Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronache della Diocesi di Verona - Anno 2016

  1. #461
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    2016 - 2017: Giovedi' Culturali della Karis


    A. RODIN, La Cattedrale, 1908. Meudon, Musée Rodin

    Il tema: “Un passaggio fondamentale per tutti è l’esperienza affettiva con le sue diverse stagioni. L’amicizia con toni più calmi, l’innamoramento con tinte più forti, costituiscono un appuntamento che segna in modo costitutivo la vita adulta e la sua possibile maturazione. Vale anche il rovescio: la solitudine. L’amore è l’irruzione di un gratis di cui si ha assolutamente bisogno e che non si può affatto meritare. È letteralmente un venire nuovamente al mondo, l’essere generati a nuova vita. È evento inaugurale: c’è un prima della vita e un dopo. Si è generati a una nuova identità nella linea della reciprocità: mi lascio ridefinire fidandomi; contribuisco a ridefinire l’altro che mi concede fiducia. Nello stesso tempo l’amore è lo spazio umano più vulnerabile: i distacchi, le perdite affettive, i fallimenti di un matrimonio, i tradimenti nell’amicizia e nell’amore sono fortemente dolorosi. Siamo nel cuore di una domanda di senso che ha a che froQuando: sette giovedì sera consecutivi, dal 13 ottobre al 24 novembre 2016, dalle 20:30 alle 22:00
    Dove: Verona, Seminario Maggiore, aula magna (entrata da vicolo Bogon con parcheggio interno)
    Ingresso libero

    13 ottobre / Serata inaugurale
    20 ottobre / Distanza-reciprocità
    27 ottobre / Parità
    3 novembre / Corporeità
    10 novembre / La perdita dell’amato
    17 novembre / Ricominciare
    24 novembre / Forte come la morte-‘Maranathà’



    Quando l’arte rappresenta la teologia. Una sacramentaria artistica

    Finalità: La maggior parte dell’arte cristiana è nata in ambito liturgico ed è stata pensata a servizio della celebrazione dei sacramenti. Il corso si propone di mostrare come alcune opere d’arte hanno interpretato e riformulato in modo originale la ricchezza del pensiero teologico della sacramentaria, in particolare riguardo al Battesimo e all’Eucaristia.
    Metodo: Lezioni frontali, con spazi di intervento da parte dei partecipanti
    Quando: sette giovedì sera consecutivi, dal 12 gennaio al 23 febbraio 2016, dalle 20:30 alle 22:30
    Dove: Verona, Seminario Maggiore, aula magna (entrata da vicolo Bogon con parcheggio interno)
    Ingresso libero

    12 gennaio / Serata inaugurale
    19 gennaio
    26 gennaio
    2 febbraio / Il Battesimo
    9 febbraio / Il Battesimo
    16 febbraio / L’Eucarestia
    23 febbraio / L’Eucarestia

    Fonte:

    http://www.diocesiverona.it/pls/s2ew...est&rifp=guest

  2. #462
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    Letture interconfessionali della Parola
    Tempio Valdese - via Duomo angolo via Pigna - ore 20.30


    Mercoledì 23 Novembre 2016 ore 20:30
    Chiesa Evangelica Valdese e Chiesa Ortodossa Russa
    Tempio Valdese (via Duomo angolo via Pigna - VERONA)

    Mercoledì 22 Marzo 2017 ore 20:30
    Chiesa Ortodossa Russa e Chiesa Evangelica Luterana
    Chiesa San Salvatore Vecchio (vicolo San Salvatore Vecchio, 9 - VERONA)

    Mercoledì 26 Aprile 2017 ore 20:30
    Chiesa Evangelica Luterana e Chiesa Cattolica Romana
    Chiesa San Domenico (via del Pontiere, 30 - VERONA)

    Mercoledì 17 Maggio 2017 ore 20:30
    Chiesa Ortodossa Romena e Chiesa Ortodossa Russa
    Tempio romeno di Sant’Elia e San Zeno (viale Palladio - VERONA)

