Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Notizie sulle strutture sanitarie di ispirazione cattolica

  1. #1
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    Domani Benedetto XVI visita i ricoverati nell'hospice Fondazione Roma Sacro Cuore

    Solidarietà e condivisione
    con il mondo della sofferenza

    "Difficilmente i nostri ospiti sono in grado di capire cosa accade quotidianamente attorno a loro. Dunque soltanto tre malati possono condividere con noi l'emozione dell'attesa dell'arrivo del Papa in una realtà piccola come la nostra". Alberto Caratelli, direttore della Fondazione Roma - Hospice Sla e Alzheimer, anticipa in qualche modo l'atmosfera che Benedetto XVI si troverà davanti quando domani mattina, domenica 13 dicembre, si soffermerà tra le stanzette dell'ex Hospice Sacro Cuore (la nuova denominazione è stata assunta solo lo scorso mese di novembre). Si troverà accanto a trenta persone neppure in grado di riconoscere quanti li assistono ventiquattro ore al giorno, per accompagnarle amorevolmente verso una serena conclusione della parabola terrena della loro vita.
    Si troverà anche accanto a quei tre che lo aspettano con emozione e che, non avendo null'altro da offrirgli, hanno chiesto di poter essere fotografati con il Papa e di lasciargli le loro istantanee a ricordo dell'incontro. "È un gesto molto significativo - ci ha spiegato il direttore - poiché da quando li ha colpiti la sclerosi laterale amiotrofica che ha devastato i loro corpi, non hanno mai più voluto farsi riconoscere né essere fotografati. Lo faranno solo per rendere omaggio a Benedetto XVI".
    Sarà comunque una giornata speciale quella che vivranno i trentatré ricoverati nell'hospice. Si tratta di malati terminali, di persone affette da sclerosi laterale amiotrofica e di anziani colpiti dall'Alzheimer, dove dalla cura della malattia si è passati alla cura del malato. Un passaggio fondato sulla sensibilità di chi ha creduto fermamente nella validità del progetto, pensato poco più di una decina di anni fa da Marcello Sacchetti, allora presidente del Circolo San Pietro, e realizzato grazie al sostegno del presidente dell'allora fondazione Cassa di Risparmio di Roma, Emmanuele Emanuele. Il Circolo San Pietro, è noto, dal 1869, anno della fondazione, ha sempre avuto a cuore la situazione dei più poveri, dei più miseri, degli abbandonati da tutti. Nella costante volontà di raggiungere i sofferenti ovunque si trovassero, Sacchetti rivolse la sua attenzione ai malati terminali. L'intento era quello di restituire dignità a quanti, schiacciati dalla sofferenza, sembravano voler desiderare la morte come liberazione dal dolore, dando così ingiustificata ragione ai fautori dell'eutanasia. Nel 1998 ricoverò i primi tre malati terminali e dette ufficialmente vita all'hospice per malati terminali, intitolato significativamente al Sacro Cuore. In quegli anni in Italia di strutture simili ne esistevano forse due o tre. A Roma era la prima in assoluto.
    Sin dall'inizio i volontari del Circolo affiancarono medici e infermieri che si prendevano cura di quei primi ospiti, dispensando, con le prime cure palliative, carezze, gesti e sguardi carichi di amore e di solidarietà, mai di compassione. Sta proprio in questa collaborazione tra medici palliativisti, psico-oncologi, infermieri e volontari il tratto caratteristico di queste strutture, pensate per la prima volta in Inghilterra nell'intento di alleviare il più possibile le sofferenze dei moribondi.
    Ben presto l'hospice Sacro Cuore divenne un punto di riferimento nella sanità romana. Aumentarono le capacità ricettive sino a raggiungere la possibilità di ricoverare gli attuali trentatré ospiti. A questi però "vanno ad aggiungersi quotidianamente - ci ha detto il direttore - venti malati di Alzheimer che seguiamo in day hospital, 120 malati terminali intrasportabili e che dunque seguiamo a domicilio, come a domicilio assistiamo altri cinquanta malati di Alzheimer e sei di sclerosi laterale amiotrofica".
