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Discussione: CEI: attività, documenti e interventi della Presidenza e dei vari organismi

  1. #571
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    In ricordo di David Sassoli

    L’11 gennaio, nella Chiesa del Gesù a Roma, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha presieduto la Santa Messa in ricordo di David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, ad un anno dalla scomparsa. Di seguito il testo dell’omelia.

    Ci ritroviamo in una casa cara a David Maria, indicata da lui, in comunione con le “sue” città Roma, Bruxelles e Firenze. Il ricordo di David non poteva non essere così: unisce, supera frontiere, steccati, pregiudizi accettati o giustificati. Chi cerca l’alto, le cose di Dio e quindi quelle degli uomini, va sempre al di là delle frontiere, non solo nelle cose grandi, ma anche in quelle piccole, a cominciare dalla gentilezza, che è il primo modo per superare l’estraneità, per fare sentire l’interlocutore importante, come è. È passato un anno. La memoria segna il tempo e ci aiuta a misurarlo, a viverlo, perché ci ricorda chi siamo. Per questo il ricordo di Gesù, compagno di strada, pellegrino che apre la via percorrendo le nostre vie perché queste non finiscano sulla terra, ci rende consapevoli del tempo, lo riempie di significato perché lo ama sempre e tutto, ci aiuta a discernere i segni dei tempi. Contare i nostri giorni è sapienza di vita, non per intristirla – la depressione viene proprio quando viviamo dissennati, per cui quando finisce l’eccitazione di cronos sprofondiamo nell’amarezza e nella nostalgia – ma per la nostra gioia, perché il rapido giorno della vita non finisca, il sole che lo illumina tramonti in questa ma sorga sull’altra terra, quella del giorno che non conosce tramonto, luce riflessa dalle stelle, che come i nostri cari ci orientano e ci aiutano a penetrare il buio altrimenti insostenibile e inquietante del cielo.
    Il tempo guarisce, risolve i problemi? Non è scontato. Ci abituiamo all’assenza? Spesso il tempo, anzi, la rende profonda perché l’assenza la misuriamo senza preavviso giorno dopo giorno, appare improvvisamente nella vita quotidiana cambiata, in un ricordo che si riaffaccia e che ci fa misurare in maniera atroce il vuoto. Col tempo l’assenza diviene più interiore oltre che fisica, certamente più dura, anche per la definitività alla quale ci abituiamo tutti con fatica e non sappiamo accettare. Il tempo, però, ci può aiutare a contemplare la larghezza del grande quadro della vita di ognuno, straordinario capolavoro di Dio, unico se lo guardiamo con amore. Non vogliamo capirne solo il particolare, come quando siamo a ridosso. Il tempo ci permette di distanziarci un poco dal dipinto e di contemplarne tutto l’insieme e collocarlo a sua volta in una cornice ancora più grande, insieme ai tanti cui la nostra vita è legata. Ecco, allora sì, il tempo ci aiuta ad una comprensione più larga, meno limitata, nella grandezza dell’amore di Dio e di tutta la nostra vita umana. L’amore per il Signore allarga sempre il nostro cuore, ci aiuta ad essere fratelli tutti, ad essere e sentirci a casa dappertutto. E anche a fare sentire a casa. E chi si pensa liberamente come deve essere perché figli e non servi, la vita non smette di capirla, pieno dello spirito di libertà, per cui si pensa relativo al prossimo e non viceversa.
    David in maniera sorprendente, libera, senza altro interesse che non fossero i suoi ideali, ha lasciato tanti legami, una tela di fili, uniti dal rispetto di tutti, dalla simpatia proprio perché senza vanità e logica di contraccambi, sempre solo con tanta riconoscenza per avere vissuto da uomo vero, appassionato, sempre di incontro e non di scontro. Oggi ci ricorda e ci ammonisce, senza nessuna supponenza ma con tanta travolgente passione, di essere seri, pieni di consapevole amore, di vergognarsi quando la politica è ridotta a interessi miseri che portano inevitabilmente a perdersi. Meno si hanno ideali più crescono i calcoli e le convenienze; meno si guarda in alto più si è trascinati verso il basso e si finisce vittime di questo. Meno guardiamo avanti e facciamo vincere la paura che ci imprigiona nel presente, incapaci di lavorare assieme. La politica era la sua passione. L’amore politico, quello che lo aveva entusiasmato e coinvolto fin da giovane, ma nel quale è rimasto sempre giovane, anche nel suo aspetto fisico, ingenuo perché non cinico, sognatore perché realista, senza farsi corrompere dalla logica del potere, che accarezza il penoso protagonismo che poi porta a giustificare e praticare la corruzione o la penosa esibizione di sé. L’Europa era la sua casa. Perché aveva ereditato la sofferenza provocata dei nazionalismi, il dolore terribile che questi hanno causato. E i nazionalismi, come i totalitarismi, tradiscono l’amore per il proprio Paese e diventano fonte di tragedie. La guerra è sempre una tragedia, una vera follia, certo, come tutte le follie lucide, con tante ragioni, ma non dobbiamo mai smettere, capendo e rimuovendo le cause, di dire che è una follia, colpevole, con responsabilità terribili precise, personali. Credere alla fine delle guerre non è utopia per generosi animi ingenui, ma lotta di persone intelligenti e libere per un mondo migliore. E se non si lotta per un mondo migliore il mondo sarà peggiore.
    Il libro delle Confessioni di S. Agostino accompagnò il suo papà partito in guerra a vent’anni per i Balcani e tornato dopo sette anni con due scarpe destre, vestiti logori, dolori che gli sono entrati dentro e ci resteranno. È vero, la nostra vita è un’eredità, che non possiamo conservare, ma vivere, interpretare, sempre in maniera originale, consapevoli del tanto che abbiamo ricevuto, che rappresentiamo e che dobbiamo donare a chi viene dopo. La consegna di tutta quella generazione è che non avvenga mai più la guerra e la violenza. Inoltre abbiamo anche l’eredità consegnataci da Dio, che rinnova lo spirito di adozione perché diventiamo per davvero suoi figli e quindi fratelli tutti. Il messaggio per la Giornata della pace di questo anno è chiarissimo: “nessuno può salvarsi da solo”. L’invito è a fare tesoro di quello che abbiamo compreso dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace. Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Scrive Papa Francesco: “Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari”.
    Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Solo insieme se ne esce. A Fossoli, nel luglio 2021, David Maria ridava voce a coloro ai quali la voce è stata spenta dalla violenza fascista. È la voce muta degli uccisi, degli innocenti, il grido “viva la libertà, viva l’Italia” spezzato dalle fucilate a Cibeno dove vennero assassinati importanti dirigenti della Resistenza. David Maria ci aiutava a guardare “gli occhi delle vittime, la fissità degli occhi che guardano, ma non vedono”. Sì, gli occhi dell’umanità privata di umanità. E, aggiungeva: “guardate, gli occhi delle vittime sono sempre gli stessi”. Ci aiutava a ricordare che quello che è accaduto “è il risultato di società consapevoli dei diritti, ma incapaci di farli prevalere contro i pregiudizi e gli odi. Società dal temperamento anche pacifista, ma incapaci di sradicare la pandemia della guerra. Società che si credevano migliori del proprio vicino, esasperando un antagonismo che ha trasformato l’amore per la propria terra in nazionalismo fanatico e criminale”. A Cibeno, a Fossoli è accaduto. Può accadere ancora. Dossetti aggiunge anche che la coscienza storica da sola non basta. La nostra coscienza deve essere “vigile”, capace cioè di “opporsi a ogni inizio di sistema di male, finché ci sia tempo”. Senza una ferma difesa dei valori fondamentali, l’Europa perde identità e funzione provocando effetti catastrofici perché solo “le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque”. Ecco la nostra funzione di sentinelle del domani dei nostri ragazzi. “Non possiamo bendarci gli occhi, perché l’indifferenza porta alla violenza ed “è già violenza”.
    Lo abbiamo ascoltato: Cristo vuole ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Gesù libera e si prende cura. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Preghiera e amore per il prossimo. In ogni suo interlocutore Gesù riconosce un’insostituibile ricchezza, una parte di verità e, quindi, il pieno diritto di essere coinvolto in un progetto comune. Sant’Agostino notava come “la sofferenza di un membro diviene minore se insieme con esso soffrono le altre membra”. Il ricordo di David Maria lo porteremo con noi.
    La Rosa Bianca, in suo onore ne abbiamo deposta una sull’altare, appassionò David fin da giovane, coinvolgente. Venne condannata a morte per ghigliottina come i “rifiuti della nazione”, insieme ai suoi amici. Erano le stelle del mattino che ci accendono di speranza perché la notte sta per finire. Scriveva Sophie School: “Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie…”. Quante rovine dobbiamo aspettare noi per deciderci? Mentre venne condotto al patibolo Hans School gridò: “Viva la libertà!”. È la nostra! Sophie Scholl, ventunenne, dichiarò: “Dobbiamo per forza occuparci di politica. Finché la politica è confusa e malvagia, è da vigliacchi tirarsi indietro… Bisogna essere pronti a offrirsi totalmente per una causa giusta”. “Cadono così tanti uomini per questo regime, è ora che qualcuno cada perché è contro”. “Strappate il manto dell’indifferenza che avete avvolto intorno al cuore. Decidetevi prima che sia troppo tardi”. Erano cristiani e per la loro fede si coinvolsero per combattere il paganesimo nazista, contro la violenza, la guerra, per la pace.
    Bonhoeffer scrisse una delle sue ultime preghiere-poesie: “Quando il sole mi sarà scomparso vivi tu per me fratello! Lungo disteso sul mio pancale fisso la parete grigia. C’è fuori una mattina estiva che gridando gioia alla campagna non è ancor mia. Fratelli, finché dopo la lunga notte non spunti il nostro giorno, noi resisteremo!”.
    Grazie David Maria perché nella lunga notte hai cercato sempre la luce. Come cantava il tuo grande amico: “Bontà e grazie mi saranno compagne quanto dura il mio cammino; io starò nella casa di Dio lungo tutto il migrare dei giorni”. In pace, David Maria, perché il tuo e nostro Signore, nella valle oscura della malattia e della morte, ti è stato sempre vicino e ti ha sostenuto con la grandezza del suo Amore.