    Fonte:

    http://www.diocesiverona.it/new_dioc...la_Parola.html

  3. #463
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    Concelebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Mario Zenari
    Cattedrale di Verona, ore 16.00

    Il Vescovo, s.e. mons. Giuseppe Zenti invita tutti i fedeli veronesi a partecipare alla Celebrazione Eucaristica presieduta dal neo cardinale s.e. mons. Mario Zenari, "Nunzio Apostolico in Siria, figlio della nostra terra e presbitero della nostra chiesa di Verona"
    sabato 26 novembre 2016 alle ore 16.00 nella Chiesa Cattedrale di Verona

    Fonte:

    http://www.diocesiverona.it/new_dioc...io_Zenari.html

  4. #464
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    Nomine del Clero veronese



    Nomine del 30 ottobre

    AMBROSI don Valerio è nominato cappellano all’ospedale Mater Salutis di Legnago
    BOZZA don Luciano è trasferito dall’ufficio di Parroco di San Zenone di Minerbe all’ufficio di Parroco di Vigo di Legnago
    PRATI don Giorgio già Parroco di Minerbe, è nominato anche Parroco moderatore (can. 517 e 526) anche di Minerbe e di S. Zenone di Minerbe
    TURELLA don Roberto è nominato Parroco (can. 517 e 526) di Minerbe e di S. Zenone di Minerbe
    AVESANI don Adriano, CESCON don Luciano, GAMBERONI padre Simone, o.carm., PISANI padre Ferdinando, ofn sono nominati Ministri della Consolazione

    Fonte:

    http://www.diocesiverona.it/pls/s2ew...est&rifp=guest

  5. #465
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    Il principio del bene comune


    Da quando, quasi un anno fa, abbiamo vissuto l’anno giubilare della Misericordia, ho cercato, passo dopo passo, di sviluppare dapprima i grandi temi della misericordia e poi, in una lunga serie di interventi, di focalizzare le grandi tematiche dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris laetitia...

    Parole chiave: Bene Comune (1), Parlandoci da cristiani (17), mons. Giuseppe Zenti (57), Vescovo di Verona (52)

    04/11/2016 di mons. Giuseppe Zenti

    Da quando, quasi un anno fa, abbiamo vissuto l’anno giubilare della Misericordia, ho cercato, passo dopo passo, di sviluppare dapprima i grandi temi della misericordia e poi, in una lunga serie di interventi, di focalizzare le grandi tematiche dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris laetitia. Precedentemente, stavamo prendendo in considerazione i temi più significativi dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’. È opportuno proseguirne il tracciato dal punto a cui eravamo arrivati.
    Dal paragrafo 156 al paragrafo 162 l’enciclica tratta del bene comune. Un argomento molto bene focalizzato, oggi particolarmente da prendere in mano con molta determinazione, vista la sua preoccupante carenza nella coscienza di tutti, a cominciare da chi riveste posti di diretta responsabilità civile e politica. Molto a proposito, papa Francesco assume la definizione di bene comune, di cui intende mettere in risalto “il ruolo centrale e unificante nell’etica sociale” (LS 156) desumendola dal Concilio Vaticano II: “L’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (GS 26).
    Da questo testo, papa Francesco estrae le sue conclusioni: “Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale” (LS 157). E dopo aver evidenziato il fatto che il bene comune, la cui difesa e promozione spetta alla società e allo Stato, chiama in causa il principio di sussidiarietà, a partire dalla “famiglia come cellula primaria della società” (ivi), prosegue affermando che “il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza” (ivi).
    Papa Francesco esce dal generico quando nel paragrafo successivo dà un nome preciso al principio generale del bene comune, applicandolo in primo luogo alle troppe “persone scartate, private dei diritti umani fondamentali” (LS 158). Di conseguenza “il principio del bene comune si trasforma immediatamente in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri” (ivi), di cui riconoscere la dignità, come già sottolineato nell’Evangelii gaudium.
    Interessante a questo punto l’osservazione, segnalata dall’enciclica, che estende il senso del bene comune oltre l’area della contemporaneità, in termini si direbbe sincronici, per coinvolgere le generazioni future, per esprimerci in termini diacronici, cioè con una visione che attraversa i tempi: “La nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future. Le crisi economiche internazionali hanno mostrato con crudezza gli effetti nocivi che porta con sé il disconoscimento di un destino comune, dal quale non possono essere esclusi coloro che verranno dopo di noi. Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni” (LS 159). Gli ammonimenti sono pesanti nella loro oggettiva analisi della situazione. Ma giustamente il Papa aggiunge: “Quando pensiamo alla situazione in cui si lascia il pianeta alle future generazioni, entriamo in un’altra logica, quella del dono gratuito che riceviamo e comunichiamo. Se la terra ci è donata, non possiamo più pensare soltanto a partire da un criterio utilitaristico di efficienza e produttività per il profitto individuale […] la terra che abbiamo ricevuto appartiene anche a coloro che verranno” (ivi).


