Cronache
della diocesi di Avellino
Anno 2013
Cronache
della diocesi di Avellino
Anno 2013
Voglio svegliare l'aurora!
Carissimi,
Vi ricordo che il prossimo 8 gennaio 2013 – alle ore 18 – ci ritroveremo in Cattedrale intorno al nostro Vescovo per la celebrazione della Santa Messa nella giornata pro-episcopo.
Vi aspetto. Buon inizio d'anno.
Fraternamente.
Don Sergio Melillo
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Voglio svegliare l'aurora!
Eccellenza ,
la celebrazione di questa sera è un rendimento di grazie al Signore. Il tema del nostro incontro ecclesiale lo cogliamo nella Sua appassionata ricerca del common ground (territorio comune) che espliciti il senso di un percorso pastorale nel tempo donato dal Signore. L’attenzione al “common ground” traspare dalla trama tessuta
dagli eventi ecclesiali. Dall’apertura dell’Annus Fidei, alla ordinarietà della vita pastorale parrocchiale. L’Anno della Fede è d’auspicio di autentica conversione, di rinnovata esperienza di fede. E’ tempo per parlare di Dio ai nostri contemporanei. Un Anno di Grazia che coincide con il riconoscente ricordo del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II° e del ventennale del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel Motu Proprio Porta Fidei il Santo Padre Benedetto XVI ne svela il senso: Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). Anche l’uomo di oggi può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù… (cfr Gv 4,14)… (n. 9). Abbiamo condiviso con Lei l’apertura dell’Anno della Fede nel pomeriggio dell’11 ottobre scorso con un cammino processionale, memoria dell’evento conciliare come nel lontano 1962. Una fiaccolata che ha illuminato la notte, dalla Chiesa del Rosario alla Cattedrale con l’Azione Cattolica, i Gruppi Ecclesiali, l’AGESCI, le Confraternite, i Parroci, i Sacerdoti, i Diaconi e i Religiosi con circa tremila fedeli provenienti dalle parrocchie della Diocesi. Questo evento ci ha fatto crescere nella consapevolezza che la professione di Fede chiede impegno educativo per la trasmissione dei contenuti sostanziali del Credo. Pertanto, va tracciato un itinerario mettendo in campo le migliori risorse spirituali e pastorali. Se è vero che la fede in Gesù Cristo esige un rapporto personale, l’atto di fede va vissuto comunitariamente, dire: Io Credo presuppone il Noi Crediamo. La gioia della fede va condivisa. Afferma l'apostolo Giovanni, “quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi... perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1, 3-4). Educare alla fede le nuove generazioni è un compito ineludibile ed è necessariamente coinvolgente tutta la comunità cristiana: dalle parrocchie alle aggregazioni laicali. In quest’orizzonte la pastorale giovanile e l’ufficio liturgico vanno attuando un ciclo di catechesi - “Questa è la nostra Fede”-, tre tappe con il vescovo in significativi luoghi ecclesiali: la Basilica Paleocristiana della SS.ma Annunziata di Prata P.U. e lo Specus Matryrum di Atripalda che culmineranno nel “Mistero pregato” della Settimana Eucaristica, frutto del II° Congresso Eucaristico Diocesano(2010) “Il Pane che io darò è la mia carne per la Vita del mondo” (Gv.6,51). Inoltre, sono stati ideati incontri per proporre il messaggio evangelico con una pluralità di voci: delle Immagini più rappresentative del cinema contemporaneo; della Musica, attraverso la proposta di brani classici e contemporanei; della Parola...quella di Dio che si fa carne in Gesù Cristo. D’altronde, la Chiesa ha sempre sapientemente utilizzato il 2 linguaggio delle arti per mostrare la bellezza del suo immutabile messaggio di salvezza! La proposta delle Sinfonie dello Spirito, via pulchritudinis, via della bellezza, attua un originale e virtuoso percorso artistico, estetico e di fede. L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Giuseppe Moscati”, impegnato nel campo culturale, ha previsto incontri periodici di approfondimento teologico sulla Fede curati dal prof. Gaetano Di Palma della Facoltà Teologica di Napoli. Nelle