Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
Pagina 4 di 4 PrimaPrima ... 234
Risultati da 31 a 40 di 40

Discussione: Youcat: errore nella traduzione in italiano ed "errata corrige".

  1. #31
    Ecclesia
    visitatore
    Citazione Originariamente Scritto da 3manuele Visualizza Messaggio
    NO! Assolutamente non volevo dire questo, anche perché lo YouCat mi sembra non aggiornare affatto il linguaggio.
    Le linee catechetiche più recenti - quelle che si sono seguite, ad esempio, nella mia parrocchia per l'Anno della Famiglia e per le nuove proposte di percorsi dell'iniziazione cristiana - parlano di rinnovare il linguaggio di catechesi per renderlo accessibile a tutti nel rispetto della dottrina e della Tradizione, ovviamente.
    Un esempio: il termine Carità oggi come oggi si è rivestito di un significato diverso (e svilente), che rende quello prettamente cattolico incomprensibile ai più (parlo di persone non cattoliche o non abbastanza formate nella Fede), perciò, durante l'annuncio ed almeno all'inizio, è suggerito un più comprensibile 'Amore'. Potrei farne altri, ma basta prendere Fontana/Cusino, Numero Zero, ElleDiCi, verso le ultime pagine e leggere direttamente le belle e intelligenti parole degli autori.

    Ora, se io vado da uno studente delle medie e gli dico "eutanasia passiva", questo che ci capisce? Ed avrà - a mio parere - difficoltà a comprendere un termine che per un giovane che voglia imparare/seguire la dottrina è un problema quotidiano: "contraccezione" (per non parlare di "contraccezione naturale", lo dico per esperienza con coppie che si preparano al matrimonio). Anche Benedetto ha ormai sdoganato la parola preservativo: e cominciare a diventare meno criptici usando questo e pillola etc.?
    È ovvio che il liguaggio muta con il passare del tempo però ci sono dei termini che sono più precisi e chiari che non possono essere cancellati. Facciamo un po' più di catechesi su questo e vedrai che tutti acquisteranno più dimestichezza linguistica. Il Papa ha parlato di preservativo in relazione ad una domanda specifica e circostanziata. Non possiamo però sostituire la parola contraccezione con preservativo perché sarebbe un ridurre il campo. Possiamo spiegare quali sono i metodi contraccettivi e le loro differenziazioni per far capire in concreto, ma nelle definizioni e nelle esposizioni non possiamo fre a meno di questo termine. Lo stesso vale per la differenza tra eutanasia passiva e accanimento terapeutico.

  2. #32
    Phantom
    visitatore
    Citazione Originariamente Scritto da Ecclesia Visualizza Messaggio
    Allora il problema sta tutto nella traduzione. Però è evidente a tutti noi italiani la differenza fra eutanasia passiva ed accanimento terapeutico.
    L'una è il contrario dell'altra. L'eutanasia passiva è il lasciar morire con la sospensione di farmaci e cibo.

  3. #33
    Ecclesia
    visitatore
    Citazione Originariamente Scritto da Phantom Visualizza Messaggio
    L'una è il contrario dell'altra. L'eutanasia passiva è il lasciar morire con la sospensione di farmaci e cibo.
    Ecco, appunto! Nel Catechismo, quello maggiore, è scritto in maniera molto chiara, comprensibile anche ai giovani senza bisogno di nuove formule.

  4. #34
    Moderatore bibliotecario L'avatar di 3manuele
    Data Registrazione
    Mar 2009
    Località
    Bologna
    Età
    42
    Messaggi
    3,728
    Citazione Originariamente Scritto da Ecclesia Visualizza Messaggio
    È ovvio che il liguaggio muta con il passare del tempo però ci sono dei termini che sono più precisi e chiari che non possono essere cancellati.
    Non si tratta di cancellarli. Si tratta di rendere la Fede comprensibile a tutti.

    Facciamo un po' più di catechesi su questo e vedrai che tutti acquisteranno più dimestichezza linguistica.
    Non funziona così, mi spiace.