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  6. #466
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    Una ecologia da vivere e da lasciare in eredità


    Se è vero che la terra è di tutti e per tutti, “che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” (Ls 160). Questa domanda non può restare senza risposta, tanto è seria e incalzante...




    14/11/2016 di mons. Giuseppe Zenti

    Se è vero che la terra è di tutti e per tutti, “che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” (Ls 160). Questa domanda non può restare senza risposta, tanto è seria e incalzante. Tuttavia papa Francesco non intende eludere l’oggi, proiettandosi soltanto sul domani del pianeta da trasmettere allora ai figli e ai nipoti. Giustamente richiama il senso del concreto, dell’oggi, per cui “occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra” (ivi). In effetti, che cosa ci stiamo a fare su questa terra? La terra è finalizzata a dare ospitalità all’uomo perché l’uomo viva con dignità la sua identità e la sua missione nella storia.
    Il senso di realismo che caratterizza papa Francesco non lo esonera dal focalizzare il suo pensiero su reali preoccupazioni causate da prospettive e previsioni che non esita a definire “catastrofiche”, da non prendere con leggerezza ed ironia. Lo fa anche con espressioni crude. Alle generazioni future si rischia infatti di lasciare “troppe macerie, deserti e sporcizia” (Ls 161). Le cause di fondo sono individuate nel “ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente (che) ha superato la possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi” (ivi). Non c’è dubbio che ne viene interpellato il senso di responsabilità.
    A questo punto papa Francesco individua le cause vere della lentezza con cui gli stessi capi di stato procedono per mettere in sicurezza il pianeta. E ne individua la ragione di fondo principalmente nel “deterioramento etico e culturale, che accompagna quello ecologico” (Ls 162). Ecco la questione di fondo. Alla radice del deterioramento ecologico c’è il deterioramento etico. La cultura dominante procede imperterrita sulla strada che conduce l’umanità nell’abisso, in quanto rifiuta anche il minimo di regole che segnalano punti cardine su cui la natura è fondata. In definitiva, qual è la ragione di questo smarrimento etico? Ecco la risposta del Papa: “L’uomo e la donna del mondo postmoderno corrono il rischio permanente di diventare profondamente individualisti, e molti problemi sociali attuali sono da porre in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con la crisi dei legami familiari e sociali, con la difficoltà a riconoscere l’altro” (ivi). Parole inequivocabili nella loro durezza, proprio perché al Papa compete un ministero di profezia, sperando che non sia equiparato ad una Cassandra dei nostri tempi.
    Certo, in questo ambito, che ha carattere culturale, non possono chiamarsi fuori causa i genitori che non sanno dire dei no alla cultura del consumismo, che di fatto impoverisce il patrimonio familiare, al punto da metterlo a repentaglio, incapaci di una economia proiettata sul futuro: “Molte volte si è di fronte ad un consumo eccessivo e miope dei genitori che danneggia i figli che trovano sempre più difficoltà ad acquistare una casa propria e a fondare una famiglia” (ivi).
    Di conseguenza, quali e quanti saranno i poveri del futuro? Il Papa se lo domanda, ma nello stesso tempo invita ad essere preoccupati per i poveri di adesso, che non possono continuare ad aspettare. Facendo il punto della attuale situazione proprio in rapporto al vivere insensato, perché acriticamente consumistico, papa Francesco invita a riportare lo sguardo di preoccupazione dal futuro al presente: “Perciò, oltre alla leale solidarietà intergenerazionale, occorre reiterare l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intragenerazionale” (ivi).

