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Era.. quando?
nel messale VO non si impiegava, era un preghiera privata ed era riportato tra quelle da recitarsi all'inizio ed al termine della giornata, quindi non aveva indicazioni di genuflessione (almeno nei testi che ho letto sinora).
Forse per il NO ci può dare qualche ragguaglio chi ha un messale recente e completo.
Qualche giorno fa assisto ad un funerale. Terminata l'omelia attendo il bel momento del Credo... ed il sacerdote (non un ragazzino, intorno ai 65-70 anni) lo salta a pié pari... è un abuso o davvero non si recita?
Altro argomento: da ragazzino (non ricordo se appena prima o appena dopo il 1966-67) mi piaceva molto, in una collegiata vicina a casa, una messa festiva che terminava con la recita del "Al principio era il Verbo..."
Abuso anche quello o faceva parte del precedente Ordo?
Ultimo: come mai non sento più il "Dio sia benedetto" recitato sempre alla fine della messa? direte che non ci sono più andato dopo il Concilio?
In parte è vero: questa messa in italiano non l'ho ancora digerita adesso, dopo quarant'anni!
Il Credo si recita la domenica e nelle festività. E' corretto che sia stato tralasciato al funerale.
La recita di "In principio era il Verbo" (prologo del Vangelo di Giovanni) si chiama Ultimo Vangelo e conclude la Messa nel rito tridentino. E' stato abolito nella riforma liturgica.
Anche le "preci leonine", aggiunte da Papa Leone XIII al termine delle messe lette, sono state abolite nella riforma.
Buona digestione...![]()
Eppure vi dico che è "strategico" che si preferisca far dire il Simbolo: non che esso sia per davvero dottrinalmente diverso dal Credo (non sto affermando questo), ma per la ragione che il Simbolo avrebbe, ripeto avrebbe, una significazione diversa, nei suoi articoli, dal Credo attuale.
Tesi protestante, beninteso, che però affascina non pochi cattolici "puristi" e veterocristianisti.
A costoro bisognerebbe rispondere che la Chiesa non ha mai avanzato mutamenti o innovazioni della dottrina apostolica, solo sviluppi. Sant'Ireneo, che accentua l'invariabilità della fede, tuttavia aggiunge che è sempre necessario approfondire il senso sublime della verità della stessa, illustrandola in accordo con le altre verità rivelate, investigandone le conseguenze e la portata:
Una e la stessa è sempre la Fede. Chi ne sa parlare molto non l'accresce, chi ne sa parlare meno non la diminuisce. (Sant'Ireneo, Contra haeres, I et X, 2,3)
Ad esempio, il mistero dell'incarnazione di Gesù Cristo. Da principio fu dato il dogma che Cristo è vero Uomo ed insieme vero Dio, quindi le due nature sono in Lui riunite.
Sulla natura di questa unione si discusse a lungo, fino a che nel 451 la questione fu definitivamente risolta nel Concilio di Calcedonia con la dottrina della Unione ipostatica.
Bisogna immaginare il Simbolo piuttosto come uno scrigno: lo svolgimento progressivo della dottrina del Simboloapostolico non può dirsi cambiamento, nè accrescimento, nè nuova dottrina.
Molti, ma molti anni fa, la Messa aveva il Credo in versione semplificata, ma dopo il Concilio Vaticano II le cose cambiarono. Con l'avvento della Messa in lingua volgare, si optò anche per l'immissione, al posto del vecchio Credo (più breve), del "Simbolo Niceno Costantinopolitano".
Andando a Messa, negli anni dopo il Concilio, mi accorsi che questo nuovo (ma antico) testo conteneva un'omissione. "Patì sotto Ponzio Pilato, e fu sepolto". Insomma, non veniva profferita la parola "morì", che indicasse con certezza il fatto della morte fisica del Salvatore.
Allora scrissi una lettera - penso che l'anno fosse il 1967, o giù di lì - ad un Rettore di un'importante chiesa di Palermo, dove talvolta andavo ad assistere al Sacrificio, anche perchè la chiesa è monumentale e ricchissima di bellezze artistiche.
