1. Dati statistici
nome Arcidiocesi di Torino
nome latino Archidioecesis Taurinensis
circoscrizione ecclesiastica Piemonte
estensione 3.350 Km quadrati
popolazione 2.115.000 abitanti
2. Storia e territorio
Le origini
Sulle origini del cristianesimo in Torino non abbondano gli elementi storicamente documentati. Si possono probabilmente riconoscere i Santi Ottavio, Avventore e Solutore (vissuti nel secolo III) come i protomartiri torinesi o almeno quelli di cui ci è noto il nome, già venerati al tempo di San Massimo.
Le comunità cristiane dell'attuale Italia nord-occidentale si organizzarono in Chiese (ossia in Diocesi), con a capo un Vescovo, prevalentemente in epoca costantiniana.
Viene comunemente riconosciuta a Vercelli, con Sant'Eusebio, la qualifica di prima Diocesi piemontese. Soltanto nella seconda metà del secolo IV Torino, la romana Augusta Taurinorum, si presenta come Chiesa organizzata, smembrata da quella di Vercelli dopo la morte di Sant'Eusebio, durante gli episcopati dei suoi immediati successori San Limenio (371-396) o Sant'Onorato (396-415); comunque gli storici non sono concordi se le origini della Diocesi torinese siano eusebiane o ambrosiane.
Quasi certamente primo Vescovo di Torino fu San Massimo, membro - secondo la tradizione - del cenobio clericale-monastico fondato da Sant'Eusebio di Vercelli nella sua città.
Il 22 settembre 398 si celebrò in Torino un Sinodo di Vescovi delle Gallie, presieduto da San Simpliciano, immediato successore di Sant'Ambrogio di Milano: di questo Sinodo vi è traccia anche nelle omelie di San Massimo.
Il medioevo
Nel medioevo la Diocesi si estendeva praticamente a gran parte del Piemonte occidentale, con sconfinamenti oltre le Alpi e nella Liguria. Ad arricchire il volto della Chiesa torinese giunsero, a partire dal secolo XIII, gli Ordini mendicanti: Domenicani, Francescani, Agostiniani, Carmelitani e Servi di Maria, che legarono anche il loro nome alla Facoltà di Teologia dell'Università torinese fondata nel 1404. Dal secolo XIII i Valdesi si rifugiarono nelle vallate alpine, in particolare pinerolesi.
Il Quattrocento vede una fioritura di testimonianze di santità: accanto ai martiri Beati Antonio Neyrot (1423-1460) e Bartolomeo Cerveri (1420-1466), troviamo il Beato Aimone Taparelli (1398-1495) e il Beato Cherubino Testa (1451-1479); conclude la sua vita a Moncalieri il Beato Bernardo di Baden (1428-1458); tra i Savoia emergono le Beate Margherita (1382-1464) e Ludovica (1462-1503) ed il Beato Amedeo (1435-1472).
Il Card. Domenico Della Rovere (1482-1501) si assunse l'iniziativa di rinnovare la Cattedrale ormai vetusta e fatiscente: nel 1491-92 si demolirono le tre chiese intercomunicanti (SS. Salvatore, S. Giovanni Battista e S. Maria de dompno) che costituivano l'antica Cattedrale e nel 1498 si iniziò a funzionare nel nuovo edificio, l'attuale, che ricevette la solenne dedicazione il 21 settembre 1505.
La nostra Diocesi fece parte della Provincia ecclesiastica di Milano fino all'inizio del sec. XVI. Il Papa Leone X, con bolla del 21 maggio 1515, eresse la sede torinese in metropolitana, assegnandole come suffraganee le Chiese di Mondovì e di Ivrea. Al presente appartengono alla Provincia ecclesiastica torinese le Diocesi di Acqui, Alba, Aosta, Asti, Cuneo, Fossano, Ivrea, Mondovì, Pinerolo, Saluzzo e Susa.
La Sindone a Torino
Nel 1563 Torino divenne capitale del Ducato per iniziativa di Emanuele Filiberto di Savoia, il quale nel 1578 vi fece trasferire la Sindone da Chambéry. Non si può non evidenziare, in questo secolo, la figura della Beata Caterina de' Mattheis (1486-1547), di Racconigi.
Il Seicento torinese va ricordato soprattutto per due figure di grande prestigio religioso: il filippino Beato Sebastiano Valfrè (1629-1710) e la carmelitana Beata Maria degli Angeli (1661-1717), del Carmelo di S. Cristina, sostegni morali dei torinesi durante l'assedio del 1706.
Con la politica grandiosa ed astuta di Vittorio Amedeo II, al cui nome è legata la Basilica di Superga, Torino acquistò prestigio anche a livello europeo. Secolo dell'illuminismo e del giansenismo, che non risparmiarono Torino a motivo dell'influsso francese, il Settecento cattolico torinese - in cui emerge la figura del cappuccino Beato Ignazio da Santhià (1686-1770) - registrò progressi qualitativi soprattutto per merito di due insigni Arcivescovi: Francesco Luserna Rorengo di Rorà (1768-1778) e Vittorio Gaetano Costa d'Arignano (1778-1796). Furono smembrate da Torino le Diocesi di Pinerolo nel 1748 e di Susa nel 1772.
La rivoluzione e i Santi
La rivoluzione francese e la politica di Napoleone I, che nel 1802 annesse il Piemonte alla Francia, sconvolsero le strutture ecclesiastiche e la vita religiosa, senza però sradicarla.
