Nella Chiesa Occidentale ci sono sempre stati molti riti.
Per quanto riguarda l'antico rito romano, quello dei primi secoli che risale a san Gregorio Magno, il rito romano antecedente il X secolo, quali caratteristiche aveva? Come si svolgeva la "Messa antica"?
Non è facile descriverla ma abbiamo diversi punti certi che possono rendere un idea.
1 - La preghiera dell' offertorio era silenziosa.
tratto da:
- Il Dio vicino - L' eucaristia cuore della vita cristiana. Joseph Ratzinger
Fino ai secoli IX o X questi gesti di preparazione, che erano stati recepiti da Israele, avvenivano in silenzio. Poi si cominicò a ritenere che ogni gesto cristiano avesse bisogno anche della parola. Ecco perchè già nel secolo X furono realizzate quelle preghiere per la preparazione delle offerte che i più anziani tra di noi ricordano e amano nell' antico Messale e che forse rimpiangono nella nuova forma della messa.
Erano preghiere belle e profonde, ma si deve pur riconoscere che esse comportavano un certo grado di equivocabilità. Esse erano sempre formulate come anticipazione dell' evento vero e proprio del canone. Ambedue le cose, la preparazione e la realtà definitiva del sacrificio di Cristo, si compenentrano in queste parole.
Ciò che per i credenti ha le sue buone ragioni e nell' interiorità della fede viene ben compreso - che, cioè, nel nostro andare verso Cristo siamo sostenuti dal suo venire verso di noi -, per coloro che sono in ricerca e per quelli che guardano da fuori può essere invece causa di incomprensione. Le reazioni di cui abbiamo appena parlato sono la prova che ciò è veramente accaduto.
Per questa ragione i riformatori della liturgia hanno da principio voluto ritornare alla situazione antecedente il secolo IX e lasciare senza parola di accompagnamento il rito dell' offerta dei doni. Il Santo Padre Paolo VI ha poi stabilito, in maniera del tutto personale e con decisione, che anche qui dovessero restare delle parole di preghiera. Lui stesso ha anzi preso parte alla composizione di queste preghiere. Nella loro sostanza, esse sono tratte proprie dalle preghiere che gli israeliti recitavano a tavola. In proposito, si deve ricordare che tutte queste preghiere di Israele, queste benedizioni, hanno come riferimento essenziale il mistero pasquale, guardano, cioè, alla Pasqua di Israele, sono pensate e vivono a partire da essa.
2 - Durante la consacrazione si rimaneva in piedi.
E’ con questa consapevolezza che l’antica tradizione liturgica vede i cristiani pregare in piedi. Così scrive sant’Ireneo: “L’uso di non piegare le ginocchia nel giorno del Signore è un simbolo della risurrezione attraverso la quale, grazie a Cristo, noi siamo liberati dai peccati e dalla morte, che da lui stesso è stata messa a morte” (cf M. Righetti, Storia Liturgica I, 373-376).
L’atteggiamento in ginocchio appartiene per lo più alla preghiera privata, quando prevale il peso della nostra povertà, dei nostri peccati (cf ivi, 379).
Lo stare in ginocchio, che è l’atteggiamento più consono e significativo della preghiera privata, ha preso il sopravvento durante la messa da quando si incominciò a perdere la consapevolezza che chi celebra è l’assemblea dei fedeli (cf CCC 1140-1141) e il popolo, anche a causa della lingua, finì per dedicarsi alle devozioni private mentre il sacerdote “diceva la sua messa” (cf A. Jungmann, Missarum Sollemnia I, 201-203).
E’ significativo che gli inginocchiatoi siano apparsi nelle nostre chiese soltanto a partire dalla fine del XVI sec. (cf ivi, 369-370).
Con tutto ciò non possiamo prescindere totalmente dalla consuetudine liturgica che sta immediatamente alle nostre spalle, né ignorare la sensibilità che in questi secoli si è radicata nei fedeli. Pertanto, con saggezza il Messale Romano prevede che con molta libertà ci si possa mettere in ginocchio alla messa durante la consacrazione “a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi.
Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione” (OGMR 43). Il dettato e il tono di questa norma, nel rispetto anche di altre tradizioni a questo riguardo, non autorizza nessuno a misurare la devozione dallo stare o meno in ginocchio, in particolare durante la consacrazione.
Fonte:
http://liturgia-opus-trinitatis.over...-38960959.html
3 - La Messa antica prevedeva il rito di congedo dei catecumeni prima dell'Offertorio.
