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Discussione: Cronache dell'Arcidiocesi Metropolitana di Vercelli - 2013

  1. #1
    CierRino di platino L'avatar di maurum
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    Cronache dell'Arcidiocesi Metropolitana di Vercelli - 2013

    Arcidiocesi di Vercelli
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
    Arcidiocesi di Vercelli
    Archidioecesis Vercellensis
    Chiesa latina
    Piemonte
    Enrico Masseroni
    126 di cui 104 secolari e 22 regolari
    1.415 battezzati per sacerdote
    26 uomini, 284 donne
    10 permanenti
    183.400
    Battezzati
    178.300 (97,2% del totale)
    Superficie
    1.658 km² in Italia
    117 (6 vicariati)
    Erezione
    III secolo
    romano
    Metropolitana di Sant'Eusebio
    Sant'Eusebio
    Indirizzo
    Piazza S. Eusebio 10, 13100 Vercelli, Italia
    Sito web
    www.arcidiocesi.vc.it
    L'arcidiocesi di Vercelli (in latino: Archidioecesis Vercellensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla regione ecclesiastica Piemonte. Nel 2010 contava 178.300 battezzati su 183.400 abitanti. È attualmente retta dall'arcivescovo Enrico Masseroni.
    Storia

    La diocesi di Vercelli fu eretta nel III secolo. Originariamente era suffraganea dell'arcidiocesi di Milano.
    Fino al XVIII secolo nella cattedrale vercellese si potevano ammirare i dipinti, accompagnati dai nomi, dei primi quaranta vescovi della diocesi, in ordine cronologico da sant'Eusebio a Nottingo nel IX secolo. Secondo Lanzoni, questa serie, degna di fede, ripeteva in immagini i dittici diocesani.
    La diocesi adottò l'antico rito eusebiano fino al 1575, quando passò al rito romano.
    Nell'alto Medioevo il territorio della diocesi era molto vasto e comprende anche Biella, Casale Monferrato e parte della Lomellina fino a Robbio. Ricevette da Carlo Magno numerosi diritti e privilegi, in cui si può ravvisare l'inizio del potere temporale. Nel 912 papa Anastasio III concesse al vescovo Regemberto l'uso del pallio.
    Nel 1014 i vescovi di Vercelli ricevettero ampie donazioni da parte dell'imperatore Arrigo II.
    Nel 1148 papa Eugenio II, che transitava da Vercelli di ritorno da un viaggio in Francia, consacrò personalmente la chiesa di santa Maria Maggiore, alla presenza di san Bernardo di Chiaravalle.
    Nel 1160 il vescovo Uguccione eresse a Biella il castello del Piazzo, origine del borgo medievale.
    Agli inizi del XIII secolo il vescovo sant'Alberto Avogadro ottenne per sé e per i suoi successori l'uso della porpora, normalmente riservata ai cardinali, in alcuni giorni dell'anno, diritto che hanno tuttora gli arcivescovi vercellesi, purché entro i confini della propria sede.
    Nel 1220 il cardinale Guala Bicchieri, vercellese, fondò il monastero di sant'Andrea, presso l'omonima chiesa, a spese del re d'Inghilterra Enrico II, come atto di espiazione dell'assassinio del santo vescovo Tommaso di Canterbury.
    Negli anni trenta del XIII secolo il vescovo Jacopo fu costretto all'esilio dalla fazione ghibellina e trovò rifugio nel castello di Santhià.
    Fu papa Bonifacio VIII che avocò alla Sede Apostolica il diritto di elezione del vescovo, già esercitato dal canonici. In deroga a questa disposizione, approvò l'elezione fatta dal capitolo di Raniero Avogadro, che il 23 marzo 1307, armi alla mano, sconfisse l'eretico Dolcino e la sua setta.
    Esule, questa volta a Biella, fu anche il vescovo Lombardino della Torre, prima della metà del XIV secolo, avversato dalla fazione scismatica seguace di Ludovico il Bavaro. Nello stesso periodo Vercelli passò sotto il controllo dei Visconti. Nella seconda metà del secolo e agli inizi del successivo Vercelli ebbe molto a soffrire per i contrasti tra i sostenitori di papi diversi. Due vescovi aderirono allo scisma e furono privati dell'incarico.
    Nel 1427 Vercelli divenne dominio di Casa Savoia, posto sul confine orientale dello stato, segnato fino al 1734 dal fiume Sesia.
    Il 18 aprile 1474 cedette una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Casale Monferrato. Il 1º giugno 1772 cedette un'altra porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Biella, che fu poi soppressa durante il periodo napoleonico dal 1803 al 1817, ritornando ad essere compresa nella diocesi vercellese.
    Nel 1803 Vercelli entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Torino. Il 17 luglio 1817 è stata elevata al rango di arcidiocesi metropolitana con la bolla Beati Petri di papa Pio VII, ed aveva come suffraganee Alessandria, Biella e Casale Monferrato. Già originariamente vi era da parte di Pio VII il progetto di aggiungere alle suffraganee le diocesi di Novara e di Vigevano, reso esecutivo il 26 novembre dello stesso anno.
    La diocesi di Vigevano è entrata a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Milano il 17 luglio 1974.
    Sono originarie dell'arcidiocesi di Vercelli le Suore di Santa Maria di Loreto, sorte a Saluggia nel 1891, e le Figlie di Sant'Eusebio, istituite nel 1899 per l'assistenza ai disabili.
    Cronotassi dei vescovi


