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Discussione: Notizie sulle strutture sanitarie di ispirazione cattolica

  1. #21
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    Forse sarebbe meglio aspettare l'esito delle indagini, (spesso ci si dimentica che la presunzione di innocenza fino a prova contraria vale anche per i preti).
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  2. #22
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    Idi, stop alla mobilità per 405 dipendenti
    Papa: «Auspico soluzione positiva»

    ROMA - Accordo nella notte tra il gruppo Idi e i sindacati sul rilancio dell'ospedale: la procedura di mobilità per 405 operatori è stata bloccata. Appello anche da Papa Francesco questa mattina che salutando all'udienza generale un gruppo di dipendenti dell'IDI, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata in crisi anche finanziaria, ha auspicato che «quanto prima si possa trovare - ha detto - una positiva soluzione in una situazione così difficile».
    Accordo nella notte. «La procedura di mobilità per 405 esuberi strutturali viene ritirata a fronte della implementazione» di «azioni concordate fra le Parti tutte finalizzate a contribuire al risanamento del bilancio delle strutture». È quanto sottoscritto, nella tarda serata di ieri, nel verbale di accordo tra l'amministrazione Idi e i sindacati. Le parti «concordano di sollecitare la Regione Lazio a riconvocare al più presto il tavolo di crisi per esaminare congiuntamente il presente accordo, proseguire il confronto già avviato e, visto l'indiscutibile stato di crisi, autorizzare la concessione della CIG in deroga nei limiti già concordati fra le Parti. In tale sede, la Direzione formalizzerà la chiusura della Procedura di Mobilità in essere».

    Fonte: http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRON...e/264318.shtml
    Ogni giorno che passa è un giorno in meno - COMING SOON!

  3. #23
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    Accordo per l’Idi. Intervista con il cardinale Versaldi

    E’ stato raggiunto ieri l’accordo tra Regione Lazio, Gruppo Idi (Istituto Dermopatico dell’Immacolata) e sindacati: la procedura di mobilità per 405 dipendenti dell'Idi è stata ufficialmente ritirata. I licenziamenti sono stati così scongiurati. La Regione ha concesso la Cassa integrazione in deroga fino a 200 dipendenti. Sulla crisi che ha coinvolto la struttura ospedaliera retta dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione e sull’impegno del Vaticano per aiutare a risolverla, Sergio Centofanti ha intervistato il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e delegato pontificio per la Congregazione religiosa:

    R. – Io sono stato chiamato dopo la metà di febbraio dalla Santa Sede, con nomina pontificia, come delegato pontificio per la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione all’interno della quale c’era questo grosso problema degli ospedali in sofferenza da mesi, con situazione anche di allarme sociale perché – appunto – con la mancanza di fondi c’era anche mancanza di erogazione degli stipendi, nonostante che i dipendenti, pur senza stipendio, lodevolmente avessero continuato la loro attività, seppur in maniera ridotta. Questo ha avuto il significato, da parte di Benedetto XVI, di dare un aiuto alla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione ma anche alla soluzione di questi gravi problemi che si trascinavano da mesi: quindi, è un segno di vicinanza della Santa Sede che non voleva sostituirsi alla Congregazione, ma dare un segnale di supporto e di aiuto.

    D. – Quale lavoro è stato fatto dalla sua nomina?

    R. – Appena nominato, mi sono adoperato per avere dei collaboratori, ovviamente. Ho nominato due vicari. Per gli aspetti più interni alla vita religiosa mons. Filippo Iannone, vicegerente di Roma, che già aveva fatto una visita apostolica nella Congregazione e quindi era già in grado di avere una conoscenza della situazione interna. Poi, ho nominato il professor Profiti, del Bambin Gesù, come mio vicario per quanto riguardava gli aspetti più propriamente sanitari, economici e finanziari che erano il grosso e urgente problema da affrontare. Da lì ha preso il via un lavoro molto intenso, fino a ieri – possiamo dire. Una équipe dello stesso ospedale del Bambin Gesù, quindi già collaudata in quella materia, si è adoperata innanzitutto per evitare il rischio più grosso, che era quello del fallimento degli ospedali Idi e di San Carlo di Roma, e quindi si è potuto arrivare poi – trattando sempre sia con le Istituzioni, sia con le parti sociali che hanno collaborato in queste settimane – ad avere la possibilità di evitare il fallimento attraverso la nomina, da parte del governo e del Ministero per lo sviluppo, di tre commissari straordinari che sono stati nominati per risolvere il problema dell’insolvenza e per poter poi uscire dalla situazione critica. Nel frattempo, la Regione Lazio – anche lì, con molto spirito di solidarietà e di collaborazione per il bene comune – ha accettato di dare l’ammortizzatore sociale, quindi di fare entrare in cassa integrazione gli esuberi che rischiavano, nella situazione precedente, il licenziamento. E proprio ieri è stato siglato questo accordo, per cui 200 dipendenti sono in cassa integrazione per quattro mesi.