    L'importanza di simili strutture sta nella testimonianza che offrono quanti - personale sanitario, familiari, volontari e spesse volte gli stessi malati - danno vita e forma alla comunità dell'hospice. E non si tratta solo di accompagnare serenamente verso il termine ultimo della vita naturale una persona cara. C'è anche da restituire dignità a quanti vengono colpiti da malattie invalidanti, anche quelle che non comportano un immediato pericolo di vita. Di sclerosi laterale amiotrofica si è parlato spesso in questi ultimi anni, non fosse altro perché è una sindrome che ha colpito anche più o meno noti calciatori. Dal 2004 al 2008 è risultato che su trentamila calciatori presi in esame sono stati accertati quarantatré casi di Sla, dato che è di quasi 24 volte superiore al riscontrabile nella popolazione normale. Si tratta di una patologia rara, le cui cause sono a tutt'oggi sconosciute. Colpisce il sistema nervoso, in particolare i cosiddetti neuroni di moto, tra la corteccia cerebrale, il tronco encefalico e il midollo spinale. Le conseguenze sono drammatiche perché non lascia alcuna via di scampo.
    Stesso discorso per l'altra grave patologia di cui l'hospice si occupa, l'Alzheimer. In alcuni consessi scientifici per definire la malattia con uno slogan usano il termine "la mente rubata". Efficacissimo tra l'altro per definire una patologia che comporta il disturbo della fase cognitiva dell'individuo, fino a coinvolgere, in maniera distruttiva, la memoria a medio e a lungo termine. Ne conseguono incapacità di orientamento spazio-temporale, mutamento progressivo della personalità sino a diventare a volte aggressiva, a volte paranoica, a volte depressa, o esplosiva. Si tratta di una malattia sempre più invadente nella società internazionale. Per averne un'idea basti pensare che, secondo proiezioni presentate nel settembre scorso alla XVI giornata mondiale Alzheimer, celebrata a Milano, nel 2010 nel mondo ci saranno trentacinque milioni di persone malate di Alzheimer o di altre forme di demenza, con un aumento del 10 per cento sulle previsioni fatte dalla rivista scientifica "The Lancet" nel 2005. E, sempre stando ai dati diffusi nella Giornata, il numero di questi malati è destinato a raddoppiare ogni venti anni.
    Limitandoci all'Europa, attualmente su 7,5 milioni di malati di demenza, il 60 per cento soffrirebbe di Alzheimer.
    Si tratta di dati inquietanti, anche se "quello che si ritiene un indice di aumento della malattia nel mondo contemporaneo - ci ha detto Stefano Zuccaro, già presidente della Società italiana geriatri ospedalieri - può essere dovuto semplicemente all'aumento dell'età media delle persone. Bisogna anche considerare che in questi ultimi anni si è molto affinata la nostra capacità di diagnosi, per cui molti dei casi che prima si classificavano genericamente come demenza senile, oggi vengono classificati come casi di Alzheimer". In effetti in una nota a margine dei dati resi noti dalla Giornata di settembre, si legge che "gli scienziati ritengono che questo incremento percentuale sia dovuto a più fattori, non ultima la disponibilità per la prima volta di dati pervenuti da nazioni a basso e medio sviluppo economico. Non a caso le stime di crescita negli Stati Uniti d'America sono in linea con le previsioni, mentre quelle riferite all'Asia del sud e all'America Latina sono superiori". È comunque una patologia estremamente invalidante, con dirette e gravi conseguenze naturalmente anche sulle famiglie. Colpisce soprattutto le persone anziane, anche se "non sono poi rari - ci ha detto ancora Zuccaro - i casi di persone che contraggono il morbo ancora prima dei sessantacinque anni". (mario ponzi)


