Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
Pagina 18 di 18 PrimaPrima ... 8161718
Risultati da 171 a 180 di 180

Discussione: Tempo di Quaresima : Messaggio del Papa, riflessioni e iniziative varie

  1. #171
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 03.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.

    Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdì 10, 17, 24, e 31 marzo.

    [00373-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 03.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  2. #172
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 03.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.

    Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    […].

    [00373-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 03.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    Video della Predica (dal canale YouTube di Vatican News):



    Testo della Predica (dal sito di S.E. il Card. Raniero Cantalamessa).
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  3. #173
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 17.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima. Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    Le successive prediche di Quaresima avranno luogo il 24 e il 31 marzo.

    [00440-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 17.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  4. #174
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 17.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima. Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    Le successive prediche di Quaresima avranno luogo il 24 e il 31 marzo.

    [00440-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 17.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    Video della Predica (dal canale YouTube di Vatican News):



    Testo della Predica (dal sito di S.E. il Card. Raniero Cantalamessa).
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  5. #175
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Celebrazione Penitenziale presieduta dal Santo Padre Francesco nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, 17.03.2023


    […].

    Questo pomeriggio, nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, il Santo Padre Francesco ha presieduto una Liturgia Penitenziale per la Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale.

    La celebrazione ha aperto l’iniziativa quaresimale “24 ore per il Signore”, promossa dal Dicastero per l’Evangelizzazione. Anche quest’anno l’evento si celebrerà nelle diocesi di tutto il mondo, il 17 e il 18 marzo 2023, alla vigilia della IV domenica di Quaresima, domenica “in Laetare”.

    Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Penitenziale:

    Omelia del Santo Padre

    «Queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo» (Fil 3,7). Così dichiara San Paolo nella prima Lettura che abbiamo ascoltato. E se ci chiediamo quali sono le cose che non ha più considerato fondamentali nella sua vita, contento perfino di perderle per poter trovare Cristo, ci accorgiamo che non si tratta di realtà materiali, ma di “ricchezze religiose”. Proprio così: era un uomo pio, un uomo zelante, un fariseo ligio e osservante (cfr vv. 5-6). Eppure, questo abito religioso, che poteva costituire un merito, un vanto, una ricchezza sacrale, era in realtà per lui un impedimento. E allora Paolo afferma: «Ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo» (v. 8). Tutto quello che gli aveva dato un certo prestigio, una certa fama...; “lascia perdere: per me, Cristo è più importante”.

    Chi è troppo ricco di sé e della propria “bravura” religiosa presume di essere giusto e migliore degli altri – quante volte in parrocchia succede questo: “Io sono dell’Azione Cattolica, io vado ad aiutare il prete, io faccio la raccolta…, io, io, io”, quante volte succede di credersi migliori degli altri; ognuno, nel proprio cuore, pensi se qualche volta è successo – chi fa così si lascia appagare dal fatto che ha salvato le apparenze; si sente a posto, ma così non può fare posto a Dio perché non sente bisogno di Lui. E tante volte i “cattolici puliti”, quelli che si sentono giusti perché vanno in parrocchia, perché vanno la domenica a Messa e si vantano di essere giusti: “No, io non ho bisogno di nulla, il Signore mi ha salvato”. Che cosa è successo? Che il posto di Dio l’ha occupato con il proprio “io” e allora, anche se recita preghiere e compie azioni sacre, non dialoga veramente con il Signore. Sono monologhi che fa, non dialogo, non preghiera. Perciò la Scrittura ricorda che solo «la preghiera del povero attraversa le nubi» (Sir 35,21), perché solo chi è povero in spirito, chi si sente bisognoso di salvezza e mendicante di grazia, si presenta davanti a Dio senza esibire meriti, senza pretese, senza presunzione: non ha nulla e perciò trova tutto, perché trova il Signore.

    Questo insegnamento Gesù ce lo offre nella parabola che abbiamo ascoltato (cfr Lc 18,9-14). È il racconto di due uomini, un fariseo e un pubblicano, che vanno entrambi al tempio a pregare, ma uno solo arriva al cuore di Dio. Prima di quello che fanno, è il loro atteggiamento fisico a parlare: il Vangelo dice che il fariseo pregava «stando in piedi» (v. 11), a fronte alta, mentre il pubblicano, «fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo» (v. 13), per vergogna. Riflettiamo un momento su queste due posture.