    - See more at: http://www.veronafedele.it/Rubriche/....dkl6n5G1.dpuf

  7. #467
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    La misericordia salverà il mondo - Inno di ringraziamento alla Misericordia di Dio
    Conclusione dell'anno giubilare della misericordia, Cattedrale di Verona, 13 Novembre 2016


    Stiamo chiudendo i battenti dell’Anno Giubilare della Misericordia. Su sollecitazione di papa Francesco, lo abbiamo vissuto nella riflessione sul male che è il peccato e sul senso di risanamento interiore, con la conseguente carica di speranza, che ha oggi la Misericordia di Dio verso l’uomo. Abbiamo avuto la possibilità di scoprire il vero volto di Dio, quello della Misericordia: Dio non può che essere Misericordia, mai vendetta nei riguardi dell’uomo peccatore. L’esperienza dell’Anno della Misericordia si è concretizzata in modalità differenziate, che vanno dal pellegrinaggio, alla visita a qualche ammalato, a qualche significativo gesto di carità, al passaggio della porta santa, alla celebrazione del Sacramento della Confessione, alla partecipazione con fede alla celebrazione dell’Eucaristia. E così abbiamo scoperto quanto abbiamo costantemente necessità di essere salvati e risanati dalla Misericordia e quanta felicità essa è in grado di immette nel nostro cuore.
    Ma, nello stesso tempo, e come conseguenza, siamo stati sollecitati dall’Anno Giubilare ad esercitarci costantemente nell’ambito della misericordia nei confronti dei fratelli. Di fatto, quanto la Misericordia di Dio ha avuto efficacia in noi trova la sua cartina di tornasole nella nostra reale disponibilità, divenuta abitudine, alla misericordia verso coloro che entrano nella rete delle nostre relazioni quotidiane. Ce lo ha precisato Gesù stesso quando ci ha detto: “Siate misericordiosi come il Padre […] se non perdonerete di cuore al vostro fratello, nemmeno il Padre vostro perdonerà a voi è […] perdonate e sarete perdonati […] la misericordia avrà la meglio nel giudizio”. La misericordia verso i fratelli si concretizza in gesti di riconciliazione, di perdono, di solidarietà. E in questo tempo di guerre feroci, di dissidi, di discordie, di odi, di vendette, di sopraffazioni, di ingiustizie, di egoismi, abbiamo urgente bisogno che la Misericordia conquisti il cuore degli uomini, a cominciare dai responsabili delle nazioni. Solo se ciò avverrà, il mondo globalizzato avrà un futuro. Davvero, solo la Misericordia salverà il mondo.
    Ecco i frutti dell’Anno Giubilare della Misericordia! Auspichiamo siano stati abbondanti per tutti, nell’accoglienza della Misericordia e nella sua elargizione ai fratelli. Tuttavia questo Anno Giubilare non è come un albero a produzione, sia pur straordinaria di una sola annata. I suoi frutti devono maturare anche negli anni successivi. La Misericordia di Dio non ha cessato il suo flusso. Ha semplicemente spalancato le paratie, per continuare la sua epopea di grazia nella storia dell’intera umanità, a cominciare dalla nostra vicenda personale.
    INNO DI LODE E DI RINGRAZIAMENTO ALLA MISERICORDIA DI DIO