    (©L'Osservatore Romano - 13 dicembre 2009)
    Ultima modifica di Vox Populi; 07-10-2021 alle 20:50
    «Ego sum resurrectio et vita.
    Qui credit in me, etsi mortuus fuerit, vivet».
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  2. #2
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    VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’HOSPICE FONDAZIONE ROMA , 13.12.2009

    Alle ore 10 di oggi, III Domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita all’Hospice Fondazione Roma, nel quartiere romano di Monteverde.
    La struttura sanitaria, nata undici anni fa con il nome di Hospice Sacro Cuore per iniziativa del Circolo San Pietro e della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, fornisce assistenza gratuita a malati di cancro in fase terminale e a malati di Alzheimer e di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Trenta pazienti sono accolti nella sede dell’Hospice e altri novanta sono assistiti a domicilio.
    Il Papa visita i pazienti ricoverati e incontra i medici, gli infermieri, il personale sanitario e amministrativo, i volontari. Quindi, dopo il saluto del Presidente del Circolo San Pietro, duca Leopoldo Torlonia e del Presidente della Fondazione Roma, prof. Emmanuele F.M. Emanuele, rivolge ai presenti il seguente discorso:

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    Ho accolto volentieri l’invito a rendere visita all’Hospice Fondazione Roma e sono molto lieto di essere in mezzo a voi. Rivolgo il mio cordiale pensiero al Cardinale Vicario Agostino Vallini, agli Eccellentissimi Vescovi Ausiliari ed ai Sacerdoti presenti. Ringrazio vivamente il Professor Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Roma, e Don Leopoldo dei Duchi Torlonia, Presidente del Circolo San Pietro, per le significative parole che mi hanno cortesemente rivolto. Con loro saluto la Dirigenza dell’Hospice Fondazione Roma, il suo Presidente, Ing. Alessandro Falez, il Personale sanitario, infermieristico e amministrativo, le Suore e quanti prestano in diverso modo la loro opera in questa benemerita istituzione. Rivolgo poi un particolare apprezzamento ai Volontari del Circolo San Pietro, dei quali mi è noto lo zelo e la generosità con cui portano aiuto e conforto ai malati ed ai loro familiari. L’Hospice Fondazione Roma è nato nel 1998, con la denominazione di Hospice Sacro Cuore, per iniziativa dell’allora Presidente Generale del Circolo San Pietro, Don Marcello dei Marchesi Sacchetti, che saluto con viva e grata deferenza. Compito di tale istituzione è la cura dei pazienti terminali, per alleviarne il più possibile le sofferenze e accompagnarli amorevolmente nel decorso della malattia. I ricoverati nell’Hospice, in undici anni, sono passati da tre a più di trenta, seguiti quotidianamente dai medici, dagli infermieri e dai volontari. A questi dobbiamo aggiungere i novanta assistiti a domicilio. Tutto ciò contribuisce a fare dell’Hospice Fondazione Roma, che nel tempo si è arricchito dell’Unità Alzheimer e di un progetto di assistenza sperimentale rivolto a persone affette da Sclerosi Laterale Amiotrofica, una realtà particolarmente significativa, nel panorama della sanità romana.

