Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronache dalla Diocesi di Treviso - 2009-2017

  1. #1
    Sacrista Pontificio
    visitatore

    Cronache dalla Diocesi di Treviso - 2009-2017

    Cronache della Diocesi di TREVISO
    Anni 2009 - 2010 - 2011 - 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016


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    vi posto il messaggio di saluto del nostro nuovo Vescovo, mons. Gianfranco Gardin:

    INDIRIZZO DI SALUTO ALLA DIOCESI DI TREVISO

    Fratelli e Sorelle carissimi della Diocesi di Treviso,
    desidero far giungere a tutti voi il mio saluto cordiale e affettuoso, nel nome del Signore. Un saluto particolare rivolgo ai Vescovi Antonio Mistrorigo e Paolo Magnani, come pure al Vescovo Angelo Daniel.
    Un saluto deferente e grato esprimo a Sua Eminenza il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, Amministratore Apostolico della Diocesi di Treviso in questa fase di transizione: egli mi ha subito manifestato, con parole davvero incoraggianti, una fraterna e cordiale accoglienza nella Conferenza Episcopale Triveneta. E un grazie cordiale anche a Mons. Giusppe Rizzo, Delegato ad omnia.
    Il mio pensiero fraterno e riconoscente va anche al carissimo Arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato.
    Ho detto il mio timido e trepidante sì alla richiesta del Santo Padre di essere il vostro Vescovo, consapevole dei miei limiti, che avrete certamente modo di conoscere, ma anche della ricchezza spirituale della Chiesa di Dio che è in Treviso.
    Considero un dono aver trascorso recentemente a Treviso quattro anni della mia vita: ho potuto conoscervi tante persone buone, laboriose, generose; tanti cristiani e cristiane dalla fede solida, dalla carità sincera, attivamente partecipi della vita delle loro comunità parrocchiali; persone anziane ricche di sapienza e di paziente accettazione dei disagi dovuti all’età; giovani desiderosi di costruire una vita intessuta di valori autentici; e poi sacerdoti zelanti, pastori solerti e intraprendenti, animati dal desiderio di essere autentici uomini di Dio e del vangelo; e, ancora, persone consacrate che vivono con gioia la loro dedizione totale al Signore e una fedeltà quotidiana alla loro vocazione.
    Tutto questo mi incoraggia e mi fa considerare una grazia, anche per il mio personale cammino di cristiano, il poter vivere ed operare con voi e per voi, sotto la guida dello Spirito Santo, che ho iniziato ad invocare intensamente non appena mi è stata prospettata la strada che ora sono chiamato a percorrere, in obbedienza al Santo Padre, al quale ho espresso la mia fedeltà e la mia gratitudine.
    Certo, non sono così ingenuo – non fosse altro per la mia non giovane età – da ignorare che dove c’è vita ci sono anche problemi, e che la costruzione di una comunità di veri discepoli di Gesù è laboriosa, talora ardua. Ma «so in chi ho posto la mia fede» (2Tim 1,12): il Signore Gesù continua ad essere presente in mezzo a noi e a guidarci con la forza del suo amore e, nello stesso tempo, con la dolcezza di Colui che dice sommessamente: «Sto alla porta e busso» (Ap 3,20).
    Ecco, io vorrei aiutarvi, già fin d’ora con la mia preghiera, ad aprire sempre la porta della vostra esistenza a questo Ospite ineguagliabile. Assieme a voi desidero cogliere e far crescere i germi e i segni di bene che Egli continua a seminare in questa Chiesa tarvisina, che io ora, con emozione e gioia profonde, posso definire assieme a voi “la nostra Chiesa”.
    Saluto con rispetto tutte le autorità e tutti coloro che svolgono ruoli pubblici a servizio di una società ordinata e giusta. Saluto coloro che operano nel mondo del lavoro – soprattutto quanti vivono situazioni di precarietà e di incertezza per il futuro –, nel mondo della cultura, dell’educazione, della sanità e in altri settori importanti per la vita di tutti. Saluto con ammirazione chi si prodiga nel volontariato. Saluto in particolare i più poveri, soli, sofferenti; coloro che faticano a sperimentare accoglienza, affetto, ragioni o mezzi per vivere. Saluto tutti coloro che, a vario titolo e appartenendo ad aggregazioni ecclesiali diverse, operano con dedizione per la vita delle parrocchie e della Diocesi; coloro che testimoniano la fede e l’amore cristiano nella quotidiana intimità familiare. Il mio pensiero va anche a quei cercatori di Dio che forse stentano a sentirsi di casa nella comunità cristiana.
    Un pensiero molto affettuoso va al presbiterio diocesano, che forma ora la mia nuova famiglia. Esprimo sentimenti di profonda comunione al Capitolo della Cattedrale, a tutti i parroci, ai collaboratori nella Curia diocesana; manifesto la mia grata vicinanza ai numerosi sacerdoti anziani, che hanno alle spalle lunghi anni di prezioso ministero nella nostra Chiesa; ai sacerdoti “fidei donum” presenti nelle nostre missioni va un pensiero cordialissimo e riconoscente. In ogni sacerdote vedo un dono alla nostra Chiesa: intendo amare e sostenere ognuno di loro con sincera amicizia e profonda solidarietà nel comune impegno di vivere la “carità pastorale” come anima della nostra spiritualità; con l’augurio che questo “anno sacerdotale” voluto dal Papa sia per tutti occasione di nuovo slancio nella risposta alla nostra vocazione di ministri della Grazia.
    Esprimo sentimenti di vera fraternità anche ai diaconi permanenti. Alle persone appartenenti alla vita consacrata, realtà di cui io stesso faccio parte, e che ho avuto la gioia di servire in questi anni, va la mia fraterna simpatia. E non posso dimenticare i numerosissimi missionari – religiosi, religiose e laici – originari della Diocesi, i quali portano nel mondo una fede appresa e maturata anche in questa Chiesa. Ai seminaristi, sui quali si posano con speranza gli occhi di noi tutti, va un saluto particolarmente vivo e affettuoso, con il caldo invito a lasciarsi sempre più affascinare da Gesù Buon Pastore.
    Cari Fratelli e Sorelle, vi penso, ci penso tutti sotto lo sguardo attento di Maria, in questo anno mariano diocesano, nella convinzione che la sua maternità discreta ma feconda ci guida e ci accompagna con sicurezza sulle strade che portano al suo Figlio.
    Mi servo ancora delle parole di Paolo per dirvi: «Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia… Dio mi è testimonio del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù» (Fil 1,3-4.8).
    In attesa di incontrarvi, invoco su di voi la benedizione del Signore, mediante la particolare intercessione dei Santi Liberale e Pio X, del Beato Andrea Giacinto Longhin e del mio amato padre San Francesco d’Assisi.
    Vi auguro un santo Natale vissuto in letizia e un nuovo anno ricco di bene.
    + Gianfranco Agostino Gardin
    Arcivescovo-Vescovo eletto di Treviso
    Roma, 18 dicembre 2009
    Ultima modifica di Vox Populi; 03-03-2016 alle 18:38