    12 Gennaio 2022


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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    ad fídei claritátem per mystérium incarnatiónis addúxit».




  2. #572
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    Card. Zuppi: l’eredità preziosa di fratel Biagio Conte

    Pubblichiamo di seguito il messaggio che il Presidente della CEI, Card. Matteo Zuppi, ha inviato all’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, in occasione delle esequie di fratel Biagio Conte, missionario laico e fondatore della “Missione di Speranza e Carità”, scomparso il 12 gennaio.

    Eccellenza Reverendissima,
    caro Corrado,

    a nome della Chiesa in Italia, esprimo profondo cordoglio a Lei, alla grande famiglia della “Missione di Speranza e Carità”, alla comunità ecclesiale e alla città di Palermo per la morte del nostro fratello Biagio Conte, uomo appassionato di Cristo il cui messaggio resta una profezia per il mondo di oggi.
    In una società in cui si cerca una felicità individuale, fratel Biagio ci ricorda che la vera felicità ce la dona il tempo speso per il prossimo, specialmente per chi è povero, scartato. Il suo amore per gli ultimi, la scelta di cercare delle risposte per non abituarsi mai allo scandalo della povertà e alla sofferenza dei poveri, l’accoglienza intelligente e generosa sono un’eredità preziosa, da raccogliere e continuare, non solo a Palermo ma in tutto il Paese. Fratelli tutti!
    Per Biagio chi era nel bisogno era un fratello, a prescindere dalla lingua, dalla provenienza e dallo stato sociale, nessuno escluso. Seguendo le sue orme riusciremo a rompere le catene dell’egoismo tra guerre e violenze e voleremo sulle ali della dignità e della solidarietà, come fratel Biagio ha fatto e ci ha insegnato a fare. La commozione di tanti per la sua scomparsa ci attesta quanto ha saputo toccare il cuore con il suo esempio.
    Grazie, terra e Chiesa di Sicilia, per questo dono prezioso!

    17 Gennaio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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  3. #573
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    Sessione invernale del Consiglio Permanente

    Si svolgerà da lunedì 23 a mercoledì 25 gennaio, a Roma, presso la sede della CEI (Circonvallazione Aurelia, 50), la sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente.
    Dopo l’Introduzione del Cardinale Presidente Matteo Zuppi, in programma alle ore 16 del 23 gennaio, i lavori prevedono la scelta del tema principale dell’Assemblea Generale di maggio e alcuni aggiornamenti sul secondo anno del Cammino sinodale avviato nelle diocesi italiane e sulla Ratio Nationalis per la formazione nei seminari.
    All’ordine del giorno, poi, la presentazione della prossima edizione della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani e due comunicazioni: la prima sulla proposta di rilancio del Progetto Policoro e la seconda sulla partecipazione dei giovani italiani alla GMG di Lisbona, in programma dal 1° al 6 agosto.
    Mercoledì 25 gennaio, alle ore 15, nella Sala Marconi di Palazzo Pio (Piazza Pia, 3), il Segretario Generale, Mons. Giuseppe Baturi, illustrerà in conferenza stampa il Comunicato finale.
    Fotografi e operatori tv, accreditati presso la CEI, che intendono effettuare riprese durante l’Introduzione del Cardinale Presidente devono inviare richiesta a: media@chiesacattolica.it.
    I giornalisti e gli operatori media che intendono partecipare alla conferenza stampa del 25 gennaio devono inviare richiesta, entro 24 ore dall’evento, attraverso il Sistema di accreditamento online della Sala Stampa della Santa Sede, all’indirizzo: press.vatican.va/accreditamenti. L’ingresso sarà consentito ad un massimo di 40 persone. Si ricorda che l’accesso è condizionato alla sanificazione delle mani. È fortemente raccomandato l’uso dei dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie.


    19 Gennaio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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  4. #574
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    Card. Zuppi: una nuova stagione

    Pubblichiamo il testo dell’Introduzione del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ai lavori della sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente, che si svolge a Roma dal 23 al 25 gennaio.

    Cari amici,

    vorrei avviare la mia introduzione ai lavori di questo Consiglio Episcopale Permanente con una scena biblica. La traggo dal libro degli Atti degli Apostoli. Si tratta dell’inizio della predicazione di Paolo a Corinto (At 18,1-11), la comunità che portava l’Apostolo fino alle lacrime, attraversata da divisioni e personalismi, in una città incontro di culture diverse con le quali si misurava la piccola comunità. L’Apostolo incontra accoglienza, come quella presso la casa di Aquila e Priscilla (At 18,2-3), ma anche una forte opposizione (At 18,6). Possiamo immaginare i suoi dubbi. Come annunciare il Vangelo del Risorto a gente diffidente, catturata dal presente e con una comunità divisa? Quale sicurezza? Cosa fare con la creta delle mediocrità e della limitatezza umane? Durante questo travaglio Paolo viene raggiunto di notte da una rivelazione divina: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso» (At 18,9-10). Anche per noi c’è un popolo numeroso nelle nostre città, molto più di quanto misuriamo con categorie spesso vecchie, giudicando con indicatori ormai superati che non ci fanno accorgere di tanti segni importanti. Lo percepiamo dall’attenzione verso la Chiesa e i suoi ministri. Lo vediamo in alcuni momenti particolari della vita delle persone e della società. Ad esempio, la scomparsa di fratel Biagio Conte a Palermo, un giovane ricco convertitosi a missionario del Vangelo e amico dei poveri, profeticamente alternativo e vicino alla gente comune, ha suscitato in modo sorprendente attenzione attorno alla sua figura. La santità e la carità attraggono. Mons. Lorefice, Arcivescovo di Palermo, ha detto: «Era un diffusore di speranza, un uomo infuocato dell’amore di Dio». Don Pino Vetrano, compagno di fratel Biagio, ha commentato esaltandolo: «Oggi ci testimoni che la mafia si può vincere con la santità e la vita».
    Avere una visione larga del popolo, sapere che già c’è un popolo di Dio nascosto, non è consolatorio o illusorio, ma missione larga e dialogo rinnovato. «Continua a parlare e non tacere» per fare emergere questo popolo, attraverso la relazione con ognuno: questo permette alla comunità di essere un corpo, di capire l’unità che valorizza l’individuo, per non ripiegarsi ma trasmettere fede, simpatia, speranza. Solo l’unità permette alla comunità di essere creativa.