    Cari amici! Sappiamo come alcune gravi patologie producano inevitabilmente nei malati momenti di crisi, di smarrimento e un serio confronto con la propria situazione personale. I progressi nelle scienze mediche spesso offrono gli strumenti necessari ad affrontare questa sfida, almeno relativamente agli aspetti fisici. Tuttavia, non sempre è possibile trovare una cura per ogni malattia, e, di conseguenza, negli ospedali e nelle strutture sanitarie di tutto il mondo ci si imbatte sovente nella sofferenza di tanti fratelli e sorelle incurabili, e spesso in fase terminale. Oggi, la prevalente mentalità efficientistica tende spesso ad emarginare queste persone, ritenendole un peso ed un problema per la società. Chi ha il senso della dignità umana sa, invece, che esse vanno rispettate e sostenute mentre affrontano le difficoltà e la sofferenza legate alle loro condizioni di salute. A tale scopo, oggi si ricorre sempre più all’utilizzo di cure palliative, le quali sono in grado di lenire le pene che derivano dalla malattia e di aiutare le persone inferme a viverla con dignità. Tuttavia, accanto alle indispensabili cure cliniche, occorre offrire ai malati gesti concreti di amore, di vicinanza e di cristiana solidarietà per venire incontro al loro bisogno di comprensione, di conforto e di costante incoraggiamento. È quanto viene felicemente realizzato qui, all’Hospice Fondazione Roma, che pone al centro del proprio impegno la cura e l’accoglienza premurosa dei malati e dei loro familiari, in consonanza con quanto insegna la Chiesa, la quale, attraverso i secoli, si è mostrata sempre come madre amorevole di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Nel compiacermi per la lodevole opera svolta, desidero incoraggiare quanti, facendosi icone concrete del buon samaritano, che "prova compassione e si prende cura del prossimo" (cfr Lc 10,34), offrono quotidianamente agli ospiti ed ai loro congiunti un’assistenza adeguata e attenta alle esigenze di ciascuno.

    Cari malati, cari familiari, vi ho appena incontrato singolarmente, e ho visto nei vostri occhi la fede e la forza che vi sostengono nelle difficoltà. Sono venuto per offrire a ciascuno una concreta testimonianza di vicinanza e di affetto. Vi assicuro la mia preghiera, e vi invito a trovare in Gesù sostegno e conforto, per non perdere mai la fiducia e la speranza. La vostra malattia è una prova ben dolorosa e singolare, ma davanti al mistero di Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, essa acquista il suo senso e diventa dono e occasione di santificazione. Quando la sofferenza e lo sconforto si fanno più forti, pensate che Cristo vi sta associando alla sua croce perché vuole dire attraverso voi una parola di amore a quanti hanno smarrito la strada della vita e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio. Infatti, le vostre condizioni di salute testimoniano che la vita vera non è qui, ma presso Dio, dove ognuno di noi troverà la sua gioia se avrà umilmente posto i suoi passi dietro a quelli dell’uomo più vero: Gesù di Nazaret, Maestro e Signore.

    Il tempo dell’Avvento, nel quale siamo immersi, ci parla della visita di Dio e ci invita a preparagli la strada. Alla luce della fede possiamo leggere nella malattia e nella sofferenza una particolare esperienza dell’Avvento, una visita di Dio che in modo misterioso viene incontro per liberare dalla solitudine e dal non-senso e trasformare il dolore in tempo di incontro con Lui, di speranza e di salvezza. Il Signore viene, è qui, accanto a noi! Questa certezza cristiana ci aiuti a comprendere anche la "tribolazione" come il modo con cui Egli può venire incontro e diventare per ciascuno il "Dio vicino" che libera e salva. Il Natale, al quale ci stiamo preparando, ci offre la possibilità di contemplare il Santo Bambino, la luce vera che viene in questo mondo per manifestare "la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini" (Tt 2,11). A lui, con i sentimenti di Maria, tutti affidiamo noi stessi, la nostra vita e le nostre speranze. Cari fratelli e sorelle! Con questi pensieri invoco su ciascuno di voi la materna protezione della Madre di Gesù, che il popolo cristiano nella tribolazione invoca come Salus infirmorum e vi imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, pegno di spirituale ed intima letizia e di autentica pace nel Signore.

    [01859-01.01] [Testo originale: Italiano]

    [B0781-XX.01]

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  3. #3
    Veterano di CR L'avatar di Ulell
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    Il nostro amato Papa è sempre attivissimo.
    Sia lodato il Signore, per averci mandato un grandissimo Papa.

