Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronache dal Patriarcato di Venezia - 2009-2014

  1. #31
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    VENEZIA A PEZZI

    Ca’ Nani, crolla cornicione di quasi 2 metri
    E dalla basilica dei Frari cadono mattoni


    Si contano i danni dopo i due giorni di pioggia. Segnalati in Procura. Monsignor Meneguolo: «Avanti così e il Mose difenderà solo ruderi»



    VENEZIA - Piove a dirotto e a Venezia crollano pezzi di chiese e palazzi. Mercoledì è accaduto due volte nel giro di poche ore. La prima chiamata è arrivata da Cannaregio, in calle del Forno all’angolo con la fondamenta. Qui c’è Ca’ Nani, 5.600 metri quadrati di edificio nobiliare fino al 2007 di proprietà comunale. Intorno alle 10 si è staccato un ornamento del cornicione lungo 1 metro e 40 centimetri e largo 20 ed è finito in calle. La stessa in cui poche ore prima erano passati bambini e genitori per andare a scuola. Per fortuna non stava passando nessuno, l’area è stata transennata per effettuare il recupero dell’architrave rovinosamente franata a terra. Praticamente in contemporanea la centrale operativa della polizia municipale ha ricevuto una seconda richiesta. Dalla basilica dei Frari si sono staccati alcuni mattoni: sul posto sono immediatamente arrivati i Vigili del Fuoco che hanno richiesto la presenza della polizia municipale per gestire la viabilità. Anche in questo caso, la parte lesa dell’antica basilica è stata transennata e i vigili hanno lavorato fino al pomeriggio per demolire le parti pericolanti.
    «Venezia e la sua gloriosa storia si meritano di meglio», tuona monsignor Antonio Meneguolo, responsabile dei beni culturali del Patriarcato veneziano. Che bastino due giorni di pioggia battente a sgretolare intonaci già degradati dal tempo per il sacerdote è una vergogna. Ed è quanto in realtà pensa anche l’amministrazione.Mercoledì di fronte al crollo di Ca’ Nani gli agenti hanno subito segnalato il fatto alla Procura. «Anche se nessuno si è fatto male e nello specifico la situazione si è risolta con il pronto intervento - spiega il direttore generale del Comune Marco Agostini - la procedura vuole che parta subito la notizia di reato». L’edificio in muratura a vista con rivestimento in pietra d’Istria e decorazioni dal sapore barocco è un bene di prestigio e la proprietà ha appunto il
    dovere di mantenerlo in buone condizioni. La notizia di reato «per rovina di edificio» inviata mercoledì mattina alla magistratura è in questo senso chiara. Alla basilica dei Frari invece il crollo è stato di minore entità, a fianco di un punto dove sono già previsti interventi. «Finché non ci si decide ad avviare una seria e duratura campagna di restauri continueremo a trovarci di fronte a situazioni di questo genere - commenta Meneguolo - serve un intervento deciso e decisivo altrimenti salveremo la città dalle acque alte ma avremo saltato solo ruderi».

    I due casi denunciati non sono gli unici crolli avvenuti a Venezia in questi ultimi giorni. «Purtroppo è successo a diversi edifici», spiega Agostini. Nel caso di Ca’ Nani un cittadino ha anche inviato una segnalazione alla società della salvaguardia di Venezia, Insula, a cui in molti si rivolgono quando notato cornicioni che cadono. Non sempre però Vigili del fuoco e polizia municipale sono allertati, così diventa difficile costruire una mappa delle proprietà private da sollecitare perchè facciano le manutenzioni. Un cornicione che crolla può essere il sintomo di un degrado architettonico e potrebbe nascondere malanni più gravi. Tra crisi economica e mancanza di fondi pubblici, restauri e manutenzioni ordinarie sono tuttavia troppo spesso posticipate in attesa di tempi migliori.
    Gloria Bertasi
    Davide Tamiello

    fonte: corrieredelveneto.it

  2. #32
    Phantom
    visitatore
    Purtroppo l'umidità erode...

  3. #33
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    Commemorazione dei defunti: le messe nei cimiteri di Mestre (1 nov.) e Venezia (2 novembre) versione testuale


    Mercoledì 2 novembre la Chiesa celebra la commemorazione annuale di tutti i fedeli defunti.