    Il Cammino sinodale sta raggiungendo il completamento della prima fase, quella dell’ascolto, e ci restituisce tante attese, desideri e un’immagine dolorosa, ma realistica delle nostre Chiese. Queste non debbono mai dimenticare l’orizzonte largo con cui pensarsi e continuano a cercare il dialogo con i nostri compagni di strada, con quel popolo numeroso indicato all’Apostolo. San Paolo, che portò il Vangelo oltre i confini della Palestina, sino ai confini della terra (cfr. Mt 28,19-20) ci incoraggia a non avere timore di quello che oggi chiameremmo “cambio di paradigma”. Molti, soprattutto laici, esprimono il disagio per forme ecclesiali sentite come poco partecipative. Anche i nostri presbiteri ci comunicano la fatica di mantenere le attività in cui un tempo erano impegnate forze ben più cospicue. Ricorrono parole chiave come “comunione ecclesiale”, “partecipazione dei laici”, “razionalizzazione delle forze”, “scelta di priorità”, “decisioni da prendere”. Spesso la tentazione non è avviare percorsi ma elaborare programmi, non discernere ma aspettare la soluzione, non la ricerca ma la sicurezza. Il Cammino sinodale ci aiuterà senz’altro a trovare le risposte adeguate e necessarie, ma solo nella tensione apostolica dell’Apostolo che vuole raggiungere tutti e costruire comunità vive. Questo richiederà di identificare alcune priorità, soluzioni creative e rispondenti alle tante attese delle nostre comunità e del popolo numeroso cui svelare la presenza di Dio che già è nella loro vita.

    Guardare insieme la realtà e oltre

    È un dono per me e per noi riunirci insieme, alzare lo sguardo, guardare oltre, cercare e scambiarci le nostre opinioni e preoccupazioni, la nostra sensibilità alla ricerca di una visione o nella conferma di questa. Ne abbiamo bisogno perché qualche volta, come Marta del Vangelo, più che la visione che apre il cuore a Maria ci sentiamo catturati dai molti servizi, anche oggettivi, che finiscono per diventare una prigione dalla quale non sappiamo affrancarci. Alcune discussioni, calcoli e polarizzazioni nascono da questo atteggiamento. Marta verifica subito la propria utilità, si sente poco aiutata e rivela amarezza e recriminazioni. Porsi ai piedi di Gesù non è una cosa in più da fare o smettere di farne altre ma libertà interiore per mettere al centro quello che serve per davvero e che non ci viene tolto. Quando non ascoltiamo Gesù inevitabilmente diventano importanti le cose piccole, che riempiono la vita ma svuotano il cuore. E il mondo soffre di mancanza di visione. Papa Francesco propone una lettura problematica del mondo globale: l’umanità trascinata da una mano invisibile, in cui «diventa difficile fermarsi per recuperare la profondità della vita». La sua visione di Fratelli Tutti e di una Chiesa comunione ci permette di non lasciarci trascinare dagli affanni. La visione non è solo un progetto, ma ben di più. Talvolta, anche da un punto di vista personale, ci sembrano esaurire le nostre possibilità.
    «Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra» (Sal 121, 1-2). Non stanchiamoci di alzare gli occhi strappandoli dall’onnipresente io, dalle sue infinite interpretazioni che non aiutano a risolvere il vero problema del suo significato che è trovare il noi, per chi vivere. Alzare gli occhi ci è necessario per capire oggi il nostro popolo, tutto, quello prossimo e quello più lontano, ma che per questo non ha voltato le spalle al Vangelo. È la folla che sempre accompagna Gesù e che lo muove a compassione. In questo Consiglio permanente affronteremo come sempre alcuni problemi necessari di “governo”, anche di sistema, sappiamo quanto importanti. Insieme compiamo l’esercizio di guardare oltre e di guardare intorno, chiedendoci cosa il popolo porta nel cuore, quali le sue preoccupazioni e la sua ricerca, sempre coinvolti dalla compassione di Gesù per le pecore stanche e sfinite perché senza pastore. Altrimenti tutto si esaurisce nelle discussioni interne e non nel ripensare l’interno in chiave missionaria, di farlo sulle nostre misure e non cambiare queste su quanto è richiesto.

    Un orizzonte pieno d’interrogativi

    Alzando gli occhi all’orizzonte vediamo i lampi della guerra in Ucraina, iniziata dall’invasione russa di uno Stato indipendente. È una storia espressione di una crisi gravissima nelle relazioni internazionali, tanto da avere sullo sfondo persino la minaccia atomica. Non possiamo abituarci a convivere con la guerra in Ucraina. Non possiamo accettare l’indifferenza, evidente o raffinata, come se la guerra fosse una malattia ineluttabile. Papa Francesco – cui inviamo la manifestazione del nostro affetto, della nostra comunione e del nostro comune sentire – ha affermato con il suo profondo pathos per la pace: «…con la guerra siamo tutti sconfitti! Tutti noi, in qualsiasi ruolo, abbiamo il dovere di essere uomini di pace. Nessuno escluso! Nessuno è legittimato a guardare da un’altra parte». Ribadiamo la necessità della pace e l’urgenza di raggiungerla innanzitutto per amore del popolo ucraino! Ogni giorno che passa significa morte, lutto, odio. La guerra è terribile, contagia nel mondo globale, provoca tante sofferenze nel mondo intero, come vediamo con la crisi alimentare che fa pagare un prezzo a popolazioni inermi e lontane, causa un riarmo preoccupante e pericolose, insieme a ricadute belliche in altre parti del mondo come la Siria o il Caucaso. Il mondo deve porre fine a questa guerra e affrontare seriamente gli altri conflitti aperti, che sono meno sotto gli occhi di tutti, ma pure così dolorosi. Con sgomento assistiamo all’uccisione dei sogni delle giovani generazioni e sentiamo il dovere di esprimere la solidarietà verso questa gente che chiede libertà e giustizia.
    Sorge la domanda profonda e urgente per tutti, specialmente per i credenti: che significa essere uomini e donne di pace? Cosa significa educare alla pace ed essere artigiani di pace? Il Papa ci offre un esempio con le sue parole e i suoi gesti. I suoi insistenti inviti, le sue riflessioni e appelli, la sua commozione nel giorno dell’Immacolata esprimono l’ansia personale e l’urgenza della pace. Nel recente discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede (12 gennaio 2023), il Papa ha ricordato che la pace è possibile alla luce di quattro beni fondamentali: la verità, la giustizia, la solidarietà e la libertà.
    Ma l’interrogativo riguarda la Chiesa e noi tutti. Anzitutto la nostra preghiera, lamento di intercessione innanzi a Dio e protesta contro la guerra. Le nostre comunità, le nostre liturgie domenicali, debbono risuonare insistentemente di preghiera per la pace. Mai dimenticare la forza della preghiera: questa dimensione orante, tanto decisiva nella Chiesa che Clemente di Alessandria chiamava eirenikòn genos, una stirpe pacifica.

    Minoranza creativa e Chiesa di popolo

    Un’intuizione importante, che Benedetto XVI ha proposto all’attenzione della Chiesa, è quella delle minoranze creative. Colgo l’occasione di questo richiamo, per esprimere il nostro dolore per la sua recente scomparsa, nonostante fosse “sazio di anni” e di una vita carica di bene per la Chiesa, l’umanità, la cultura. Gli siamo grati per il suo servizio generoso alla Chiesa, per i suoi quasi otto anni di ministero come Vescovo di Roma, Primate d’Italia, Papa della Chiesa universale: ha amato l’Italia come sua seconda patria e la sua Chiesa. Anche se minoranza, la Chiesa non può cercare riparo nella chiusura, come se unica via sia estraniarsi dal mondo e la distanza garantisca la salvezza dell’identità. Non vogliamo nemmeno accettare svogliatamente di essere minoranza, in fondo con la paura di prenderci responsabilità e di essere creativi. Lo diventiamo se uniti e se pieni di Spirito, docili a questo anche per non finire catturati dalle preoccupazioni interne. Senza andare dove ci manda Gesù che ci ha chiamati per sederci con Lui, finiamo per discutere inevitabilmente su chi sia il più grande o del vittimismo di Marta. La minoranza non è solo l’espressione di una progressiva riduzione, ma esprime una volontà autentica di vivere il Vangelo, capace di energie di bene, che si riversano sulla società intera che è sempre il suo orizzonte. Del resto la nostra è una società di minoranze, di frammenti, se non di tante isole, le solitudini dell’“io”. E guai quando questo avviene anche nelle nostre comunità! La Chiesa deve ritessere il senso comunitario in una società dell’io e dell’estraneità, richiamando a un destino comune. Questa visione della minoranza creativa è tutt’altro che contraddittoria con quella di Chiesa di popolo di cui è testimone Francesco. Anch’essa è una realtà nel nostro Paese, come manifesta la pietà popolare. Una Chiesa di popolo è una realtà che non pone confini, “dogane” – disse all’inizio Francesco: una Chiesa di popolo per il popolo della città. Certamente ci interroga la flessione nella partecipazione dei cristiani alla Messa domenicale dopo la pandemia, ma dobbiamo sempre pensare che i nostri confini sono ben più larghi. La Chiesa non finisce sulle sue soglie.