temperie d’oggi si è inteso valorizzare la cura degli ambiti propriamente pastorali: la catechesi, primo atto educativo della chiesa, che accompagna la crescita del cristiano, trasmette i contenuti della fede ed educa la ‘mentalità di fede’, iniziando alla vita ecclesiale anche con l’apporto delle attività della pastorale scolastica e dell’insegnamento delle religione cattolica. La liturgia, «luogo educativo e rivelativo» in cui la fede prende forma ed è trasmessa. La carità che educa il cuore dei fedeli e rivela il volto di una comunità aperta al servizio, alla partecipazione corresponsabile a sostegno degli ultimi, con la qualificata presenza nelle foranie dei “centri di ascolto caritas”. Nella odierna difficile congiuntara economica e valoriale si avverte nella nostra Chiesa l’urgenza della formazione alla fede quale ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria attingendo alla comune tradizione spirituale. L’Anno della Fede è davvero una risorsa della pastorale, con la riscoperta della religiosità popolare, dei pellegrinaggi o verso i santuari che sono giacimenti spirituali immensi e, come si va operando, nel rivalutare antiche aggregazioni laicali quali le Confraternite con il loro universo solidaristico. La pastorale diocesana va in questa direzione a partire dalla formazione e aggiornamento del presbiterio incentrata sui testi del Vaticano II° e del Catechismo della Chiesa Cattolica per una ”Spiritualità Diocesana”, dei diaconi permanenti e dei religiosi, alla pastorale vocazionale, alla cura della pastorale parrocchiale, dall’associazionismo, delle comunicazioni sociali, al restyling del sito web diocesano, alle problematiche del mondo giovanile, del lavoro, della scuola e delle famiglie, nell’attenzione alle strutture diocesane con interventi di recupero dei beni culturali, con il restauro, di consolidamento degli edifici di culto e la razionalizzazione della struttura diocesana. La Consulta Diocesana dell’Apostolato dei Laici si è molto attivata nel campo della formazione sociale con la progettazione di percorsi che tendono a coinvolgere le associazioni e tutte le risorse pastorali e culturali diocesane: le parrocchie, le foranie, gli uffici diocesani, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giuseppe Moscati” ed il Terzo Settore. In questo verso la sezione locale dei Giuristi Cattolici sta svolgendo una programmazione formativa sul rapporto tra l’impegno professionale nel campo del diritto e la vita cristiana. E’, infatti, “La conoscenza della fede che introduce alla totalità del mistero salvifico rivelato da Dio…” (Porta Fidei,10). E’ questo il tema formativo posto in cantiere dall’Ufficio Catechistico Diocesano con i catechisti parrocchiali e l’Azione Cattolica, per “quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo”. Laboratori pastorali per conoscere e studiare alcune costituzioni conciliari: la Dei Verbum, la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes. La Caritas, per animare e testimoniare la carità, ha in itinere un percorso formativo, con periodici appuntamenti spirituali e di verifica pastorale con i volontari dei Centri d’Ascolto, dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, del centro “La Rete-Mons. M. Todisco”, delle opere segno, della casa della fraternità “Mons. Antonio Forte” e le Caritas parrocchiali, La pastorale sociale e del lavoro con il progetto “Policoro” ha dato vita all’iniziativa “la gabbia della restituzione”, recuperando la tradizione del Monte di Pietà, con la raccolta di un centesimo al giorno da destinare ai figli di genitori che abbiano perso il lavoro. Si cerca così d’interpretare la partitura musicale della Fede, che va conosciuta ed approfondita, con un’esecuzione orchestrale sinfonica affinché Dio sia al primo posto. Osare, per così dire, l’esperimento di Dio per permettere che operi nella nostra società (Benedetto XVI). Eccellenza sotto lo sguardo della B.V. Maria, l’Assunta che si venera nella Cattedrale, con la sua saggia e paterna guida procediamo in Nomine Domini!