  2. #2
    Sacrista Pontificio
    visitatore
    Annuncio del nuovo Vescovo di Treviso da parte di S.E. Card. Angelo Scola, Amministratore Apostolico

    La Chiesa di Treviso oggi è nella gioia, per la bella notizia che il Santo Padre Benedetto XVI ha provveduto alla nomina del nuovo Vescovo nella persona di S. E. Mons. Gianfranco Gardin, Arcivescovo titolare di Torcello, Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica.
    S. E. Mons. Gardin è figlio della terra trevigiana. È nato infatti a San Polo di Piave, Diocesi di Vittorio Veneto. Il Delegato ad omnia Monsignor Giuseppe Rizzo illustrerà, dopo questo mio annuncio, la biografia sintetica del nuovo Arcivescovo-Vescovo di Treviso peraltro già ben conosciuto in Diocesi e nelle terra veneta. Monsignor Rizzo darà inoltre lettura dell’Indirizzo di saluto alla Diocesi di Treviso che S.E. Gardin ci ha inviato.
    Dopo la nomina di S. E. Mons. Andrea Bruno Mazzocato ad Arcivescovo Metropolita di Udine ho potuto toccare con mano, in qualità di Amministratore Apostolico, come il popolo di Dio che vive in Treviso, in tutte le sue componenti: presbiteri, religiose/i e laici abbia positivamente vissuto l’attesa del nuovo Vescovo. Lo ha fatto nella preghiera e nell’impegno quotidiano ad attuare la vocazione e missione cristiana a livello personale e comunitario nel solco tracciato dagli orientamenti pastorali “Camminate nella carità come Cristo ci ha amato” proposti dal Vescovo Andrea Bruno e dando vita nelle parrocchie all’Anno mariano che è stato segnato anche dall’affidamento a Maria del nuovo Vescovo.
    Tutta quanta la società civile non ha mancato di partecipare con rispetto ed equilibrio a questo clima di attesa. È questa una espressione significativa del grado di civiltà delle nostre terre. In esse, per storia e cultura, realtà ecclesiale e società civile, nelle debite distinzioni, sanno collaborare da tempo per la vita buona di tutti. E questa preziosa caratteristica è presente anche nella società plurale di oggi.
    Ora ci prepariamo a ricevere S. E. Mons. Gardin. Lo dobbiamo fare anzitutto riflettendo sulla figura del Vescovo. Il Concilio Vaticano II insegna che: «I Vescovi, posti dallo Spirito Santo succedono agli Apostoli come pastori delle anime, e insieme al Sommo Pontefice e sotto la sua autorità, hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo, Pastore eterno» (Christus Dominus, 2). L’Arcivescovo-Vescovo Gianfranco Agostino, sulla scia dei suoi predecessori, si spenderà per tutti i battezzati e per tutti i trevigiani affinché l’opera di Cristo mostri all’uomo di oggi la sua benefica rilevanza.
    Il carisma di San Francesco, ben espresso nell’incessante tensione del poverello di Assisi ad essere alter Christus, che S. E. Gardin ha condiviso fino ad essere Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, lo sosterrà anche nella sua delicata ma affascinante missione episcopale in terra trevigiana.
    L’esperienza accumulata in tanti anni di vario servizio ecclesiale, arricchita dalla collaborazione diretta con il Santo Padre, gli consentirà di esercitare il ministero di insegnamento, di santificazione e di governo nella fedeltà alla grande tradizione della Chiesa trevigiana e nella necessaria apertura al nuovo che la transizione, non priva di travaglio, propria dei nostri tempi domanda al Vescovo nella guida del popolo di Dio che gli viene affidato.
    Noi tutti, e credo di poter qui parlare anche a nome dei Vescovi Mons. Antonio Mistrorigo, Mons. Paolo Magnani e Mons. Angelo Daniel, del Delegato ad omnia Mons. Giuseppe Rizzo, del Capitolo della Cattedrale e di tutto il presbiterio, lo accogliamo a braccia spalancate e ci impegniamo ad una intensa e speciale preghiera per la sua persona, la sua vocazione e la sua missione in tutte le nostre case e le nostre chiese.
    Permettetemi, in qualità di Presidente, di dare a S. E. Gianfranco Agostino il benvenuto nella Conferenza episcopale Triveneta ove potrà, con la sua esperienza e la sua preparazione dottrinale e culturale, dare un significativo contributo.
    Un grazie particolare devo a Monsignor Giuseppe Rizzo e a quanti stanno accompagnando con solerzia in questi mesi il mio compito di Amministratore Apostolico.
    L’augurio che coralmente esprimiamo al nuovo Vescovo lo prendiamo dal grande Pastore Sant’Agostino. Il Vescovo di Ippona con parole semplicissime ma profonde, commentando il Vangelo di Giovanni, così si rivolge al ministro: «Sia dunque impegno di amore il pascere il gregge del Signore» (In Io. Ev. tract. 123, 5).

  3. #3
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    93.mo Vescovo di Treviso: Gianfranco Agostino Gardin

    CURRICULUM DI MONS. GIANFRANCO AGOSTINO* GARDIN
    Nato a San Polo di Piave (provincia di Treviso, diocesi di Vittorio Veneto) il 15 marzo 1944; vissuto a Venezia dal 1946, nella parrocchia di S. Maria Gloriosa dei Frari.
    Entrato nella Provincia Patavina dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, ha emesso la professione semplice nel 1961 e la professione solenne nel 1965. Ordinato sacerdote nel 1970 a Padova, nella Basilica del Santo, da Mons. Girolamo Bortignon.
    Ha compiuto gli studi filosofico-teologici a Padova. Successivamente ha conseguito il dottorato in Teologia morale a Roma, presso l’Accademia Alfonsiana.
    È stato docente di Teologia morale presso l’Istituto Teologico S. Antonio Dottore di Padova e in altri Istituti teologici dal 1973 al 1988. Vicerettore nel Seminario teologico della sua Provincia dal 1973 al 1976. Dal 1978 al 1988 ha anche lavorato nella redazione del mensile
    Messaggero di S. Antonio, e dal 1980 al 1988 ha curato la nascita e poi diretto la rivista di divulgazione teologica Credereoggi.
    Dal 1988 al 1995 è stato Ministro provinciale della sua Provincia religiosa (Triveneto e Lombardia).
    Dal 1995 al 2001 è stato Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali.
    Nel 1999 ha partecipato al Sinodo dei Vescovi sull’Europa.
    È stato per breve tempo Presidente dell’Unione Superiori Generali.
    Dal 2001 al 2005, risiedendo nel convento San Francesco in Treviso e svolgendo il ministero sacerdotale nella attigua chiesa di San Francesco, si è dedicato ad attività di formazione permanente a favore di vari Istituti di vita consacrata in Italia e all’estero.
    Nel luglio 2005 è stato nominato direttore generale dell’opera
    Messaggero di S. Antonio a Padova.
    Il 10 luglio 2006 è stato nominato da benedetto XVI Arcivescovo titolare di Cissa (successivamente trasferito a Torcello) e Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 agosto 2006 nella Basilica del Santo, a Padova, dal Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato.
    Ha scritto vari articoli, particolarmente su temi di vita consacrata.