    Personalità legate all'arcidiocesi





  2. #2
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    Enrico Masseroni

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    Enrico Masseroni
    arcivescovo della Chiesa cattolica
    Titolo Vercelli
    Incarichi attuali Arcivescovo metropolita di Vercelli
    Nato 20 febbraio 1939 a Borgomanero (NO)
    Ordinato sacerdote 29 giugno 1963 dal vescovo Placido Maria Cambiaghi
    Consacrato vescovo 8 dicembre 1987 dal vescovo Aldo Del Monte
    Elevato arcivescovo 10 febbraio 1996
    Enrico Masseroni (Borgomanero, 20 febbraio 1939) è un arcivescovo cattolico italiano, attualmente arcivescovo metropolita di Vercelli.
    Nato a Borgomanero il 20 febbraio 1939, nel 1950 entrò in seminario.
    Il 29 giugno 1963 viene ordinato sacerdote nel duomo di Novara dal vescovo Placido Maria Cambiaghi. Nell'ottobre del 1963 viene inviato come vice-parroco a Briga Novarese. Nell'ottobre 1964 assume l'incarico di parroco di Forno di Valstrona. Nel 1967 è nominato vice-rettore del Seminario minore “San Carlo” di Arona. Nel 1968 consegue la licenza in teologia presso l'Università Urbaniana di Roma e l'anno successivo è nominato rettore del Seminario liceale di Novara.
    Nel luglio 1974 consegue la laurea in filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e pochi mesi dopo è nominato rettore del seminario “San Gaudenzio” di Novara.
    Il 3 ottobre 1987 è eletto vescovo di Mondovì e l'8 dicembre 1987 riceve l'ordinazione episcopale nel duomo di Novara per l'imposizione delle mani del vescovo Aldo Del Monte. Il 13 dicembre 1987 fa l'ingresso nella diocesi di Mondovì.
    Il 10 febbraio 1996 viene eletto arcivescovo metropolita di Vercelli e il 24 marzo 1996 fa l'ingresso nell'arcidiocesi di Vercelli succedendo a Tarcisio Bertone.
    Il 29 giugno 1996 riceve il pallio da papa Giovanni Paolo II nella basilica di San Pietro in Vaticano.
    Attuali incarichi

    • Membro della Commissione Episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'università




  3. #3
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    Arcidiocesi di Vercelli








    Category archives: Notizie














































    Fonte: http://www.arcidiocesi.vc.it/
    Ultima modifica di maurum; 18-07-2013 alle 12:14 Motivo: Aggiunta fonte notizie.




  4. #4
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    Agenda dell’Arcivescovo

    In occasione dell’estate l’Arcivescovo riceve solo su appuntamento. Non sono previsti impegni particolari. L’appuntamento con l’Agenda del Vescovo verrà ripreso in settembre.

    Sito dell'Arcidiocesi di Vercelli

  5. #5
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    GMG ad Oropa per seguire la diretta del papa