    La Chiesa e il popolo italiano

    Quest’anno si compiono i settantacinque anni della Costituzione repubblicana, entrata in vigore il 1 gennaio del 1948, nata dal ripudio del fascismo e della guerra, ma anche dalla volontà di guardare insieme il futuro. Varie riforme sono possibili e in discussione, ma la principale resta viverne lo spirito e applicarla fino in fondo e in tutte le sue parti. Non è difficile vedere in essa il sentire comune profondo proprio della Dottrina Sociale della Chiesa. Il valore normativo della persona motiva l’architettura dei poteri. Desidero ricordare anche come si compie quest’anno, nel mese di agosto, il centenario dell’omicidio di don Giovanni Minzoni, arciprete di Argenta. Lo ricordiamo con rispetto e affetto, anche per dire che i sacerdoti sanno vivere e morire per il loro ministero. Lo abbiamo visto durante e dopo la seconda guerra mondiale, lo abbiamo vissuto di fronte alle minacce della mafia e della camorra. Scriveva don Minzoni: «A cuore aperto, con la preghiera che spero mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte, per il trionfo della causa di Cristo… La religione non ammette servilismi, ma il martirio». Così vivono e muoiono i preti. Questa memoria incoraggia noi preti italiani, che talvolta ci interroghiamo sul tanto lavoro e ci sentiamo quasi abbattuti: i nostri predecessori hanno resistito al male e hanno creato il bene in situazioni tanto difficili. Ci inseriamo in una lunga catena di servitori del Vangelo e del popolo italiano che si sono spesi con fedeltà e creatività sociale e pastorale.
    La memoria di un altro prete, in tutt’altra situazione storica, di cui ricorre il centenario della nascita, don Lorenzo Milani, in questo 2023 ci aiuta a guardare il futuro. Di don Milani, ha detto Francesco: «La sua era un’inquietudine spirituale alimentata dall’amore per Cristo, per il Vangelo, per la Chiesa, per la società e per la scuola che sognava sempre più come un “ospedale da campo” per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati e gli scartati», specialmente i giovani. La sua memoria ci aiuta ad avere rinnovata passione per i giovani.

    Tante volte i Vescovi italiani sono intervenuti sulla scuola e sull’emergenza educativa. La scuola è il laboratorio del futuro di un Paese, in cui si prepara il domani e dove vanno investite le energie migliori e le risorse necessarie. In essi si rivela il desiderio di futuro e maggiore pressione sugli adulti perché prendano subito decisioni lungimiranti. Lo vediamo con le richieste – a volte scomposte – di rispettare il pianeta in cui viviamo. A questo proposito, Papa Francesco scrive nella Laudato si’: «La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini. […] I giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente, ma sono cresciuti in un contesto di altissimo consumo e di benessere che rende difficile la maturazione di altre abitudini. Per questo ci troviamo davanti ad una sfida educativa» (n. 209). Questo è il nostro compito di Pastori: un compito che riguarda la formazione della coscienza ad una ecologia integrale, che guarda all’ambiente ma soprattutto alle persone che in questo ambiente vivono. Si tratta di raccogliere la sfida di un cambio anche culturale in atto nel nostro Paese. Questo non riguarda solo i giovani, ma – direi – soprattutto gli adulti e gli educatori in genere. Da questo punto di vista, l’ampia rete delle scuole cattoliche dovrebbe essere percepita come un’alleata e non come una avversaria della scuola statale, anche creando sinergie, collaborazioni e progettualità comuni per la crescita del sistema scolastico ed educativo. In questo contesto, è importante ricordare anche il ruolo degli Insegnanti di religione cattolica, che hanno l’occasione straordinaria di intercettare le domande di senso dei ragazzi in età scolare e offrire loro chiavi di lettura importanti per tutta la loro vita. Vorrei ricordare anche il problema di tanti italiani che lasciano il Paese, spesso giovani: nel 2020, 160.000 persone, di cui 120.000 cittadini italiani. Ci dobbiamo interrogare su una società non accogliente verso i giovani. Perché accoglienza è parola chiave e spesso si ha paura di accogliere il futuro, che è la vita. È la paura dell’accoglienza alla vita, che porta tragicamente alla soppressione di essa nel grembo della madre.

    Una nuova stagione

    Grandi e impegnative sfide per il bene dell’Italia aspettano il nuovo Governo, cui rinnovo i migliori auguri, assicurando che la Chiesa, in spirito di cooperazione, continuerà il suo impegno per l’intera comunità italiana, per i più deboli, per la coesione della società, per l’educazione e il bene comune. Guardando da vicino le persone che ci circondano, non possiamo non rilevare i morsi della crisi economica in atto. La povertà nel nostro Paese è aumentata in modo considerevole a partire dalla crisi del 2008 e con essa la diseguaglianza dei redditi, della ricchezza e delle opportunità. Prezioso è il lavoro che Caritas Italiana, con altri uffici della Conferenza Episcopale, sta facendo: un monitoraggio della situazione, avanzando anche proposte nel merito (Caritas, Rapporto sulle politiche di contrasto alla povertà in Italia). La pandemia, che ancora mostra temibili colpi di coda, è stata una calamità che ha provocato tante, troppe morti, e toccato con dolore tante famiglie e comunità. A motivo poi della crisi bellica il nostro Paese sta pagando gli aumenti dei costi dell’energia, che intaccano il potere d’acquisto di famiglie. Sentiamo decisiva la programmazione del PNRR e la preoccupazione che questo sia davvero la costruzione di un sistema e di strutture e infrastrutture capaci di dare sicurezza per il futuro, di vincere il precariato e offrire speranze e garanzie. Questo richiede una determinazione e una collaborazione unica, uno sguardo largo, verso il futuro, non ridotto al contingente e piegato a interessi di parte o speculativi. Di fronte alle povertà e alle fragilità diffuse nel nostro Paese, occorre poi una costante vicinanza delle nostre Chiese alle famiglie, alle imprese e al mondo del lavoro. Oggi un lavoratore su otto ha un ingaggio precario, mal pagato, che non consente un tenore di vita adeguato alla dignità della persona e alla costruzione di un progetto di vita personale e familiare. Le associazioni del mondo cattolico, del Terzo settore, e la stessa Conferenza Episcopale sono pronte a collaborare con le autorità competenti per valutare e proporre strumenti adeguati a disegnare un sistema di welfare che migliori le opportunità di inclusione sociale e lavorativa per ciascuno.

    Tutti ci rendiamo conto di come il popolo italiano invecchi: la crisi demografica da tempo ci attanaglia. Già nel 2011, il Progetto culturale della CEI, aveva pubblicato un importante volume su Il Cambiamento demografico, con prefazione del Cardinale Ruini. È un tema che impegnerà anche questo Governo per cercare misure che favoriscano le nascite, pur consapevoli che per invertire il trend della natalità sarà necessario tanto tempo e dovremo passare attraverso un inverno demografico. La natalità è la proiezione di una società verso il futuro. Possiamo domandarci se sia un sintomo o una causa, ma in ogni caso la risposta che la comunità intera deve dare è invertire la rotta. Se vengono meno le risorse “nuove” di una società, sono a rischio la tenuta del welfare, la sostenibilità del sistema previdenziale, il sistema sanitario e il PIL non può che decrescere con conseguenze devastanti sotto il profilo dell’occupazione e dell’imprenditoria. Non c’è tempo per ulteriori ritardi nell’improntare una seria politica di rilancio della natalità a livello nazionale.

    Con grande soddisfazione accolgo la volontà del Governo di riprendere le fila della legge delega per le politiche in favore delle persone anziane, cioè 14 milioni di cittadini, tesa a un riequilibrio fra spesa ospedaliera e servizi sul territorio, in una efficace integrazione sociale, sanitaria e assistenziale, un “continuum assistenziale” che inizia da servizi di rete e inclusione sociale e digitale, da una “assistenza domiciliare continuativa e veramente integrata”, da cure palliative, da centri diurni e, infine, da una residenzialità capace di cure di transizione da ospedale verso casa e capace di una presenza nei piccoli Comuni, incluse ovviamente le importanti aree interne che non devono essere dimenticate. È un elemento importante anche l’approvazione del piano di potenziamento delle cure palliative al fine di raggiungere, entro il 2028, il 90% della relativa popolazione, così come l’innalzamento delle pensioni minime, la revisione dei limiti per l’accesso alla pensione di donne e uomini, il mantenimento di meccanismi di flessibilità che promuovono la libertà di scelta del lavoratore, migliorando la sostenibilità del sistema.