    Il fariseo sta in piedi. È sicuro di sé, ritto e trionfante come uno che debba essere ammirato per la sua bravura, come un modello. In questo atteggiamento egli prega Dio, ma in realtà celebra sé stesso: io frequento il tempio, io osservo i precetti, io offro l’elemosina... Formalmente la sua preghiera è ineccepibile, esteriormente si vede un uomo pio e devoto, ma, invece di aprirsi a Dio portandogli la verità del cuore, maschera nell’ipocrisia le sue fragilità. E tante volte noi facciamo un maquillage sulla nostra vita. Questo fariseo non attende la salvezza del Signore come un dono, ma quasi la pretende come un premio per i suoi meriti. “Ho fatto i compiti, adesso dammi il premio”. Quest’uomo avanza senza esitazione verso l’altare di Dio – a fronte alta – per occupare il suo posto, in prima fila, ma finisce per andare troppo in là e mettersi davanti a Dio!

    Invece l’altro, il pubblicano, sta a distanza. Non cerca di farsi largo, rimane in fondo. Ma proprio quella distanza, che manifesta il suo essere peccatore rispetto alla santità di Dio, è ciò che gli permette di fare l’esperienza dell’abbraccio benedicente e misericordioso del Padre. Dio può raggiungerlo proprio perché, restando a distanza, quell’uomo gli ha fatto spazio. Non parla di sé stesso, parla chiedendo perdono, parla guardando a Dio. Quanto è vero questo anche per le nostre relazioni familiari, sociali ed ecclesiali. C’è vero dialogo quando sappiamo custodire uno spazio tra noi e gli altri, uno spazio salutare che permette a ciascuno di respirare senza essere risucchiato o annullato. Allora quel dialogo, quell’incontro può accorciare la distanza e creare vicinanza. Succede così anche nella vita di quel pubblicano: fermandosi in fondo al tempio, si riconosce in verità così com’è, peccatore, di fronte a Dio: distante, e in questo modo permette che Dio si avvicini a lui.

    Fratelli, sorelle, ricordiamoci questo: il Signore viene a noi quando prendiamo le distanze dal nostro io presuntuoso. Pensiamo: “Io sono presuntuoso? Mi credo migliore degli altri? Guardo qualcuno un po’ con disprezzo? “Ti ringrazio, Signore, perché tu mi hai salvato e non sono come questa gente che non capisce nulla, io vado in chiesa, io vado a Messa; io sono sposato, sposata in chiesa, questi sono dei divorziati peccatori…”: il tuo cuore è così? Andrai all’inferno. Per avvicinarsi a Dio, bisogna dire al Signore: “Io sono il primo dei peccatori, e se non sono caduto nella sporcizia più grande è perché la tua misericordia mi ha preso per mano. Grazie a Te, Signore, io sono vivo, grazie a Te, Signore, io non mi sono distrutto con il peccato”. Dio può accorciare le distanze con noi quando con onestà, senza infingimenti, gli portiamo la nostra fragilità. Ci tende la mano per rialzarci quando sappiamo “toccare il fondo” e ci rimettiamo a Lui nella sincerità del cuore. Così è Dio: ci aspetta in fondo, perché in Gesù Lui ha voluto “andare in fondo”, perché non ha paura di scendere fin dentro gli abissi che ci abitano, di toccare le ferite della nostra carne, di accogliere la nostra povertà, di accogliere i fallimenti della vita, gli errori che per debolezza o negligenza commettiamo, e tutti ne abbiamo fatti. Dio ci aspetta lì, nel fondo, ci aspetta specialmente quando, con tanta umiltà, andiamo a chiedere perdono nel sacramento della Confessione, come faremo oggi. Ci aspetta lì.