Mons. Sergio Melillo
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Voglio svegliare l'aurora!
Abbiamo appena ascoltato “amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio” (1Gv 4,7). E’ davvero una esortazione che dà un'energia tonica che pervade tutti. L’amore fraterno vissuto è davvero il segno del nostro “essere generati da Dio”. Davvero conosceremo che “Dio è amore” se, grazie alla condivisione del pane spezzato per noi, Gesù Cristo faremo esperienza dell’amore fraterno sorgente della vera comunione con il Padre, il Figlio Gesù, lo Spirito Santo e tra noi. Questa giornata, voi lo sapete, va oggettivata: non è tanto giorno della mia persona, quanto giorno del Vescovo, o meglio della chiesa locale: EPISCOPUS IN ECCLESIA, ECCLESIA IN EPISCOPO. E l'aspetto più emergente e bello di oggi è che ci siamo tutti: il vescovo, le Autorità Civili e Militari, che ringrazio, i Sacerdoti e i Diaconi di questa diocesi; voi Religiose, Seminaristi e Laici; voi, familiari e Amici: Quant'è bello e corroborante che i fratelli siano insieme. Grazie a tutti
* * *
Un bambino giorni fa, a Natale mi ha visto in abito corale e mi provocato: “Perché sei vestito così?” Questo è l’abito del vescovo” ho risposto. “Cos'è un Vescovo?”, ha ribattuto subito. Una domanda da grandi sulla bocca di un piccolo! Perciò, attingendo da me, che sono ancora spiazzato per ciò che il Papa mi ha … fatto 8 anni or sono, e tuttora proteso ad introiettare qualche briciola delle virtù congeniali al Vescovo, cercherò di rispondere a tale domanda: cosa è un Vescovo? E così mi condanno da solo; perché se voi riscontraste solamente qualche cosa in me di quello che verrò dicendo, voi potreste dire: “è ancora troppo poco”; e, se invece non ci fosse niente, voi potreste aggiungere: “Hai descritto quello che non sei”. Mi affido alla vostra benevolenza! Ma mi sembra utile ripassare oggi la carta d'identità oggettiva del Vescovo, quale Gesù l’ha inventato.
1) Il Vescovo è un uomo!
Un uomo: con una storia. Con la famiglia d'origine. Con una psicologia peculiare. Con le sue inclinazioni culturali. Con educatori che lo hanno plasmato. Con riverberi ambientali di dove è cresciuto. Con paure che lo afferrano. Con speranze che lo sospingono. Con irritazioni che lo agitano. Con limiti che lo coartano. Facendo eco al libro dei Proverbi che afferma: “una donna perfetta chi potrà trovarla?” (31,10) io replico: “un vescovo senza limiti è ancora da inventare!”. Gli uomini scelti da Gesù Cristo, voluti espressamente e deliberatamente da lui, erano esattamente “questi” uomini: passionali; impetuosi; entusiasti e depressi; generosi e incostanti; intuitivi e refrattari; spavaldi e pavidi; votati alla causa e tuttavia anche transfughi. Ecco perché San Paolo – quasi autodefinendosi – disse: “siamo vasi di creta” (2Cor 4,7). “Dio ha scelto ciò che è debole” (1Cor 1,27). Eppure all’“uomo-Vescovo” vengono “precettate”, dagli stessi Apostoli, autentiche collezioni di virtù umane da conquistare e da esercitare; ad esempio: - irreprensibilità; sobrietà; prudenza; dignità; ospitalità; benevolenza; pacatezza (Cfr. 1Tm 3,2-3). - affabilità; self-control; equilibrio; assennatezza; beneficenza; temperanza; sincerità (Cfr. Tit 1,7). Ecco perché viene detto al Vescovo, prima della sua consacrazione: “Dio porti a compimento l'opera che è iniziata in te” (Rito N. 43; cfr. Fil 1,6). Come a dirgli: non sarà mai finita! La personalità del Vescovo è un laboratorio incessante.
