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Discussione: Santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano (Puglia)

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    Santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano (Puglia)

    SANTUARIO DI SAN MICHELE ARCANGELO
    SUL MONTE GARGANO


    CENNI STORICI
    In Puglia, sul Monte Gargano, la Città di Monte Sant'Angelo accoglie il più celebre santuario dell'occidente latino dedicato all'Arcangelo Michele. Posta sulla sommità del massiccio montuoso, la Basilica, costituita da un complesso di costruzioni di varie epoche intorno alla Grotta naturale, testimonia ben 15 secoli di storia.
    L'origine del Santuario si può collocare tra la fine del V e l'inizio del VI secolo. Antiche fonti scritte ne rendono testimonianza: una lettera inviata dal papa Gelasio I nel 493/494 a Giusto, vescovo di Larino, un'altra lettera dello stesso Pontefice ad Herculentius, vescovo di Potenza (492 - 496) ed ancora una nota riportata dal Martirologio Geronimiano sotto la data del 29 settembre. Un anonimo scrittore, vissuto più di mille anni fa, lo ha descritto così : " Il Santuario di S. Michele è dovunque conosciuto ed esaltato non per lo splendore dei suoi marmi, ma per gli eventi prodigiosi che qui sono avvenuti : di forma modesta, esso è, però, ricco di celesti virtù, poiché si degnò di edificarlo e consacrarlo lo stesso Arcangelo Michele, il quale, memore della fragilità umana, scese dal cielo per far sì che in quel tempio gli uomini potessero divenire partecipi delle cose divine".
    PRIMITIVO TEMPIO DEDICATO A DIVINITA' PAGANE - L'immensa caverna calcarea, tenendo presente il sito, la struttura e l'ampiezza, dovette essere già in età greca e romana un luogo di culto. Lo storico Strabone parla, riferendosi probabilmente ad essa, di un tempio dedicato al dio Calcante, il mitico indovino, sacerdote di Apollo, della guerra di Troia cantata da Omero. Qui accorrevano i fedeli per chiedere i responsi che aspettavano passando la notte avvolti nelle pelli degli animali sacrificati. E' probabile che vi si adorasse anche lo stesso Apollo, divinità pagana simboleggiante la luce e raffigurata con l'aspetto giovanile, di rara bellezza, mentre è ormai accertato che l'antico rione medievale "Junno", centro storico nel Medioevo della città arcangelica sorta attorno alla Sacra Grotta, preesistesse allo stesso Arcangelo in quanto il suo nome deriverebbe dal mitico re dauno Pilunno.
    ETA' PRELONGOBARDA - Fu proprio per estirpare il culto pagano, nel V secolo dell' era cristiana, che il vescovo di Siponto (l'odierna Manfredonia), Lorenzo Maiorano, cugino dell'imperatore Zenone, pensò di sostituire la figura del dio arciere con quella, così cara ai cristiani orientali, dell' Arcangelo principe delle milizie celesti, vincitore nella lotta contro gli spiriti del male. Si tramanda la memoria di tre apparizioni dello Spirito celeste (di cui parlerò più avanti) nelle quali Egli avrebbe manifestato inequivocabilmente al Santo Vescovo sipontino la sua volontà di aver scelto e consacrato quel luogo.
    Il Gargano è praticamente la propaggine più avanzata del suolo italiano verso l'oriente e, perciò, grazie anche alla fama acquisita per queste apparizioni, fu gelosa custodia dei Bizantini che tenevano sotto il loro dominio tutte le regioni costiere adriatiche, segnatamente quella a loro più vicina, cioè la Puglia. In questa fase il Santuario era ben diverso da come ci appare oggi. All'immensa caverna si accedeva "in salita" dalla valle chiamata "di Carbonara", attraverso un porticato ed una galleria che sbucavano letteralmente nell'irregolare e profonda caverna. San Michele, poi, secondo la liturgia orientale, più che come il grande guerriero fu venerato in questa fase come il guaritore delle malattie e colui che presenta le anime dei defunti al trono divino. Famosa la cosiddetta "stilla": un'acqua miracolosa che, secondo i racconti, stillava dalle rocce della caverna e guariva ogni sorta di malattia.