    Fratelli e sorelle, facciamo oggi un esame di coscienza, ognuno di noi, perché il fariseo e il pubblicano abitano entrambi dentro di noi. Non nascondiamoci dietro l’ipocrisia delle apparenze, ma affidiamo con fiducia alla misericordia del Signore le nostre opacità, i nostri errori. Pensiamo ai nostri errori, alle nostre miserie, anche a quelle che per vergogna non siamo capaci di condividere, e sta bene, ma con Dio si devono mostrare. Quando ci confessiamo, ci mettiamo in fondo, come il pubblicano, per riconoscere anche noi la distanza che ci separa tra ciò che Dio ha sognato per la nostra vita e ciò che realmente siamo ogni giorno: dei poveracci. E, in quel momento, il Signore si fa vicino, accorcia le distanze e ci rimette in piedi; in quel momento, mentre ci riconosciamo spogli, Lui ci riveste con l’abito della festa. E questo è, e dev’essere, il sacramento della Riconciliazione: un incontro di festa, che guarisce il cuore e lascia la pace dentro; non un tribunale umano di cui aver paura, ma un abbraccio divino da cui essere consolati.

    Una delle cose più belle di come ci accoglie Dio è la tenerezza dell’abbraccio che ci dà. Se noi leggiamo di quando il figlio prodigo torna a casa (cfr Lc 15,20-22) e incomincia il discorso, il padre non lo lascia parlare, lo abbraccia e lui non riesce a parlare. L’abbraccio misericordioso. E io qui mi rivolgo ai miei fratelli confessori: per favore, fratelli, perdonate tutto, perdonate sempre, senza mettere il dito troppo nelle coscienze; lasciate che la gente dica le sue cose e voi ricevete questo come Gesù, con la carezza del vostro sguardo, con il silenzio della vostra comprensione. Per favore, il sacramento della Confessione non è per torturare, ma è per dare pace. Perdonate tutto, come Dio perdonerà tutto a voi. Tutto, tutto, tutto.

    In questo tempo quaresimale, con la contrizione del cuore, sussurriamo anche noi come il pubblicano: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore» (v. 13). Facciamolo insieme: O Dio, abbi pietà di me, peccatore. Dio, quando mi dimentico di Te o ti trascuro, quando alla tua Parola antepongo le mie parole e quelle del mondo, quando presumo di essere giusto e disprezzo gli altri, quando chiacchiero degli altri, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Quando non mi prendo cura di chi mi sta accanto, quando sono indifferente a chi è povero e sofferente, debole o emarginato, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per i peccati contro la vita, per la cattiva testimonianza che sporca il bel volto della Madre Chiesa, per i peccati contro il creato, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per le mie falsità, le mie disonestà, la mia mancanza di trasparenza e legalità, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per i miei peccati nascosti, quelli che nessuno conosce, per il male che anche senza accorgermi ho procurato ad altri, per il bene che avrei potuto fare e non ho fatto, o Dio, abbi pietà di me, peccatore.

    In silenzio, ripetiamo per qualche istante, col cuore pentito e fiducioso: o Dio, abbi pietà di me, peccatore. In silenzio. Ognuno lo ripeta nel suo cuore. O Dio, abbi pietà di me, peccatore. In questo atto di pentimento e di fiducia ci apriremo alla gioia del dono più grande: la misericordia di Dio.

    [00443-IT.02] [Testo originale: Italiano]

    […].

    [B0207-XX.02]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 17.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede.
    © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana.
    Citazioni bibliche:
    La Sacra Bibbia, Conferenza Episcopale Italiana, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, 2008].
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  6. #176
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 24.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima. Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    La quinta ed ultima predica di Quaresima avrà luogo venerdì 31 marzo 2023.

    [00476-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 24.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  7. #177
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 24.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima. Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    La quinta ed ultima predica di Quaresima avrà luogo venerdì 31 marzo 2023.

    [00476-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 24.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    Video della Predica (dal canale YouTube di Vatican News):



    Testo della Predica (dal sito di S.E. il Card. Raniero Cantalamessa).
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  8. #178
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 31.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quinta e ultima Predica di Quaresima.

    Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    [00521-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 31.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  9. #179
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    Predica di Quaresima, 31.03.2023


    Alle ore 9 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, l’Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quinta e ultima Predica di Quaresima.

    Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” – Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

    [00521-IT.01]


    [Fonte, dal Bollettino quotidiano del: 31.03.2023 della Sala Stampa della Santa Sede].
    Video della Predica (dal canale YouTube di Vatican News):



    Testo della Predica (dal sito di S.E. il Card. Raniero Cantalamessa).
    Ultima modifica di Laudato Si’; 02-04-2023 alle 15:31
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




  10. #180
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
    Data Registrazione
    Jan 2020
    Località
    Bergamo.
    Messaggi
    24,793
    CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME
    E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

    OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

    Piazza San Pietro
    Domenica, 2 aprile 2023


    «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46). È l’invocazione che la Liturgia oggi ci ha fatto ripetere nel Salmo responsoriale (cfr Sal 22,2) ed è l’unica pronunciata sulla croce da Gesù nel Vangelo che abbiamo ascoltato. Sono dunque le parole che ci portano al cuore della passione di Cristo, al culmine delle sofferenze che ha patito per salvarci. “Perché mi hai abbandonato?”.

    Le sofferenze di Gesù sono state tante, e ogni volta che ascoltiamo il racconto della passione ci entrano dentro. Sono state sofferenze del corpo: pensiamo agli schiaffi, alle percosse, alla flagellazione, alla corona di spine, alla tortura della croce. Sono state sofferenze dell’anima: il tradimento di Giuda, i rinnegamenti di Pietro, le condanne religiose e civili, lo scherno delle guardie, gli insulti sotto la croce, il rifiuto di tanti, il fallimento di tutto, l’abbandono dei discepoli. Eppure, in tutto questo dolore a Gesù restava una certezza: la vicinanza del Padre. Ma ora accade l’impensabile; prima di morire grida: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?». L’abbandono di Gesù.

    Ecco la sofferenza più lacerante, è la sofferenza dello spirito: nell’ora più tragica Gesù prova l’abbandono da parte di Dio. Mai, prima di allora, aveva chiamato il Padre con il nome generico di Dio. Per trasmetterci la forza di quel fatto, il Vangelo riporta la frase anche in aramaico: è l’unica, tra quelle dette da Gesù in croce, che ci giunge in lingua originale. L’evento reale è l’abbassamento estremo, cioè l’abbandono di suo Padre, l’abbandono di Dio. Il Signore arriva a soffrire per amore nostro quanto per noi è difficile persino comprendere. Vede il cielo chiuso, sperimenta la frontiera amara del vivere, il naufragio dell’esistenza, il crollo di ogni certezza: grida “il perché dei perché”. “Tu, Dio, perché?”.

    Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Il verbo “abbandonare” nella Bibbia è forte; compare in momenti di dolore estremo: in amori falliti, respinti e traditi; in figli rifiutati e abortiti; in situazioni di ripudio, vedovanza e orfananza; in matrimoni esausti, in esclusioni che privano dei legami sociali, nell’oppressione dell’ingiustizia e nella solitudine della malattia: insomma, nelle più drastiche lacerazioni dei legami. Lì, si dice questa parola: “abbandono”. Cristo ha portato questo sulla croce, caricandosi il peccato del mondo. E al culmine Egli, il Figlio unigenito e prediletto, ha provato la situazione a Lui più estranea: l’abbandono, la lontananza di Dio.

    E perché è arrivato a tanto? per noi, non c’è un’altra risposta. Per noi. Fratelli e sorelle, oggi questo non è uno spettacolo. Ognuno, ascoltando l’abbandono di Gesù, ognuno di noi si dica: per me. Questo abbandono è il prezzo che ha pagato per me. Si è fatto solidale con ognuno di noi fino al punto estremo, per essere con noi fino in fondo. Ha provato l’abbandono per non lasciarci ostaggi della desolazione e stare al nostro fianco per sempre. L’ha fatto per me, per te, perché quando io, tu o chiunque altro si vede con le spalle al muro, perso in un vicolo cieco, sprofondato nell’abisso dell’abbandono, risucchiato nel vortice dei tanti “perché” senza risposta, ci sia una speranza. Lui, per te, per me. Non è la fine, perché Gesù è stato lì e ora è con te: Lui, che ha sofferto la lontananza dell’abbandono per accogliere nel suo amore ogni nostra distanza. Perché ciascuno di noi possa dire: nelle mie cadute – ognuno di noi è caduto tante volte –, nella mia desolazione, quando mi sento tradito, o ho tradito gli altri, quando mi sento scartato o ho scartato gli altri, quando mi sento abbandonato o ho abbandonato gli altri, pensiamo che Lui è stato abbandonato, tradito, scartato. E lì troviamo Lui. Quando mi sento sbagliato e perso, quando non ce la faccio più, Lui è con me; nei miei tanti perché senza risposta, Lui è lì.

