La Divina Commedia, l’Opera. L’uomo che cerca l’Amore
diBarbara Marino/ 04/01/2007
In autunno, il kolossal musicale di Marco Frisina andrà scena in un teatro romano, prima della tournée, con una colonna sonora di gregoriano, lirica, musica sinfonica, funk, rock, jazz e heavy metal. Roberto Benigni riprende la recita del poema dantesco.
L’uomo che cerca l’Amore: un grande musical per Dante Alighieri
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende (Dante, Inferno, Canto V).
Il massimo capolavoro della letteratura italiana diventerà il kolossal musicale della stagione teatrale 2007. L’opera, prodotta dalla Nova Ars Musica Arte Cultura, avrà il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica, del Comune e della Provincia di Roma e della Regione Lazio. L’evento è stato presentato dall’autore nella basilica di San Giovanni in Laterano, in occasione del tradizionale Concerto di Natale, alla presenza del cardinale vicario Camillo Ruini e di oltre 6 mila persone. L’iniziativa vuole avvicinare al poema il grande pubblico con un linguaggio nuovo e suggestivo e pone l’accento sulla capacità di Dante di parlare anche agli uomini di oggi del senso della vita e dei tormenti spirituali che la contraddistinguono.
La prima assoluta sarà rappresentata "in autunno 2007 in un grande teatro di Roma", ha annunciato Riccardo Rossi, direttore generale di Nova Ars, la società produttrice dell’evento. Dopo, inizierà una lunga tournée attraverso i più grandi teatri italiani e che toccherà anche importanti città europee. "Nostro principale obiettivo - ha sottolineato Rossi - è riportare l’immortale poema di Dante all’attenzione del grande pubblico, non solo degli addetti ai lavori, e per questo metteremo in scena una rappresentazione che farà leva sulle più svariate forme artistiche".
A confrontarsi con l’illustre poeta è mons. Marco Frisina, direttore del Centro liturgico del Vicariato di Roma e maestro direttore della Cappella musicale lateranense (vedi le note biografiche). L’Opera, ideata e scritta da Frisina, a distanza di settecento anni, utilizza come spartito la Divina Commedia di Dante Alighieri di cui mons. Frisina propone una versione al passo con i nostri tempi: musica pop, funk, rock, jazz e heavy metal racconteranno l’attraversamento dell’Inferno; note ispirate alla mistica gregoriana descriveranno la catarsi del Purgatorio; arie di musica lirica e sinfonica, sia classica che moderna per il Paradiso. Ecco, in estrema sintesi, la colonna sonora - che già da subito ha provocato delle polemiche - della Divina Commedia nella versione kolossal musical ideata e composta da Frisina, che, tra l'altro, è già autore delle colonne sonore di alcune delle più note fiction trasmesse negli ultimi tempi dalla Rai e da Mediaset come Papa Luciani, il sorriso di Dio, Giovanni Paolo II, Callas e Onassis, San Pietro, Don Bosco e Abramo (vedi la filmografia).
Il titolo del kolossal è La Divina Commedia, l’Opera e il sottotitolo è L’uomo che cerca l’Amore. Non è un’opera nel senso classico del termine e, tantomeno, un’opera rock, ma una rappresentazione teatrale in grado di raccontare i canti del poema dantesco attraverso una commistione di più generi artistici che, accanto alla danza, alle scenografie, alla recita e al canto, avrà il suo motivo conduttore in un commento sonoro ispirato a più generi musicali, plasmati sui momenti più significativi del poema dantesco.
Quindi, il maestro mons. Marco Frisina spedisce il rock all’inferno: "Il rock l’ho messo lì perché è il nemico - ha dichiarato ai giornalisti delle agenzie di stampa -. Il rock se non è proprio il male è comunque espressione del male. Immagino che i musicisti rock avranno qualcosa da ridire". Anche l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger aveva detto che il rock - notoriamente musica giovanile della cultura pop - è "espressione di passioni elementari, che nei grandi raduni di musica hanno assunto caratteri culturali, cioè di controculto, che si oppone al culto cristiano". Dichiarava nel 1996 l’attuale pontefice: "Il rock vuole liberare l’uomo da se stesso nell’evento di massa e nello sconvolgimento mediante il ritmo, il rumore e gli effetti luminosi, facendo precipitare chi vi partecipa nel potere primitivo del Tutto, mediante l’estasi della lacerazione dei propri limiti". E ancora: "Il rock deve essere purificato dei suoi messaggi diabolici". Perciò, il maestro mons. Marco Frisina ha usato rock, funk e heavy metal per descrivere l’inferno: "Proprio perché la dimensione satanica del rock esprime meglio di qualunque altro genere la lacerazione, il conflitto, il dolore profondo dell’inferno", ha detto. Siamo a una nuova "apartheid"? Può ancora essere oggi, che il Bene è rappresentato dalla tradizione classica-europea e che il Male dalla musica di derivazione afro-americana? Allora, che facciamo con il gospel, da cui sono nati il blues, il soul, il jazz, il rock, il funk, l'heavy metal: tutto all’inferno, insieme ai giovani, con i loro concerti di rock cristiano con cui invocano il Signore come nella migliore tradizione gospel?