Gli scrissi facendo notare la mancanza del verbo, e chiarendo che secondo me, quest'omissione poteva essere presa a pretesto da coloro che combattono e contraddicono la Chiesa Cattolica. Costoro potevano ben dire "Vedete, voi stessi non dite chiaramente che Gesù è morto; allora, come alcuni di noi sostengono, può essere solo stata morte apparente, o coma, o svenimento. Pertanto non è certo che Gesù sia veramente risuscitato, come poco dopo affermato". Concludendo scrivevo al Rettore che avrebbe potuto far pervenire quella mia lettera alla congregazione della Santa Sede che si occupa dei Riti, così loro potevano, se lo credevano opportuno, integrare la frase con il verbo "morì", e rendere tutto più chiaro.
Il sacerdote non mi rispose, anche se io avevo messo l'indirizzo in calce alla lettera. Passarono alcuni mesi, e avvenne il "miracolo".
Nei nuovi libretti che si distribuivano ai fedeli che entravano in chiesa per la Messa, il Credo era stato integrato da quel verbo; anzi la parola "morì" era scritta in grassetto, come a sottolineare che era una novità, e fare in modo che i fedeli non continuassero a leggere il vecchio testo, magari ritenuto a memoria.
Ora, da molti anni, tutti leggono e recitano "patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto...".
Non so se sia stata proprio la mia segnalazione a variare il testo del simbolo, o almeno a tradurlo in maniera diversa (in alcuni vecchi testi stava scritto "fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, PATI' e fu sepolto", e pertanto bastava cambiare il patì in morì). Se non è così, si tratta di una notevolissima coincidenza.
A chi magari non crede in quello che ho appena detto, allego la copia di due libretti che ho appositamente conservato, e che testimoniano del precedente testo del Credo.
Ultima modifica di vito la colla; 25-12-2007 alle 22:17
Penso fosse un errore di stampa del primo libretto.
Anche perché il "morì" fa parte sia della versione Costantinopolitana del credo, sia della precedente versione Niceana (vedasi wiki)
Ultima modifica di a_ntv; 25-12-2007 alle 23:34 Motivo: morì al posto di parì
Sola Scriptura has hindered rather than helped the understanding of ChristianityMargaret Barker, Biblical scholar
La versione costantinopolitana è chiaramente più ricca nelle specificazioni (es. sotto Ponzio Pilato), ma le essenzialità sono presenti in entrambe le versioni.
No, non era un errore di stampa. Avrebbe dovuto essere, allora, un errore di stampa in ambedue i libretti che ho messo in evidenza (anche se per leggerli occorre ingrandirli, dopo averli "salvati"). E anche in tutti quelli che si trovavano sui banchi delle varie chiese.
In tutte le chiese veniva recitato il Credo senza la parola "morì", prima del mio intervento. Inoltre, ripeto, ricordo benissimo che la parola "morì" fu inserita, nei primi tempi, in grassetto, appunto perché era una novità, che prima non c'era.
Il vecchio Credo, recitato prima delle innovazioni volute dal Concilio, era il Credo Apostolico, che qui di seguito allego, e che (esso sì) portava la parola in questione (MORI'), e lo ribadiva nel versetto successivo. Questo Credo era più breve, ed era anche quello che ci insegnavano al Catechismo o a scuola.
Ecco il testo del cosiddetto Credo apostolico:
« 1. Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
2. e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
3. il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
4. patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
5. discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
6. salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
7. di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
8. Credo nello Spirito Santo,
9. la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
10. la remissione dei peccati,
11. la risurrezione della carne,
12. la vita eterna. Amen. »
Nel Credo breve, quello Apostolico, la parola "morì" era in evidenza, mentre nell'altro, Niceno-Costantinopolitano, era sostituita dalla parola patì; che fu poi cambiata in "morì", verso il 1967. Errore di traduzione? Errore della Congregazione?
Non lo so. Ma so con certezza che le cose sono come io le ho raccontate.