Quid quaeritis viventem cum mortuis? (Lc 24, 5)
Come dissi in occasione della lettera a Scalfari, dato che anche per questa intervista sono già iniziati i fraintendimenti (cfr ad esempio il titolo del Corriere), consiglio vivamente a tutti i forumisti la lettura del testo integrale, pubblicato sul sito di Avvenire:
«Vigilate ergo; nescitis enim quando dominus domus veniat».
(Mar. 13, 35)
Raccomando pure io la lettura dell'originale (costa poco tempo). Nel sunto che ne fa il Corriere, infatti, si nota ancora una volta il taglia e cuci tipicamente dei media (si veda il trafiletto sul ruolo delle donne, dove si cassa la critica del papa a certo femminismo).
Non licet bovi quod licet Iovi
.....<<E il ruolo della donna nella Chiesa?
Il Papa ha più volte fatto riferimento a questo tema in varie occasioni. In una intervista aveva affermato che la presenza femminile nella Chiesa non è emersa più di tanto, perché la tentazione del maschilismo non ha lasciato spazio per rendere visibile il ruolo che spetta alle donne nella comunità. Ha ripreso la questione durante il viaggio di ritorno da Rio de Janeiro affermando che non è stata fatta ancora una profonda teologia della donna.
Allora, chiedo: «Quale deve essere il ruolo della donna nella Chiesa? Come fare per renderlo oggi più visibile?». «È necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa.
Temo la soluzione del “machismo in gonnella”, perché in realtà la donna ha una struttura differente dall’uomo. E invece i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da una ideologia machista. Le donne stanno ponendo domande profonde che vanno affrontate.
La Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo. La donna per la Chiesa è imprescindibile. Maria, una donna, è più importante dei Vescovi.
Dico questo perché non bisogna confondere la funzione con la dignità.
Bisogna dunque approfondire meglio la figura della donna nella Chiesa. Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Solo compiendo questo passaggio si potrà riflettere meglio sulla funzione della donna all’interno della Chiesa.
Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa>>
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Questa, a mio parere, è una delle parti più dirompenti di questa intervista, che come la definisce il “Corriere della Sera”, è storica!
Se ben riflettiamo, mai un Papa si era spinto a tanto sul ruolo della donna nella Chiesa.
Con quelle parole..
<< . ..Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa>>
Papa Francesco rivaluta in modo esponenziale la figura della donna ponendola, a questo punto, potenzialmente, ad esplicare una sua peculiare presenza, anche in posti molto alti nella gerarchia ecclesiastica.
Speriamo e preghiamo affinchè l’ispirazione, di queste parole, come di tutte le altre (sui divorziati, sui gay, ecc.) del S. Padre, siano effettivamente un bene per l’armonia e per la salvezza delle anime a cui la Chiesa è stata chiamata dal Suo fondatore, nostro Signore Gesù Cristo, ed in generale, direi, per la vita comunitaria di tutta la Chiesa..
Buonanotte..
Tranquilli, stiamo sereni, non ci agitiamo inutilmente...
«Cosa direbbe ai divorziati che hanno formato una nuova unione? “Che si integrino alla comunità parrocchiale, che lavorino lì perché in una parrocchia ci sono cose che loro possono fare. Che cerchino di essere parte della comunità spirituale, che è ciò che consigliano i documenti pontifici e il magistero della Chiesa. Il Papa ha indicato che la Chiesa li accompagna nella loro condizione. È vero che ad alcuni di loro dispiace non poter fare la Comunione. Ciò di cui c’è bisogno in questi casi è di spiegare le cose. Esistono casi in cui ciò risulta complicato. Si tratta di una spiegazione teologica che alcuni sacerdoti espongono molto bene, e la gente la capisce”». (Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, Il Gesuita. Conversazioni con il cardinale Jorge Bergoglio, Vergara Editore, Buenos Aires, 2010, pagina 91)La fonte
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Eppure, non soltanto gli ultimi due pontificati “gemelli” hanno mostrato una particolare attenzione all’accoglienza e valorizzazione delle persone separate e divorziate. Ma quello di Ratzinger si è spinto fino ad attribuire un enorme significato perfino al sacrificio di non poter prendere l’Eucarestia. La sofferenza come dono Come ha spiegato Benedetto XVI lo scorso anno davanti al milione di famiglie radunate all’aeroporto di Bresso rispondendo alla domanda di una coppia di coniugi brasiliani, «anche senza la ricezione corporale” del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo». A divorziati e risposati occorre far capire «che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa». Sandro Magister ha inoltre notato che se nella Chiesa cattolica ci sono state “aperture” teorico-dottrinali in materia di Eucarestia e divorziati, esse si devono proprio al grande prefetto e custode della dottrina della fede cattolica Joseph Ratzinger. Si tratta di novità contenute in un suo saggio del 1998 e che da papa ha voluto ripubblicare con una nota aggiunta (“La pastorale del matrimonio deve fondarsi sulla verità. A proposito di alcune obiezioni contro la dottrina della Chiesa circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati”, Osservatore Romano, 30 novembre 2011).