    Il Papa ha parlato di preservativo in relazione ad una domanda specifica e circostanziata. Non possiamo però sostituire la parola contraccezione con preservativo perché sarebbe un ridurre il campo.
    Non ho detto di sostituire d'imperio 'preservativo' ogni volta che diremmo/scriveremmo 'contraccezione'.
    Ho detto che nell'intendere che cosa significhi 'contraccezione naturale' ho riscontrato in prima persona problemi grossi di coppie che si preparavano al matrimonio cattolico non più tardi di 6 mesi fa (tralasciamo il fatto che illustrare la visione della Chiesa sulla sessualità è una delle cose più difficili anche per catechisti molto rodati). Se hanno problemi con queste parole cristiani adulti, figuriamoci cristiani neofiti, o ragazzi!

  5. #35
    Cronista di CR L'avatar di PaoVac
    Data Registrazione
    Nov 2007
    Località
    Archidioecesis Taurinensis
    Età
    49
    Messaggi
    8,330
    certo che è emerso, come nel libro del Papa, un ulteriore errore di traduzione ma un po' di attenzione in più non sarebbe guastata!!!

    se poi il responsabile della traduzione italiana è il Card. Scola, certo non è che può controllarla parola per parola anche se rimane comunque un testo dottrinale e deve essere certo... dicevo, l'immagine che ne esce non è proprio positiva...

    ma solo nella piccola Italietta capitano queste cose? siamo così pressapochisti?

    mah, a questo punto, meglio tornare al latino
    Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)

  6. #36
    CierRino
    Data Registrazione
    Jan 2008
    Località
    Novae
    Età
    40
    Messaggi
    4,963
    Citazione Originariamente Scritto da 3manuele Visualizza Messaggio
    NO! Assolutamente non volevo dire questo, anche perché lo YouCat mi sembra non aggiornare affatto il linguaggio.
    Le linee catechetiche più recenti - quelle che si sono seguite, ad esempio, nella mia parrocchia per l'Anno della Famiglia e per le nuove proposte di percorsi dell'iniziazione cristiana - parlano di rinnovare il linguaggio di catechesi per renderlo accessibile a tutti nel rispetto della dottrina e della Tradizione, ovviamente.
    Un esempio: il termine Carità oggi come oggi si è rivestito di un significato diverso (e svilente), che rende quello prettamente cattolico incomprensibile ai più (parlo di persone non cattoliche o non abbastanza formate nella Fede), perciò, durante l'annuncio ed almeno all'inizio, è suggerito un più comprensibile 'Amore'. Potrei farne altri, ma basta prendere Fontana/Cusino, Numero Zero, ElleDiCi, verso le ultime pagine e leggere direttamente le belle e intelligenti parole degli autori.

    Ora, se io vado da uno studente delle medie e gli dico "eutanasia passiva", questo che ci capisce? Ed avrà - a mio parere - difficoltà a comprendere un termine che per un giovane che voglia imparare/seguire la dottrina è un problema quotidiano: "contraccezione" (per non parlare di "contraccezione naturale", lo dico per esperienza con coppie che si preparano al matrimonio). Anche Benedetto ha ormai sdoganato la parola preservativo: e cominciare a diventare meno criptici usando questo e pillola etc.?
    Tu poni un problema linguistico, che è molto serio, ma le soluzioni, che proponi esemplificando, non mi sembrano molto efficaci.
    Poni la questione carità/amore: sei davvero convinto che la parola amore sia più adatta di carità per far arrivare ad un non cristiano (o cristiano non abbastanza formato) di oggi l'accezione del termine agape per come la usavano San Giovanni o San Paolo e la intende la Tradizione della Chiesa? Hai presente con quali accezioni perverse (non penso solo a perversioni sessuali, eh!) si usa il termine amore oggidì!? Scegli il vocabolo amore per indicare l'agape e sarai costretto a precisarne comunque il significato nella Tradizione della Chiesa. Certo, anche la parola carità ha subito uno scivolamento semantico in senso assai svilente, d'altra parte, però, con il suo precedente latino caritas, è stata adottata da lungo tempo come traduzione di agape nel vocabolario cristiano.
    Circa l'altro caso che poni, non mi sembra molto fruttuoso e logico, anche solo da un punto di vista linguistico, sostituire un vocabolo preciso e generico, con l'elenco di tutto ciò che possa distintamente e concretamente essere definito da quel vocabolo. Si asseconderebbe in modo improvvido la tendenza ad impoverire non solo il linguaggio, ma anche la capacità di analisi e di sintesi di coloro che quel linguaggio utilizzano.
    In definitiva, a me non sembra che far passare l'aggiornamento della catechesi attraverso un impoverimento del linguaggio rischi di diventare assai controproducente, rischiando di impoverire anche i contenuti trasmessi. Ancora di più: a me pare che anche l'acquisizione di un linguaggio tecnico, un linguaggio proprio del cristianesimo, sia in qualche modo una forma di catechesi, un modo attraverso il quale veniamo istruiti alla sequela di Cristo.
    CANTABO DOMINO IN VITA MEA