    * Gianfranco è il nome di Battesimo; Agostino è stato assunto-aggiunto all’ingresso nel noviziato (n.b. il nuovo vescovo eletto è il primo del XXI sec.)

    Comunicazioni dell’Ufficio Liturgico della diocesi di treviso

    Nome del vescovo nella preghiera eucaristica

    In seguito all’annuncio ufficiale della nomina da parte del Santo Padre del nuovo
    Vescovo di Treviso nella persona dell’arcivescovo Mons. Gianfranco Agostino
    Gardin, si ricorda ai sacerdoti che d’ora in poi nella nella Preghiera Eucaristica si dirà
    “con il nostro vescovo Gianfranco Agostino”. Come affermato dal decreto “Cum de
    nomine episcopi” della Sacra Congregazione per il Culto divino (5.9.1972), “nella
    preghiera eucaristica si fa menzione del vescovo non soltanto né principalmente a
    titolo di onore, ma per un motivo di comunione e carità, e cioè, sia per significare il
    servo e ‘amministratore’ della grazia del sommo sacerdozio (cf LG 26), sia per
    implorare gli aiuti divini necessari alla sua persona e al suo ministero, e cioè proprio
    nel corso della celebrazione eucaristica, che costituisce il culmine e la fonte di tutta
    l’attività e di tutta la forza operante nella chiesa (cf SC 10)”. Nello stesso decreto si
    precisa che “quando la messa è celebrata da un sacerdote fuori del proprio territorio,
    con un gruppo di fedeli della sua stessa diocesi..., per esempio in occasione di un
    pellegrinaggio, la formula sarà questa: ‘in unione col nostro vescovo [Gianfranco
    Agostino] e col vescovo di questa chiesa [si dice il nome del Vescovo diocesano del
    territorio in qui si celebra]’”.

    Preghiera speciale nelle S. Messe domenicali

    Nelle le S. Messe della quarta domenica di Avvento si preghi con tutto il popolo di
    Dio per il Vescovo Gianfranco Agostino Gardin che la Provvidenza divina ha posto
    alla guida della nostra Chiesa diocesana. Rendendo grazie a Dio del dono di un nuovo
    pastore, si invochino abbondanti benedizioni sulla sua persona e si preghi perché
    sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, famiglie e fedeli tutti, lo accogliamo con
    sincera obbedienza e autentico spirito di fede.
    Alle preghiere dei fedeli si potrà aggiungere anche la seguente: “Per il nuovo vescovo
    Gianfranco Agostino che hai chiamato a presiedere la Chiesa di Treviso in nome di
    Cristo, come maestro, sacerdote e pastore, perché edifichi sempre con la parola e con
    l’esempio il popolo affidato e insieme a lui giungiamo tutti alla vita eterna. Preghiamo”.
    Treviso, 18 dicembre 2009

    Don Giuliano Brugnotto direttore dell’Ufficio Liturgico


    Serie cronologica dei Vescovi di Treviso

    SECONDO MONS. C. AGNOLETTI
    CORRETTA DA MONS. DOTT. LUIGI PESCE E AGGIORNATA


    Sec. IV
    1. Giovanni il Pio (a. 396)

    Sec. V
    2. Giocondo (a. 421)
    3. Elviando (a. 451) (vi è lacuna di un secolo)

    Sec. VI
    4. Felice I (aa. 564-568) Pilumno (Pillon) di Valdobbiadene, amico e conterraneo di San Venanzio Fortunato, trasferito da Belluno
    5. Rustico (a. 579)
    6. Felice II (a. 590) (segue una lacuna di oltre un secolo)

    Sec. VIII
    7. Tiziano (a. 743) portò dalla Corsica i Corpi dei Santi Fiorenzo e Vendemiale.
    8. Fortunato (aa. 777-803) di Trieste, trasferito Patriarca di Grado.

    Sec. IX
    9. Landolo (a. 810)
    10. Lupo (a. 814)
    11. Adeodato (aa. 826-859)
    12. Domenico (a. 866)
    13. Aladono (a. 880)

    Sec. X
    14. Adalberto I (aa. 904-930)
    15. Martino (a. 961)
    16. Adalberto II (a. 962)
    17. Felice III (a. 966)
    18. Rozzone Calza (aa. 969-1002)

    Sec. XI
    19. Almerigo I (a. 1003)
    20. Arnaldo (aa. 1014-1024)
    21. Rotari I (aa. 1025-...)
    22. Ulderigo I (Oderigo), (a. 1045)
    23. Rotari II (aa. 1047-1052) tenne un Sinodo Diocesano ad Altino.
    24. Volfranco (aa. 1065-...)
    25. Acelino (aa. 1070-1080)
    26. Rolando (aa. 1083-...) di Parma
    27. Corrado (aa. 1090-1096)
    28. Ulderico (a. 1097)

    Sec. XII
    29. Gumboldo (a. 1114)
    30. Almerigo II (a. 1116)
    31. Gregorio (aa. 1131-1150) Giustiniani, di Mestre
    32. Bonifacio (a. 1152)
    33. Biancone (aa. 1153-1156)
    34. Ulderico III (aa. 1157-1179)
    35. Corrado II (aa. 1179-1197)
    36. Enrico di Ragione (aa. 1197-1199), trevigiano

    Sec. XIII
    37. Ambrogio (aa. 1199-1207)
    38. Tisone da Vidor (aa. 1209-1245)
    39. Gualtieri (aa. 1245-1255) priore di San Nicolò
    40. Adalberto III Ricco (aa. 1255-1272). Durante il suo episcopato morirono la Beata Giuliana dei Collalto (a Musestre 1264) e San Parisio monaco camaldolese (a Treviso 1267), trevigiano o vicentino
    41. Presavio Novello (aa. 1279-1291) di Camposampiero, trasferito da Ceneda
    42. Tolberto Calza (aa. 1292-1305) trevigiano, contemporaneo del Beato Benedetto XI

    Sec. XIV
    43. Pandolfo da Lusia (aa. 1306-1310)
    44. Salomone de’ Salomoni (aa. 1310-1322) veneziano. Nel 1315 moriva il Beato Enrico da Bolzano
    45. Ubaldo de’ Gabrielli (aa. 1323-1336) di Gubbio, traslato da Forlimpopoli
    46. Pier Paolo Dalla Costa (aa. 1336-1351) di Valdobbiadene
    47. Giovanni Malabayla (aa. 1351-1354) di Asti, trasferito ad Asti
    48. Azzone de’ Maggi (aa. 1355-1357) di Reggio Emilia
    49. Pileo de’ Conti di Prata (aa. 1357-1359) traslato a Padova, Ravenna e Tours
    50. Pierdomenico di Baone (aa. 1359-1384) trevigiano. Scrisse la vita del Beato Enrico da Bolzano, da lui conosciuto
    51. Niccolò Beruti (aa. 1384-1394) domenicano, trasferito a Massa di Toscana e poi a Oristano in Sardegna
    52. Lorenzo Gambacorta (aa. 1394-1407) di Pisa