2) Il Vescovo è un chiamato
“Chiamò a sé quelli che ‘voleva’” dice il Vangelo, riguardo ai 12 Apostoli (Mc 3,13). “Nessuno può attribuirsi questo compito, se non chi è chiamato” (Eb 5,4). Il Vescovo non è dunque un volontario, bensì un designato, un eletto. Non è un incaricato a ore, ma è un apostolo a vita. Non è possessore, ma è amministratore: non gli è data autonomia, ma gli è chiesta fedeltà (Cfr. 1Cor 4,2). Eppure egli non deve mai sentirsi un “costretto”; bensì deve dedicarsi “di cuore” al proprio compito (Cfr. Pt 5,2). Non deve rinfacciare le proprie fatiche, ma benedire chi lo ha ritenuto degno di tanto compito (Cfr. 1Ts 3,9). Non deve mai, sulla terra, “presentare il conto” del proprio lavoro, perché quel conto è in mano solo a Dio; finché il Vescovo è in vita deve autostimarsi come “servo inutile” (Lc 17,10).
3) Il Vescovo è un “uomo di Dio” (1Tm 6,11)
- Il vero referente del Vescovo è Dio,
• il Padre celeste che lo ha “dato” a Cristo (Cfr. Gv 17, 9);
• Dio Figlio che lo ha scelto come apostolo (Cfr. At 1,2);
• Dio Spirito Santo che lo abilita a reggere una Chiesa (Cfr. At 20,28).
- Da Dio, il Vescovo “riceve gli ordini”: cioè la Parola, l'autorità, la forza, l'ispirazione, la grazia; a Dio, in definitiva, il Vescovo rende conto del proprio essere e del proprio agire interiore ed ecclesiale.
- Il primo compito-dovere-esigenza-urgenza del Vescovo, è dunque la preghiera:
• preghiera come immersione costante in Dio, 24 ore su 24;
• preghiera come tempo specifico di “udienza” reciproca con Dio;
• preghiera come Liturgia, cioè voce di tutta la propria Chiesa, con tutta la Chiesa.
- Il compito parallelo del Vescovo è quello di fondarsi, ogni giorno, di più nella verità di Dio: cercarla per trovarla, e trovatala, cercarla sempre di nuovo. Così da poter garantire, per quanto possibile, che la propria parola non è parola di uomini, discutibile o opinabile, ma parla di Dio, cioè verità (Cfr. Ts 2,13).
- Se Dio è il vero referente e il definitivo giudice (1Cor 4,4) del Vescovo, Egli non può manomettere, contraffare, falsificare, secernere, a proprio comodo, la Verità di Dio (Cfr. 2Cor 4,7) “cercando di piacere agli uomini” (1Ts 2,4); ma, anche a costo della vita, è tenuto a custodire, testimoniare, proclamare “il pensiero di Cristo” (1Cor 2,16) che è il Vangelo della salvezza dell'uomo (Cfr. Ef 1,13).
4) Il Vescovo è per la Chiesa
- Affinché la Chiesa venga edificata ben ordinata come abitazione perpetua di Dio (Cfr. Ef 2, 21). Le pietre più preziose di questa Chiesa sono i SANTI come ci ricorda la liturgia .
- La passione del Vescovo, l'amore spasimante e indissolubile del Vescovo è la Chiesa, realizzata e focalizzata nella propria Chiesa o Diocesi.
- Egli deve e sente di amare la Chiesa come Cristo. In comunione inossidabile con il Papa e i Vescovi di tutta la Chiesa. Nessun sacrificio è capace di fermare tale amore. Nessuna sofferenza, nessuna delusione, nessuna ottusità può spegnere l'amore del Vescovo per la propria Chiesa. Se così fosse, il Vescovo sarebbe azzerato, cioè nulla. Come lo sono un padre o una madre in cui si spenga per sempre l'amore al figlio cui hanno dato la vita.
