20/03/2009 13.19.36
Seconda predica di Quaresima in Vaticano: padre Cantalamessa parla dello Spirito Santo, legge nuova del cristiano
Padre Raniero Cantalamessa ha tenuto oggi nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano la seconda Predica di Quaresima davanti alla Curia Romana. Il predicatore della Casa Pontificia ha parlato dello Spirito Santo, legge nuova del cristiano. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Padre Cantalamessa ha sottolineato che lo Spirito Santo scende sulla Chiesa (50 giorni dopo la morte e risurrezione di Gesù) proprio nel giorno della Pentecoste ebraica - in cui Israele ricordava il dono della Legge sul Monte Sinai (50 giorni dopo l’uscita dall’Egitto) - per indicare che Egli è la legge nuova: legge scritta non più su tavole di pietra ma sui cuori, legge interiore. Senza lo Spirito anche i precetti evangelici per quanto elevati sarebbero rimasti inefficaci:
“Se fosse bastato proclamare la nuova volontà di Dio attraverso il Vangelo, non occorreva che Gesù morisse, risorgesse, mandasse lo Spirito Santo! Ma gli apostoli stessi sono il segno che non bastava aver sentito perfino dalle labbra di Gesù le beatitudini: di fatto, non sono in grado – al momento giusto – di osservare nulla, tanto meno di porgere l’altra guancia … Se Gesù si fosse limitato a promulgare il comandamento nuovo dicendo: ‘Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri’, esso sarebbe rimasto come era prima: legge vecchia. E’ quando, a Pentecoste, infonde – mediante lo Spirito – quell’amore nei cuori, che diventa legge nuova … E’ in questo senso che la legge nuova è legge, cioè fa fare le cose, spontaneamente, potremmo dire: da innamorati. Perché questa è la legge degli innamorati!”.
Ma se la nuova legge dello Spirito è legge di libertà – nota padre Cantalamessa – l’osservanza dei comandamenti è il banco di prova dell’amore. Infatti la legge custodisce l’amore contro ogni debolezza. Chi ama intensamente – ha spiegato - percepisce il pericolo che domani potrebbe stancarsi e non amare più. Per questo fa opera di prevenzione legandosi all’amore con la legge. Qui il religioso cappuccino ricorda il mito di Ulisse: “Ci leghiamo per lo stesso motivo per cui Ulisse si legò all’albero della nave”:
“Ulisse voleva a tutti i costi rivedere la sua patria e la sua sposa che amava. Sapeva che doveva passare attraverso il luogo delle Sirene e temendo di fare naufragio come tanti altri prima di lui, si fece legare all’albero della nave dopo aver fatto turare le orecchie ai suoi compagni. Giunto al luogo delle Sirene fu ammaliato, voleva raggiungerle e gridava per essere sciolto, ma i marinai non udivano e così oltrepassò il pericolo e poté raggiungere la meta”.
fonte: Radio Vaticana