Questo dice Sacrosanctum Concilium a proposito della Quaresima al num. 109: «Il duplice carattere della Quaresima che, soprattutto mediante il ricorso o la preparazione del Battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della Parola di Dio e la preghiera più intensa sia posto in maggiore evidenza tanto nella Liturgia quanto nella catechesi liturgica. Perciò: 1. Si utilizzino più abbondantemente gli elementi battesimali proprii della Liturgia Quaresimale e, se opportuno, se ne riprendano anche altri dall’antica tradizione; 2. Lo stesso si dice degli elementi penitenziali»
Proprio a partire da questo i Padri Riformatori hanno cercato di ridare alla Quaresima quello che le era proprio.
1. Struttura e fine del Tempo di Quaresima
Il Tempo di Quaresima ha lo scopo di preparare la Pasqua. La Liturgia quaresimale guida alla celebrazione del Mistero Pasquale sia i catecumeni, attraverso i diversi gradi dell’Iniziazione Cristiana, sia i fedeli, per mezzo del ricordo del Battesimo e della penitenza.
Il Tempo di Quaresima ha inizio il Mercoledì delle Ceneri e termina con la Messa in Cœna Domini del Giovedì Santo (essa esclusa). Dal Mercoledì delle Ceneri fino alla Santa Veglia Pasquale non si canta l’Alleluja in alcuna celebrazione.
Il Mercoledì delle Ceneri, ciò è deducibile anche dal nome, si impongono le ceneri sul capo dei fedeli.
Le Domeniche del Tempo di Quaresima sono sei: prima, seconda, terza, quarta, quinta di Quaresima e Domenica delle Palme e della Passione del Signore che dà inizio alla Settimana Santa. La Quarta Domenica è detta anche Domenica «Lætare».
La Settimana Santa ha per scopo la venerazione della Passione di Cristo dal suo ingresso messianico in Gerusalemme.
Il Giovedì Santo, al mattino, il vescovo, concelebrando la Messa Stazionale col suo clero, benedice gli Olii Santi e consacra il Sacro Crisma.
Colore liturgico della Quaresima è il viola. Solo nella Quarta Domenica si può utilizzare, dove ormai è prassi consueta, il colore rosaceo.
2. Origine e storia del Tempo di Quaresima
Queste, in breve, le notizie relative alla struttura tecnica della Quaresima. Ora passiamo a parlare, in breve, della storia e dell’origine di questo tempo santo.
La celebrazione della Pasqua nei primi tre secoli della vita della Chiesa non aveva un periodo di preparazione. Ci si limitava a un digiuno compiuto nei due giorni precedenti. La comunità cristiana viveva così intensamente l’impegno cristiano fino alla testimonianza del martirio (non va dimenticato che si era in tempo di persecuzione), da non sentire in alcun modo necessità di un periodo di tempo per rinnovare la conversione già avvenuta col Battesimo. La prima Chiesa, però, prolungava la gioia della Pasqua per cinquanta giorni, sino alla Pentecoste (...e senza snaturare questo tempo con eventuali Ottave di Pentecoste...).
Quando si è registrata una minore tensione nell’impegno di vita cristiana, siamo ormai alla pace di Costantino, si è cominciata ad avvertire la necessità di un congruo periodo di tempo per richiamare le menti dei fedeli a una coerenza con il Battesimo ricevuto. Nasce in questo modo l’idea di un periodo di tempo sufficiente per prepararsi alla Pasqua.
In Oriente le prime notizie riguardanti la preparazione spirituale alla Pasqua sono relative al quarto secolo, ce ne parla Sant’Atanasio nelle sue Lettere Pasquali. San Cirillo nelle sue Catechesi Mistagogiche ne accenna come di cosa già nota e assodata. Eusebio, nel De solemnitate paschali parla di «quadragesimale exercitium ... sanctos Moysen et Eliam imitantes».
In Occidente abbiamo testimonianze dirette soltanto alla fine del quarto secolo. Ne accenna Eteria nel suo ormai celebre ed ineluttabile Itinerarium per la Spagna e l’Aquitania. Ne parlano anche Sant’Agostino per l’Africa e Sant’Ambrogio per la sua città di Milano.
Non ci è dato purtroppo di sapere dove, per mezzo di chi e come sia sorta la Quaresima soprattutto a Roma; sappiamo solo che si è andata formando progressivamente. Essa ha una preistoria, collegata a una prassi penitenziale preparatoria alla Pasqua che ha cominciato ad affermarsi fin dalla metà del secondo secolo.