  7. #37
    Moderatore Globale L'avatar di Vox Populi
    Data Registrazione
    Apr 2006
    Località
    casa mia
    Messaggi
    65,657
    «Una guida senza ambiguità nella dottrina»


    Errori «di traduzione, non di dottrina ». Altri ne sono già stati rilevati, per esempio nell’edizione francese, e forse «altri verranno fuori». Un po’ com’è accaduto all’inizio degli anni Novanta col Catechismo della Chiesa Cattolica. Per questo, analogamente ad allora, in seno alla Congregazione per la dottrina della fede si è deciso di costituire un gruppo di studio che esaminerà le osservazioni che gli perverranno, provvedendo dove necessario a correzioni delle diverse traduzioni.

    Lo ha detto il cardinale Christoph Schönborn rispondendo, ieri mattina, alle domande dei giornalisti su errori già rilevati che, in alcuni articoli pubblicati sui giornali di ieri, avrebbero per esempio portato al «ritiro» dell’edizione italiana già stampata. Il porporato, in proposito, ha precisato che ci sono stati problemi in alcune traduzioni dal tedesco, come appunto nel caso dell’edizione italiana. In particolare, ha detto, è stata già disposta una errata corrige laddove alla domanda n. 420, dove si parla di «metodi anticoncezionali», mentre invece si intende «metodi naturali di regolazione della fertilità».

    Un altro problema, per esempio, ha riguardato l’edizione francese sul punto circa il valore delle altre religioni: «In quel caso – ha aggiunto Schönborn – l’editore ha deciso di procedere alla correzione e quindi ci sarà un ritardo nella pubblicazione. Nel tedesco e nell’inglese – ha aggiunto – non abbiamo invece trovato errori di traduzione o di stampa, ma è possibile che ce ne siano». In ogni caso, «non abbiamo trovato errori di dottrina». Lo stesso, sempre restando alla versione italiana, vale per la domanda n. 382, relativa all’eutanasia, dove la frase « chi aiuta a morire una persona nel senso dell’eutanasia attiva viola il quinto comandamento; chi invece aiuta una persona durante la morte nel senso di un’eutanasia passiva obbedisce al comandamento dell’amore per il prossimo » potrebbe rischiare di ingenerare equivoci. In questo caso non si prevede una errata corrige in quanto, ha detto Schönborn rispondendo ai giornalisti, come afferma proprio Youcat, «c’è confusione nella terminologia su questo tema, ma la questione dirimente è propriamente se si uccide o se si lascia morire la persona».