    ETA' LONGOBARDA - La lunga lotta tra i Bizantini ed i Longobardi, oltre a procurare al Santuario saccheggi e devastazioni, si concluse con la vittoria proprio del fiero popolo venuto dal Nord che subito trovò nell' Arcangelo la figura ideale di dio guerriero protettore. Il Santuario divenne, perciò, il sacrario nazionale dei Longobardi, da essi curato ed abbellito e grazie ad essi incluso in quel circuito di pellegrinaggi che lo resero sempre più venerato e conosciuto, come è testimoniato da numerose iscrizioni sui muri degli ingressi, talune addirittura a carattere "runico", che era il sistema di scrittura dei popoli abitanti le regioni più a nord dell' Europa.
    ETA' MEDIEVALE - I primi Normanni venuti in Italia ben presto si spinsero verso il Gargano ed il suo celebre Santuario. In questo luogo strinsero alleanza con il condottiero Melo da Bari per scacciare i Bizantini dalla Puglia, che poi divenne uno dei loro domini. La "Città Arcangelica" ebbe da loro un singolare privilegio: si chiamò da allora "Signoria dell' Onore", in genere concessa alle regine come dotalizio e godette di innumerevoli diplomi ed esenzioni. Qui confluivano non solo i romei ma gli stessi crociati in partenza o di ritorno dall'Oriente, sia per la posizione del Santuario, tutto proteso verso i lidi orientali, sia perché la figura dell' Arcangelo guerriero esercitava un indiscutibile fascino su quegli uomini armati. Durante il Medioevo è tutto un accorrere di nobili figure sul Gargano: Papi, condottieri, imperatori, Santi. Da ricordare anche il particolarissimo dono fatto dal nobile amalfitano Pantaleone: due superbe porte di bronzo fuse a Costantinopoli nel 1076 sulle quali sono cesellati episodi dell' Antico e del Nuovo Testamento legati all'intervento degli angeli nella storia dell' umanità. A sinistra della statua di San Michele, poi, nell' attuale presbiterio, possiamo notare la Cattedra Episcopale, datata alla prima metà del secolo XI, quando il I° arcivescovo della diocesi denominata sipontino-garganica (ed in quest'ultimo aggettivo si intendeva espressamente la Città di Monte Sant'Angelo) era Leone (1023-1050), originario di Monte Sant'Angelo e canonico della Basilica. E' opera dello scultore arcidiacono Acceptus e testimonia l'intenso fervore non solo spirituale, ma anche culturale ed artistico, che animò splendidamente il Santuario in questo periodo. Intanto il centro abitato, spontaneamente sorto intorno al prestigioso luogo di culto, cresceva e si allargava, forte anche della sua posizione elevata, strategicamente importante. Lo svevo Federico II, il "Puer Apuliae", venne spesso a dimorarvi con la sua corte fastosa. La leggenda vuole che nell'imponente castello egli abbia generato Manfredi dalla diletta Bianca Lancia, ma, secondo la sua ambigua e lungimirante politica, egli non disdegnò di saccheggiare lo stesso Santuario e poi, pentito, gli regalò un reliquario con un pezzo della Santa Croce che egli aveva acquisito nella crociata in Terrasanta da lui condotta.
    ETA' ANGIOINA - Carlo d'Angiò, il vincitore degli Svevi per conto del papato, fu il grande devoto e benefattore del Santuario e, anche se la dominazione francese fu complessivamente negativa per l'Italia meridionale, nei riguardi della Basilica e della Città egli fu straordinariamente benevolo. A lui si devono l'attuale sistemazione del Santuario (con un' ardita operazione che tagliava a metà la grotta, relegando nel sottosuolo gli antichi ingressi bizantino - longobardi) e l'accesso "in discesa" dal lato sud attraverso un' ampia scalinata segnata da grandi arcate laterali, anticamente sepolcreti di famiglie gentilizie del Gargano, che continuano anche nel cosiddetto atrio interno. La ristrutturazione angioina si completa con la grande navata praticamente addossata alla grotta, nel cui abside si trova l'altare barocco di fine Seicento per la custodia dell' Eucaristia. A Carlo si deve ancora la costruzione, iniziata nel 1274, del grande campanile, eretto per ringraziamento della conquista dell' Italia meridionale, opera degli architetti Giordano e Maraldo di Monte Sant' Angelo, e che richiama straordinariamente le torri del federiciano Castel del Monte. Né meno benevoli del re francese furono i suoi successori che portarono a compimento la sistemazione già iniziata. Nella Basilica fu battezzato re Carlo III di Durazzo, nato appunto nel castello di Monte Sant' Angelo.