Il rito comportava il congedo dei catecumeni prima dell'Offertorio. S. Agostino esplicitò con chiarezza questo congedo rituale: "Ecce post sermonem fit missa catechumenis, manebunt fideles" (Ecco, dopo il sermone, si faccia il congedo dei catecumeni, restino i fedeli).
4 - Nella Messa antica o gregoriana non era presente Il rito dell’elevazione eucaristica
Il rito dell'elevazione dell'Ostia consacrata s'introdusse con esattezza tra l’XI e il XIII secolo, in ambiente cluniacense, in Italia e Francia mentre quella del calice fu resa obbligatoria nel 1570 col Messale di Pio V.
Questa risale al Xm secolo; quella del calice invece si affermò con difficoltà e solo attraverso il messale del 1570 venne equiparata a quella dell' ostia.
- La liturgia della Chiesa - Michael Kunzler
5 - L' altare era posizionato verso il centro.
Dalle "Catechesi" di san Giovanni Crisostomo, vescovo 334/354-407 d.c. . (tratto dall' Ufficio delle Letture -Lunedi', II sett. Quaresima-)
Mosè e Cristo
Il nostro Mosè leva le mani al cielo e ci procura un cibo eterno. Il primo percosse la pietra, facendono scatutire torrenti d' acqua. Questi tocca la mensa, percuote la mistica tavola e fa sgorgare le fonti dello Spirito. Ecco il motivo per il quale la mensa è posta al centro, come una sorgente, perchè i greggi accorrano da tutte le parti ad essa e si dissetino alle sue acque salutari.
Anche scavi in San Giovanni in Laterano evidenziano che il primo altare era nella navata
La Chiesa era con la facciata ad occidente e l'altare ad oriente, come consigliava un testo attribuito a Clemente I; ma forse del IV secolo, a proposito della costruzione delle basiliche: "[Preghiamo Dio] che ascese sopra il cielo dei cieli verso oriente, ricordando l'antica passione per il Paradiso, posto a oriente, da dove il primo uomo, disobbedendo a Dio, persuaso dal consiglio del serpente, fu cacciato".
Oriente era quindi il luogo dove si trova il Paradiso e dove si trova quindi Cristo, che tornando sulla terra proverrà da tale direzione.
Nello stesso testo si recita come il seggio del vescovo debba stare al centro, affiancato dai sacerdoti, e che i diaconi abbiano la cura disporre in zone separate i laici, divisi tra uomini e donne; nel mezzo, in un luogo rialzato, doveva stare il lettore dei testi sacri.
6 - L' eucaristia veniva distribuita sulla mano
tratto da:
- Il Dio vicino - L' eucaristia cuore della vita cristiana. Joseph Ratzinger
Ora, sappiamo bene che fino al secolo IX la comunione veniva ricevuta in piedi e nella mano. Ciò non significa che deve sempre rimanere così. La grandezza e la bellezza della Chiesa consistono proprio nel fatto che essa cresce, che essa matura, che essa penetra più profondamente il mistero.
Ecco perchè l' evoluzione che è cominciata dopo il secolo IX ha un suo diritto e delle sue ragioni d' essere proprio come espressione di rispetto. D' altra parte, dobbiamo pur dire che è impossibile che la Chiesa per novecento anni abbia celebrato in maniera indegna l' eucaristia.
Se leggiamo i testi dei Padri vediamo con quale senso di rispetto essi si comunicavano. In Cirillo di Gerusalemme, nel secolo IV, troviamo un testo particolarmente bello. Nelle sue catechesi battesimali egli spiega a coloro che stanno per comunicarsi come devono farlo.
Essi devono mettersi in fila, fare delle loro mani un trono, porre la destra sulla sinistra, così che essa sia un trono per il Re e, allo stesso tempo, rappresenti una croce. E' di questa espressione simbolica colma di bellezza e profondità che egli è preoccupato: le mani dell' uomo formano la croce, che diventa il trono su cui si china il Re.
La mano distesa, aperta, può quindi diventare il segno di come l' uomo si pone di fronte al Signore, apre le sue mani per lui, perchè diventino strumento della sua vicinanza, trono della sua misericordia verso questo mondo.
Chi riflette su questo riconoscerà quanto sia erroneo polemizzare su questo o quell' atteggiamento. Dobbiamo e possiamo polemizzare solo su ciò per cui la Chiesa ha lottato prima e dopo il secolo IX, vale a dire il timore del cuore, che si piega dinanzi il mistero di Dio che si mette nelle nostre mani. Nel fare ciò non dovremmo dimenticarci che non solo le nostre mani sono impure ma anche le nostre lingue e il nostro cuore, e
che noi con la lingua pecchiamo spesso molto più che con le mani.
