CHIESA CATTOLICA NEGLI USA
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Il controesodo delle conversioni. I cattolici americani che si fanno protestanti per bisogno spirituale
23 aprile 2011
Scrive il settimanale progressista americano National Catholic Reporter che qualsiasi associazione statunitense venisse a sapere che ogni dieci cittadini americani c’è un suo ex affiliato non dormirebbe sonni tranquilli. Non così la chiesa cattolica. E, scrive la prestigiosa rivista, “non se ne comprende il motivo”. Anche perché, non solo ogni dieci cittadini americani c’è un ex cattolico.
Ma, ed è questo dato che meriterebbe un’importante riflessione, poco più di un terzo degli ex non ha lasciato per entrare nel mondo degli “unaffiliated”, cioè di coloro che non appartengono a nessuna confessione. Piuttosto, secondo uno studio accurato condotto dal Pew Forum on Religion & Public Life (Pew), il centro di ricerca politicamente neutro e per questo solitamente tenuto in considerazione dalle gerarchie cattoliche, ha lasciato per divenire protestante.
E’ vero che, grazie alla costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus firmata da Benedetto XVI più di un anno fa, molti anglicani tornano con Roma. Ma se si prende come metro di misura il mondo anglosassone inglese insieme a quello americano, sono di più, molti di più, i cattolici che ogni anno passano coi protestanti piuttosto che l’inverso.
Esodo nascosto. Così lo chiama il Pew. Nascosto perché nessuno ne parla. Soprattutto all’interno della chiesa cattolica. Anzi, nel cattolicesimo c’è chi minimizza: “Sono i soliti liberal. Vogliono le donne prete, l’abolizione del celibato sacerdotale, i matrimoni tra gay, la possibilità di usare gli anticoncezionali e cose di questo tipo. La gerarchia non cede. Vescovi e cardinali si chiudono a riccio. E loro cosa fanno? Se ne vanno”. Mentre, dicono, “coloro che nel mondo protestante vivono con insoddisfazione questi cedimenti rispetto alla dottrina chiedono di tornare nel cattolicesimo”.
Fin qui la chiave di lettura cattolica. Ma i dati riportati dal Pew dicono altro. Dicono che al primo posto tra i motivi che spingono questi fedeli a lasciare il cattolicesimo per aderire al protestantesimo c’è un “bisogno spirituale” non soddisfatto (il 71 per cento). Soltanto una parte minoritaria lascia per motivi di dottrina, ad esempio perché non condivide gli insegnamenti della chiesa cattolica sull’aborto, il matrimonio, la sessualità e quant’altro. La maggior parte lascia perché vuole più spiritualità che significa più verticalità, più affondo sui contenuti, la lettera, gli studi. E’ gente che va in chiesa tutte le domeniche. Legge e studia la sacra scrittura più di altri. Conosce gli scritti dei padri. Si ferma con piacere sui testi di teologia di ultima generazione, anche i più sofisticati e contorti. E’ gente che non si rassegna ad avere sacerdoti ignoranti alla guida della propria comunità. Il bisogno primario è lo studio della Bibbia. L’approfondimento del testo sacro. Non trovano sacerdoti cattolici in grado di aiutarli come vorrebbero, o comunque di volare nelle altezze che desidererebbero.
Mentre trovano la risposta a questo bisogno nelle comunità protestanti dove soltanto con la Bibbia, “sola scriptura”, si giunge alla salvezza. E’ naturale, per loro, l’approdo nelle comunità evangeliche più che in altre, non a caso tra le più conservatrici dell’intera galassia protestante americana.
Thomas J. Reese, autore dei bestseller “Inside the Vatican” e “Archbishop”, scrive sulla rivista dei gesuiti newyorchesi America e dice che il Vaticano e i vescovi sono oggi più preoccupati di offrire una traduzione aderente al latino del nuovo messale in lingua inglese – da mesi questa traduzione è oggetto di polemiche – “che al nutrimento spirituale di coloro che lasciano”.
Dice: “Il testo del messale va curato. Ma servono anche sermoni che sappiano toccare l’anima”. Insomma, non solo forma ma anche sostanza. “E’ una vergogna. Non ci sono preti che sanno spiegare il testo come meriterebbe”. Poi un altro dato: due terzi di coloro che diventano protestanti hanno meno di 24 anni: “O si studiano programmi per rispondere ai bisogni spirituali di questi giovani o non si potrà fare altro che sanguinare. Nuove idee devono avere la precedenza sulle lamentele dei bacchettoni e dei puristi del testo sacro”.
Pubblicato sul Foglio sabato 23 aprile 2011
Fonte: paolorodari.com