    D. – Ricordiamo che questo accordo segue anche il saluto del Papa ai lavoratori dell’Idi all’udienza generale di mercoledì scorso …

    R. – Certo, sì. Ovviamente, la sofferenza di queste persone, ma soprattutto di queste famiglie, perché il lavoratore poi normalmente ha una famiglia, li aveva portati già con Papa Benedetto e poi anche con Papa Francesco, a far presente anche in manifestazioni pubbliche – sia all’Angelus sia alle udienze generali – la loro richiesta, che la Santa Sede desse un aiuto. E, appunto, mercoledì scorso io ho portato un gruppo – oltre un centinaio di persone – all’udienza: avevano un posto ben visibile davanti, il Papa anche pubblicamente li ha salutati auspicando una rapida soluzione del difficile problema, e poi ho portato circa una decina di questi dipendenti con i loro bambini, proprio per manifestare l’aspetto familiare dei problemi, al saluto del Papa che ha assicurato, attraverso l’opera del suo delegato e dei suoi collaboratori, una vicinanza efficace per poter giungere a questa soluzione. Questo ha dato molto conforto ai dipendenti, perché a parte la generale simpatia di cui gode il Papa, l’interessamento specifico li ha ancora più rassicurati. Del resto, martedì prossimo andrò non a mani vuote ma con questi risultati, sia all’Idi sia al San Carlo, proprio per riavviare tutta la macchina.

    D. – Ora si pensa al risanamento della struttura ospedaliera. Quali sono i suoi auspici e le sue speranze?

    R. – Noi abbiamo voluto, con la richiesta di commissariamento che il governo ha accettato, mettere nelle mani di terzi, che sono appunto questi tre commissari, i beni della Congregazione per poter risolvere la situazione, ovviamente, innanzitutto pagare i creditori e poi avere la possibilità di tali finanziamenti, con il riavvio della struttura, per potere di nuovo ripartire a beneficio non solo dei dipendenti, ma soprattutto dei pazienti, secondo il carisma dei Figli dell’Immacolata Concezione. Nel frattempo, attraverso mons. Iannone, è in atto anche all’interno della vita religiosa stessa un rinnovamento e una purificazione perché purtroppo, come è noto, ci sono state anche situazioni critiche su cui indaga anche la magistratura con la quale noi vogliamo collaborare; affinché anche la vita religiosa possa far diventare questa crisi occasione di purificazione e di rinnovamento secondo il carisma originario del Beato Monti.

    D. – C’è chi ha ipotizzato un’intenzione del Vaticano di acquisire la struttura per creare addirittura un polo sanitario vaticano …

    R. – Sì: questa è non solo un’alterazione, ma un capovolgimento della realtà e un processo malizioso alle intenzioni. In questo caso – perché ne sono testimone diretto – già fin dalla mia nomina e proprio per non dar adito a questi sospetti che già circolavano maliziosamente, è stato detto nel comunicato stampa che il Vaticano non voleva intervenire per sostituirsi alla Congregazione o per potenziare la propria presenza nel campo della sanità, ma solo per dare questo aiuto, questo segnale di vicinanza richiesto sia dai dipendenti sia dalle parti sociali sia dalle Istituzioni. E quindi, quando qualcuno fa queste affermazioni dovrebbe prima verificarne l’attendibilità e, soprattutto, essere così onesto da non fare processi maliziosi alle intenzioni che sono state invece in altro senso. Io ho visto che la maggioranza dei mezzi di comunicazione sta seguendo realisticamente e fedelmente i fatti e qualcuno invece, forse – non so, non voglio cadere anch’io nel vizio del processo alle intenzioni, quindi mi astengo dal dire quali possano essere le motivazioni … Penso sia solo disinformazione, alla quale però invito a rimediare attraverso una più aderente attenzione ai fatti.