L'Ottocento sotto il profilo ecclesiastico fu un secolo bifronte: davanti alle ricorrenti soppressioni religiose, sorsero numerose nuove Congregazioni (i Salesiani di Don Bosco sono i più noti con le Figlie di Maria Ausiliatrice, ma anche le Suore del Cottolengo, quelle di S. Anna e varie altre Famiglie religiose tuttora operanti); lo scontro tra Chiesa e liberalismo (emblematizzato dall'esilio a Lione dell'Arcivescovo Luigi Fransoni), con un diffuso e pesante anticlericalismo, trovò anche quel cattolicesimo sociale che ebbe la sua migliore espressione in San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) con la Piccola Casa della Divina Provvidenza, San Giuseppe Cafasso (1811-1860) con il Convitto Ecclesiastico di San Francesco, San Giovanni Bosco (1815-1888) e San Leonardo Murialdo (1828-1900) con la pastorale giovanile; è il secolo di parroci esemplari come i Beati Federico Albert (1820-1876), Clemente Marchisio (1833-1903) e Giovanni Maria Boccardo (1848-1913); di testimoni di una pastorale anche per il mondo della cultura con il Beato Francesco Faà di Bruno (1825-1888); di presenze femminili preziose nel campo dell'educazione giovanile e della carità con le Beate Maria Enrichetta Dominici (1829-1894), Anna Michelotti (1843-1888), Maria Francesca Rubatto (1844-1904) e Giuseppina Gabriella Bonino (1843-1906).
Nella scia di Don Bosco, anche solo in terra piemontese, troviamo una promettente fioritura di santità: oltre a San Domenico Savio (1842-1857) e a Santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), tra i Beati vi sono il torinese Michele Rua (1837-1910) e Filippo Rinaldi (1856-1931), tra le Figlie di Maria Ausiliatrice la Beata Maddalena Morano (1847-1908) e si culmina nel martire cuorgnatese San Callisto Caravario (1903-1930), missionario in Cina.
Il Beato Giuseppe Allamano (1851-1926), quasi a cerniera tra due secoli, rilanciò pastoralmente il santuario della Consolata e fondò i Missionari e le Missionarie della Consolata.
La città operaia
Ormai città industriale e operaia, dalla fine dell'Ottocento Torino si sviluppa rapidamente con le barriere operaie: città di Gramsci e Gobetti, ma anche del Beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925).
Nel secondo dopoguerra, le esigenze della ricostruzione e le ondate migratorie del Sud - Torino, per un periodo, giunge a superare il milione di abitanti - sollevano grandi problemi pastorali e richiedono numerose nuove chiese.
Nel lunghissimo episcopato dell'Arcivescovo Maurilio Fossati (1930-1965) si trovano risposte generose e tempestive a queste emergenze inedite con l'opera di qualificati e preziosi collaboratori tra cui bisogna ricordare i monsignori Giuseppe Garneri (poi Vescovo di Susa), Pompeo Borghezio, Vincenzo Barale e Carlo Chiavazza. A loro e ad altri numerosi operai del Vangelo si devono l'Opera per la costruzione di nuove chiese (nota come "Torino-chiese"), la puntuale testimonianza di solidarietà durante il secondo conflitto mondiale, l'impegno dei cappellani del lavoro, la promozione della stampa cattolica e dei settimanali diocesani, con la fondazione de "il nostro tempo" e una nuova conduzione de "La Voce del Popolo".
La promettente stagione conciliare e post-conciliare è vissuta a Torino, con le sue contraddizioni, sotto la guida degli Arcivescovi Michele Pellegrino (1965-1977) e Anastasio Alberto Ballestrero (1977-1989). Con l'Arcivescovo Giovanni Saldarini, negli anni 1994-97, dopo oltre un secolo l'Arcidiocesi torinese celebra nuovamente un Sinodo diocesano, dedicato alla comunicazione della fede.
Con l'Arcivescovo Severino Poletto si realizzano le 'missioni diocesane' mirate alle varie età e situazioni di vita e nascono le Unità pastorali.
L'Arcidiocesi di Torino occupa una parte centrale nel Piemonte: il suo territorio comprende molta parte della Provincia di Torino, per complessivi 137 Comuni (il resto è distribuito fra le Diocesi di Asti, Casale Monferrato, Ivrea, Pinerolo e Susa con circa 350.000 abitanti complessivamente); si estende in 15 Comuni della Provincia di Cuneo (80.000 abitanti) e in 6 della Provincia di Asti (circa 7.000 abitanti).
Nel territorio dell'Arcidiocesi abita quasi la metà della popolazione dell'intera Regione Piemonte, che per il restante comprende altre 15 Diocesi nella Regione Pastorale Piemontese (esclusa la Diocesi di Aosta, il cui territorio coincide con la Regione autonoma Valle d'Aosta) e una porzione della Diocesi di Tortona, il cui territorio si estende in Liguria e Lombardia, ma che appartiene alla Regione Pastorale Ligure.
Attualmente l'Arcidiocesi di Torino confina in Italia con le Diocesi di Ivrea, Casale Monferrato, Asti, Alba, Fossano, Saluzzo, Pinerolo e Susa; in Francia con l'Arcidiocesi di Chambéry, Saint-Jean-de-Maurienne e Tarentaise.
3. Cronotassi dei Vescovi
Vescovi
S. Massimo (375?-423?)
Massimo II (già nel 451-470 circa)
S. Vittore (470-494)
Tigridio (501-503)
Pelagio (526)
Rufo (535-562)
Ursicino (562-609)
Rustico (679-691)
Valcuno (770)
Andrea (773-800 circa)
Claudio I (818-830)
Vitgario (Witgario) (832-838)
Reguimiro I (Regimiro) (838-860)
Claudio II (860-878)
Lanco (888)
Amulone (Amolo I) (888-898)
Eginolfo (898-901)
Guglielmo I (901-904?)