  4. #4
    Veterano di CR L'avatar di Gabinus
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    In merito alla visita di ieri, 13 dicembre..

    Una parola sulla visita di ieri all'Hospice Sacro Cuore..
    Avete notato che finalmente anche i telegiornali hanno indugiato (ne ho visti diversi) su questa visita mostrando, questo mi ha colpito, delle immagini molto significative (le mani del Santo Padre che toccano quelle degli infermi, accarezzano, benedicono, si atteggiano a preghiera..). sicuramente molti saranno rimasti positivamente colpiti.
    Grazie Beatissimo Padre per questa bella testimonianza di carità...


  5. #5
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    Alla vigilia dell'Epifania visiterà il reparto pediatrico e benedirà un centro per la cura della spina bifida

    Benedetto XVI tra i bambini ricoverati al Gemelli

    Benedetto XVI torna tra i bambini malati. Nel pomeriggio di mercoledì 5 gennaio, vigilia della solennità dell'Epifania, sarà tra i piccoli ricoverati al policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma. Trascorrerà con loro alcuni momenti, porterà doni e dolciumi, li sosterrà con il conforto della sua solidarietà e del suo amore.
    Lungo il cammino del Pontefice, del resto, non manca mai l'incontro con l'infanzia che soffre. Basti ricordare le visite a strutture pediatriche nel corso dei viaggi internazionali e in Italia, in particolare quella del 13 maggio 2009 al Caritas baby hospital di Betlemme, durante il pellegrinaggio in Terra Santa, e quella del 19 marzo dello stesso anno al centro di Yaoundé intitolato al cardinale Paul-Émile Léger, in Camerun. L'appuntamento di mercoledì rimanda soprattutto alle toccanti immagini della visita del 30 settembre 2005 all'ospedale romano Bambino Gesù.
    Nel clima di quella che è tradizionalmente considerata la festa per antonomasia dei piccoli, Benedetto XVI giungerà alle ore 17 nel nosocomio dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Al quinto piano incontrerà i pazienti del reparto di pediatria - che si trova presso il dipartimento di scienze pediatriche medicochirurgiche e neuroscienze dello sviluppo, diretto dal professor Costantino Romagnoli - e recherà il proprio conforto ai genitori dei degenti, con una sosta anche davanti alle incubatrici dei neonati in terapia intensiva. Nella circostanza il Papa saluterà il personale medico, amministrativo e infermieristico, le famiglie dei ricoverati e alcuni volontari. Prima dei vari incontri benedirà il day hospital - inaugurato nel novembre scorso - del Centro di riferimento per la cura e l'assistenza dei bambini con spina bifida. La struttura, nata nel 1989, segue circa settecento pazienti che giungono da tutto il Lazio e dalle regioni italiane meridionali e insulari - come Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna - sprovviste di centri multidisciplinari, che garantiscano oltre alle cure mediche (neurochirurgia, nefrourologia, ortopedia, endocrinologia, pediatria, oculistica) anche supporto logistico, assistenziale, fisiatrico e psicologico. Qui bambini e ragazzi vengono seguiti da prima della nascita, fino al raggiungimento della maggiore età: perché la prevenzione della malformazione della spina bifida inizia durante la gravidanza. In tutto questo, svolge un ruolo di primo piano il volontariato, che si esprime nell'associazione di familiari di bambini con spina bifida e idrocefalo "La strada dell'arcobaleno", nata nel 1998 da un gruppo di genitori ricoverati nel centro del Gemelli.
    La visita di Benedetto XVI corona le numerose iniziative che il policlinico dell'Università Cattolica organizza ogni anno durante il periodo natalizio per rendere più serene le feste di chi è ammalato e dei familiari coinvolti. Quest'anno, in particolare, nella grande hall sono stati presentati libri, proiettati film e offerti momenti di svago e di spettacolo.
    Quattro anni fa fu il nostro stesso giornale a contribuire a questo clima di serenità, con l'iniziativa "Regala un sorriso a un bambino". Proprio il 5 gennaio del 2007 vennero distribuiti giocattoli a quaranta pazienti del reparto pediatrico. Il loro acquisto fu possibile grazie a una vendita straordinaria de "L'Osservatore Romano".
    Intanto nelle corsie del Gemelli due targhe sono già pronte per essere scoperte a ricordo dell'avvenimento: è infatti la prima volta che il Papa visita il reparto pediatrico del policlinico universitario; mentre Giovanni Paolo ii nel 1992 si era affacciato nei reparti di oncologia e neurochirurgia pediatrica al decimo piano, attigui a quello in cui era ricoverato.