    Padre di infinito Amore misericordioso,
    raccolta in preghiera nella sua Cattedrale,
    la Chiesa che è in Verona
    eleva a Te il suo inno di lode e di ringraziamento,
    alla solenne conclusione
    dell’Anno giubilare della Misericordia,
    ispirato dalla tua benevolenza a papa Francesco,
    Con l’umiltà del pubblicano al tempio,
    in questo Anno ci siamo riconosciuti peccatori,
    bisognosi del soccorso della tua Misericordia.
    E Tu ci hai dato la grazia di scoprire
    Il tuo volto di Padre Misericordioso,
    mai giudice implacabile e vendicativo.
    Nella nostra disumana fragilità,
    ci affidiamo a Te, Padre di Misericordia,
    che ti compiaci di usare misericordia
    e fai festa per ogni peccatore che si converte.
    Nella tua paziente longanimità
    scruti l’orizzonte del nostro vivere terreno
    per incrociarci, in trepidante attesa di Padre,
    nel momento più favorevole alla nostra conversione.
    Avvertiamo incoercibile, o Padre, il bisogno di essere risanati
    alla radice del nostro cuore, dei nostri pensieri
    e dei nostri sentimenti, dalla tua Misericordia,
    per essere davvero felici,
    perché figli della tua Misericordia.
    Davanti alla tua Misericordia sta ogni nostra miseria.
    Sprofonda nell’abisso della tua Misericordia tutte le nostre miserie.

    Noi Ti lodiamo e Ti ringraziamo, o Padre!
    Figlio unigenito del Padre,
    con il tuo mistero pasquale
    di morte e di risurrezione,
    trasformato sacramentalmente in Eucaristia,
    sei divenuto per l’umanità intera
    la Misericordia del Padre.
    Di Te il Padre ha potuto compiacersi,
    perché hai portato a compimento
    il Mistero della salvezza
    con il dono della tua vita
    destinata a risanare il cuore dell’uomo peccatore.
    Hai narrato a tutti con le parabole
    chi è l’uomo peccatore per Dio.
    Tu sei andato in cerca dei peccatori
    e li hai fatti tuoi commensali:
    alla mensa della tua croce redentrice
    hai fatto partecipe per primo
    il ladrone che condivideva la tua sorte di crocifisso,
    e con la fretta dell’amore gli hai assicurato la Misericordia:
    “Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno.
    Te lo giuro sul mio amore crocifisso,
    oggi sarai con Me, Paradiso!”.
    Tu sei la Porta della Misericordia,
    che in quest’anno abbiamo più volte varcato,
    perché Tu sei in Persona la Misericordia del Padre.

    Noi Ti lodiamo e Ti ringraziamo, Signore Gesù, Misericordia del Padre!
    Spirito del Padre e del Figlio,
    Amore trinitario increato e ineffabile,
    Tu che dimori nelle profondità abissali
    del cuore umano e le inquieti alla ricerca
    dell’armoniosa felicità;
    Tu susciti l’anelito alla libertà interiore,
    alla purificazione della coscienza;
    Tu soavemente dischiudi i cuori induriti
    ad accogliere la Misericordia del Padre;
    Tu nell’intimo dell’uomo
    ti fai grido supplicante di Misericordia
    che inondi di pace il suo cuore;
    con la potenza della Parola
    e con le risorse dei Sacramenti della Chiesa
    ti fai ponte di Misericordia per ogni uomo
    che ad essa anela per essere salvato.

    Noi Ti lodiamo e Ti ringraziamo, Spirito dell’Amore misericordioso!
    O Madre nostra, Maria,
    Madre e Regina di Misericordia
    che nel tuo grembo materno
    hai accolto nella fede la Misericordia del Padre,
    schiacciando la testa all’antimisericordia, che è satana,
    rivolgi ancora a noi gli occhi tuoi misericordiosi,
    e liberaci dalle sue insidie malvagie.
    Mantieni vivo in noi il desiderio
    di tenerci purificati con il sacramento della Misericordia.
    Fa’ che l’Anno Giubilare della Misericordia
    non chiuda i battenti oggi,
    ma dopo una sua singolare esperienza
    ne sentiamo un insaziabile e costante bisogno.
    Accompagnaci dunque maternamente per mano
    anche sui sentieri della misericordia fraterna
    testimoni di misericordia feriale,
    intessuta di perdono, di riconciliazione e di solidarietà,
    nella vita di famiglia, nel lavoro e nello svago,
    con i vicini e con i lontani, con i poveri e con i disperati,
    con chi mai ha sperimentato
    nella sua vita la Misericordia
    come forza liberante che genera speranza.