Amolo II (904-906?)
Ricolfo (906?-945)
Alberto (?)
Gebisio (?)
Gumberto (?)
Amalrico (955-974)
Guglielmo II (974?-989)
Oberto I (989)
Amizone (Amizo, Amico) (989-998)
Gezone (Gezo) (998-1010)
Bonifacio (1012?)
Landolfo (1012-1038)
Pietro (1039)
Guido I (Guigo, Wido, Widone) (1039-1046)
Reguimiro II (Regimiro) (1047)
Cuniberto (1047-1081)
Guglielmo III (Willelmo, Witelmo) (1081-1089)
Umberto (1090)
Guiberto I (Wiberto) (1098-1099)
Mainardo (Maginardo, Madardo) (1100-1117)
Guiberto II (Wiberto) (1118-1122)
Bosone (Boso) (1122-1125)
Agamennone de Gebennis (di Ginevra) (1125-1130)
Arberto (Ariberto) (1130 - ancora vivente il 29.11.1140)
Oberto II (Uberto, Umberto) (1141-1145)
Carlo I (1145-1162)
Guglielmo IV (1162-1163)
Oberto III (1164)
Carlo I (1165-1170)
Milone di Cardano (1170-1188)
Arduino di Valperga (1188-1207)
Giacomo I De Mosso (1208-1227)
Ainardo (1228)
Giacomo II dei Signori di Carisio (1228-1231)
Uguccione dei Cagnola (Ugo) (1231-1243)
Regino (1242?)
Giovanni Provana (1243)
Giovanni Arborio (1244-1259)
Gandolfo (1259)
Huguzio (1260-1262?)
Goffredo di Montanaro (1264-1300)
Tedisio della Gente Camilla (1301-1319)
Guido Canalis dei Signori di Cumiana (Guido II, Guidetto) (1319-1348)
Tomaso di Savoia (1349-1362)
Bartolomeo Frignano (1362-1363)
Giovanni Orsini dei Signori di Rivalta (Il "Beato") (1364-1411)
Aimone di Romagnano (1411-1438)
Ludovico dei Marchesi di Romagnano (1438-1468)
Giovanni di Compeys (1469-1482)
Domenico Della Rovere dei Signori di Vinovo (1482-1501) - Cardinale
Giovanni Ludovico Della Rovere dei Signori di Vinovo (1501-1510)
Tomaso de Suxo
Giovanni Francesco Della Rovere dei Signori di Vinovo (1510-1515)
Arcivescovi
1. Giovanni Francesco Della Rovere dei Signori di Vinovo (1515)
2. Innocenzo Cibo (1515-1517) - Cardinale
3. Claudio di Seyssel (1517-1520)
4. Innocenzo Cibo (1520-1549) - Cardinale
5. Cesare Cibo Usodimare (1550-1562)
6. Iñigo D'Avalos dei Marchesi del Vasto (1563-1564) - Cardinale
7. Girolamo Della Rovere dei Signori di Vinovo (1564-1592) - Cardinale
8. Carlo Broglia dei Signori di Santena (1592-1617)
9. Filiberto Milliet dei Baroni di Faverges e Chally (1618-1625)
10. Giovanni Battista Ferrero dei Signori di Campiglione (1626-1627)
11. Antonio Provana dei Conti di Collegno (1632-1640)
12. Giulio Cesare Bergera dei Conti di Cavallerleone (1642-1660)
13. Michele Beggiamo dei Signori di Sant'Albano e di Cervere (1662-1689)
14. Michele Antonio Vibò dei Signori di Praly e di San Martino del Perrero (1690-1713)
15. Francesco Arborio di Gattinara (1727-1743)
16. Giovanni Battista Roero dei Conti di Pralormo (1744-1766) - Cardinale
17. Francesco Luserna Rorengo dei Marchesi di Rorà (1768-1778)
18. Vittorio Gaetano Costa d'Arignano dei Conti della Trinità (1778-1796) - Cardinale
19. Carlo Luigi Buronzo del Signore (1797-1805)
20. Giacinto Della Torre dei Conti di Luserna (1805-1814)
21. Colombano Chiaveroti (1818-1831)
22. Luigi dei Marchesi Fransoni (1832-1862)
23. Alessandro Ottaviano Ricardi dei Conti di Netro (1867-1870)
24. Lorenzo Gastaldi (1871-1883)
25. Gaetano Alimonda (1883-1891) - Cardinale
26. Davide dei Conti Riccardi (1891-1897)
27. Agostino Richelmy (1897-1923) - Cardinale
28. Giuseppe Gamba (1923-1929) - Cardinale
29. Maurilio Fossati (1930-1965) - Cardinale
30. Michele Pellegrino (1965-1977) - Cardinale
31. Anastasio Alberto Ballestrero (1977-1989) - Cardinale
32. Giovanni Saldarini (1989-1999) - Cardinale
33. Severino Poletto (1999-2010) - Cardinale
34. Cesare Nosiglia (2010 - ...)
Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
Arcivescovo
Dall'11 ottobre 2010 è Arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia.
La segreteria dell'Arcivescovo è in via Arcivescovado 12 a Torino ed è operativa, nei giorni feriali, al mattino da lunedì a venerdì e al pomeriggio da martedì a venerdì; resta chiusa il lunedì pomeriggio, il sabato e la domenica e nei giorni festivi infrasettimanali.
Tel. 011.51.56.300
fax: 011.51.56.249
e-mail: segr.arcivescovo@diocesi.torino.it
Segretario dell'Arcivescovo è don Mauro Grosso.
Addetto di Segreteria è il diacono Enrico Griffa.
Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
TORINO
NOSIGLIA: LA FAMIGLIA AL CENTRO
La famiglia è al centro di ogni relazione, umana e «divina». Nel Te Deum del 31 dicembre 2012 e nelle omelie del 1° gennaio l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha voluto ribadire questa dimensione centrale della vita sociale, che trova la sua origine proprio nella Santa Famiglia e nella figura di Maria Madre di Dio. L’arcivescovo ha richiamato il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace, dove Benedetto XVI definisce la famiglia come soggetto indispensabile per la costruzione di una cultura della pace. Ma anche nel cammino torinese del 2012 e 2013 la realtà familiare ha uno spazio centrale: l’arcidiocesi ha avviato infatti un itinerario di catechesi battesimale che ha come primi protagonisti i genitori e le équipe che, nelle parrocchie, si sono costituite per preparare e accompagnare al Battesimo. Ancora la famiglia – ha ricordato Nosiglia – sarà il tema principale della Settimana Sociale dei cattolici italiani, in programma a Torino per la metà di settembre 2013: «Questo ci ricorda che la famiglia è un luogo educativo privilegiato, collante fondamentale di ogni convivenza civile».
Marco Bonatti
fonte: Avvenire, 2 gennaio 2013, pag. 18
Ultima modifica di PaoVac; 02-01-2013 alle 13:25
Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
Torino, la diocesi aiuta chi non ce la fa più
DA TORINO MARCO BONATTI
La catena dell’emergenza è rigida e prevedibile: se mancano salari e stipendi si rinuncia a certi acquisti, e poi non si riesce più neanche a pagare l’affitto. Quello della casa è il nuovo «fronte» che si sta aprendo nella crisi torinese: famiglie che, in mancanza di redditi, rischiano di diventare «morosi incolpevoli», scatenando un’ondata di nuovi possibili sfratti, che aprirebbero un’emergenza sociale difficilmente gestibile. L’arcivescovo Cesare Nosiglia ne ha parlato nella prima omelia dell’anno nuovo, alla mezzanotte del 1 gennaio in cattedrale, proponendo una nuova iniziativa di solidarietà: le parrocchie della diocesi si impegnino a raccogliere fondi per garantire il pagamento degli affitti alle famiglie che si trovano in maggiore difficoltà. La Caritas diocesana interverrà col proprio sostegno e con le consulenze tecniche necessarie: ma l’arcivescovo si affida direttamente alle comunità sul territorio, che conoscono la realtà delle situazioni familiari e sono in grado di intervenire dove davvero necessario.
All’appello rivolto alle parrocchie Nosiglia ha accompagnato un altro invito «agli enti privati e pubblici, proprietari di appartamenti, a venire incontro alle esigenze di queste famiglie commisurando l’affitto alle concrete possibilità di ciascuna. È un obbligo morale che ogni componente della nostra società si faccia carico per la sua parte, di un supplemento di impegno per affrontare insieme uno dei problemi più spinosi che assilla migliaia di famiglie nella nostra città e territorio». L’emergenza casa a Torino sfiora il paradosso: si stimano circa 70 mila alloggi sfitti e vuoti ma mancano le abitazioni popolari e le iniziative di affitti calmierati e garantiti (avviate dal Comune e dalla stessa diocesi) non riescono a coprire tutte le richieste. Negli ultimi sei mesi le richieste di cassa integrazione sono aumentate di un ulteriore 13%.
fonte: Avvenire, 2 gennaio 2013, pag. 15
Ultima modifica di PaoVac; 02-01-2013 alle 13:27
Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
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OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA,
AI VESPRI E TE DEUM ALLA CONCLUSIONE DELL'ANNO CIVILE
(Torino, Consolata, 31 dicembre 2012, ore 17)
TE DEUM LAUDAMUS, TE DOMINUM CONFITEMUR
Noi Ti lodiamo, o Dio, e ti proclamiamo Signore.
Così inizia il canto che tra poco innalzeremo al Signore per ringraziarlo dell’anno trascorso. Un anno di grazia, perché ci ha dato la vita e tanti benefici spirituali e materiali, di cui abbiamo usufruito.
Che cosa potremo dare in cambio a Colui che ci ha così tanto amato da farsi uno di noi, vivendo la nostra stessa esperienza, dalla nascita alla morte, con tutte le sue fasi di gioia e di dolore, di amore e di odio, di famiglia e di lavoro, fino alla morte? Lui non chiede niente, se non di essere amato, perché è per amore che crea e per amore che ha dato la vita del Figlio suo Gesù Cristo nostro Salvatore.
Con queste sentimenti di fede e di rendimento di grazie vogliamo ripercorrere l’anno trascorso per sottolinearne alcuni momenti forti in cui si sono manifestate la bontà e la misericordia del nostro Dio.
Anzitutto, desidero ringraziare il Signore per l’ordinazione di un sacerdote e recentemente di nove diaconi. E’ stato un anno veramente di grazia, in questo senso, e oggi diverse comunità parrocchiali possono usufruire del ministero di questi giovani con grande vantaggio della pastorale e in specie di quella giovanile. Di questo risultato dobbiamo anche ringraziare quanti pregano e si adoperano, in Diocesi, per la pastorale vocazionale, in particolare il Seminario con i superiori, i docenti e gli animatori del Seminario Maggiore e Minore.
Un altro fatto assai positivo è stato l’avvio dell’Anno della fede, che ha visto tante persone, laici e giovani in particolare, impegnati e partecipi della celebrazione del 18 Novembre scorso. Voglia il Signore continuare a suscitare disponibilità ed impegno per testimoniare ogni giorno il suo amore in ogni ambiente di vita e di lavoro, che vede la presenza attiva di cristiani. La luce del Natale illumini la vita e le opere di ogni cristiano che vive e opera nella nostra comunità diocesana e civile affinché tutti possano trovare la strada che conduce al Signore e riconoscerlo come Salvatore.
