Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
Pagina 3 di 3 PrimaPrima 123
Risultati da 21 a 27 di 27

Discussione: Pericope dell'adultera e altri passi aggiunti

  1. #21
    Nuovo iscritto
    Data Registrazione
    Apr 2019
    Località
    Via col vento
    Messaggi
    18
    Prima di illustrare il mio parere, domingo, devo chiedere alla mod, cioè a deo, di avere pazienza perché conosco e rispetto le regole e la sensibilità del forum, il quale ha delle regole come forum cattolico e debbono essere rispettate come si rispettano gli usi, le consuetudini e le abitudini di casa d'altri: lo impone l'educazione.
    Non chiederò molto, solo una rivisitazione della biografia di Gesù che nasce nel 15 a.C.; inizia il ministero nel 32 d.C. ed è crocefisso nel 35 d.C. Nient'altro oltre questo mi serve per illustrare un passo, una pericope, che fa luce su Giovanni, è vero, ma anche - e molta- su Luca perché essi sono le colonne dei Vangeli, tanto che l'uno è il cuore, l'altro la mente del NT.
    Abbiamo già scritto che l'adultera andò salva non virtù della parola di Gesù, ma della Legge mosaica, tant'è vero che fino al capitolo 7 di Giovanni neanche i suoi fratelli credevano in Lui, per cui è facile immaginare che i farisei ci credessero ancora meno, anzi, per nulla. Tuttavia quel rabbi che predicava a Gerusalemme, dava noia con le sue "cose strane" e ci si convinse che forse era meglio liquidarlo sul nascere. Si allestì una trappola, cioè un reato commesso in flagranza cosicché i giochi fossero fatti e quella linguaccia tagliata.
    In caso di adulterio, infatti, Mosè prevedeva la lapidazione e lei lo era in flagranza per cui non c'era avvocato di sorta: l'aspettavano le pietre. Il processo sommario si tenne in piazza, cioè fu pubblico, ma questo espose il sinedrio a un rischio che non avevano calcolato: Gesù poteva vincere divenendo personaggio pubblico, cioè maestro famoso, perché aveva vinto una causa persa intentata dal sinedrio stesso. Un po' come accadrebbe oggi se google facesse causa a un internettiano: è vinta in partenza, ma se perdi il clamore è gigantesco e il web esulta: Davide ha di nuovo sconfitto Golia.
    E infatti così avvenne, perché Gesù, sino ad allora maestro "internettiano", divenne Gran maestro, avendo, codici alla mano, salvato un'anima persa, e vinto una causa ancor più persa.
    "Sta scritto che chi è senza peccato scagli per primo la pietra e se ne assuma tutta responsabilità" cioè si assuma in toto la gragnola di sassi.
    ""Chi di voi è senza peccato?" disse loro guardandoli a uno a uno, ma non negli occhi, bensì nel cuore (Gv 2,25)
    Non gli caddero le pietre soltanto, ma anche le mani perché il giusto pecca sette volte al giorno e per questo dai più anziani se ne andarono, ma non in virtù del volemose bene che siamo tutti peccatori; no, se ne andarono per il timore implicito indotto dalle parole di Gesù: "Il primo che dice pè lo fulmino", cioè gli faccio l'elenco dei suoi peccati!
    Ecco allora che quella causa, considerata sino ad allora vinta in partenza, si trasforma in rovescio incredibile e celebra Gesù invece di annientarlo, facendone una star, quasi un Perry Jesus, ma di più.
    Fin qui Giovanni, ma che ne è del Luca promesso? Sì perché anche Luca si occupa dell'adultera sebbene per un diverso scopo perché sua è la relazione che giunge nelle mani di Tiberio nel 35 d.C. (A. Torrresani, Storia della chiesa), cioè è il suo Vangelo che infatti nasce come ricerca accurata e resoconto ordinato (Lc 1,3) cioè deve illustrare un caso non trasmettere un messaggio.
