anche diversi saccheggi e spoliazioni ad opera degli stessi regnanti o dei predatori Turchi che terrorizzavano le coste pugliesi e, talora, riuscirono a salire fino a Monte Sant' Angelo.
La memoria storica, dopo l'icona bizantina in rame dell' VIII - IX sec., parla di due statue dell' Arcangelo, l'una in oro e l'altra in argento depredate e fuse per battere moneta. Quella attuale, in marmo bianco di Carrara, risale agli Aragonesi, costruita per impegno del gran condottiero Consalvo di Cordova ed attribuita ad Andrea Contucci, detto il Sansovino.
Il Santuario custodisce anche numerose reliquie di santi martiri in una apposita cappella. Gran parte furono portate da Roma nel 1615 ad opera dell' Arcivescovo di Manfredonia, Mons. Annibale Serughi dei Gimnasiis. E' da notare tra esse la presenza delle reliquie di tre Papi martiri dei primi secoli: Papa Alessandro I, martirizzato nell'anno 117, Papa Cornelio Romano, martirizzato nel 253 e infine Papa Felice I che subì il martirio nell'anno 274.
ETA' MODERNA - In epoche più vicine, oltre a segnalare nel 1656 quella che concordemente viene chiamata la "Quarta apparizione" dell' Arcangelo all' Arcivescovo lucchese Alfonso Puccinelli, in seguito alla quale la Città e tutto il territorio sipontino furono liberati dalla peste, grazie alle pietre scheggiate dalla sacra Grotta, si deve notare l'ampliamento della Città arcangelica che diviene il più importante centro del Gargano ed i numerosi e continui arrivi di pellegrini e di visitatori illustri e sconosciuti.
Nel 1872 la Basilica fu definitivamente riconosciuta cappella palatina, cioè dipendente direttamente dall'autorità regale, ed i suoi Sacerdoti ebbero il titolo di "Cappellani della Real Casa", privilegio scomparso dopo il concordato del 1929. Il prospetto dell'ingresso superiore con i due portali di entrata risale al 1865 ed è costituito da due arcate a sesto acuto, sormontate da un frontone triangolare ornato di fregi ed arcatelle. Al centro, in alto, tra due piccoli rosoni è stata collocata un'edicola con la statua di San Michele Arcangelo. L'ingresso di sinistra è impreziosito da una porta di bronzo offerta in dono al Santuario nel 1994, in occasione del XV centenario delle apparizioni di San Michele sul Gargano. Opera dello scultore Michele Tiquino, originario di Monte Sant' Angelo, nei suoi pannelli riporta tutta la storia del Sacro Luogo, dalle origini fino al pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, avvenuto nel 1987.
Nella seconda metà del XX secolo, il Santuario ha vissuto ancora una fase molto intensa della sua vita, anche per la vicinanza con S. Giovanni Rotondo, luogo dove visse ed operò San Pio da Pietrelcina, devotissimo dell' Arcangelo al quale non mancava mai di inviare tutti i suoi figli spirituali, come avviene ancora oggi. Nel 1949, ad opera dell'Arcidiacono del Capitolo Mons. Nicola Quitadamo, ebbero inizio gli scavi che riportarono alla luce dopo secoli tutta la parte "sotterranea" più antica, legata all'epoca bizantino-longobarda.
Dal 1970 al 1996 il Santuario fu officiato dai monaci Benedettini ed attualmente dalla Congregazione di San Michele Arcangelo alla quale si deve, nel 1999, la costruzione della cappella penitenziale che accoglie elementi della antica roccia sui quali campeggia uno splendido crocifisso ligneo del XIV-XV sec.
A quella che viene comunemente indicata come "Celeste Basilica", in quanto non consacrata dagli uomini, ma dallo stesso Arcangelo, con decreto ufficiale della Chiesa è stato concesso "per sempre" il privilegio del PERDONO ANGELICO. Dal 1997, infatti, i visitatori confessati e comunicati acquistano l'indulgenza plenaria recitando il Padre nostro e il Credo e pregando per il Papa