    Il Paese ha bisogno anche di rigenerare e mantenere nel tempo la propria vitalità sociale ed economica, favorendo con i mezzi più appropriati l’equilibrio demografico. La difficoltà, in particolare, nel raggiungere requisiti minimi rispetto al binomio lavoro e casa per diventare economicamente indipendenti e formare un nucleo familiare è tra le preoccupazioni maggiori che i giovani esprimono in tutte le indagini che sondano le loro condizioni, ad iniziare dal precariato del lavoro. Appare indispensabile un grande sforzo a riguardo per garantire sicurezza abitativa, capace di dare dignità alle persone e generare vita. Le nuove generazioni non devono essere vincolate ad adattarsi al mondo di oggi, a quello che il presente offre, ma incoraggiate a mantenere alta l’ambizione di cambiare la realtà per costruire un futuro più in sintonia con propri desideri e potenzialità.

    Nel Messaggio per la Giornata della Vita abbiamo sottolineato come avanzi una cultura della morte: si risolvono i problemi eliminando le persone! Accogliere è parola decisiva nella nostra visione della vita orientata al futuro. Siamo tante volte intervenuti sulla questione dei migranti e dei rifugiati. Si tratta di comprendere con responsabilità e umanesimo un fenomeno che è una realtà del nostro mondo globale, da non gestire con paura e come un’emergenza, ma come un’opportunità. Tale problematica richiama la centralità della scuola, spazio decisivo d’integrazione nella cultura e nella lingua italiana, ma anche la necessità di maggiori flussi regolari di ingresso, di corridoi umanitari e ricongiungimenti familiari. Soprattutto è importante come accogliamo: non facciamo vivere umiliazione, tempi lunghi di attesa, viaggi infiniti, anticamere senza senso, marginalizzazione. Siamo consapevoli come queste e tante altre problematiche italiane non possano essere affrontate senza guardare all’Europa. È ovvio, ma va sempre ricordato. La Chiesa, così radicata nella storia e nella cultura europea, ricorda agli europei che non possono vivere per sé stessi. L’accoglienza dei migranti lavoratori chiede di essere organizzata su incontro fra domanda e offerta di lavoro. Non dimentichiamo anche il problema di 500.000 persone, anche lavoratori non regolari in Italia.

    Le resistenze al Vangelo

    Rileggendo il libro degli Atti colpiscono i fallimenti di Paolo: l’idea che il suo annuncio del Vangelo sia stato una cavalcata trionfale è impropria. Non possiamo nascondere che anche il nostro presente è disseminato di comportamenti e di eventi che contrastano chiaramente con il Vangelo. Penso alla questione della pedofilia, che purtroppo riguarda membri della Chiesa istituzionale o persone legate più o meno direttamente a noi, ma riguarda soprattutto tante donne e tanti uomini, nostre sorelle e nostri fratelli, che sono profondamente feriti da un male che ha le sue radici nell’uso distorto del potere e che mina alla radice la fiducia nella vita, negli altri, nella Chiesa, nel Signore stesso. Plaudo al lavoro svolto con sapienza dal Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori della CEI, che lo scorso 17 novembre ha presentato il Primo Report nazionale sulle attività di tutela nelle Diocesi italiane. Né va dimenticato l’accordo sottoscritto il 28 ottobre dalla CEI con la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori per combattere in modo sempre più efficace gli abusi sessuali all’interno della Chiesa. Si tratta di passi, che come Chiesa in Italia dobbiamo e vogliamo continuare a compiere con fermezza per stare dalla parte dei più fragili e per far crescere una cultura caratterizzata dal rispetto, dalla cura e dalla tutela della dignità di ogni persona.

    La predicazione del Vangelo

    Guardando all’esperienza di Paolo, come emerge dal brano di Atti 18 e altrove, mi chiedo: cosa ha veramente fatto la differenza? Qual è l’eredità che lascia alla storia dopo di lui? L’autore di Atti scrive che quando si posero le condizioni favorevoli Paolo «cominciò a dedicarsi tutto alla Parola» (At 18,5). Da una parte lavora e fa di tutto per meritare l’accoglienza degli amici, dall’altra parte sa che la sua priorità consiste nel portare a tutti la luce della risurrezione di Cristo. Le sue energie devono essere spese per un compito alto: aiutare la gente di Corinto ad andare oltre gli affari e ad aprirsi a un orizzonte di trascendenza. In particolare, si tratta di predicare la Buona novella di Cristo, morto e risorto per tutti. Abbiamo appena celebrato la Domenica della Parola di Dio quest’anno dedicata al tema Bibbia e missione. L’annuncio del kerygma, di Gesù morto e risorto, continua a passare dalla testimonianza personale, da uno stile di vita coerente con il Vangelo. Si può anche non essere accettati, ma almeno si diventa un punto interrogativo e un indice rivolto verso l’alto. Tutti cercano sempre le risposte ai grandi interrogativi della vita.

    Verso l’Assemblea Generale

    Siamo decisamente in cammino verso la prossima Assemblea generale (22-25 maggio 2023). Alla luce del testo di Atti e delle riflessioni che ho appena condiviso, cosa possiamo fare perché questo appuntamento diventi una reale occasione di conversione ecclesiale? Il mio pensiero va ad un ripensamento anche della struttura della CEI, più capace di esprimere la centralità della Parola di Dio e di servire meglio le Chiese che sono in Italia e rinforzare e servire la collegialità tra noi. Ma questo lo dovremo fare insieme, perché la Conferenza Episcopale prima di essere una struttura è il segno della collegialità, della comunione, del camminare insieme. Espressione di quel “prendersi cura” di un popolo numeroso che ci è affidato. Il programma fondamentale del Concilio Vaticano II era mettere a contatto il Vangelo con il mondo, “a servizio” perché la Chiesa esiste per mettere a contatto il Vangelo con il mondo. Auspico che questo possa essere il desiderio di ciascuno di noi in questo tempo che ci è donato.

    23 Gennaio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
    «Genus humánum, in ténebris ámbulans,
    ad fídei claritátem per mystérium incarnatiónis addúxit».




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    Sessione invernale del Consiglio Permanente: il Comunicato finale

    La riflessione sulla Chiesa quale “minoranza creativa” ed esperienza di popolo, dunque di comunità, ha dato inizio ai lavori della sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente, che si è svolta dal 23 al 25 gennaio a Roma, sotto la guida del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.
    I Vescovi hanno rilevato che occorre rispondere alle istanze del tempo presente con creatività e con un impegno rinnovato di presenza nella società, senza paura di esprimersi, ma mostrando unità e favorendo la discussione sui temi cruciali per la vita delle persone, ispirati unicamente dal Vangelo. In quest’ottica, il Consiglio Permanente ha puntato l’attenzione su alcune sfide che il Paese è chiamato ad affrontare, a beneficio di tutti: le domande di senso, la sanità, la scuola, il Pnrr, la povertà e il fenomeno migratorio. Consapevoli della necessità di un maggiore coinvolgimento del popolo di Dio nella Chiesa e nella società, i presuli hanno evidenziato l’importanza del Cammino sinodale che dal prossimo settembre entrerà nella “fase sapienziale”, su cui si focalizzerà la 77ª Assemblea Generale (Roma, 22-25 maggio 2023). Allo stesso tempo, per favorire il confronto sulle nuove forme di partecipazione e la costruzione di alleanze, il Consiglio Permanente ha scelto di dedicare la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia al tema “Al cuore della democrazia”. L’iniziativa si svolgerà dal 3 al 7 luglio 2024 a Trieste.
    In un’ottica di prossimità alle periferie, i Vescovi hanno rinnovato l’incoraggiamento a promuovere e a sensibilizzare l’attenzione verso il mondo delle carceri e hanno approvato il progetto di rilancio del Progetto Policoro, nato dall’intuizione di don Mario Operti, per accompagnare i giovani ad assumersi responsabilità in campo sociale e lavorativo.
    Sempre in tema di giovani, al Consiglio Permanente è stato offerto un aggiornamento sulla partecipazione italiana alla prossima Gmg di Lisbona, in programma dal 1° al 6 agosto.
    Distinte comunicazioni hanno riguardato poi la proposta di approvazione della traduzione in lingua friulana della terza edizione tipica del Messale Romano, la stesura della
    Ratio Nationalis per la formazione nei seminari d’Italia e il concorso per l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole statali.
    Nel corso dei lavori, è stata presentata la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille per l’anno in corso, sono stati approvati i piani di lavoro quinquennali delle Commissioni Episcopali e il Calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2022-2023. Infine si è deciso di tenere un’Assemblea Generale Straordinaria ad Assisi (13-16 novembre 2023) e si è provveduto ad alcune nomine.