    Tra le molte celebrazioni previste in occasione di questa ricorrenza ne segnaliamo tre di particolare rilievo:

    - nel pomeriggio di martedì 1 novembre, alle ore 15.00, mons. Orlando Barbaro (delegato dell’Amministratore apostolico del Patriarcato di Venezia per la santificazione e il culto) presiederà la S. Messa nel cimitero di Mestre e precisamente nella chiesa di S. Maria della Consolazione;

    - la mattina di mercoledì 2 novembre, alle ore 10.00, sempre mons. Barbaro presiederà la celebrazione eucaristica in programma nella chiesa di S. Michele del cimitero di Venezia;

    - nel tardo pomeriggio del 2 novembre, con inizio alle ore 18.00, è prevista nella basilica cattedrale di S. Marco la S. Messa in suffragio per tutti i Patriarchi, i canonici, i sacerdoti e i diaconi diocesani defunti; tale celebrazione sarà presieduta da mons. Antonio Meneguolo (arcidiacono e delegato per la basilica di S. Marco).

  4. #34
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    "72 ore con le maniche in su": 100 giovani veneziani si mettono in gioco


    Si metteranno davvero in gioco affrontando, “con le maniche in su” ma anche “al buio”, una concreta esperienza di volontariato a tempo pieno (e… a sorpresa) che li vedrà impegnati per 3 giorni consecutivi, dal pomeriggio di sabato 29 ottobre al pomeriggio di martedì 1° novembre.

    Sono i 100 giovani - di età compresa tra i 16 e 30 anni (moltissimi nella fascia tra i 17 e i 21), provenienti dalle varie zone della Provincia di Venezia - che hanno risposto con entusiasmo al progetto denominato "Prove di un mondo nuovo. 72 ore con le maniche in su" messa in piedi da un gruppo di nove giovani che da alcuni mesi hanno cominciato a lavorare su una proposta che prende spunto dall’analoga esperienza positivamente sperimentata dalle Caritas di Innsbruck (Austria), Bolzano-Bressanone e Trento.

    L'iniziativa ha raccolto subito l’adesione di un’ampia serie di enti ed istituzioni civili ed ecclesiali che comprende la Caritas veneziana, la Provincia e il Comune di Venezia, la Pastorale giovanile e l’Azione cattolica del Patriarcato di Venezia, l’Agesci di Mestre, Venezia e isole, l’associazione Noi Venezia, i Comuni di Mira, Cavallino - Treporti, Quarto d’Altino e Caorle, l’Ufficio scolastico regionale del Veneto.

    La proposta - lanciata in questi mesi attraverso vari canali - ha raccolto così tantissime risposte, superando decisamente le attese: saranno, quindi, un centinaio i giovani che si cimenteranno in un’opera di volontariato della durata di 72 ore e che li occuperà a tempo pieno, compresi i momenti dei pasti e della notte. Nessuno di loro, però, sa già in quale ente o realtà - di carattere sociale, culturale, ambientale, caritativo, educativo, assistenziale ecc. - si troverà ad operare e quale sarà lo specifico progetto assegnato, da realizzare appunto in 3 giorni. Tutto questo sarà loro comunicato soltanto al momento della partenza dell’iniziativa fissata per sabato 29 ottobre, alle ore 15.00, in Piazza Ferretto a Mestre.

    In questo appuntamento comune e d’avvio i 100 giovani riceveranno una busta chiusa contenente la destinazione loro assegnata assieme a tutte le informazioni utili per raggiungere il luogo di servizio. Si ritroveranno di nuovo insieme 72 ore dopo per raccontarsi reciprocamente l’esperienza vissuta e partecipare poi ad una grande festa finale.