    (©L'Osservatore Romano - 5 gennaio 2011)
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  6. #6
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    VISITA DEL SANTO PADRE AL POLICLINICO "AGOSTINO GEMELLI" DI ROMA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA , 05.01.2011

    Questo pomeriggio il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita al Policlinico "Agostino Gemelli" di Roma, in occasione della Solennità dell’Epifania.
    Al Suo arrivo, alle ore 17.15, è accolto dal Cardinale Vicario Agostino Vallini, dal Delegato per l’assistenza religiosa negli Ospedali di Roma, S.E. Mons. Armando Brambilla, dal Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Prof. Lorenzo Ornaghi, dal Direttore Amministrativo dell’Università, Prof. Marco Elefanti, dal Preside della Facoltà, Prof. Rocco Bellantone, dal Direttore della Sede di Roma, Dr. Giancarlo Furnari, dall’Assistente Ecclesiastico Generale, Mons. Sergio Lanza e dal Direttore del Policlinico, Prof. Cesare Catananti.
    Quindi il Santo Padre sale in ascensore al 5° piano, al Reparto di Pediatria, dove è accolto dal Direttore, il Prof. Costantino Romagnoli. Dopo aver visitato i locali del Centro per la cura dei bambini con spina bifida, il Santo Padre saluta i piccoli pazienti ospitati nelle stanze del reparto, e passa infine al Reparto di Terapia intensiva per l’assistenza neonatale.
    Il Papa raggiunge poi in ascensore il 7° piano, per una breve visita all’ambulatorio dell’Istituto Scientifico Internazionale "Paolo VI" per la ricerca, la diagnosi e la terapia della sterilità coniugale, dove è accolto dal Direttore, Prof. Riccardo Marana.
    Subito dopo il Santo Padre Benedetto XVI scende nella hall del Policlinico per incontrare i bambini ospiti dei vari Reparti del centro pediatrico, con i genitori e il personale medico. Dopo il canto dei bambini e il saluto di una piccola degente, il Papa rivolge ai presenti alcune parole.
    Alle ore 19, dopo aver salutato personalmente tutti i bambini offrendo a ciascuno di loro un dono natalizio, il Santo Padre lascia il Policlinico Gemelli per far rientro in Vaticano.
    Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa pronuncia nel corso della Visita:

    PAROLE DEL SANTO PADRE

    Signor Cardinale,
    cari Sacerdoti,
    Autorità Accademiche, Dirigenti, Personale medico e paramedico,
    cari bambini, genitori, amici!

    Perché sono venuto qui, in mezzo a voi, oggi, giorno in cui iniziamo a celebrare la Solennità dell’Epifania? Prima di tutto per dire grazie. Grazie a voi bambini che mi avete accolto: voglio dirvi che vi voglio bene e che vi sono vicino con la mia preghiera e il mio affetto, anche per darvi forza nell’affrontare la malattia. Vorrei ringraziare poi i vostri genitori, i parenti, i Dirigenti e tutto il personale del Policlinico, che con competenza e carità si prendono cura della sofferenza umana; in particolare vorrei ringraziare l’équipe di questo reparto di Pediatria e del Centro per la cura dei bambini con spina bifida. Benedico le persone, l’impegno e questi ambienti in cui si esercita in modo concreto l’amore verso i più piccoli e i più bisognosi.