    Sec. XV
    53. Giacomo da Treviso (aa. 1409-1418)
    54. Giovanni Benedetto (aa. 1418-1437) domenicano, trasferito da Ravenna. Morì a Bologna
    55. Lodovico Barbo (aa. 1437-1443) veneto, benedettino. Riformatore dell’Ordine Benedettino, morto in concetto di santità e sepolto nel coro dei Monaci Benedettini del Monastero di Santa Giustina in Padova
    56. Ermolao Barbaro (aa. 1443-1453) veneziano, trasferito a Verona
    57. Marino Contarini (aa. 1454-1455) veneziano, traslato da Cattaro
    58. Marco Barbo (aa. 1455-1464) veneziano, trasferito a Vicenza, Aquileia e creato Cardinale
    59. Teodoro Lelio (aa. 1464-1466) di Terni o Teramo, trasferito da Feltre. Revisionò il processo e riabilitò Santa Giovanna d’Arco. Morì a Roma
    60. Francesco Barozzi (aa. 1466-1471) canonico di Bergamo
    61. Pietro Riario (aa. 1471-1474) di Saona, dei Frati Minori. Patriarca di Costantinopoli, Arcivescovo di Firenze, Vescovo di Sinigallia, di Metz e Cardinale di Santa Sabina
    62. Lorenzo Zane (aa. 1474-1476) Patriarca di Antiochia
    63. Giovanni o Zanetto (aa. 1476-1486) di Saona, detto anche da Udine per essere stato superiore dei Frati Minori in quella città, poi Arcivescovo di Spalatro e Tebe
    64. Niccolò Franco (aa. 1486-1499) Vescovo di Parenzo, Nunzio in Spagna e Cardinale Legato a latere

    Sec. XVI
    65. Bernardo Rossi (aa. 1499-1527) di Corniglio di Parma, trasferito da Belluno, morto a Padova
    66. Francesco Pisani (aa. 1528-1564) veneziano, Cardinale di San Marco, Vescovo di Albano, Tusculano
    67. Giorgio Corner (aa. 1564-1577) veneziano, Vescovo ausiliare dal 1552, amico di San Carlo Borromeo, partecipò al Concilio di Trento, fondò il Seminario, morì in concetto di santità
    68. Francesco Corner (aa. 1577-1595) veneziano, trasportò il Seminario in Castel Menardo, morì Cardinale
    69. Lodovico Molin (aa. 1595-1604) veneziano, pievano di Mogliano, già Arcivescovo di Zara. Morì a Venezia

    Sec. XVII
    70. Francesco Giustiniani (aa. 1605-1623) veneto, benedettino. Rinunciò e fu creato Cardinale
    71. Vincenzo Giustiniani (aa. 1623-1633) veneziano. Trasferito a Brescia
    72. Silvestro Morosini (aa. 1633-1636) veneziano, benedettino
    73. Marco Morosini (aa. 1639-1645) veneziano. Trasferito a Brescia
    74. Giovanni Antonio Lupi (aa. 1645-1668) bergamasco
    75. Bartolomeo Gradenigo (aa. 1668-1682) veneziano. Trasferito da Concordia e traslato poi a Brescia
    76. Giovanni Battista Sanudo (aa. 1684-1709) di Venezia. Ripristinò il culto di San Liberale (1686)

    Sec. XVIII
    77. Fortunato Morosini (aa. 1710-1723) veneto, benedettino. Trasferì il Seminario nella parrocchia di San Bartolomeo. Fu trasferito a Brescia
    78. Augusto Zacco (aa. 1723-l739) padovano, già Arcivescovo di Corfù.
    79. Benedetto De Luca (aa. 1739-1750) veneziano trasferito da Ceneda
    80. Paolo Francesco Giustiniani (aa. 1750-1787) veneziano, cappuccino. Trasterito da Chioggia, esonerato nel 1787, fu eletto Arcivescovo titolare di Calcedonia
    81. Bernardino Marini (aa. 1788-1817) veneziano, abate lateranense

    Sec. XIX
    82. Giuseppe Grasser (aa. 1822-1829) tirolese, trasferito a Verona
    83. Sebastiano Soldati (aa. 1829-1849) di Padova, arciprete di Noale. Comperò l’ex convento dei Domenicani di San Nicolò e lo destinò a Seminario diocesano e Collegio per laici
    84. Giovanni Antonio Farina (aa. 1850-1860) di Gambellara (Vicenza). Nel 1858 ordinò sacerdote Giuseppe Sarto (San Pio X), nel Duomo di Castelfranco Veneto
    85. Federico Maria Zinelli (aa. 1861-1879) di Venezia. Nel Concilio Vaticano I partecipò alla Commissione De Fide
    86. Giuseppe Callegari (aa. 1880-1882) di Venezia, amico intimo di Pio X. Traslato alla sede di Padova e creato Cardinale nel 1903
    87. Giuseppe Apollonio (aa. 1882-1903) di Venezia, trasferito da Adria. Durante il suo episcopato il cancelliere Mons. Giuseppe Sarto fu eletto e consacrato Vescovo di Mantova (1884), Cardinale e Patriarca di Venezia (1893) e Sommo Pontefice (1903)

    Sec. XX
    88. Andrea Giacinto Longhin (aa. 1904-1936) di Fiumicello di Campodarsego (Padova), cappuccino, Arcivescovo titolare di Patrasso. A Treviso, durante il suo episcopato, morì (1922) suor Maria Bertilla Boscardin, delle Figlie dei SS. Cuori (Dorotee di Vicenza), e si iniziarono i processi canonici per la causa di beatificazione e canonizzazione di Pio X
    89. Antonio Mantiero (aa. 1936-1956) di Novoledo di Villaverla (Vicenza), trasferito da Patti (Sicilia). Durante il suo episcopato avvennero: il bombardamento del Seminario, la sua riedificazione, la costruzione del Seminario minore, la beatificazione e canonizzazione di Pio X e la beatificazione di suor Maria Bertilla Boscardin
    90. Egidio Negrin (aa. 1956-1958) di Santa Maria di Camisano (Vicenza). Trasferito dalla Sede Arcivescovile di Ravenna e Cervia conservò il titolo di Arcivescovo-Vescovo di Treviso
    91. Antonio Mistrorigo (aa. 1958-1989), di Chiampo (Vicenza), trasferito dalla diocesi di Troia (Puglia). Partecipò al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). Assistente al Soglio Pontificio. Durante il suo episcopato furono fatti i processi canonici per la beatificazione del vescovo di Treviso Andrea Giacinto Longhin, cappuccino (1964; 1982); di fratel Federico Cionchi, laico somasco (1981); di Padre Basilio Martinelli, dei Cavanis (1985). Tenne il Sinodo diocesano del dopo Concilio (1984-1987). Dalla rinuncia (1988) è vescovo emerito di Treviso
    92. Paolo Magnani (a. 1989) di Pieve Porto Morone (Pavia), trasferito dalla diocesi di Lodi, ha dato una nuova configurazione ai Vicariati della diocesi. Nel 1991 ha iniziato la Visita pastorale alle parrocchie con particolare attenzione alla promozione dei fedeli laici e delle vocazioni sacerdotali e religiose in attuazione del Sinodo diocesano, completata nel 1999. Ha indetto in data 1 novembre 1998 il XIV Sinodo Diocesano sul tema “La parrocchia centro di vita spirituale”, chiuso ufficialmente in data 5 gennaio 2001.


    fonte: diocesitv.it
    Ultima modifica di sion; 18-12-2009 alle 15:39

  4. #4
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    Scusa, SION, perché Mons. Gardin è il 93° vescovo di Treviso, se Mons. Magnani è il 92° e dopo c'è stato Mons. Mazzocato? Il primo vescovo del XXI sec.è stato lui!

