Io sto studiando i geroglifici egizi da autodidatta su manuali anglosassoni, ma non mi faccio troppe illusioni. Chissà quando potrò affrontare un vero testo.
Io sto studiando i geroglifici egizi da autodidatta su manuali anglosassoni, ma non mi faccio troppe illusioni. Chissà quando potrò affrontare un vero testo.
Ultima modifica di UbiDeusIbiPax; 05-12-2017 alle 10:10 Motivo: Rimossa parte fuori tema. Filone nato da quello sullo studio delle lingue classiche da autodidatti.
Sto accarezzando anch'io l'idea. Non che abbia troppo tempo a disposizione, però da ragazzo comprai la grammatica del Gardiner e ce l'ho ancora lì, sullo scaffale, e mi attira non poco. Certo, è datata, ma ho visto che in parte al Biblico la usano ancora.
Ultima modifica di UbiDeusIbiPax; 05-12-2017 alle 10:03 Motivo: Come per il primo messaggio.
Proprio il Gardiner mi manca e te lo invidio parecchio. Il dramma coi geroglifici è saper disegnare, non basta fare sgorbi: io disegno malissimo, e ci sono 3 pagine di geroglifici a forma di uccello, per esempio, dettagliatissimi ... e un dettaglio distingue questo uccello dall'altro! Avevano ideato pure un corsivo per non perdere quarti d'ora dietro a una frase, ma è francamente inaffrontabile da soli.
Sì, è senza dubbio un processo difficile. Penso dipenda anche dal tempo che uno ha a disposizione: provandoci e riprovandoci alla fine le cose penso entrino in testa. Il rischio che secondo me è sempre presente quando si studia da autodidatti è quello che gli errori li devi riconoscere da solo: per cui rischi che un errore non ravvisato continui a ripeterlo fino a fartelo entrare come una specie di marchio nel cervello.
Mi sembra peraltro che diverse università italiane organizzino oramai corsi di egittologia. Peccato però che solo in pochi casi si affronti lo studio della lingua (credo Pisa rimanga ancora al top, nel panorama italiano).
All'epoca in cui comprai il Gardiner - parliamo oramai di quasi vent'anni fa - avevo iniziato a provarci e mi sembra che non era poi così difficile. All'epoca l'ostacolo più ampio era una conoscenza non troppo ampia dell'inglese.
Oggi ho sentito buone recensioni della grammatica di Grandet-Mathieu, soprattutto per due pregi: è in italiano (cosa molto rara) e inoltre ha recepito gli studi più recenti sulla linguistica egiziana, particolarmente per quanto riguarda la struttura verbale, per la quale il Gardiner è considerato un po' datato.
Inoltre mi manca un vocabolario - e qui direi che in italiano non si può trovare nulla. D'accordo che me la cavo bene con inglese e francese (mentre il tedesco... beh, non troppo), ma non è la stessa cosa.
Leggendo, qualche tempo fa, i curricula del PIB ho visto che vi è la possibilità di studiare egittologia e altre discipline (tipo il copto) che sono indipendenti, ma anche in relazione con questa. Chiedo: qual è esattamente il motivo di questo studio? Qual è l'attinenza con gli studi biblici? Mi viene in mente la vexata quaestio dell'Esodo, ma poco altro (tipo alcuni collegamenti nella letteratura sapienziale, come l'insegnamento di Amenemope).
Ultima modifica di UbiDeusIbiPax; 05-12-2017 alle 10:04 Motivo: Come per il primo messaggio.
Lo studio dell'egiziano, così come anche quello di altre lingue orientali, ha un'attinenza solo di contesto verso gli studi biblici. I corsi di lingua egiziana e copta, infatti, non sono offerti all'interno della facoltà biblica di tale Istituto, ma sono propri della facoltà di "Studi dell'Oriente antico".
In ogni caso non dimenticherei che tutta l'area Levantina meridionale è stata sottoposta al dominio egiziano in molti periodi storici e le relazioni tra queste due zone geografiche sono state rilevanti per tutto il I millennio a.C.
Infine, già quanto tu ricordi in merito alle questioni storiche (non solo al paradigma esodico, ma anche i periodi di confornto con l'Assiria e Babilonia - pensa a Geremia o a Giosia - oppure all'epoca degli scontri tra Tolomei e Seleucidi), alle questioni religiose (magia, composizioni sapienziali)... credo siano sufficientemente rilevanti per giustificarne lo studio.
Partendo dal presupposto che l'antico Egitto merita due vite per essere studiato in sé, dal punto di vista degli studi biblici andrebbe studiato per rilevare le discrepanze e i fraintendimenti occorsi nei secoli. Mi spiego. Gli uomini vittoriani che andavano in Egitto con la Bibbia a cercare le tracce di Giuseppe e Mosé non hanno giovato né all'egittologia né agli studi biblici. Certo non per colpa loro! Ma hanno dato il via a una serie di errori che ci siamo portati dietro per un bel po': il più macroscopico è la credenza che le Piramidi fossero i granai di Giuseppe; il più appiccicoso, spalleggiato da Erodoto, è che nell'antico Egitto ci fosse la schiavitù (qualche schiavo di guerra c'era, ma poca roba, tutt'altro che Roma) e che gli schiavi frustati tirassero i blocchi di pietra (in realtà erano operai stipendiati e coccolati dai nobili locali e lo sappiamo perché abbiamo trovato le loro tombe una ventina d'anni fa). Sia la Bibbia che Erodoto sono assai più giovani di Cheope (Erodoto è venuto solo 2000 anni dopo Cheope!) e non possono essere presi come fonte attendibile.
Anche la discussione su quale fosse il Faraone dell'Esodo ha risucchiato molte energie senza però portare ad alcunché (molti dicono fosse Ramesse II, ma sono persuaso che lo additino perché è l'unico che conoscono, vedi film, e d'altronde non c'è alcuna prova decisiva a riguardo se non l'ipotesi di qualche piccolo insediamento di semiti in Basso Egitto durante il suo sconfinato regno).
E poi ci sono le questioni tremende su Akhenaton presunto monoteista ispiratore di Mosé. Akhenaton era monolatra ed enoteista, cioè credeva in molti dèi ma ne adorava soltanto uno ritenendolo incommensurabilmente più grande; di questo abbiamo prove inoppugnabili. Ovviamente i monoteisti veri come noi non discendono dalle idee di Akhenaton. Freud riteneva che Mosé fosse un sacerdote di Akhenaton fuoriuscito dall'Egitto dopo la morte di Akhenaton e la persecuzione dei suoi seguaci. Anche questa è pressoché una fantasia.