    Appuntamento ad Oropa per seguire in diretta il Papa alle Giornate mondiali della gioventù del 27–28 luglio in Brasile. Per l’occasione saranno proposti laboratori, attività, momenti di incontro e l’attesa della veglia di preghiera, in diretta con Rio de Janeiro, sarà accompagnata dallo spettacolo dell’Annus Domini Multi- festival, a cui parteciperanno artisti provenienti da tutto il mondo. I giovani che non potranno recarsi oltreoceano sono dunque invitati a Oropa, con i loro sacerdoti ed educatori, a costruire un ponte ideale, di comunione, di preghiera e di partecipazione con l’America Latina e l’evento internazionale in corso. Per partecipare a “RiOropa” bisogna aver compiuto 16 anni.
    L’appuntamento è per sabato 27 luglio alle 10 per l’inizio delle attività e alle 22 serata di spettacolo con special guest, tra cui la cantante gospel Yvette Williams, proveniente da- gli Usa. A seguire il colle- gamento in diretta con Rio de Janeiro per la veglia con papa Francesco.
    Domenica 28 luglio la messa verrà celebrata in concomitanza con quella del santo Padre in Brasile. Le iscrizioni prevedono il versamento della quota di 35 euro e comprendono il kit del pellegrino. Chi ha già compiuto 18 anni e fosse disponibile a impegnarsi nel servizio di volontario può comunicare attraverso l’e-mail: gmgoropa@gmail. com. Per informazioni det- tagliate: 348/2654796, pagina Facebook/RiOropa.



    Fonte: http://www.arcidiocesi.vc.it




  6. #6
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    La nostra Cattedrale dopo l'intevento delle Belle Arti.



    La Cattedrale dopo i restauri































    Fonte: http://www.arcidiocesi.vc.it




  7. #7
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    Storia del nostro santo Patrono e qualche notizia in più.





    Sant'Eusebio di Vercelli

    La religione cristiana giunse in età costantiniana, precisamente nel 313 d.C., attraverso l'imperatore Costanzo II. Il primo vescovo, consacrato nel 345 da papa Giulio I, e che in seguito divenne anche il patrono della città, fu il noto Sant'Eusebio, primo vescovo in ordine cronologico presente in Piemonte. Personalità forte, divenne ben presto uno stimato pastore del Capitolo vercellese, noto in tutto il Piemonte (e di cui ne divenne successivamente patrono), soprattutto come divulgatore del culto mariano della Madonna Nera, importato dalla Terra santa, quindi fondatore del Santuario di Oropa, sito religioso distante circa 50 km da Vercelli (oggi sotto la diocesi di Biella). L'Arcidiocesi di Vercelli divenne quindi una delle più importanti tra quelle suffragate dalla vicina Milano. Medioevo Del periodo tardo antico e alto medioevale si hanno poche e incerte notizie. Dal VI all'VIII secolo la città rimase sotto il dominio longobardo e successivamente passò sotto la guida dei Franchi. Vercelli divenne allora contea e di fatto venne amministrata dai suoi vescovi. Dopo anni di incertezze, Vercelli si alleò con i milanesi e partecipò alle vicende della Lega Lombarda fino alla vittoriosa Battaglia di Legnano. Nel XIII secolo si affermò progressivamente il regime comunale che diede il via al periodo più prospero di tutta la storia della città che aveva ottenuto il controllo sul territorio compreso tra le Alpi, il Po, la Sesia e la Dora Baltea, grazie anche all'atto del 24 aprile 1243 con il quale il cardinale Gregorio di Montelongo, legato pontificio, aveva ceduto al Comune la giurisdizione su tutti i territori appartenenti alla Diocesi di Vercelli, in quel momento vacante, conservando a quest'ultima la giurisdizione minore; la cessione, di considerevole entità, fu impugnata dai vescovi successivi, con alterno successo. Nel 1219, per volere del cardinale Guala Bicheri iniziarono i lavori per la realizzazione dell'Abbazia di Sant'Andrea e cinque anni dopo nacque l'ospedale attiguo. Nel contempo il comune promosse l'istituzione della prima università degli studi del Piemonte e il 10 luglio 1243, Vercelli fu la prima città in tutta la penisola ad abolire la servitù della gleba. A seguito delle lunghe lotte tra Guelfi e Ghibellini, capeggiati rispettivamente dagli Avogadro e dai Bicheri-Tizzoni, il comune passò al dominio straniero e nel 1335 Vercelli perse per sempre la sua autonomia politica. Età moderna Theatrum Sabaudiae: Vercelli nel 1682 Sotto il dominio dei Visconti si registrò un periodo di relativa tranquillità finché nel 1427 la città andò sotto al ducato di Savoia e si immiserì rapidamente. Nonostante ciò Vercelli fu uno dei maggiori centri culturali del Piemonte rinascimentale. Alla fine del '500 Vercelli conservava ancora gran parte del patrimonio artistico e storico paleocristiano, medievale e rinascimentale ma il progetto di Carlo Emanuele I di fare di Vercelli una città fortezza ferma l'espansione della città, bloccandola per oltre un secolo nelle sue possenti mura, come ben appare dalla carta edita nel Theatrum Sabaudiae del 1682. Nel '600 le guerre, le pestilenze e il dominio degli spagnoli non danno respiro alla città. Nel 1704 si verificò l'ultimo assedio di Vercelli con la distruzione delle mura e della cittadella da parte dell'esercito del duca di Vendome durante la guerra di successione spagnola ma il trattato di Utrecht del 1713 segnò il ritorno ai Savoia. Durante il periodo napoleonico Vercelli conquistò il titolo di capoluogo del Dipartimento del Sesia e fu unita allo Stato francese. Nella seconda metà del '700 cominciano a delinearsi piazze e viali che ancora oggi danno unità organica alla città, vengono eretti palazzi di notevole bellezza Età contemporanea Dopo la restaurazione dello Stato Sabaudo, risalente al 1814, i vercellesi parteciparono ai moti di rivolta liberale del 1821 e alle lotte risorgimentali. Nei primi trent'anni dell'Ottocento si ebbero diverse costruzioni come il Teatro nuovo divenuto poi Teatro Civico inaugurato nel 1815, e il macello pubblico. Poi fu la volta delle Guerre d'Indipendenza che portarono gravi danni alla città. Dopo l'Unità d'Italia l'attività edilizia ristagnò ma nacquero piazza Torino (ora Pajetta), la sistemazione di Porta Milano, la costruzione della sinagoga ebraica. Nel XX secolo, fra i fatti degni di nota la lotta partigiana e la situazione disastrosa dopo la Liberazione. All'inizio del '900 la città conobbe una espansione notevole. Con la rinascita degli anni cinquanta e le vicissitudini più recenti, Vercelli tornò alla tranquillità e l'agricoltura risorsa portante del territorio si trasformò grazie alla crescente meccanizzazione dei mezzi di lavorazione. Tutt'oggi, per la provincia delle terre d'acqua, la risicoltura rappresenta una vera e propria ricchezza che caratterizza il paesaggio rurale, tipico per le risaie, e si pone come fattore trainante dell'economia della zona. Tuttavia, proprio a causa della meccanizzazione, l'agricoltura non offre più grandi opportunità di lavoro. Inoltre la città ha risentito della recente crisi del settore tessile, con la conseguente chiusura di alcuni importanti siti industriali. La carenza di grandi opportunità lavorative ha spinto molti vercellesi al pendolarismo verso le vicine Torino e Milano Stemma Lo stemma è formato da una croce rossa su scudo bianco. Su di esso è raffigurata una corona costituita da cinque torri. Lo scudo è contornato da due rami incrociati ricadenti dalla figura oblunga. Sul nastro si legge Potius Mori Quam Foedari ovvero Meglio Morire che Tradire


    Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Vercelli
    Ultima modifica di maurum; 19-07-2013 alle 22:30 Motivo: fonte citata.




  8. #8
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    Notizie missionarie della nostra Arcidiocesi.







    le nostre missioni

    Le missioni dell’arcidiocesi di Vercelli

    La terra vercellese sempre ha prodotto missionari, cioè sacerdoti che hanno scelto di svolgere il loro apostolato in paesi in cui il cristianesimo non era conosciuto. Gli istituti missionari italiani hanno accolto molti figli della terra di Sant’Eusebio e molte sarebbero le figure di rilevanza nazionale che andrebbero ricordate qui. Ma è solo a partire dalla grande spinta del Concilio Ecumenico Vaticano II che anche dalle diocesi dei paesi a tradizione cristiana sono partiti sacerdoti per le cosiddette terre di missione dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Nel 1963 don Luigi Locati iniziò la sua attività in Kenya, ad Isiolo, allora un villaggio di capanne. Raggiunsero don Luigi, in tempi e per periodi diversi, don Pio Bono, don Guido Pezzana, don Franco Givone, don Giuseppino Ferrarotti, e don Luciano Pasteris. Accanto a loro scesero in Kenya prima le suore di Sant’ Eusebio e nel 1978 le suore di Loreto. Fin dall’inizio con il personale religioso operarono molti laiche e laici vercellesi.
    Nacquero così in successione le missioni di Garbatula e di Merti sempre nel distretto di Isiolo. Accanto all’opera di evangelizzazione ci fu anche un grande impegno di promozione umana in quelle regioni. Esso si concretizzò soprattutto in una diffusa azione di scolarizzazione a tutti i livelli. Nacquero così tantissime scuole sia nei villaggi che nei centri maggiori, in particolare ad Isiolo ed a Merti.