  5. #5
    Sacrista Pontificio
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    Gardin è infatti il 94° Vescovo...

  6. #6
    Sacrista Pontificio
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    Radio parrocchia disturba aerei, parte denuncia

    Il parroco di Asolo (Treviso) si è visto sequestrare l'antenna e il ripetitore con cui metteva in onda la messa in paese

    23 dicembre, 16:08

    VENEZIA - Le frequenze radio hanno regole precise, e se disturbano i voli aerei possono essere 'tacitate', anche se irradiano la voce del Vangelo. Ne ha fatto le spese il parroco di Asolo (Treviso) che si è visto sequestrare dalla polizia postale - riferisce 'Il Corriere Veneto' - l'antenna e il ripetitore poste con le quali dal campanile del Duomo metteva in onda ogni giorno la messa in paese.
    Da casa i devoti ascoltavano comodamente alla radio le prediche di don Giacomo Lorenzon; ma lo ascoltavano anche i piloti degli aerei in arrivo e in partenza dal vicino aeroporto 'Canova' di Treviso, che hanno così segnalato alle autorità i disturbi e le interferenze che captavano soprattutto sorvolando la zona di Asolo, negli orari mattutini (quelli delle messe). Sorpreso il parroco di Asolo - "non ci capisco nulla" ha detto -, al quale la polizia giudiziaria ha formalizzato la notizia di reato prevista dall'art. 635 bis, danneggiamento di sistemi informatici o telematici. Pare che il sacerdote in realtà si fosse limitato negli anni a continuare ad usare gli impianti appartenuti ad un'emittente locale, Radio Asolo, che a metà degli anni '80 aveva cambiato sede, lasciando in 'eredità nel Duomo la vecchia postazione delle trasmissioni.

    notizia ANSA

  7. #7
    Sacrista Pontificio
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    Diocesi di Treviso - Ingresso del nuovo Vescovo

    Programma ingresso
    Da Santa Maria di Sala a Treviso



    Inizierà molto presto il pomeriggio dell’ingresso di mons. Gianfranco Agostino Gardin nella nostra Diocesi. Il Vescovo, infatti, partirà dalla Basilica del Santo, a Padova, alle 12.30, accompagnato da alcuni confratelli dell’Ordine dei Frati minori conventuali, tra i quali il ministro provinciale della Provincia patavina di Sant’Antonio. Percorrendo la strada regionale 515, farà il suo “ingresso” nel territorio diocesano a Santa Maria di Sala, dove sarà accolto dalla comunità parrocchiale, dal vicario foraneo e dai parroci del vicariato di Noale, oltre che dalle autorità cittadine e della Provincia di Venezia. Dopo i saluti e una breve preghiera, mons. Gardin, accompagnato da un piccolo corteo e dalla scorta dei Carabinieri di Treviso e della Polizia locale, riprenderà il viaggio verso Treviso. Durante il tragitto incrocierà altri centri veneziani e trevigiani della nostra diocesi, per arrivare intorno alle 14.15 all’istituto Menegazzi, per incontrare gli ospiti e il personale della casa di riposo. Da qui, poi, il Vescovo raggiungerà il centro di Treviso, in piazza dei Signori. A Palazzo dei Trecento incontrerà le Autorità civili e militari. Riceverà, in particolare, il saluto del sindaco Gobbo e del presidente della Provincia Muraro e rivolgerà, a sua volta, un indirizzo di saluto alle diverse autorità. Alle 15.30, partenza per il Vescovado, lungo via Calmaggiore. L’inizio della solenne celebrazione è previsto per le ore 16.00. La santa messa sarà trasmessa in diretta da Telechiara e da BluradioVeneto (Fm 88.70, 94.60).

    diocesitv.it

  8. #8
    Sacrista Pontificio
    visitatore
    Solenne celebrazione
    Gli invitati al rito d'inizio del ministero di mons. Gardin


    Domenica 7 febbraio alle ore 16.00 l’arcivescovo Gianfranco Agostino Gardin, nuovo Vescovo di Treviso, presiederà la celebrazione eucaristica in Cattedrale con il rito di inizio del ministero in Diocesi.
    Il Metropolita e Amministratore apostolico, S. Em. Rev.ma card. Angelo Scola, presiederà i riti iniziali con la consegna del pastorale e della cattedra episcopale; saranno presenti il Prefetto della Congregazione per gli Istituti Religiosi e le Società di Vita apostolica, S. Em. Rev.ma card. Rodè Franc, il Nunzio apostolico, S. Ecc. Rev.ma l’arcivescovo Giuseppe Bertello, S. Ecc. Rev.ma mons. Paolo Magnani, vescovo emerito di Treviso, S. Ecc. Rev.ma mons. Angelo Daniel e S. Ecc. Rev.ma mons. Corrado Pizziolo, vescovi originari della nostra Diocesi. Prenderanno parte alla celebrazione anche altri Vescovi o i loro delegati. Interverranno alla concelebrazione il Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, p. Marco Tasca e il Ministro provinciale, p. Gianni Cappelletto.
    Sono invitati il Presidente e i Rev.mi Canonici del Capitolo della Cattedrale. Il Delegato della Cattedrale e il Rettore del Seminario, insieme ai vicari foranei, si preparano nelle sale dell’oratorio della Cattedrale indossando la casula bianca. Tutti gli altri presbiteri e diaconi che prenderanno parte alla celebrazione si prepareranno presso le sale dell’oratorio della Cattedrale indossando il camice e, quanti concelebreranno, anche la stola bianca.
    I sacerdoti concelebranti e i sacerdoti non concelebranti si preparano nelle sale dell’oratorio.
    La processione con tutti i ministri passerà per piazza Duomo per entrare in Cattedrale dal portone principale; in caso di maltempo si svolgerà all’interno della Cattedrale.
    Sono invitati, in rappresentanza delle comunità parrocchiali, un fedele laico per ciascuna delle 264 parrocchie ed uno per ciascuno dei 17 vicariati; costoro prenderanno i posti loro assegnati esibendo il pass. Sono invitati i Francescani Minori Conventuali, i chierici francescani, il Consiglio Cism, una rappresentanza dei fedeli della parrocchia della Cattedrale, il Consiglio Usmi, il Consiglio Ciis, le cooperatrici pastorali diocesane, i seminaristi, la Presidenza di Azione cattolica, la Consulta dei laici, il Consiglio Idsc, la Segreteria Issr, le Comunità etniche dei cattolici immigrati, il Consiglio diocesano per affari economici, alcuni delegati dell’Unitalsi, l’Ente nazionale sordi della provincia di Treviso, una rappresentanza dei fedeli della parrocchia di Torcello, di S. Polo di Piave e dell’Ordine secolare francescano.
    Saranno presenti l’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il Sovrano Militare Ordine di Malta, l’Ordine di S. Marco della Serenissima Repubblica di Venezia, i quali parteciperanno alla processione liturgica nell’ordine loro assegnato.
    Sono invitate le Autorità politiche e militari, che saranno accolte al portone principale della Cattedrale e accompagnate ai posti loro assegnati.
    In segno di comunione prenderà parte alla solenne celebrazione anche una rappresentanza delle Chiese cristiane ortodosse.