Il rischio maggiore, che è allo stesso tempo espressione della bontà misericordiosa di Dio, è che non solo la mano e la lingua, ma il nostro cuore può toccarlo. Che il Signore entri in noi, viva con noi e dall' interno di noi voglia diventare il cuore della nostra vita e il suo cambiamento.
7 - La comunione veniva distribuita sotto le due specie
In ossequio alle parole di Gesù, che dice: “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (Gv 6,53) , la comunione sotto le due specie è stata in uso costantemente fino ai nostri giorni nei riti orientali non latinizzati.
In Occidente invece tale pratica ha avuto una storia travagliata. Nei primi secoli della Chiesa, l’uso della comunione sotto le due specie è stato universalmente praticato, ed era ritenuta addirittura parte essenziale della celebrazione; il fatto di astenersi dal calice, pertanto, era riprovato come un attentato all’unicità del mistero eucaristico.
Papa Gelasio I (+ 496) si esprime in questi termini: “Sappiamo che alcuni, ricevuta soltanto la porzione del sacro corpo, si astengono dal sangue consacrato, guidati senza dubbio da chi sa quale superstizione. Costoro o ricevano per intero i sacramenti o se ne astengano per intero; la divisione di un solo ed identico mistero non può farsi senza grande sacrilegio”.
Nella seconda parte del secolo XII comincia a prevalere la comunione sotto la sola specie del pane.
fonte:
http://liturgia-opus-trinitatis.over...-36005121.html
8 - Nella Messa antica o gregoriana non era presente il Benedictus.
Il Benedictus fu introdotto nel Canone solo nel VII secolo, pertanto non era presente nella messa gregoriana. Mentre invece il Sanctus fu introdotto nel canone alla fine del IV secolo.
9 - Nella Messa antica veniva utilizzato pane azzimo
Veniva usato pane azzimo, cioè non fermentato; dal XII secolo in poi prese la forma dell'ostia attuale
Nei corso dei secoli, il pane per la celebrazione eucaristica ha assunto diverse forme. I primi cristiani usavano un pane azzimo, che veniva tagliato e distribuito ai fedeli dopo la consacrazione.
Nel IV secolo d.C. Sant'Epifanio introdusse in Oriente l'uso del pane consacrato di forma schiacciata e circolare. In Occidente, le ostie avevano la medesima forma, ma erano di dimensioni differenti, maggiori di diametro e spessore. In un primo tempo, sulla superficie dell'ostia furono incise icone sacre come l'Agnello Pasquale, la Flagellazione e il monogramma IHS. Più avanti, nel corso del XI secolo, si diffuse l'usanza di destinare un'ostia di maggiori dimensioni al sacerdote, una più piccola per i fedeli.
10 - Non era presente il Confiteor (la preghiera cristiana per la confessione generale dei peccati, utilizzata all'inizio della Messa).
Solo nel XI secolo abbiamo la prima testimonianza in cui si parla chiaramente del Confiteor all’interno della celebrazione della Messa.
11 - Nella Messa antica o gregoriana, sia i ministri del culto che i fedeli, pregavano con il gesto dell'Orante, cioè in piedi con le braccia aperte.
Mentre invece l' usanza di pregare con le mani giunte venne introdotta nella preghiera privata a partire dal IX secolo, ed entrerà a far parte della celebrazione liturgica solo nel XII secolo.
In origine, e l'iconografia dell'arte paleocristiana lo dimostra, la preghiera si esprimeva attraverso il gesto dell'Orante, in piedi, con le braccia aperte e il palmo delle mani rivolto verso l'esterno. Le mani giunte, invece, erano un segno di sottomissione da parte di prigionieri e vassalli, sudditi di un signore. Tuttavia, nel XIII secolo, durante il pontificato di Gregorio IX, il gesto dell'orante fu in parte sostituito dalla preghiera manibus junctis, il cui successo sembra sia dipeso tanto dall'influsso francescano quanto dall'analogia con la recommandatio feudale.
12 - Il gesto della pace cambiava a seconda dei periodi storici.
Il gesto della pace prima di arrivare alla sua forma attuale ha avuto una storia quanto mai movimentata.
Nei primi secoli veniva compiuto alla fine della proclamazione della Parola, così come ci viene testimoniato dagli scritti dei Padri della Chiesa.
Il segno della pace non era, quindi, in relazione con la comunione, ma con la liturgia della Parola. Era stato collocato prima della preghiera eucaristica tenendo presenti le parole di Gesù nel discorso della montagna, che invitavano a riconciliarsi con il fratello prima di presentare la propria offerta a Dio (Mt 5, 23-24).