    fonte: Radio Vaticana
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  4. #24
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    I bambini del Dispensario S. Marta attendono con trepidazione la visita di Papa Francesco

    Papa Francesco visiterà, domani mattina, il Dispensario pediatrico “Santa Marta” in Vaticano. Quindi, in Aula Paolo VI, incontrerà i bambini assistiti dal Dispensario con le loro famiglie e i volontari che, ogni giorno, prestano servizio nella struttura caritativa affidata alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Benedetto XVI aveva visitato il Dispensario il 30 dicembre del 2005. Attraverso le testimonianze, raccolte da Alessandro Gisotti, respiriamo il clima di gioia e attesa che si vive a “Santa Marta”:

    La comunità del Dispensario Santa Marta aspetta con trepidazione l’incontro con Papa Francesco. Un gesto che conferma l’amore che i Pontefici hanno sempre nutrito verso questa opera di carità in Vaticano, voluta oltre 90 anni fa da Benedetto XV. A riassumere i sentimenti che hanno nel cuore i bambini, i loro genitori come anche i volontari è suor Antonietta Collacchi, responsabile del Dispensario:

    “Dentro ognuno di noi c’è tanta gioia e tanta allegria, perché è un evento grande: un evento grande per noi, perché sappiamo quanto i poveri stanno a cuore a Papa Francesco. Noi li serviamo tutti i giorni, veramente serviamo la Carne di Gesù. Sarà bello per lui stare così in mezzo a noi, in mezzo ai bambini che ama tanto. Papa Francesco trasmette soprattutto serenità, il suo sorriso ti appaga, ti rende veramente felice!”.

    Attualmente sono 270 le famiglie accolte a “Santa Marta”. Nell’anno in corso si sono registrate più di 3.500 visite mediche al Dispensario. I bambini accolti e curati nella struttura provengono da tutti i continenti. I medici volontari che prestano servizio sono 22, a loro si affiancano altri 25 volontari. Un’opera silenziosa che cerca di “fare bene il bene”, come diceva San Vincenzo de’ Paoli. La testimonianza di Javier Lièvano, colombiano, da 12 anni collaboratore del Dispensario:

    “Sembra che sia un’opera silenziosa, però il Dispensario è conosciuto tra tutti i nostri amici, le nostre famiglie, che vengono qui a bussare alla porta. Il Dispensario ha aiutato migliaia di bambini e di famiglie. Quindi, questa è una cosa magnifica! E' una cosa importante per noi poter raggiungere tutte queste famiglie, anche se altri magari non ci conoscono… Però, piano piano, ci conosceranno!”.

    Al Dispensario, i volontari sono soliti affermare che “non solo danno ma ricevono anche”. Per tutti il servizio a “Santa Marta” è un’esperienza intensa di amore al prossimo bisognoso. D’altro canto, Papa Francesco è un esempio da seguire anche per i medici, come sottolinea il pediatra Gennaro Viviano:

    “Papa Francesco è l’immagine quotidiana di quello che un medico dovrebbe fare. Quello che cerchiamo di fare noi, col suo esempio, è mettere in pratica questo comportamento”.


    fonte: Radio Vaticana
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  5. #25
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    L'abbraccio di Papa Francesco ai bambini del Dispensario pediatrico Santa Marta

    Papa Francesco ha visitato questa mattina il Dispensario pediatrico “Santa Marta” in Vaticano. Quindi, in Aula Paolo VI, ha incontrato i bambini assistiti dal Dispensario con le loro famiglie e i volontari che, ogni giorno, prestano servizio nella struttura caritativa affidata alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. I bambini hanno fatto una sorpresa al Papa con una piccola festa anticipata per il suo 77.mo compleanno che cade il 17 dicembre, regalandogli una torta e un maglione. “Vi ringrazio per questa visita – ha detto il Papa nel suo breve saluto - Ringrazio per l’amore che voi avete, la gioia di questi bambini, i doni, la torta… Che era bellissima! Dopo vi dirò se è buona o no! Grazie tante! Che il Signore vi benedica!”. Poi ha salutato i bambini, con affetto, uno per uno.