Ego vero Evangelio non crederem, nisi me catholicae Ecclesiae commoveret auctoritas
Beh, ci sarebbe la Lettera apostolica Mulieris Dignitatem del Beato Giovanni Paolo II, documento che lo stesso Papa Francesco ha ricordato nell'Angelus della solennità dell'Assunta...
«Vigilate ergo; nescitis enim quando dominus domus veniat».
(Mar. 13, 35)
Sarò legato ad un concetto tridentino, vecchio e preconciliare ma qui non si sta pensando alla salvezza delle anime. Con tutta la buona fede del Pontefice, ma qui si sta facendo l'esatto contrario. E poi l'uscita molto vaga sul concetto della morte...
Non ho capito cosa si intende per "l'ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile"...sinceramente ho trovato molto difficile dare un'interpretazione univoca alle parole del Papa. Ho paura che le strumentalizzazioni saranno molto maggiori delle corrette letture...
Ma, al di là di tutto, delle possibili strumentalizzazioni e delle letture parziali, grazie a Papa Francesco. Un conto è dire, un conto è vivere. Incontro quotidianamente persone con situazioni molto pesanti, molto difficili, molto umane, che tuttavia hanno nel cuore un sincero desiderio di Dio. Recitargli il Catechismo o i passi del Vangelo è come darglielo in testa, non è quello di cui hanno bisogno. Nel nostro gruppo di preghiera si è presentata una sera una ragazza e la prima cosa che mi ha detto è stata "sono una divorziata risposata". Le ho sorriso e ho detto che i bollini a noi interessano poco, non facciamo raccolta... ma che se era lì con noi per pregare era la benvenuta. Mi ha poi detto che nessuno l'aveva accolta senza pregiudizi come noi e penso che quella presentazione non richiesta volesse "sondare" il nostro grado di pregiudizio. Ora sta facendo un cammino spirituale, ha capito molte cose della sua situazione, è ben consapevole (adesso) del fatto che non può partecipare pienamente alla comunione dei fedeli (le abbiamo procurato un padre spirituale e l'abbiamo seguita molto). Ci saranno tanti passi da fare (è stata vittima di violenze inenarrabili da parte del marito), primo fra tutti il perdono, però la strada è imboccata. A me a leggere le parole del Papa viene allegria e gioia e penso che se invece di accogliere la nostra sorella le avessimo detto a muso duro che "sì, puoi pregare però non sei in regola, sappilo" forse avremmo perduto anziché guadagnare.
Non si tratta di fare sconti o di proporre un cristianesimo all'acqua di rose, si tratta di gettare le reti in qualunque parte del mare e star sicuri che non verranno solo su branzini e merluzzi. Ma Gesù è venuto per i malati, non per i sani e mi sembra che questo soprattutto stia dicendo il nostro Papa a chi "sta sulla retta via", che c'è un'umanità da curare.
E se non lo facciamo noi, Chiesa, scusate, chi lo dovrebbe fare?
Scusa, ma non è scritto da nessuna parte che i divorziati risposati debbano essere emarginati o respinti dalla Chiesa. Più volte nel forum ho citato il n. 84 dell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio del Beato Giovanni Paolo II, che affronta proprio questo argomento.
Non c'è quindi alcuna novità nell'intervista di ieri (e lo stesso vale per gli omosessuali: più volte è stato ribadito che la Chiesa non condanna la persona omosessuale, ma la pratica dell'omosessualità. Sia nella conferenza stampa di ritorno dalla GMG che nell'intervista pubblicata ieri il Santo Padre non ha fatto altro che affermare quanto dice il Catechismo).
«Vigilate ergo; nescitis enim quando dominus domus veniat».
(Mar. 13, 35)