    Quando il 15 dicembre 1995 don Luigi Locati fu nominato vescovo di Isiolo, il lavoro svolto negli anni precedenti permise di pensare ad un’africanizzazione decisa delle strutture e delle iniziative create, per cui tutti i sacerdoti italiani furono disponibili per nuove iniziative missionarie che si concretizzarono di lì a poco colla scelta di un altro paese africano come destinazione, il Mozambico.
    Il sostegno ad Isiolo ovviamente continuò, sia negli anni in cui, a reggere le sorti del vicariato fu don Luigi Locati, sia dopo la sua tragica scomparsa.
    In Mozambico i sacerdoti vercellesi andarono ad operare in un territorio, la d diocesi di Inhambane, distretto di Inhasoro in cui avevano già operato per anni i Missionari della Consolata. In pratica furono prese in carico due parrocchie, distanti 25 Km. tra di loro, anche se con caratteristiche diverse.
    La parrocchia di Santa Ana a Maimelane si trova all’interno, in una zona agricola scarsa di corsi d’acqua, mentre la parrocchia di sant’Eusebio ad Inhassoro si trova sulla costa dell’Oceano Indiano. A Maimelane opera don Carlo Donisotti con le Suore della Misericordia mentre ad Inhassoro c’è don Pio Bono con Caterina Fassio ed Elena Bovolenta. Anche in questa nuova destinazione l’opera dei nostri missionari continuò nel settore scolastico, nonostante la differenza del sistema educativo mozambicano rispetto al sistema scolastico keniota. Si continuarono e si crearono nuove scuole dell’infanzia in quanto gli altri gradi fondamentali dell’istruzione primaria sono forniti dallo stato. Coll’aiuto e la sponsorizzazione delle ACLI nazionali e di altri organismi ad esse collegati ad Inhassoro venne creata negli anni tra il …… una scuola professionale che accoglie, al momento attuale, poco meno di 500 alunni. A Maimelane da anni si porta invece avanti un progetto di scavo di pozzi presso i vari villaggi, affinche le popolazioni abbiano acqua sia per uso umano che agricolo. Altri progetti portati avanti a Maimelane sono:

    - assistenza alle mamme sieropositive (il Mozambico è uno degli stati africani in cui questo problema ha grande rilevanza).
    - sostegno all’agricoltura anche attraverso operazioni di microcredito mirato.
    Nel 2008 padre Giuseppe Minghetti, altro sacerdote "fidei donum" vercellese della prima ora, che ha operato per anni in Burundi e poi in Ruanda (al tempo del tragico genocidio) e poi per alcuni anni in Repubblica Centroafricana, e che, dal 2002 opera in Bolivia, chiese il riconoscimento della sua opera come missione diocesana vercellese. In tutte le tappe della sua intensa vita missionaria padre Minghetti ha caratterizzato la sua azione apostolica con la creazione e gestione di internati in cui ospitare orfani o comunque ragazzi provenienti da famiglie in difficoltà e di creare se necessario scuole per questi ragazzi. Intuizione a cui è rimasto fedele sempre è stata quella di ospitare nelle sue case di accoglienza sia ragazzi sani che ragazzi diversamente abili, sia maschi che femmine. Padre Minghetti ha creato una casa simile anche in Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra, la città più popolosa del paese. Accanto alla casa di accoglienza, detta nel linguaggio specifico dei servizi sociali boliviani "hogar", cioè focolare, è sorta anche una scuola che comprende tutti i gradi dell’istruzione primaria e secondaria boliviana.



    Fonte: http://www.missio.vercelli.it/?page_id=274




  9. #9
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    sabato 6 luglio 2013

    Mattia Rossi. Eusebio di Vercelli nella storia: il defensor fidei.

    Sono trascorsi millesettecento dall’anno 313 d.C., anno dell’Editto di Milano. Il IV secolo non è stato solamente il secolo della libertà di culto o delle grandi eresie: è stato anche il secolo di un copioso fiorire liturgico-musicale. Come esempio di questo sviluppo musicografico si è soliti citare l’imponente figura del vescovo di Milano Ambrogio. Ma, in realtà non è stato l’unico, e forse nemmeno il primo…
    Per questo, vorrei dedicare questo modestissimo contributo ad un grande vescovo del IV secolo nella cui diocesi è testimoniato un impulso musicografico straordinario: Eusebio di Vercelli.


    Eusebio di Vercelli nella storia: il defensor fidei.