Un terzo motivo di grazie è la Visita pastorale, che continua, di settimana in settimana, ed offre al mio ministero di Vescovo uno dei momenti più belli e ricchi di umanità, amicizia, fede e comunione ecclesiale. La visita permette alle comunità di verificare il loro cammino, sulla scia di quello diocesano, e di consolidare quella comunione indispensabile per un’azione incisiva e forte di missionarietà sul territorio. L’intera Diocesi si avvale di questo evento in quanto la crescita di una comunità favorisce quella delle altre e cementa il comune impegno di diventare Chiesa.
Ancora desidero ricordare l’Assemblea ecclesiale, che ha dato il via al Programma pastorale dell’anno in corso promuovendo una significativa riflessione sul Battesimo e l’evangelizzazione dei genitori nei primi anni di vita dei figli. La viva partecipazione è interesse sul tema lascia ben sperare in un forte rinnovamento della pastorale relativa a questa prima tappa della iniziazione cristiana che vede come protagonisti ,oltre che ai bambini, i loro genitori i padrini e i nonni e l’intera comunità cristiana con i suoi sacerdoti e catechisti.
Il rinnovo dei Consigli diocesani quello presbiterale e quello pastorale partecipazione e l’avvio della Scuola diocesana di formazione degli operatori pastorali permetteranno di rendere concreto l’impegno della comunione sul piano delle singole realtà locali e nei diversi ambiti pastorali, che necessitano di maggiore armonia e collaborazione.
Anche il Sinodo dei giovani, iniziato insieme all’anno della fede, sta dando i suoi frutti nei gruppi e nelle comunità. Diverse sono le esperienze in atto mediante le quali i giovani credenti si impegnano ad approfondire la loro fede in Cristo, a vivere nella comunità da responsabili e protagonisti e ad avvicinare i coetanei nei luoghi dove studiano, lavorano e passano il tempo libero per interessarli e coinvolgerli in una riflessione o in iniziative di incontro con la Parola di Dio. Ai ragazzi e ai giovani deve guardare con rinnovato spirito di servizio e di speranza la nostra Chiesa, se vuole superare la crisi di sfiducia e di scarsa speranza che l’attanaglia e le impedisce di vedere i segni potenti di Dio, che operano nella storia di oggi a favore del suo popolo e dell’umanità intera.
Lo Spirito Santo agisce nel cuore del mondo e in quello di tante persone che si adoperano per amare gli altri, mostrando, con la gratuità del dono di sé, la forza della fede e del Vangelo. L’azione di molteplici realtà ed organismi impegnati nel sociale sta lì a dimostrarlo ogni giorno. Le crescenti situazioni di povertà, che colpiscono anche famiglie che fino a ieri stavano relativamente bene e si trovano ora senza lavoro o senza un adeguato sostegno per le loro necessità anche più quotidiane, interpellano la Chiesa, ma anche la società politica, il mondo del lavoro e dell’impresa per trovare insieme vie di giustizia e di solidarietà così da affrontare la crisi partendo da questi valori fondamentali.
Desidero ringraziare l’esercito di volontari che operano con generosità e frutto per aiutare persone e famiglie ad affrontare la difficile situazione che stanno subendo. Tra queste ne segnalo una particolarmente acuta: si tratta di quelle famiglie che a causa della carenza di lavoro, non riescono a pagare l’affitto e rischiano lo sfratto per morosità incolpevole. Spesso sono famiglie che non vanno ai Centri di ascolto e non usufruiscono di altre fonti di sostegno. Ho chiesto per questo alla Caritas di promuovere una iniziativa straordinaria per farsi vicino a queste famiglie, comprenderne le reali difficoltà e aiutarle a trovare vie di una concreta soluzione del problema. A tale scopo sarà indetta una giornata diocesana di raccolta il cui ricavato sarà gestito parrocchia per parrocchia, come avvio di un accompagnamento che copra l’affitto o parte di esso, per circa sei mesi.
Le modalità concrete dell’iniziativa saranno comunicate dalla Caritas diocesana che assicurerà anche alle parrocchie il sostegno e una adeguata consulenza per la realizzazione di questa progettualità. Aggiungo un appello agli Enti privati e pubblici, proprietari di appartamenti a venire incontro alle esigenze di queste famiglie commisurando l’affitto alle concrete possibilità di ciascuna. E’ un obbligo morale che ogni componente della nostra società si faccia carico per la sua parte, di un supplemento di impegno per affrontare insieme uno dei problemi più spinosi che assilla migliaia di famiglie nella nostra città e territorio.
Sono certo, tuttavia, che la fede in Cristo e i valori umani, culturali e sociali, di cui è intrisa la vita e la storia della nostra Città e del suo Territorio, sono una riserva aurea alla quale possiamo attingere per guardare al futuro con speranza e fiducia. Eleviamo dunque il nostro canto ricco di fede e di speranza «In Te Domine speravi non confundar in aeternum». In te speriamo Signore non saremo confusi in eterno.
Fonte
Ultima modifica di Vaticanista; 04-01-2013 alle 15:07 Motivo: Come da richiesta del Cronista
Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche, di noi che siamo nella prova. E liberaci da ogni pericolo, O Vergine gloriosa e benedetta. Questa antica antifona mariana che la Chiesa recita al termine dell’ora di compieta, esprime molto bene il messaggio della festa di oggi, primo giorno dell’anno, in cui celebriamo la divina maternità di Maria, madre di Cristo e madre della Chiesa.
OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA,
ALLA MESSA NELLA SOLENNITA' DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
(Torino, Cattedrale, 1 gennaio 2013, ore 00,00)
Chiediamo protezione e rifugio a Colei che ci ha donato il Figlio di Dio, nostra benedizione e nostra pace. Perché i tempi non sono dei migliori e anche l’anno che inizia nasce sotto auspici non incoraggianti.
Come ci ha ricordato il Vangelo, essa custodiva nel cuore tutte le cose che le capitavano e meditava gli eventi della nascita del Figlio per accogliere in essi la volontà di Dio.
Custodire significa non lasciare cadere quanto Dio rivela mediante la sua Parola, ma anche i fatti della vita di ogni giorno. Beati coloro che custodiscono la Parola, dirà Gesù, e la conservano nel cuore, meditandola. Questo è certamente il cammino spirituale che siamo chiamati a sviluppare per nutrire la coscienza di quella luce di verità che permette di orientare i comportamenti sulla via del bene e del giusto e infonde quella speranza che ci dà forza per agire con coerenza.
Oggi in molti cristiani e anche uomini e donne di buona volontà la coscienza è come addormentata. Da qui nascono tanti compromessi con le culture dominanti che conducono alla separatezza tra ciò che si crede e ciò che si vive ogni giorno. La coscienza diventa sempre più debole nel suo richiamo interiore al bene e così elastica nelle sue regole morali da giustificare ogni comportamento.
Una coscienza assopita conduce all’impotenza e alla rassegnazione: realtà che impediscono di credere nella forza dirompente della verità e del bene e di lottare con impegno contro ogni forma di ingiustizia e di malaffare pagando se necessario il prezzo dell’emarginazione.
Un compito di grande impegno che si impone dunque all’educazione e alla testimonianza dei credenti è quello di risvegliare la coscienza, in ogni età della vita, nutrirla di valori positivi tratti dalla Parola di Dio e dall’esercizio della meditazione e dell’ascolto della voce di Dio che parla in noi.
Voi giovani in particolare con i grandi sogni e ideali che avete nel cuore potete spronarci a puntare in alto verso l’obiettivo di cambiare il mondo e renderlo più umano e insieme più divino.
Con la vostra forza e la nostra esperienza di adulti e anziani, animati da una coscienza vera e retta possiamo vincere questa sfida : crediamoci anche se ci sentiamo deboli e poveri, e operiamo uniti, con la stessa fede ed entusiasmo di Maria che si è fidata e affidata all’onnipotenza di Dio che per questo, ha fatto in lei cose grandi a favore di tutta l’umanità.
Rientra in questo obiettivo il tema della Giornata della pace che si celebra in questo primo giorno dell’anno.
Il Papa nel messaggio «Beati gli operatori di pace», ci indica tre ambiti decisivi su cui siamo chiamati a operare per essere costruttori della vera pace :
-difendere, promuovere la vita nella sua integralità: personale, comunitaria e trascendente. Dio ha immesso nel profondo della coscienza di ogni uomo il dovere di essere "custode" di ogni altra persona, aiutandola a vivere e non spingendola verso la morte!
-un secondo aspetto sollevato dal Papa riguarda il ruolo della famiglia, cellula base della società sia dal punto di vista demografico, etico, pedagogico e politico. Essa è uno dei soggetti indispensabili per educare ad una cultura della pace a cominciare dalle nuove generazioni.
Ricordo che la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani che si celebrerà a Torino nel settembre prossimo, avrà come argomento centrale la famiglia nelle sue valenze costitutive naturali e sacramentali e nel suo rilevante ruolo sociale, economico e culturale.
- e infine Papa Benedetto considera tra gli “operatori di pace” coloro che si impegnano a ricercare un nuovo modello di sviluppo che guardi all’uomo nella sua integralità, alla solidarietà e alla sostenibilità, con l’obiettivo di realizzare quel bene comune che ha alla sua base il valore fondamentale della persona umana e Dio come riferimento ultimo. In questo contesto, facendomi voce di tanti lavoratori che sono in cassa integrazione o in mobilità e di tanti giovani in cerca di un
lavoro chiedo con le parole del Papa di «perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti. In vista della realizzazione di questo obiettivo è precondizione una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società. A un tale bene corrispondono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti».
Tutte le realtà lavorative mi stanno a cuore, ma per l’importanza e il significato che ha nel nostro territorio e per il Paese, desidero richiamare la realtà dello stabilimento di Fiat Mirafiori. Ho apprezzato la volontà di assicurare il suo futuro produttivo e mi auguro che nei prossimi mesi del 2013 vi siano dei segnali concreti per un ritorno alla normalità del lavoro, anche per dare respiro al vasto indotto che da esso dipende, insieme alle speranze di tante famiglie.
Reagire alla crisi qui a Torino significa prenderne più viva coscienza e dunque superare quei sentimenti di impotenza e rassegnazione a cui a volte ci lasciamo andare. Se non riusciamo ad essere protagonisti della nostra vita, personale e sociale, continueremo a subire le decisioni che altri prendono per noi.
Di fatto mi pare che molti imprenditori, lavoratori e famiglie stiano reagendo con intraprendenza, spirito di sacrificio e responsabilità. Mi auguro e chiedo che facciano altrettanto le forze politiche impegnate in questo tempo di campagna elettorale, evitando di creare una situazione di disaffezione dalla partecipazione all’esercizio attivo della cittadinanza. E’ necessario che i messaggi offerti siano costruttivi e chiari, senza slogan e promesse troppo spesso disattese, indicando con realismo, ma anche con speranza, programmi e passi concreti da compiere sulla via della corresponsabilità nella faticosa ricerca del bene comune.
