
Originariamente Scritto da
Felipe
Innanzitutto occorre che la legge parli chiaro, cioè il divieto assoluto dell'aborto in quanto interruzione di una vita umana, a livello teorico un tale reato è un omicidio premeditato, quindi comporterebbe la detenzione. Tuttavia al carcere si può sostituire un periodo di permanenza forzata in una centro di riabilitazione o di recupero, perchè è logico che una madre che abortisce: in primo luogo è sottoposta a traumi fisico-psichici postaborto, in secondo luogo è una persona pericolosa in quanto omicida. Il certificato penale o "fedina penale" dovrebbe comunque rimanere macchiato a causa dell'aborto, questo comporta delle limitazioni nella vita sociale e pubblica. Comunque è importante il recupero umano e sociale di queste madri snaturate perchè l'aborto ha degli effetti devastanti sulla donna, quindi bisogna unire la pena facendogli capire l'errore del gesto attraverso una periodo di controlli e limitazione della libertà, ma anche aiutarle ad un reinserimento nella vita sociale. Nel caso di uomini che hanno obbligato la donna ad abortire è necessario che ad essi siano applicate senza sconti le pene ordinarie di plagio, istigazione all'omicidio, concorso in omicidio, ecc...
Comunque una legge che vieta l'aborto non serve a niente se non è supportata da un piano sociale che aiuti le madri a scongiurare la scelta dell'aborto, quindi è necessario potenziare il ruolo dei consultori, garantire l'obiezione di coscienza dei medici, sviluppare quei servizi che permettono alle donne incinte di partorire senza riconoscere il loro neonato affidandolo così alla struttura preposta che poi provvederà all'adozione.
E' inoltre importante una strategia sul piano culturale e comunicativo per promuovere sempre ed in ogni caso la scelta della vita.
Ovviamente tutto questo è solo utopia...il futuro sembra andare in senso contrario!
W la vita!