Fino al quarto secolo l’unica settimana di digiuno era quella che precedeva la Pasqua. A metà del quarto secolo si trovano aggiunte a questa settimana altre tre settimane per comprendere poi quattro settimane.
L’uso di iscrivere i peccatori alla penitenza pubblica quaranta giorni prima di Pasqua determinò la formazione di una «quadragesima» che cadeva sesta domenica prima della Pasqua. Dal momento poi che non si celebrava un rito penitenziale in giorno di domenica (e tale era il rito di iscrizione dei peccatori alla penitenza), si fissò questo atto al mercoledì precedente. Ogni mercoledì, infatti, era giorno «stazionale» e per questo motivo di digiuno. Così è nato il mercoledì delle Ceneri, la Feria Quarta Cinerum (è importante notare, comunque, che la denominazione ufficiale or ora usata entra nel Missale Romanum solo a metà del quindicesimo secolo sebbene sia documentato l’uso di distribuire le ceneri ai fedeli a Roma già fin dal decimo secolo).
Dalla fine del quarto secolo, dunque, è bene evidente che la Quaresima ha una struttura di quaranta giorni, considerati alla luce del simbolismo biblico che dà a questo tempo un valore salvifico – redentivo di cui è segno la denominazione di «sacramentum».
Quando nei secoli sesto e settimo si è allargato il tempo liturgico a cinquanta, sessanta e infine addirittura settanta giorni (le ormai definitivamente abolite domeniche di Quinquagesima, Sessagesima e Settuagesima), ciò è avvenuto per accentuarne l’indole penitenziale a scapito dell’originale e certamente fondamentale indole pasquale. Contemporaneamente, infatti, si rompe l’unità del Sacro Triduo che viene fatto gravitare principalmente sull’aspetto della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. La coloritura sempre più penitenziale della Quaresima, in ultima analisi, non può che essere spiegata se non come lo smarrimento del principale punto di arrivo di questo tempo che è la Pasqua a favore di altre cose, altri aspetti. Eppure la Quaresima è principalmente questo, un guardare, un tendere verso la Pasqua.
Concludendo questo paragrafo storico notiamo, dunque, che allo sviluppo della Quaresima abbiano contribuito in maniera determinante diverse esigenze. Anzitutto l’esigenza dei catecumeni di prepararsi in maniera immediata al Battesimo nella Notte Santa e poi le esigenze derivanti dalla disciplina penitenziale e poi la pratica del digiuno in preparazione alla Pasqua. Altri fattori, già evidenziati, hanno contribuito a far perdere alla Quaresima il suo aspetto originario e fondamentale fin qui sottolineato.
Tralascio, essendo di poco conto, le questioni relative all’ulteriore snaturamento del Tempo di Quaresima avvenuto in tempi abbastanza recenti con la denominazione di «Domenica di Passione» della Quinta Domenica di Quaresima sintomo di una ormai totale perdita del significato originale della Quaresima ricuperata dalla Riforma Liturgica degli anni ’60.
L’uso di velare le Croci e le immagini in quella che ormai era diventata Domenica di Passione, è n relazione, secondo alcuni autori, con il «velo di digiuno» con il quale veniva impedita al popolo la vista dell’altare all’inizio del tempo di digiuno dall’undicesimo secolo. L’uso di velare le Croci e le immagini sacre, tuttavia, non è affatto antico, anzi, è abbastanza recente. Lo troviamo prescritto per la prima volta nel Cæremoniale Episcoporum soltanto nel 1700.
3. La Quaresima nei riti e nei testi del Messale Romano
Il ricco contenuto teologico della Quaresima è determinato dalla sua finalizzazione alla celebrazione della Pasqua. Questo tempo può essere inteso rettamente, infatti, soltanto alla luce del suo momento culminante che è la Veglia Pasquale.
Il Direttorio su Pietà popolare e Liturgia fa notare che il rito con cui iniziamo il Tempo di Quaresima, quello delle Ceneri nella Liturgia del Mercoledì delle Ceneri, ha la sua origine nell’antica ritualità con cui i peccatori convertiti si sottoponevano alla penitenza canonica. Il gesto di coprirsi di cenere ha il senso di riconoscere la propria fragilità e mortalità, bisognosa di essere redenta dall’amor di Dio. Il Direttorio insiste nel sottolineare che esso non è un gesto meramente estetico ma è oggi il simbolo dell’atteggiamento del cuore penitente che ciascun battezzato è chiamato ad assumere durante l’iter quaresimale.
3.1 Il Lezionario Romano
Elemento fondamentale durante le domeniche quaresimali è la Parola di Dio. Grande lavoro è stato fatto dai Padri Riformatori per ricuperare e valorizzare i grandi testi che ora arricchiscono i volumi del Lezionario Domenicale e Feriale.