    don Paolo Dotto

    da "La Vita del Popolo"

  9. #9
    Sacrista Pontificio
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    Parole di risposta di Mons. Gianfranco Agostino Gardin al saluto del Sindaco di Treviso e del Presidente della Provincia di Treviso nel giorno del suo ingresso in Diocesi - Palazzo dei Trecento

    Sono profondamente grato al Sig. Sindaco di Treviso e al Sig. Presidente della Provincia di Treviso per le loro parole non solo tanto cortesi, ma anche dense di puntuali considerazioni, assai attente alla figura e al compito del vescovo. Sono grato a tutti Voi, che avete voluto offrirmi questo intenso momento di saluto e accoglienza in questo giorno del mio ingresso nella Diocesi di Treviso. A tutti, a cominciare da S. E. il Sig. Prefetto, rivolgo il mio saluto rispettoso e cordiale.
    Una presenza così qualificata, autorevole e numerosa di persone che operano nella cosa pubblica e per il bene comune, a vari livelli – governo, parlamento, regione, province, comuni – e poi nell’impegnativo e prezioso servizio dell’ordine pubblico, per certi aspetti mi imbarazza; ma mi fa anche capire che chi opera in queste indispensabili strutture della polis considera non irrilevante la presenza e l’operato della Chiesa. La quale, peraltro, e come è noto, è una realtà di altra natura, con altri riferimenti e altre finalità; e tuttavia profondamente vicina alla società civile e ai suoi intenti, per la comune – se posso così chiamarla – “passione per l’umanità”. Del resto, al cuore della fede cristiana non vi sono astratte concezioni filosofiche, ma vi è precisamente l’uomo Gesù di Nazaret, Dio Fatto uomo per l’uomo e per salvare l’uomo.
    In questa città e in queste terre della Marca il legame tra società e Chiesa è profondamente radicato in una storia – non è certo il momento qui di ripercorrerla – che li ha visti spesso camminare onestamente e proficuamente insieme.
    Ritengo sia doveroso ricordare a questo proposito, peraltro senza alcuna forma di fatuo orgoglio, non solo esemplari figure episcopali (basti ricordare la tenace presenza del vescovo Longhin in una Treviso divenuta ormai fronte di guerra), figure che hanno dato un innegabile contributo allo sviluppo sociale, economico e culturale delle popolazioni di queste terre, ma anche il lavoro capillare delle parrocchie, veri centri propulsori di civiltà, quando ancora tante istituzioni sociali oggi affermate erano ancora lontane dal venire alla luce. Tanti parroci, oltre che pastori, sono stati anche promotori di uguaglianza sociale, di solidarietà verso i più poveri, di organizzazione più evoluta del lavoro, specie del duro lavoro dei campi, e anche di serena e ordinata convivenza sociale.
    Mi sono permesso questo sguardo al passato, che nulla vuole togliere alla stimabilissima attività di tanti amministratori del presente, perché potrebbe suggerire positive sinergie per il presente, sempre nel rispetto dei rispettivi ambiti.
    Personalmente non posso che esprimere profonda ammirazione nei confronti di chi lavora per il bene pubblico, in qualsiasi ambito e con qualunque funzione. E dichiaro la disponibilità personale e della comunità ecclesiale, ancora una volta in forza della comune volontà di servire la persona umana, a collaborare con tutti Voi, che spesso siete dediti alla cosa pubblica con grande disponibilità, con sacrifici personali, sovente sottraendo tempo ad altri legittimi interessi e alla stessa vita familiare.
    Il vostro impegno suscita ancor più ammirazione e plauso, se si pensa alla non facile stagione – mi riferisco ovviamente alle problematiche economiche – che la nostra società sta attraversando.
    Naturalmente tutti sanno che i credenti hanno il loro riferimento irrinunciabile nel Vangelo e in una concezione alta della dignità della persona e della vita umana: «Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare – ricorda il Papa nell’enciclica Caritas in veritate, rivolgendosi a chi è impegnato a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali – è l’uomo, la persona, nella sua integrità» (n. 25). Ogni intervento della Chiesa negli ambiti in cui voi operate è sempre contributo alla riflessione, anche insistente quando sono in gioco valori particolarmente importanti, mai ricerca di contrapposizioni o affermazione di un potere alternativo.
    I sociologici ci descrivono queste terre come zone di grande cambiamento: demografico, sociale, culturale. La presenza di molti immigrati è uno dei temi che richiedono particolare attenzione e una lettura non superficiale del fenomeno. Ma sappiamo bene che anche il problema degli anziani, di coloro che rischiano la perdita del lavoro, dell’educazione, della difficile ricerca di lavoro per i giovani (spesso troppo a lungo in condizioni di precarietà), e tanti altri problemi ancora, sono oggetto delle vostre quotidiane preoccupazioni e della vostra operosa ricerca di soluzioni; così come, per le forze dell’ordine, è diuturno l’impegno, talora non privo di rischi, di assicurare una convivenza sicura, priva di pericoli e di criminalità
    A none mio personale e della Chiesa trevigiana, voglio esprimere un sincero e doveroso grazie per il questo vostro impegno, a tutti i livelli, assicurando che tutti Voi siete presenti nella mia considerazione e nella mia preghiera. Ancora un grazie vivissimo.