    In sostanza, per il cardinale austriaco, «far morire attivamente è eutanasia, lasciare la natura andare avanti non è eutanasia. In tedesco è chiaro il senso, in italiano forse lo è meno». In particolare monsignor Rino Fisichella, presidente del dicastero per la promozione della nuova evangelizzazione, ha chiarito che, in questo caso, l’espressione tedesca è inequivocabile – «accettare l’inevitabilità della morte» – , ammettendo che nella traduzione questo accento è andato un po’ perso. In ogni caso, ha aggiunto, sono gli stessi «termini eutanasia 'attiva' e 'passiva'» che «creano confusione», tanto è vero che oggi «si tende a non usarli più». Ma, ha aggiunto, «la dottrina della Chiesa in merito è chiarissima ed è quella riportata».
    Sallvatore Mazza


    fonte: http://www.avvenire.it/Chiesa/Una+gu...8163930000.htm
    Fuit Ioannes Baptista in deserto praedicans baptismum paenitentiae in remissionem peccatorum.
    Et egrediebatur ad illum omnis Iudaeae regio et Hierosolymitae universi.
    (Mar. 1, 4-5)

  8. #38
    Moderatore bibliotecario L'avatar di 3manuele
    Data Registrazione
    Mar 2009
    Località
    Bologna
    Età
    42
    Messaggi
    3,728
    Citazione Originariamente Scritto da anacleto Visualizza Messaggio
    Tu poni un problema linguistico, che è molto serio, ma le soluzioni, che proponi esemplificando, non mi sembrano molto efficaci.
    è una questione che - per vari motivi - mi sta molto a cuore. Tuttavia temo di non essermi spiegato bene, o che tu abbia postato prima del mio penultimo post in questo thread.

    Poni la questione carità/amore: sei davvero convinto che la parola amore sia più adatta di carità per far arrivare ad un non cristiano (o cristiano non abbastanza formato) di oggi l'accezione del termine agape per come la usavano San Giovanni o San Paolo e la intende la Tradizione della Chiesa? Hai presente con quali accezioni perverse (non penso solo a perversioni sessuali, eh!) si usa il termine amore oggidì!? Scegli il vocabolo amore per indicare l'agape e sarai costretto a precisarne comunque il significato nella Tradizione della Chiesa. Certo, anche la parola carità ha subito uno scivolamento semantico in senso assai svilente, d'altra parte, però, con il suo precedente latino caritas, è stata adottata da lungo tempo come traduzione di agape nel vocabolario cristiano.
    Questo esempio l'ho tratto (a mente: era il primo che m'era tornato alla memoria) dal testo cit. in uno dei miei post precedenti, pertanto questa non è la soluzione che prospetto io, ma la soluzione (o un'ipotesi di soluzione) che hanno proposto altri, e che io condivido, nei limiti che vado a esporre.
    Sono a conoscenza del significato di 'agape', e delle varie sfumature che la traduzione 'amore' può assumere, nell'italiano odierno, a partire dalla tripartizione greco antica (e poi anche testamentaria).
    Il problema è che nella comunicazione non devi solo tener conto del messaggio (quello che spandono i catechisti è ottimo) e di chi lo enuncia (ci sono dei catechisti favolosi); ma anche di chi lo deve ricevere. Perciò mi chiedo, se vado dal mio vicino di casa e gli dico: "Il cristiano fa della carità una delle basi su cui vive", il mio vicino di casa che cosa capirà?
    Oppure: "Che cosa distingue un cristiano nel mondo di oggi? Che agisce con carità verso gli altri", credi che qualche ragazzo catecumeno possa comprendere quello che dico? I termini (giustissimi per... carità!) sono oscuri.
    Diverso è se predico: "Il cristiano agisce con amore verso gli altri". Tutti ti capiscono e - cosa da non sottovalutare, il messaggio è accolto con più favore.
    [Aggiungo che quando nel mio gruppo di catechisti abbiamo letto le pagine del libro che ho citato, è sorta una pacata ma franca discussione sulla bontà dell'utilizzo di molti termini "nuovi": e che io in tutta sincerità non ero d'accordissimo con la proposta, del libro, di non usare almeno al primo annuncio 'sacramento', perché anch'esso troppo oscuso (ripiegando, sempre e solo all'inizio, su 'segno della presenza di Dio').]