    Il Signore ci salva così, dal di dentro dei nostri “perché”. Da lì dischiude la speranza che non delude. Sulla croce, infatti, mentre prova l’estremo abbandono, non si lascia andare alla disperazione – questo è il limite –, ma prega e si affida. Grida il suo “perché” con le parole di un salmo (22,2) e si consegna nelle mani del Padre, anche se lo sente lontano (cfr Lc 23,46) o non lo sente perché si trova abbandonato. Nell’abbandono si affida. Nell’abbandono continua ad amare i suoi che l’avevano lasciato solo. Nell’abbandono perdona i suoi crocifissori (v. 34). Ecco che l’abisso dei tanti nostri mali viene immerso in un amore più grande, così che ogni nostra separazione si trasforma in comunione.

    Fratelli e sorelle, un amore così, tutto per noi, fino alla fine, l’amore di Gesù è capace di trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne. È un amore di pietà, di tenerezza, di compassione. Lo stile di Dio è questo: vicinanza, compassione e tenerezza. Dio è così. Cristo abbandonato ci smuove a cercarlo e ad amarlo negli abbandonati. Perché in loro non ci sono solo dei bisognosi, ma c’è Lui, Gesù abbandonato, Colui che ci ha salvati scendendo fino al fondo della nostra condizione umana. È con ognuno di loro, abbandonati fino alla morte… Penso a quell’uomo cosiddetto “di strada”, tedesco, che morì sotto il colonnato, solo, abbandonato. È Gesù per ognuno di noi. Tanti hanno bisogno della nostra vicinanza, tanti abbandonati. Anch’io ho bisogno che Gesù mi accarezzi e si avvicini a me, e per questo vado a trovarlo negli abbandonati, nei soli. Egli desidera che ci prendiamo cura dei fratelli e delle sorelle che più assomigliano a Lui, a Lui nell’atto estremo del dolore e della solitudine. Oggi, cari fratelli e sorelle, sono tanti “cristi abbandonati”. Ci sono popoli interi sfruttati e lasciati a sé stessi; ci sono poveri che vivono agli incroci delle nostre strade e di cui non abbiamo il coraggio di incrociare lo sguardo; ci sono migranti che non sono più volti ma numeri; ci sono detenuti rifiutati, persone catalogate come problema. Ma ci sono anche tanti cristi abbandonati invisibili, nascosti, che vengono scartati coi guanti bianchi: bambini non nati, anziani lasciati soli – può essere tuo papà, tua mamma forse, il nonno, la nonna, abbandonati negli istituti geriatrici –, ammalati non visitati, disabili ignorati, giovani che sentono un grande vuoto dentro senza che alcuno ascolti davvero il loro grido di dolore. E non trovano altra strada se non il suicidio. Gli abbandonati di oggi. I cristi di oggi.

    Gesù abbandonato ci chiede di avere occhi e cuore per gli abbandonati. Per noi, discepoli dell’Abbandonato, nessuno può essere emarginato, nessuno può essere lasciato a sé stesso; perché, ricordiamolo, le persone rifiutate ed escluse sono icone viventi di Cristo, ci ricordano il suo amore folle, il suo abbandono che ci salva da ogni solitudine e desolazione. Fratelli e sorelle, chiediamo oggi questa grazia: di saper amare Gesù abbandonato e di saper amare Gesù in ogni abbandonato, in ogni abbandonata. Chiediamo la grazia di saper vedere, di saper riconoscere il Signore che ancora grida in loro. Non permettiamo che la sua voce si perda nel silenzio assordante dell’indifferenza. Non siamo stati lasciati soli da Dio; prendiamoci cura di chi viene lasciato solo. Allora, soltanto allora, faremo nostri i desideri e i sentimenti di Colui che per noi «svuotò se stesso» (Fil 2,7). Si svuotò totalmente per noi.


    Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana


    (Fonte, dal sito della Santa Sede.
    Citazioni bibliche:
    La Sacra Bibbia, Conferenza Episcopale Italiana, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, 2008).
    «Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus:
    non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ».




Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
>