    Noi Ti lodiamo e Ti ringraziamo, o Madre di Misericordia!
    + Giuseppe Zenti
    Vescovo di Verona

    Fonte:

    http://www.diocesiverona.it/new_dioc..._il_mondo.html

  8. #468
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    Mons. Magagna, un secolo di vita all'insegna della carità
    Sarà il primo prete diocesano a raggiungere i 100 anni di età


    Un secolo di vita all’insegna del Vangelo della carità. È il traguardo che, a Dio piacendo, mons. Nello Leonello Magagna varcherà giovedì prossimo 17 novembre. Ed è un evento storico anche per il clero della Diocesi di Verona. Prima d’ora infatti – per quanto siamo riusciti ad appurare – nessun prete diocesano aveva mai superato questa invidiabile soglia. Il centenario verrà festeggiato alla Casa per sacerdoti della cittadella della carità di Negrar, nella quale mons. Magagna risiede dal 2007.
    Nato a Soave nel 1916, a 23 anni – il 9 giugno 1940 – venne ordinato presbitero dal vescovo Girolamo Cardinale, insieme ad altri 23 seminaristi. Nonostante 76 anni di sacerdozio alle spalle, il curriculum di don Nello è assai breve. I primi undici anni di ministero li svolse come vicario parrocchiale in tre comunità: dapprima a Caselle di Sommacampagna (1940-43), poi a Caldiero (1943-48), quindi a San Massimo (1948-51). Da qui la nomina a parroco di Ferrazze, dove rimase fino al 1958, quando divenne Cappellano del lavoro per 13 anni. Infine il suo impegno di assistente di Casa Nostra, dal 1971 al 2006, e a coronamento la nomina a Cappellano di Sua Santità, da cui il titolo di monsignore, il 28 febbraio 2005.
    «Uomo estremamente libero e indipendente – racconta mons. Franco Fiorio –, la sua attività si è svolta soprattutto nell’ambito caritativo: la povera gente è stata sin da subito il suo interesse primario. In particolare l’assistenza alle ex prostitute, ai disoccupati, ai malati… tutte le situazioni di sofferenza e povertà. In molti ricorrevano a lui e don Nello dava tutto ciò che aveva. Seppe conquistarsi la fiducia della gente proprio perché viveva poveramente».
    Don Antonio Facci conobbe mons. Magagna mentre era curato al Tempio Votivo, ovvero tra 1957 e 1965, e ricorda che quando entrò in vigore la Legge Merlin (1958) che decretava la chiusura delle case di tolleranza e puniva lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, tante donne e giovani tornarono libere. «Don Leonello si precipitò subito a Porta Nuova per affrontare la situazione con don Eugenio Caprini (in quegli anni parroco del Tempio Votivo, ndr), risolvendo e offrendo lavoro a coloro che ne avevano bisogno. I due presero in affitto un palazzo in via Camuzzoni dove le ex prostitute assemblavano i cartoni e producevano contenitori grandi e piccoli di vario genere secondo le indicazioni e le richieste delle botteghe che ne facevano domanda. L’iniziativa ebbe ottimo successo dando a molte donne la gioia di essere libere da tante sofferenze e con un lavoro. I due preti erano sempre in pieno accordo tra loro quando si trattava di combattere ogni sofferenza». E oggi vivono entrambi nella struttura di Negrar dell’Opera don Calabria, anche se a mons. Caprini mancano ancora poco meno di due anni per raggiungere quota 100.
    L’azione caritativa di don Magagna si manifestò anche «in Borgo Roma, a San Giacomo. Anche qui, sapendo che le famiglie abitavano quasi tutte in case popolari, con molti figli e senza lavoro, venne a dare conforto e speranza – continua don Facci, parroco a San Giacomo Maggiore dal 1977 al ‘94 –. La gente che soffriva era veramente tanta e oltre che da lui era aiutata dalla canossiana suor Lina Cosma (la suora delle sporte), da alcune signore del luogo e da altri benestanti della vicina zona industriale disposti ad aiutare». Don Leonello viveva in via Venti Settembre «dove aveva sempre tanti altri impegni da sbrigare e tutto per esercitare al massimo la carità secondo il Vangelo. Quanti erano nella sofferenza sapevano bene dove era la sua abitazione e quando vi si recavano non si sentivano mai dire: “Vedremo, abbi pazienza, ora non so, se, ma…”. Di fronte ad ogni richiesta don Leonello si impegnava subito, senza tergiversare. È stato un Vangelo vivente, vero cristiano e vero sacerdote. Si spingeva sempre avanti dove c’erano sofferenze da alleviare».
    Tantissimi auguri, caro don Nello, anche da parte di Verona Fedele che quando divenne prete non c’era ancora.