  10. #10
    Sacrista Pontificio
    visitatore
    Omelia nell’Eucaristia di inizio del ministero episcopale a Treviso
    di Mons. Gianfranco Agostino Gardin


    Cattedrale di Treviso, 7 febbraio 2010

    Eminenze, cari confratelli nell’episcopato, cari presbiteri, diaconi, persone consacrate, fedeli laici, amici,
    a tutti voi convenuti in questa Cattedrale e a tutta la Chiesa di Dio che è in Treviso rivolgo il mio cordialissimo saluto, augurando che l’amore che proviene dal Padre, la grazia di Gesù nostro Signore e Salvatore, e la forza di comunione suscitata dallo Spirito Santo pervadano la vostra vita e sostengano il vostro cammino di cristiani. Saluto riconoscente anche tutti coloro che seguono questa celebrazione attraverso la radio e la televisione, in particolare gli ammalati e gli anziani.
    Mi sia permesso, in questo momento della nostra celebrazione, sia pur facendo resistenza ad un desiderio intenso che preme dentro di me, di astenermi dal nominare singole persone, o gruppi di persone: mi concederete qualche minuto, a questo scopo, alla fine dell’Eucaristia. Non posso però non esprimere subito un sincero grazie a Sua Eminenza il Cardinale Patriarca per le incisive parole che con tanta cortesia ha voluto rivolgermi; come pure voglio dire la mia riconoscenza al Delegato generale, mons. Giuseppe Rizzo, per quanto, con profonda sensibilità ecclesiale, ha voluto dirmi e per il dono simbolicamente così espressivo che mi ha fatto a nome di tutta la Diocesi.
    Vorrei in questo momento manifestare con semplicità il mio animo a questa Chiesa di Treviso, che mi accoglie – anzi, che mi ha già accolto, non appena è stata resa pubblica la mia nomina – con tanto affetto e con commovente cordialità.
    Considero provvidenziali i tre brani biblici offerti dalla Liturgia di questa domenica, perché esprimono ciò che io sperimento dentro di me in questa circostanza e, nello stesso tempo, mi indicano ciò che il Signore mi chiede nel momento in cui mi appresto ad iniziare il mio servizio in questa Diocesi.
    Abbiamo sentito: di fronte alla santità infinita di Dio, Isaia esclama: «Ohimè! Io sono perduto perché un uomo dalle labbra impure io sono»; Paolo dice di se stesso: «Io sono il più piccolo tra gli apostoli»; e Pietro, dopo la pesca sovrabbondante, implora: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Ciò che io provo in questo momento è assai simile a quello che abbiamo sentito esprimere da Isaia, da Paolo, da Pietro. E tanto più lo avverto, quanto più riconosco il Dio tre volte santo come fonte e radice della mia identità e della mia missione di vescovo, e quanto più considero la donazione senza riserve di Gesù Buon Pastore, al quale la mia vita ora è a maggior titolo chiamata a conformarsi.
    Ma devo confessare che la sensazione della mia piccolezza e inadeguatezza nasce non solo dalla considerazione della santità del Signore e dalla grandezza della missione che Egli mi affida, ma anche dal riconoscimento della bellezza e ricchezza spirituale di questa Chiesa che sono chiamato a servire.
    Nel periodo in cui questa Diocesi viveva l’attesa del nuovo vescovo, qualcuno ha scritto, invitando alla preghiera per colui che sarebbe stato scelto, che, «in un certo senso, la Chiesa deve meritarselo il suo vescovo». Rileggendo questa espressione dopo la mia nomina, mi sono più volte domandato se io, vescovo, mi meritavo – mi merito –
    2
    di servire questa Chiesa. E vorrei che mi si credesse: nessuna adulazione e nessuna falsa umiltà in quanto sto dicendo.
    So infatti di trovarmi di fronte ad una Diocesi ricca non solo di storia – giacché affonda le sue radici nei primi secoli cristiani – ma anche di santità, di carità, di spirito e di concreto impegno missionario, di senso ecclesiale, di fattiva, anche se spesso silenziosa, dedizione ai più poveri. Perciò nei giorni scorsi ho pregato ripetutamente il Signore di rendermi il meno indegno possibile del servizio a cui mi ha chiamato; di essere pastore non immeritevole di questa Chiesa e di tanti suoi membri che reputo più credenti e più generosi di me, e di me più fedeli al vangelo.
    È dunque con trepidazione e con timore che ho preso posto in questa cattedra, che è simbolo non solo della presidenza liturgica ma anche della guida magisteriale e pastorale esercitata dal vescovo. Ma nel momento in cui, obbedendo alla volontà del Signore resa manifesta dalla decisione del Successore di Pietro, mi dispongo a impegnare la mia vita in questa grave responsabilità pastorale, assillato da molte domande sulla mia capacità di essere per voi autentico pastore, mi rendo anche conto, con profonda consolazione, che questa Chiesa è per me autentico dono.
    Io sento di fare totalmente mie le parole, concise ed efficaci, del grande vescovo Agostino, che hanno accompagnato la riflessione e la preghiera della Diocesi in questi giorni: «Se da una parte mi spaventa ciò che io sono per voi – diceva Agostino ai cristiani della sua Chiesa di Ippona – mi consola il fatto che sono con voi».
    Sì, cari fratelli e sorelle della Chiesa di Treviso, l’essere con voi, il poter camminare assieme a voi, è per me un segno grande dell’amore di Dio verso di me: con voi carissimi presbiteri, primi e indispensabili collaboratori, fratelli, consiglieri del vescovo; e poi con voi diaconi; con voi persone consacrate; con voi missionari che vi siete generosamente messi a disposizione di Chiese povere e lontane; con voi, carissimi giovani, che siete incamminati in un impegnativo percorso di formazione verso il ministero sacerdotale; con voi membri della tanto benemerita Azione cattolica e con i membri delle altre aggregazioni ecclesiali; con voi sposi e genitori, anche con voi la cui vita coniugale è segnata da ferite e disarmonie; con voi figli; con voi adolescenti e fanciulli; con voi giovani che siete alla ricerca di valori solidi e non illusori per i vostro futuro; con voi anziani, portatori di esperienza e di sapienza; con voi famiglie; con voi catechisti ed educatori; con voi lavoratori, specie con coloro che vivono situazioni angosciose di precarietà; con voi che patite la povertà, la malattia, la solitudine, o forme diverse di disabilità; con voi venuti da lontano alla ricerca di una condizione di sussistenza dignitosa per la vostra vita e quella delle vostre famiglie; con voi che vi impegnate per una società, per una città, per un mondo migliori; con voi che cercate Dio avendo l’impressione che sia arduo il trovarlo; con voi che donate qualcosa o molto di voi stessi agli altri, senza farne esibizione e senza cercarne vantaggi.
    Considero questo essere e operare con voi, che per me oggi inizia e che avverrà per il tempo che il Signore disporrà, una nuova grazia che Egli mi dona, che si aggiunge ai molti altri doni che Egli ha elargito alla mia esistenza: dal fondamentale e decisivo dono di chiamarmi alla vita mediante i miei genitori (oggi celebriamo la giornata della vita), a quello della consacrazione a Lui nell’ordine francescano, della chiamata al ministero sacerdotale, dell’incontro con tante persone che sono state trasparenza della sua bontà, della conoscenza di realtà ecclesiali diverse presenti in numerosi luoghi del mondo, anche assai lontani.