    Nuove possibilità di presenza e impegno

    Il contributo della Chiesa alla società di oggi in termini di proposta, azione pastorale e capacità di tessere relazioni con il mondo civile è stato il perno della riflessione del Consiglio Episcopale Permanente, che si è svolto dal 23 al 25 gennaio a Roma, sotto la guida del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.
    Dopo aver espresso unanime apprezzamento per le parole del Cardinale Presidente, i Vescovi hanno condiviso l’appello a porre fine alla “terribile guerra” in Ucraina e ad “affrontare seriamente gli altri conflitti aperti”, operando nello spirito della “Pacem in Terris” di cui quest’anno ricorre il 60° anniversario dalla pubblicazione (11 aprile 1963).
    I membri del Consiglio Permanente si sono poi soffermati sui diversi temi presentati dal Presidente nell’Introduzione e, in particolare, su quello della “minoranza creativa” (espressione con cui Benedetto XVI aveva definito la Chiesa) e della sua connessione con la visione di “Chiesa di popolo” suggerita da Papa Francesco. Se il termine “minoranza” mette in rilievo un dato incontrovertibile, l’aggettivo “creativa” apre a nuove possibilità di presenza e di impegno.
    La creatività, infatti, implica la libertà di parlare con coraggio, con voce profetica ispirata dal Vangelo, con una prospettiva missionaria e ripensando anche le strutture ecclesiali. Non si tratta di inventare strategie, ma di essere lievito che fermenta la massa; non di fare proseliti, ma di investire nella formazione, aiutando le persone e le Istituzioni a riflettere e a dialogare. Per questo, occorre coniugare la creatività con l’unità: davanti alla frammentazione e alle lacerazioni che rischiano di sfilacciare il tessuto sociale, la Chiesa è chiamata ad essere un segno di unità al suo interno e nel Paese. Solo così sarà possibile rispondere alle sfide attuali, soprattutto a quelle riguardanti la scuola, la salute, il lavoro e lo sviluppo.
    Nel dialogo, i Vescovi hanno puntato l’attenzione sull’educazione, nella consapevolezza che il mondo scolastico e quello universitario costituiscono un’area che intercetta le domande di senso e che, come ha ricordato il Cardinale Presidente, rappresentano il “laboratorio del futuro di un Paese, in cui si prepara il domani e dove vanno investite le energie migliori e le risorse necessarie”. In questo orizzonte, va valorizzato e sostenuto il ruolo delle scuole cattoliche, molte delle quali vivono attualmente situazioni di grande sofferenza.

    Con lo sguardo alla situazione del Paese

    Grande preoccupazione è stata espressa riguardo alla sanità pubblica che, secondo i presuli, sta scivolando verso una sanità di élite che rischia di lasciare indietro chi non ha possibilità economiche e dunque è costretto a non curarsi. Allo stesso tempo, è stato rilevato il pericolo di un nuovo assistenzialismo che sembra tamponare le emergenze, ma che non risolve i problemi alla radice.
    Il divario tra Nord e Sud, visibile non solo in campo sanitario, si accentua in relazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), uno strumento che richiede una grande capacità progettuale e che fatica, pertanto, ad essere a servizio di tutti, soprattutto delle regioni del Mezzogiorno.
    Nel guardare alla situazione del Paese, accanto agli aspetti positivi di alcuni recenti provvedimenti legislativi, i Vescovi hanno evidenziato la persistenza di vecchie e nuove povertà. Riprendendo le parole del Cardinale Presidente, hanno sottolineato che il fenomeno migratorio va compreso e trattato con responsabilità e umanesimo perché “è una realtà del nostro mondo globale, da non gestire con paura e come un’emergenza, ma come un’opportunità”.
    Nel contesto sociopolitico, la creatività della Chiesa può diventare una chance per l’intero Paese grazie alla capacità di generare non solo la partecipazione ecclesiale, ma anche quella democratica. Per il Consiglio Permanente è fondamentale, a questo proposito, il rilancio del laicato, sia nella sua forma associata che in quella non aggregata, e la valorizzazione dei corpi intermedi.
    L’esigenza di una Chiesa aperta, coraggiosa e quindi profetica non può prescindere da un percorso di conversione che permetta di approfondire la vita evangelica e appagare così il desiderio di un’autentica spiritualità. La riduzione della frequenza alla Messa domenicale diventa allora un’esortazione a riflettere sulla liturgia, l’iniziazione cristiana e alcune proposte catechetiche ormai poco funzionali. Anche in questo ambito la creatività si presenta come un ottimo viatico, specialmente se arricchita dalla dimensione della sinodalità.

    Cammino sinodale: verso l’Assemblea Generale e la “fase sapienziale”

    L’importanza di costruire comunità aperte e di lavorare insieme è emersa anche nel confronto sul secondo anno del Cammino sinodale dedicato all’ascolto. Nonostante qualche resistenza, nelle Diocesi italiane il tentativo di rendere il Cammino non solo un evento ma uno stile sta prendendo corpo nel linguaggio e nelle intenzioni, attraverso assemblee, incontri, iniziative promosse nelle Diocesi e nelle parrocchie e in altre realtà nell’ambito dei “cantieri sinodali”. In questo orizzonte, i Vescovi hanno scelto come tema principale della 77ª Assemblea Generale (Roma, 22-25 maggio 2023): “In ascolto dello Spirito che parla alla Sua Chiesa. Linee per la fase sapienziale del Cammino sinodale”. L’obiettivo è offrire una mappa di temi emersi e approfonditi nel biennio dell’ascolto, avviandosi così nella seconda fase a discernere il “senso di fede” espresso nella prima e, su questa base, costruire alcune proposte. Si tratterà di individuare quei nodi pastorali concreti sui quali portare l’attenzione dell’intero popolo di Dio per comprendere cosa va cambiato per diventare una Chiesa più fedele al Vangelo, più accogliente, più aperta, più prossima, più agile, più missionaria, più familiare, più vicina agli ultimi, più capace di relazioni, più spirituale, più kerygmatica.

    Protagonisti del presente, per disegnare il futuro

    Guardando al tempo presente, i Vescovi non hanno mancato di evidenziare le grandi trasformazioni sociali, politiche e culturali in atto che fanno emergere, da un lato, la frammentazione sociale e l’individualismo crescente e, dall’altro, una vitalità diffusa. Il Paese è chiamato ad affrontare nodi importanti, tra cui la promozione e la difesa di un lavoro degno, la riduzione delle diseguaglianze, la custodia dell’ambiente. Servono, pertanto, ascolto attivo, protagonismo comunitario e responsabilità. Secondo i Vescovi, il futuro dell’Italia, in relazione anche allo scenario globale e alle sfide che ne conseguono, richiede persone che si mettano in gioco e collaborino per rigenerare gli spazi di vita, anche i più marginali e affaticati, rinforzando la capacità di scegliere democraticamente e di vivere il potere come un servizio da condividere. Proprio per favorire la riflessione sulle nuove forme di partecipazione e l’elaborazione di strumenti comuni per costruire e far crescere alleanze, il Consiglio Permanente ha scelto di dedicare la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia al tema “Al cuore della democrazia”. L’iniziativa si svolgerà dal 3 al 7 luglio 2024 a Trieste, città di frontiera per la presenza di molteplici culture, etnie e confessioni religiose, per i luoghi simbolici che hanno segnato il travagliato percorso del Paese verso la libertà, l’unità e la democrazia, ma anche verso una migliore comprensione del diritto alla salute e dei percorsi di cura.
    A sottolineare la necessità di un impegno comune, che coinvolga tutti i cattolici, compresi quelli che abitano in Italia pur provenendo da diversi luoghi del mondo, i Vescovi hanno approvato una modifica nella denominazione: non più “Settimana Sociale dei Cattolici Italiani”, ma “Settimana Sociale dei Cattolici in Italia”.

    Comunicazioni

    Progetto Policoro.
    Tra le questioni al centro della riflessione dei presuli anche quella relativa alla crescita spirituale e umana delle nuove generazioni. Proprio in quest’orizzonte, si colloca la decisione di rilanciare il Progetto Policoro che da oltre 25 anni, grazie all’intuizione di don Mario Operti, accompagna i giovani ad assumersi responsabilità in campo sociale e lavorativo. Per rendere più snello il percorso e favorirne il radicamento sul territorio ma con un maggiore coordinamento con il livello nazionale, è stata approvata dai Vescovi una modifica della struttura dell’iter formativo, che coniuga la modalità in presenza a quella e-learning.