    Ecco allora che l'economia del Vangelo lucano è diversa dagli altri sinottici e da Giovanni: egli, Luca, procede velocemente per punti sino al focus che l'ultimo anno di vita (35 d.C.) quando le opposte fazioni dettero fuoco a tutte le polveri e si celebrò un processo farsa che Roma mai digerì come patria del diritto.
    Nel suo excursus iniziale, Luca però non può non tenere conto del momento in cui Gesù divenne ἀρχόμενος, cioè uscì dall'anonimato mettendosi sotto i riflettori di Gerusalemme come Gran maestro. Tuttavia non può nemmeno cambiare il taglio cronologico del suo Vangelo, così dà notizia del fatto quando in Lc 3,23 riferisce che a "circa trent'anni" divenne ἀρχόμενος cioè personaggio pubblico, ma non entra nel dettaglio, ci entrerà Giovanni al capitolo 8 del suo Vangelo.
    Tuttavia Luca non può fare a meno di sottolineare l'importanza del fatto anche ai fini di una buona relazione da inviare a Tiberio. Così ricorre a un espediente letterario al flash back (meglio analessi) che si rende sempre necessario quando si vuole colmare una lacuna presente nel materiale a disposizione.
    Infatti, nessuno a fatto caso, colpa dell'anagrafe sbagliata attribuita a Gesù (6/7 a.C.-33 d.C.), che Luca in 3,23 fa un passo indietro cioè ricorre all'analessi perché dal battesimo (32 d.C.) egli torna anni a dietro, cioè al 15 d.C. per colmare quella lacuna riassunta alla perfezione con "come si credeva" (Lc 3,23) cioè lo si credeva, erroneamente, figlio di Giuseppe, ma come poteva esserlo - o come possiamo essere stati tanto sciocchi da crederlo- se vinse quella causa contro il sinedrio, addirittura! E infatti era figlio di Maria e dell'Onnipotente, cioè di colui che fu più potente del sinedrio e davvero "grandi cose" fece in Lei rovesciando non solo "i potenti dai troni", ma anche i sacerdoti dal tempio, dandoli in pasto in piazza.
    Luca ha sì un flash back in quel punto del suo Vangelo, ma più prosaicamente si dà dà una pacca sulla fronte, rammaricandosi lui per una Gerusalemme che sin da allora avrebbe potuto crederGli.
    Faccio notare che, sulla scorta di quanto scritto, è di Luca la prima attestazione letteraria del ricorso all'analessi e questo prova che non era solo dottore, ma era anche l'intellettuale del gruppo, colui che solo poteva scrivere a Roma, avendo dimostrato con quell'espediente la conoscenza delle tecniche narrative sino ad allora conosciute.
    Personalmente sono certo che l'episodio dell'adultera appartenga a due Vangeli, solo che uno (Luca) ha un modo tutto suo per riferirlo, mentre Giovanni si sofferma nei particolari della vicenda, resta il fatto che solo grazie a Luca possiamo datarlo perché quei "circa trent'anni" partono dal 15 a.C., data di nascita di Gesù, e si fermano al 15 d.C. quando Gesù divenne ἀρχόμενος, uno forte, insomma.
    Vorrei concludere con una nota a me cara e cara, forse, a tutti coloro che reputano la Bibbia ancora Sacra: le occorrenze non sono solo la frequenza di un termine all'interno della Scrittura, ma a volte sanno dire più di quello che letteralmente apparirebbe. In questo caso confermano appieno quanto sinora scritto, ma a una condizione: deve risultare in Gv 8,7 "sta scritto", magari in qualche versione marginale del suo Vangelo, ma se così fosse le occorrenze della locuzione nel NT salirebbero a 15 per una simmetria che si farebbe perfezione alla luce del 15 d.C. e di ἀρχόμενος.
    Deo avrà pazienza oppure faccia il suo mestiere: nessuno lo lapiderà. Sta scritto.

