Se non erro, Giorgio Israel, riguardo il libro citato, ha risposto ad un suo lettore "definire libro quello di Odifreddi è assurdo".
Se non erro, Giorgio Israel, riguardo il libro citato, ha risposto ad un suo lettore "definire libro quello di Odifreddi è assurdo".
Mea vita pro Veritate
Bisogna davvero avere un sacco di tempo libero per mettersi a leggere e confutare Odifreddi...
Volo quidquid vis,
volo quia vis,
volo quomodo vis,
volo quamdiu vis.
Voglio tutto ciò che vuoi Tu, perchè lo vuoi Tu, nel modo in cui lo vuoi Tu, fino a quando lo vuoi Tu.
(dalla "Preghiera universale" attribuita a Clemente XI)
Io non capisco perché scienza e religione siano ritenuti da tante persone inconciliabili...ad esempio io sono Cattolico, ma mi piacciono moltissimo tutte le scienza naturali (geologia, zoologia, biologia e, sia pure in misura minore, fisica e botanica) e di sicuro non sento il bisogno di abbandonare la mia fede; anzi, più apprendo su quelle materie, più mi rendo conto della bellezza di Dio che si riflette nel Suo universo.
L'unica cosa secondo me è non dare retta a chi vede la Fede come ostacolo della scienza, o viceversa: l'importante è non essere faziosi, né offensivi (cosa che, purtroppo, molte persone di ambedue gli schieramenti non rispettano) gli uni verso gli altri. Come diceva Galileo: "La Bibbia dice come andare in Cielo, non come funziona il Cielo"!
Però nessuno ha ancora risposto alla mia domanda.
Dopo aver ucciso suo fratello Caino se ne va, sposa una donna e diventa signore di una città.
Da dove saltano fuori tutti questi esseri umani?
Dato che Odifreddi è tanto ****** non dovreste avere difficoltà a rispondere a questa domanda.
A me non viene in mente niente per risolvere il problema quindi chiedo a voi.
Io non interpreterei letteralmente la Genesi, altrimenti si dovrebbe credere che il mondo è stato creato in sei giorni, ad esempio. La Genesi parla della caduta del genere umano, del suo allontanamento da Dio per un atto di superbia nei Suoi confronti, che certamente c'è stato, ma ne parla in maniera metaforica.
Comunque sia lascio la parola ai più esperti che sicuramente ne sanno molto più di me e sono molto meglio preparati.![]()
Nessuno risponde perché il tema è complesso e difficilmente si può riassumere in tre parole. Questo pudore a parlare del testo sacro è proprio di chi la Bibbia la ama.
Comunque, perché non sembri che non vogliamo dare risposta, cerco di riassumere in modo breve, e perciò superficiale, la questione. Il racconto di Caino e Abele, tutto, sembra rivelare una civiltà già moderatamente evoluta, con una chiara suddivisione del lavoro (agricoltori e allevatori), un vero e proprio culto (sacrifici), una stanzialità: evidentemente una vera società. Ecco perché ci sono tanti altri uomini: perché originariamente esso si riferisce ad un contesto posteriore, organizzato. La tradizione jahvista (perché il passo nella Bibbia rivela il linguaggio e il tono tipico della tradizione jahvista) lo riferisce ad una fase anteriore dell'umanità, conferendogli un significato universale. Chi fosse Caino nel racconto originale non si sa, ma si suppone l'antenato eponimo dei keniti/cainiti (Num XXIV 21), sulla natura etnografica e pertinenza geografica dei quali c'è grande dibattito.
Sul piano teologico, tutto questo non costituisce ostacolo alcuno, perché la Rivelazione si esprime appunto in queste tradizioni bibliche che infine producono un testo. Gli avvenimenti narrati sono reali e sostanziali, ma costruiti con i criteri tipici della "narrativa" vicino-orientale dell'epoca.
Prima ancora che esserne signore, Caino è il costruttore (il verbo è bānāh) di una città. Non è escluso che l'ingente urbanizzazione di cui il racconto è testimonianza venisse vista dall'estensore jahvista come una "perdita dell'innocenza", rispetto alla semplicità della vita nomadica o seminomadica o rurale, da attribuirsi perciò al maledetto Caino.Dopo aver ucciso suo fratello Caino se ne va, sposa una donna e diventa signore della città di Enoch.
Ultima modifica di Kirishitan; 02-05-2009 alle 15:20