- Questo amore esige virtù, non più solo dal volto umano, ma dal profilo divino, perché sono frutti dello Spirito Santo: “fede, carità, forza di grazia, magnanimità, coscienza pura, impavidità, parresìa – cioè franchezza e inequivocità nell'esporre il Vangelo – pazienza, pastoralità” (Cfr. lettere a Timoteo, a Tito ai Galati 5,22).
- L'ambizione del Vescovo sarebbe quella di sperimentare ciò che è scritto nel Salmo 128: “i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa”: cioè la gioia di riscontrare:
• una Chiesa che non lo “giudichi” ma lo sappia accogliere; aiutare e che abbia la gioia di raccogliersi intorno a Lui;
• una Chiesa che non eccepisca ad ogni sospetto, ma che, per quanto possibile, anteponga perennemente la fiducia;
• una Chiesa che sappia apprezzare e non misconoscere i doni di cui Dio l’ha dotata, e non evadere in ciò che non ha;
• una Chiesa che non imputi l’eventuale propria inerzia di gregge spappolato alla insufficienza di direttive, magari neglette se non snobbate;
• una Chiesa fiera di essere “Sacramento” di vita divina e di unità fra “questi” uomini e non immeschinita da piccinerie di chi non sa andare oltre la propria percezione.
• e perciò: una Chiesa rasserenata, rianimatrice, creativa, maieutica; cioè: il contrario esatto di “sussurrona” (Siracide 21,31), deprimente, negativa, diffidente.
5) Il Vescovo è intessuto con l'umanità
Rimane ancora una domanda: il Vescovo ha qualcosa a che vedere con la Società? È relegabile e competente solo nella propria sfera confessionale, o è destinato ad avere qualche influsso sul mondo, sulla storia, sulle Nazioni, sul Territorio che costituisce la sua propria Diocesi?
- C'è una parola illuminante di Paolo VI: “se il mondo si sente estraneo alla Chiesa, la Chiesa non si sente estranea al mondo, qualunque sia l'aspetto sotto il quale il mondo si presenta e qualunque sia l'atteggiamento che il mondo le ricambia”.
- Nessuna competenza gestionale della Chiesa e, a fortiori del Vescovo, nelle “cose di Cesare” (Matteo 22,21). “I Vescovi – scriveva Giovanni XXIII, riecheggiando Rosmini – devono astenersi dal prendere parte a qualsivoglia politica e controversia e dal dichiararsi per una o per l'altra frazione o fazione” (Giornale dell'anima, 1961, p. 313).
- Ma perenne attenzione il Vescovo deve alle sorti della società: a ciò che avviene; alle gioie-speranze, tristezze, angosce dell'uomo nel mondo, per saper puntare come un faro di luce e offrire, su ogni situazione, la parola del Vangelo, che è la verità sull'uomo e dell'uomo e per poter spronare, a ragion veduta, i fedeli della Chiesa – che sono cristiani e cittadini ad un tempo – a impegnarsi e a recare il loro contributo, quasi come “anima del mondo” (Lettera a Diogneto, VI, 1; Cfr. Gaudium et Spes, proemio). Quasi a ripresa di ciò, oggi – da più parti e non solo “confessanti – si torna a desiderare che sorgano personalità autenticamente cristiane che possano dare e fare un po’ di luce nel travaglio di questo tempo.
- La parola o l'interessamento, al riguardo della società umana, da parte del Vescovo non è, né deve essere, ingerenza indebita e incompetente; come la sua discrezione e il suo eventuale silenzio non è, né può essere imputato quale ignavia o assenteismo. Si tratta di quella originalissima e delicatissima “postura” vissuta e poi precettata da Cristo: “siate nel mondo, ma non del mondo” (Giovanni 17,11). Lungi dal chiudersi in una torre d’avorio, la Chiesa viene sollecitata addirittura a provare “simpatia” verso l’umanità e Paolo VI è giunto ad affermare che la Chiesa debba essere “ancella dell'umanità” (Cfr. Paolo VI Omelia alla IX sessione del Concilio Vaticano II, 07.12.1965). - Se non fossero serpeggiati tanti pregiudizi o disinformazioni, si potrebbe fare l'inventario di quanto i Vescovi – in primis, il Vescovo di Roma – hanno contribuito alla vita, alla civiltà, alla cultura dell'umanità, sia in forza del loro specifico e peculiare compito, sia, di riflesso, mediante “le luci, gli stimoli e le forze” (Gaudium et Spes, 72) che promanano dalla visione cristiana della storia.