Ancora oggi nel rito ambrosiano, nelle liturgie orientali e in quella ispano-mozarabica il segno di pace è rimasto collocato nel punto di appartenenza originario.
Fu papa Innocenzo I, nel V secolo, a cambiare la collocazione di questo gesto mettendolo dopo la preghiera eucaristica: "La pace deve essere proclamata dopo (la celebrazione dei misteri). E’ chiaro infatti che, per mezzo di essa, il popolo dà il suo consenso a ciò che è stato realizzato nei misteri e celebrato nella Chiesa: il compimento di tutto questo è messo in evidenza per mezzo della pace che viene a suggellare la conclusione".
Questa affermazione di Innocenzo I la troviamo riportata in una sua lettera scritta nell’anno 416 e indirizzata al vescovo Decenzio di Gubbio, che lo aveva interrrogato in merito alla collocazione del gesto di pace.
Al tempo di Gregorio Magno la collocazione di questo segno cambiò ancora e fu messo dopo la recita del Padre nostro, diventando in questo modo un gesto di preparazione alla comunione; e così è rimasto fino ad oggi nella liturgia romana ed africana.
Fino all’undicesimo secolo il segno della pace aveva una dimensione ‘orizzontale’, esso veniva scambiato vicendevolmente fra tutti i presenti alla celebrazione, ma poi è iniziato a verificarsi un profondo cambiamento nel suo significato, cambiamento, che si manifesterà anche nei movimenti che erano ad esso collegati.
Infatti il sacerdote, in segno di ricevimento della pace da Cristo stesso, baciava l’altare, poi abbracciava i diaconi, e questi a loro volta abbracciavano i ministri inferiori, e così via finché la pace non giungeva ai presenti attraverso un "incaricato della pace".
La pace dunque aveva assunto questa dimensione ‘discendente’, da Cristo, attraverso i ministri al popolo. Questo rito si compiva soltanto nelle cerimonie più solenni e riguardava soltanto il clero, i fedeli ne restavano esclusi.
Dopo la riforma il segno di pace ha riacquistato la sua originaria dimensione orizzontale: ci si scambia reciprocamente la pace prima di ricevere l’Eucaristia.
Insieme alla collocazione e al significato, questo gesto ha subito delle variazioni anche per quanto riguarda la sua forma. Originariamente era un bacio che poi è stato trasformato in abbraccio; oggi, per conformarsi agli usi della nostra società, è diventato una stretta di mano.
13 - Nella Messa antica o gregoriana non era presente l' organo.
L' organo era ritenuto uno strumento eccessivamente profano, infatti veniva impiegato nella civiltà romana e nell'area bizantina per celebrare anche festività pubbliche.
Nella Roma Imperiale, dal II al V secolo, l’organo ebbe una diffusione pari a quella del nostro pianoforte. Esso veniva utilizzato nelle arene, nelle feste popolari ed addirittura nei circhi, sempre come strumento profano, per ritmare i combattimenti dei gladiatori, con potenti sonorità di ance a forte pressione. Nei saloni delle famiglie borghesi invece, grazie a canne di flauto a bassa sonorità, esso aveva mansioni di mero intrattenimento.
Per vedere l' ingresso dell' organo in Chiesa bisogna attendere l' anno 757, quando l'imperatore di Bisanzio, Costantino Copronimo, fece dono di un organo a Pipino il Breve, il quale lo collocò nella chiesa di San Cornelio a Compiègne, in Francia . Da allora iniziò l' utilizzo dell' organo nei luoghi di culto cristiani e nella liturgia.
tratto da:
- L' organo italiano - di Corrado Moretti
A noi però non interessa tanto la vicenda storica di un ambasciata, quanto la chiara notizia che alla fine del secolo VIII o agli inizi del IX giunse in Francia un organo bizantino dalle seguenti caratteristiche: strumento pneumatico e non idraulico, con somiere in bronzo alimentato da pompe a mantice di cuoio robusto; le canne, di bronzo e di rame, emettevano tre diverse sonorità: quella tonitruante delle ancie, quella dei flauti garruli come la lira e quella delle mutazioni imitanti i cembali a percussione.
Questo strumento non entrò ancora in chiesa, ma si limitò a decorare le feste nei saloni delle residenze imperiali di Compiègne e di Aquisgrana; per essere ammesso nel tempio, dovette ancor fare molti anni di anticamera nella serena quiete dei monasteri, come vedremo nel capitolo seguente.