    Cari bambini e ragazzi, ho voluto venire a trovarvi anche per fare un po’ come i Magi, che celebriamo in questa Festa dell’Epifania: essi portarono a Gesù dei doni - oro, incenso e mirra - per manifestargli adorazione e affetto. Oggi vi ho portato anch’io qualche regalo, proprio perché sentiate, attraverso un piccolo segno, la simpatia, la vicinanza, l’affetto del Papa. Ma vorrei che tutti, adulti e bambini, in questo tempo di Natale, ricordassimo che il più grande regalo l’ha fatto Dio a ciascuno di noi.

    Guardiamo nella grotta di Betlemme, nel presepe, chi vediamo? Chi incontriamo? C’è Maria, c’è Giuseppe, ma soprattutto c’è un bambino, piccolo, bisognoso di attenzione, di cure, di amore: quel bambino è Gesù, quel bambino è Dio stesso che ha voluto venire sulla terra per mostrarci quanto ci vuole bene, è Dio che si è fatto come voi bambino per dirvi che vi è sempre accanto e per dire a ciascuno di noi che ogni bambino porta il suo volto.

    Ora, prima di concludere, non posso non estendere un cordiale saluto a tutto il personale e a tutti i degenti di questo grande Ospedale. Incoraggio le diverse iniziative di bene e di volontariato, come pure le istituzioni che qualificano l’impegno al servizio della vita, penso in particolare, in questa circostanza, all’Istituto Scientifico Internazionale "Paolo VI", finalizzato a promuovere la procreazione responsabile.

    Grazie ancora a tutti! Il Papa vi vuole bene!

    [00027-01.01] [Testo originale: Italiano]

    [B0008-XX.01]


    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  7. #7
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    Quella carezza a Benedetta