Grazie a tutti
Carsissimi Autorità, Ospiti, Sacerdoti, Religiosi, Diaconi, Seminaristi, Laici, ho preferito compiere con voi, oggi, un percorso oggettivo sulla figura teologale del Vescovo, più che incentrare la vostra attenzione sulla mia specifica e contingente persona. Ma credo che risulterà con evidenza solare che, dentro a quanto ho detto, c'è un pensoso mio timido esame di coscienza autobiografico, mentre non cessa lo stupore per l'enormità di compiti e di responsabilità posta sulle mie spalle, dal giorno in cui mi hanno letteralmente e materialmente soggiogato con il Libro dei Vangeli, posto sul capo, mentre il Cardinal Sepe mi intimava queste parole del Rito: “annuncialo con grandezza d'animo e dottrina” (Rito N. 55). E, parimenti, spero che risulti, oggi, con pari perspicuità, ciò che io provo di affetto e di premura, nel mio animo, per questa diocesi, per questa Città, per questa Provincia. Voglio dire alle Autorità qui presenti di contare sempre su questo Vescovo, come su uno che, mentre li ringrazia per la loro amicizia, vorrebbe sempre operare per il bene integrale di questa loro, mia e nostra Comunità. Voglio dire a tutti quella parola che ripetiamo ad ogni Messa: “SURSUM CORDA”, e che confina con l’altra: CORAGGIO; e che, poi, è sinonimo di “forza d'animo”, di “maturità umana”, di “vigore di spirito”, di “ardimento di volontà”: Forza Avellino! Voglio dire ai Sacerdoti; ai Diaconi; ai Seminaristi; ai Religiosi-Religiose; ai Laici: ormai ho dato fondo a tutte le mie risorse per dirvi il mio amore, o meglio: quell'amore che Iddio mi ha posto nel cuore per voi; e ciò sarà per sempre. Ripeto a voi, parola per parola, ciò che San Paolo testimoniava di Timoteo:
Seguitemi da vicino:
- nella dottrina: ed è concordia di magistero;
- nel modo di vivere: ed è fedeltà alle regole;
- nei progetti: ed è l'azione e il progetto pastorale;
- nella fede: ed è il “consensus fidei”, l'ortodossia;
- nella magnanimità: ed è avere grandi vedute;
- nella carità: ed è comunione;
- nella pazienza: ed è la perseveranza;
- nella sofferenza: ed è essere l'uno “cireneo” dell’altro.
E a voi Laici ribadisco la parola e l'invito di sempre: la Chiesa non è del Vescovo, né dei preti, né di religiosi, né dei laici, né dei gruppi: è di TUTTI. Solo tutti e solo l’unione di tutti realizza quella Chiesa che Gesù ha creato con il suo sangue. Senza comunione, non c’è la Chiesa di Cristo. Senza impegno, non c'è il cristiano autentico. A tutti: grazie per questo giorno di Chiesa che stiamo vivendo!
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La Caritas Diocesana presenta il Dossier statistico sull'immigrazione
Venerdì 25 gennaio, ore 10:00
Prefettura di Avellino, Corso v. Emanuele 1
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Seminario di studi sul bene comune
Sabato 12 Gennaio 2013, presso il Palazzo Vescovile di Avellino, si terrà un seminario di studi su
"BENE COMUNE. INSIEME PER COSTRUIRE IL FUTURO",
organizzato dal Movimento Irpino per il Bene Comune
PROGRAMMA
- Saluto del Vescovo di Avellino, Mons. Francesco MARINO
RELAZIONA
Prof. Giovanni TURCO
Docente di Filosofia Politica presso l'Università degli Studi di Udine.