    In precedenza avevano salutato il Papa Suor Antonietta Collacchi, responsabile del Dispensario Santa Marta, e una mamma peruviana. Suor Antonietta ha ricordato che “il Dispensario Santa Marta ha una lunga storia, fatta di oltre 90 anni di solidarietà concreta, spesa a servizio di quelle persone che troppo spesso sembrano invisibili agli occhi del mondo. Dall’8 maggio 1922 – quando la struttura nasce con la benedizione di Papa Pio XI, all’indomani della fine della prima guerra mondiale, e viene affidata alle suore Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli – fino ad oggi abbiamo assistito migliaia di bambini, insieme con le loro famiglie. Il nostro Dispensario fornisce assistenza medica, sostegno psicologico e assicura generi di prima necessità con la distribuzione di latte, pannolini, carrozzine, alimenti, abbigliamento, giocattoli. I bambini sono sottoposti a controlli periodici e consultazioni specialistiche sono previste anche per le loro mamme”. “Questa sinfonia di amore – ha proseguito la religiosa - è resa possibile grazie al lavoro volontario dei medici – pediatri, ginecologi, ecografisti, dermatologi, dentisti – e dei tanti operatori che offrono tempo, passione, tenerezza. La Divina Provvidenza non ci fa mancare il suo sostegno, moltiplicando ogni giorno, nelle nostre mani, la carità. Le nostre giornate sono scandite dalla gioia dell’essere cristiani, dalla luminosità di un sorriso e dal calore della riconoscenza e questo ci permette di poter ripetere – con la solidità dell’esperienza – alcune sue parole: “Il vero potere è il servizio”, per un cristiano “progredire” significa “abbassarsi”, come ha fatto il Figlio di Dio. In questa prospettiva, noi lavoriamo per globalizzare la solidarietà e l’amore, invece dell’indifferenza e dell’egoismo. In questo tempo di Avvento, gravido di speranza per l’arrivo del Messia, una volta in più volgiamo lo sguardo verso una famiglia in difficoltà, abbandonata dagli uomini al suo destino, ma vediamo soprattutto la fiducia nella volontà del Padre Celeste e coltiviamo la consapevolezza che nei suoi disegni è impresso il tocco di un artista che compie un capolavoro”.

    E’ stata poi la volta di Elisabetta, peruviana, mamma di un bambino – ha detto – “seguito con amore dal Dispensario, fin da quando aveva meno di un anno. Siamo felici che questa mattina sei qui con tutti noi del Dispensario Santa Marta. La tua presenza, Santo Padre – ha proseguito - ci sorprende e ci regala sempre momenti di tenerezza e di gioia. Che cosa dire del tuo sorriso? E’ così sorprendente che arriva al cuore di tutti, donandoci tantissima pace. Sappiamo quanto amore hai verso i bambini, specie verso quelli che hanno più bisogno. Al Dispensario ci sentiamo particolarmente privilegiati perché sappiamo di essere nel tuo cuore e nella tua mente. E siamo contenti perché, ogni giorno, ci aiuti ad incontrare Gesù. Caro Papa Francesco, questi nostri bambini ricevono oggi il più bel regalo di Natale che potessero immaginare: il tuo sorriso, una tua carezza, un tuo abbraccio”.


    fonte: Radio Vaticana
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  6. #26
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    Oggi l’abbraccio del Bambino Gesù a Francesco

    Finalmente è arrivato il loro momento per incontrare papa Francesco: i piccoli pazienti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù lo avevano invitato attraverso tanti messaggi pochi giorni dopo la sua elezione e oggi pomeriggio, a partire dalle 16, riceveranno la visita del Pontefice nel nosocomio sul Gianicolo. «Caro Papa, vienici a trovare: ti aspettiamo in ospedale», gli chiedevano già nove mesi orsono i bambini ricoverati mescolando parole e disegni sui loro bigliettini.

    In molti gli auguravano un caloroso «Benvenuto », mentre Flavio scriveva: «A papa Francesco vorrei dire di pregare tanto per tutti i bambini malati, non solo quelli dell’ospedale, ma per tutti i bambini del mondo. Tutti i bambini non devono stare negli ospedali, ma nelle loro case». Nato nel 1869 come primo ospedale pediatrico italiano (per la generosa iniziativa dei duchi Arabella e Scipione Salviati), donato alla Santa Sede nel 1924 «per garantirgli un futuro certo – precisa Profiti – a tutela della salute dei bambini », il Bambino Gesù è conosciuto dalle famiglie dei degenti come «l’ospedale del Papa». E la visita di Bergoglio rinnova una tradizione cara ai suoi predecessori, inaugurata nel Natale del 1958 da Giovanni XXIII, che tornò a far visita ai bambini il 25 dicembre 1962. Il primo gennaio 1968 fu il turno di Paolo VI, il 7 gennaio 1979 di Giovanni Paolo II, il 30 settembre 2005 di Benedetto XVI, che volle così «testimoniare l’amore di Gesù per i bambini».