L’esempio di onestà, equità, giustizia e solidarietà deve venire dall’alto se vuole essere autorevole e capace di suscitare adesione e imitazione da parte delle giovani generazioni che scelgono di prepararsi a svolgere un servizio all’interno delle istituzioni. Occorrono scelte politiche coraggiose e lungimiranti non misurate solo sul breve periodo, ma aperte al futuro dei giovani che debbono pertanto essere protagonisti di questo momento storico del Paese.
Desidero infine ringraziare quell’esercito di volontari che operano con generosità e frutto per aiutare persone e famiglie ad affrontare la difficile situazione che stanno subendo. Tra queste ne segnalo una particolarmente acuta: si tratta di quelle famiglie che a causa della carenza di lavoro, non riescono a pagare l’affitto e rischiano lo sfratto per morosità incolpevole. Spesso sono famiglie che non vanno ai Centri di ascolto e non usufruiscono di altre fonti di sostegno. Ho chiesto per questo alla Caritas di promuovere una iniziativa straordinaria per farsi vicino a queste famiglie, comprenderne le reali difficoltà e aiutarle a trovare vie di una concreta soluzione del problema. A
tale scopo sarà indetta una giornata diocesana di raccolta il cui ricavato sarà gestito parrocchia per parrocchia, come avvio di un accompagnamento che copra l’affitto o parte di esso, per circa sei mesi. Le modalità concrete dell’iniziativa saranno comunicate dalla Caritas diocesana che assicurerà anche alle parrocchie il sostegno e una adeguata consulenza per la realizzazione di questa progettualità. Aggiungo un appello agli Enti privati e pubblici, proprietari di appartamenti a venire incontro alle esigenze di queste famiglie commisurando l’affitto alle concrete possibilità di ciascuna. E’ un obbligo morale che ogni componente della nostra società si faccia carico per la sua parte, di un supplemento di impegno per affrontare insieme uno dei problemi più spinosi che assilla migliaia di famiglie nella nostra città e territorio.
Facciamo risuonare dentro di noi l’invio dell’Apostolo: «Qui non si tratta di mettere in ristrettezza voi, per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza perché Dio ama chi dona con gioia» ( 8,13-15; 9,6-9). Maria Santissima ci conceda di credere come Lei nell’impossibile di Dio che nasce dalla fede in Lui e dalla preghiera incessante che nutre la carità.
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Ultima modifica di PaoVac; 04-01-2013 alle 13:58
Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
Colletta nelle parrocchie per pagare l'affitto a chi è in difficoltà
La «Giornata per la casa» promossa da Mons. Nosiglia in collaborazione con Caritas diocesana. Invito a enti proprietari di case perché mettano gli alloggi a disposizione
La crisi si combatte, oltre che con gli strumenti economici e sociali, con una più precisa consapevolezza dell’impegno di «cittadinanza» cui tutti siamo chiamati. Nell’omelia con cui ha aperto il 2013, alla mezzanotte del 1° gennaio in Cattedrale, Mons. Nosiglia ha lanciato una nuova proposta di vicinanza e solidarietà con chi è più colpito dalla crisi, illustrando però anche le ragioni profonde che, per i credenti, motivano tale impegno.
Nelle prossime settimane la Chiesa di Torino proporrà a tutte le comunità cristiane delle parrocchie un impegno comune per affrontare una nuova «emergenza di povertà» che la crisi sta portando allo scoperto: quella delle famiglie che, per mancanza di reddito, non riescono più a pagare l’affitto. È un altro anello della catena di impoverimento: la perdita del lavoro comporta non solo rinunce ai consumi, revisioni dei progetti di vita ma tocca ormai anche dimensioni essenziali come l’abitare. L’idea, allora, è di proporre un impegno comune di tutte le parrocchie affinché si raccolgano aiuti economici per il pagamento degli affitti almeno per 6 mesi, per evitare un’ondata di sfratti per morosità incolpevole che avrebbe effetti devastanti.
Le parrocchie
Sono le parrocchie a conoscere queste situazioni; e in molti casi interventi di sostegno in questo senso sono già in atto. Ma un impegno corale dell’intera diocesi renderà più visibile questo sforzo, e forse aiuterà anche a trovare strumenti normativi che allevino le situazioni più delicate. La Caritas diocesana, ha annunciato Mons. Nosiglia, sarà presente con un proprio sostegno economico diretto dove più necessario, e per offrire alle parrocchie ogni consulenza tecnica utile.
La «Giornata per la casa» viene preparata e sarà lanciata nelle prossime settimane. All’iniziativa Mons. Nosiglia ha accompagnato, sempre nell’omelia di Capodanno, un appello agli Enti pubblici e privati «proprietari di appartamenti a venire incontro alle esigenze di queste famiglie commisurando l’affitto alle concrete possibilità di ciascuna. È un obbligo morale che ogni componente della nostra società si faccia carico per la sua parte, di un supplemento di impegno per affrontare insieme uno dei problemi più spinosi che assilla migliaia di famiglie nella nostra città e territorio».