Seguirà dibattito.
Ulteriori informazioni sull'iniziativa e sul Movimento Irpino per il Bene Comune sono disponibili a questo link
https://www.facebook.com/MovIrpinoBC
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Per rispondere all’isolamento delle famiglie in difficoltà e prevenire l’abbandono di bambini e ragazzi occorre una forte attivazione della società civile. Ogni famiglia è “chiamata ad accogliere” il vicino, specie quando è in difficoltà, soprattutto se si tratta di bambini, ragazzi e famiglie bisognose proprio di accoglienza familiare.
Occorre rilanciare una cultura della vicinanza e della solidarietà comunitaria, cheaiuti le famiglie a camminare nei sentieri dell’aiuto reciproco, del supporto ai più deboli, del sostegno diurno e dell’affido part-time di bambini e ragazzi, … fino alle forme più impegnative dell’affido familiare residenziale.
Per rispondere a tale chiamata è importante informarsi e formarsi poichè a volte ... PENSANDO DI FARE DEL BENE O DI AIUTARE IL PROSSIMO commettiamo involontariamente degli errori, semplicemente perché non conosciamo i meccanismi e le dinamiche che regolano certe situazioni.
A tal fine il giorno 14 gennaio alle ore 19,00 presso la sede dell'ass.ne Progetto Famiglia Affido, in Avellino alla Via Pianodardine, 39/41, nel Centro Diocesano per la Famiglia (Casa Nicodemi) parte il primo incontro di formazione per famiglie che vogliono aprirsi all'accoglienza.
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Carissimi, vogliate non mancare al dibattito che si terrà il 1° Febbraio al palazzo Vescovile di Avellino – alle ore 18 - con gli interventi di Sua Eccellenza Monsignor Francesco Marino, del Segretario Nazionale del Movimento per la Vita Paola Mancini, del Responsabile regionale di MpV Antonio Pintauro, della dott.ssa Wanda Della Sala, Presidente e Responsabile del C.I.F. di Avellino e di Fabio Pelosi, Presidente e Responsabile legale di MpV Avellino.
E' un'ottima occasione per tentare di smuovere qualche coscienza addormentata sui temi a noi cari. La discussione trarrà spunto dalle parole del Signore."Amatevi l'un l'altro come Io ho amato voi !" Quale miglior modo per fare ciò che il Maestro desidera se non quello di dare voce a chi non ce l'ha? L'amore per l'"altro" si dimostra anche così: battendosi affinchè il più "piccolo" non perisca.
In quell'occasione si discuterà e si promuoverà l'iniziativa messa in campo dai MpV dei 21 Paesi appartenti all'Unione Europea: "UNO DI NOI", attraverso la quale si tenterà di raggiungere almeno un milione di firme nei 21 Paesi per richiedere all'Unione Europea di inserire all'interno della Costituzione Europea quelle norme che riconoscano la protezione giuridica della dignità e del diritto alla vita di ogni essere umano e di non finanziare quelle pratiche sanitarie e di ricerca che presuppongano l'utilizzo e la distruzione di embrioni umani.
L'EMBRIONE è UNO DI NOI !!
Vi aspetto, non mancate !
Il Presidente Fabio Pelosi
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SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI
18-25 gennaio 2013
Quel che il Signore esige da noi(cfr. Michea 6, 6-8)Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita a riflettere sull’importantissimo e ben noto testo del profeta Michea: “Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio” (6, 6-8). Sabato 19 gennaio 2013 – alle ore 18 nel Duomo di Avellino - si terrà l’incontro di preghiera ecumenico con la presenza dell’arcivescovo di Napoli Sua Em.za il Cardinale Crescenzio Sepe, del nostro vescovo S. E. mons. Francesco Marino e di ministri di culto di diverse confessioni cristiane.
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