  2. #22
    Iscritto L'avatar di domingo7
    Data Registrazione
    Sep 2009
    Località
    Chiavari
    Età
    65
    Messaggi
    323

    Una testimonianza toccante

    Mi sembra molto interessante la testimonianza di Pietro Crisologo

    Fu nominato vescovo di Ravenna nel 433 e durante il suo ministero curò l'edificazione della prima chiesa a Ravenna. I cattolici lo venerano come santo e lo annoverano tra i dottori della chiesa. Fu stimato da tutti, convertì pagani, atei ed increduli, predicando con bontà, umiltà e sapienza. Grazie alla sue capacità oratorie, alla sua profonda conoscenza delle Sacre Scritture e alla sua semplice eloquenza fu soprannominato "
    Crisologo" (parola greca che significa"dalle parole d'oro"). Scrisse ben 176 sermoni che vennero raccolti e conservati accuratamente, prima dai suoi fedeli e poi dai vescovi che presero il suo posto.

    In una delle sue omelie rivolte al popolo cristiano disse “
    Per queste ragioni, o fratelli, quando nel Vangelo gli scribi ed i dottori della legge accusarono la donna adultera presso il Signore, egli voltò la faccia a terra, per non punire; e preferì, fratelli e sorelle, scrivere nella polvere il perdono piuttosto che dare nella carne un verdetto di morte”[Pietro Crisologo, Sermoni, CXV].

    http://www.documentacatholicaomnia.e...mones,_MLT.pdf




  3. #23
    Nuovo iscritto
    Data Registrazione
    Aug 2023
    Località
    Caserta
    Messaggi
    6

    ancora sull'adultera

    Buonasera a tutti, nonostante la discussione sia datata, mi interessa moltissimo per qualcosa che sto scrivendo. In particolare, vorrei sapere se qualcuno ha conoscenza precisa di ciò che la legge mosaica prevedeva in caso di adulterio. Ho letto moltte cose discordanti su questo argomento (dalle modalità alla differenza di trattamento in basse all'età e allo status), per cui vi chiedo di aiutarmi a capire esattamente e in maniera sintetica cosa la legge prevedesse nel caso specifico dell'adultera della pericope, e se è possibile dai pochissimi dati in nostro possesso, immaginarne l'età. In particolare, ho letto che per una donna sposata, si faceva ricorso alla lapidazione solo fino ai 13 anni, oltre si strangolava: è una notizia degna di qualche attenzione? Grazie mille a chiunque potrà aiutarmi

  4. #24
    Partecipante a CR L'avatar di L'Eremita
    Data Registrazione
    Apr 2013
    Località
    Varese prov.
    Età
    37
    Messaggi
    652
    Citazione Originariamente Scritto da Ingemisco81 Visualizza Messaggio
    Buonasera a tutti, nonostante la discussione sia datata, mi interessa moltissimo per qualcosa che sto scrivendo. In particolare, vorrei sapere se qualcuno ha conoscenza precisa di ciò che la legge mosaica prevedeva in caso di adulterio. Ho letto moltte cose discordanti su questo argomento (dalle modalità alla differenza di trattamento in basse all'età e allo status), per cui vi chiedo di aiutarmi a capire esattamente e in maniera sintetica cosa la legge prevedesse nel caso specifico dell'adultera della pericope, e se è possibile dai pochissimi dati in nostro possesso, immaginarne l'età. In particolare, ho letto che per una donna sposata, si faceva ricorso alla lapidazione solo fino ai 13 anni, oltre si strangolava: è una notizia degna di qualche attenzione? Grazie mille a chiunque potrà aiutarmi
    Il fatto che gli accusatori della donna parlino di lapidazione significa che la poveretta è ancora nella prima fase del matrimonio.
    Il matrimonio si svolgeva in due fasi: lo sposalizio e le nozze.
    Lo sposalizio avveniva dopo il compimento dei 12 anni e un anno dopo, quando la maturità sessuale della ragazza lo permetteva, avevano luogo le nozze con l'inizio della convivenza.
    La legislazione prevedeva che, in caso di adulterio dopo le nozze, la donna dovesse essere strangolata (Sanh. 11,1.6).
    Se l'adulterio avveniva nell'intervallo tra lo sposalizio e le nozze, la donna andava invece lapidata (Ez 16,38.40).
    Perciò possiamo concludere che ad essere portata davanti a Gesù è una ragazzina tra i 12 e i 13 anni.

  5. #25
    Nuovo iscritto
    Data Registrazione
    Aug 2023
    Località
    Caserta
    Messaggi
    6
    Citazione Originariamente Scritto da L'Eremita Visualizza Messaggio
    Il fatto che gli accusatori della donna parlino di lapidazione significa che la poveretta è ancora nella prima fase del matrimonio. Il matrimonio si svolgeva in due fasi: lo sposalizio e le nozze. Lo sposalizio avveniva dopo il compimento dei 12 anni e un anno dopo, quando la maturità sessuale della ragazza lo permetteva, avevano luogo le nozze con l'inizio della convivenza. La legislazione prevedeva che, in caso di adulterio dopo le nozze, la donna dovesse essere strangolata (Sanh. 11,1.6). Se l'adulterio avveniva nell'intervallo tra lo sposalizio e le nozze, la donna andava invece lapidata (Ez 16,38.40). Perciò possiamo concludere che ad essere portata davanti a Gesù è una ragazzina tra i 12 e i 13 anni.
    Grazie infinte Eremita, sei stato prezioso e hai il grande dono della sintesi, che apprezzo sempre! Se posso approfittare ancora del tuo sapere, ti posso chiedere come si svolgeva la lapidazione e dove? Ho letto che essa avveniva fuori dalla città, ma la donna in questione veniva avvolta in sudario e parzialmente sepolta o questa pratica era decaduta ai tempi di Gesù e seguiva una prassi diversa? Infine, se dovevano essere i Romani a concedere l'approvazione alla pena capitale, l'accusata veniva giudicata da un tribunale romano e poi l'esecuzione era affidata agli accusatori/popolo? Perdona le tante domande, ma non sono sfumature e spero avrai la pazienza di rispondermi. Grazie