    fonte Verona Fedele del 13/11/2016

  9. #469
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    Verona Minor Hierusalem
    venerdì 25 novembre dalle ore 18.00 - Chiesa di San Giorgio in Braida - Verona


    Diocesi di Verona e Banca Popolare di Verona
    Inaugurano il progetto

    Verona Minor Hierusalem
    Una città da valorizzare assieme

    venerdì 25 novembre alle ore 21.00
    presso la Chiesa di San Giorgio in Braida, Piazzetta San Giorgio in Verona.
    Previsti gli interventi del Vescovo di Verona Monsignor Giuseppe Zenti e del Presidente del Banco Popolare Avv.Carlo Fratta Pasini.
    La serata vedrà la partecipazione di Philippe Daverio.
    A partire dalle ore 18.00 l’evento sarà preceduto
    dalla prima visione del cortometraggio dedicato a "San Giorgio Martire",
    regia dell’attore-regista Enzo Rapisarda.
    Alle 20.00 la Scuola campanaria di Verona eseguirà tre suonate a concerto solenne per le torri di S. Maria in Organo, S. Giovani in Valle e S. Giorgio in Braida
    Dalle 19.00 alle 19.30 e dalle 22.00 alle 22.30 sarà possibile far visita alla “Mostra guidata d’arte campanaria” di carattere storico nella torre campanaria di San Giorgio in Braida.
    “Verona Minor Hierusalem” nasce come una prosecuzione ideale di un percorso urbanistico antico di cui fecero parte alcune chiese della città di Verona, viste come il parallelo di luoghi della Terra Santa. Coloro che nel passato paragonarono Verona a Gerusalemme hanno lasciato in eredità un messaggio di stimolo e di impegno a considerare la città come una sorta di scrigno aperto, con i suoi tesori a disposizione di tutti.
    La proposta concreta è un primo itinerario Rinascere dall'Acqua, Verona Aldilà del fiume. Si tratta di un percorso nuovo, dedicato a delle aree molto significative della città ma non sufficientemente conosciute - all’esterno dell’ansa sinistra dell’Adige tra il quartiere Borgo Trento e quello di Veronetta - che consente di accedere a 5 chiese non sempre fruibili al pubblico e di rileggere il territorio circostante con un unico filo conduttore che è quello della “scoperta e rinascita”, del battesimo nell’acqua e quindi crescita personale, culturale e spirituale.
    Le chiese coinvolte sono San Giorgio in Braida, Santo Stefano, Santi Siro e Libera, Santa Maria in Organo e San Giovanni in Valle.
    Attraverso i Volontari, il volto accogliente di Verona, custodi della città, fieri cittadini di “Verona Minor Hierusalem” , a partire dal 26 novembre le chiese del percorso saranno aperte a tutti i visitatori per offrire la possibilità di scoprire luoghi ricchi di arte, storia e sacralità.
    Per maggiori informazioni visitare il sito: www.veronaminorhierusalem.it e la pagina facebook dedicata.





