Ho fatto la stessa considerazione il 25 marzo, quando si è spostato per andare alle confessioni e poi per l'atto di Consacrazione. Ha evidentemente bisogno di un bastone se non altro per alleggerire il peso sulla gamba. Continuando così non può certo migliorare, la gamba tenuta sotto sforzo tende, per ovvia naturalezza, a cedere, e la posizione scomposta crea fastidi all'anca, alla schiena e a tutta la muscolatura.
Concordo sul fatto che portare un bastone non è un disonore. Io stesso, ogni tanto, ne ho bisogno e lo uso tranquillamente (e ho meno della metà degli anni del Papa), ma purtroppo ci sono persone che vedono male questi "ausiliatori" (bastoni, occhiali, apparecchi acustici), ma io penso che si è più forti accettando la propria condizione piuttosto che fingendo che tutto vada bene.
vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Anche all’Angelus, domenica scorsa, in particolare durante il messaggio dopo la benedizione, “puntava” il braccio destro appoggiandosi sul davanzale, e non sul leggio. Credo che la papamobile sia un’ottima soluzione per la processione delle Palme, e spero che comunque stia meglio, soprattutto per fare i gradini dell’altare della confessione, e in generale per la celebrazione del Venerdì Santo, in cui non usa la ferula
Non è questione di affaticamento. Che certamente c'è perché ultimamente si nota ma, in questo caso specifico, non è all'origine della scelta.
É una scelta adottata fin dall'inizio del Pontificato (o forse dal secondo anno, non ricordo bene: forse il primo anno la Pasqua era troppo a ridosso dell'elezione e non c'era tempo di cambiare l'organizzazione del Triduo) e sulla quale - come ogni anno - non posso che rinnovare tutte le mie perplessità per il fatto che il Vescovo, di qualsiasi diocesi sia, celebri sostanzialmente in forma privata una parte del Triduo Pasquale.
Premetto che tale scelta non piace neanche a me, però c'è una precisazione da fare: se si può dire che celebra in forma non pubblica non si può al contempo dire che celebra in forma privata, perché a rigor di logica non è una celebrazione privata, poiché si svolge in una realtà presente in diocesi, alla presenza di un certo numero di fedeli, e non nella cappella domestica del Papa.
La non pubblicità è dovuta alla delicatezza delle situazioni che vengono, di volta in volta, scelte non tanto alla celebrazione in sé, quindi forse si potrebbe usare il termine "particolare" inteso alla latina, e cioè una celebrazione per una piccola porzione della diocesi, che, comunque, rappresenta una delle tante realtà presenti in essa.
Quello che a me piace poco di queste pur lodevoli iniziative, è che, paradossalmente, creano un'elite, perché se il Papa celebra una messa particolare per una categoria di persone, dovrebbe, essendo Papa di tutti, celebrare una messa particolare per ogni categoria di persone e realtà presenti (praticamente bisognerebbe stillare ogni anno un piano celebrativo simile a quello del Grande Giubileo).
Va bene che la voce e la tenerezza del Papa siano soprattutto per i poveri e i sofferenti, ma non possono essere rivolti soltanto a loro.
vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Io condivido le perplessità di Carbonate. Non sono contrario a che il Papa celebri per particolari categorie di persone, ma che lo faccia all'inizio del Triduo, quando è veramente tradizione millenaria l'unicità della celebrazione, che il vescovo presiede di norma nella sua cattedrale.
Mi sembra invece più appropriata la prassi seguita qualche volta da Paolo VI che in alcuni anni ha celebrato la Messa della Notte di Natale in contesti sociali particolari (mi vengono in mente Firenze alluvionata e le acciaierie di Taranto), ma ha poi presieduto la Messa del Giorno nella Basilica vaticana (che non è la sua Cattedrale, ma è il luogo-simbolo dell'esercizio del ministero petrino). La stessa prassi è seguita anche da altri vescovi.