    Breve biografia eusebiana - Eusebio, che Girolamo, nel suo De viris illustribus, ci dice essere «natione sardus», ma formatosi tra il clero di Roma, è a Vercelli dal 345. Imperatore, a quest’altezza cronologica, è Costanzo II (figlio di Costantino), di simpatie ariane, il quale vorrebbe, “sbarazzandosi” di Atanasio, difensore del credo di Nicea, risolvere, in un Concilio a Milano, le dispute tra ariani e cattolici. Il papa, allora, scrive ad Eusebio, raffinato e stimato teologo nonché strenuo battagliero «contro quelle belve feroci degli ariani», invitandolo a recarsi a Milano, al Concilio, per far sottoscrivere ai presenti la fede di Nicea. Questo, nel racconto che ne fa Ilario di Poitiers, a dimostrazione dell’evidente protagonismo di Eusebio: Atanasio, in definitiva, garantiva l’ortodossia in oriente ed Eusebio in occidente.



    Per questo, dal 355 al 362, Eusebio, è condannato all’esilio a Scitopoli, in Palestina e, successivamente, in Tebaide. In una sua lettera inviata ai vercellesi, novaresi, eporediesi e tortonesi («plebibus Vercellensibus, Novariensibus, Eporediensibus, Derthonensibus»), Eusebio narra di subire violenze dal vescovo ariano locale; violenze che lo assimileranno ad un martire. Di ritorno dall’esilio, nel 363, Eusebio porta con sé alcune tradizioni proprie dell’oriente: crea una comunità di tipo monastico attorno al vescovo di Vercelli e, soprattutto, gli si ascrive la redazione del cosiddetto “Evangeliario Eusebiano”, la prima redazione in latino dei quattro vangeli – nell’ordine Matteo-Giovanni-Luca-Marco – precedente, dunque, la Vulgata di Girolamo.



    Sulla scia dell’operato di Eusebio, nella Vita antiqua si stabilisce il ruolo fondamentale dei vescovi vercellesi a difesa dell’ortodossia cattolica: fino all’avvento di Ambrogio vescovo a Milano, la supremazia episcopale della diocesi di Vercelli, grazie alla figura di Eusebio, su quella ambrosiana fu indiscutibile. Vercelli era custode dell’ortodossia cattolica in tutto l’occidente.


    Anche sul piano architettonico questa rilevanza di Eusebio venne risaltata: in seguito alla sua morte venne sepolto nella basilica da lui fondata in onore di san Teonesto (l’attuale cattedrale), ma da quel momento in poi la basilica sarebbe stata dedicata ad Eusebio. Questa basilica, detta ‘di S. Eusebio antica’ per differenziarla da quella attuale, viene descritta dal vescovo Giovanni Stefano II Ferrero, nel 1609, come fatta sull’esempio di S. Pietro antica in Roma, le proporzioni, cioè, tra S. Eusebio antica e S. Pietro antica erano perfettamente rispettate: questo a significare che Eusebio, defensor fidei, era assimilabile in tutto, anche nel modello architettonico della propria chiesa cattedrale, a san Pietro apostolo.


    Eusebio nella storia della musica liturgica.
    Ambrogio, nella Epistola LXIII indirizzata alla chiesa vercellese, oltre, da un lato, a sollecitare la nomina del nuovo vescovo, ci offre, dall’altro, un’autorevole testimonianza della radicata, nonché antichissima, tradizione liturgico-musicale vercellese: nel passo, il padre dell’innodia liturgica occidentale Ambrogio definisce la chiesa vercellese dedita a «hymnis dies ac nocte». La testimonianza mi pare di portata notevole: ad un’altezza cronologica anteriore a quella che vide il fiorire della copiosa innodia ambrosiana, la comunità vercellese – il cenobio – riunita attorno a Eusebio già conservava una tradizione liturgico-musicale sistematizzata, tanto che l’espressione “dies ac nocte” farebbe addirittura pensare ad una ufficiatura diurna e notturna. In ogni caso, dato che il modello innodico metrico codificato da Ambrogio dovesse ancora venire, la presenza di “hymnis” a Vercelli, in un’epoca coeva a Ilario di Poitiers, l’antesignano della poesia liturgica, non può passare inosservata.