    I pellegrinaggi al Santuario continuarono ma si perpetrarono anche diversi saccheggi e spoliazioni ad opera degli stessi regnanti o dei predatori Turchi che terrorizzavano le coste pugliesi e, talora, riuscirono a salire fino a Monte Sant' Angelo.
    La memoria storica, dopo l'icona bizantina in rame dell' VIII - IX sec., parla di due statue dell' Arcangelo, l'una in oro e l'altra in argento depredate e fuse per battere moneta. Quella attuale, in marmo bianco di Carrara, risale agli Aragonesi, costruita per impegno del gran condottiero Consalvo di Cordova ed attribuita ad Andrea Contucci, detto il Sansovino.
    Il Santuario custodisce anche numerose reliquie di santi martiri in una apposita cappella. Gran parte furono portate da Roma nel 1615 ad opera dell' Arcivescovo di Manfredonia, Mons. Annibale Serughi dei Gimnasiis. E' da notare tra esse la presenza delle reliquie di tre Papi martiri dei primi secoli: Papa Alessandro I, martirizzato nell'anno 117, Papa Cornelio Romano, martirizzato nel 253 e infine Papa Felice I che subì il martirio nell'anno 274.
    ETA' MODERNA - In epoche più vicine, oltre a segnalare nel 1656 quella che concordemente viene chiamata la "Quarta apparizione" dell' Arcangelo all' Arcivescovo lucchese Alfonso Puccinelli, in seguito alla quale la Città e tutto il territorio sipontino furono liberati dalla peste, grazie alle pietre scheggiate dalla sacra Grotta, si deve notare l'ampliamento della Città arcangelica che diviene il più importante centro del Gargano ed i numerosi e continui arrivi di pellegrini e di visitatori illustri e sconosciuti.
    Nel 1872 la Basilica fu definitivamente riconosciuta cappella palatina, cioè dipendente direttamente dall'autorità regale, ed i suoi Sacerdoti ebbero il titolo di "Cappellani della Real Casa", privilegio scomparso dopo il concordato del 1929. Il prospetto dell'ingresso superiore con i due portali di entrata risale al 1865 ed è costituito da due arcate a sesto acuto, sormontate da un frontone triangolare ornato di fregi ed arcatelle. Al centro, in alto, tra due piccoli rosoni è stata collocata un'edicola con la statua di San Michele Arcangelo. L'ingresso di sinistra è impreziosito da una porta di bronzo offerta in dono al Santuario nel 1994, in occasione del XV centenario delle apparizioni di San Michele sul Gargano. Opera dello scultore Michele Tiquino, originario di Monte Sant' Angelo, nei suoi pannelli riporta tutta la storia del Sacro Luogo, dalle origini fino al pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, avvenuto nel 1987.
    Nella seconda metà del XX secolo, il Santuario ha vissuto ancora una fase molto intensa della sua vita, anche per la vicinanza con S. Giovanni Rotondo, luogo dove visse ed operò San Pio da Pietrelcina, devotissimo dell' Arcangelo al quale non mancava mai di inviare tutti i suoi figli spirituali, come avviene ancora oggi. Nel 1949, ad opera dell'Arcidiacono del Capitolo Mons. Nicola Quitadamo, ebbero inizio gli scavi che riportarono alla luce dopo secoli tutta la parte "sotterranea" più antica, legata all'epoca bizantino-longobarda.
    Dal 1970 al 1996 il Santuario fu officiato dai monaci Benedettini ed attualmente dalla Congregazione di San Michele Arcangelo alla quale si deve, nel 1999, la costruzione della cappella penitenziale che accoglie elementi della antica roccia sui quali campeggia uno splendido crocifisso ligneo del XIV-XV sec.
    A quella che viene comunemente indicata come "Celeste Basilica", in quanto non consacrata dagli uomini, ma dallo stesso Arcangelo, con decreto ufficiale della Chiesa è stato concesso "per sempre" il privilegio del PERDONO ANGELICO. Dal 1997, infatti, i visitatori confessati e comunicati acquistano l'indulgenza plenaria recitando il Padre nostro e il Credo e pregando per il Papa
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  2. #2
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    Le quattro apparizioni dell'Arcangelo Michele