  5. #35
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    L'intervento del card. Marco Cè all'Assemblea diocesana degli Sposi (30 ottobre 2011)


    “Voi siete, nella gioia e nelle immancabili fatiche dei nostri giorni, i custodi di una speranza sicura per il futuro della Chiesa, non solo, ma dell’intera società civile”: le parole e la riflessione del Patriarca emerito card. Marco Cè hanno particolarmente arricchito i lavori della XXV edizione dell’Assemblea diocesana degli Sposi che si è svolta domenica 30 ottobre al Centro pastorale card. Urbani di Zelarino.
    Il card. Cè - che non è potuto intervenire direttamente ma si è reso ugualmente presente con un videomessaggio rivolto alle famiglie (il testo è integralmente riportato in calce) - ha desiderato soprattutto sottolineare il grande cammino compiuto in questi anni “in un impegno di corresponsabilità dell’intera comunità diocesana intorno al problema “matrimonio-famiglia”, affermandolo come una realtà fondamentale sia sul piano civile che su quello ecclesiale” al punto che ora “grazie all’impegno di molti, la Pastorale degli Sposi e della Famiglia ha un posto centrale nella vita della nostra Chiesa e vede gli sposi, non più solo oggetto di attenzione pastorale, ma veri protagonisti. Ci auguriamo che questo diventi sempre più capillarmente una consapevolezza condivisa dall’intera comunità. Tale assunzione di responsabilità da parte di tutti, non solo degli addetti ai lavori, è resa urgente e, direi, indilazionabile a causa della situazione culturale in cui viviamo, che vede esplodere proprio nella matrimonio e nella famiglia la carica dissolutrice del radicale - sottolineo questo aggettivo - processo di secolarizzazione in atto”.
    “Voi non vi siete arroccati – ha proseguito - nella deplorazione di quanto di negativo sta accadendo, ma avete risposto nel modo più idoneo, cioè in positivo, approfondendo la ricchezza sacramentale del matrimonio (“Gli sposi sono di Dio”), godendo della grazia che il Signore vi ha consegnato per voi e per l’intera società”. Ed ha quindi evidenziato, ricordando anche le parole del Patriarca Scola, “l’istanza profetica e il potenziale educativo che un matrimonio, vissuto come comunione nel dono totale di sé, acquista per i vostri figli. La cultura in cui i giovani vivono, l’aria che respirano, gli amici con cui condividono la scuola e il tempo libero, gli esempi che hanno davanti a sé, materializzati anche in personaggi dello sport o della musica che essi ammirano, sono tutti all’insegna di una concezione del matrimonio e della famiglia che certamente non è quella cristiana. Per cui l’esempio e l’azione educativa dei genitori cristiani diventano decisivi per le giovani generazioni. Tutto questo ci dà la misura dell’importanza di un clima familiare dove i valori del matrimonio cristiano sono vissuti nella loro valenza umana e soprannaturale, in un contesto in cui hanno il loro spazio i sacramenti, la preghiera e la partecipazione gioiosa del giorno del Signore”.
    Il card. Cè ha, infine, concluso con una raccomandazione: “Non disperdete il tesoro di esperienza maturato in questi anni. Esso è un dono per la nostra Chiesa diocesana, per le vostre parrocchie e, ancor più, per i vostri figli”. Ed ha assicurato nuovamente la sua costante vicinanza a tutti: “Fate giungere nelle vostre case la benedizione del vecchio Patriarca che vi porta nel cuore e prega ogni giorno per voi”.

    fonte: patriarcatovenezia.it

  6. #36
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    Qui le foto dell'Assemblea diocesana degli sposi, 30 ottobre 2011:

    http://www.flickr.com/photos/6726909...th/6298095722/

  7. #37
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    Citazione Originariamente Scritto da Sasha Visualizza Messaggio
    Qui le foto dell'Assemblea diocesana degli sposi, 30 ottobre 2011:

    http://www.flickr.com/photos/67269092@N04/sets/72157628017534186/with/6298095722/
    Belle foto! e bello quel centro di pastorale! grazie

  8. #38
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    La Carta di Altino: verso nuovi stili di vita