Le letture domenicali dell’Anno A riprendono i grandi temi battesimali dell’antico Lezionario Romano, che erano assurdamente e incredibilmente passati nei giorni feriali fino al Missale Romanum del beato Giovanni XXIII. E dunque, dopo i temi unici del Digiuno nel deserto e della Trasfigurazione (prime due domeniche) abbiamo: 3. Samaritana, 4. Cieco nato e 5. Lazzaro.
L’anno B propone una serie di testi incentrati sul mistero della Croce gloriosa di Cristo secondo Giovanni.
L’anno C, con i testi di Luca, pone in rilievo l’invito alla penitenza e il tema della misericordia di Dio.
Così abbiamo una Quaresima battesimale (Anno A), Cristocentrica (anno B) e penitenziale (anno C).
3.2 La Liturgia delle Ore
Nella Liturgia delle Ore da valorizzare senza dubbio sono gli inni dell’editio latina, provenienti in massima parte dal Breviarium Romanum ma con nuovi inni ricuperati da antiche raccolte innografiche. Nell’Ufficio delle Letture si presentano i libri di Esodo, Numeri e la lettera agli Ebrei. Essi hanno il compito di accentuare il carattere pasquale della Quaresima in riferimento a Cristo, vero agnello pasquale, unico e sommo sacerdote della nuova ed eterna alleanza.
Dai testi ecologici emergono alcuni temi quali: Conversione, cammino verso la Pasqua, esercizio della carità, perdono dei fratelli, preghiera, digiuno, digiuno dal peccato.
Fin dalla Colletta del mercoledì delle Ceneri la Chiesa chiede «di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male».
3.3 I Prefazi
I prefazi presentano ottimamente i temi fondanti della nostra Quaresima. A vostra utilità ve li presento qui tutti e cinque:
Prefazio della Quaresima I
Il significato spirituale della Quaresima
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore.
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria:
Prefazio della Quaresima II
La penitenza dello spirito
È veramente giusto renderti grazie, è bello cantare la tua gloria, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno.
Tu hai stabilito per i tuoi figli un tempo di rinnovamento spirituale, perché si convertano a te con tutto il cuore, e liberi dai fermenti del peccato vivano le vicende di questo mondo, sempre orientati verso i beni eterni.
Per questo dono della tua benevolenza, uniti agli angeli e ai santi, con voce unanime cantiamo l’inno della tua lode:
Prefazio della Quaresima III
I frutti della penitenza
È veramente cosa buona e giusta, innalzare un inno a te, Padre onnipotente, e cantare insieme la tua lode.
Tu vuoi che ti glorifichiamo con le opere della penitenza quaresimale, perché la vittoria sul nostro egoismo ci renda disponibili alle necessità dei poveri, a imitazione di Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria:
Prefazio della Quaresima IV
I frutti del digiuno
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Con il digiuno quaresimale tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito, infondi la forza e doni il premio, per Cristo nostro Signore.
Per questo mistero si allietano gli angeli e per l’eternità adorano la gloria del tuo volto. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell’inno di lode:
Prefazio della Quaresima V
La via dell’esodo nel deserto quaresimale
È veramente giusto benedire il tuo nome, Padre santo, ricco di misericordia, nel nostro itinerario verso la luce pasquale sulle orme di Cristo, maestro e modello dell’umanità riconciliata nell’amore.
Tu riapri alla Chiesa la strada dell’esodo attraverso il deserto quaresimale, perché ai piedi della santa montagna, con il cuore contrito e umiliato, prenda coscienza della sua vocazione di popolo dell’alleanza, convocato per la tua lode nell’ascolto della tua parola, e nell’esperienza gioiosa dei tuoi prodigi.
Per questi segni di salvezza, insieme agli angeli, ministri della tua gloria, proclamiamo nel canto la tua lode:
Tra i prefazi è da notare che il quinto è proprio italiano e lo considero, mio parere personale, davvero il più significativo.
Conclusione
A conclusione di questo breve schema per la Quaresima vi auguro di poter vivere questa Quaresima con lo spirito che ci dà proprio l’ultimo prefazio. Percorriamo la strada dell’esodo apertaci da Dio nel deserto Quaresimale e ai piedi della santa montagna ci conceda Egli di comprendere la nostra vocazione di popolo dell’alleanza convocato per la lode di Dio, nell’ascolto della Sua Parola e nell’esperienza gioiosa dei Suoi prodigi.
Sempre legato nel ricordo delle vostre care persone.
Marcianus