    Fonte:

    http://www.diocesiverona.it/new_dioc...ierusalem.html

  10. #470
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    Festival della Dottrina Sociale della Chiesa
    Cattolica Center - 24 novembre 2016


    Verona si sente onorata di accogliere il Festival della Dottrina sociale della Chiesa che sta diventando una tradizione. Colgo l’occasione per un saluto deferente a tutte le autorità istituzionali che hanno accolto l’invito degli organizzatori e un saluto speciale a tutti i presenti.
    Formidabile e carico di suggestioni lo slogan-aforisma scelto per il presente Festival: “In mezzo alla gente”. Ne intuiamo il senso più profondo considerandolo nel quadro del Mistero dell’incarnazione, nei riguardi del quale Giovanni afferma: “Il Verbo ha piantato la sua tenda in noi”, cioè in ogni uomo, talmente in mezzo, talmente vicino da essere dentro l’uomo, con il quale condividere tutto, travagli, drammi e riuscite. Ecco il nucleo del Festival: aiutare a prendere coscienza che l’umanità, a cominciare da quella territoriale, fa parte della nostra vita, abita il nostro cuore, e non solo ci passa accanto. In mezzo non è solo accanto. È fondamentalmente un essere dentro, per capire la sensibilità, i drammi, le aporie della nostra gente, delle famiglie ridotte alla disperazione, famiglie impoverite da eventi che tutti conosciamo. Essere dentro queste famiglie. Coglierne il battito di cuore. Le angosce, il pudore con cui velano i loro drammi. E decidersi di farsene carico. Concretamente, come il buon samaritano. Ricordando la beatitudine assicurata dal salmista: “Felice l’uomo che dà in prestito … egli dona largamente ai poveri” (Sal 113,5.9) o quando precisa l’autore del libro dei Proverbi: “Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore” (Pr 19,17). Al contrario, così ci ammonisce il salmista: “Alle ricchezze, anche se abbondano, non attaccate il cuore” (Sal 62, 11). Le ricchezze in sé sono un valore. Possono diventare una opportunità di umanizzazione: nei confronti di chi è nel bisogno e, ancor più a monte, per chi le possiede, che diventa più umano, e quindi più felice, nel farne dono alle famiglie che non hanno nemmeno di che vivere e, magari, con lo sfratto esecutivo. E ancora il salmista: “Come un’ombra l’uomo che passa. Come un soffio si affanna; accumula ricchezze e non sa chi le raccoglierà” (Sal 39,7); precisiamo: “le raccoglierà uno che, non avendoci faticato, le dissiperà in un soffio. Per non lasciarle dissipare basta indirizzarle là dove urge il bisogno e allora si trasformeranno in credenziali. Proprio come ci ha detto Gesù: “Con la disonesta ricchezza fatevi degli amici, perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” (Lc 16, 9); come a dire che il ponte per il paradiso sono i poveri da noi soccorsi, e non le ricchezze da noi godute come paradiso terrestre.
    Nella mia responsabilità di vescovo, posso affermare che una autentica assunzione di responsabilità nei confronti delle famiglie povere può trovare concreta attuazione a Verona, per molti versi ricca. Auspico che si attuino nell’oggi le condizioni di generosa solidarietà di cui andava fiero il patrono, San Zeno, orgoglioso del fatto che era tale la generosità dei Veronesi che ormai non esistevano più i poveri travagliati dalla miseria. Sarebbe davvero un ottimo segnale che Verona ha preso sul serio l’Anno Giubilare della Misericordia, che lascia spalancate le viscere di amore materno fatte, come ci interpella continuamente papa Francesco, per prendersi cura degli scarti della società, di chi non conta se non nelle tornate elettorali, dei poveri lasciati alla deriva. Sarebbe un singolare risultato anche della recezione concreta di questo Festival della Dottrina sociale della Chiesa. Con i migliori auspici.

    Fonte:

    http://www.diocesiverona.it/pls/s2ew...est&rifp=guest

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