    Benevolenza, diversità, condivisione, accoglienza, essenzialità, benessere e salute, interiorità/spiritualità/personalità, cambiamento, tempo, memoria, radicamento territoriale, sostenibilità ambientale: 12 parole che possono cambiare il mondo. A partire da Altino, città che ha sperimentato nel VI secolo la “transizione fisica” della propria popolazione verso la laguna, fondando Venezia, e ora si candida a divenire motore di una “transizione verso nuovi stili di vita”.
    E' stata presentata domenica scorsa, nel contesto della “Fiera In-consueta” (si veda il box a fianco), questa Carta frutto di un anno di lavoro e di incontri da parte di un gruppo di persone. Si tratta di circa 25 tra residenti di Altino, Quarto e Mestre. «L'idea è nata dopo uno spettacolo che Marco Paolini ha rappresentato nella chiesa di Altino. Spiegava come Hitler fosse il frutto di un percorso culturale partito in sordina molto prima», racconta don Gianni Fazzini, parroco di Altino, che ha seguito l'iniziativa. I cambiamenti nel modo di pensare sono molto lenti, sia quando sono negativi che quando sono positivi. Ma degli effetti li producono sempre. «Durante la cena che è seguita», continua don Fazzini, «il medico di Quarto Massimo Bisconcin ha detto: dobbiamo cambiare modo di vivere, dobbiamo lavorare sugli stili di vita».
    Bastava molto meno per far abboccare don Gianni, che sugli stili di vita lavora da... una vita, e che è responsabile dell'omonimo servizio pastorale diocesano. «L'ho sentita come musica per le mie orecchie», racconta. E' così che è nato un laboratorio che ha riunito mensilmente questi novelli “argonauti”, alla ricerca non di un vello d'oro ma di un modo più umano di vivere. Hanno tentato di completare la frase “Vorrei che Altino diventasse il luogo in cui...”. Altino è diventato così un “luogo dove le cose accadono”: nello specifico un cammino verso nuovi stili di vita.
    E' nata così l'idea di una carta “per costruire identità; per avere una mappa con la quale orientarsi; per offrire anche ad altri la possibilità di entrare e sperimentarsi; per stabilire degli impegni; per lasciarci clonare”. Sono state individuate le dodici parole chiave citate all'inizio, da cui è derivata una serie di impegni.
    Chi si riconosce nella Carta di Altino, dunque, si impegna a: “Usare benevolenza verso ogni essere umano, il creato e noi stessi; riconoscere il valore degli altri e della diversità dei punti di vista; porsi in modo positivo verso l’incontro, lo scambio, il confronto, la condivisione; praticare l’accoglienza; ricercare l’essenzialità; operare per la realizzazione del benessere e della salute; coltivare la dimensione interiore; utilizzare il tempo in modo oculato; sperimentare il recupero della memoria, del ricordo, della manualità, della storia e dell’oggi; mantenere il radicamento nel territorio; promuovere e praticare la sostenibilità ambientale.
    Ora il laboratorio continuerà i suoi lavori, diffondendo “prove pratiche di transizione” verso nuovi stili di vita. Il 12 novembre, ad esempio, il pittore mestrino Pietro Barbiero mostrerà come legge la realtà e la trasfigura nei suoi quadri. Si vedranno film, si ascolteranno testimoni. E si punterà a diffondere la Carta, per farla sperimentare ad altri e, se possibile, migliorarla e arricchirla.
    Di più: lo stesso Comune di Quarto d'Altino potrebbe sottoscriverla. C'era il sindaco Silvia Conte, domenica pomeriggio, quando è stata presentata la Carta. E ha dichiarato di volerla proporre al Consiglio comunale perché la faccia propria. Di più ancora: la proporrà ad altri primi cittadini perché nasca il gruppo dei comuni che aderiscono alla Carta di Altino, facendo propria questa modalità di guardare al futuro. (P.F.)

    Tratto da GENTE VENETA, n.42/2011

  9. #39
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    La diocesi di Venezia pellegrina in Terra Santa per "ricalcare i luoghi in cui Gesù è stato, rifare i passi che Lui ha fatto" versione testuale


    Si è concluso la sera di sabato 12 novembre il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa dei 700 veneziani, gesto comunitario conclusivo della Visita pastorale.

