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Discussione: Trapianti d'organo

  1. #111
    Moderatore e Cronista di CR L'avatar di Abbas S:Flaviae
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    Citazione Originariamente Scritto da Almanova Visualizza Messaggio
    Mi sono imbattuto in questo intervento sull'argomento.
    Cosa ne pensate?

    https://instagram.com/p/CsRVEJstZr3
    Questa è proprio la questione a cui accennavo 9 anni fa nei miei interventi e che, ahimé, rimane ancora aperta. Di fatto attualmente l'espianto degli organi è possibile solo se il paziente (medicalmente diranno il corpo) non è morto, perché, sopraggiunta la morte, gli organi diventano inservibili.
    Il problema sta, sostanzialmente, nella definizione di morte. Quando una persona si può veramente definire morta? Quando avremo una risposta sicura al 100% potremo finalmente definire la questione dal punto di vista etico.
    vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.

  2. #112
    Moderatore L'avatar di Carbonate
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    Citazione Originariamente Scritto da Abbas S:Flaviae Visualizza Messaggio
    Questa è proprio la questione a cui accennavo 9 anni fa nei miei interventi e che, ahimé, rimane ancora aperta. Di fatto attualmente l'espianto degli organi è possibile solo se il paziente (medicalmente diranno il corpo) non è morto, perché, sopraggiunta la morte, gli organi diventano inservibili.
    Il problema sta, sostanzialmente, nella definizione di morte. Quando una persona si può veramente definire morta? Quando avremo una risposta sicura al 100% potremo finalmente definire la questione dal punto di vista etico.
    Temo sia un problema irrisolvibile, perché se la si guarda dal punto di vista etico/morale allora la morte si ha con la separazione dell'anima dal corpo ma quell'evento non è rilevabile dalla medicina, quindi non avremo mai una definizione medica del momento esatto della morte secondo il criterio della morale. Quello che la medicina può rilevare è il momento in cui un organismo non è più in grado di vivere perché alcune funzioni che sono indispensabili per la vita, come appunto l'attività cerebrale, sono cessate in modo irreversibile. Sempre allo stato dell'arte, perché se un giorno il progresso della medicina dovesse scoprire che la morte cerebrale non è una condizione necessariamente irreversibile allora è ovvio che dovremmo rivedere tutta una serie di presupposti che oggi, alla luce di quelle che sono le nostre conoscenze, riteniamo dei punti fermi riguardo il fine vita, l'accanimento terapeutico, il trapianto di organi e tutto il resto.

    Dopodiché la scienza oggi ci consente di continuare a far battere il cuore di un uomo cerebralmente morto per un tempo virtualmente infinito, però basta questo per dire che quell'uomo non è morto? Non si tratta più di un supporto delle funzioni vitali ad un uomo pure gravemente malato, ma di un uomo nel quale l'unica cosa che ancora "funziona" è il cuore solo perché c'è una macchina che lo fa battere dall'esterno.

    É sicuramente un tema complesso, e certo se un giorno la scienza dovesse riuscire ad eseguire trapianti anche a cuore fermo sarebbe un grande passo avanti per la medicina, ma attenzione perché anche in quel caso, se il problema morale è rilevare l'istante esatto della morte, non avremmo comunque risolto il problema: quando l'anima si separa dal corpo? Quando il cuore si ferma? Poco prima? Poco dopo? Dopo un po'? E quindi dopo quanti minuti a cuore fermo espiantiamo gli organi per essere sicuri che l'anima non sia più presente? Siamo sempre lì... se il riferimento è la separazione dell'anima dal corpo, è un riferimento temporale che non avremo mai.

    Come di contro non sappiamo se in un uomo cerebralmente morto in cui il cuore viene fatto battere artificialmente da una macchina, l'anima è ancora presente oppure no.

  3. #113
    Moderatore e Cronista di CR L'avatar di Abbas S:Flaviae
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    Citazione Originariamente Scritto da Carbonate Visualizza Messaggio
    Dopodiché la scienza oggi ci consente di continuare a far battere il cuore di un uomo cerebralmente morto per un tempo virtualmente infinito, però basta questo per dire che quell'uomo non è morto?
    Il problema sostanzialmente è questo, una persona è veramente morta con la morte cerebrale? La scienza riesce ad affermarlo senza alcun dubbio?
    Bisognerebbe fare un discorso particolarmente complicato perché con "morte cerebrale" si intendono diverse fasi di una medesima cosa, ma non in tutte le fasi la persona è realmente morta, come hanno dimostrato alcuni rarissimi casi di ripresa.
    Quindi ciò che gli scienziati dovrebbero fare è definire bene quale sia il punto di non ritorno, se è possibile trovarlo.
    Sicuramente c'è un estremo, che è la colliquazione del cervello, una cosa un po' impressionante da spiegare, ma detta in parole povere è il momento in cui fisicamente il cervello comincia a disfarsi. Da quel momento in poi è impossibile una ripresa perché, di fatto, non esiste più il cervello. Il problema è che, però, i medici con "morte cerebrale" intendono anche il periodo precedente, quando il cervello è ancora intatto e potrebbe, in teoria, riprendersi.
    Quindi penso che, se si facesse più chiarezza su questo sarebbe anche più facile decidere, da cristiani, come agire.
    vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.