    Occorre considerare anche un altro dato che, quantunque in assenza in prove documentarie, si rivela alquanto interessante. L’origine della forma innodica è orientale: l’inno, come forma musicale laudativa (ancora piuttosto generica), nasce proprio nei territori tra la Siria e la Palestina, territori nei quali Eusebio trascorse il proprio esilio. Verrebbe, dunque, naturale supporre che fu proprio Eusebio ad importare in Occidente, al suo rientro dall’esilio, questa nuova forma musicale e a trapiantarla nel cenobio vercellese. In seguito Ambrogio, il quale fu di certo in possesso anche di nozioni musicali e che verso la tradizione storico-liturgica formatasi attorno all’episcopio di Vercelli rivolse parole di autentica ammirazione, sviluppò l’inno fino a portarlo al massimo splendore e, in definitiva, alla forma metrico-ritmica da noi, ancora oggi, conosciuta.


    Appendice. Omaggio a sant’Eusebio nell’anno eusebiano: la sequenza “Omnis orbis Eusebii”.
    Quest’anno, per i fedeli del Piemonte, ricorre un anno eusebiano: ricorre, infatti, il 1650° anno di fondazione, da parte del vescovo vercellese, del Santuario di Crea, in provincia di Alessandria. Per questo, segue a queste righe un commento all’antica sequenza in onore di sant’Eusebio (già trascritta dall’amico Giovanni Parissone, che ringrazio).


    Nei codici CXLVI (c. 108r), CLXI (c. 128v) e CLXII (c. 190r) della Biblioteca Capitolare di Vercelli, sono contenute tre versioni della sequenza “Omnis orbis Eusebii”:


    Omnis orbis Eusebii preclara festa celebrent
    atque laudes illius voce personet
    quem visione angelica baptizat papa
    quique damnavit hipocritam hunque mox sanat
    hic angelorum concetu peragit missas
    huic Dei nutu panduntur ianue clause
    hic portum absentem sibi adesse precipit
    hic tractus per scalas dira tormenta pertulit
    sed et cavea carcereque pressus fidem defendit
    hunc iam cerebro arriani fracto celos miserant
    unde nos protegat semper.

    Analisi testuale – Il testo elogia con grande forza, nel giorno della festa liturgica, Eusebio come l’“athleta Dei”, il “defensor fidei” dell’Occidente oppresso dalla ferocia ariana, e autore di una serie di miracoli. Come risulta da una comparazione da me eseguita, la fonte di tale sequenza è la Vita antiqua, l’antica biografia eusebiana.


    Laddove, invece, le occorrenze testuali non sono esplicitamente identiche, l’autore attinge e riscrive l’episodio. E’ il caso, ad esempio, del quarto verso nel quale si fa riferimento ad un particolare miracolo di Eusebio (accadde che un ingannatore, fingendosi anacoreta, promise a Eusebio di diventare suo discepolo, ma il santo vescovo, smascherando l’inganno, lo rimproverò severamente. Quegli, allora, venne posseduto dal demonio, ma Eusebio lo liberò ammonendolo di non ingannare più nessuno); o il sesto verso nel quale il riferimento è al cosiddetto “miracolo delle porte chiuse” (si narra che gli ariani presenti a Vercelli, sostenitori del vescovo ariano di Milano Aussenzio, dopo la consacrazione episcopale di Eusebio, e in seguito al suo arrivo a Vercelli, sbarrarono tutte le porte delle chiese di Vercelli affinché nessuno potesse entrarvi. Eusebio, allora, si inginocchiò davanti al portale di S. Maria Maggiore e pregò per la cecità degli ariani. Le porte si aprirono miracolosamente ed egli, entrato in chiesa, offrì il sacrificio per la salvezza di quel popolo); o il nono verso nel quale si fa implicitamente riferimento alla reclusione di Eusebio, da parte degli ariani, in una cella angusta dalla quale egli scrisse una lettera al custode Patrofilo in difesa della propria fede cattolica.


    La Vita antiqua, del resto, servì da modello anche per altri componimenti poetici come l’inno per le lodi Hic natus de Sardinia e l’antifona, musicalmente più originale, del I notturno Nobili ortus.