    La storia del Santuario è strettamente legata a quattro apparizioni di San Michele.

    La prima apparizione - Così narra un'operetta agiografica, datata tra il V e l'VIII secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio):
    «Vi era in questa città un uomo molto ricco di nome Gargano che, a segui - to delle sue vicende, diede il nome al monte. Mentre i suoi armenti pascolavano qua e là per i fianchi di scosceso monte, avvenne che un toro, che disprezzava la vicinanza degli altri animali ed era solito andarsene da solo, al ritorno dal gregge, non era tornato nella stalla. Il padrone, riunito un gran numero di servi, cercandolo in tutti i luoghi meno accessibili, lo trova, infine, sulla sommità del monte, dinanzi ad una grotta. Mosso dall'ira perché il toro pascolava da solo, prese l'arco, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata. Questa ritorta dal soffio del vento, colpì lo stesso che l'aveva lanciata». Turbato dall'evento, egli si recò dal vescovo che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e digiuno. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo Maiorano apparve l'Arcangelo Michele che così gli parlò: «Hai fatto bene a chiedere a Dio ciò che era nascosto agli uomini. Un miracolo ha colpito l'uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà, Io sono l'Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra. E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va', perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano.» Ma, poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata luogo di culti pagani, il vescovo esitò prima di decidersi ad obbedire alle parole dell'Arcangelo.
    La seconda apparizione - La seconda apparizione di San Michele è detta "della Vittoria" e viene tradizionalmente datata nell'anno 492. Gli studiosi, tuttavia, riferiscono l'episodio alla battaglia tra Bizantini e Longobardi del 662 - 663: i greci attaccarono il Santuario garganico, in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento. « [...] Ed ecco che la stessa notte, che precedeva il giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo (Lorenzo Maiorano) San Michele, dice che le preghiere sono state esaudite, promette di essere presente e ammonisce di dare battaglia ai nemici all'ora quarta del giorno.» (Apparitio)
    La battaglia, accompagnata da terremoti, folgori e saette, si concluse con il successo di Grimoaldo. La vittoria riportata fu descritta come voluta proprio da San Michele: essa sarebbe avvenuta l'8 maggio, divenuto in seguito il dies festus dell'Angelo sul Gargano. Inoltre, sancì ufficialmente il legame tra il culto dell'Angelo e il popolo longobardo.
    La terza apparizione - La terza apparizione viene denominata anche "episodio della Dedicazione". «Intanto i Sipontini rimanevano in dubbio su cosa fare del luogo e se si dovesse entrare nella chiesa e consacrarla.» (Apparitio)
    Tuttavia, nell'anno 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al Celeste Protettore e di consacrare al culto la Spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I.
    «Ma la notte, l'angelo del Signore, Michele, apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: "Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l'ho fondata, io stesso l'ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione".» (Apparitio)
    Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette Vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro. Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i Vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce. Inoltre nella roccia trovarono impressa l'orma del piede di San Michele.
    Il santo Vescovo Maiorano vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacramento. Era il 29 settembre. La Grotta stessa, come unico luogo non consacrato da mani d'uomo, ha ricevuto nei secoli il titolo di "Celeste Basilica".
    La quarta apparizione - Era l’anno 1656 ed in tutta l’Italia meridionale infieriva una terribile pestilenza. L’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, non trovando alcun ostacolo umano da contrapporre all’avanzata dell’epidemia, si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuni. Il Pastore pensò addirittura di forzare la volontà divina lasciando nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la Città. Ed ecco, sul far dell’alba del 22 Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo). Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste. Il vescovo fece come gli era stato detto. Ben presto non solo la Città fu liberata dalla peste, secondo la promessa dell’Arcangelo, ma anche tutti coloro che tali pietre richiedevano, dovunque si trovassero.
    A perpetuo ricordo del prodigio e per eterna gratitudine, l’Arcivescovo fece innalzare un monumento a S. Michele nella piazza della Città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone di quella stanza nella quale si vuole che avvenne l’apparizione, con la seguente iscrizione in latino: Al Principe degli Angeli Vincitore della Peste Patrono e Custode monumento di eterna gratitudine Alfonso Puccinelli 1656.
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    I Pellegrinaggi