    «Papa Francesco ci ha fatto sapere che vuole trattenersi il più possibile. D’altronde, conoscendo la sua attenzione e il suo amore per i bambini, già immaginiamo che l’incontro con loro sarà molto sentito», racconta Giuseppe Profiti, dal 2008 presidente del nosocomio che fin dalla sua nascita è nel cuore dei Pontefici. Il Papa visiterà la cappella e diversi reparti dell’ospedale, con l’obiettivo di incontrare il maggior numero possibile di pazienti con le loro famiglie. «Le sorprese sicuramente non mancheranno. Ci terrei a poterlo accompagnare nelle stanze dove ci sono i bambini che non potranno andargli incontro, perché appena operati o trapiantati o comunque allettati», riferisce Profiti, auspicando che «a questa prima visita ne seguano altre informali: quando avrà il desiderio di uscire e venirci a trovare, lo aspettiamo sempre a braccia aperte. Perché anche questa è casa sua». Tutti i piccoli ricoverati al Gianicolo potranno seguire in diretta i momenti salienti della visita attraverso gli schermi televisivi a circuito chiuso presenti nelle stanze. Le immagini riprese dal nosocomio stesso verranno trasmesse in diretta nelle stanze e nei reparti, anche nelle sedi locali, per consentire al maggior numero possibile di pazienti, familiari, medici e personale di partecipare all’avvenimento. «Stiamo accogliendo, per quanto possibile, la richiesta di vederlo e salutarlo personalmente, di avere un contatto con lui. Bambini e genitori ci chiedono un incontro, non una visita. E noi stiamo cercando di incanalare questa energia emotiva: pensiamo che ricevere il Papa nel 'suo' ospedale pochi giorni prima del Natale sia davvero il regalo più bello», riferisce il presidente Profiti, che aggiunge: «Sicuramente i circa 400 bambini ricoverati proveranno a 'stupire con effetti speciali' Francesco, dimostrandogli il loro affetto con un grande abbraccio», che, calcolati degenti, famiglie e quasi 2.600 lavoratori, sarà di almeno 4-5mila persone.

    Laura Badaracchi


    fonte: Avvenire
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  7. #27
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    Il Papa ai piccoli pazienti del Bambin Gesù: Lui vi è sempre vicino, con voi ha legame speciale

    “Con voi bambini, Gesù ha un legame speciale: vi sta sempre vicino”. Poche, incisive parole, ma soprattutto il calore della sua presenza paterna e del suo incoraggiamento elargito a tutti. Così Papa Francesco ha vissuto le circa 2 ore e 45 minuti della visita compiuta oggi pomeriggio all’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, nella sua sede principale situata sul Gianicolo, accolto all’esterno da quattromila persone. Quinto Pontefice a visitare la struttura, dalla sua appartenenza alla Santa Sede, il Papa a sorpresa ha rinunciato al discorso ufficiale per dedicare la durata della visita in particolare al contatto con i bambini degenti e i loro genitori. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

    A tre giorni dal Natale, la grotta di Betlemme è una corsia d’ospedale e la mangiatoia ha le lenzuola bianche dei lettini e delle culle dai quali si affaccia, piccola e piccolissima, la carne di Cristo. Carne appena nata come tra poco il Bambino di Betlemme, ma che già porta inciso sul corpo, o dentro di esso, lo stigma di una croce. Papa Francesco passa come un sorriso tra visini che non hanno mai potuto farlo e gli occhi di mamme e papà che troppo hanno pianto ma che per una volta assaporano lacrime che sanno di gratitudine e il nodo che hanno sul cuore si allenta alla speranza. Un sorriso lungo ore, instancabile, che si china, che non trascura nessuno, e che più tardi, dalla cappella dell’ospedale, diventa parola breve, diretta e spontanea – come piace a Papa Francesco – ma di una verità solida come la fede che la suggerisce:

    “Specialmente con voi bambini, Gesù ha un legame speciale: vi sta sempre vicino”.