    Circa l'altro caso che poni, non mi sembra molto fruttuoso e logico, anche solo da un punto di vista linguistico, sostituire un vocabolo preciso e generico, con l'elenco di tutto ciò che possa distintamente e concretamente essere definito da quel vocabolo.
    Mai ho detto di sostituire d'imperio un termine con un altro (cosa scritta già nel mio post precedente). Mi chiedo semplicemente se non sia il caso, invece che di parlare astrattamente di 'contraccezione', di non scendere nel concreto parlando chiaramente di preservativo, pillola, spirale, etc. (tutto questo, a corollario di un ovvia esposizione più generale dove si usi magari il generale - appunto - 'contraccezione'). C'è qualcosa del genere in YouCat?
    Hai mai sentito un cresimando che chiede al catechista "E' lecito per un cattolico usare contraccettivi?" Io ho visto coppie adulte cui si intorcinava la lingua a pronunciare 'contraccettivo'; e cattolici adulti che non capivano di quale problema si trattasse a causa del termine misterioso (quest'ultimo era un caso più unico che raro, comunque...)
    Si asseconderebbe in modo improvvido la tendenza ad impoverire non solo il linguaggio, ma anche la capacità di analisi e di sintesi di coloro che quel linguaggio utilizzano.
    "Quel" linguaggio possiamo continuare a utilizzarlo nelle sedi consone (il testo del Catechismo della Chiesa lo è, il compendio per i giovani non proprio, a mio parere). Chi quel linguaggio lo utilizza sarà ben capace di usare anche l'altro, visto che è quello che maneggia più spesso (a meno che non faccia il teologo morale di professione).

    In definitiva, a me non sembra che far passare l'aggiornamento della catechesi attraverso un impoverimento del linguaggio rischi di diventare assai controproducente, rischiando di impoverire anche i contenuti trasmessi. Ancora di più: a me pare che anche l'acquisizione di un linguaggio tecnico, un linguaggio proprio del cristianesimo, sia in qualche modo una forma di catechesi, un modo attraverso il quale veniamo istruiti alla sequela di Cristo.
    Tutto bene, e sono d'accordo. Tranne che l'impoverimento del linguaggio (ammesso che non sia un 'mito' parascientifico) non può essere legato a tematiche colte (come la Fede trasmessa e annunciata, nel mondo di oggi, è) e tranne che Roma non fu costruita in un giorno, e così nemmeno il vocabolario di chi scopre o riscopre la Fede.

  9. #39
    Iscritto L'avatar di Adoro Te Devote
    Data Registrazione
    Oct 2010
    Località
    Genova
    Età
    61
    Messaggi
    194
    In argomento, su "La Bussola Quotidiana", questa pregevole puntualizzazione terminologica della bravissima Dott. Medua B. Dedé.
    Non solo brava, ma molto competente.
    Al di là di quanto può trasparire da questo suo conciso intervento, peraltro ottimo sotto ogni profilo.
    Conosciutissima in Lombardia (e non solo!), da vari anni, tra le molteplici, sue preziose attività, cura formidabili trasmissioni - di bioetica/educazione/metodi naturali - su Radio Maria:

    "
    Metodi naturali, facciamo chiarezza

    di Medua Boioni Dedé*
    14-04-2011



    In seguito alle polemiche e alle ambiguità seguite alla mancata pubblicazione del sussidio Youcat per la Giornata Mondiale della Gioventù, ci sembra opportuno chiarire alcune questioni legate al tema della fertilità di coppia e della procreazione responsabile. Abbiamo chiesto a Medua Boioni Dedè, già Presidente e tra i fondatori della confederazione italiana centri regolazione naturale fertilità, di fare chiarezza sui termini della questione...



    Quando si tratta il tema della regolazione della fertilità di coppia troppo spesso vengono usati come sinonimi dei termini che tali non sono! Noi insegnanti della regolazione naturale della fertilità (i c.d. metodi naturali) ci scontriamo quotidianamente, anche nell’ambito delle nostre comunità ecclesiali, con il problema di un corretto linguaggio per trasmettere i valori presenti in questa proposta di vita.
    I termini in questione sono: “i mezzi contraccettivi o anticoncezionali” e “i metodi di regolazione naturale della fertilità o metodi naturali”.