    I PELLEGRINAGGI
    L'universale rinomanza nella cristianità del culto di S. Michele influì non poco a rendere meno isolato il Gargano. L'assidua frequenza di pellegrini al Santuario, la concomitante diffusione di insediamenti eremitici in grotte e la capillare presenza di ordini monastici sul Promontorio rappresentarono di fatto i presupposti di uno stabile collegamento dell'intero territorio con le due maggiori arterie romane: la "Litoranea" e l'"Appia-Traiana".*
    La viabilità interna utilizzò i tracciati preesistenti mentre se ne determinarono altri; il traffico, di conseguenza, divenne sempre più intenso; le relazioni con altre genti significarono scambi di idee e conoscenze di nuovi costumi; i pellegrini beneficiarono di una maggiore assistenza grazie al sorgere di punti di sosta e di ristoro. Tra i vari percorsi, due divennero preferenziali ed assunsero, per essere stati alquanto battuti, una rilevanza tale da costituire ancora oggi elemento del traffico primario.
    Il primo itinerario - La “Via Francesca”, denominata così in documenti che vanno dall'XI al XIV secolo in riferimento ai pellegrini longobardi provenienti tanto da Pavia che da Benevento, nasceva dalla deviazione della "Litoranea" (una delle grandi arterie che da Roma si portava sulla costa adriatica per giungere, dopo aver lambito le falde del Gargano e toccato Siponto, a Brindisi), che all'altezza della contrada Branca, in territorio dauno, a 10 Km da San Severo, si immetteva nella valle Jana in direzione di Stignano e, con un percorso in gran parte coincidente con la moderna S.S. 272, raggiungeva Monte Sant'Angelo.
    Tale itinerario è detto anche “Via Sacra dei Longobardi”, denominazione oggi più corrente in omaggio alla probabile iniziativa dei Longobardi che, secondo alcuni studiosi, lungo questo tracciato avrebbero fatto sorgere delle "mantiones" e degli "hospitia" per coloro che devotamente affluivano al Santuario micaelico. Nel tempo, alcuni punti di sosta e di accoglienza, ristrutturati ed ampliati, si trasformarono in luoghi di culto, altri diedero origine ai conventi-santuari di S.Maria di Stignano e di S.Giovanni in Lamis, oggi convento di S. Matteo; altri alle città di San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis, altre ancora ai casali di S. Egidio al Pantano (nei pressi di San Giovanni Rotondo) e di Carbonara alle pendici di Monte Sant'Angelo.
    Il secondo itinerario - Collegato ad Aecae sulla deviazione dell'Appia-Traiana (altra grande arteria romana diretta a Brindisi), attraversando Lucera ed Arpi, si raccordava alla "Litoranea" nei pressi di Siponto, verso la prima metà dell'XI secolo (1024). Era denominata “Via Francigena”, sinonimo di "Francesca", senz'altro in riferimento ai pellegrini provenienti dai principati longobardi e dalle regioni transalpine.
    In due successivi documenti l'itinerario è indicato anche come "Strata peregrinorum" (1132) e "Stratam magnam quae pergit ad Sanctum Michäelem" (1201). Dal segmento stradale si diramavano, inerpicandosi sulla montagna, piste diverse dirette al Santuario. Tra queste, vuoi per le molteplici e significative testimonianze (aree cimiteriali ipogeiche, eremi, chiese rupestri e conventi), vuoi perchè in parte ancora frequentate, si suole ricordare la pista 1: S.Leonardo-S.Restituta-S.Maria di Ruggiano-Pulsano-MonteSant'Angelo e la pista 2: S.Leonardo-Capparelli-Ciminiera-Macchia Posta-Valle dei Goti (Ognissanti)-Monte Sant'Angelo