  4. #114
    CierRino d'oro L'avatar di ITER PARA TUTUM
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    L'ho già scritto diversi anni fa, ma repetita juvant. Le mie domande, cui non ho ancora avuto risposta certa, risalgono al 1996.

    Ci fu un periodo decisamente nero, nello spazio di un mese dovetti partecipare a 4 funerali di persone giovani (tra cui un bambino di 11 anni) deceduti in incidenti vari, con donazione degli organi. Sino ad allora ero favorevole alla donazione degli organi, ma non mi ero mai posto il problema di come la morte venisse accertata.
    Pochi giorni dopo arrivò la batosta: perdita di una carissima amica, deceduta a causa di un tragico incidente di montagna. Avevamo partecipato assieme ad una gita ancora pochi giorni prima, da un fine settimana cui io non ero presente, partita piena di vita, fu riportata a valle in un sacco salma.
    Passato il primissimo dolore lancinante, chiesi come mai non fossero stati donati gli organi.
    Risposta (di un medico): "IMPOSSIBILE, ERA MORTA!".
    Domanda mia a cui non ho mai avuto una risposta certa: lei era morta, purtroppo verissimo. MA GLI ALTRI NON LO ERANO?

  5. #115
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    Citazione Originariamente Scritto da ITER PARA TUTUM Visualizza Messaggio
    L'ho già scritto diversi anni fa, ma repetita juvant. Le mie domande, cui non ho ancora avuto risposta certa, risalgono al 1996.

    Ci fu un periodo decisamente nero, nello spazio di un mese dovetti partecipare a 4 funerali di persone giovani (tra cui un bambino di 11 anni) deceduti in incidenti vari, con donazione degli organi. Sino ad allora ero favorevole alla donazione degli organi, ma non mi ero mai posto il problema di come la morte venisse accertata.
    Pochi giorni dopo arrivò la batosta: perdita di una carissima amica, deceduta a causa di un tragico incidente di montagna. Avevamo partecipato assieme ad una gita ancora pochi giorni prima, da un fine settimana cui io non ero presente, partita piena di vita, fu riportata a valle in un sacco salma.
    Passato il primissimo dolore lancinante, chiesi come mai non fossero stati donati gli organi.
    Risposta (di un medico): "IMPOSSIBILE, ERA MORTA!".
    Domanda mia a cui non ho mai avuto una risposta certa: lei era morta, purtroppo verissimo. MA GLI ALTRI NON LO ERANO?
    ovviamente no, gli organi da espiantare devono ancora essere irrorati di sangue, quindi il cuore deve continuare a battere, quindi la persona de qua è ancora viva, o, almeno, non è ancora morta.
    Quando muore definitivamente, infatti, il cuore cessa di battere, ergo d'irrorare di sangue gli organi, che diventano inutilizzabili (tranne forse gli occhi, ma sarebbe un discorso complesso)
    La morte cerebrale è una convenzione inventata dalla Facoltà di Medicina di Harvard nel 1968, https://www.trapiantionline.com/arch...rticoli/30954/

  6. #116
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    Citazione Originariamente Scritto da delpini scudetto Visualizza Messaggio
    La morte cerebrale è una convenzione INVENTATA
    Ovviamente questo è FALSO. Dire che è stato inventato il concetto di morte cerebrale senza avere una laurea in medicina è da complottisti da facebook, non da membri di un forum cattolico. Inoltre, basta leggere le prime pagine di questa discussione, dove si fa riferimento al Catechismo e all'enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II, per capire che quello che è stato scritto da delpini scudetto è falso.

  7. #117
    Iscritto L'avatar di Almanova
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    Quindi, giusto per capirci qualcosa:

    Da un lato c'è la questione che le funzioni corporee - non solo quelle volontarie, ma anche parecchie involontarie - vengono comandate dal cervello (con l'eccezione di alcuni muscoli involontari che agiscono indipendentemente, ad esempio il cuore - correggetemi), quindi una volta che il cervello è irrecuperabilmente "andato" fisiologicamente parlando, si potrebbe dire che non ci può essere più il minimo barlume di autocoscienza (né di auto-sostentamento delle funzioni corporee); se questo è il presupposto per dire che l'anima non ha più 'casa' nel corpo fisico allora la persona è "spiritualmente morta" e tanto basterebbe nel caso in cui il solo (resto del) corpo seppur fisiologicamente composto da cellule vive (tali in quanto il sangue circola ancora e viene ossigenato dalla respirazione che continua) non sia più definibile "persona" nel senso religioso del termine. E questo sarebbe diverso dai casi di individui in coma, nei quali il cervello non è compromesso e potrebbe quindi ancora esserci autocoscienza.

    MA dall'altro lato se prendiamo quello come criterio, allora rischiamo di prendere una china scivolosa nell'ambito bioetico, ad esempio l'aborto, per dire che il bimbo nella pancia della madre non è ancora persona in quanto non ancora forse autocosciente.