    "Tu sarai benedetta per sempre". Parole mormorate dal Papa mentre, con tenerezza, sfiora il volto sfigurato di Benedetta, un anno di vita interamente vissuto nel suo lettino d'ospedale. I prelati che lo accompagnano nella visita al Gemelli, si chinano su quella culla; sguardi attoniti, pieni di compassione. E una personalità del seguito mormora commosso: "Ecco il volto del Cristo sofferente". Il segretario particolare del Pontefice indugia davanti a quella culla; continua ad accarezzare le manine inerti mentre ripete: "Sei bella Benedetta, sei bella" e non riesce quasi a venir via. Stanza 22, reparto pediatria, quinto piano del policlinico universitario Gemelli di Roma. Qui si è scritta la pagina forse tra le più belle e toccanti di queste giornate natalizie.
    È la vigilia dell'Epifania del Signore e Benedetto XVI decide di fare un po' di compagnia ai piccoli ricoverati nel nosocomio romano. L'occasione è la benedizione del nuovissimo centro per la cura e l'assistenza dei bambini con spina bifida. Il Pontefice giunge poco dopo le 17 e sale direttamente al quinto piano, reparto pediatria. Porta con sé un dono per ognuno dei piccoli ricoverati. Entra stanza dopo stanza. Inizia da Suami, una bambina peruviana. Le regala un orsacchiotto in peluche: è più grande di lei ma Suami lo stringe a sè. È felice.
    Per Andrea, un bimbo filippino, e per Paolo ci sono un trenino e un telefono parlante. Edoardo piange a dirotto. Il Papa lo guarda un po' interdetto, non sa cosa fare: avvicinarsi? accarezzarlo per cercare di calmarlo? Poi gli mette tra le mani il pupazzo colorato di topo Gigio. Edoardo smette di piangere e il Papa lo bacia.
    Nella stanza di Samuele è la mamma Chiara che lo accoglie: Samuele è attaccato a una macchina ed è immobile sul lettino. "Grazie infinite Padre" lo saluta Chiara. Non ha dimestichezza con le gerarchie ma sa riconoscere un gesto d'affetto solo per lei e per il suo piccolo. Accoglie la carezza del Papa come quella di un padre.
    Evelina è impegnata a gestire l'enorme coniglio di peluche che il Pontefice ha appena lasciato nelle sue mani; è visibilmente emozionata. "Pensa, mamma - dice guardandola fissa negli occhi - potrò dire alle mie amichette di scuola che ho baciato il Papa".
    E poi Benedetto XVI entra in quella stanza numero 22. C'è Benedetta. È nata un anno fa con una gravissima malformazione cerebrale. I genitori, vedendola nascere così sfigurata hanno pensato di abbandonarla. E sono fuggiti dall'ospedale. Le infermiere del reparto hanno accolto Benedetta, le hanno dato questo nome. La curano come fosse la figlia di ciascuna di loro. La circondano d'amore. "È un miracolo che sia ancora viva" dice Claudia, ma potrebbe essere Santina, o Maria o qualsiasi altra delle tante mamme di Benedetta. Il Papa si è commosso nell'ascoltare la storia di Benedetta. L'ha accarezzata a lungo, teneramente. Ha segnato con la croce la fronte e poi le ha sussurrato: "Tu sarai sempre benedetta".
    La visita prosegue. Gli occhi del Papa restano velati di tristezza. Si riaccendono quando si trova circondato da altri bambini, giù nella hall del policlinico dove è previsto il discorso. Scambia ancora doni con loro: dolci e peluche in cambio di tre statuine dei Magi e tanti disegni che il Papa mostra di gradire in modo particolare.
    Poi Francesca, 15 anni, affetta da spina bifida, lo saluta e lo abbraccia per tutti. Gli confida tutte le loro speranze. Hanno appena saputo che la mirra rappresenta la sofferenza. "Ecco la nostra mirra - dice al Papa - la mettiamo nelle tue mani, Padre Santo, perché la porti a Gesù. Noi pregheremo per te. Per la tua salute e perché la nostra preghiera ti aiuti a reggere il peso dei grandi problemi che devi affrontare ogni giorno".
    Quindi il congedo. Così come lo avevano accolto salutano il Papa il cardinale vicario Vallini, il vescovo delegato per l'assistenza religiosa negli ospedali della diocesi monsignor Brambilla, il rettore Ornaghi e tutto lo staff dell'università.
    Benedetto XVI rientra in Vaticano con le personalità del seguito che lo hanno accompagnato, tra le quali il sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Filoni, il prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo Harvey, il segretario particolare monsignor Gänswein, il medico personale Polisca e il direttore del nostro giornale. (mario ponzi)

    (©L'Osservatore Romano - 7-8 gennaio 2011)
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    Notizie sulle strutture sanitarie di ispirazione cattolica

    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE , 18.02.2013

    A seguito della visita apostolica effettuata da S.E. Mons. Filippo Iannone alla Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione, in data 15 febbraio il Santo Padre ha deciso di affidare il Governo del menzionato Istituto religioso all'Em.mo Cardinale Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, nominandolo Delegato Pontificio. In tale veste il Card. Versaldi avrà il compito di guidare l'Istituto religioso e di indirizzare le strutture sanitarie da esso gestite verso un possibile risanamento economico, escludendo tuttavia una partecipazione della Santa Sede in tali opere.

    Fonte: S S S S

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Vox Populi Visualizza Messaggio
    "Oggi il Card. Versaldi è stato nominato Delegato Pontificio per la Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione che è un istituto di diritto pontificio"
    Qualcuno conosce il motivo della nomina?

  10. #10
    Phantom
    visitatore
    Citazione Originariamente Scritto da celsanus Visualizza Messaggio
    Qualcuno conosce il motivo della nomina?
    Guarda, se è come penso io, che ci sia di mezzo la clinica IDI è per motivi economici (il card. Versaldi è addetto a un dicastero economico).

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