    Pellegrini illustri
    Per il Santuario dedicato all'Arcangelo Michele il periodo normanno-svevo costituì l'apogeo della sua celebrità. Le cronache del tempo, infatti, lo segnalano tra i quattro più frequentati luoghi di pellegrinaggio della cristianità secondo l'itinerario di redenzione spirituale, noto come Homo, Angelus, Deus, che prevedeva la visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma e di S. Giacomo di Compostela in Spagna (Homo), all'Angelo della Sacra Spelonca di Monte Sant'Angelo (Angelus), infine ai luoghi della Terra Santa (Deus). Fra quanti in questo periodo manifestarono la loro devozione a S.Michele con un pellegrinaggio, ci si limita a citare:

    Papi
    1049-51. Leone IX per tre volte presente anche ai fini della preparazione del Concilio di Siponto indetto nel 1050.
    1061. Alessandro III in occasione del Concilio svoltosi a Siponto.
    1093. Urbano II che, proprio in concomitanza della sua venuta, concesse al Santuario le stesse indulgenze godute da S. Giacomo di Compostela.
    1117. Pasquale II in relazione al Concilio svoltosi a Siponto
    1120. Callisto II che proclamò l'Arcangelo Principe e Tutelare del mondo intero.
    1177. Alessandro III che, in coincidenza del suo pellegrinaggio, si recò alla vicina abazia di S. Maria di Pulsano, consacrò la nuova chiesa e collocò personalmente le ossa di S. Giovanni da Matera sotto l'altare maggiore.

    Imperatori, re e principi
    1022. Enrico II pernottò nella Grotta assistendovi, secondo la tradizione, a celestiali liturgie in seguito istoriate sulla sua tomba nel duomo di Bamberga. In tale circostanza donò alla Basilica un calice d'oro.
    1044, Enrico III.
    1047, La contessa Agnese di Poiton, suocera di Enrico III.
    1089 La contessa Matilde di Canossa che in quel frangente dovette fronteggiare pericolose insidie di alcuni signorotti alla sua dignità di donna ed a quella delle sue dame di compagnia.
    1137, Lotario II il Buono, re di Sicilia, che nel 1177 vi ritornò con la moglie Giovanna d'Inghilterra, sorella del re Riccardo Cuor di Leone.
    1137, Baldovino II di Fiandra, re di Gerusalemme.
    Fra le tante personalità non si esclude che Federico II e i figli, Corrado IV e Manfredi, abbiano compiuto almeno una visita devozionale al Santuario.