    Come il Santo di cui porta il nome, il Papa predica il Vangelo con la sua persona e solo se serve con le parole. Ma non sono quelle la medicina di cui hanno bisogno i più che lo avvicinano. Le telecamere rimandano le immagini della visita sul circuito interno del Bambin Gesù, ma non tutto può essere pubblico. C’è un confine invalicabile che protegge ad esempio il contatto tra il Papa e la decina di neonati in Terapia intensiva – dove ha avuto un incontro speciale con la piccola Georgia Bernadette, 5 mesi, nata senza intestino e a cui la mamma ha imposto il nome del Papa – o gli otto bambini in Rianimazione, e più tardi tra lui e i 18 ricoverati in Nefrologia. Ma nei passaggi tra i reparti è tutto un brulichio di grandi e piccoli – pazienti, medici, personale ospedaliero – di strette di mano e carezze e capannelli che si coagulano e si sciolgono per riformarsi più in là attorno alla figura bianca che avanza senza fretta, che allarga le braccia a chiunque gli si accosti, che benedice libri, peluche, il foglio con un disegno, le righe di una preghierina. Arrivato nella cappella dell’Ospedale, poco dopo le 17 – dopo aver benedetto una nuova ambulanza di rianimazione pediatrica – Papa Francesco trova schierati una trentina di bambini affetti da forme tumorali con accanto i loro genitori:

    “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?”.

    Sulle labbra della bambina che la legge, la strofa del Salmo 27 suona come un atto di coraggio. Mentre la speranza è condensata nella cesta dove i bambini hanno radunato i fogli con i loro “sogni e le preghiere”. E a questo coraggio, e alla fede che lo sostiene, che Papa Francesco risponde:

    “Vi ringrazio per i vostri sogni e le vostre preghiere che avete raccolto in quella cesta che mi avete dato. Grazie tante. Li presentiamo insieme a Gesù: lui li conosce meglio di tutti. Lui conosce quello che c’è nel profondo del nostro cuore”.


    Accanto alla cappella ci sono le mamme e i papà del gruppo “Figli in cielo”, che non hanno più fra loro la creatura che avevano messo la mondo. Una mamma regala al Papa un angioletto – simbolo dei figli che ora sono carne nei loro ricordi – mentre il presidente del Bambin Gesù, Giuseppe Profiti, “regala” al Vescovo di Roma una nuova struttura, un progetto di accoglienza per mamme e bambini in difficoltà in collaborazione con la Caritas diocesana:

    “La realizzazione di questo luogo è il nostro dono a lei per il Santo Natale. E ci piacerebbe che, con la sua benedizione, potesse chiamarsi ‘Casa Francesco’. E ci piacerebbe che fosse il primo di una lunga serie”.

    È qui che il Papa scivola via oltre il microfono approntato per ascoltare il suo previsto discorso. C’è ancora un mondo di sofferenza da lenire e per Papa Francesco non c’è dubbio su chi scegliere tra i malati e il protocollo. Con lui, proseguono la visita anche il segretario di Stato, l’arcivescovo Pietro Parolin, e il suo predecessore, il cardinale Tarcisio Bertone. Tra le personalità, vi è anche la duchessa Maria Grazia Salviati – la cui famiglia fondò e poi donò nel 1924 l’ospedale alla Santa Sede.


    fonte: Radio Vaticana
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  8. #28
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    La visita al Bambin Gesù. La gente: Francesco non ha bisogno di parole, bastano i suoi gesti

    Una visita segnata dalle emozioni quella di Papa Francesco all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il Pontefice, arrivato poco prima delle 16 di ieri, si è fermato con i piccoli pazienti, con le loro famiglie, ma anche con tutti coloro che ogni giorno lavorano dentro l’ospedale. Il racconto dell'inviato, Alessandro Guarasci:

    Il vero discorso ufficiale del Papa al Bambino Gesù sta raccolto nelle parole, negli sguardi che ha scambiato con i piccoli malati. Francesco è stato in cinque reparti, ma poi si è fermato con tanti che lo attendevano lungo i corridoi, al "Castello dei giochi", lungo il vialone Pio XII dove centinaia di persone lo attendevano fin dalle 14. Saverio, con la distrofia muscolare di Duchenne, ha aperto le braccia quando ha visto il Pontefice. E ancora, alcuni genitori di fronte al Pronto soccorso:

    "Ci siamo scambiati un saluto, ci ha dato una carica, un’emozione… Ci si è avvicinato, non ha bisogno di parlare… La semplicità e quei gesti umili dicono tutto."