    Eccone qui qualche “scampolo”: dopo un paio di giorni trascorsi in Galilea ed in particolare a Nazareth e sul lago di Tiberiade, il pellegrinaggio ha fatto tappa martedì scorso sulle rive del Giordano per il rinnovo delle promesse battesimali e poi a Gerico per visitare la scuola S. Maria di Gerico retta da suore francescane ma nata, più di 50 anni fa, per volontà dell'allora vescovo ausiliare di Venezia mons. Olivotti: oggi accoglie 640 bambini e ragazzi - quasi tutti di famiglie musulmane - dall'asilo alle superiori. Nell'occasione il direttore dell' Ufficio missionario diocesano don Paolo Ferrazzo ha annunciato che questa scuola, sostenuta da tempo da varie realtà del Patriarcato e in particolare dal card. Cè e dai partecipanti agli esercizi spirituali diocesani, diverrà ora a tutti gli effetti una missione diocesana che il Patriarcato si impegna a sostenere e promuovere ulteriormente. "In questa scuola - ha detto l’amministratore apostolico mons. Pizziol che è stato presente nei primi giorni del viaggio - si esprime l'amore vero, al di lá di ogni differenza o divisione. E questo amore vero suscita sempre altro amore. Ecco anche il senso del nostro pellegrinaggio qui"

    Si è sviluppata poi, in particolare, tra Betlemme e Gerusalemme la seconda parte del pellegrinaggio. Nella giornata di giovedì 10 novembre i pellegrini hanno avuto l'opportunità di accogliere e riabbracciare il card. Angelo Scola - già Patriarca di Venezia e da un paio di mesi arcivescovo di Milano - che ha presieduto l'Eucaristia serale nella basilica di S. Caterina a Betlemme, a fianco della grotta della Natività, insieme all'amministratore apostolico di Venezia mons. Beniamino Pizziol e al vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme mons. William Shomali (che ha portato i saluti del Patriarca Twal impegnato a Roma dal Papa), presenti anche i seminaristi locali. Nell'omelia a Betlemme il card. Scola ha espresso la gioia e la commozione di questo nuovo incontro con l' "amata" Chiesa di Venezia e, richiamando le parole del Santo Padre al Parco di S. Giuliano del maggio scorso, ha detto tra l'altro: "Se l'esperienza di Gesù Cristo non illumina il cammino quotidiano della nostra vita, uno può anche far tutto ma non toccare mai la radice dell'essere di Cristo, la radice della storia personale e comunitaria". Per questo è importante l'esperienza del pellegrinaggio, per "ricalcare i luoghi in cui Lui è stato, rifare i passi che Lui ha fatto" e perché "il nostro essere di Lui diventi l'orizzonte adeguato per tutte le espressioni dell'impegno quotidiano, a cominciare dalla condivisione del bisogno radicale di ogni uomo per spalancarlo al desiderio di pienezza che Lui è venuto a portare". E poi il card. Scola ha invitato tutti a fare un passo ulteriore: "Dobbiamo dire il nostro sì al dono immeritato e straordinario che ci viene fatto in questo pellegrinaggio e in quest'Eucaristia. La vita eterna è già in atto in noi. La mia vita, Signore, è già cambiata in Te! Nella luce della resurrezione la nostra vita diventi di più un documento di speranza e di gioia per tutti i nostri fratelli uomini, per la nostra amata Venezia e per il nostro Paese oggi così particolarmente provato". Ma per farlo davvero, ha concluso, "dobbiamo andare fino in fondo a questa radice": l'essere di Cristo, come ha indicato il Papa. Al termine della celebrazione mons. Valter Perini (segretario della Visita pastorale e che ha curato l'organizzazione del viaggio) ha donato - a nome dei pellegrini veneziani e in segno di gratitudine - al card. Scola e a mons. Pizziol due bei presepi in legno creati dagli artigiani locali.

    La mattina di venerdì 11 novembre il card. Scola ha poi presieduto a Gerusalemme la messa per l'intero gruppo del pellegrini veneziani all'interno della basilica del Getsemani (Monte degli Ulivi), davanti alla roccia dell'agonia di Gesù: "La nostra vita, per il Battesimo, è già nel passaggio verso la vita eterna. Dobbiamo abituarci a vedere la nostra vita dentro questo passaggio, dentro la realtà in atto della resurrezione". Davanti a questa roccia, ha proseguito, "possiamo metterci più decisamente sulla strada della resurrezione", è possibile diventare più consapevoli e comprendere "a chi e che cosa è costato questo dono di resurrezione e il sacrificio che ha comportato" anche se "fatichiamo a tenere lo sguardo fisso su di Lui e a percepire l'agonia mortale di chi ha preso su di sé il mio peccato e non siamo ancora capaci di spalancarci al dono grande della sua misericordia". Senza aver paura di ammettere fatiche, stoltezze, mancanze di stima dell'altro, protagonismi e voglie di autoffermazione oppure la poca forza nell'aprire bocca di fronte alle ingiustizie, ecco allora la necessità dell' "offerta totale della nostra vita. La vogliamo dare tutta al Signore e ai nostri fratelli perché si manifesti la gloria che ci ha procurato". Ed ha invitato a "compiere un atto d'offerta il più integrale possibile", attraverso "vie semplici" - come quella del coraggio e della forza del perdono - per "imparare quell'Amore che è in mezzo a noi ed imparare che la vita è dono totale di sé".