    Analisi musicale – Cosa sono le sequenze? La loro origine è narrata da Notker Balbulus, un monaco del monastero di San Gallo nato nell’840 nell’odierna Zurigo. Egli, che deriso dagli amici per un difetto di pronuncia, dovuto alla mancanza di un dente, si affibbiò il soprannome di “balbulus” (balbuziente), fu l’autore del Liber Hymnorum, la prima raccolta di sequenze, dedicata – guarda caso – all’allora vescovo di Vercelli Liutwardo. Notker, nella prefazione del suo Liber, dichiara che ebbe, fin da giovinetto, grandi difficoltà a ricordare le lunghissime catene di note, le longissimae melodiae che caratterizzavano lo jubilus dell’alleluia: viste, allora, tali difficoltà salutò con gioia le novità apportate da un monaco francese in fuga dopo la distruzione dell’abbazia di Jumièges, ad opera dei Normanni, nell’anno 851: quel monaco aveva con sé un Antifonario in cui vi si potevano leggere «aliqui versus» in corrispondenza delle sequenze: il melisma della sillaba finale –ia dell’alleluia, cioè, era suddiviso in sillabe. L’espediente è chiaro: per facilitare la memorizzazione degli jubilus alleluiatici, vennero inseriti dei testi che, poco a poco, divennero autonomi nella loro composizione testuale e musicale. A partire dal XII secolo, si tentò di avvicinare la sequenza alla forma dell’inno (facilmente memorizzabile e dallo scopo catechetico) introducendo la composizione in versi e la rima. A questo stadio avanzato appartengono le cinque sequenze che il Concilio di Trento mantenne (è stato calcolato che, nelle varie tradizioni manoscritte tardomedievali, si è arrivati a raccogliere circa cinquemila sequenze), e che ancora oggi la liturgia tradizionale conosce: Victimae paschali, Veni Sancte Spiritus, Stabat Mater, Lauda Sion e Dies Irae.

    La musica della sequenza eusebiana, deriva la propria intonazione dall’Alleluia “Eripe me” (IX domenica dopo Pentecoste). Da esso prendono l’intonazione anche l’antifona “Stans a longe” (X domenica dopo Pentecoste ispirato alla parabola del fariseo e del pubblicano) e un’omonima sequenza.


    Vorrei sottolineare, in conclusione, un’altra interessante particolarità, che potremmo definire “locale”. Mi riferisco all’analogia musicale che sussiste tra Omnis orbis Eusebii e un’altra sequenza vercellese, Laude sanctum Aemilianum in onore di sant’Emiliano, decimo successore di Eusebio alla cattedra episcopale di Vercelli e patrono di Villanova Monferrato (a pochi chilometri da Vercelli e, un tempo, in diocesi eusebiana): entrambe riportano la stessa musica. Si viene, così, a stabilire un ponte, non tanto tra due feste liturgiche, ma tra due importanti vescovi di Vercelli, Eusebio ed Emiliano. È come se l’autore gregoriano avesse voluto richiamare l’importanza del successore Emiliano (altro “defensor fidei” nelle sinodi romane del 501, 502 e 504 e notevole “defensor civitatis”) dedicandogli una sequenza propria, con un testo derivato dalla sequenza per sant’Otmaro, con la medesima melodia. E sulla melodia utilizzata per queste due sequenze in onore dei due vescovi vercellesi fu composta anche un’altra sequenza, Pater summe, in onore di sant’Andrea che, come noto, insieme ai santi vescovi, gode di particolare devozione nella antica diocesi di Vercelli.

    Fonte: http://*******************.blogspot.it/




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    Le celebrazioni di Sant’Eusebio




    • del 23 luglio 2013







    Si avvicina il giorno del Santo Patrono del capoluogo, il prossimo 1 agosto ricorre Sant’Eusebio e la diocesi eusebiana si prepara ad accogliere la giornata con una serie di appuntamenti interparrocchiali. Si parte lunedì 29 luglio alle ore 21.00 davanti al seminario, dopo aver accolto la Madonna di Crea, si partirà in processione verso la Cattedrale per la celebrazione dei vespri seguita dalla benedizione eucaristica. Sono invitate a partecipare le comunità del SS. Salvatore, della Beata Vergine di Lourdes (Concordia), di S. Maria Maddalena e della Regina Pacis. Martedì 30 luglio in duomo saranno coinvolte e comunità di S. Bernardo, San Paolo, San Cristoforo, l’unità pastorale di Sant’Eusebio, Sant’Agnese e San Giuseppe. Mercoledì 31 luglio saranno le comunità di San Pietro apostolo (Aravecchia), Spirito Santo, Sant’Antonio (Isola), Sacro Cuore, Beata Vergine Assunta dei Cappuccini e di Larizzate ad essere chiamate.
    Le celebrazioni del 1 Agosto

    Giovedì 1 agosto, solennità di Sant’Eusebio, messe alle 8 e alle 17.30; alle 10.30 tradizionale concelebrazione eucaristica solenne presieduta dall’Arcivescovo; dalle 12 alle 16.30 adorazione eucaristica; alle 16.30 secondi vespri e benedizione eucaristica presieduti da padre Enrico Masseroni.



    Fonte: http://www.arcidiocesi.vc.it/le-cele...i-santeusebio/




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