  6. #26
    Partecipante a CR L'avatar di L'Eremita
    Data Registrazione
    Apr 2013
    Località
    Varese prov.
    Età
    37
    Messaggi
    652
    Citazione Originariamente Scritto da Ingemisco81 Visualizza Messaggio
    Grazie infinte Eremita, sei stato prezioso e hai il grande dono della sintesi, che apprezzo sempre! Se posso approfittare ancora del tuo sapere, ti posso chiedere come si svolgeva la lapidazione e dove? Ho letto che essa avveniva fuori dalla città, ma la donna in questione veniva avvolta in sudario e parzialmente sepolta o questa pratica era decaduta ai tempi di Gesù e seguiva una prassi diversa? Infine, se dovevano essere i Romani a concedere l'approvazione alla pena capitale, l'accusata veniva giudicata da un tribunale romano e poi l'esecuzione era affidata agli accusatori/popolo? Perdona le tante domande, ma non sono sfumature e spero avrai la pazienza di rispondermi. Grazie
    In teoria sotto l'occupazione romana il Sinedrio poteva giudicare ma non eseguire la pena capitale senza l'approvazione del governatore romano.
    Nella Scrittura, tuttavia, ci sono casi in cui le autorità ebraiche sembrano agire “in proprio”, come l'episodio che stiamo trattando, la lapidazione di Stefano, quella di Giacomo fratello del Signore e l'uccisione di Giacomo il Maggiore.
    Ci sarebbero delle motivazioni specifiche che potrebbero spiegare ognuno di questi casi.
    Una cosa certamente plausibile è che in determinate occasioni (come ad esempio la Pasqua ebraica) i romani, per evitare il più possibile disordini, limitassero i poteri del Sinedrio e che fosse solo il prefetto romano ad avere la possibilità di condannare a morte.
    Sinceramente non saprei dirti se la vittima venisse avvolta in un sudario.
    Quello che posso dire è che generalmente la donna veniva portata fuori dalla città e gettata da uno dei testimoni in una fossa; se non moriva per la caduta, un altro dei testimoni (aiutato) prendeva una pietra e la gettava sul cuore.
    Questa prima pietra era spesso l'unica perché si trattava di un blocco di circa 50 kg.
    Dopodiché, se la condannata era ancora in vita, tutti gli altri lanciavano pietre fino a ricoprirla del tutto (Dt 17,7).

  7. #27
    Nuovo iscritto
    Data Registrazione
    Aug 2023
    Località
    Caserta
    Messaggi
    6
    Citazione Originariamente Scritto da L'Eremita Visualizza Messaggio
    In teoria sotto l'occupazione romana il Sinedrio poteva giudicare ma non eseguire la pena capitale senza l'approvazione del governatore romano. Nella Scrittura, tuttavia, ci sono casi in cui le autorità ebraiche sembrano agire “in proprio”, come l'episodio che stiamo trattando, la lapidazione di Stefano, quella di Giacomo fratello del Signore e l'uccisione di Giacomo il Maggiore. Ci sarebbero delle motivazioni specifiche che potrebbero spiegare ognuno di questi casi. Una cosa certamente plausibile è che in determinate occasioni (come ad esempio la Pasqua ebraica) i romani, per evitare il più possibile disordini, limitassero i poteri del Sinedrio e che fosse solo il prefetto romano ad avere la possibilità di condannare a morte. Sinceramente non saprei dirti se la vittima venisse avvolta in un sudario. Quello che posso dire è che generalmente la donna veniva portata fuori dalla città e gettata da uno dei testimoni in una fossa; se non moriva per la caduta, un altro dei testimoni (aiutato) prendeva una pietra e la gettava sul cuore. Questa prima pietra era spesso l'unica perché si trattava di un blocco di circa 50 kg. Dopodiché, se la condannata era ancora in vita, tutti gli altri lanciavano pietre fino a ricoprirla del tutto (Dt 17,7).
    Ti ringrazio infinitamente, sei stato veramente chiarissimo e spero di poter giovare ancora del tuo aiuto in futuro!

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
>