    3
    Per questo, come in Isaia, lo sgomento iniziale («ohimè, sono perduto!») si trasforma in fiducia e addirittura in audacia: «eccomi, manda me!». Ovvero, come in Pietro e negli altri compagni di pesca, lo sconforto si tramuta in stupore e si fa perfino sequela coraggiosa: «lasciarono tutto e lo seguirono». E dunque, anche a me oggi è richiesto un nuovo lasciare qualcosa, ma è data anche la gioia di intraprendere un nuovo seguire il Signore.
    Ho detto, con sant’Agostino, che se l’assidermi su questa cattedra episcopale mi intimorisce, mi conforta però il fatto che io sono con voi, e che è in mezzo a voi, e non senza di voi, che io sono chiamato a compiere la mia missione. Ebbene, anche altre responsabilità che oggi mi sono affidate, accanto al loro essere peso che necessariamente grava sulle mie spalle, mi si rivelano fonte di gioia nel momento in cui le percepisco vissute non solo per voi ma anche con voi, in quello spazio di comunione e condivisione che è una Chiesa che insieme cammina verso l’incontro con il suo Signore.
    Penso agli impegni rappresentati dagli altri due luoghi liturgici che, oltre alla cattedra, sono presenti in questo spazio sacro del presbiterio e che esprimono il mio ministero: l’ambone, quale luogo di proclamazione della Parola di Dio, da tradurre poi nel vissuto quotidiano, e l’altare, luogo della celebrazione dell’Eucaristia.
    Anzitutto la proclamazione della Parola di Dio. Non posso dimenticare che nel momento più sacro della mia ordinazione episcopale sopra il mio capo era tenuto aperto il libro dei Vangeli. La mia vita dunque non solo deve farsi continuo annuncio del Vangelo, ma è anche rigorosamente sottoposta al giudizio della Parola del Vangelo. Tuttavia questa stessa Parola, con voi accolta e amata e assieme a voi praticata, produce, produrrà, anche un fiducioso e consolante abbandono al Signore e alla forza del suo amore.
    Tutto ciò lo ritrovo espresso in maniera particolarmente intensa in quel «duc in altum: prendi il largo e gettate le reti», rivolto da Gesù a Pietro e ai suoi compagni. Amo pensare alla Chiesa, alla nostra Chiesa, come luogo in cui aiutarci a “prendere il largo”, a compiere scelte evangelicamente motivate e coraggiose, ad apprendere insieme a fidarci del Signore, a consegnarci alla sua Parola, ad operare – a “gettare le reti” – non solo misurando le nostre risorse, o elaborando i nostri pur necessari progetti, ma “sulla sua Parola”.
    Ma la Parola va accolta e vissuta dentro la grande tradizione della Chiesa. A questo proposito, una grave responsabilità ma anche un grande conforto vedo scaturire da quella essenziale e decisiva espressione di Paolo ai Corinzi: «a voi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto».
    Sono mandato a voi – e ciò deve essere in me consapevolezza vigile e diuturna – a portare non una mia personale concezione dell’essere cristiani, ma quella che una Chiesa bimillenaria ci consegna, affidandola alla mia e alla nostra capacità di renderla vita nell’oggi e per gli uomini del nostro tempo. Ora, se tutto ciò costituisce per me un delicato impegno, questa fedeltà a ciò che ci viene trasmesso come tesoro prezioso mi apre, ci apre tutti, anche all’accoglienza gioiosa di una fede che altri, nella successione delle generazioni cristiane che ci hanno preceduto, hanno reso bella, ricca, concreta, amabile, per consegnarla a noi come un dono. Penso alla fede che tanti in queste terre hanno conosciuto viva e profonda nei loro genitori o nei loro nonni o nei loro parroci; penso alla schiera dei santi che questa Chiesa ha generato o ha ospitato, o dai quali in qualche maniera è stata arricchita: dai lontani san Prosdocimo e san Liberale, nostro
    4
    patrono, ai più recenti san Pio X, ai vescovi Farina e Longhin. Li invocheremo tutti tra breve, con affetto e devozione sincera.
    Al cuore di questo tesoro di fede che la Chiesa ci consegna e che siamo a nostra volta chiamati a trasmettere, Paolo ci ricorda che vi è l’annuncio di quell’evento che fonda tutto il nostro credere: Cristo è morto per i nostri peccati, è risorto, si è dato a vedere a coloro che di ciò sono divenuti testimoni. Permettetemi di dire: io sono tra voi prima di tutto non per garantire una Chiesa gerarchicamente strutturata o debitamente organizzata, ma per ripetervi questo annuncio pasquale.
    Infine penso al terzo luogo liturgico, quello che sta al centro: l’altare, luogo della celebrazione dell’Eucaristia, che il vescovo presiede nella sua Chiesa. È rivolto soprattutto al vescovo, in quanto successore degli Apostoli, il comando di Gesù: «fate questo in memoria di me», che ci indica non solo di ripetere il gesto propriamente eucaristico, ma anche di rendere la nostra vita dono, continua uscita da noi stessi per incamminarci verso i luoghi in cui l’altro diviene destinatario concreto del nostro amare. Celebrazione assai esigente, dunque, quella eucaristica; ma, se accolta e vissuta da un vero “noi” comunitario, si rivelerà indimenticabile momento in cui il Signore si fa riconoscere come Colui che ama i suoi sino alla fine, che si china a lavarci i piedi, che ci fa entrare in comunione profonda con Lui e tra di noi: dunque il luogo della più intensa consolazione per la vita del credente e della comunità cristiana.
    Io sono qui, fratelli e sorelle, per costruire ogni giorno comunione: ancora una volta con voi, e non senza di voi; sono qui per ricordarci che senza il quotidiano tentare e ritentare di volerci bene per davvero, di accoglierci, di aiutarci e sostenerci nelle nostre debolezze, di perdonarci, ogni altra espressione dell’essere cristiani, anche ogni preoccupazione di dare un visibile volto cristiano alla nostra convivenza, diviene parola vuota, pura facciata, svuotata di ciò che il cristianesimo possiede di più prezioso: il comandamento dell’amore reciproco, attuato perché il Signore ci ama e come Lui ci ha amati.
    Nella bella preghiera che avete rivolto per me al Signore prima del mio arrivo (e ne voglio ringraziare gli autori) avete chiesto: «La sua vita sia sempre animata dalla contemplazione della tua Parola, dalla celebrazione dell’Eucaristia, e dall’ascolto incessante del grido dei poveri». Vi chiedo di continuare a pregare perché davvero la mia vita sia così. E chiedo a coloro che sono particolarmente sensibili alle sofferenze dei poveri di aiutarmi ad essere attento all’invocazione, magari appena percettibile, di coloro che sono colpiti da forme diverse di povertà. Non posso qui dimenticare, da francescano, le parole del mio Padre san Francesco, il quale scrive nella sua Regola che i frati «devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada» (Regola non bollata IX, 3).
    Fratelli e sorelle, mi scuso di aver parlato così a lungo. A tutti voi rinnovo la mia simpatia, la mia gratitudine e il mio affetto di pastore.
    Che Maria, donna fedele sino ai piedi della croce, in questo anno che la nostra Diocesi ha voluto particolarmente a lei dedicato, ci aiuti a camminare con impegno e con gioia, per continuare costruire questa Chiesa, attingendo la forza da una intensa comunione con Gesù Cristo, nostro unico Signore e Maestro. Amen.

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