    Nel pomeriggio, presso l'auditorium di Notre Dame a Gerusalemme, c'è stato inoltre un ulteriore e più informale incontro del card. Scola con il folto gruppo del Patriarcato. E infine l'intenso pellegrinaggio in Terra Santa dei 700 veneziani è giunto al termine con il ritorno in Italia, su più voli, nel corso della giornata di sabato 12 novembre.

  10. #40
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    “Il mio successore? Imminente” di Alvise Sperandio

    Il nuovo patriarca: corsa a quattro, la nomina forse per l’Immacolata



    «Io spero, penso e credo che l'arrivo del nuovo patriarca non tarderà molto». Dalla frase sibillina pronunciata dal cardinale e arcivescovo di Milano Angelo Scola a Gerusalemme, nel corso dell'incontro conclusivo del pellegrinaggio in Terra Santa organizzato dalla Diocesi di Venezia, s'intuisce che il papa è ormai prossimo a decidere il nome del suo successore, per il quale la rosa sembra sempre più ristretta a quattro candidati: monsignor Aldo Giordano, osservatore al Consiglio d'Europa e uomo di fiducia del segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone; monsignor Pietro Parolin, nunzio apostolico in Venezuela; monsignor Francesco Moraglia, vescovo di La Spezia; monsignor Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste. In Curia si auspica che la nomina possa avvenire per l'Immacolata e l'ingresso all'Epifania. Scola ha definito «vorticoso» il primo mese e mezzo di lavoro a Milano, rendendo poi un altro omaggio all'«amata Venezia»: «Venezia è per me condizione essenziale per vivere il mio ministero di sacerdote e vescovo nel capoluogo lombardo e mi auguro che con l'arrivo del nuovo patriarca si possa stringere maggiormente la collaborazione tra le nostre due diocesi». Sono stati 700 i pellegrini veneziani da poco tornati dalla Terra Santa, dopo un viaggioo durato una settimana. Si è trattato dell'evento conclusivo della visita pastorale a cui hanno preso parte rappresentanti di tutte le 128 parrocchie della diocesi, suddivisi in 3 aerei charter, 14 pullman e diversi alberghi a destinazione. Oltre al cardinale Scola, vi ha partecipato anche monsignor Beniamino Pizziol. Scola ha presieduto la messa prima nella basilica di Santa Caterina a Betlemme, vicino alla grotta della Natività, poi in quella del Getsemani a Gerusalemme e, infine, ha guidato l'incontro finale nell'auditorium del Notre Dame Center sempre nella capitale. «La nostra vita, in forza del battesimo, è già nel passaggio verso la vita eterna e nella luce della realtà in atto della resurrezione è chiamata a diventare di più documento di speranza e gioia per tutti i nostri fratelli uomini, per la nostra amata Venezia e per il nostro Paese oggi così particolarmente provato», ha detto il porporato in uno dei passaggi più significativo dei suoi interventi. Nell'occasione di questo pellegrinaggio, la diocesi ha donato un'offerta di 43mila euro a diverse realtà caritative del posto, tra cui la scuola di Santa Maria di Gerico che è stata fondata oltre 50 anni fa dall'allora vescovo ausiliare monsignor Giuseppe Olivotti ed è adesso gestita da suore francescane. Il direttore dell'ufficio competente, don Paolo Ferrazzo, ha annunciato che d'ora in avanti questa struttura diverrà una missione vera e propria, che il patriarcato sosterrà e promuoverà ulteriormente.

    fonte: IlGazzettino

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