    La si potrebbe risolvere forse stabilendo un criterio di "potenzialità": il bimbo che si sta formando può non avere ancora autocoscienza ma secondo il naturale svolgersi degli eventi arriverà ad averla e quindi va considerato persona (inviolabilità della vita eccetera), mentre un cervello andato non potrà più in nessun caso, né naturale né artificiale, tornare a funzionare e ad avere un qualsivoglia ruolo all'interno del corpo.

    Mi rendo conto che può sembrare un discorso "due pesi, due misure" ma mi è venuto in mente e ho voluto condividerlo con voi.
    Non vi chiamo più servi… ma amici. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

  8. #118
    Iscritto L'avatar di Almanova
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    Non vi chiamo più servi… ma amici. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

  9. #119
    Cronista di CR L'avatar di Laudato Si’
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    Se il cervello d’una persona muore (cioè inizia a colliquarsi, sfaldandosi gradualmente), nel giro di poco tempo inevitabilmente muore anche tutto il resto del corpo. Questo ammenoché non si prolunghi il battito cardiaco artificialmente. Ma la persona è comunque morta, perché un uomo il cui cervello è già in fase di decomposizione e il cui cuore pulsa solamente grazie a una macchina non è un uomo vivo, ma bensì un uomo tenuto in vita artificialmente; non è egli a vivere, ma il macchinario a tenerlo in vita (o, meglio, a tenere in vita il suo cuore e gli altri suoi organi). Potremmo fare un paragone con l’aereo: salendovi a bordo, una persona vola, ma non per questo ella è in grado di volare: è l’aereo che le permette di farlo, da sola ne sarebbe incapace. Così la persona tenuta in vita artificialmente: è incapace di vivere da sola, è morta, la sua coscienza è già finita e se il suo corpo non si decompone è solo perché ci sono i macchinarii. In questo caso, quindi, l’espianto degli organi è, a parer mio (ma non solo), da ritenersi lecito.

    Diverso è però il discorso dell’attività elettrica dell’encefalo. Spesse volte la sua assenza viene confusa con la morte cerebrale, ma non necessariamente le due cose coincidono, perché, se il cervello è integro, l’attività potrebbe ripartire. Anche durante una anestesia molto profonda, per esempio, il tracciato dell’elettroencefalogramma potrebbe risultare piatto, ma ciò non implica che il paziente sia decerebrato. Il cervello è semplicemente bloccato dall’anestetico, e riparte appena questo cessa i suoi effetti sedativi. Questo per far capire che non sempre l’assenza d’attività elettrica indica la morte cerebrale del paziente.

    È questa distinzione, secondo me, la più difficile da discernere.
    Ultima modifica di Laudato Si’; 28-05-2023 alle 22:39
    «Chi ha conservato la fede in Dio non ha perduto niente,
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  10. #120
    Moderatore L'avatar di Carbonate
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    Citazione Originariamente Scritto da Laudato Si’ Visualizza Messaggio
    Diverso è però il discorso dell’attività elettrica dell’encefalo. Spesse volte la sua assenza viene confusa con la morte cerebrale, ma non necessariamente le due cose coincidono, perché, se il cervello è integro, l’attività potrebbe ripartire. Anche durante una anestesia molto profonda, per esempio, il tracciato dell’elettroencefalogramma potrebbe risultare piatto, ma ciò non implica che il paziente sia decerebrato. Il cervello è semplicemente bloccato dall’anestetico, e riparte appena questo cessa i suoi effetti sedativi. Questo per far capire che non sempre l’assenza d’attività elettrica indica la morte cerebrale del paziente.

    È questa distinzione, secondo me, la più difficile da discernere.
    In Italia l'accertamento di morte cerebrale non si fa solo con l'osservazione dell'elettroencefalogramma: si valutano anche l'assenza dei riflessi muscolari spontanei e della respirazione autonoma. Per le conoscenze mediche e scientifiche attuali la morte cerebrale accertata con questi criteri è uno stato irreversibile: la cessazione di tutte le funzioni vitali è definitiva.

    Tra cento o duecento anni il progresso scientifico ci porterà a rivalutare l'irreversibilità di questa condizione? Nessuno può escluderlo in modo assoluto, ma oggi una persona in stato di morte cerebrale è una persona morta, indipendentemente dal fatto che ci sia una macchina che continua a far battere artificialmente il suo cuore.

    Questo dal punto di vista medico-scientifico. Poi, come dicevo già nei messaggi precedenti, il momento in cui si verifica la separazione del corpo dall'anima non lo potremo rilevare mai, né oggi né tra duecento anni, perché non è un aspetto indagabile dalla medicina, ma questo valeva in passato quando, per errore, capitava di seppellire persone in stato di morte apparente, vale oggi, varrà sempre anche in futuro: "L'evento" della morte è qualcosa che non possiamo osservare ma possiamo solo "stimare" nel modo più preciso possibile alla luce delle conoscenze mediche, che progrediscono nel tempo.

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