    Già a partire dai termini “mezzi” e “metodi ci troviamo di fronte a significati profondamente diversi.
    Un mezzo è qualcosa che serve al raggiungimento di un determinato fine e quindi è funzionale al risultato. Al contrario un metodo è un percorso dell’agire umano basato su princìpi e regole.
    Quindi, il primo - il mezzo - richiama alla mente la tecnologia, ed è logico attribuirlo alla contraccezione, mentre il metodo richiama la scienza (si parla infatti di metodo scientifico!) e fa riferimento specificatamente ai metodi naturali.


    Riflettendo su questi significati si può cogliere già una prima differenza di prospettiva delle due proposte. E’ quindi una vera contraddizione in termini parlare di “metodi contraccettivi”.
    Il termine di contraccettivo fa chiaramente riferimento a ciò che è contro il concepimento (v. trad. inglese) e in italiano richiama anche ciò che è contro l’accettazione.In sintesi quindi un mezzo contraccettivo è uno strumento tecnico, artificiale, esterno al corpo con la funzione di manipolare la fertilità per evitare un concepimento. E’ espressione di una mentalità anti-vita che vede nel concepimento, e quindi nel bambino che ne è il frutto, un pericolo da evitare se non addirittura da eliminare (v. iud o spirale, pillola del giorno dopo, RU 486, aborto volontario…senza dimenticare che anche la normale pillola contraccettiva può, talvolta, agire anche come abortivo).


    Il metodo naturale è invece uno strumento di conoscenza, cioè un modo che la coppia ha di conoscere quando è presente la fertilità e quando è assente. A partire da questa conoscenza la coppia può scegliere liberamente e responsabilmente di realizzare il gesto sessuale in periodo fertile o meno, secondo le finalità che intende realizzare in tema di procreazione.
    Anche sul termine di naturale si incorre spesso in equivoci che riducono il significato ad una semplice prospettiva ecologica (assenza di danni fisici per la salute), oppure viene inteso in senso psico-sessuologico (assenza di mezzi di barriera nel rapporto sessuale).


    Il termine “naturale” è invece più pregnante: sta a significare una piena rispondenza del metodo alle caratteristiche proprie della natura umana, e si realizza in una scelta di vita in cui la coppia impegna tutti i dinamismi spirituali che costituiscono il carattere personale dell’essere umano: ragione, volontà, libertà, autodominio, chiamati a guidare le pulsioni istintuali, le passioni, le emozioni e i sentimenti per porli a servizio del bene della persona e della coppia.


    Pertanto i metodi di regolazione della fertilità sono naturali perché rispettosi della biologia dell’uomo e della donna, della loro libertà, della loro dignità, della capacità dell’uomo e della donna di essere padroni di sé, perché si conoscono e cercano di vivere in armonia con la propria natura umana, secondo il progetto di Dio inscritto in loro.


    Già da quanto fin qui affermato possiamo comprendere quanto le due scelte siano profondamente diverse tra loro sul piano antropologico ed etico.Per concludere: la proposta dei metodi naturali è un valido strumento di paternità responsabile a disposizione delle coppie?


    La mia esperienza di 32 anni di insegnamento di questi metodi mi ha permesso di constatare la estrema validità scientifica dello strumento conoscitivo che le coppie possono avere a disposizione, purché l’apprendimento avvenga in modo corretto, attraverso una delle circa 800 insegnanti di questi metodi che svolgono il loro servizio sul territorio nazionale, e il comportamento sessuale delle coppie sia in sintonia con le loro scelte in tema di procreazione.



    *già Presidente e tra i fondatori della Confederazione italiana centri regolazione naturale fertilità


    "
    Ultima modifica di Adoro Te Devote; 14-04-2011 alle 15:47

  10. #40
    Iscritto L'avatar di Almanova
    Data Registrazione
    Aug 2015
    Località
    Piemonte
    Età
    34
    Messaggi
    343
    Sono corso a controllare la mia copia (originale, di quelle date durante la GMG 2011 ) e il testo era già quello corretto; però ricordo che alcuni ce l'avevano col foglietto di errata corrige.
    Non vi chiamo più servi… ma amici. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
>