La figura di Maria
Questa nuova iniziativa contro la crisi si inserisce, ha spiegato Mons. Nosiglia, propriamente nel contesto della giornata di Capodanno, dove la Chiesa invoca la Vergine Maria come Madre di Dio, e celebra, dal 1968, la Giornata mondiale della pace – che significa, come ha ricordato nel suo messaggio papa Benedetto, un’attenzione specifica alla famiglia e agli operatori di pace. Maria, che «custodisce queste cose meditandole nel suo cuore», richiama ciascuno di noi al valore della «coscienza», della consapevolezza del nostro essere cristiani e cittadini. «Oggi in molti cristiani e anche uomini e donne di buona volontà la coscienza è come addormentata. Da qui nascono tanti compromessi con le culture dominanti che conducono alla separatezza tra ciò che si crede e ciò che si vive ogni giorno (…) Una coscienza assopita conduce all’impotenza e alla rassegnazione: realtà che impediscono di credere nella forza dirompente della verità e del bene e di lottare con impegno contro ogni forma di ingiustizia e di malaffare pagando se necessario il prezzo dell’emarginazione».
Mons. Nosiglia, guardando alla situazione del territorio torinese in questo inizio d’anno, ha voluto anche citare le ragioni di speranza collegate con la possibilità di una ripresa delle attività produttive nello stabilimento Fiat di Mirafiori: «Ho apprezzato la volontà di assicurare il suo futuro produttivo e mi auguro che nei prossimi mesi del 2013 vi siano dei segnali concreti per un ritorno alla normalità del lavoro, anche per dare respiro al vasto indotto che da esso dipende, insieme alle speranze di tante famiglie.
Le elezioni
Sempre nell’omelia di Capodanno l’arcivescovo ha ricordato le prossime scadenze elettorali in Italia, augurandosi che «le forze politiche impegnate in questo tempo di campagna elettorale» evitino di «creare una situazione di disaffezione dalla partecipazione all’esercizio attivo della cittadinanza. È necessario che i messaggi offerti siano costruttivi e chiari, senza slogan fatti di promesse troppo spesso disattese, indicando con realismo, ma anche con speranza, programmi e passi concreti da compiere sulla via della corresponsabilità nella faticosa ricerca del bene comune. L’esempio di onestà, equità, giustizia e solidarietà deve venire dall’alto se vuole essere autorevole e capace di suscitare adesione e imitazione da parte delle giovani generazioni che scelgono di prepararsi a svolgere un servizio all’interno delle istituzioni».
(sintesi dell’omelia di Capodanno a cura di Marco Bonatti)
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Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
Nomine e trasferimenti (2 gennaio 2013)
Nomine
Don Bileo Dominic Matoni, del Clero diocesano di Arua (Uganda), è stato nominato assistente religioso presso l’Ospedale Mauriziano di Torino. Sostituisce don Tomaso Occelli, che ha terminato il suo mandato;
don Giovanni Mantello, parroco di S. Maria di Testona in Moncalieri, don Lorenz Seiser e don Michael Teipel - del Clero diocesano di Freiburg im Breisgau - parroci in solido di Baden-Baden, sono stati nominati canonici onorari della Collegiata di S. Maria della Scala e di Testona in Moncalieri.
Adorazione per il clero
Martedì 8 gennaio, alle 21, nella chiesa di S. Maria di Piazza in Torino si tiene l’ora di adorazione mensile per sacerdoti, religiosi e diaconi permanenti.
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Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
Cristologia e fede alla settimana di Diano
Dal 7 all'11 gennaio 2013 il tradizionale appuntamento di aggiornamenti per i preti della Diocesi. ISCRIZIONI entro il 14 dicembre
Torna anche quest’anno, da lunedì 7 a venerdì 11 gennaio 2013, la settimana di aggiornamento a Diano Marina per i preti della nostra diocesi: al centro dell’attenzione sarà la tematica «Gesù Cristo, cuore della nostra fede».
Nella cornice dell’Anno della Fede che stiamo vivendo, la settimana residenziale intende offrire al nostro presbiterio la possibilità di ritornare su temi di cristologia, che perlopiù tendono a non essere riconsiderati (perché apparentemente considerati ovvi e noti) dopo gli anni della formazione teologica iniziale. Il tentativo è di presentare alcuni nodi della cristologia contemporanea, evidenziandone le possibili ricadute pastorali nel contesto culturale odierno.
Si inizierà verificando come la possibilità di una riduzione dell’identità di Gesù non abbia rappresentato solo l’esito delle eresie antiche, ma costituisca motivo di vigilanza per ogni stagione ecclesiale. Il programma prevede, poi, una prima tappa dedicata all’identità unica di Gesù: come è possibile tenere insieme il dogma di Calcedonia (Gesù, vero Dio e vero uomo) e la storia effettiva di Gesù? Come è possibile dire oggi, in modo significativo, l’umanità del Signore?
In seguito, ci interrogheremo sulla salvezza donata da Gesù: verificando la testimonianza del Nuovo Testamento al riguardo; soffermandoci sul come esprimerla oggi in termini significativi; ponendoci la questione del valore universale della salvezza cristiana (solo in Gesù c’è salvezza?) e puntualizzando qualche linea sul valore salvifico delle altre tradizioni religiose.
In questo percorso – che tocca il cuore della nostra fede e della nostra vocazione – saremo aiutati dagli interventi di alcuni docenti della nostra facoltà teologica (Giovanni Ferretti, Andrea Pacini e Alberto Piola) e di altre figure significative del panorama teologico italiano: Alberto Cozzi della sede di Milano della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; Romano Penna, biblista, della Pontificia Università Lateranense; e Maurizio Gronchi, della Pontificia Università Urbaniana.
Accanto alla possibilità di solido nutrimento teologico, saremo favoriti dalla consueta accoglienza della casa, dal clima di fraternità tra noi e dalla possibilità di un ulteriore incontro con il nostro Arcivescovo nella mattinata conclusiva.
La settimana è aperta a tutti i presbiteri, le iscrizioni sono in corso presso la segreteria dei vicari in Curia fino al prossimo 14 dicembre.
Germano GALVAGNO
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 25 novembre 2012
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Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)