    Il Papa ha voluto intrattenersi da solo con i piccoli malati. I medici lo hanno seguito durante il percorso, non si sono intromessi nei momenti più intimi. Ma il Pontefice ha avuto parole anche per loro. Andrea Dotta, responsabile di terapia intensiva neonatale:

    "Il dialogo con i genitori è stato una richiesta di preghiera. La frase che ci ha detto a noi medici è stata: 'Non state perdendo tempo, l’importante è seminare.' Non sappiamo cosa, non sappiamo quando raccoglieremo, ma stiamo seminando".

    Poi, il passaggio in cappella dove ha incontrato una trentina di pazienti di oncoenatologia. Il cappellano, don Luigi Zucaro:

    "Quando stava per uscire tutti hanno cercato la sua mano, un momento molto intenso".

    Infine, il ritorno in Vaticano, con i piccoli del Bambin Gesù nel cuore.

    Al termine della visita di Papa Francesco al Bambin Gesù, il nostro inviato, Alessandro Guarasci, ha chiesto un commento a caldo al presidente della struttura pediatrica, il prof. Giuseppe Profiti:

    R. – Nel caso di Papa Francesco, possiamo immaginarlo: è stata una festa, è stato qualcosa che oltre ad essere la visita del Santo Padre, ha rappresentato un momento particolare. E’ stata una visita "alla Papa Francesco": un lungo viaggio tra il Papa e i bambini, in realtà, secondo lo stile di Papa Francesco. Tutto il resto, tutta la formalità è passata in secondo piano ed è esistito, giustamente, il rapporto tra lui e i bambini e soprattutto le loro famiglie.

    D. – Quanto l’avete aspettata?

    R. – Tanto, pur sapendo comunque che ciò di cui ci occupavamo, cioè i bambini, i bambini malati, la loro fragilità, sono il suo pensiero costante. E che, conseguentemente, anche noi fossimo nei suoi pensieri. Oggi, sappiamo che possiamo contare su un "prodotto" terapeutico in più: la visita del Santo Padre. E ci auguriamo che possa essere somministrato anche altre volte, nei prossimi tempi.

    D. – Come, secondo lei, può essere rafforzato il ruolo del Bambin Gesù nel Lazio, in Italia, anche alla luce del necessario contenimento della spesa pubblica, anche relativa alla sanità?

    R. – Si dice spesso di "fare rete": non è soltanto un concetto vuoto, un’espressione letterale. Se ci si crede, lo si fa veramente e indubbiamente si ha un impiego migliore delle risorse. Tutto questo, applicato al Bambin Gesù, in ambito regionale e in ambito nazionale, che cosa vuol dire? Vuol dire la capacità di un sistema sanitario – nel caso specifico, pediatrico – di rispondere al meglio nel luogo più proprio, dove la domanda di assistenza ha ragion d’essere. La bassa patologia può essere affrontata giustamente in ambito locale. Man mano che si sale di complessità e quindi il numero dei casi locali diminuisce, è opportuno concentrarli per far sì che sostanzialmente si abbia anche una efficacia clinica del trattamento della complessità. E quindi, centri via via più grandi: centri di riferimento regionali e centri nazionali. Se funziona in questo modo, in cui ogni punto di risposta di questa rete ha un ruolo diverso nell’affrontare la patologia, il sistema lavora in maniera ottimale: non solo dal punto di vista finanziario, ma anche nel dare nel punto giusto la risposta giusta al tipo di bisogno che c’è.


    fonte: Radio Vaticana
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  9. #29
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    Notizie sull'Ospedale pediatrico "Bambino Gesù" di Roma


  10. #30
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    Citazione Originariamente Scritto da Phantom Visualizza Messaggio
    giriamola come vogliamo, per me è una mezza ammissione che qualche cosa di strano (e non dico altro) sotto sotto c'era... una mezza ammissione di qualche responsabilità, per ora morale, poi si vedrà, c'è comunque
    Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)

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