    Gmg di Lisbona. Una comunicazione ha riguardato la partecipazione dei giovani italiani alla Gmg di Lisbona, che si svolgerà dal 1° al 6 agosto. Per i Vescovi, il raduno mondiale – il primo dopo la pandemia – si presenta come l’occasione per far ripartire il tessuto delle relazioni con i giovani attraverso l’offerta di un’esperienza pastorale significativa. Mettersi in cammino, è stato sottolineato, è ancora un’esperienza che attrae i giovani, disponibili a muovere non solo il corpo ma anche la propria vita interiore e spirituale: ecco perché, al di là dei numeri, occorre rendere questo appuntamento un momento forte. Grazie ai costanti contatti con il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e con il Comitato Organizzatore portoghese, la Segreteria Generale sta predisponendo – con il coordinamento del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile – quanto necessario a livello logistico e pastorale per supportare la partecipazione dei ragazzi, dei loro accompagnatori e dei Vescovi. Agli eventi già programmati, si aggiunge la Festa degli Italiani che si terrà il 2 agosto.

    L’impegno per le carceri. Sollecitati dal magistero di Papa Francesco e dalle istanze del Cammino sinodale, i Vescovi hanno esortato a promuovere e a sensibilizzare l’attenzione verso il mondo delle carceri. Viene dunque condiviso un segno della Chiesa in Italia per quanti sono stati privati della loro libertà personale e di incoraggiamento per tutti coloro che operano nelle carceri. Si tratta di un’occasione da vivere a livello locale per sensibilizzare le comunità cristiane e la società civile verso questi luoghi di periferia, molto spesso emarginati e dimenticati, contribuendo alla promozione di una nuova cultura della giustizia. La Segreteria Generale della CEI provvederà a preparare del materiale informativo e pastorale per l’animazione.

    Varie

    Messali in lingua regionale. Nel corso dei lavori, i Vescovi si sono confrontati sulla proposta, avanzata alla Segreteria Generale da alcune Diocesi e realtà associative, di riprendere l’iter di approvazione della traduzione in lingua friulana della terza edizione tipica del Messale Romano. L’argomento verrà approfondito dalla prossima Assemblea Generale.

    Ratio Nationalis. Proseguono la riflessione e il confronto sulla Ratio Nationalis per la formazione nei seminari d’Italia che intende aggiornare “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme per i seminari” del 2006, documento già allineato con le indicazioni di “Pastores dabo vobis” (1992) e ancora punto di riferimento essenziale per tutti i formatori in Italia.
    Nel corso dei lavori è stato condiviso un testo, il cui esame continuerà ora con il coinvolgimento delle Conferenze Episcopali Regionali, in vista della sua approvazione durante l’Assemblea Generale Straordinaria che si terrà dal 13 al 16 novembre 2023.

    Pene espiatorie. Recependo quanto stabilito dal can. 1336, introdotto dalla Costituzione Apostolica “Pascite gregem Dei” e riguardante le pene espiatorie, è stata offerta ai Vescovi una prima presentazione dei criteri che disciplinano il pagamento dell’ammenda o della somma di denaro per le finalità della Chiesa (Ingiunzione) e la pena della privazione della remunerazione ecclesiastica o di parte di essa (Privazione). L’approfondimento proseguirà nella prossima sessione del Consiglio Permanente per poi discuterne durante l’Assemblea Generale di maggio in vista di una delibera.

    Insegnamento della religione cattolica (IRC). Ai Vescovi è stato condiviso un aggiornamento circa la ripresa del dialogo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’indizione di un concorso per l’immissione in ruolo, ovvero l’assunzione a tempo indeterminato, di alcune migliaia di docenti di religione cattolica nelle scuole statali, a distanza di 19 anni dal precedente.

    Adempimenti

    I Vescovi hanno approvato i piani di lavoro quinquennali delle Commissioni Episcopali secondo quanto previsto dall’art. 116 del Regolamento della CEI approvato dall’Assemblea Generale del 19-22 maggio 2014. Tutti i programmi si inseriscono nella scia del Cammino sinodale e auspicano un lavoro fraterno e collegiale.
    È stata presentata la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille per l’anno in corso ed è stata ribadita la necessità di promuoverne la partecipazione alla firma. Il Consiglio Permanente ha infine approvato il Calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2022-2023.

    Nomine

    Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto alle seguenti nomine:

    • Membro della Commissione Episcopale per il laicato: E.R. Mons. Giovanni Luca RAIMONDI, Vescovo ausiliare di Milano;
    • Membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia: S.E.R. Mons. Michele TOMASI, Vescovo di Treviso;
    • Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana: Don Gianluca MARCHETTI (Bergamo);
    • Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute: Don Massimo ANGELELLI (Roma);
    • Assistente ecclesiastico nazionale dell’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI): S.E.R. Mons. Rocco PENNACCHIO, Arcivescovo di Fermo;
    • Assistente ecclesiastico centrale del settore giovani dell’Azione Cattolica Italiana (ACI): Don Michele MARTINELLI (Cremona);
    • Assistente ecclesiastico nazionale formazione capi dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI): Don Giovanni BRANCO (Capua).

    * * *

    Inoltre, la Presidenza, nella riunione del 23 gennaio 2023, ha proceduto alle seguenti nomine:

    • Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI): Mons. Antonio INTERGUGLIELMI (Roma);
    • Vice Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI): Don Giovanni GIOVE (Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti);
    • Membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Istituto Fides: Mons. Umberto OLTOLINI (Milano).

    25 Gennaio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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    Giornata della memoria: dichiarazione del Cardinale Zuppi

    Pubblichiamo il testo integrale della Dichiarazione del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, in occasione della Giornata della memoria.

    “Il ricordo di quello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi – ha ricordato Papa Francesco – non può essere né dimenticato né negato”. Ecco perché la Giornata della memoria è un appuntamento che impone a tutti non solo di ricordare la brutalità compiuta, ma di contrastare ogni forma di razzismo, antisemitismo e discriminazione. Sono semi insidiosi, che riappaiono in maniera inquietante, che si nutrono di indifferenza e ignoranza, giustificano atteggiamenti e parole, sempre pericolose, come ad esempio il razzismo digitale.
    Il 27 gennaio, dunque, onora la memoria di quelle vittime, ci aiuta a capire il nostro passato (perché sono nostri fratelli e sorelle), a raccoglierne la dolorosa eredità consegnata perché ci rendiamo conto e non accada più. Non si deve trasmettere soltanto un’informazione ma occorre toccare il cuore. In un momento così difficile, pieno di inquietanti semi di violenza, confrontandoci con la terribile logica della guerra frutto sempre della crescita di inimicizia e disprezzo della vita, la memoria delle vittime deve imporci un nuovo impegno per costruire un mondo di pace.
    Etty Hillesum, uccisa in campo di concentramento, scrisse: “È proprio l’unica possibilità che abbiamo, Klaas, non vedo altre alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancor più inospitale”. Fratelli tutti, la grande visione riproposta da Papa Francesco, è possibile a tutti e necessaria per tutti, consapevoli che non può essere solo un auspicio ma un impegno.

    27 Gennaio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
    «Genus humánum, in ténebris ámbulans,
    ad fídei claritátem per mystérium incarnatiónis addúxit».




  7. #577
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    Scuola, lavoro e sanità: 81 nuovi progetti