    Santi
    1050. S. Guglielmo di Antiochia e S. Pellegrino (padre e figlio).
    1094. S. Brunone - fondatore del monastero della Certosa di Francia, presso Grenoble.
    1098. S. Anselmo d'Aosta.
    1118. S.Guglielmo da Vercelli - fondatore dell'Ordine Benedettino di Montevergine.
    1123. S. Giovanni da Matera - fondatore dell'Ordine Pulsanense, in località Pulsano di Monte Sant'Angelo.
    1130 S. Bernardo da Chiaravalle - riformatore dell'Ordine Cistercense. Padre della Chiesa e banditore della II Crociata.
    1199. S. Ortolana degli Offreduzzi, - madre di S. Chiara d'Assisi.
    1207. S. Elisabetta d'Ungheria.
    1222. S. Francesco d'Assisi. Di lui si racconta che si sia fermato all'ingresso della Grotta e, non osando entrarvi perchè si riteneva indegno, abbia lasciato inciso sulla nuda roccia, come tanti pellegrini avevano già fatto, il segno della croce a forma di T (tau). A tale visita si fa risalire l'origine della chiesetta campestre di S. Maria degli Angeli, in delicato stile gotico, sulla parte più alta del monte, a circa 2 km dalla Città.
    1268 S. Tommaso d'Aquino - dottore della Chiesa.

    Tra il XIII e il XV secolo:

    Papi

    1273. Gregorio X, ricevuto in gran pompa dal re Carlo I d'Angiò che lo accompagnò col suo seguito per tutta la visita, seguendolo poi fino a Benevento.
    1295. Celestino V (quando però aveva già fatto il "gran rifiuto")

    Imperatori, re, principi e nobili 1237. Baldovino II, più noto col nome di Filippo II di Taranto che, avendo sposato una principessa angioina, Caterina Courtenay, ebbe da questa il titolo di imperatore di Costantinopoli.
    1271-1273. Carlo I d'Angiò, per ben tre volte, l'ultima delle quali accompagnò il papa Gregorio X.
    1280. Corrado Malaspina, marchese della Lunigiana.
    1292. Carlo Martello e sua moglie Clemenza, regina d'Ungheria.
    1319. Urosio, re della Serbia, e la moglie Elena offrirono lampade d'argento al Santuario.
    1346. Stefano il Possente, imperatore dei Serbi.
    1347. Luigi il Grande, re d'Ungheria.
    1351-1354. Giovanna I regina di Napoli, per ben due volte. In una delle due ordinò il restauro dell'antica via pubblica detta di S.Simeone che da Manfredonia conduceva a Monte Sant'Angelo, inoltre fece aprire la "Portella" ad est della Città, vicino al monastero dei PP. Celestini.
    1404. La nobile Pasqua de Angelo delegò in sua vece quattro uomini a recarsi in pellegrinaggio a Monte Sant'Angelo in suffragio della sua anima e di quella del defunto marito, compensandoli con dodici tareni d'oro, cioè tre per ciascuno.
    1413. Il nobile Giacomino di Matteo nel suo testamento inserì delle donazioni per pellegrinaggi da farsi in suo nome alla chiesa Sancti Angeli de Monte Gargano.
    1452. L'imperatrice Eleonora, consorte di Federico d'Austria.
    1457. Alfonso il Magnanimo ordinò un grande pellegrinaggio così composto: capo spirituale Ms. Giovanni Salinas, Ordinario della diocesi di Sardegna; capo amministrativo, messere Giovanni Valerio, uno dei segretari del re; un migliaio di cittadini; 21 cappellani palatini; 25 giovani corifei in abbigliamento di penitenza ognuno con altro giovane per sostenerlo.
    1476. Mattia Corvino, re d'Ungheria, e la sua sposa Beatrice d'Aragona.
    1488. Il duca di Calabria, per voto fatto, pagò 14 ducati al suo elemosiniere Michele di Napoli perchè mandasse per suo conto un uomo in pellegrinaggio al Santuario di Monte Sant'Angelo.
    1507. Ferdinando il Cattolico partì da Napoli scalzo in pellegrinaggio al Santuario di S.Michele sul Gargano.