Frisina ha diviso l’opera in due atti: il primo con il Prologo e l’Inferno, il secondo con il Purgatorio e il Paradiso. "La Divina Commedia - afferma mons. Marco Frisina - è il poema delle nostre radici cristiane, della nostra fede, l’opera dell’uomo alla ricerca dell’amore, del senso vero della sua vita, in definitiva della perfezione divina. Per questo dedico questa versione musicale della Divina Commedia a Benedetto XVI, il papa che ha dedicato la sua prima enciclica proprio all’amore. La Divina Commedia è attualissima - conclude mons. Frisina - il poema dantesco è una fonte inesauribile di storie, di messaggi, di insegnamenti che non tramontano mai. I suoi personaggi, pur appartenendo a epoche passate, parlano agli uomini d’oggi con il loro desiderio di conoscenza, le loro paure, ma essenzialmente con la loro voglia di elevazione verso la bellezza divina. Quasi una scommessa l’aver rivisitato il viaggio di Dante, dall’Inferno al Paradiso, con l’aiuto della musica e delle altre espressioni artistiche. Apparentemente, un’utopia diventata realtà".
"Non ho niente in contrario, ci mancherebbe altro! Ogni lettura dell’opera di Dante Alighieri è legittima sulla base delle intenzioni e dell’autenticità": così lo scrittore Vittorio Sermonti, massimo divulgatore dell’opera del sommo poeta, ha accolto la notizia di una versione musical dell’opera.
Il libretto (dal testo originale di Dante Alighieri) del kolossal musicale è dello sceneggiatore Gianmario Pagano, che - insieme all’ideatore del progetto e autore delle musiche Marco Frisina - firma anche le liriche (dal testo originale di Dante Alighieri). La regista Elisabetta Marchetti guiderà un cast teatrale formato da 20 cantanti attori, 30 ballerini diretti dalla coreografa Anna Cuocolo e oltre 50 comparse. La scelta dei protagonisti (Dante, Virgilio, Beatrice, Paolo e Francesca, Pia dè Tolomei, San Bernardo, Ulisse, Caronte, ecc.) è ancora top secret. "L’unica cosa certa - hanno spiegato i produttori - è che Dante sarà interpretato da un notissimo cantante-attore italiano. Non è escluso che saranno scritturati anche importanti nomi internazionali. Ma ogni riserva sarà sciolta nei prossimi giorni, perché le prove inizieranno a fine gennaio".
I commenti musicali saranno eseguiti da un’orchestra stabile di 100 elementi. Per le varie scene saranno usati oltre 500 costumi disegnati da Alberto Spiazzi. Il light designer (6 mega proiettori di ultimissima generazione) sarà Maurizio Montobbio e lo scenografo Paolo Micciché alla visual direction e alle proiezioni, che avrà a disposizione, per rappresentare i più suggestivi ambienti danteschi, un impianto scenico altamente tecnologico, che permetterà, in alcuni momenti, anche il coinvolgimento degli spettatori.
La caratteristica dello spettacolo, che unisce elementi tradizionali e moderni attraverso la musica, la letteratura, la danza, l’arte figurativa e cinematografica, è una rappresentazione dove musica e immagine si fondono, coinvolgendo lo spettatore fino a farlo identificare nell'uomo Dante e nel suo viaggio. Tutto il racconto dantesco sarà rappresentato da un totale di 150 immagini, proiettati da sei impianti grazie ai quali tutto il pubblico avrà la sensazione di agire accanto agli attori e ai ballerini. Le coreografie acrobatiche creano, poi, momenti di forte impatto emotivo e saranno accompagnate dalla musica profondamente evocativa che coinvolgerà totalmente degli spettatori.
Colossale e spettacolare sarà anche il palcoscenico su cui i personaggi si muoveranno, appositamente progettato per l’evento, uno spazio teatrale di dimensioni gigantesche: 18 per 24 metri, oltre 650 metri quadrati di superficie e una boccascena dell’ampiezza di 25 metri, "vale a dire - fa sapere la Nova Ars - il più grande palcoscenico teatrale mai realizzato".
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