    Il Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, nella riunione del 27 e 28 gennaio, ha approvato 81 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 11.590.647 così suddivisi: € 7.429.249 per 42 progetti in Africa, € 1.734.877 per 19 progetti in America Latina; € 1.950.552 per 18 progetti in Asia; € 475.969 per 2 progetti in Medio Oriente.
    Tra gli interventi più significativi, sette sono in Africa: in Benin, l’Arcidiocesi di Parakou realizzerà e attrezzerà una scuola per i 240 bambini del villaggio di Korobororu, mentre in Kenya le Figlie di Sant’Anna costruiranno un complesso con materna ed elementare per i piccoli del distretto di Mashuru. In Cameroun, i Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie sosterranno l’inserimento scolastico di circa 230 minori, provenienti da contesti di crisi, attraverso la costruzione di nuovi dormitori. In Burkina Faso, le Suore dell’Immacolata Concezione ristruttureranno alcuni reparti del Centro medico “Jean Louis Goarnisson” di Ouagadougou e acquisteranno nuove strumentazioni. In Guinea Conakry, le Soeurs Servantes de Marie Vierge Mere (che operano in un territorio della diocesi di N’Zerekoré dove oltre il 50% dei giovani non frequenta la scuola per mancanza di mezzi) avvieranno un’azienda agro-pastorale che permetterà di introdurre nuove colture a beneficio dell’intera comunità e, in particolare, degli orfani e delle ragazze madri. In Malawi, la “Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale Onlus” costruirà a Salima una sala polifunzionale e un ostello che nel lungo periodo ospiterà ben 200 studenti e studentesse all’anno. In Mozambico, la Comunità Obra de Maria realizzerà, presso la Missione di São José de Lhanguene, il Convitto femminile “Santa Bakhita” per accogliere 80 giovani donne della zona rurale di Maputo e proporre loro corsi di informatica, oltre che lezioni di danza e teatro.
    Tra i progetti approvati in America Latina, uno sarà promosso a Santa Rita, in Brasile, dai Missionari Comboniani che doteranno di nuovi macchinari la cooperativa “Marcos Moura” che si occupa di raccolta e riciclaggio di materiali; in Paraguay la “De La Salle Solidarietà Internazionale Onlus” garantirà l’approvvigionamento idrico e la depurazione dell’acqua alla scuola “San Isidro Labrador” del Vicariato di Pilcomayo e alle 200 famiglie che abitano nelle vicinanze; in Colombia, il Vicariato Apostólico di Puerto Gaitán formerà 300 persone su temi dell’ambiente e dell’ecologia integrale.
    Nel Continente Asiatico, un intervento particolarmente rilevante riguarda l’India dove la “Marthandam Integrated Development Society” (MIDS) della diocesi Siro-Malankarese di Marthandam coinvolgerà circa 200 donne nell’attività di apicoltura.
    In Medio Oriente, uno dei progetti verrà sviluppato in Libano grazie alla “Congregation of the Lebanese Maronite Missionaries” che realizzerà un Centro Socio Culturale a Mayrouba per consentire a 60 giovani, ogni anno, di ricevere formazione professionale nei settori dell’agricoltura, del marketing, dell’informatica e dell’amministrazione.

    01 Febbraio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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  8. #578
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    La delegazione CEI all’Assemblea Sinodale Continentale in Europa

    In partenza la delegazione della Conferenza Episcopale Italiana che parteciperà all’Assemblea Sinodale Continentale in programma a Praga, nella Repubblica Ceca, dal 5 al 12 febbraio. Ne fanno parte (in presenza) alcuni membri del Comitato nazionale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: Mons. Antonio Mura, Vescovo di Nuoro e di Lanusei, Mons. Valentino Bulgarelli, suor Nicla Spezzati e Giuseppina De Simone. Come previsto dall’organizzazione, si uniranno ai lavori, attraverso una piattaforma online, altri dieci delegati: Paolo Verderame, Lucia Capuzzi, Gioele Anni, Chiara Griffini, Pierpaolo Triani, membri del Comitato nazionale del Cammino sinodale, e i teologi don Vito Mignozzi, don Francesco Zaccaria, Stefano Tarocchi, Livio Tonello, Fausto Arici.
    Dal 10 al 12 febbraio, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, prenderà parte ai lavori riservati ai Presidenti delle Conferenze Episcopali che, come indicato dalla Nota metodologica sulle Assemblee continentali, si ritroveranno “per rileggere collegialmente l’esperienza sinodale vissuta a partire dal loro specifico carisma e ruolo”.
    In vista dell’appuntamento di Praga, si è tenuto online l’incontro dei referenti diocesani del Cammino sinodale delle Chiese in Italia per condividere alcune riflessioni sul Documento di lavoro per la Tappa Continentale e alcune piste di azione per le Diocesi italiane. “Il nostro percorso – ha spiegato Mons. Erio Castellucci, Presidente del Comitato del Cammino sinodale – sta continuando: l’obiettivo è far sì che il Cammino proceda il più possibile respirando la vita delle Chiese locali. Per questo, l’intento è non disperdere la ricchezza della rete dei referenti diocesani e arrivare all’Assemblea Generale dei Vescovi, in programma a Roma dal 22 al 25 maggio, con una mappa di temi emersi e condivisi nel biennio dell’ascolto, per poi individuare quei nodi pastorali concreti sui quali portare l’attenzione dell’intero popolo di Dio”.
    “Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia – ha aggiunto padre Giacomo Costa, Consultore della Segreteria del Sinodo dei Vescovi – si interseca con il processo sinodale della Chiesa universale: quella Continentale è una tappa di dialogo e di restituzione a tutte le Chiese di ciò che si è ascoltato nelle diverse comunità ecclesiali del mondo. Questo aiuterà a scegliere gli argomenti su cui fare discernimento nelle prossime fasi”.
    I referenti diocesani del Cammino sinodale vivranno un incontro nazionale in presenza a Roma (Hotel Ergife) dall’11 al 12 marzo. Si svolgerà invece dal 24 al 25 febbraio una riunione del Comitato nazionale, in via di definizione in questi giorni in tutte le sue componenti.

    03 Febbraio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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  9. #579
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    Terremoto in Turchia e Siria: la CEI stanzia 500mila euro come primo aiuto per la popolazione

    La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500mila euro dai fondi 8xmille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, come prima forma di aiuto alle vittime del violento terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria. Centinaia le vittime, migliaia le persone ancora intrappolate sotto le macerie, numerosi gli edifici colpiti. Un bilancio ancora provvisorio che, secondo le Caritas locali, crescerà drammaticamente: in Turchia la zona interessata è molto vasta e difficile da raggiungere, anche per le rigide condizioni climatiche. “La Cattedrale di Iskenderun è crollata, scuole ed episcopio non sono agibili, anche la chiesa della comunità siriaca e quella ortodossa sono andate totalmente distrutte. La situazione è in continuo divenire”, fa sapere il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Caritas in Turchia.
    In Siria il sisma ferisce un Paese già dilaniato dalla guerra e dove oltre l’80% della popolazione vive in povertà.
    “A nome della Chiesa che è in Italia esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti. Mentre ci stringiamo a quanti sono stati colpiti da questa calamità, auspichiamo che la macchina della solidarietà internazionale si metta subito in moto per garantire una rapida ricostruzione”, afferma il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.
    Lo stanziamento della Conferenza Episcopale Italiana aiuterà a far fronte alle prime necessità. Caritas Italiana, impegnata da anni nei due Paesi, è in costante contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire aiuto e sostegno. Il direttore, don Marco Pagniello, fa appello a “un’attenzione solidale da parte di tutti verso aree del mondo già segnate da conflitti dimenticati e da povertà estrema”.

    È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite:
    • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
    • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
    • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
    • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119


    06 Febbraio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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  10. #580
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    Terremoto in Turchia e Siria: il 26 marzo colletta nazionale per le popolazioni colpite

    “Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto, che ha causato migliaia di morti e di feriti. Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una lunga guerra”.

    Facendo proprio l’appello di Papa Francesco, al termine dell’udienza generale di mercoledì 8 febbraio, la Presidenza della CEI, a nome dei Vescovi italiani, rinnova profonda partecipazione alle sofferenze e ai problemi delle popolazioni di Turchia e Siria provate dal terremoto. Per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali di chi è stato colpito da questa calamità, la CEI ha disposto un primo stanziamento di 500.000 euro dai fondi dell’8xmille per iniziative di carità di rilievo nazionale. Tale somma sarà erogata tramite Caritas Italiana, già attiva per alleviare i disagi causati dal sisma e a cui è affidato il coordinamento degli interventi locali. Continua a crescere, infatti, il numero delle vittime accertate, mentre sono ancora diverse migliaia le persone disperse e quelle ferite. Drammatica anche la condizione dei sopravvissuti, che hanno bisogno di tutto, stretti tra le difficoltà del reperimento di cibo e acqua e le rigide condizioni climatiche.
    Consapevole della gravità della situazione, la Presidenza della CEI ha deciso di indire una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo 2023 (V di Quaresima): sarà un segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate. Sarà anche un’occasione importante per esprimere nella preghiera unitaria la nostra vicinanza alle persone colpite. Le offerte dovranno essere integralmente inviate a Caritas Italiana entro il 30 aprile 2023.
    Sin d’ora è, comunque, possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on line tramite il sito www.caritas.it o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite:

    • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
    • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
    • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
    • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

    La Presidenza della CEI

    09 Febbraio 2023


    (Fonte, dal sito della Conferenza Episcopale Italiana. Note legali (paragrafo “Diritti d’autore”): «Le informazioni, le immagini, i file audio e video e gli altri contenuti diversi da quelli sopra elencati, ove consentito dalla legge e fatti salvi i diritti di terzi, possono essere riprodotti, divulgati ed utilizzati per finalità formative ed educative con espressa esclusione di qualsiasi utilizzo commerciale e/o scopo di lucro»).
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