    Santi
    1295. S.Pietro del Morrone (Celestino V).
    1295. Beato Roberto Salla, frate contemporaneo e discepolo di S. Pietro del Morrone. Egli tra l'altro eresse a Chieti, in Abruzzo, un ospizio per pellegrini diretti al Gargano.
    1265. La Beata Cristina, ossia Oringa dei Menabuoi, fondatrice di un monastero di suore agostiniane in S. Croce sull'Arno.
    1319. S.Urosio, re dei Serbi, già ricordato tra i re.
    1372. S. Brigida di Valdstenza (Svezia) accompagnata dalla sua piccola figlia Caterina, divenuta poi santa, e dal vescovo di Vieste fra Niccolò. Sono note le sue Rivelazioni circa la distruzione di Manfredonia ad opera dei Turchi nel 1620.
    1376. S.Vincenzo Ferrero.
    1415. S. Bernardo di Siena.
    1425. S. Giovanni da Capestrano.
    1429. S. Francesco da Paola con i genitori. Di lui esiste ancora oggi, nell'abside dell'altare del SS.mo Sacramento in Basilica, una statua in pietra mentre nella cappella abside della SS. Croce si conserva ancora una reliquia.
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  4. #4
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  5. #5
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  6. #6
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    Novena a San Michele

    Giovedì 29 aprile è cominciata la novena di preparazione alla Solennità delle Apparizioni di San Michele Arcangelo.
    Il giorno della Celebrazione della Solennità è l'8 maggio, il dies festus che i Longobardi stabilirono in seguito alla vittoria riportata contro i Bizantini che assalirono il Santuario. San Michele apparve in sogno all'allora vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano assicurando la sua presenza e la sua intercessione per l'esito della battaglia.
    La novena (29 aprile - 07 maggio) si strutturerà nel seguente modo:
    ore 17.30
    Coroncina angelica e canto delle litanie a S. Michele
    ore 18.00
    Santa Messa
    Le meditazioni saranno proposte da don Luigi Carbone
    Domenica 02 maggio:
    ore 18.30
    Santo Rosario e Solenni Vespri
    ore 19.00Santa Messa
    Sabato 08 maggio 2010
    Sante Messe ore: 7.30 - 9.00 - 12.00 - 16.00 - 17.30 - 19.00
    ore 10.30 Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S. Ecc. Mons. Michele Castoro, Arcivescovo di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo
    Si potrà seguire la diretta della Santa Messa sintonizzandosi con l'emittente "TeleRadio Padre Pio".

    (dal sito http://www.santuariosanmichele.it/ )
    Ultima modifica di joshua; 03-05-2010 alle 10:47
    Chi come Dio?

  7. #7
    Partecipante a CR L'avatar di Servo di Maria
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    Citazione Originariamente Scritto da joshua Visualizza Messaggio

    Questa foto non si riferisce al santuario di Monte Sant'Angelo, questa è una grotta dedicata a San Michele che si trova a pochi chilometri da Cagnano Varano a nord del Gargano.

  8. #8
    Iscritto L'avatar di FODDAI
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    consiglio a tutti di andarci almeno una volta; è un posto meraviglioso! Io ci sono andata due anni fa, con la parrocchia ed ha celebrato il mio caro vice-parroco!(wow)
    Gesù,Giuseppe e Maria vi dono il cuore e l'anima mia

  9. #9
    CierRino L'avatar di Heribert Clemens
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    i Cristiani hanno così sempre considerato l’Arcangelo il più potente difensore del popolo di Dio.

    fonte


  10. #10
    Veterano di CR L'avatar di Accolito-lettore
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    Mi piace ricordare che San Francesco fu pellegrino alla grotta dell'arcangelo ma per umiltà decise di fermarsi alla porta di ingresso senza entrarvi

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